Ok, lo so da sola, sono mesi che non
aggiorno più la storia. Spero sappiate perdonarmi, mi inchino
di fronte a voi! Purtroppo ho avuto davvero tantissime cose da fare e così la
mia storia finiva sempre tra le ultime cose da fare…poi
quando avevo cinque minuti mi mancava la voglia e così….vabbè, tanto ormai è andata! Spero che il nuovo capitolo vi
piaccia e, come al solito, ditemi quello che ne
pensate! Buona lettura! Bacini, Shi*
Capitolo 17.
2 giorni di convivenza forzata.
Orlando guardava in malo modo i tre ospiti
inaspettati, un po’ arrabbiato, e un po’ seccato. L’averlo beccato con Katie,
mentre ballava un valzer (se di valzer si può parlare)
lo aveva infastidito. Sapeva benissimo di essere una persona molto di compagnia
e molto autoironica, però voleva che la sua intimità rimanesse tale. Il fatto
che degli estranei lo avevano visto lo turbava molto, per un attimo si era
sentito quasi minacciato. Da qualche minuto girava
ansiosamente per la casa, camminando rumorosamente. Katie, dal canto
suo, si era seduta sul divano e, con le braccia sulle ginocchia, aveva affondato la testa sulle gambe. Non si era mai
vergognata così tanto in vita sua. Lei,
che solo ora cominciava ad aprirsi agli altri. Ogni tanto lanciava uno
sguardo ad Orlando, che però non ricambiava. Era
furente, lo si capiva benissimo anche dai suoi occhi.
Eric si sentiva esattamente come un condannato che
era stato portato al patibolo. Lui, Kelly e Gary si erano seduti sulla poltrona
di fronte a Katie e nessuno dei tre accennava ad alzare la testa oppure a
parlare. Il ragazzo avrebbe voluto spiegare tutto all’amica, però la presenza
del suo rivale lo innervosiva. Sapeva di non avere
ragione e l’aver coinvolto Gary lo preoccupava. Aveva sempre avuto una fervida
fantasia, ma mai si sarebbe aspettato di finire in una
situazione assurda come questa. Nella casa di una persona che odiava, con due sue amici e l’ex fidanzata, beccati dopo aver spiato
un innocente valzer.
“Premetto che sono molto, molto incavolato”
Cominciò Orlando, schiarendosi la voce. “E ora, per la
vostra incolumità, vi conviene dirmi IMMEDIATAMENTE perché ci stavate spiando
e, cosa ben più importante, perché diavolo siete qui!” Finì urlando, voltandosi
verso i tre e incrociando le braccia al petto, in segno di sfida.
“Il motivo di tutto ciò è semplice e al tempo
stesso complicato.” Esordì Gary, in tono saccente,
alzandosi in piedi.
“Semplice o complicato che sia, ditemelo. Perché,
credetemi, io non mi sono mai sentito così offeso in tutta la mia vita” Si
rivolse verso Katie, che colse lo sguardo e abbassò la
testa.
“Beh, adesso non c’è bisogno di esagerare…” Lo
provocò Eric.
“Già che tu non mi stai simpatico…” rispose l’altro
indicandolo con l’indice. “…e fare questa battutine
sarcastiche non migliora certo la situazione, credimi. E tu…” voltandosi verso Gary “…finisci!”
“Come stavo appunto dicendo, prima che un idiota mi interrompesse” Disse, tirando un’occhiataccia all’amico
“la cosa è un po’ complicata. Io ero venuto in macchina dalla Scozia, dove mi
trovo momentaneamente per lavoro, per andare a trovare Eric. Siamo nello stesso
cast di attori di C.S.I. da un bel po’ di tempo, così
mi era sembrata una buona idea vedere come se la cavava all’università”
“Ma cos’è, la storia della
tua vita?” Disse in tono sarcastico Kelly, sbuffando.
“Zitta! E’ l’unica cosa che ti riesce bene!” La rimproverò Orlando.
“Dunque…” continuò l’altro
“…così ci siamo ritrovati a parlare nel cortile. Finché non
ti abbiamo visto in macchina. Poi, non chiedetemi come
è successo, ma quell’invasato di Eric ha blaterato qualcosa, è andato a
prendere quest’altra pazza isterica e ti abbiamo seguito fin qui. Non era
nostra intenzione spiarvi, è stata una pura coincidenza.”
“Rimane il fatto, però. Nessuno vi ha autorizzato
ad entrare nel cortile, tantomeno ad osservare quello che accadeva dentro
“A CHI HAI DATO DELLA PAZZA?” Domandò, decisamente inalberata.
“A te” Rispose placido lui, guardandola dall’alto
in basso “Perché è quello che sei. Una
pazza isterica, come ho già detto prima. Già che io non sopporto
propriamente le donne, poi ti ci metti tu con questa vocina e col tuo
temperamento tranquillo…”
“RESTA IL FATTO CHE MI HAI
DATO DELLA PAZZA! E NON PERMETTO A NESSUNO DI DARMI
DELLA PAZZA” Continuò lei.
“Ehm, ragazzi” Disse timidamente
Eric “Il problema non mi sembra questo. Calmiamoci un attimo che poi…”
“SE TU HAI BISOGNO DI CALMARTI
VATTI A PRENDERE UN VALIUM! IO SONO CALMA, CALMISSIMA!”
“Certo, calmissima…infatti
non stai mica sbraitando come una deficiente solo perché qualcuno ti ha dato
della pazza! Stai soltanto discutendo amabilmente con un tuo amico, se non
erro. Oppure sbaglio?” Replicò lui, seccato.
“Fai ironia? STAI FACENDO IRONIA? NON MI PARE IL
CASO DI FARE IRONIA!” Kelly si era scagliata contro il
suo ex e lo aveva letteralmente appiattito contro la poltrona.
“Kelly, per l’amor del cielo, vuoi comportarti come
un essere umano civilizzato? In questo momento hai la stessa grazia di un uomo
delle caverne. E ora, per favore, mettiti seduta e
cerca di stare zitta, porca vacca! Non gliene frega un fico secco a nessuno se
tu sei una pazza oppure no!” Anche Orlando era scoppiato. Tutta quella
situazione gli aveva fatto venire mal di testa e
sentire gli altri tre che litigavano non avevano fatto altro che peggiorare la
situazione.
“Mff…eh…eh…eh…eh…Ah!Ah!AH!AH!AH!”
Katie
aveva cominciato a ridere, a ridere così tanto che si
era piegata in due dalle risate. La sua voce riecheggiava cristallina tra i
muri della casa e si diffondeva dappertutto, sciogliendo quell’atmosfera tesa
che si era creata prima. Sentire i suoi amici litigare le aveva fatto pensare alle commedie dell’assurdo che aveva letto
qualche volta, in biblioteca. In un attimo aveva persino dimenticato tutta la
vergogna che aveva provato quando era stata scoperta.
In un primo momento, Kelly fu tentata di
risponderle male poi, quando vide quell’espressione felice sul volto della
sorella, non riuscì a non ridere. Persino Orlando e Gary, che cercavano di
mantenere la discussione in un tono piuttosto serio, si unirono a loro. In
fondo, ormai quello che era successo era successo. E, nel modo più inaspettato, avevano ‘fatto pace’. Non c’era motivo di essere arrabbiati gli uni con
gli altri.
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Quella sera, Gary, dopo essersi scusato con Orlando
per l’accaduto, aveva lasciato la casa e si era diretto dalla moglie, che
l’aveva chiamato più volte durante il viaggio, preoccupata per il ritardo del
marito. Rimaneva un problema, un problema molto
grosso. Eric e Kelly dovevano tornare a casa. All’inizio avevano pensato di
farsi riaccompagnare dall’amico di lui, però il
viaggio era lungo e non se l’erano sentita di chiederlo. In taxi avrebbero
speso una fortuna, la stazione del treno era piuttosto
lontana e persino in autobus il tragitto sarebbe stato infinito. La soluzione
rimaneva una sola…
“No, un momento, mi state dicendo
che dovrei tenervi qui per tutto il week end?”
Domandò Orlando, come se avesse una mosca in un occhio. “Un week
end che doveva essere di calma e tranquillità? No, non
se ne parla neanche.” E chiuse la porta della camera,
chiudendosi dentro.
“Ci sta cacciando di casa?
Oppure la casa ce la lascia? No, scusatemi se non
capisco…” Disse Kelly, sbuffando e buttando le braccia
per aria.
“Sta semplicemente dicendo
che non ci vuole tra i piedi. Una specie di ultimatum:o
noi due o lui.”Aggiunse Eric mettendosi a sedere sopra il tavolo della cucina.
Neanche a lui andava a genio dover restare due giorni chiuso
in quella casa con una persona che non trovava affatto gradevole. Eppure, se ci fosse stata un’altra scappatoia, l’avrebbe
sicuramente scelta.
“Ma non può mica chiuderci
fuori casa come delle bestie! Non è colpa di nessuno se siamo venuti qui!” Rispose la ragazza. Sentì su di sé lo sguardo
rassegnato della sorella e dell’amico. Poi, ammise “Beh, diciamo
che è un po’ colpa ce l’abbiamo.”
“Io non voglio che voi ve ne andiate.
Cioè, se dovete tornare in taxi verrebbe a costarvi
una fortuna e non voglio.” Disse infine Katie, appoggiando una mano alla
finestra, sorridendo.
“Perché ridi? Sei forse contenta delle nostre disgrazie? No, perché
se è così ti spelo al posto del tuo amichetto, chiaro?” Rispose scherzosamente
Eric, dandole un colpetto sul sedere con un piede.
“No che non rido di voi!
Stavo solamente pensando che Orlando è arrabbiato
perché lo avete visto in un momento un po’…particolare. Penso che si sia
sentito molto in imbarazzo nell’essere scoperto in quegli atteggiamenti. Era un
po’ un suo momento di intimità, magari non lo ha mai
visto nessuno mentre faceva quei versi!” Non riuscì a trattenere un risolino.
“Però tu c’eri…” Finì
Kelly. Per un attimo rimasero tutti in silenzio.
“Sentite…m-mi dispiace. Se solo a-avessi saputo…” La sorella abbassò gli occhi e si
voltò dall’altra parte, stringendo le mani al petto.
“No, non volevamo dire questo…” Si salvò in
extremis Eric, lanciando un’occhiata omicida alla sua ex. “Lei stava semplicemente
dicendo che tu eri lì, però lui lo sapeva. Sì,
insomma, tu stavi condividendo con lui quel momento di allegria,
e questo è un bene. Guarda che ci fa piacere che tu ti diverti, non sentirti in
imbarazzo con noi, non vogliamo che tu ricominci a balbettare.”
“No, sto bene, non preoccupatevi.” Alzò le spalle,
girandosi verso gli altri due, poi sorrise. “Provo a parlare
con lui, va bene? Almeno per questa notte…poi domattina vedremo il da
farsi…” E corse via.
“Gelosa?” Domandò Eric a Kelly, quando l’altra
sorella fu lontana.
“Ma fammi il piacere!”
Rispose, tuffandosi sul divano e accendendo la televisione. In realtà era
gelosa di Orlando perché lui era stato capace di far
ridere Katie. Ma non era uno dei suoi soliti sorrisi
formali, stava ridendo di gusto…e lei non c’era mai riuscita.
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Katie entrò nella camera silenziosamente,
osservando l’amico steso sul letto, che fissava il soffitto. Aveva
ancora le scarpe ai piedi e, a parte questo, riusciva a distinguere ben
poco con l’oscurità sempre crescente. Non aveva nemmeno acceso la luce. Non si
girò nemmeno quando lei entrò.
“Che vuoi?” Si limitò a
dire.
“Senti…” Si sedette vicino a lui
poi, un po’ imbarazzata, ritornò in piedi. Parlare con lui al buio non
la faceva sentire eccessivamente sicura, non riusciva
a capire se lo disturbava.
“Puoi stare seduta nel letto, non mi dai fastidio…”
Lui aveva intuito i suoi timori e lei fece quanto gli
aveva detto. Rimasero per un po’ in silenzio. Katie non riusciva
a spiccicare parola e a lui un po’ veniva da ridere. Sapeva che non era
abituata a parlare con le persone e questa era anche una situazione un po’ fuori dall’ordinario. “Ehi, guarda che non ce l’ho con te, tu non hai fatto niente. Io ce l’ho con quegli altri due.” Nel sentire quelle parole, la
ragazza si calmò.
“Io so che tu volevi stare qui per avere un po’ di
tranquillità, ti capisco. A me, per esempio, non piace stare sempre al campus dell’università. Se posso,
vado a trovare mia nonna a Dublino, ma l’aereo è un po’ caro e non ho mai tanto
tempo libero. Però almeno stasera falli dormire qui,
altrimenti dove vanno? Magari, non lo so, li fai dormire sul divano…qui le
stanze non mancano.” Orlando si alzò di scatto dal
letto, facendola sussultare.
“Non è questo che mi da fastidio. Mi disturba il fatto che loro si siano letteralmente
‘infiltrati’ qui. Il fatto che tu sei qui non presuppone che loro siano qui. Senza contare che non voglio quell’attorucolo
tra i piedi. Io sono una persona molto ragionevole, se non si infrange la mia privacy. Non voglio vivere neanche una
notte assieme a delle persone che non trovo di mio gradimento. Hai capito il
problema?”
“Non sono stupida Orlando, ti prego di non
dimenticarlo.” Si alzò, dirigendosi verso la porta.
“So che io non comando niente, in questa situazione, ma neanche a me fa piacere
vivere insieme a mia sorella se c’è anche Eric e se ci sei anche tu. Anche io ho le mie brutte abitudini, appena alzata, come ho
i miei momenti personali durante la giornata. Però cerco di vedere le cose da
un altro punto di vista, se io fossi nei loro panni non vorrei mai essere
cacciata da una casa in piena notte.” Ammise, infine.
Capiva i timori di Orlando ma allo stesso tempo le
dispiaceva lasciare i due amici in mezzo ad una strada.
“Ho capito, ho capito”
Sbuffò, alzandosi dal letto. “Ma ci sarebbe anche la
macchina e se si tirano giù i sedili…”
“Orlando?” Disse Katie, girandosi verso di lui.
“Va bene, va bene!” Alzò le mani in segno di arresa.
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Quando Orlando e Katie
tornarono in cucina, gli altri due si alzarono immediatamente dal divano, dove
si erano seduti per aspettarli. Sapevano troppo bene che erano tornati per dire
se erano ben accetti o meno e la cosa un po’ li preoccupava. Si misero tutti e due appoggiati agli stipiti della porta, con le
braccia incrociate. Il ragazzo si fermò davanti ai due e poi li guardò,
lanciando un’occhiata a Katie.
“Dunque…mi pare di aver
capito che per stasera non si può fare niente. Potrete stare qui ma a due
condizioni: Eric, tu dovrai dormire sul divano mentre
tu, Kelly, andrai con tua sorella e cosa più importante, domani ve ne andrete
non appena trovate il primo autobus, chiaro? Se non vi
va bene una delle due condizioni, le scale qui fuori saranno sufficienti per
farvi dormire. E ora andate a darvi una lavata, tra mezz’ora si mangia.” Se ne andò, salendo le scale.
Katie rimase per un attimo lì, sorrise e poi si
diresse verso la cucina per preparare la cena.
“Per un attimo ho avuto da ridire sul divano ma, sai com’è, tra quello e le scale qui fuori…”
Disse Eric a Kelly che lo guardò sconsolata mentre si avviava verso il bagno.
“Ehi, guarda che io dico sul serio!”
CONTINUA…