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Autore: Placebogirl_Black Stones    04/06/2015    3 recensioni
“Che cosa canti, Bellemere?” le aveva chiesto curiosa, come ogni bambina di quell’età.
“Questa è una canzone che cantano i Marines quando un loro compagno perde la vita in battaglia. È un modo per ricordarlo e rendergli onore, accompagnandolo nel suo viaggio verso un mondo ultraterreno” le aveva spiegato.
“E perché la canti? Non è morto nessun Marine…”
“Perché questa giornata così grigia me l’ha fatta tornare in mente!” le aveva sorriso, scompigliandole i capelli.
Ecco perché teneva così tanto a recuperare le parole di quel testo. Da quando Bellemere era venuta a mancare aveva fatto tesoro di ogni minima traccia che potesse ricordarla. Aveva cercato lo stesso profumo che sentiva sui suoi abiti, la stessa risata che aveva, l’odore delle sigarette che fumava. Aveva troppa paura che dimenticandosi anche le più piccole cose avrebbe finito per cancellarla, e ora il suo incubo sembrava si stesse avverando. Non ricordarsi di quella canzone significava dimenticare una parte di quel giorno, una parte di lei.
** Fanfiction partecipante alla Zonami Week indetta dal Midori Mikan **
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Tashiji | Coppie: Nami/Zoro
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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INFIERMIERA1: Dottore, la paziente è grave!!!
DOTTORE: quali sono i sintomi?
INFERMIERA1: epistassi nasale, tachicardia e delirio!!!
DOTTORE: Un’altra?!? Cosa farnetica la paziente?
INFERMIERA1: parla di quarte spade, mandarini rubati, mocciose e buzzurri allupati e… oh dottore, non posso credere a quanto sto per dirle: farnetica di un luogo dove tutto ciò avviene veramente!!!
DOTTORE: dannazione!!! Dev’essere un epidemia!!! È la decima ragazza in poche ore che arriva con li stessi sintomi… che sarà mai?!?
INFERMIERA2: forse lo so…
DOTTORE: su parli allora… cosa causa tutto ciò?!?
INFERMIERA2: semplice: la settimana Zonami indetta dal Midori Mikan



REQUIEM PER UNA MADRE




Nascosta nell’ombra, con il cuore che batteva frenetico e il respiro pesante, restò in ascolto. Presto sentì i passi pesanti dei Marines, resi ancora più accentuati dalla corsa. Chiuse gli occhi stringendo forte le palpebre, mentre pregava che non svoltassero l’angolo. Qualcuno ascoltò le sue preghiere, perché come erano arrivati i passi svanirono anche, insieme alle voci. Sospirò, mettendo fuori la testa.
Sussultò nel vedere proprio la persona che cercava ferma davanti a quel vicolo, che si guardava intorno con fare sospetto. Tashigi non aveva seguito i suoi uomini, ma continuava a gettare occhiate all’interno del viottolo, come se avesse capito che si trovava esattamente lì. Forse l’aveva addirittura vista entrare, e allora quegli occhiali le sarebbero serviti solo per darsi un’aria più intelligente.
Sapeva che quello era il momento giusto, la sua unica occasione. Doveva mettere da parte la paura.

- Pssss!- fece un sibilo.

Purtroppo la spadaccina non lo sentì, perché il suo sguardo deviò da un’altra parte in mezzo alla folla.

- Psssssssss!!!- provò ad accentuare il suono, prolungandolo.

Questa volta la vide girarsi di nuovo verso di lei. Preso coraggio, uscì dal suo nascondiglio, guardandola dritto negli occhi e facendole segno di avvicinarsi.
La Marine stava già per richiamare i suoi uomini, ma quando ricevette quell’insolito invito restò con la bocca socchiusa a fissarla inebetita. In effetti non doveva capitarle tutti i giorni che un pirata si prendesse tanta confidenza, invitandola a un tête a tête segreto.
Esitò per qualche secondo, guardandola in cagnesco, per poi cedere e avvicinarsi lentamente, senza mai staccare la mano dall’elsa della sua spada. Si vedeva che era pronta ad attaccarla, se solo avesse fatto un passo falso.
Anche lei fece qualche passo in sua direzione, stando attenta a non farsi prendere alla sprovvista.

- Che vuoi gatta ladra?! Non lo sai che stai rischiando grosso?!- le chiese poco garbatamente, guardandola con disprezzo.

Oltre che sembrare un’oca aveva anche un caratteraccio. Chissà cosa ci trovava Zoro in lei! Se fosse stata un uomo sarebbe stato il genere di donna da evitare a priori.
Le venne da chiedersi se la sua fosse solo scena, se facesse la dura perché in realtà era un cucciolo smarrito che aveva paura della sua ombra. In fondo gli si leggeva in faccia che non era la cattivona che voleva far credere.

- So che non mi farai del male, e io non ne farò a te. Se avessi voluto farlo non ti avrei di certo chiamata in un vicolo buio!- le fece presente - Ad ogni modo, ho bisogno del tuo aiuto-

Diretta, senza troppi giri di parole, era andata dritta al punto. Non aveva tempo da perdere, e soprattutto non aveva voglia di perdersi in chiacchiere con lei.
La vide sgranare gli occhi, incredula a quella richiesta. Le stava letteralmente confondendo le idee.
Si riprese quasi subito, tornando ad assumere un’espressione minacciosa (che di minaccioso aveva ben poco).

- Spiegami perché dovrei aiutare un pirata!!! Mi stai forse prendendo in giro?!- le mostrò un pugno chiuso, alterata.

- Affatto. Ho bisogno di sapere una cosa, una cosa che solo tu puoi dirmi. In realtà potrebbe dirmela anche qualcun altro, ma mi fido più di te. Voglio il testo della canzone “Kaidō”- confessò infine.

Ci furono lunghi attimi di silenzio, nei quali la giovane spadaccina restò a fissarla sbigottita con la bocca spalancata. Una reazione più che naturale, date le circostanze. Non sapeva dire se a rendere più insolita quella richiesta fosse il fatto che una piratessa cercava una canzone dedicata appositamente ai Marines o che la stesse chiedendo direttamente a una Marine. Se lo avesse raccontato in giro sarebbe parso persino comico.

- Perché lo vuoi sapere? Quella canzone è per i Marines morti in battaglia…- riuscì finalmente a parlare Tashigi, addolcendo i toni per l’incredulità.

Stavolta fu lei a trovarsi in difficoltà. In quei giorni non aveva parlato di quella situazione nemmeno ai suoi compagni, che erano in tutto e per tutto la sua famiglia, le persone di cui si fidava di più al mondo. Confessare un segreto così intimo a un’estranea, per di più della fazione nemica, la rendeva nervosa. Odiava essere considerata una donna fragile.
Tuttavia sapeva bene che se non avesse trovato una motivazione convincente, Tashigi non le avrebbe dato ciò che voleva. Forse quella storia commovente di una madre morta e della figlia che cercava di ricordarla avrebbe smosso la sua compassione e il suo lato tenero, anche se la cosa la infastidiva da morire.
Era un sacrificio che poteva fare, in onore di sua madre.

- Mia madre era una Marine- la fissò seria - Quand’ero piccola cantò quella canzone, ma io non riesco a ricordarne tutte le parole-

Attese che la donna metabolizzasse anche quella notizia, sconvolgente quanto le altre. Dopo quella conversazione il suo modo di vedere le cose sarebbe cambiato drasticamente. O almeno questo era quella che pensava.

- Tua madre era una Marine?!- ripeté, come per assicurarsi della cosa - E tu fai parte di una ciurma di pirati?! Povera donna, dev’essere una vergogna terribile per lei sapere di avere una figlia tanto sconsiderata!- sputò velenosa la sua sentenza.

Quelle parole equivalsero a pugno nello stomaco, di quelli da farti piegare in due. Erano giorni che lei stessa si considerava una figlia indegna per il semplice fatto di essersi scordata una canzone, ma sentirselo dire da una perfetta estranea in quel modo così viscido era molto peggio.
Prima di prendere il mare insieme a Rufy e gli altri si era chiesta molte volte se Bellemere avrebbe approvato quella scelta, se fosse stata fiera di lei. Rassicurata dalla sorella e da Genzo, si era convinta che sua madre sarebbe stata orgogliosa di vedere sua figlia che teneva fede alla promessa di disegnare la mappa del mondo, qualunque fosse il modo in cui avrebbe realizzato quel sogno. Non era parte di una ciurma di pirati sanguinari o irrispettosi, ma di persone fantastiche con qualità meravigliose, e pertanto la sua coscienza era pulita.
Non si sarebbe lasciata piegare da una stupida quattrocchi che non sapeva nulla di lei.

- Sono sicura che mia madre mi stia guardando da lassù e che sia orgogliosa di me, perché tutto quello che faccio lo faccio con il cuore, senza far male a nessuno!- alzò i toni, fissandola con gli occhi lucidi e con lo stesso disprezzo che lei aveva mostrato prima nei suoi confronti - Una come te, fossilizzata nel suo mondo di canoni e ideali definiti, non può comprendere certe cose! Sei pronta a giudicare tutti, ma ti sei mai guardata allo specchio?! Chiediti se sono peggio io perché ho scelto la libertà della vita da pirata o tu, che sputi sentenze sulle persone senza sapere nulla di loro!-

Per tutto il tempo di quello sfogo, Tashigi era rimasta inerme davanti alla sua tenacia. Voleva metterla davanti a se stessa, farle capire che non era la donna perfetta che credeva. Doveva pagare per le cattiverie che le aveva detto.
Ma soprattutto doveva, a maggior ragione, darle quello che le aveva chiesto. Su quello non poteva transigere.

- Stasera alle undici, in questo stesso posto. Vieni con il testo di quella canzone-

Con quelle ultime parole la liquidò, recuperando le sue buste e uscendo veloce da quel nascondiglio per tornare dai suoi amici.
Tashigi non cercò nemmeno per un istante di fermarla, ma rimase ferma in quel punto, come se i piedi le si fossero incollati al suolo.
Forse era riuscita a darle una lezione.


…………..


Con la scusa di godersi il fresco della sera, si era appostata sulla panca circolare che contornava l’albero maestro, fingendo di leggere un libro del quale in realtà non avrebbe saputo dire nemmeno il titolo. Non aveva fatto parola con nessuno di quell’incontro, nonostante avvertire i compagni della presenza dei Marines su quell’isola fosse una cosa doverosa. Dopo la disputa con Tashigi era tornata nel negozio di libri da Robin e Chopper, fingendosi tranquilla. Stessa cosa aveva fatto a cena, cercando di assumere un atteggiamento normale.
Ora attendeva solo che tutti andassero a dormire, in modo che nessuno potesse vederla andare via. Mancava solo Sanji all’appello, che stava terminando di sistemare la cucina. E ovviamente Zoro, che però non rappresentava un pericolo dal momento che come ogni sera si era rintanato in palestra per dedicarsi anima e corpo ai suoi allenamenti.
Teneva costantemente sott’occhio la porta della cucina, scalpitando per l’impazienza.
Finalmente, dopo pochi minuti Sanji uscì spegnendo la luce.

- Sei ancora sveglia, Nami-san? Non vai a dormire?- le chiese.
- Resto ancora un po’, questo libro è interessante e voglio finire il capitolo- mentì.
- D’accordo, allora buonanotte principessa!- la salutò affettuosamente, dirigendosi nel dormitorio maschile.

Non appena si fu chiuso la porta alle spalle, scattò come una molla, abbandonando il libro sulla panca e dirigendosi a grandi passi verso la scaletta che collegava la nave alla terraferma. Con un agile salto balzò giù dalla Sunny, incamminandosi verso il viottolo. Era convinta di averla fatta franca, ignara che qualcuno la stesse osservando da dietro i vetri della palestra.
   
 
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