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Autore: Aoboshi    04/06/2015    2 recensioni
La vita è dura e continua, ma il senso di colpa logora le coscienze, soprattutto la sua, quella di Caleb Prior. Deve spiegarlo, è la sua occasione per spiegare perché, perché ha quasi permesso a Jeanine di uccidere sua sorella - Beatrice Prior- perché il suo tradimento non è così nero. Matthew non ha vacillato quando gli ha esposto il piano, ha collaborato, freddo e in silenzio, un vero Erudita, se fosse nato tra le fazioni anche lui. Ma adesso manca solo una persona, l'unica in bilico, l'unica che può davvero decidere se il suo "esperimento" è giusto o no. Quattro, Tobias Eaton, sarà pronto a questa rivelazione? E lui, Caleb all'altezza del suo cervello? Etichettato come GD, ha ricreato qualcosa di impensabile, unico e spaventoso, il quinto siero. Lui ha giocato con il destino adesso sta solo a Tobias, decidere se ha vinto o meno!
Una scelta può risvegliarti...
Genere: Fantasy, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb Prior, Four/Quattro (Tobias), Jeanine Matthews, Matthew, Tris
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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L’aiuto a rialzarsi, ha solo un camice bianco addosso, largo, le gambe troppo lunghe vengono fuori da quella specie di sacco malmesso, ma non importa, lei è sempre bellissima, lei è la mia Tris - e la preferirei senza quel camice. Scende dal lettino metallico, è confusa, lo vedo. Talvolta inciampa, non riesce a camminare, Caleb si avvicina a noi. So che è merito suo, so che ha fatto qualcosa di impossibile, ma l’ho persa una volta e non riesco a controllare il mio corpo mentre mi paro davanti a lei per proteggerla. -Beatrice…- non avevo notato le profonde occhiaie sotto i suoi occhi prima di allora, è dimagrito, cresciuto, quei due anni sono stati duri per tutti. Matthew è rimasto in disparte, vicino ai computer, a fingere di studiare i grafici e i dati, sa che ho capito. Caleb fa per toccarla, devo trattenermi, lui me l’ha riportata e io devo avere pazienza. Tris si avvinghia al suo braccio, la bocca ridotta ad una fessura -Come hai fatto!?- sibila. Caleb strabuzza gli occhi, Tris non sembra molto contenta, la cosa mi turba, forse non voleva essere riesumata forse… -Mi sei mancata…-lei crolla a quella frase, la voce di Caleb è flebile, sincera e tremante, perché non si basa su un calcolo, non è dettata da nulla di troppo logico o razionale. Tris molla la presa e io guardo Caleb, i suoi occhi sono pieni di lacrime, la sua sofferenza è disarmante, io ho patito un inferno, è vero, ma lui… per lui deve essere stato anche peggio. Sento la stretta di Tris, le sue dita attorno alla mia mano, è una sensazione paradisiaca. -Prima che la mamma mi lasciasse tornare…- è la seconda volta che la nomina, non riesco a fare a meno di vedere un’espressione soddisfatta attraversare fugacemente il volto di Caleb – Mi ha detto di dirti, che ti perdona e che ti vuole bene -Oh Tris, tu l’hai vista, tu sai cosa c’è oltre tu puoi… Tris si irrigidisce, il volto sbianca, ho il terrore di vederla svenire, il terrore di non vedere più aprirsi i suoi occhi, ma per fortuna è solo un flash –NO!- la voce è decisa, ma lei si affida a me perché è ancora debole -Il mio cervello è rimasto spento troppo a lungo – i suoi occhi diventano due fessure, perché è così sospettosa verso Caleb? –Voglio leggerli- aggiunge-Tutti i documenti di Jeanine sui miei cloni, li voglio leggere!- rimango spaesato. La parola cloni mi riecheggia nella mente, quella che stringo non è la mano di un clone, non può essere solo un clone. Tris si volta verso di me, mi scruta con dolcezza, sa cosa penso, lo sa sempre. Le sue gambe cedono, se non avessi i riflessi così pronti, forse sarebbe caduta, ma la sorreggo, la prendo in braccio e sento il su corpo contro il mio, caldo e minuto. -E’ ancora debole, non può lasciare il centro!- la voce fredda di Matthew mi trafigge, gli occhiali brillano senza lasciarmi intravedere il suo sguardo, non so se è rivolto a me o a Tris. Non mi muovo la tengo tra le braccia. Matthew si avvicina, è livido, minaccioso, ma io non ho più paura, non più, ora che Tris è di nuovo con me -Puoi essere così stupido!? Ha bisogno di riposo, la procedura non è completa! “Non è completa” abbasso lo sguardo su Tris, sembra sofferente, ma mi sorride -Dannati geni divergenti…- è sarcasmo – Avrò bisogno ancora dell’incubatrice vero… Lasciatemi… lasciatemi parlare con lui, per favore…- allude a me perché Matthew trasale, non riesco a reprimere la mia soddisfazione mentre sia lui che Caleb si allontanano, e, nel freddo del laboratorio, rimaniamo soli, io e lei. La riporto al tavolo, la stendo, so che non ce la fa, ma mi sorride e mi invita con gli occhi. Salgo anche io sul tavolo, la prendo tra le braccia, lei si accuccia sul mio petto, non l’ho mai vista così stanca, fragile e… spaventata. Non lo capisco, la paura l’ha sempre accesa, ma adesso prova un terrore che non ho mai visto nei suoi occhi, la stringo più forte, lei mi ringrazia con lo sguardo, prima di parlare -E’ sbagliato Tobias… - dice infine con una tristezza infinita. No, non è vero, lo sbaglio è stata la sua morte, non il suo ritorno, lo sbaglio è stato prendere il posto di Caleb, anche se me l’ha riportata -Dimmi che sei davvero tu…- la mia voce è stanca, sfinita, da quella risposta dipenderà il resto della mia vita -Non lo so…- sì, è la risposta giusta, quella di Tris, strofino la mia fronte sulla sua, lei sorride. -Quando…- non mi vengono mai le parole al momento giusto, sono così distratto dal suo respiro regolare, dal suo calore sul mio corpo, dal profumo dei sui capelli –Quando stavano per cancellare la memoria a Chicago- mi rigiro la sua mano tra le mie e inspiro profondamente – Mi hai detto che togliere ad una persona i suoi ricordi vuol dire privarla della sua identità…- la scintilla di intelligenza nei suoi occhi divampa -Non sono un clone se i miei ricordi sono quelli veri!?- diretta, come una Candida, sussulto –Scusami...- il suo sguardo si calma. -Credi di non essere tu…?- la mia voce è strana, temo quella risposta, perché mi saprebbe di tradimento. Scuote la testa, i capelli biondi catturano il riflesso del neon, li bacio, come volevo fare da due lunghi anni. Si morde l’interno della bocca – E’ il mio corpo, lo so, ma, Tobias, hanno mappato il mio genoma, il mio cervello, Jeanine … Matthew e Caleb, hanno sconfitto la mia divergenza! La guardo, le trema la bocca, ha gli occhi sgranati, ho capito quale è il problema, la sua divergenza, la cosa che l’ha sempre definita –E’ stato un bene che Jeanine avesse tutte queste informazioni, altrimenti tu… -Sai che il cervello rimane attivo per qualche secondo prima di spegnersi? Annuisco, avevo sentito una cosa simile –Il mio è rimasto così per sessanta secondi, ero con mia madre, mi ha abbracciata e mi stava portando con sé, poi mi hanno bloccata! So cosa hanno fatto Matthew e Caleb, ma non so se essergli grata…- il mio cuore si ferma, come può essere, non è felice, lei voleva … voleva restare morta? Alza lo sguardo, mi trafigge come sempre –Sono solo felice di poter stare ancora con te, Tobias, solo con te anche solo per un istante, anche solo per poco, ma con te, non dubitarne, non dubitarne mai!- la bacio, prima delicatamente, poi sempre con più passione, la memoria fa il suo dovere, modula la morbidezza delle mie labbra sulle sue, gemo, perché sento le sue mani sulle mie spalle, ripercorrono il profilo dei tatuaggi. Il tavolo trema sotto il nostro peso, ma non mi importa. Prima di stringerla così non ricordavo quanto ogni cellula del mio corpo la chiamasse, la implorasse di tornare e per lei è lo stesso. E’ un miracolo, il più bel regalo che potessi ricevere, sento una leggera pressione contro il petto, mi scosto appena, lei sorride – Me lo ricordo sai… quando saresti tornato, mi avresti dovuto dare molti di questi – rido, non ricordo di aver mai più sentito la mia risata da quando lei… ma adesso si, mi sembra di essermi risvegliato con lei, di essere tornato a vivere. Matthew E’ lei, non è un clone, lo so, io e Caleb abbiamo lavorato per due anni senza risparmiarci, lontano da occhi indiscreti, persino da Tobias, Quattro. Ormai al suo nome si accompagna sempre la fitta di gelosia che mi incatena lo stomaco, ma sono felici, Tris è felice, questo conta, mi asciugo una lacrima mentre appoggio la schiena alla porta fredda. So perché Tris è contrariata, non posso biasimarla, ma il suo è stato un caso più unico che raro, avevo tutto di lei, sapevo tutto di lei, persino come si intrecciavano i suoi neuroni – grazie a Jeanine- Quella donna è stata spaventosa quanto incredibile e Caleb… lui è a dir poco raccapricciante, ossessivo, ma geniale. Mi passo una mano sulla faccia, ricordo quel giorno, quando mi era venuto a cercare, mi aveva preso per il camice, mi stava strozzando, gli occhi sbarrati mentre ringhiava -Indietro, la riporteremo indietro! Quello che è stato dopo, lo ricordo come un sogno, noi che prendiamo il cadavere di Tris, mentre lo sostituiamo, io che costruisco l’incubatrice, che sintetizzo il liquido di detenzione. La mia emozione mentre vedevo le cellule delle sue ferite rigenerarsi, un fantoccio, credevo di aver riattivato un fantoccio. Poi il sogno aveva lasciato spazio all’ incubo. Il siero- il siero della vita- così avevamo deciso di chiamarlo io e Caleb, sembrava impossibile, lo era, in teoria. Dovevamo costruire qualcosa di tale da dare un impulso alle cellule neuronali, come accade ai feti. Ma non era un feto quello da risvegliare. Ho lavorato mesi interi, convertito video in impulsi elettrochimici, il fatto di aver filmato praticamente ogni istante della sua vita ha avuto la sua utilità. Ma avevamo una sola occasione, una e una sola e non potevamo sbagliare, così è iniziato. Un brivido mi sale sulla schiena, il corridoio sotterraneo è vuoto, solo metallo rinforzato, un lungo sepolcro di titanio, sul soffitto qua e là fa capolino la luce del neon. Mi guardo le mani, lisce, da scienziato, quello che sono. Non importa quante volte me lo ripeta, ma non sarò mai come Caleb e da un lato ne sono felice. Vederlo commuovere mi ha destabilizzato, lui così freddo in questi due anni, uno scienziato spietato, una nuova versione di Jeanine, ma per una buona causa, o così mi dico. Spero sia felice di aver risvegliato sua sorella, è stato il senso di colpa il motore propulsore, ma poi è subentrato altro, la sfida, il desiderio di ricerca, di risposte, l’istinto di lanciarsi contro la natura e di vincere, sfidando ogni leggere. Lo capisco, l’ho seguito perché amavo Tris …e perché capisco Caleb. Abbiamo giocato a fare Dio, rivedo il miracolo, il viso di Tris, gli occhi di Tobias, il pianto di Caleb e poi altri volti, tutti gli altri volti di tutte le persone che abbiamo usato, tutti i divergenti e le “Tris” che abbiamo ucciso. Capitolo 2 Tris Fatico a respirare, la trachea mi fa male, cos’è questo sapore di sangue, perché? Soffoco, vi prego uccidetemi, uccidetemi adesso -Tris!- sgranò gli occhi, qualcuno mi chiama, allora la mia gola si apre e finalmente, urlo. Qualcosa si serra attorno alla mia gola – Si, si, vi prego, uccidetemi, vi prego!- ma non lo fanno, mi lasciano soffocare, cerco di guardare oltre le macchie, cerco di focalizzare cosa c’è davanti a me, ma soffro, soffro troppo e non ci riesco. Tossisco, sangue e bile si mischiano nella mia bocca, cerco di urlare ma il flusso me lo impedisce. La testa. Cosa è questo mal di testa, cosa queste urla, perché urlano così? Sono voci nella mia testa, solo nella mia testa. Basta, vi prego basta, vi supplico. Poi tutto torna nero e il vuoto mi riabbraccia Mi risveglio con un rantolo, il respiro affannoso, mi guardo attorno, ho gli spasmi, sento una mano sulla mia, reagisco, io devo… ma è Tobias, i suoi occhi blu scuro mi avvolgono, il panico si scioglie e lui mi abbraccia. Mi avvinghio a lui come ad un’ancora, se sopporto lo faccio per lui -Va tutto bene Tris, va tutto bene! No, non va tutto bene, è la mia esperienza post mortem o meglio le mie centinaia di esperienze post mortem. Perché da due anni è così che Matthew e Caleb mi torturano, facendomi entrare e uscire dal regno dei morti. -Voglio parlare con Caleb- la mia voce è innaturalmente pacata. Gli occhi di Tobias mi scrutano, ma annuisce, scende dal tavolo di acciaio, non senza prima stringermi una mano e guardarmi, so cosa dicono i suoi occhi “Non andartene mai più” No, non me ne andrò, ma devo mettere in chiaro delle condizioni. La porta automatica si apre dopo poco, ne emerge la figura di Caleb, ha un sorriso tirato, la pelle grigiastra e i segni degli aborri compiuti, vorrei odiarlo, vorrei vomitargli il mio odio, ma non posso, mi guardo le mani, se ho potuto stringere Tobias, lo devo a lui. -Sorellina…- Non riesco a fermare il mio sguardo truce, lui sussulta, si toglie gli occhiali e si massaggia gli occhi, mi si avvicina. Ho modo di guardare meglio la stanza, è ampia, molto, ci sono una fila di computer su un lato, altri macchinari e le incubatrici dall’ altro , il liquido amniotico sintetico emana una sottile luce rosata, la percepisco nonostante il faro puntano su di me. Caleb mi scruta, incrocia le braccia, mi sembrano passati anni. Lo sono infatti. Ricaccio indietro la mia voce interiore e le lacrime -Non ti chiederò scusa!- esordisce. Per uno a cui sono mancata, la sua distanza dice ben altro, ma io non sono solo la sua sorella perduta, io sono il suo migliore esperimento, io sono la sua gloria. Reprimo un moto di disgusto –Non sono qui perché tu mi dia dell’eroe! Mente, lo conosco, mente spudoratamente, ma non credo sia da accusare per questo. Non so cosa dirgli, così, opto per la verità – Quanto autonomia ho? Lui sussulta, si rimette gli occhiali e si fa serio – Temi che il mio progetto sia imperfetto? E’ sulla difensiva, ci somigliamo così tanto quando facciamo così, per quanto mi faccia piacere metterlo in difficoltà, per quanto la sua morale sia discutibile, c’è sempre quella scritta impressa a fuoco nella mia mente “Lui ti ha riportata indietro”. Non posso dimenticare che l’ha fatto e non posso neppure dimenticare il come lo ha fatto. -No, ma non riuscirei a tollerarlo oltre- ho ragione, non ci riuscirei, se hanno sconfitto il mio genoma, be’ è perché io volevo che lo sconfiggessero. Ho abbassato le mie difese al siero, l’ho fatto inconsciamente, questo vuol pure significare qualcosa. -Non ricapiterà… Almeno che tu non cerchi di farti uccidere a tradimento! Scatto – A tradimento!? Mi sono sacrificata per te, idiota, perché non volevo vederti morire! Stringe gli occhi e mi fissa, il suo sguardo mi incatena –Lo so, perché neppure io lo ho mai voluto! La gola si fa secca, sento le lacrime spingere ma non posso, non posso fidarmi ancora, non posso dargli questo potere, ma è mio fratello, è mio fratello e gli voglio bene. Decido di ascoltarlo, mi abbandono al tavolo, mentre lui mi cammina attorno come uno squalo, muove il carrello con sopra gli elettrodi e chissà quale altro dispositivo infernale. Mi scosta i capelli dalla fronte, fa aderire l’elettrodo alla tempia e poi allo sterno, il pigolio degli strumenti mi culla mentre Caleb scruta gli schermi, mi ricorda Jeanine, ma lui non vuole uccidermi, non questa volta, per lo meno. -E’ per questo che dagli Eruditi non hai mosso un dito, vero!? Si volta verso di me, annuisce, non riesco a decifrare la sua espressione, tra i macchinari, gli schermi e i laboratori, lui è nel suo elemento. Ascolto la sua spiegazione, sarà precisa ed esaustiva come solo le sue sanno essere, scenderà nei particolari e soddisferà la mia curiosità. Nelle varie fasi del risveglio, non sono mai riuscita a capire precisamente cosa stesse succedendo -Jeanine aveva tutto, non aveva solo la tua mappatura celebrale, in una delle sue ultime sedute aveva anche quella dei tuoi collegamenti sinaptici- sono spaventata e ammirata, quella donna, un po’ come mio fratello adesso mi fa paura – Quasi un milione di collegamenti, tutti precisamente schedati con l’intensità di corrente e le differenze di potenziale da un capo all’altro della radice, per Matthew ripristinarli è stato un po’ come fare la maglia -Mi stai paragonando a un maglione?- vorrei che la mia voce fosse meno velenosa. Caleb si gira, irritato -Certo che no!- non sa ancora stare agli scherzi, troppo “autoindulgenti”. Continua a premere pulsanti sulla testiera e ad analizzare le mie funzioni vitali, il cinguettio dei bip diventa più forte. - Jeanine aveva intenzione di clonarti! – quella parola mi fa venire la nausea, guardo mio fratello incredula, non sarei stata io, sarebbe stato un clone, ma lui avrebbe permesso agli Eruditi di uccidermi perché… perché avevano una copia. Lui scuote la testa – Ma lei, come sai bene morì mentre tu… scappasti senza problemi – mi scappa un grugnito – Ho recuperato tutta la documentazione di Jeanine, l’ho studiata, ma mancava il pezzo più importante, ovviamente lì è venuta la parte più difficile, immettere e ripristinare i ricordi e riattivare le cellule, per quello io e Matthew abbiamo costruito le incubatrici e piazzato il liquido pseudo amniotico per nutrirle! -Ancora non capisco come ci siate riusciti…- Gli occhi di mio fratello si illuminano, tende sempre a dimenticare che ero portata anche per gli Eruditi -A riattivare l’impulso di sopravvivenza… Per quello abbiamo studiato tutto il primo anno, ininterrottamente, ho studiato nei reparti di maternità -Ti ci vedo come ostetrica- lo apostrofo, lui mi lascia fare, sembro una scolaretta discola - Finché non mi è venuta un’idea: il CPH4! L’enzima prodotto dalle madri per dare il via allo sviluppo del feto, te ne abbiamo iniettato nell’organismo!- gli occhi brillano, ma io sento un brivido. La faccia di Caleb è a poco dalla mia, lo vedo meglio, è stanco, ha impiegato tutte le sue energie per questo e io non posso avercela con lui, per quanto ho sofferto, non importa, ora sono con lui -Mi dispiace Beatrice per come sono andate le cose, ma non potevo permettere che la nostra unica occasione di riprenderti sfumasse!- lo vedo è sincero c’è l’affetto nei suoi occhi, per me e per il suo esperimento, ma soprattutto per me. Lo abbraccio, non siamo perfetti, per abbracciare gli altri dobbiamo prima abbracciare i nostri difetti, questo diceva mia madre. I non sto abbracciando i miei difetti, ma sto abbracciando la mia parte migliore, mio fratello. Lo so, lo capisco e come per Will, ci dovrò convivere.
   
 
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