Capitolo
1, cala la notte.
Il
giorno dopo, venne svegliato da delle voci che
provenivano dal salotto di casa. Si alzò e guardò
la sveglia che brillava al
buio: erano le nove. Aprì le persiane e, sbadigliando, si
infilò il primo paio
di pantaloni che trovò su una sedia. Quando entrò
nella stanza, vi trovò lo zio
e i suoi due amici seduti sul divano, intenti a mangiare dei cornetti
che
spargevano il loro profumo ovunque.
-Buongiorno-
disse Hayner, sorridendogli. Shin ricambiò
il sorriso, ma senza tanto entusiasmo.
-Era
ora. Ci fai sempre aspettare una vita- disse
Adele. Lei era la figlia di Pence, il migliore amico di suo zio. Era
alta, con
capelli mossi, marroni e lunghi fino alle spalle e i suoi occhi erano
di un
verde molto acceso –Questo è per te, comunque- e
gli porse un piatto con sopra
un croissant. Lui lo prese e lo addentò, gustando il sapore
del cioccolato
contenuto all’interno.
-Beh
dai, oggi mi sono svegliato anche presto. E grazie
per questi, molto graditi- rispose alla ragazza.
-Beh,
io adesso devo andare a fare delle commissioni.
Shin, quando uscite chiudi casa a chiave, mi raccomando- disse Hayner,
alzandosi dal divano. Prese un giacchetto leggero e si avviò
alla porta. Salutò
i ragazzi ed uscì. A quel punto, Kiryu batté le
mani. Lui era il figlio di
Olette. Era il meno alto dei tre e aveva capelli neri a spazzola e gli
occhi
marroni. Era un patito degli sport e, ogni anno, arrivava in finale al
Torneo
Struggle, anche se perdeva sempre contro il nipote di un altro
ex-campione
della competizione, Setzer.
-Bene!
Sbrigati che dobbiamo uscire, oggi si va al
mare- disse il ragazzo con entusiasmo. Shin finì il suo
cornetto e corse in
bagno a lavarsi.
Uscirono
mezz’ora dopo con in spalla degli zaini pieni
di asciugamani e giochi per il mare. Mancavano due settimane alla fine
dell’estate e, probabilmente, quello sarebbe stato per loro
l’ultimo giorno da
passare in spiaggia assieme. Si diressero alla stazione e presero dei
biglietti. Dopo una decina di minuti arrivò il treno. Fuori
faceva caldissimo,
ma, fortunatamente, all’interno del veicolo c’era
l’aria condizionata. Shin non
vedeva l’ora.
Passarono
quasi tutta la giornata in acqua, uscendo
solo per mangiare. Tornarono a casa che era tardo pomeriggio.
-Che
ne dite, vi va un gelato? Potremmo andare sulla
Torre della Stazione- disse Kiryu mentre erano ancora in treno. Gli
altri due
annuirono e, quando furono arrivati, comprarono tre gelati al sale
marino ad un
bar e salirono verso uno dei luoghi che preferivano di più.
La Torre era per
loro un luogo di pace e di rilassamento, come lo era stato per i loro
parenti
quando avevano la loro età. Andavano quasi ogni giorno a
guardare il
meraviglioso tramonto che caratterizzava Crepuscopoli.
Quel
giorno il cielo aveva una sfumatura rosa scuro,
mentre attorno al sole era di un arancione tendente al rosso. Shin
scartò il
proprio dolce e ne addentò un pezzo, sentendosi subito
rinfrescato.
-Dopodomani
inizia il torneo Struggle- disse Shin –Voi
parteciperete?-
-Io
quest’anno passo- rispose Kiryu, addentando il
proprio gelato e gustandone tutto il suo sapore –Sono stufo
di farmi battere da
Flynn in finale. Credo che tiferò per te
quest’anno. Adele, tu?-
La
ragazza fece una faccia offesa.
-Ti
pare che parteciperò a quella stupida competizione?
E’ proprio da uomini: combattimenti senza senso per il puro
piacere personale e
il desiderio di gloria. Sono una ragazza, io, certe cose non le faccio-
A
quell’affermazione i due ragazzi scoppiarono a
ridere: era risaputo che Adele fosse un’attaccabrighe e, dai
molti, era
considerata un maschiaccio.
-Molto
divertente! A quando le nozze con il principe
azzurro, mia principessa?- disse Shin, ridendo. La ragazza, che era
seduta fra
i due ragazzi, gli tirò uno schiaffone in testa
così forte che rimase stordito
per qualche secondo. Kiryu smise subito di ridere.
Erano
le otto quando se ne andarono. Dopo essersi
salutati, ognuno andò a casa propria. Quando
entrò, Shin trovò tutto buio.
Cercò lo zio e lo chiamò, ma non ebbe risposta.
“Probabilmente
è uscito a fare una passeggiata” pensò
il ragazzo, andando in cucina. Si preparò la cena,
lasciandone un po’ per
Hayner, e poi andò a dormire. I suoi sogni furono pieni di
guerrieri, spade e
sfere di tutti i colori che scivolavano sul terreno.
Il
giorno del torneo arrivò all’improvviso. Ovunque
per
la città le urla della gente risuonavano assieme a quelle
dei negozianti che
tentavano di vendere gadget e altri prodotti a tema Struggle. Durante
il
periodo in cui si teneva la gara, la città risplendeva di
moltissimi colori:
ovunque erano appesi striscioni raffiguranti gli sfidanti e il campione
e le
persone appendevano sciarpe, poster e bandiere con sopra i loro idoli
fuori
dalle finestre. Nel Ring di Sabbia, la grande piazza dove si teneva la
competizione, era stato montato un ring di forma quadrata. Tutto
attorno, gli
spalti per gli spettatori erano già pieni tre ore prima
dell’inizio di tutto. In
alto, un grosso pannello volante, in quel momento spento, sarebbe stato
presto
acceso per mostrare i gironi, i nomi degli sfidanti e il punteggio di
ciascuno.
Nel momento in cui vi arrivò Shin, assieme ad Hayner, fu
preso improvvisamente
da un’ansia tremenda: ogni anno andava a vedere il torneo, ma
quella era la
prima volta che si ritrovava ad essere un concorrente e vedeva tutto e
tutti
con occhi completamente diversi: pronti a giudicarlo, a ridere di lui
nel caso
avesse fatto qualche stupidaggine. Lo zio gli posò una mano
sulla spalla e
strinse la presa, per dargli coraggio, poi si diresse verso gli spalti.
Il
ragazzo si incamminò verso il ring, dove l’arbitro
e gli altri sfidanti si
erano radunati. Appena li raggiunse, il grasso giudice di gara lo
salutò con un
sorriso, mentre gli altri non lo degnarono di uno sguardo. Fra loro,
Shin
riconobbe Flynn, l’attuale campione e figlio di Setzer,
più volte vincitore del
torneo, con i suoi capelli argentei e lunghi fin sotto le spalle, gli
occhi di
un viola scuro e brillante e i muscoli scolpiti, e anche Shade, la
figlia di un
altro campione, Seifer, i capelli dorati raccolti in una treccia. Non
stava
simpatico a nessuno dei due, ma l’antipatia era reciproca.
Inoltre, da giovani,
Hayner e il padre di Shade non erano in buoni rapporti.
-Bene
ragazzi, ci siete tutti?- disse l’arbitro, dando
un’occhiata ad un foglio che teneva in mano –Manca
una concorrente ancora, ma
fra cinque minuti dovremmo iniziare… Va beh,
l’importante è che arrivi prima
del suo scontro, altrimenti sarà squalificata. Prima, vorrei
spiegarvi le
regole. Il vostro compito è quello di togliere tutte le
sfere al vostro
avversario entro cinque minuti. Se si finiscono le sfere o se si esce
fuori dal
ring, si perde automaticamente. Il gioco deve essere pulito, non voglio
feriti.
Fra poco chiamerò i primi concorrenti- e salì sul
ring, dove, per terra, era
appoggiato un microfono. Lo prese e cominciò a parlare,
mentre grida di giubilo
si alzavano dagli spalti. –Signori e signore, benvenuti alla
sessantesima
edizione del torneo Struggle! Quest’anno si sono presentati
diversi nuovi
sfidanti che, sicuramente, non mancherete di apprezzare! Il primo
scontro si
terrà fra uno di questi nuovi giovani combattenti, Shin,
nipote di Hayner, e
Dan- quando si sentì chiamare, a Shin prese un colpo.
Salì sul quadrato e si
avvicinò all’arbitro e così fece il suo
sfidante. Dan era alto, con capelli
neri ed una frangia che lasciava vedere solo l’occhio destro,
che era di un verde
molto chiaro. Aveva una barbetta appena accennata e braccia muscolose.
Era la
prima volta che il ragazzo lo vedeva, forse si era appena trasferito a
Crepuscopoli. Un uomo si avvicinò al giudice di gara,
porgendogli un grosso
baule di ferro, dal quale estrasse due spade, due gilet e due caschi:
le armi avevano
entrambe la lama in plastica rinforzata blu e un elsa gialla in ferro,
mentre
gli indumenti erano fatti in velcro, apposta per poterci attaccare le
sfere. Porse
gli oggetti ai due, che li presero, disponendosi poi rispettivamente a
nord e a
sud dell’arbitro.
-Diamo
inizio al torneo! Let’s Struggle!- disse, e lo
scontro ebbe finalmente inizio.
I
due si osservarono per qualche secondo, poi Dan si
lanciò all’attacco, sferrando un fendente verso le
ginocchia di Shin, che parò
senza difficoltà il colpo, rispondendo subito con un
affondo. L’altro scartò di
lato, facendo uno sgambetto all’avversario, che cadde di
schiena a terra. A
Shin mancò per qualche secondo il fiato, ma si riprese in
tempo per schivare la
spada di Dan, che si abbatté al suolo. Mettendo tutta la
forza che aveva, il
nipote di Hayner colpì l’arma del nemico,
facendola volare a qualche metro di
distanza. Dan si mise a correre per recuperarla, ma venne sfiorato da
una
spadata di Shin, che staccò due sfere verdi. Subito il
ragazzo se le attaccò al
gilet, assicurandosi un paio di punti.
-Non
ti facevo così bravo- disse l’altro, recuperando
la propria lama –Complimenti- e prima che Shin potesse
rispondere, si lanciò di
nuovo all’attacco con dei colpi in serie, uno
dall’alto e uno dal basso, che
vennero parati, e uno verso il petto del nemico, che fu però
preso in pieno,
perdendo cinque sfere, che vennero subito raccolte. Shin si
rialzò
massaggiandosi lo stomaco e imprecando. Guardò verso gli
spalti e vide lo zio
che lo fissava, il volto una maschera indecifrabile. Poi
sentì qualcuno urlare:
Kiryu sventolava uno striscione con su scritto il suo nome, intonando
un coro
che lo fece diventare rosso di imbarazzo, ma che gli diede anche
coraggio. Il
tabellone indicava che mancavano ancora due minuti alla fine del match:
c’era
ancora tempo per recuperare. Fece un passo avanti, alzando la spada per
pararsi
e poi tentò di colpire l’avversario
dall’alto. Questi parò il colpo, ma il
nipote di Hayner gli fece uno sgambetto, facendolo ruzzolare a terra.
Poi, Shin
si scagliò in avanti, menando fendenti ovunque riuscisse,
senza dare tregua a
Dan, che parò un colpo, e poi un altro e un altro ancora,
senza però accorgersi
che il bordo del ring si avvicinava sempre di più,
finché il terreno gli venne
a mancare sotto i piedi e cadde giù dal quadrato, perdendo
la sfida. Un ululato
si levò dal pubblico, felice dell’esito
dell’incontro. L’arbitro si avvicinò al
ragazzo, alzandogli il braccio verso l’alto.
-Abbiamo
un vincitore! Shin si aggiudica l’incontro e
passa alle semifinali!- poi, il giudice fece cenno di scendere al
concorrente,
e riprese a parlare –Adesso diamo il via al secondo match!-
Vide
subito lo zio avvicinarsi, un grosso sorriso
stampato in volto. Gli mise una mano sulla spalla e si
congratulò col nipote.
Poi si avvicinò anche Kiryu, facendogli anche lui i
complimenti.
-A
proposito- cominciò Shin –ma Adele?- chiese.
-Il
secondo scontro si terrà fra Adele e Shade!-
risuonò
la voce dell’arbitro e, quando la ragazza salì sul
ring, tutti ne furono
colpiti.
*
Quando
Adele salì sul palco, tutta la piazza ammutolì.
Strinse forte i pugni, come faceva sempre quando voleva allentare la
tensione,
e si guardò intorno con fare irritato: perché
ogni volta finiva per fare la
figura del maschiaccio? Non stava partecipando anche Shade, una ragazza
come
lei, al torneo? Kiryu le aveva spiegato il motivo: l’altra
era considerata, dai
più, più
aggraziata e non perdeva mai
occasione di mostrare la propria femminilità a chiunque le
stesse intorno,
indossando maglie attillate o vestiti con spacchi enormi che lasciavano
vedere
le gambe belle e toniche. Mentre lei, beh… effettivamente,
preferiva vestirsi
con un paio di jeans e una maglia, piuttosto che indossare abiti super
sexy.
Tentava di convincersi che, dell’opinione altrui, non gliene
importava un fico
secco, ma quando le capitava come in quel momento, diventava rossa di
rabbia. E
si arrabbiò ancora di più quando vide le
espressioni stupefatte di Shin e di
Kiryu. Almeno loro avrebbero dovuto sostenerla, invece eccoli
là, a guardarla come
se fosse un alieno. Digrignò i denti e si
incamminò verso l’arbitro, alla cui
destra era Shade, con un ghigno stampato in faccia.
-Guarda,
la nostra miss Uomo ha deciso di partecipare
al torneo e mostrare i suoi attributi- disse, ridendo.
-Ti
darò tante di quelle mazzate che dopo i tuoi, di
attributi, saranno a stento riconoscibili- rispose l’altra,
con un sorriso
glaciale, mentre l’altra abbozzava.
“Stronza”
pensò Adele, mentre stringeva la mano al
giudice di gara. Appena l’equipaggiamento le fu consegnato,
indossò il gilet,
poi si legò i capelli e indossò lo scomodissimo
elmetto.
-Allora
ragazze- cominciò a dire l’uomo –Solite
regole:
cinque minuti di tempo, chi ha più sfere allo scadere, si
aggiudica l’incontro.
Che vinca la migliore- e scese dal ring, lasciando le due avversarie a
fronteggiarsi. Adele si mise in guardia e, quando sentì
gridare da ogni dove
“Let’s Struggle”, si mise in guardia e
aspettò che Shade la attaccasse, cosa
che avvenne quasi subito. Il colpo della donna si abbatté
sulla sua spada con
grande forza, tanto che Adele si lasciò sfuggire un gemito
di dolore. Scartò di
lato e tentò di colpire l’avversaria al ventre,
senza successo. Shade fece un
balzo indietro e, caricando con tutto il corpo, fece un affondo. Ad
Adele non
rimase che spostarsi verso destra e colpire dall’alto:
portò il braccio destro,
leggermente piegato, sopra la propria testa e poi vibrò il
colpo come se,
invece di una spada, stesse usando una frusta. Il colpo, veloce e
potente,
colpì l’altra in piena faccia, facendo volare via
tre sfere. Dentro di sé, la
ragazza esultò, mentre la sua avversaria cadeva a terra con
uno strillo di
dolore e rabbia. Subito Adele si mosse verso le tre palle colorate, le
attaccò
al gilet senza perdere mai di vista la figlia di Seifer, che, nel
frattempo, si
era rialzata, sfoggiando uno zigomo rotto e sanguinante.
“Devo
resistere per altri tre minuti e poi è fatta”
pensò, mentre l’altra tornava
all’attacco con un urlo, mulinando la spada a
destra e a sinistra. La figlia di Pence riuscì a schivare
facilmente i colpi,
che erano sì veloci, ma prevedibili. Sembrava che, ormai, la
rabbia si fosse
impossessata di Shade, che pensava soltanto a ferire
l’avversaria, senza più preoccuparsi
della competizione. Adele ne approfittò: quando la bionda le
sferrò una spadata
alla faccia, lei si abbassò, schivando il colpo. Le
sferrò un calcio allo
stomaco e, mentre l’altra, il respiro mozzato dal colpo,
abbassava la guardia,
fece una piroetta e sfruttando la forza della rotazione le
abbatté nuovamente
la spada addosso all’elmetto. Con un ultimo grido, Shade
cadde per terra, il
viso pieno di sangue. L’arbitro salì sul ring e le
si avvicinò. Dopo qualche
secondo si alzò e, fra il silenzio generale, disse:
-Shade
è svenuta. Direi che non rimane altro che
proclamare Adele vincitrice dello scontro, il che significa che
dovrà
scontrarsi con Shin. Chi vincerà poi, potrà
sfidare Flynn in finale!- e la
folla la applaudì. La ragazza sorrise con
felicità, cercando i genitori fra gli
spalti. Quando li vide, li salutò contenta e Pence e la
moglie, Rosabeth,
risposero al saluto calorosamente. Finalmente sembrava che fossero
fieri di
lei.
Il
grasso signore le si avvicinò e le strinse la mano,
dicendole che il prossimo scontro, quello contro Shin, sarebbe iniziato
in un
quarto d’ora. Cercò i suoi amici e li vide sugli
spalti: Kiryu stava dando
delle pacche amichevoli sulle spalle a Shin, che sembrava sconvolto
dall’incontro. Quella scena la fece sorridere. Scese dal ring
e raggiunse suo
padre, che le diede un abbraccio, mentre la mamma era intenta a
comprare
qualche dolciume da una ragazza che aveva difficoltà a
reggere il peso di tutta
la roba che portava in spalla.
-Sei
stata bravissima, inquietante, ma bravissima-
disse Pence ridendo –Devo dire che farti fare arti marziali
non è stata una
cattiva idea- e le strizzò la guancia. Adele adorava il
padre, ma ormai credeva
di essere cresciuta per certe cose, e a quel gesto assunse
un’aria finta
stizzita.
-Papà,
smettila, non in pubblico! Non ho più dieci
anni!- ma lo disse ridendo e l’altro rispose pizzicandola
nuovamente. Appena la
mamma ebbe finito di comprare, baciò la figlia su una
guancia e le fece i
complimenti.
-Certo
che, però, dare tutte queste botte alla gente
rovina la tua immagine di signorina- le disse, con fare imbronciato.
-Ma
quale immagine di signorina? Hai visto come si sono
zittiti tutti quando sono salita sul ring? Questi credono che io sia un
maschiaccio!- rispose Adele, incrociando le braccia e scoccando uno
sguardo
furente a tutta la gente che le stava intorno.
L’arbitro
richiamò i concorrenti sul quadrato. La
ragazza salutò i genitori con un cenno e raggiunse il centro
della piazza. Shin
era già lì, la spada in mano. Lei prese la sua e
lo guardò: gli occhi azzurri
come il cielo la fissavano imbarazzati, i capelli marroni e un
po’ a punta si
muovevano disordinatamente col vento e una barba appena accennata gli
incorniciava il viso. Era così diverso dallo zio: di aspetto
era ovvio, non
erano veramente parenti. L’altro era stato preso in
affidamento da Hayner e dalla
moglie Kyrie quando aveva appena un anno. Shin era un orfano come un
altro,
però aveva avuto fortuna, perché tutti gli
volevano bene e aveva trovato una
famiglia buona e gentile. Tuttavia, il ragazzo non riusciva proprio a
chiamarli
mamma e papà, perché il colore degli occhi e dei
capelli gli ricordavano
costantemente che lui non era figlio loro, ma di chissà chi.
Questo Adele lo
sapeva perché era stato lui a dirglielo, e solo lei, assieme
ad Hayner, lo
sapeva. Il rapporto con lo zio era sempre stato ottimo,
finché Kyrie non era
morta, tre anni prima. Da quel giorno, si erano allontanati sempre di
più.
Adele e Kiryu tentavano di parlarne ogni tanto, ma il ragazzo evitava
sempre
l’argomento.
La
voce dell’arbitro la distolse dai suoi pensieri.
-Che
vinca il migliore! Let’s Struggle!-
-Non
credevo che avresti partecipato- le disse l’altro,
alzando la propria spada.
-Sono
una ragazza piena di sorprese- rispose lei con un
sorriso –comunque concentrati, perché non ci
andrò piano con te solo perché sei
mio amico- e scattò in avanti. Quando fu vicina
all’avversario, fece un
affondo, che l’altro parò scartando di lato,
rispondendo con un fendente dal
basso verso l’alto, che mirava a colpirla al fianco. Adele si
buttò a terra e
schivò il colpo di poco. Fece una capriola
all’indietro e si rialzò. Shin si
stava avvicinando e lei, per fermarlo, gli sferrò un calcio
allo stomaco,
costringendolo ad indietreggiare all’improvviso per evitarlo.
La ragazza tentò
di fare come nello scontro contro Shade: si avvicinò
all’amico e girò su se
stessa, scagliando una spadata verso la faccia dell’amico,
che si abbassò in
tempo per schivare. Il ragazzo contrattaccò, poi, con un
fendente verso il fianco
dell’amica, che, colta alla sprovvista, parò
usando il braccio, venendo così
scaraventata a terra. Si rialzò velocemente, mentre
l’altro prendeva le cinque
sfere che le erano cadute. Mancavano tre minuti, non aveva molto tempo.
Corse
verso l’avversario e cominciò a sferrare fendenti
in successione da qualsiasi
direzione riuscisse, senza lasciare respiro al povero Shin, che venne
colpito
due volte: la prima nello stomaco e la seconda sul volto. Il nipote di
Hayner
cadde a terra. Adele rimase in guardia, aspettando che si tirasse su,
ma
l’amico rimase a terra.
“Forse
l’ho colpito troppo forte” pensò,
avvicinandosi.
L’altro si rimise in piedi a fatica, asciugandosi con la
manica un rivolo di
sangue che gli colava dal labbro.
-Adele,
sei più forte di quanto pensassi, e più forte
di me. Io… credo che possa bastare- disse l’altro.
Si stava arrendendo, la
ragazza non poteva crederci. O meglio, poteva, era tipico di Shin: alla
prima
vera complicazione, gettava la spugna; ma non credeva che lo avrebbe
fatto anche
in quel frangente. Sentì la rabbia salirle alla testa come
una creatura
affamata. Strinse la mano intorno all’elsa
dell’arma e si avvicinò correndo
verso l’amico, che non si mosse. Appena fu abbastanza vicina,
con la mano
libera, gli tirò un pugno nello stomaco, facendolo crollare
per terra di nuovo.
Poi si chinò su di lui e disse, mantenendo il tono della
voce più basso che
poté:
-Che
stai facendo? Vuoi arrenderti adesso? Siamo pari-
-Ma
dai, qualsiasi modo io tenta di colpirti, riesci
sempre a trovare un modo per schivare. Sei più esperta e
meriti di vincere il
torneo-
-E
tuo zio? Credi che ti lascerebbe in pace?
Sicuramente l’anno prossimo ti costringerà di
nuovo a partecipare al torneo.
Almeno tenta di vincere, non mollare subito-
-Che
importa? Tanto ormai, non credo di poterlo
deludere ulteriormente. E’ da allora che so di non poterlo
rendere felice, di
non poterlo vedere sorridere di nuovo. Mi odia, e fa bene- disse Shin,
quasi in
lacrime. La rabbia che Adele stava provando, in un istante,
svanì. Possibile
che il ragazzo credesse ancora che la zia era morta per causa sua? Era
stato un
incidente, o il destino, chiamatelo come vi pare, ma lui doveva
smetterla di
incolparsi, per il bene suo e di Hayner. La ragazza sentì
gli occhi bruciare, e
ricacciò le lacrime indietro: non voleva farsi vedere mentre
piangeva.
-Stupido…-
sussurrò. Si alzò in piedi e guardò
l’arbitro.
-Mi
arrendo- urlò, scese dal ring e si diresse verso
l’uomo, consegnandogli la spada. Si girò verso
l’amico e gli disse:
-Almeno,
non farti battere- e se ne andò poi a sedersi
accanto ai genitori, che la guardavano stupiti, come il resto della
folla.
*
Nello
stupore generale, l’arbitro urlò il risultato
dello scontro: Shin aveva vinto. Si alzò da terra, il labbro
che gli pulsava e
gli faceva male. Guardò l’amica, che si era seduta
accanto a Pence e Rosabeth.
Sapeva perché si era arresa, ma non doveva farlo. Sarebbe
dovuta andare avanti
e avrebbe dovuto vincere il premio finale. L’arbitro gli si
avvicinò, con un
grosso sorriso stampato in faccia.
-Beh-
disse al microfono –questo torneo riserva sempre
molte sorprese! Adesso, inizierà lo scontro finale! Shin
dovrà sfidare il
nostro campione: Flynn!-
Ovunque
il nome del ragazzo risuonò, mentre lui saliva
sul ring salutando i propri fan che battevano i piedi sugli spalti. Con
eleganza, l’avversario di Shin prese la spada e si mise
giubbino ed elmo, lo
guardò con un’occhiata penetrante e si
spostò dal lato opposto del quadrato. Il
nipote di Hayner fece la stessa cosa, e aspettò che
l’arbitro desse il via al
torneo.
-Che
vinca il migliore- disse Flynn –Che sarei io,
ovviamente. Mi spiace, ma non credo che tu abbia qualche
possibilità di
vincere, data la tua precedente performance-
Shin
divenne rosso dalla vergogna e strinse l’elsa
della propria arma.
-Bene,
iniziamo! Let’s Struggle!-
In
un istante, il figlio di Setzer sparì dall’angolo
visivo del ragazzo, che sentì solo la spada fendere
l’aria. Un forte colpo lo
prese al fianco, facendolo cadere a terra con grande violenza. Shin
urlò di
dolore, ma si rialzò subito. Vide Flynn attaccarsi delle
sfere al gilet, con un
sorriso perfido e compiaciuto sulla faccia, come a dire “Che
ti avevo detto?”. L’avversario
tornò subito all’attacco, sferrando dei potenti
fendenti diretti al ventre di
Shin, che riusciva a parare, ma con grande fatica. Ad ogni tentativo di
contrattacco, Flynn si scansava come se nulla fosse, colpendo poi
l’altro
concorrente con grande violenza. Erano a dei livelli troppo diversi.
Dopo una
spadata in faccia, il nipote di Hayner cadde nuovamente a terra. La
faccia
bruciava e pulsava e il sangue usciva copioso dallo zigomo rotto.
Mancavano due
minuti e il ragazzo aveva ormai perso qualsiasi speranza di vincere. Si
rialzò
a fatica, usando la spada a mo’ di supporto e per poco non
ricadde a terra. La
vista era annebbiata e la testa gli faceva male per le troppe botte
ricevute,
se pur attutite un minimo dall’elmo. Adele gli aveva detto di
non perdere, ma
come avrebbe potuto vincere? Flynn era forte, troppo forte, e lui non
si
allenava da così tanto tempo da poter tener testa ad un tale
avversario. Guardò
sugli spalti e vide lo zio che lo fissava dispiaciuto, Kiryu accanto a
lui con
la stessa espressione, mentre l’amica era rossa in viso e
sembrava stesse per
esplodere dalla rabbia. Questo quasi lo rincuorò. Si rimise
in piedi,
vacillando un poco, e poi si scagliò contro
l’avversario. Sferrò un colpo dal
basso e uno dall’alto, che vennero parati facilmente, e poi
un altro al ventre,
che mancò comunque il bersaglio. Tentò di fare lo
sgambetto all’avversario, ma
questi schivò facendo un salto e abbattendo la propria spada
su quella di Shin.
I due rimasero qualche secondo a fissarsi, arma contro arma, e il
nipote di
Hayner ne approfittò. Diede un calcio nello stomaco a Flynn
e poi lo colpì con
l’elsa della spada sempre nello stomaco, facendolo cadere a
terra. Due sfere
rotolarono a un paio di metri di distanza e il ragazzo corse subito a
raccoglierle, mentre l’avversario si rialzava, un rivolo di
sangue che gli
colava dal labbro.
-Questo
non avresti dovuto farlo, bastardo- disse Flynn,
il volto calmo trasformato in una maschera di rabbia.
Impugnò la spada a due
mani, si concentrò e fece un affondo velocissimo. Shin fu
colto alla sprovvista
e non riuscì a parare il colpo, che fu così forte
da scaraventarlo fuori dal
ring. L’ultima cosa che sentì era la voce
dell’arbitro che annunciava la fine
dello scontro. Poi non vide altro, se non il buio.
Si
svegliò di soprassalto. La testa gli faceva un gran
male, così il labbro inferiore e lo zigomo destro. Si
toccò le parti ferite e
si accorse di avere cerotti e fasciature un po’ ovunque. Si guardò
intorno, e si accorse di essere in
una stanza d’ospedale, illuminata solo da un lumino troppo
debole per dare luce
a tutto l’ambiente. Si alzò dal letto e si diresse
alla finestra. Fuori era
buio pesto e la città era deserta: probabilmente era rimasto
svenuto per molto
tempo. Guardò poi l’orologio appeso al muro e
notò che qualcosa non andava: erano
le sei di pomeriggio, com’era possibile che, per le strade,
non ci fosse
nessuno? Ma soprattutto, perché era così buio? Il
ragazzo si mise le scarpe,
che erano state messe sotto al comodino, e uscì dalla
stanza. L’ospedale era
vuoto. Non un medico o un’infermiera, nessun paziente. Le
luci erano spente,
tranne quelle di emergenza che segnalavano le uscite più
vicine. Che diavolo
stava succedendo? Con il cuore in gola, uscì di corsa
dall’edificio e, quando
fu in strada, cominciò a urlare, a chiamare Hayner, Kiryu e
Adele, ma non
ottenne risposta. Il suo unico compagno, in quel momento, era il
silenzio. Andò
a casa sua, ma la trovò vuota, così successe
quando suonò a quelle dei suoi
amici: nessuna risposta, nessuna luce accesa all’interno.
Tutti spariti.
Dopo
che ebbe girato le vie principali della città,
Shin decise di tornare al Ring di Sabbia: in fondo, il Torneo Struggle
era
finito qualche ora prima, sicuramente qualcuno doveva
esserci. Ma erano vane speranze: tutto ciò che
trovò fu il
ring, ancora al centro della piazza, e i vari striscioni pubblicitari.
Il
ragazzo, ormai in preda all’ansia, ricominciò ad
urlare finché la gola non gli
cominciò a bruciare. Poi sentì un rumore
provenire dalle sue spalle. Si girò di
scatto e inorridì: davanti a lui c’era suo zio,
con graffi ovunque, i vestiti
stracciati e pregni di sangue. I due si fissarono per qualche secondo
in un
silenzio opprimente, il cuore di Shin che sembrava essersi fermato.
Poi, Hayner
cadde. Il ragazzo scattò e lo afferrò prima che
potesse rovinare per terra. Ve
lo posò di schiena con delicatezza. Osservò il
corpo martoriato dello zio,
incurante del sangue che gli stava macchiando i vestiti, e
sentì la gola
stringersi e le lacrime scivolare inevitabilmente sulle guance. Era
sempre
stato forte, cosa poteva averlo ridotto così? Lo scosse un
pochino, nella
speranza che si svegliasse, e quello aprì gli occhi. Quando
vide il nipote, un’espressione
mista a tristezza e felicità apparve sul suo volto.
-Shin…-
sussurrò, allungando una mano tremante sul
volto del ragazzo.
-Zio,
che succede? Che ti ha ridotto così?-
-Mi
dispiace- rispose l’altro, con la voce spezzata. Si
vedeva che respirare diventava per lui sempre più difficile
–Mi dispiace per ogni
cosa- e cominciò a piangere. Una morsa si strinse intorno
allo stomaco di Shin:
è vero che, ormai, lui ed Hayner non erano più
vicini come una volta, ed era
anche vero che voleva che risolvessero i problemi fra di loro, ma non
voleva
che si risolvessero a quel modo, mentre uno dei due moriva. Non era giusto.
-Non
parlare- disse, scosso dai singhiozzi che
rendevano il parlare ancora più difficile
–E’ a me che dispiace, per la zia,
per il torneo, per tutte le delusioni che ti ho arreca…- il
parente non lo fece
finire di parlare. Gli pose la mano sulle labbra e sorrise, come non
faceva da
tempo.
-Mi
hai reso fiero, ogni istante della tua vita. Non pensare
che io ti odi, perché non è vero. Senza di te,
questa vita sarebbe stata noiosa
e vuota- poi urlò, sbarrando gli occhi
–Arrivano…- e il suo corpo prese a
brillare sempre più forte, sotto lo sguardo incredulo di
Shin, finché non si
divise in tante piccole sfere di luce, terribilmente somiglianti a
delle lucciole.
Il ragazzo toccò il terreno macchiato di sangue, dove, fino
a poco prima,
giaceva lo zio morente. Ormai il suo respiro era spezzato dai
singhiozzi, le
lacrime gli scendevano copiose sul viso e sul collo, facendolo
rabbrividire, e
qualsiasi parte del suo corpo tremava. Lo zio non c’era
più, era morto, e lui
era solo, solo nell’oscurità. Il suo urlo di
dolore risuonò ovunque, rompendo
il silenzio della città ormai abbandonata.
Poi
successe. Lo circondarono subito, senza che lui se
ne accorgesse. Shin alzò lo sguardo e li vide, e un brivido
gli salì su per la
schiena. Davanti a lui si trovavano una decina di mostriciattoli
totalmente
neri, dagli occhi gialli brillanti. Erano alti cinquanta centimetri,
con due
antenne che partivano dalla fronte fino ad andargli davanti agli occhi.
Avevano
solo tre dita per mano, con dei lungi e affilatissimi artigli. I piedi
avevano un
unico dito.
-Chi
diavolo siete?- disse il ragazzo, rimanendo fermo
per il terrore. I mostri cominciarono ad avvicinarglisi lentamente,
poi, tutti
insieme, saltarono verso Shin, gli artigli pronti a colpire. Il nipote
di
Hayner chiuse gli occhi e si coprì il viso, ma i colpi non
arrivarono mai. Una
luce fortissima investì il Ring di Sabbia, distruggendo
tutte le creature, e il
ragazzo sentì un qualcosa di pesante e freddo apparire nella
sua mano destra.
Aprì gli occhi e vide cos’era l’oggetto:
una grossa spada a forma di chiave si
era materializzata dal nulla. L’elsa- da cui partiva una
catena argentata che
culminava in tre cerchi, uno grosso e due più piccoli,
posizionati sopra di
quello- era dorata e ricordava vagamente un trapezio. La lama era di un
argento
splendente e lo spazio fra i denti della chiave andava a formare una
corona.
Altri esseri apparvero e subito attaccarono Shin. Il braccio con cui
impugnava
l’arma si mosse come dotato di volontà propria,
distruggendo tutti i
mostriciattoli, che scomparvero in una nube oscura. Il ragazzo, sempre
più
spaventato e perplesso da quello che stava succedendo, si mise a
correre. Quando
si fermò spezzato dalla fatica, si accorse di essere a
Piazza della Stazione. Crollò
nuovamente per terra e tentò di riprendere fiato. La maglia
gli si era
attaccata al petto per colpa del sudore e lui non riusciva
più a reggersi in
piedi.
La
terrà tremò. Il nipote di Hayner si
guardò attorno,
chiedendosi cosa altro stesse succedendo, quando un essere gigantesco
spuntò
dal terreno. Era alto almeno quattro metri, aveva anche lui gli occhi
gialli e
i capelli sembravano dei tentacoli che gli aggrovigliavano la faccia.
Sulla
schiena spuntavano delle piccole ali, nere come il resto del corpo, e,
poco più
sotto, vi era un enorme voragine a forma di cuore, che andava dal petto
della
creatura fino al suo inguine. Mosse una delle sue braccia gigantesche e
muscolose
e sferrò un pugno al suolo, proprio dove si trovava Shin.
Schivò il colpo per
un soffio rotolando di lato e sferrò un colpo di spada
contro la mano del
nemico. Un grosso squarcio si aprì sulla pelle e sangue
viola zampillò ovunque,
impregnando ancora di più gli abiti del ragazzo, che si
allontanò più che poté.
Il mostro urlò di dolore e, nella mano illesa,
creò una sfera oscura dal centro
di un arancione scuro. La scagliò poi contro
l’avversario e, a pochi metri da
esso, la sfera si divise in altre più piccole. Di nuovo, il
corpo di Shin si
mosse da solo: piantò l’arma per terra e una
barriera di luce si creò attorno a
lui. L’attacco dell’essere si schiantò
sulla barriera, che si infranse in uno
scoppio di luce, che abbagliò entrambi. Poi, il nipote di
Hayner volse l’arma
verso la creatura, la punta rivolta al buco nel suo petto. Da quella,
un fascio
di luce partì all’improvviso, colpendo in pieno la
bestia, che si accasciò al
suolo, per poi cominciare a salire verso il cielo. Il ragazzo lo
seguì con lo
sguardo, poi le forze gli vennero meno e svenne.
*
L’uomo
in nero aveva osservato tutto dalla torre dell’orologio.
Il ragazzo aveva potenzialità, ma aveva tanto da imparare.
Si alzò in piedi e
saltò dalla torre. Atterrò senza far rumore,
quasi fluttuando. Allungò la mano
davanti a sé e un portale oscuro si aprì. Prese
il ragazzo in spalla e ve lo
gettò dentro. Subito dopo lo richiuse. Sorrise e
cominciò a ridere.
-Finalmente,
posso iniziare-
disse. Poi la sua attenzione fu interrotta
da qualcosa, o meglio, da qualcuno. Si girò di scatto e vide
davanti a sé una
ragazza alta, dai capelli marroni, lunghi e mossi, e dei bellissimi
occhi
verdi.
-Che
gli hai fatto?- disse Adele.
-Lui?
Oh… nulla, non preoccuparti, starà bene-
“Una
ragazza
scampata all’attacco degli Heartless? Interessante.”
-Comunque,
come hai fatto ad arrivare qui illesa?- chiese
con curiosità, ma
non attese una risposta. –Perché
sprecare
una risorsa? Perché non aumentare le pedine a mia
disposizione?- la ragazza
stava ascoltando perplessa e un po’ impaurita, lui lo vedeva,
lo sentiva. Si
teletrasportò dietro di lei
e le diede un colpo sul collo, facendola svenire. La prese in spalla,
poi creò
una sfera oscura nella sua mano destra. La lanciò verso il
cielo. Mentre lui
spariva all’interno di un tunnel oscuro, intravide la sfera
espandersi fino a
diventare enorme, inghiottendo tutta la città.
***
Cala la notte e comincia la mia guardi... ehm no, sbagliato serie.
ALLORA, sì, non sono morto, sono vivo e vegeto, per la vostra felicità. Prima di passare ad altro, ringrazio tutti quanti per le recensioni, sono state molto gradite :D
Premetto che il capitolo è lungo (forse troppo...?) e spero che non influisca sulla lettura. Ammetto che questo capitolo sia stato un po' un parto: ci sono parti che non mi piacciono e altra roba.
Ammetto che, adesso, il periodo in cui potrò scrivere sarà molto poco, perché sessione estiva in coming D:
Comunque, tenterò di pubblicare qualcosa appena potrò, non vi abbandono tranquilli.
Spero che il tutto sia di vostro gradimento, le critiche son sempre bene accette.
Ah, ho riletto svariate volte, ma ho paura che ci siano comunque errori.
Alla prossima!
Cid