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Autore: Spring Dania    02/06/2015    1 recensioni
Riprese il telefono e il giornale, poi digitò nuovamente il numero di Sakura e attese.
Il numero della persona chiamata potrebbe essere spento o non raggiungibile.
Sasuke cercò di mantenere la calma: magari le si era scaricato il telefono proprio mentre stava andando a cercarlo.
No.
Sakura non era esattamente il tipo che si faceva scaricare il cellulare giusto prima di un appuntamento con lui.
L’opzione chiamata era fallita perciò l’alternativa che gli restava era andare a cercarla.
Dove poteva trovarsi?
Hinata gli aveva detto che Sakura era uscita di casa per andare a cercare lui: questo significava che si era diretta specificatamente da casa sua in direzione dell’istituto.
Aspettò.
Il ragionamento di Sasuke non faceva una piega, sicuramente le cose erano andate in quel modo.

La storia di Naruto in un universo alternativo.
L'amore segreto per Naruto di una timida compagna di classe, Hinata, la serrata silenziosità di Sasuke e il suo irremovibile desiderio di vendetta.
Pairing: Naruto/Hinata, Sasuke/Sakura, Kakashi/Anko e molti altri.
Fanfiction ripresa dopo anni di pausa... perdonate perciò la differenza di stile tra inizio e fine.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Asuma/Kurenai, Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate | Contesto: Naruto prima serie, Naruto Shippuuden
Capitoli:
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capitolo 13
Grazie a tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra le seguite ^///^
Tra tesi e un esame in preparazione, ho sfornato questo capitoletto :3

Capitolo 13

Veleno




Your cruel device,
your blood like ice.
One look could kill,
my pain, your thrill.

"Che ne pensi di questa serata?"
"Beh... una sorpresa incontrare Tsunade fuori dalla scuola."
Kakashi e Anko erano saliti in macchina, congedandosi dagli altri quattro con cui avevano cenato fino a un'ora prima.
Per Anko fu strano incontrare il proprio diretto superiore fuori dall'ambiente di lavoro... ma dovette tirare un sospiro di sollievo.
Non parlarono infatti di scuola, Tsunade fece semplicemente cenno a Kakashi, Asuma e Kurenai di andare quanto prima nel suo studio, per parlare di Sasuke Uchiha.
"Perché vi deve parlare di Sasuke Uchiha?"
"Ti ricordi che ti ho detto che Orochimaru ha braccato lui, Naruto e Sakura?"
"Certo che mi ricordo."
Kakashi annuì, mentre teneva saldamente il volante. "Pare che poco tempo fa un gruppo di ragazzi, seguaci di Orochimaru, siano andati da Sakura Haruno a chiederle informazioni su Sasuke. Lei e Rock Lee le hanno prese."
Anko trasalì. "Chi te lo ha detto?"
"Jirayia. Naruto deve avergli raccontato tutto."
Anko poggiò mestamente le mani sulle ginocchia: Orochimaru era un'ombra che incombeva tragicamente sul suo passato e che, improvvisamente, si stava ripresentando nella sua vita, per vie secondarie.
Il fatto che dei ragazzi dovessero pagare per i suoi crimini era un abominio.
"Anko?"
"Eh?"
"Siamo arrivati."
Anko si voltò in direzione del finestrino: la porta rossa della sua casa singola era lì, alla sinistra dell'auto.
"Ah, sì."
Prese dunque la borsa tra i piedi. "Bene... Kakashi, ti ringrazio."
"Quel tatuaggio che hai... è il segno di Orochimaru. Da un po' non ne vedevo uno."
Gli occhi di Kakashi erano puntati sulla spalla di Anko, la quale coprì con la mano quello strano tatuaggio costituito da quelle che sembravano tre gocce concentriche.
Kakashi spostò i suoi occhi dalla spalla al viso contrito di Anko.
"Capisco..."
"Non credo che sia possibile." Sbottò Anko, voltandosi verso Kakashi.
"Tu credi?"
"Ci sono molte cose che io non ricordo."
"O cose che ti ostini a non voler ricordare."
"Non è così semplice."
"Guarda che io c'ero quando la polizia ti tirò fuori dal nascondiglio di Orochimaru."
Anko sgranò gli occhi. "E tu che ne sai?!"
"Sarutobi."
"Lo conosci?"
"Asuma, Kurenai ed io andavamo a scuola insieme. Il padre di Asuma ha denunciato la tua scomparsa per primo, no?"
Sì, si era trattato di un sequestro.
E sì, era stato Sarutobi, il direttore dell'orfanotrofio in cui lei e Orochimaru erano cresciuti, a denunciare la sua improvvisa scomparsa alla polizia: quando l'avevano ritrovata, il suo ultimo ricordo era proprio quello di Orochimaru che la portava con sé attraverso la città.
Anche Orochimaru, che in quel preciso istante camminava per le strade buie di Tokio, ne era al corrente.
Sarutobi si era sempre arrogato del diritto di poterlo giudicare ma il suo potere su di lui era sempre stato molto limitato.
Orochimaru, prima di diventare un criminale, era stato un poliziotto; poi si era fatto corrompere e le dinamiche del rapimento di Anko avevano lasciato supporre strane ipotesi, qualcosa che non era mai stato compreso proprio per la mancanza di ricordi di quest'ultima.
Era certo però che Orochimaru fosse stato il mentore di Anko e che l'avesse rapita il giorno del suo diciottesimo compleanno, per poi nasconderla per circa sei mesi.

Quando Orochimaru bussò alla porta, quest'ultima si aprì quasi istantaneamente.
Ad aprirla fu Zaku Abumi.
"Maestro, benvenuto."
Orochimaru lo osservò guardingo, notando il suo braccio destro ingessato. "Sasuke Uchiha ti ha fatto questo?"
Zaku esitò e abbassò il capo, mortificato. "Ho fatto del mio meglio, maestro."
"Non direi..." Orochimaru si andò a sedere al centro della stanza, mentre Kin gli accendeva un sigaro con un plateale gesto della mano. "Ma almeno è servito a conoscere meglio questo Uchiha... è notevole."
"Maestro, se posso..." Intervenne Kin. "... Uchiha è circondato da persone cui non possiamo rimanere indifferenti. Gente che è abituata a proteggersi reciprocamente."
"Non sappiamo chi siano questi ragazzi e cosa facciano." chiese Dosu. "E noi... cosa dobbiamo fare?"
Orochimaru non rispose subito. Prese il telefono e lo guardò per qualche secondo, poi fece segno a Kin di andare alla porta.
"Aprila."
Kin ubbidì con un po' di perplessità dipinta sul volto.
Dietro la porta stavano appostate tre persone, per la precisione una ragazza e due ragazzi.
"Maestro, chi sono queste persone?" chiese Dosu osservando in tralice i tre ragazzi: uno dei due maschi aveva uno strano sguardo scuro; era come se stesse esaminando ogni singolo particolare della stanza.
"Vi presento Gaara, Kankuro e Temari. Sono il Trio della Sabbia e da oggi lavoreranno con noi."


* * *

I wanna love you, but I better not touch (don’t touch)
I wanna hold you, but my senses tell me to stop
I wanna kiss you, but I want it too much (too much)
I wanna taste you, but your lips are venomous poison!


* * *


Quel lunedì mattina Shikamaru si era svegliato con l'emicrania peggiore di tutta la sua vita.
Il suono della sveglia e la voce di sua madre, che si lamentava di prima mattina, non avevano contribuito di certo a fargliela passare.
Una strana sensazione di costrizione aveva attanagliato il lato sinistro del suo cervello: era come se la sua parte più razionale fosse in quel momento incapace di effettuare una qualsiasi elaborazione.
Il che era alquanto insolito, visto e considerato che Shikamaru passava la metà del suo tempo a dormire e l'altra metà a ragionare.
"Shikamaru, mi stai ascoltando?"
Ino Yamanaka, quando parlava, era come una mietitrebbiatrice.
"No, Ino, non ho capito niente." disse Shikamaru, massaggiando il lato sinistro della testa.
Persino l'elastico per tenere fermi i capelli era fastidioso.
"Sei distratto, stamattina!"
"Non sono distratto, è che ho un'emicrania spaventosa!" Sbottò Shikamaru, più rabbioso del solito. "Choji! Dammi qualcosa da mangiare!"
Ino non credette alle sue orecchie: decisamente, qualcosa era fuori dalla norma.
"Ho due panini in più, se ti interessa." rispose l'amico soavemente, porgendogliene uno.
"Vuoi un'aspirina?" chiese allora la ragazza, preoccupata.
"No, Ino, prenderò una dose di nimesulide." rispose Shikamaru, dando un morso vorace al panino. "Perciò devo mangiare."
"Non è un po' pesante?" la voce di Ino era divenuta apprensiva.
"No."
Ancora le porte della scuola non erano state aperte e i tre ragazzi attendevano pazientemente sugli scalini all'ingresso.
"Chi... abviamo p... ima ora?" chiese Choji, mentre masticava.
"NON PARLARE CON LA BOCCA PIENA! QUANTE VOLTE DEVO DIRTELO, CHOJI?!"
Choji deglutì con una smorfia. "Chi abbiamo alla prima ora?"
"Sarutobi." replicò Ino.
Shikamaru deglutì a sua volta e inarcò un sopracciglio: perché il nome di Sarutobi aveva iniziato a rimbombare nella sua testa, amplificando il dolore dell'emicrania?
La risposta alle sua domande non tardò ad arrivare.
Quando il cortile si riempì di studenti e le porte della scuola si aprirono, si lasciò trasportare all'interno dei corridoi per ritrovarsi davanti alla bacheca degli avvisi.
Il suo nome era il primo della lista agli ammessi al secondo esame dei giochi matematici, seguito da quello della ragazza che lo aveva braccato fuori dalla scuola.
Temari.
Sbuffò lievemente: sicuramente Sarutobi ne sarebbe stato soddisfatto... ma a dire di Shikamaru, quella sarebbe stata soltanto l'ennesima seccatura.
Fece per voltarsi con l'intenzione di raggiungere in classe Ino e Choji, che probabilmente lo stavano cercando, quando la sua visuale fu oscurata da un pugno che lo colpì in pieno sul naso: in un istante, l'emicrania di fuoco di dissolse in un vortice nero e Shikamaru cadde a terra, svenuto.

"Chi è assente?"
"Shikamaru Nara... e Neji Hyuuga."
"Professore, mi scusi." Ino si alzò in piedi. "Shikamaru è entrato con me e Choji. Non capisco perché non sia ancora arrivato in classe."
Asuma stuzzicò il pacchetto delle sigarette poggiato sulla cattedra. "Se non è assente allora credo che sia andato a vedere i risultati dei giochi matematici."
Ino si sedette, interdetta: non ci aveva pensato.
"Bene... direi che oggi possiamo cominciare con il moto rettilineo uniforme e vedere di fare anche qual... che c'è?!"
Asuma si era interrotto non appena si era reso conto che qualcuno stesse bussando alla porta dell'aula: quella si aprì, lasciando entrare Gai Maito.
"Asuma, devi venire con me."
"Non posso venire dopo? Stavo iniziando a spiegare."
"Temari ha dato un pugno a Shikamaru."
Sopraffatto dal brusìo dell'aula, Asuma si alzò sbuffando e recuperò il pacchetto di sigarette, per poi rivolgersi alla classe. "Ma guarda questa... Restate in silenzio per favore, torno subito."
Sakura tamburellò il braccio di Sasuke. "Secondo te che è successo?"
"Shikamaru deve essere arrivato primo ai giochi matematici..."
"Oggi Neji non c'è?" chiese Kiba a Hinata.
"No... ha un po' di febbre."
"Quindi oggi pomeriggio non avrai premura di tornare a casa."
"Beh... suppongo di no. Ho lezione di danza questo pomeriggio."
"Intendo dire che puoi passare un po' di tempo svagandoti."
Hinata fece spallucce. "Che intendi dire?"
Kiba guardò per un attimo in direzione di Naruto, per poi dargli uno scappellotto. "Ehi, Naruto. Che ne penseresti se oggi Hinata venisse a guardare il nostro allenamento di Ju Jitsu?"
Naruto sollevò la testa dal libro di fisica, leggermente distratto: stava leggendo il capitolo che Sarutobi doveva ancora iniziare a spiegare.
Era a buon punto.
"Mmh? Hinata al nostro allenamento? E perché no?"
Hinata arrossì. "Devo tornare a casa per portare i compiti a Neji..."
"Neji può aspettare." rispose Kiba semplicemente. "Chiedi al tuo autista di passare a prenderti un'ora e mezza più tardi. La palestra è qui vicino. Che vuoi che sia?"
Hinata sorrise delicatamente e anche lei cominciò a studiare la lezione del giorno, sbirciando ogni tanto in direzione di Naruto.
Passata la mattinata di lezioni, scoprirono che il vincente Shikamaru era stato colto di sorpresa dalla sua rivale in matematica, che con un solo pugno gli aveva rotto il setto nasale facendolo finire in ospedale.
Hinata pranzò in compagnia di Sakura e Rock Lee, che attendevano di andare alla lezione di pugilato.
"Come mai non è venuto Neji?" le chiese Rock Lee affettuosamente.
Sebbene fosse amico di Neji, quel ragazzo non gli somigliava per niente: era un ragazzo beneducato e pieno di buoni pregi.
"Gli è venuta un po' di febbre ed è rimasto a casa a cautelarsi."
"Tu e tuo cugino non parlate molto, vero?"
Che domande.
"Rock Lee, non essere impiccione." sbottò Sakura imbarazzata.
Anche stavolta Hinata arrossì.
Dopo qualche minuto si congedò dai due ragazzi per dirigersi alla volta della lezione di danza classica.
Quando questa fu terminata, fece una doccia veloce per poi indossare dei vestiti puliti e uscire da scuola, correndo in direzione della palestra dei compagni.
"Bambolina, ma vai sempre di corsa tu?"
Il sangue di Hinata si gelò.
Era di nuovo Hidan e non sembrava molto contento.
"Non mi hai più chiamato."
Hinata portò indietro i capelli con una mano, nervosamente. "Ho tante cose da fare."
"Una telefonata non avrebbe fatto male a nessuno."
"Mi dispiace Hidan... m-ma... veramente, ho un impegno adesso. Devo proprio andare."
Le cose evidentemente non stavano andando per il verso giusto e questo Hinata lo intuì dalla scintilla che balenò nei occhi gelidi di Hidan, quando le si avvicinò.
"E dov'è che stai andando?"
"Non credo che questo sia affar tuo."
Hinata si voltò. "NARUTO!"

You’re poison runnin’ through my veins
You’re poison, I don’t wanna break these chains.

Poison - Alice Cooper

Prossimo capitolo:  "Sopravvivenza"

Vi prego.. lasciatemi una recensione :'(
   
 
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