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Autore: sasusakusara7    02/06/2015    4 recensioni
Il mondo è vasto, l'eternità è infinita, ma lui affronterà tutto e tutti per ritrovarla ed infine salvarla, anche se il prezzo fosse doverla riconquistare ogni volta...
Sasusaku con accenni Naruhina, Shikatema, Saiino e Nejiten.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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 NdA: Buongiorno a tutti! Eccomi tornata con un nuovo capitolo! Questo aggiornamento è lungo più del doppio rispetto ai precedenti, ma accade un fatto importante per la storia e proprio non mi andava di spezzettarlo! E poi, come lettrice, non mi offendo mai quando ho l'opportunità di gustarmi un capitolo lungo, quindi spero che anche voi possiate apprezzare ;)
Buona lettura!

Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Masashi Kishimoto (incredibile Kishimoto-sensei!); questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 
Capitolo 4
 
Il distretto 4 del clan Hyuga si stendeva, nascosto da una fitta boscaglia, lungo tutto il crinale nord della collina più alta, appena fuori dalla città. Difficile da distinguere anche da media distanza, causa la coltre di sempreverdi che erano stati ad'uopo piantati, per gli esploratori umani che vi si fossero avvicinati sarebbe potuto sembrare un vecchio avamposto dell'esercito, ormai in disuso, per via delle alte mura in pietra che lo circondavano e del silenzio quasi spettrale che aleggiava tutt'attorno. La realtà era tuttavia ben diversa: all'interno della cinta infatti erano collocati gli ultimi ritrovati della tecnologia in fatto di difesa, senza contare le numerose sentinelle poste a guardia dell'intero perimetro interno. Sasuke doveva ammettere però che, in effetti, gli alloggi delle guardie e dei membri Hyuga destinati alla vita che i mortali avrebbero definito "militare" (termine che nel loro sistema non esisteva, in quanto dalla notte dei tempi basato su una convivenza pacifica di tutti i clan, con l'allenamento alle varie forme di lotta indirizzato esclusivamente a fini difensivi), con quello stile spartano costituito da abitazioni basse e squadrate, in grigia pietra, potevano tranquillamente essere scambiati per una caserma dell'esercito.
- Uffa, un po' di brio non guasterebbe, questi Hyuga, sempre così seriosi... - commentò Naruto guardandosi intorno. Sasuke ricordò che, la prima volta che erano entrati in quel distretto, avevano pensato fosse rimasto per qualche motivo disabitato, salvo poi scoprire che la filosofia di vita del clan fosse che "solo nel silenzio si può scorgere ciò che è veramente importante".
- Non mi pare che ti dispiacciano proprio tutti, o forse ci sono problemi in Paradiso con la tua Hinata...? - si azzardò ad accennare, con un tono ironico che il biondo non colse.
- Ah no, eh! Non dirlo neanche per scherzo!!! Come si può avere problemi con un angelo come lei... La mia Hinata è speciale... - con occhi sognanti persi nel vuoto a rimembrare chissà cosa, Naruto spinse la sua moto lungo il sentiero che li avrebbe condotti alla dimora principale.
- Dobe... - fu l'unica risposta che il moro seppe dare mentre lo seguiva con andatura decisa. Aveva imparato da molto tempo a sopprimere l'invidia che provava per quei due, per la loro possibilità di vivere assieme, letteralmente per l'eternità. Ogni volta che pensava a quanto il destino fosse stato ingiusto con lui, si rendeva conto che, in verità, erano state le sue decisioni deliranti, dopotutto, a portarlo a quel punto: quando si sceglie l'oscurità, si deve anche accettare di non poter vedere mai più la luce e ciò a lui in passato era quasi sembrato un sollievo, salvo poi pentirsene ogni istante per il resto della sua immortalità. Perché in quel modo aveva anche condannato la creatura che amava di più e che mai avrebbe meritato un destino simile. Quando Naruto lo vedeva in questa disposizione d'animo, che lui aveva efficacemente definito "fase di autoflagellazione spirituale", gli faceva notare che, anche se era stato un completo "teme fatto e finito", era stato pur sempre grazie alla sue scelte folli che l'aveva conosciuta e Sasuke finiva con il domandarsi se quell'incontro che lui considerava come una benedizione per lei non fosse stato altro che l'inizio di un'infinita agonia.
- Neji sarà parecchio arrabbiato, siamo in un notevole ritardo e, vista la situazione, probabilmente sarà anche piuttosto preoccupato... Conoscendolo, penserà che siamo stati  attaccati... - sospirò Shikamaru chiudendo la fila.
- Non è colpa nostra se il distretto è così difficile da raggiungere! Non  è facile guidare la moto in salita su un sentiero non asfaltato, caspita! - sbottò il biondo - Va bene che è per protezione, ma a tutto c'è un lim- Oh, guardate! Siamo già arrivati! Parlando parlando non me n'ero neanche accorto, eh eh! Ah, c'è pure Neji che ci aspetta! -
Sasuke alzò lo sguardo da terra e vide il profilo della villa principale, in cui risiedeva il capoclan Hiashi ed i suoi parenti più stretti. Di fronte al grande portone in ebano scurissimo c'era ad attenderli un Neji dall'espressione dura e dall'atteggiamento impaziente.
La grande dimora, in un legno scuro ed antico che Sasuke non si era mai preso la briga di scoprire quale fosse, si ergeva su due piani e si estendeva in lunghezza più che in altezza. Il moro provava un profondo senso di nostalgia e dolore ogni qualvolta era costretto a recarvisi poiché quella struttura era molto simile a quella di villa Uchiha.
- Finalmente, stavo per mandare una squadra a cercarvi - li salutò impassibile lo Hyuga, gli occhi bianco perla, con una sfumatura di lilla, socchiusi in quello che si stava trasformando in un broncio ed i capelli lunghi e marroni che danzavano qua e là a causa del leggero venticello delle quattro di notte.
Shikamaru tentò la via diplomatica, troppo esausto per discutere: - Perdonaci, ma non è stato facile raggiungere questo posto, eravamo distanti e poi a quest'ora è ancora più difficile...-
Ma Neji non era in vena di chiacchiere: - Lasciamo perdere - fece, alzando la mano destra - Pensate prima a darvi una ripulita, poi parleremo... Venite, vi mostro le vostre stanze -
Sasuke si sentì sollevato dal buonsenso dimostrato dal ragazzo: non era certo il momento di perdere tempo. Una strana sensazione di disagio e tensione continuava ad urlare nella sua testa. Qualcosa di terribile e di imminente stava per capitare e lui doveva tenersi pronto.

 
XXX
 
"Q-questa non è un'ambulanza! O almeno, questi non sono paramedici! E uno di loro mi ha chiamata per nome! Mi conoscono! Mi conoscono e mi hanno preso! E' un rapimento! Ma perché?! Perché io?! Oh mio-" La mente di Sakura era impazzita: mille pensieri la infestavano e non riusciva più a ragionare lucidamente. L'unica cosa che era stata in grado di capire con certezza era che quella era una trappola per catturarla, ma non poteva immaginare quale fosse il motivo per cui quei due avessero deciso di rapire proprio lei: non si considerava abbastanza attraente da poter catturare l'interesse di maniaci, né la sua famiglia era sufficientemente ricca da attirare richieste di riscatto; certo, non avevano problemi di soldi, ma da qui ad essere considerati agiati il passo era ancora grande. Dunque, perché?!
Mentre era persa in queste elucubrazioni, troppo terrorizzata per parlare ai due falsi paramedici (potevano essere pazzi e non sapeva esattamente come rivolgersi loro, considerato che non era neppure sicura che non volessero ucciderla - quello con i capelli neri aveva anche detto qualcosa riguardo un "divertimento" e solo a ricordarsene le venivano i brividi), il tipo seduto sul posto del passeggero aveva continuato a fissarla, con lo stesso sorriso sinistro, ed d'improvviso le disse: - Suvvia, Sakura, non vorrai morire di paura proprio adesso... Per ora mi servi viva, almeno finché non arriva lui... Pensi di riuscire a resistere sino allora, mmh? -
Lui? E ora di chi parlava?! Sakura si rannicchiò lungo il lato destro dell'ambulanza per tentare di sfuggire a quello sguardo agghiacciante. L'uomo aveva detto che finalmente si erano "incontrati di nuovo" e che la stava cercando da diciotto anni. Quindi, se mai davvero si erano già visti, era accaduto quando era appena nata. La ragazza rabbrividì e spalancò gli occhi per quello che ciò significava. Qualunque fosse il motivo del rapimento, esso aveva origini antiche e probabilmente questo sequestro era in progettazione da anni. Gli occhi le si inumidirono e cominciò seriamente a tremare. Non sapeva che fare e, anche se era cosciente del fatto che nessuno potesse sospettare che si trovava nei guai,  in cuor suo pregò che qualcuno accorresse in suo soccorso...

 
XXX
 
- Quindi sono arrivati anche Loro qui e probabilmente sono già riusciti a rintracciarla... Sono stati i i suoi scagnozzi ad attaccarti, vero? -
Un Sasuke ripulito e riposato distolse lo sguardo dando a Neji la conferma di avere ragione, perciò quest'ultimo continuò: - Lo sapevo. Quindi avrai bisogno di un posto protetto dove portarla una volta incontrata. La famiglia Hyuga e la villa nel distretto 4 sono l'unico rifugio adatto, in questa schifosa città. Ti consiglio di pensarci bene -
- Come credi di fare con tuo zio? Quando lo scoprirà non ne sarà per nulla contento - Shikamaru aveva centrato il punto. Hiashi Hyuga, zio di Neji e capo del clan, era stato più che felice quando Sasuke aveva preso la decisione di non coinvolgerli più nei suoi problemi e non sarebbe stato facile fargli cambiare idea. Del resto, era comprensibile che non volesse più sacrificare suoi consanguinei per un estraneo.
- A lui ci penso io. Non sono mai stato d'accordo con questa scelta. Tutto questo non riguarda solo te e la tua vita amorosa. Non dimenticare che il motivo per cui il nemico ti tormenta così è perché vuole da te l'immortalità, e se riuscisse ad ottenerla sarebbe la fine per tutti noi, Uchiha - Sasuke lo guardò in faccia. Quando lo chiamava per cognome voleva dire che stava parlando ancora più seriamente del solito e Neji Hyuga era un tipo che praticamente non scherzava mai. - Piuttosto, questa è la prima volta che tenta di ostacolare il vostro incontro, è arrivato addirittura ad attaccarti... -
- Ho il sospetto che sia particolarmente disperato - si intromise Shikamaru mentre soffiava sulla tazza di tè verde caldo che gli era stata portata qualche minuto prima - Le nuove generazioni di esseri umani si sono molto allontanate da concetti come la magia ed il sovrannaturale, oppure li considerano solo come un divertimento da prendere alla leggera; inoltre i giovani d'oggi tendono a bere alcolici, fumare e ad assumere sostanze stupefacenti, tutte cose che indeboliscono il loro potere spirituale... -
- ... rendendoli completamente inadatti per il trasferimento. Già, in effetti più passa il tempo, più si troverà in difficoltà... Questo spiega il suo "atto di forza" per spingerti ad incontrarlo... Se la rapisce, sa per certo che tu andrai a salvarla... - concluse lo Hyuga, lo sguardo cupo e pensieroso.
Naruto non riuscì a domare un moto di rabbia: data la sua natura altruista, era ovvio che non riuscisse ad accettare una simile meschinità. Sasuke sorrise amaramente.
Questo è il prezzo, l'espiazione da scontare per la sua passata stupidità e per gli errori commessi.
Peccato non fosse il solo a subire quella condanna.
Sì, perché Lei, oh Lei era totalmente innocente, la sua unica "colpa incolpevole" l'essersi innamorata di un peccatore come lui.
Un timido bussare alla massiccia porta in legno di noce interruppe le loro elucubrazioni. Dopo che Neji diede il permesso di entrare, un giovane Hyuga si materializzò sulla soglia, con un atteggiamento irrequieto ed un po' preoccupato.
- Signore, i nostri informatori ci hanno avvisati che Loro si sono messi in moto - proferì incerto - Stanno per attaccarla... -
- Sapete dove si trovi la ragazza? - domandò con tono autoritario Neji, notando la posa tesa che aveva assunto l'Uchiha a quella notizia.
- A quest'ora va sempre a scuola, è una studentessa seria, non salta mai un giorno... - rispose Shikamaru.
- E sapete anche quale scuola frequenti? -
- Sì, noi Nara siamo appena riusciti ad individuare l'ubicazione sia della sua casa, sia del suo liceo -
- Bene, allora cosa stiamo aspettando?! Dobbiamo andare! Sakura-chan potrebbe essere in pericolo! - Naruto si alzò di scatto dalla sedia, facendola cadere. Sasuke, Neji e Shikamaru lo seguirono senza indugio.
- Prendete il furgone sul retro della villa - suggerì lo Hyuga accompagnandoli fino al portone.
- Grazie ancora - si accomiatò il Nara, andando a mettersi alla guida.
Mentre Naruto stava per varcare l'uscita, Sasuke lo trattenne per la manica sinistra della giacca arancione.
- Che ti prende teme?! Non c'è tempo da perdere! Non è il momento per parlare! Sii il solito silenzioso teme! -
Ma l'Uchiha non era in vena di scherzi. Chi meglio di lui conosceva la serietà della situazione?! Proprio per questo...
- Naruto, penso che tu e Shikamaru dovreste restare qui. Andrò da solo a salvare Sakura... -
- Cosa?! Mi prendi in giro, vero?! - esclamò il biondo, gli occhi spalancati come due grandi fanali cerulei.
Sasuke si rendeva perfettamente conto che la sua richiesta poteva risultare crudele detta così e quindi tentò di elaborare: - Anche se non lo faccio capire spesso, sono davvero grato dell'aiuto che mi avete sempre dato e che continuate a fornirmi. Ma questa volta è troppo pericoloso, io non rischio sul serio di farmi del male perché lui ha bisogno di me, al contrario voi... Non è neppure davvero la vostra battaglia... -
- Teme non ci provare! Non ti azzardare nemmeno a pensare che io non c'entri nulla in tutto questo! - Naruto lo prese per il colletto della giacca e lo scosse un paio di volte prima di riprendere - Credi davvero che io non voglia con tutto il mio cuore che questa storia orribile finisca?! Sakura- chan sarà pure il tuo grande, eterno Amore, ma non ti permetto di dire che per me non conta nulla... Lo sai che, per me, Sakura-chan è... Sakura-chan è Sakura-chan! - gli occhi celesti si velarono di malinconia e lacrime, che però il ragazzo non lasciò cadere, come a voler significare che non vi era ragione per piangere, per arrendersi a quell'amaro destino, che le carte in tavola potevano ancora essere cambiate in loro favore. Perché Naruto era fatto così. Non avrebbe mai gettato la spugna ed avrebbe sempre, per sempre, creduto in un futuro migliore.
Sì, Sasuke lo sapeva bene. Sapeva fin troppo bene che Naruto aveva ragione. Abbassò il capo, vergognandosi un po' per aver dubitato della profondità degli affetti che il suo amico potesse provare. Perché anche se non basato sull'"Amore", il legame tra Naruto e Sakura era altrettanto forte ed indissolubile.
Naruto parve capire, come al solito, quanto il moro si fosse pentito per quanto detto e gli rivolse un gigantesco sorriso mi-hai-fatto-arrabbiare-ma-so-che-sei-un-teme-e-non-è-colpa-tua-e-ti-perdono, quindi gli scosse la spalla sinistra  e con fare sicuro di sé affermò: - Bene e ora andiamo a prendere Sakura-chan -
Anche Sasuke abbozzò un sorriso deciso ed annuì con il capo. Sì, l'ora era finalmente giunta.
Era tornato a prendere la sua Sakura.  

 
XXX
 
Sakura aveva ormai perso completamente il senso del tempo e dello spazio: per quanto ne sapeva, potevano essere trascorsi giorni ed essere arrivata in Australia. Aveva totalmente annullato ogni suono intorno a sé: dopo aver appurato di non riuscire a vedere nulla fuori dall'ambulanza, realizzò che l'unico scorcio di realtà traspariva dal vetro davanti, ma per guardare da lì doveva per forza incontrare anche le sagome dei suoi rapitori e per lei era decisamente troppo. Non poteva affrontare tutto questo, non ancora, se avesse pensato a quello che le stava accadendo sarebbe impazzita; doveva fuggire, anche se solo con il pensiero, il più a lungo possibile...
Improvvisamente, sentì il ragazzo occhialuto emettere un verso di stupore e non poté fare a meno di guardare davanti. Lo spettacolo che le si parò innanzi le fece capire che probabilmente, alla fin fine, lo shock del rapimento era riuscito a farle dare i numeri definitivamente (aveva sempre sospettato di non essere del tutto normale con quelle sue manie del controllo nello studio).
Ad una ventina di metri di fronte si stagliava un'ordinata linea di fiamme. Fiamme nere. Lunghe e corvine lingue di fuoco (ma da quando il fuoco era scuro?! E se non era fuoco, allora cos'era?!) che parevano voler sbarrare loro il cammino.
Accadde tutto in pochi secondi.
Imprecando, il tizio dai capelli grigi sterzò violentemente; Sakura venne sballottata e picchiò con forza sul lato sinistro del veicolo, che per la manovra repentina andò a sbattere contro il muretto a margine della strada. Il contraccolpo fu fatale: l'ambulanza, senza neppure scuotere troppo, si ribaltò sulla fiancata destra e Sakura atterrò di spalla sullo stesso lato.
Dopo essere rimbalzata qua e là come la pallina del flipper si accorse, durante un barlume di lucidità insperato quanto momentaneo, di aver riportato (solo) una probabile lussazione alla spalla destra ed un taglio, neppure troppo profondo, alla caviglia sinistra.
Non aveva finito il conteggio dei danni che vide lo sportellone sul retro aprirsi (possibilmente si era rotta la serratura nell'impatto, Sakura lo ricordava chiuso). Le apparve un ragazzo alto, un po' abbronzato e con lo sguardo preoccupato. Aveva capelli biondi e corti che sembravano andare in tutte le direzioni (solo nei manga aveva visto capigliature simili) ed occhi azzurrissimi, grandi e dall'aria bonaria. Sakura si rilassò all'istante. Sembrava quasi un angelo e le trasmetteva un senso di tenerezza, di protezione...
Aspetta un attimo. Un angelo?! Era morta dunque?!
- Non temere Sakura-chan, ora ci siamo noi! Dimmi, ti sei fatta male? - le domandò il serafico ragazzo.
Conosceva il suo nome?! Ma lei era sicura di non averlo mai visto prima! Era davvero morta allora! Sì, era morta e lui era l'angelo che doveva condurla nell'aldilà! Il senso di tranquillità andò subito a farsi benedire (per rimanere in tema "celeste") e Sakura cominciò ad entrare in paranoia... Non avrebbe mai più rivisto i suoi genitori, non sarebbe mai diventata un medico, non avrebbe mai conosciuto l'"Amore" (e questa da dove le era uscita?!).
Assorta com'era nelle sue nefaste elucubrazioni non si era accorta che il biondo l'aveva afferrata per le spalle ed ora aveva iniziato a scuoterla per suscitarle una qualche reazione: - Sakura-chan, ti prego! Di' qualcosa! -
Un dolore acuto le trafisse, a quel contatto, la spalla slogata, e la ragazza parve tornare con i piedi per terra. Dolore? Dolore fisico? I morti non provano dolore fisico! Ma allora... allora era ancora viva! Mai prima d'ora era stata così felice di sentirsi male! Con la nuovamente conquistata gioia ed un appena scoperto attaccamento alla vita trovò la forza di sussurrare: - La spalla d-destra slogata... l-la caviglia sinistra... - e, per rendere un po' meno delirante il tutto, aveva indicato dette parti del corpo per mostrarle.
Il ragazzo aveva capito al volo e prendendola per la spalla "buona", le passò il braccio attorno al di lui collo e la mise in piedi. I due uscirono in fretta dal veicolo con Sakura che appoggiava tutto il suo peso sul corpo del suo misterioso salvatore.
Una volta all'esterno la ragazza vide che anche i suoi rapitori erano miracolosamente riusciti a venir fuori illesi dall'ambulanza ed ora si paravano ad una decina di metri da lei. Le fiamme nere che avevano sbarrato la strada erano sparite e la giovane si convinse che probabilmente era stata vittima di un'allucinazione (anche se questo non spiegava il perché il rapitore alla guida avesse sterzato improvvisamente).
Ma quello che la colpì di più fu che i due criminali non erano da soli. Infatti, solo un paio di metri più in là, Sakura vide un'alta, molto alta figura maschile (stavolta era sicura di non sbagliare dato il fisico atletico e virile, dalle ampie spalle e dal fondoschiena - lei non era una pervertita, la colpa era degli stretti jeans neri che accentuavano il tutto, ecco! - divino). Poteva solo vederlo di schiena, ma non le sfuggirono i luminosissimi ed apparentemente setosi capelli corvini, corti e pettinati in modo da rimanere dritti, come a sfidare la gravità, dietro.
Una potentissima sensazione la colpì al petto, dritta ai polmoni: l'aria le mancò, il cuore parve impazzirle ed il respiro le si smorzò in gola. Mai prima d'ora aveva provato un'emozione così intensa alla vista di un ragazzo, di spalle per giunta.
Quando il moro si voltò in direzione sua e del biondo (che ancora la stava sorreggendo) la situazione non migliorò, anzi sembrò perfino peggiorare.
Era il giovane più incredibilmente affascinante che avesse mai visto. I lineamenti nobili, delicati, la pelle diafana (perché il pallore su di lui era elegante e non gli conferiva invece un'aria malaticcia?!), il naso perfettamente dritto, la bocca sensuale, né troppo sottile né eccessivamente carnosa, ma soprattutto quegli occhi scuri, scurissimi (avrebbe giurato fossero neri), profondi, intensissimi, dalla sinuosa forma allungata... Sakura era decisamente in trance. In trance per un ragazzo! Se fosse stata in sé, sarebbe andata a prendere a testate la carrozzeria dell'ambulanza per la vergogna.
Notò comunque che il moro parve rivolgerle uno sguardo carico di preoccupazione e... desiderio (?) mentre, con voce calda e baritonale (sì, perché non bastava fosse perfetto fisicamente...) parlò all'altro: - Come sta, Naruto? -
- Un po' ammaccata, ma nulla di serio! - rispose il biondo, indicando con il capo la spalla e la caviglia ferite, con un rassicurante sorrisone al neon.
Il ragazzo bellissimo (e giovane: sia lui sia il suo compare sembravano avere tra i venti e i venticinque anni appena e già passavano il tempo salvando donzelle?!) rilassò le spalle, come tranquillizzato. Si rivolse quindi ai due criminali di fronte e, con un tono completamente diverso, minaccioso ed astioso, incominciò: - Orochimaru... ed il tuo novello discepolo, Kabuto... -
- Sasuke-kun, quanto tempo... E' un vero piacere poterti incontrare di nuovo... - la bocca del pallido e viscido rapitore si contrasse in un sorriso, gli occhi freddi ed ironici.
- Tagliamo gli stupidi convenevoli, e non chiamarmi in quel modo! Perché sei qui?! Che cosa vuoi?! Come hai osato tentare di rapirla! - il moro chiese con furia. Anche se, essendo alle sue spalle, Sakura non poteva vederlo in faccia, tutto in lui, dalla postura tesa al tono della voce, lasciava trasparire un disgusto ed un rancore fortissimi.
- Sai com'è, dovevo pur trovare un sistema per attirare la tua attenzione e per far in modo che tu mi ascoltassi, Sasuke-kun... -
- Ti ho detto di non chiamarmi così! - ora ogni controllo, anche solo apparente, pareva essere saltato.
- Oh, giusto, adesso c'è solo una persona che può chiamarti in quella maniera... Peccato non se lo ricordi... - il sorriso sadico si allargò: qualunque cosa avesse voluto intendere, quel tipo, quell' Orochimaru, sapeva di aver centrato, con un colpo mortale, nel segno.
- Basta - commentò l'altro interlocutore, la voce diventata così fredda, distante, tagliente, che dava l'impressione di poter uccidere - ora chiuderò per sempre tutti i conti in sospeso -
Gli occhi gialli del rapitore sembrarono all'improvviso illuminarsi di una luce nuova, folle, perversa: - Oh! Quei tuoi occhi! Da quanto tempo non li vedevo! -
Ma il suo complice non pareva condividere quell'entusiasmo, anzi, mostrava una fronte aggrottata dalla preoccupazione: - Maestro, forse uno scontro aperto, nelle Sue condizioni, non è molto auspicabile... -
- Non temere, Kabuto, dovresti ormai sapere che il tuo mentore non è uno sprovveduto... - rispose l'altro con un gesto appena percettibile della mano sinistra.
In quel momento, qualcosa nell'ambulanza si mosse: dopo poco Sakura vide uscirne fuori due serpenti dalla pelle verde e marrone, lunghi almeno due metri, che si andarono sinuosamente a posizionare accanto ai due criminali.
Il moro a quella vista scattò in avanti come se spinto dal puro istinto: - Non ci provare Orochimaru! Questa volta non mi scapperai! -
- Oh, Sasuke-kun, non temere... Ci rivedremo presto; devo ancora presentarti la mia nuova figlioletta, Tayuya... Ha un colore di capelli inusuale, quindi dovrebbe soddisfare i tuoi gusti, stavolta... - in quell'istante le bocche dei serpenti si aprirono e da lì fuoriuscì una specie di pesante e nauseabondo miasma grigiastro.
Ben presto Sakura non riuscì più a vedere nulla intorno a sé. Sentì le braccia del ragazzo biondo cingerle con fare protettivo le spalle mentre la chiamava per nome (ancora non capiva come facesse a conoscerla) ed udì l'altro giovane urlare, con voce quasi disumana: - Dannazione! Orochimaru!!! -
Quando il miasma si diradò, una decina di secondi più tardi, era palese che i due potenziali rapitori erano scomparsi, quasi si fossero dematerializzati nell'aria. Sakura strabuzzò gli occhi, incredula, e si rizzò sulle ginocchia per osservare meglio lo spettacolo di fronte a lei. Nulla. Spariti. Erano davvero spariti. Com'era possibile? Quale trucco di prestigio era mai questo? Si trovavano nel bel mezzo di una strada cittadina, una comunissima strada cittadina: impossibile creare una botola per una fuga di emergenza nell'asfalto, non vi erano tombini nelle vicinanze né oggetti dietro i quali nascondersi (l'ambulanza giaceva, distesa sul fianco destro, ad almeno una ventina di metri più in là e solo in quell'attimo Sakura si rese conto di come fosse stato per un mero caso fortuito che non ci fossero state conseguenze più gravi, come ad esempio l'esplosione della vettura). Sentì il ragazzo biondo alla sua sinistra imprecare, furente in quanto quei due erano riusciti a scappare, mentre il tipo di fronte a lei continuava a tenere il profilo statuario dritto davanti a sé, sempre lo stesso sguardo freddo ed al tempo stesso letale, rancoroso, tenuto nella direzione in cui quei criminali si trovavano prima di dileguarsi nel nulla; il suo unico commento molto simile ad un mugugno di partecipazione al disappunto del probabile amico.
Ancora tremante, Sakura alzò gli occhi ed incrociò lo sguardo con quello profondo, intenso e, osava aggiungere, quasi dolente del ragazzo di fronte a lei, che si era voltato proprio in quel momento. Una sensazione sconvolgente, simile ad una scossa elettrica percorse tutto il suo corpo in un istante e si sentì sopraffatta da quello che avrebbe potuto descrivere solo ed esclusivamente come un senso di nostalgia. Fortissimo. Fortissimo e del tutto ingiustificato. Era sicura di non aver mai incontrato prima quel ragazzo: una bellezza simile, così perfetta, aristocratica, ultraterrena quasi, non poteva di certo passare inosservata e men che meno poteva essere facilmente dimenticata. Ma allora perché, perché il suo cuore aveva incominciato improvvisamente a battere ad un ritmo impazzito, come se volesse scapparle dal petto per raggiungere quello che, seppure fosse il suo attuale salvatore, rappresentava pur sempre uno sconosciuto? Sakura non sapeva darsi una risposta, tuttavia aveva il presentimento che presto, molto presto, sarebbe riuscita a svelare l'arcano.
- Finalmente, finalmente ti ho ritrovata - una voce vellutata e profonda di ragazzo le accarezzò le orecchie - Perdonami se ho tardato... ma ora sono qui, e non ti lascerò più sola... Sakura... - lo sconosciuto le si era avvicinato, l'ossidiana dei suoi occhi lasciava trasparire una malinconia ed un rimpianto infiniti, mentre portava la sua mano destra alla guancia sinistra della ragazza per sfiorargliela con fare rassicurante e protettivo. Lei non capiva assolutamente nulla di quella situazione, ma in un angolo della sua mente si rese conto che, nonostante fosse appena uscita da un'esperienza a dir poco inquietante, nulla più contava: in quel momento esistevano solo loro due, e si sorprese nello scoprire di desiderare che quell'attimo durasse per sempre.


NdA2: Bene bene, questo è il quarto capitolo. Mi farebbe molto piacere conoscere il vostro parere sulla storia finora, lo so, può sembrare tutto un po' confuso, ma vi assicuro che nel futuro si chiarirà tutto. Comunque, questa è la mia prima fanfiction e vorrei sapere se trovate ci siano dei problemi nel modo in cui la sto portando avanti, di modo da poter migliorare il prodotto finale.
Ringrazio ancora tutti coloro che continuano ad aggiungere la storia tra le preferite, le seguite e le da ricordare! Grazie davvero XD
Alla prossima settimana,
sasusakusara7
   
 
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