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Autore: The Writer Of The Stars    04/06/2015    1 recensioni
-Titolo ispirato ad un brano de "la Dodicesima notte" di William Shakespeare.-
Shakespeare diceva che se la musica è il cibo dell'amore i cantori devono seguitare a suonare, dare al mondo le proprie melodie senza risparmio, da saziare l'appetito delle nostre anime, fino a che, ormai sazio, il nostro appetito se ne ammali, e muoia ...
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Raccolta di one shot e flash fic sulla coppia Bulma/Vegeta, rigorosamente ispirate da musica e canzoni diverse in ogni storia.
Per ora mi limiterò a pubblicare i miei lavori già "conosciuti" nel fandom, aggiungendo di volta in volta, a seconda dell'ispirazione, nuove storie incatenate ovviamente alla musica. Buona lettura. ;)
Possibile lieve OOC in quanto raccolta, probabilmente con qualche AU.
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If music be the food of love, play on ... - Se la musica è l'alimento dell'amore, seguitate a suonare ...
(Banner della storia realizzato dalla fantastica Nora13 ... grazie. ;) )
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#1: "You' ll'be in my heart", Phil Collins -
#2: "Some Nights", Fun. -
#3: "Who wants to live forever?", Queen
#4:" Don't stop believing", Journey (AU)
#5: "Seasons of love", Rent
#6: "Bohemian Rapsody", Queen
#7: "Tears in heaven", Eric Clapton
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“I’ve got shame, I’ve got scars that I would never show
I’m a survivor. Am always, and you know …”

 
“Io non riesco a capire! È la sesta volta che riparo il motore centrale, ma si può sapere cosa accidenti combini per ridurre la Gravity room in questo stato ogni volta che entri qui dentro?!” Vegeta alzò gli occhi al cielo, irritato dal soliloquio che la scienziata dai capelli turchini aveva intrapreso nel momento in cui le aveva ordinato di aggiustare per l’ennesima volta la Gravity room, provata dagli estenuanti allenamenti del Sayan.  Avrebbe volentieri fatto a meno di chiedere il suo intervento, ma quel vecchio pazzo dai capelli lavanda era misteriosamente sparito dalla circolazione insieme alla tipa bionda e insopportabile che aveva scoperto chiamarsi “moglie”, e i suoi allenamenti non potevano di certo aspettare per colpa di una “crociera”, qualunque cosa essa fosse. E la tipa dai capelli azzurri era l’unica in grado di risolvere il problema.

“Mi alleno, ecco cosa faccio! E giacché sono un Sayan, la mia forza e i miei allenamenti sono ben diversi da quelli di voi smidollati terrestri.” Rispose  con una punta di derisione nella voce graffiante. Sentì la scienziata chinata in terra sulla centrale della navicella sbuffare sonoramente, alzando gli occhi al cielo.

“Anche Goku è un Sayan, eppure non crea tutti questi danni. Nonostante si stia allenando all’aria aperta, non mi risulta di aver sentito alcun terremoto o altro.” esclamò con tranquillità, avvitando un bullone all’apparecchio sotto esame. Non sapeva che così dicendo stesse scatenando le ire dell’ interlocutore alle sue spalle.

“Non osare paragonarmi a Kaarot.” Si sentì rispondere con voce minacciosa dal Sayan. Probabilmente non era ben conscia del pericolo che stesse correndo, o forse il suo animo covava dentro di sé un lato tremendamente masochista e incontrollabile. Sta di fatto che evidentemente le sue sinapsi non erano ben collegate, quando con un tono tranquillo e di superiorità disse:

“Beh,effettivamente non dovrei fare certi confronti; Goku uscirebbe vincitore in ognuno di questi.” Alle sue spalle Vegeta strinse i pugni,ringhiando di rabbia.
“Che cosa vorresti dire?!” chiese irritato, cercando di mantenere la calma. Bulma alzò le spalle con indifferenza, afferrando una vite e avvitandola con noncuranza.

“Quello che ho detto, Vegeta. Goku è un Sayan come te, eppure la sua forza è ben superiore alla tua, se non sbaglio. Mi è stato detto che è riuscito a trasformarsi nel famoso Super Sayan durante lo scontro con Freezer … tu ancora brami quel tanto agognato oro senza nemmeno riuscire a sfiorarlo …”

Vegeta ringhiò rabbioso dietro di lei, sentendo la rabbia scorrergli nelle vene.

“Goku è senza dubbio un guerriero migliore di te … sempre che tu sia un vero guerriero …” concluse Bulma, toccando con quelle parole il fondo.  Non capì poi molto di quello che accade, perché pochi secondi dopo si ritrovò sbattuta con violenza sulla parete della Gravity Room, il collo stretto in una morsa letale e il volto del Principe dei Sayan a pochi millimetri dal suo, contratto in un’espressione spaventosa.

“Stammi bene a sentire, ragazzina …” sibilò il Sayan, stringendo i denti con rabbia.

“Tu non hai la minima idea di chi hai di fronte … io sono un guerriero …” disse, stringendole maggiormente il collo. Bulma emise un gemito strozzato, mentre le dita della mano destra si aprivano di scatto, lasciando cadere la chiave meccanica che fino a pochi secondi prima stringevano con sicurezza.

“Io combatto da quando avevo quattro anni … distruggo pianeti e massacro intere popolazioni da quando ne avevo appena cinque …” disse a bassa voce, con un tono sprezzante e quasi compiaciuto, vedendo alcune lacrime di dolore solcare le gote diafane di Bulma.

“Io ho sfiorato la morte centinaia di volte … ho peccato e ho delle cicatrici che non mostrerò mai …” continuò,alzando il tono di voce senza smettere di stringere il collo di Bulma che lacrimando cercava di frugare
all’interno degli occhi del Sayan, scoprendoli colmi di odio e frustrazione.

“Io sono un sopravvissuto, lo sono sempre stato!” urlò, sbattendo Bulma verso il muro con forza, rischiando di tramortirla.

“Ma non mi faccio problemi ad uccidere qualcuno … specialmente coloro che mettono in dubbio la mia forza.” Disse ghignando un poco, accorgendosi che ormai Bulma stesse per esaurire l’aria.

“E vedi di ricordartelo bene la prossima volta che avrai l’ardore di parlarmi così …” sussurrò minaccioso all’orecchio della ragazza, prima di lasciarla andare di colpo, allontanandosi ed uscendo dalla GR.
 
Alle sue spalle, Bulma giaceva sconvolta in terra, tossendo nel tentativo di riprendere fiato e ammettendo a sé stessa di essere stata davvero una stupida. Era ovvio che Vegeta non sapesse cosa fosse un vero guerriero … ma ci avrebbe provato lei a farglielo capire, pensò, sorridendo amaramente.

 

“This is a story that I Have never told …”
 

Quel giorno Vegeta le aveva inconsciamente svelato un pezzettino del suo passato, e forse lui non se ne era nemmeno accorto, ma Bulma era riuscita a percepire una minuscola ma esistente punta di dolore nelle sue parole. Le aveva urlato in faccia che aveva tante cicatrici che mai avrebbe mostrato … e invece lei le aveva viste. È strano da spiegare, e a dirla tutta all’inizio Bulma non era riuscita a capirlo bene. La prima volta che avevano fatto l’amore ( o come lo aveva romanticamente definito lui, “erano finiti a letto”) Bulma era rimasta sconvolta quando lo aveva visto sfilarsi la maglietta di dosso. Il petto scolpito e muscoloso di Vegeta era forse uno spettacolo mozzafiato, ma era stato altro a toglierle il respiro in quel frangente, e non in senso positivo;  il petto di Vegeta era ricoperto di ferite. Tagli superficiali, moltissimi profondi, cicatrici rimarginate ed altre addirittura ancora aperte. Tutto il corpo di Vegeta era costellato di cicatrici, di ferite di battaglia messe lì a testimoniare tutto quello che vi era stato prima di allora. Il sangue, i combattimenti cruenti, le torture inflitte da Freezer sul suo giovane corpo martoriato e ora marchiato per sempre. Non glielo aveva detto lui, lui non le aveva detto niente. Lo aveva capito da sola; aveva capito tutto guardando quelle cicatrici, quelle ferite custodi gelose di una vita passata nelle mani di un aguzzino.
Eerano state le sue cicatrici a parlarle, a dirle tutto. Lei aveva solo dovuto guardarle ad una ad una.  Nel momento in cui aveva sfiorato con dita tremanti quella più grande, la cicatrice più profonda di Vegeta, quella in corrispondenza del cuore e che raccontava della sua morte su Namecc, Bulma aveva alzato di scatto gli occhi verso Vegeta. Aveva incastrato le sue iridi cerulee con quelle buie del Sayan. E lui non aveva parlato, non aveva detto nulla, non aveva nemmeno cambiato espressione. Bulma si era limitata a frugare in quelle iridi d’antracite. E sul fondo del buco nero, aveva intravisto una piccola supernova luccicare debolmente; la sofferenza.
 
Vegeta non era un guerriero. Vegeta combatteva, uccideva senza pietà, ma in realtà non era un vero combattente. Prima di arrivare sulla terra, Vegeta aveva combattuto solo per sé stesso. Quando quel giorno nella Gravity room Buma lo aveva fatto infuriare, confrontandolo con Goku, Vegeta non aveva capito. Non sapeva che Bulma stesse cercando di fargli capire cosa realmente fosse un guerriero. Non credeva affatto che un vero guerriero potesse essere qualcuno come Kaarot.
 
Essere un guerriero significa combattere per qualcun altro, per proteggere qualcuno e non per il sadico gusto di vedere il sangue scorrere dalle ferite delle proprie vittime. Significa anteporre la vita di coloro che si amano alla propria, e dare la propria esistenza per essi. Ma non è solo un corpo a corpo fisico, quella guerra che i Sayan venerano con tanta fedeltà. I guerrieri più forti sono coloro che riescono in altro. I Guerrieri, quelli con la G maiuscola, sono quelli che alle volte perdono. Sono quelli che peccano, sbagliano per tutta la vita, ma ad un certo punto si trovano davanti ad un bivio; continuare a sbagliare, o decidere di cambiare. I Guerrieri sono quelli che scelgono la seconda opzione, quelli che lottano per cambiare. Sono coloro che nonostante l’orgoglio, il dolore e la sofferenza, riescono ad ammettere a sé stessi le proprie sconfitte da cui non si fanno però sopraffare, ma combattono con le unghie e con i denti per rialzarsi da terra, più forti di prima. Lottare fino alla fine per coloro che si amano, e morire con il sorriso stampato in faccia, non pentendosi di donare la propria vita per qualcun altro. Questo significa essere un Guerriero.
Dopo anni di battaglie e lotte interiori, Vegeta ha capito. Ed è proprio ora, mentre con un piccolo sorrisino accoglie la morte in faccia, sacrificandosi per quel figlio che ha appena abbracciato per la prima volta e per quella moglie a cui non lo ha mai detto, ma ama più di ogni altra cosa, che tutto si fa chiaro.  Ora che ha ammesso le sue sconfitte, ora che ha finalmente capito il perché delle parole di Bulma quel giorno nella Gravity room. E ora, ora che è un Guerriero,  persino morire non sembra tanto doloroso …

Bulma alzò gli occhi al cielo, sorridendo tra le lacrime. Perché finalmente Vegeta ce l’ha fatta, perché lei ce l’ha fatta. Ci sono voluti sette anni, 2255 giorni costellati di lacrime, litigi, momenti belli e momenti brutti, affrontati insieme. Ma tutto questo tempo è valso davvero la pena d’essere stato vissuto. Non trattenendo un singhiozzo, Bulma fissò il cielo sopra la sua testa, mimando un “Ti amo” con le labbra, certa che il suo guerriero avesse capito. Perché adesso Vegeta era divenuto un vero Guerriero. Il suo Guerriero

 
-Warrior, Demi Lovato
   
 
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