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Autore: Goran Zukic    02/06/2015    1 recensioni
Qualcosa sta cambiando…si sente nell’aria, si respira nella vita di tutti i giorni, ma nessuno se ne rende conto. La vita va avanti come sempre, ma sta per arrivare qualcosa, qualcosa che cambierà tutto, che renderà ogni cosa diversa e che porterà Equestria in una dimensione quasi dimenticata, sepolta da tempo nei peggiori ricordi della storia. L’armonia che regna su Equestria sta per essere disintegrata, preparatevi ad un viaggio nel mondo di Twilight e le sue amiche, nella più grande e pericolosa avventura della loro vita e che segnerà l’alba o la fine di tutto ciò che noi conosciamo.
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Discord, Le sei protagoniste, Nuovo personaggio, Princess Celestia, Twilight Sparkle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sorriso di Memoria

“Come è possibile che questi rozzi e incivili animali non abbiano un pettine?!”
“Ti prego! Chiudi quella bocca! Non basta essere chiusi qui, adesso abbiamo anche un piagnone petulante che invoca spazzole e balsami”
“Il Balsamo! Oh mio Dio! Come ho potuto dimenticarlo?! E’ la fine!”
“Puoi tirargli un pugno, Ivan”
I suoi occhi si aprirono lentamente, come delle vecchie imposte che, cigolando, si spalancano a fatica.
Non vedeva bene, il suo sguardo era sfocato e percepiva solo delle ombre e delle strane combinazioni di luci, ma sentiva, sentiva che intorno a lei diverse voci stavano prendendo parte ad una conversazione e, a giudicare dal tono, non sembrava essere una situazione piacevole.
“Cosa dovrei fare?” chiese una voce maschile, dal tono forte e grave.
“Ti prego fallo smettere di parlare” rispose una voce femminile, dal tono dolce, ma irritato e nervoso.
Lo sguardo di Twilight si mise lentamente a fuoco con le zone d’ombra che come spostate da un soffio di vento scomparirono, dandole la possibilità di vedere cosa avesse davanti agli occhi.
Era in una stanza, ma non una stanza qualsiasi, era rozza, le pareti in legno erano sporche, scrostate e sembrava che potessero cedere da un momento all’altro, tanto erano pericolanti, tutt’intorno erano stipati dei sacchi, ricchi di strappi e cuciture, dai quali fuoriuscivano dei chicchi di caffè, dei barili, dai quali proveniva un’inconfondibile odore di alcool, e dei rifiuti qua e là.
Lo sguardo di Twilight era schifato e confuso, osservava quel posto, buio, illuminato solo da una debole lampada a olio, e rivoltante e non si ricordava per niente di come ci fosse giunta, l’ultimo ricordo era solo un terribile e terrificante freddo.
I suoi occhi si spostarono poi sul gruppo di pony che stava discutendo e li riconobbe nei suoi compagni di missione.
“Nadia, ma cosa mai ti ho fatto di male? Lo sai che sei bellissima” disse Kenneth esibendo il suo, ormai fantomatico, sorriso e i suoi penetranti e caleidoscopici occhi color mare.
Octavia lo guardò confusa e quasi schifata e alzato lo zoccolo si accinse a colpirlo con violenza, cosa che sarebbe riuscita a fare se Locke non l’avesse fermata.
C’erano tutti: Ivan era seduto a terra, osservava la scena in silenzio, quasi annoiato, come se fossero in quella situazione già da molto tempo, Octavia era seduta accanto a lui ed era innervosita dall’atteggiamento infantile e millantatorio di Kenneth che si stava lamentando dell’igiene della stanza, sproloquio che veniva a volte interrotto da alcuni sui elogi personali alla sua persona e al suo valore guerriero.
Locke era il più sciupato dei quattro, con delle pesanti occhiaie, ma soprattutto con un bruttissimo raffreddore, sottolineato dalle orecchie rosse, segno che aveva la febbre, dai suoi continui starnuti e dalla voce nasale.
“Gloria dice che sono il pony con i sorriso più seducente…” stava dicendo Kenneth, ma venne fermato da Octavia.
“Non mi interessa cosa pensa quella gallina, se non te ne fossi accorto siamo rinchiusi qui da ore ormai, senza cibo e le uniche cose a cui riesci a pensare sono i balsami e quanto sia bello il tuo sorriso…giuro, ti staccherei la testa”
“Ehi calmati, Nadia, non ce n’è bisogno, siamo tutti sulla stessa barca” le disse allora Ivan, cercando di calmarla.
“Dove sono?” pensava Twilight “Da quanto siamo qui e dov’è Idrozoa?”
L’unicorno di mare, infatti non si trovava lì con loro.
Twilight si alzò e fu colta da un capogiro non appena si alzò e si mosse verso i suoi compagni.
Non appena la videro tutti la aiutarono a stare sugli zoccoli, dato che si muoveva a fatica e barcollando leggermente.
“Tranquilla, Twilight, avresti dovuto vedere Nadia quando si è svegliata, faceva morir dal ridere, sembrava ubriaca” le disse Ivan facendola sorridere.
“Cosa vorresti insinuare?” chiese la pony grigia con sguardo indagatore.
“Perché ci sono tre lune? Abbassa quella maledetta musica! Se la neve fosse coca, tutti in alta quota” rispose Ivan, imitandola e atteggiandosi come lei.
Twilight si mise a ridere, mentre Locke la appoggiava alla spalla di Ivan, e stava cominciando a sentirsi meglio.
“Cos’è successo?” chiese allora la unicorno viola.
Locke si accinse a rispondere, ma quello che ne uscì fu solo un verso degno di un cinghiale con la bronchite e subito si zittì di nuovo.
“Hai presente che stavamo cercando questo Whisper Crowd…beh…diciamo che ha trovato lui prima noi e ci ha portati sulla sua nave, imprigionati nella stiva” le disse allora Octavia.
“Imprigionati? E Idrozoa?” chiese allora Twilight.
“Non lo sappiamo” rispose Octavia sconsolata e avvilita, mentre Twilight ebbe un’altra fitta alla testa e si sentì il freddo venirle al cervello.
“Tutto bene?” le chiese Ivan.
Twilight annuì con qualche smorfia di dolore e chiese: “E non avete provato a fuggire?”
“Sì” rispose Ivan “Ma quelle sbarre non si sbattono giù nemmeno con le cannonate” indicando le sbarre di acciaio dietro di loro che sbarravano loro la strada.
Twilight fissò allora le sbarre scure e i suoi occhi si inclinarono di rabbia, si alzò dalla spalla di Ivan e, dopo qualche secondo in cui cercò l’equilibrio, riuscì a rimanere sulle proprie zampe.
“Che fai, Twilight? Eri così stanca solo un secondo fa” chiese Ivan.
Twilight sembrava infatti aver trovato una nuova grinta e nuove forze, le sue zampe si tenevano su a fatica, ma con una grande e inconsueta forza, dato che solo poco prima faceva fatica persino a stare sollevata.
Il corno di Twilight si illuminò, di un alone violetto, carico di energia, ma subito dopo, con uno scoppio e qualche scintilla, la luce si spense e Twilight cadde, come colpita alla testa da qualcosa.
Le faceva malissimo la testa, le stava scoppiando, come se avesse della dinamite nel cervello, non riusciva a sentire più niente, solo un immenso dolore.
Si contorceva a terra, gemendo dal dolore, sbattendo gli zoccoli sul legno quasi incontrollabilmente, si sentiva il cervello lacerato in due, come se fosse stata colpita da una martellata.
All’improvviso però il dolore svanì e Twilight aprì gli occhi, che solo un secondo prima era chiusi così forte da averle fatto uscire un leggero rivolo di sangue dalla palpebra, rimanendo a terra, con tutti gli occhi preoccupati degli amici addosso.
Ora non provava più dolore, quella sensazione aveva lasciato spazio ad un freddo glaciale che l’aveva colpita sulla fronte e si era propagato in tutto il suo corpo.
Iniziò a tremare di freddo, con il sangue che dall’occhio stava iniziando a scendere che si ghiacciò e tutto il suo corpo cambiò colore, diventando vicino al blu.
La sua criniera stava lentamente diventando blu e così anche i suoi occhi.
Non sentiva niente, poteva solo vedere le bocche dei suoi compagni che si muovevano e le loro facce terrorizzate.
Poi tutto finì, il suo corpo prese i colori normali e la temperatura giusta, solo una cosa rimase ghiacciata, il corno e Twilight capì che anche prima che lanciasse l’incantesimo era ghiacciato.
Le avevano fatto un incantesimo, che non aveva mai visto, una magia che non le permetteva di fare magie e che le era stata fatta appunto per evitare che le facesse.
“Che è successo, Twilight?” le chiese Octavia che era pallida di terrore.
“Non lo so” rispose lei, ancora scossa e seduta a terra “Mi hanno fatto un incantesimo…credo”
“Come?” chiese allora Ivan.
“Non lo so…io…non lo conosco”
“Moriremo tutti!” esclamò allora Kenneth.
Locke e Ivan aiutarono Twilight a rimettersi in piedi, rimanendo però appoggiata ad Ivan, la giovane unicorno aveva ancora l’occhio sinistro arrossato.
Fu allora che da una porta oltre le sbarre entrò un pony.
Era un maschio, non particolarmente alto, aveva il manto azzurro, la criniera color ghiaccio e gli occhi di un blu così chiaro da sembrare bianchi, la cosa però più strana era che non avesse cutiemark.
Il pony rivolse loro degli sguardi, come se li stesse controllando, poi, si voltò e uscì nuovamente dalla porta.
Octavia lo fissava intensamente, con lo sguardo visibilmente nervoso di rabbia e i suoi occhi furono colti da una scintilla.
Illuminata dalla luce della lampada a olio, una chiave color oro scintillava, legata al collo del pony con un fil di ferro anch’esso dorato.
La porta si chiuse alle spalle del pony, dando un leggero scossone alla pericolante stanza in legno.
“Ragazzi, ho un piano” disse la pony grigia con la voce che si era fatta meno arrabbiata e più determinata.
“Che vuoi dire?” chiese Twilight confusa.
“Tranquilla Twilight, aspetta e vedrai” rispose Octavia sorridendole, con un leggero sguardo maligno negli occhi.
Octavia fece qualche passo verso Kenneth, con i suoi occhi viola che lo guardavano in modo seducente, esaltando al massimo la loro lucentezza e bellezza.
Kenneth dal canto suo sfoggiò il suo sorriso, ma questa volta non poté nascondere un po’ di sorpresa, vedendo la sua amata che lo guardava in quel modo così affascinante.
“E’ il tuo momento, Kenneth” gli disse lei, mentre gli altri tre li guardavano confusi e curiosi.
“Il…il…mio…momento?” chiese confuso il pegaso.
“Non dicevi poco fa di aver combattuto più volte contro i pirati del nord, nelle tue battute di pesca delle alghe…beh è ora di mostrare ciò che sai fare”
La sua espressione era tutto un programma, gli occhi da sopresi si erano spalancati in segno quasi di paura, il sorriso era scomparso e ora la sua bocca aveva formato un ovale confuso.
Octavia si sporse e si avvicinò sempre di più al suo viso, con la sua bocca che si avvicinò vertiginosamente a quella del pegaso che ora era arrossato terribilmente.
“Avanti, saresti il mio eroe…salvami se davvero vuoi conquistarmi” le disse lui con occhi speranzosi, bellissimi, ai quali qualunque pony avrebbe avuto difficoltà a dire di no.
“Ehm…Ehm…mol…molto…bene...penso…” ma non fece in tempo a finire la frase che con un gancio destro lo aveva steso a terra colpendolo sulla guancia sinistra.
“Ma che ti è preso?” chiese Twilight confusa.
Octavia le fece segno di stare in silenzio e subito dopo esclamò a gran voce: “Oh per Celestia! Aiuto! Si è sentito male!”
Twilight osservava la scena confusa, non sapendo cosa stesse passando per la testa di Octavia e cosa avesse intenzione di fare.
La pony grigia si mise allora a battere violentemente gli zoccoli sulle sbarre di ferro, causando un rumore fortissimo che rimbombò con forza in tutta la stanza, in tutto quel caos Twilight non si accorse che Ivan si era appena nascosto dietro un grande barile di sidro.
La porta all’improvviso si aprì di nuovo e lo stesso pony di prima con gli occhi glaciali entrò, con una espressione vuota e indifferente.
“La prego, buon pony, ci aiuti? Si è sentito male” gli disse Octavia recitando alla perfezione un ruolo drammatico, con gli occhi spaventati e ricchi di ansia.
Il pony fece qualche passo verso le sbarre, ma poi si bloccò all’improvviso, vedendo che Kenneth si stava alzando.
“Oh…ma…dove?...” disse il pegaso, facendo spalancare gli occhi a Octavia e facendola arrossire, proprio difronte al pony misterioso che la fissava privo di empatia.
Octavia mostrò allora un sorriso imbarazzato e nervoso, mentre il pony si stava già per allontanare.
“Ivan, abbattilo!” esclamò lei.
Da dietro il barile comparve Ivan che sorreggeva un rubinetto di ferro con lo zoccolo, i suoi movimenti furono repentini e scagliò contrò il pony dagli occhi di ghiaccio il rubinetto che, passando attraverso due sbarre, lo centrò in piena fronte facendolo capitolare a terra.
“Grande!” esclamò Octavia e i due si batterono lo zoccolo in segno di vittoria.
Octavia allungò poi la zampa tra le sbarre e prese la chiave che si era staccata dal collo del pony e si era avvicinata alla loro cella.
Nessuno si accorse che intanto in tutta la stanza si era propagato sul pavimento un ampio strato di sidro.
Tutti guardarono Ivan e videro che aveva staccato il rubinetto di uno dei barili, facendo capitolare fuori dallo squarcio tutto il contenuto.
Ci fu un attimo di silenzio, poi tutti scoppiarono a ridere, tranne Kenneth che sembrava leggermente spaesato.
Octavia lo vide e si sentì leggermente in colpa, gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia dicendogli: “Grazie Kenneth di esserti lasciato usare contro la tua volontà”
“Chi sei?” chiese però il pegaso, lasciandola di stucco, con uno sguardo confuso.
“Chi...chi…sono io?”
“Mi stai prendendo in giro, vero?”
Il pegaso sfoggiò il suo sorriso falso, segno che le stava mentendo, ma poi le rispose: “Certo che è strano questo posto, tu vivi qui?”
Octavia guardò Twilight che era ancora più confusa di lei, mentre Ivan e Locke stavano bevendo dal barile il sidro, la voce di Kenneth era molto convincente e sembrava avesse perso la memoria.
   
 
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