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Autore: _Destiel    02/06/2015    2 recensioni
"C'era una volta, nel centro di New York, lontano pochi isolati da Central Park, un Istituto. Una scuola, possiamo dire, dove i giovani Nephilim, ragazzi che dedicavano la vita alla lotta contro il male e a distruggere ogni forma di demone presente in questo mondo, venivano istruiti, allenati, preparati alla vita lá fuori. Ogni istituto era aperto a tutti i cacciatori che chiedevano ospitalità, ma alcuni di essi ci vivevano stabilmente. 10 ragazzi, maschi e femmine, erano stati assegnati ad esso e potevano quasi definirsi quasi indipendenti. Le loro vite, la loro sopravvivenza, il loro mantenimento erano sotto la responsabilità del Conclave, ovviamente, ma rimanevano abbastanza autonomi. Il Conclave aveva deciso di provare a fare questa sorta di "esperimento", per assicurarsi che, al compimento della maggiore età, questi ragazzi fossero in grado di gestirsi da sé, di essere dei bravi cacciatori. E aveva affidato loro la gestione dell'edificio."
Questa storia non riguarda, non direttamente, i personaggi descritti nei libri di Cassandra Clare, perché riguarda la generazione seguente. Infatti alcuni dei protagonisti sono proprio i loro figli. Coinvolge sia i personaggi di TMI che di TDI, che sono contemporanei.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ONCE UPON A TIME - CAPITOLO TREDICI.

                                  New York, Giugno 2013

Pov Daniel
"Non ti è forse chiara la domanda?" Chiese nuovamente Daniel, prendendo l'amico per la maglietta. Conosceva Damon da molto tempo, quello era vero, ma se davvero lui avesse fatto quello che tutti dicevano di lui, sapendo della sua 'filosofia di vita', quel legame non sarebbe bastato a salvarlo. A lui non interessavano le relazioni a lungo termine, e avrebbe solamente provocato ulteriore dolore a Ella. E Daniel mai lo avrebbe permesso.

Il Morgenstern si divincolò dalla sua presa, guardandolo negli occhi e pronunciando le parole :"E per quale motivo non lo chiedi a lei?", per poi ritornare al proprio posto, sgarbatamente. Daniel scosse la testa, ritornando di fianco a Lily, sebbene gli rimanesse in mente l'intenzione di menarlo, che gli sorrise, tenendogli la mano. Si era perso la prima parte del discorso di Sam, riguardante la parte di lavoro della stessa, ma tutte le altre riuscì a sentirle. La ragazza stava elencando tutte i lavori che erano stati completati nei giorni seguenti, e il punto in discussione, in quel momento, erano gli inviti: essi erano stati realizzati da Alaska e Travis, ed erano a suo parere molto molto carini. I due ragazzi avevano usato carta di vari colori, molto allegri, e sul frontespizio vi era figura fa una bellissima maschera veneziana con la scritta, glitterata, 'Istituto di New York 1013 - 2013'. All'interno vi erano poche parole, che spiegavano in breve il motivo dell'invito;  sintetico, ma efficace. Furono subito approvati, e Alaska e Travis si recarono subito a spedirli. Mancavano ben tre giorni al ballo, quindi sarebbero arrivati sicuramente in tempo. Certo che doveva essere stata proprio una fatica realizzare duecento inviti a mano, ma la soddisfazione era sempre un buon ripago, come diceva lui. Il prossimo passo fu la musica, che era stata assegnata ad Adam, che si dimostrò essere all'altezza del compito che gli era stato assegnato; il ragazzo aveva infatti scelto delle sinfonie molto belle, sicuramente adatte ad una festa da ballo, composte da un autore di cui Daniel non si riusciva neanche a più a ricordare il nome. Ma alla fine, non era così importante saperlo. L'importante era che ci fosse.                                                                                                                          Fu poi il loro turno, di Daniel e Lily, che mostrarono agli altri il menù che avevano preparato. Si partiva da un semplice antipasto a base di salumi e verdure, per poi passare alla carne più raffinata e al pesce più particolare, tra i primi e i secondi, per poi passare al dolce, decisamente la parte più interessante. I due ragazzi infatti, avevano commissionato una fantastica torta, di cui non rivelarono i particolari, essendo una sorpresa. Il tutto sarebbe arrivato esattamente la domenica della festa, insieme a una trentina camerieri e altro personale, che avrebbero servito e accolto gli ospiti. Si, decisamente non  avevano badato a spese. Ma alla fine, quella era una data molto importante. Erano pur sempre mille anni. Ovviamente il vino e lo champagne sarebbero stati le bevande predominanti, ma i ragazzi avevano ordinato, anche qualche altro alcolico, da tenere per loro tredici.

I cacciatori ci misero un'oretta in totale a riepilogare il tutto, iniziando quindi a dedicarsi all'allestimento della sala, ovviamente dalle decorazioni. Un camion li aspettava fuori dall'Istituto, impaziente di consegnare tutto ciò che avevano precedentemente ordinato: tavoli, siede, vernice, festoni e il grande tappeto, che avrebbe permesso l' entrata degli ospiti. I ragazzi, che in totale erano sette, si recarono subito all'esterno a scaricare, mentre le ragazze, che ammontavano a cinque, si munivano di pennelli per iniziare a dipingere. Il lavoro si rivelò più faticoso del previsto; infatti, dopo sei ora dall'inizio, i Nephilim non avevano concluso granché. Solamente una delle quattro pareti della sala, di forma rettangolare, era stata dipinta, mentre i ragazzi, guidati da Damon avevano steso i tappeto e montato poco più metà dei tavoli, con le relative sedie. Si decise di fare così una pausa, per pranzare e riposarsi velocemente, per riprendere subito il lavoro. Per la fine della giornata, tutto era stato montato, ma rimaneva ancora il problema della pittura, che fu interrotta a metà della seconda parete. Dopotutto, avevano ancora ben due giorni di tempo per continuare. Alla sera, dopo cena, Daniel si diresse in camera di Lily, per passare un po' di tempo con la ragazza, che trascorse principalmente a chiacchierare. Almeno fino a quando Daniel, preso dalla curiosità non tirò fuori la domanda, che la bionda proprio, in quel momento, non si aspettava minimamente di ricevere. Infatti, il suo ragazzo, dopo averla guardata negli occhi, sussurrò: "Chi è stato a spezzarti il cuore, Lily?" La ragazza chiuse gli occhi, sopraffatta dì nuovo da quell'atroce dolore, mentre Daniel si scusa va in fretta per aver posto una domanda troppo privata, e soprattutto troppo dolorosa, come la sua reazione aveva fatto intendere.

"No" Esclamò Lily, stringendogli la mano "Non scusarti... Hai ragione, tu hai il diritto di sapere. Io voglio che tu sappia. Ma, per favore, non giudicarmi per quello che sentirai" E, dopo aver fatto un grande respiro, iniziò a raccontare.
"Il suo nome era Seth, ed era sempre stato il mio migliore amico, sin da quando eravamo dei bambini. Ma, crescendo, il nostro rapporto di amicizia di era evoluto in qualcosa si più profondo, che pian piano di trasformò amore. Io lo amavo, come mai avevo creduto di poter fare. Eravamo così in simbiosi. Lui mi capiva, mi aiutava, mi rendeva felice. Sapeva sempre come farmi tornare il buonumore e le cose tra noi proseguivano a meraviglia.... fino a quando successe una cosa... una cosa quasi tragica, che cambiò per sempre le nostre vite.  Avevo quindici anni quando rimasi incinta di lui. Ovviamente la mia famiglia ne rimase profondamente delusa, ma quando io espressi il desiderio di tenerlo, avendo fatto un errore e quindi dovendo pagarne la conseguenze, loro lo accettarono, anche se a fatica. Ma così non fu per la famiglia di Seth. Decisero di trasferirsi. E io ne rimasi emotivamente distrutta. Come avrei fatto a crescere nostro figlio da sola?  E così gli proposi di scappare insieme, e di vivere la nostra vita, ma lui non ebbe la reazione che tanto intensamente sperai... Mi rifiutò. Dicendomi che non mi aveva mai amato, che ero stata solo un divertimento, e che avrebbe tanto voluto che la creatura che portavo dentro di me morisse. Non sembrava lui quel giorno, era completamente cambiato. E iniziò a picchiarmi, forte, tanto pesantemente che ricordo di aver desiderato morire. E le ferite che riportai furono troppo gravi, per permettere la sopravvivenza del bambino. Quel giorno persi mio figlio... E persi anche il mio primo amore. E da allora non ho mai più aperto il mio cuore... questo fino a quando non sei arrivato tu."

Daniel non se lo aspettava. Non si aspettava decisamente che una ragazza così bella, così intelligente e così forte, avesse potuto patire delle così gravi sofferenze. E, vedendo i suoi occhi rossi, le sue guance rigate dalle lacrime, il dolore sul suo volto, non riuscì fare altro che abbracciarla, cercando di confrontarla il più possibile, aiutandola ad esternare quell'immenso dolore che per troppo aveva tenuto dentro di sé. La sua voce non esprimeva solo sofferenza o rabbia, ma più che altro rimpianto, o rimorso, forse di essersi fidata della persona sbagliata o di non aver fatto il necessario per contrastarla. E si diede in un piano liberatorio, che non fece altro che confermare nuovamente le idee di Daniel. Lily non era una persona debole per quello, ma in realtà una persona forte che lo era stata, decisamente, per troppo tempo.

 

Pov Adam
Vi erano molte opinioni riguardo al ballo che si sarebbe tenuto domenica e diciamo che nell'Istituto si erano creati i #TeamSam e i #TeamElla, che erano sicuramente le due ragazze con le opinioni più decise. La prima pensava che quell'occasione fosse un perfetto modo per distrarsi un po' da tutte le complicazioni che vi erano state nell'ultimo periodo, mentre la seconda era del parere che tutto quello fosse un gran spreco di tempo, che sarebbe stato molto più utile se fosse stato usato per indagare su quelli omicidi, che il Conclave sembrava altamente trascurare. Adam non prendeva nessuna delle due parti, poiché le capiva entrambe. Un po' di divertimento e distrazione non avrebbe potuto che fare altro se non loro bene, ma alla fine Ella era stata profondamente segnata dal proiettile che le era stato sparato contro, quindi ovviamente doveva essere una questione personale. (Precisiamo che Adam non sapeva niente della questione del padre, ma shh. Potrebbe prenderla male, se glielo faceste sapere troppo bruscamente.) Tuttavia, nonostante la piccola Herondale avesse dei pareri negativi, si impegnò lo stesso nel dare una mano a preparare tutto. Alla fine, Adam sapeva benissimo che Ella fosse una ragazza molto, quasi troppo, disponibile e gentile. Non come quel Damon, con il quale a quanto pare andava a letto. Cosa che aveva ferito profondamente il rosso, che l'aveva giudicata completamente diversa, almeno in quel campo. E le avrebbe chiesto spiegazioni, non appena l'avesse vista. Quello era sicuro. Tuttavia, Adam dovette aspettare il giorno seguente per poterla incontrare.

Venerdì mattina, 7 Giugno, quindi due giorni prima del ballo, i lavori proseguirono. Ella era in ritardo e alle nove e mezza ancora non si era presentata, quindi il rosso decise di andare a chiamare in camera sua. La ragazza, dopo aver sentito bussare due volte alla porta, andò ad aprire, ancora in pigiama e mezza addormentata.

"Buongiorno, bella addormentata nel bosco! O forse, dovrei dire nel letto" Disse, ridacchiando, il ragazzo, per poi aspettare che la Ella si vestisse ed uscisse dalla camera.

"Mi dispiace per il ritardo, ma non avevo sentito la sveglia" Iniziò a dire la giovane ragazza, mentre entrambi scendevano le scale. Il rosso notò il suo sguardo vagare intorno, come se stesse cercando qualcuno, e Adam intuì subito chi dovesse  essere. Che cosa ci trovava di tanto speciale in lui? Era bello, certamente, ma Ella non era così superficiale da giudicare una persona solo in base all'aspetto. Damon era solo un assassino, proprio come il padre, e non meritava la minima pietà. Doveva assolutamente allontanarla da lui, prima che ne rimanesse terribilmente ferita. Cosa che sarebbe successa molto presto, se la situazione avesse continuato a proseguire in quel modo.

Ella si recò subito nella sala da ballo, pronta per ricominciare il lavoro e ovviamente Adam la seguì, dipingendo anche lui. Anche le ultime cose erano state montate, ovvero le casse per la musica, le  luci colorate al soffitto, che sovrastavano lo spazio dedicato alla pista da ballo e i festoni colorati in ogni singolo angolo. Quella stanza diventava sempre più bella e, una volta finiti i disegni, sarebbe stata a dir poco spettacolare. Lydia e Robert, a quanto comunicato, sarebbero tornati solo domenica pomeriggio, qualche ora prima del ballo, che sarebbe iniziato alle venti precise, e quindi la situazione era completamente e solamente in mano dei dodici ragazzi, poiché di Nate non vi erano ancora tracce. E tutto ciò aveva suscitato la preoccupazione di Dimitri, il suo migliore amico, dato che egli avrebbe potuto benissimo essere stato una vittima degli omicidi.

Adam tornò a guardare Ella, che dipingeva con una precisione quasi affascinante. "Hai già trovato un cavaliere per il ballo?" Sputó fuori il ragazzo tutto di un colpo, trattenendo il respiro. Fai che dica di no, fai che dica di no, pensava il rosso nel frattempo. Ella si girò a guardarlo, staccando il pennello dalla parete, con un'espressione stupita.     

 "Pensavo fosse chiaro, Adam... Non ho intenzione di partecipare a questo stupido ballo. Di conseguenza no, non ho bisogno di un cavaliere." Gli comunicò la ragazza, molto direttamente. In effetti, Adam ci rimase un po' male. Ci aveva sperato alla fine, poiché Ella era l'unica che potesse davvero considerare amica, e senza di lei, quella serata sarebbe sta a terribilmente noiosa. "Ma non ti preoccupare" Continuò la ragazza, continuando a tenere gli occhi su di lui. "Ti aiuterò a scegliere l'abito".

Per sera, i cacciatori riuscirono a fare ben due pareti intere, quindi per il giorno successivo ne sarebbe avanzata solo mezza. Perfetto, tutto era andato secondo i piani, ed era persino avanzato tempo. Sam doveva aver calcolato tutto alla perfezione, per permettere anche gli altri di avere l'occasione di trovare, come gli aveva ricordato Ella, l'abito adatto a quella serata. Alla fine, lui sarebbe andato comunque, con o senza la sua amica, e al massimo avrebbe passato il tempo con Max o con Travis ad ubriacarsi. In ogni caso,  nulla e nessuno gli avrebbe impedito di divertirsi. Era la sua serata.

Ella lo raggiunse dopo la cena, per salutarlo, e al ragazzo  venne in mente un'improvvisa battuta.
"Non è che non vuoi venire al ballo, perché hai paura dei lupi mannari?" Disse, scherzando, il rosso alla ragazza, che però non sembrava ridere e aveva sul volto un'espressione confusa. "Domenica c'è il plenilunio, i lupi si trasformano con la Luna piena...no?"  Continuò quello, spiegandole quello che intendeva con la frase precedente. Ma la ragazza sembrava avere un'espressione sempre più preoccupata, quasi terrorizzata.

"Il plenilunio è tra tre settimane, Adam" Rispose Ella, fermamente convinta di quelle parole. Ma che le prendeva? Lei non era un licantropo. Cosa le importava?

"No" Rispose il rosso, mostrandole il calendario sul cellulare, che gli dava ragione"E' domenica." E a quel punto, la piccola Herondale, si allontanò in fretta, diretta al piano superiore, senza nemmeno salutarlo e quindi lasciandolo confuso riguardo al suo comportamento.

 

Pov Damon
Damon non si era presentato quella mattina ad aiutare gli altri. Semplicemente, non ne aveva la minima voglia, e lui era un'anima indipendente. Quindi era rimasto nella sua camera a lavorare ad un piano per smascherare l'assassino. Ella, alle quattro, come al solito, quel giorno non si era presentata in camera sua, probabilmente per la troppa stanchezza, e lui aveva deciso di non disturbarla. Dopotutto, i due ragazzi avevano ancora quasi tre settimane per metter a punto un piano, e sicuramente se un giorno avessero saltato, non sarebbe successo il finimondo. Mentre il ragazzo stava ancora leggendo il libro, alla ricerca di qualche nuova informazione, sentì bussare alla stanza e una voce esclamare: "Apri,  Damon! È importante!" La voce di Ella. Forse aveva scoperto qualcosa di nuovo? Non c'era che da scoprirlo. Il ragazzo si alzò dalla sedia della sua scrivania, dirigendosi verso la porta, per poi aprirla. Ella aveva una strana espressione sul viso, ansiosa, ma, appena lo vide, le sue guance diventarono completamente rosse. Ah già, si era dimenticato di essere senza maglia, ma decisamente quel giorno le temperature erano troppo alte per i suoi gusti. La ragazza si voltò dall'altra parte, esclamando un "Vestiti, Damon", che il ragazzo dovette eseguire, ridacchiando. Dopo che il Morgenstern ebbe indossato una semplice maglietta nera, Ella entrò nella sua stanza chiudendo velocemente la porta.

"Come fai a essere così pudica?" Le domandò il ragazzo, a causa della sua reazione. "Cioè, non sei nemmeno un po' attratta dalla persone? Oh, no. Non dirmelo. Sei asessuale, vero?" Continuò Damon, con un espressione perplessa sul volto. Ma Ella, sebbene leggermente innervosita da quelle insinuazioni, decise di lasciare perdere, per concentrarsi sulla cosa più importante, ovvero il fatto che Damon fosse terribilmente un idiota incapace di leggere un maledetto calendario. Quella rivelazione sconvolse completamente il ragazzo, che iniziò a lamentarsi, poiché il calendario che Sam aveva appeso alla sua stanza era dell'anno precedente, il 2012, e lui non aveva la minima idea. Era stata proprio quella la causa del suo sbaglio, ma per fortuna i ragazzi erano stati avvertiti in tempo. Anche se, da tre settimane di vantaggio, erano passati a due miseri giorni, e ciò stava a significare che avrebbero dovuto velocemente decifrare quelle maledette lettere. Damon iniziò a trascriverle tutte su un foglio, in ordine cronologico, quando qualcuno bussò alla porta, per la seconda volta quel giorno.
Damon chiese chi fosse, nascondendo velocemente il libro e il foglio sotto il letto, per poi ricevere il cambio, come risposta, il nome di Daniel. Il giovane Morgenstern si sfilò la maglietta, incitando Ella a fare lo stesso, che tuttavia non acconsentì.

"Vuoi essere scoperta? Sei stata tu ad inventarti questa storia!" Le sussurrò il ragazzo, abbassando notevolmente la voce, e alla fine la ragazza cedette, togliendosi la maglia e slacciandosi il bottone dei jeans, per essere più credibile, e sdraiarsi a pancia in giù sul letto, con il volto rivolto verso la porta, appoggiandosi sui gomiti. Damon aprì la porta, vedendo un Daniel che, notata la sorella, roteò velocemente gli occhi, come a esprimere il suo dissenso.

"Vi ammazzo entrambi." Esclamò il giovane Herondale, guardando quella scena. "Avete esattamente trenta secondi per rivestirvi. Altrimenti vi mangio le budella". I due ragazzi non si fecero pregare ulteriormente e fecero quanto detto, uscendo dalla stanza. Damon velocizzò il passo, lasciando i due fratelli Herondale indietro e precedendo il maggiore sussurrare: "Dopo mi spieghi tutto", cosa che gli provocò un leggero sorriso divertito. I tre, una volta scesi di sotto, trovarono tutti i cacciatori riuniti, compresi Lydia e Robert, a quanto pare tornati in anticipo, ed alcuni membri del Conclave, - idioti, morite male - tra cui anche il console in persona.

"Ci siete tutti?" Chiese l'uomo, per poi ricevere un cenno positivo "Molto bene. Volevamo solamente informarvi che l'assassino, responsabile dei sei omicidi avvenuti nell'ultimo mese, è stato arrestato. O meglio, non sappiamo ancora se sia l'ideatore o solamente un complice, in ogni caso lo scopriremo."
Damon rimase davvero stupito da quella notizia. Avevano davvero fatto qualcosa di utile? Dopo tutto questo tempo trascorso a fare cavolate? Non ci poteva letteralmente credere, mentre la curiosità si faceva strada dentro di lui. Chi era? Lo conosceva?
"Siamo sicuri che voi lo conosciate, essendo stato avvistato anche qua" Continuò il console, guardandosi intorno "Il suo nome è Nate Howards."

"COSA?" Esclamava nel frattempo Dimitri, appena sentito quel nome, mentre i sussurri si diffondevano tra loro. Ecco come si chiamava il moro, Nate. Era davvero lui? Avrà avuto massimo diciotto anni. Come poteva essere lui il responsabile? Non era nemmeno nato nel 1995! O, proprio al limitò, avrebbe avuto qualche mese, massimo un anno. No, era impossibile. Dovevano aver sbagliato qualcosa.
"E avete le prove, per fare questa accuse, signore Console?" Continuava nel frattempo Dimitri, sostenuto dalla sorella Anya, sgarbatamente. Erano molto amici, quindi a Damon quella reazione sembrava perfettamente giustificata.

"Ma certo, ragazzo. Quest'istituto è pieno di telecamere" Disse l'uomo, rivolgendosi al russo. Questa gli era nuova. Nove anni che era lì è mai se ne era accorto. O forse le avevano semplicemente messe quando gli altri Nephilim di erano trasferiti lì. "Il video della sicurezza mostra precisamente un uomo, armato di pistola, fare irruzione in questo edificio. E, nonostante il suo volto sia coperto, non ci è sfuggito un particolare. Questa." E lì il console tirò fuori una collana a forma di "H", come il cognome 'Howards' ora che ci pensava, e mostrò una screenshot dal filmato, che mostrava un uomo con quella indosso. "È stata trovata nella borsa di Nate, quando lo abbiamo trovato a vagare per le strade completamente ubriaco e armato di pistola. E indovinate un po'?" Disse tirando fuori un proiettile, esattamente identico a quello che Daniel aveva estratto dal fianco di Ella, sempre con la lettera "H" incisa "Siete convinti ora?". Beh, le prove erano abbastanza per poterlo accusare, ma Damon non era fermamente convinto. In ogni caso, non era Nate il capo, colui che dettava le regole, e quindi lui non si sarebbe fermato nella sua ricerca. Avrebbe decifrato quel maledetto codice, ad ogni costo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Hello babies.Eccoci con un nuovo capitolo. Oggi ne sono riuscita a postare anche due, mi sento realizzata. In ogni caso, cosa ne pensate di questa 'rivelazione'? Non vi preoccupate, ora diventerà sempre così. Si scopriranno sempre più cose, che forse ci permetteranno di ricostruire la storia. Curiosi?

 

 

Alla prossima.

_Destiel

 

  
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