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Autore: 365feelings    05/06/2015    2 recensioni
01. Percy/Annabeth; prompt 56. Sono un poliziotto e tu un giornalista invadente e non dovrei proprio darti nessuna informazione sul nuovo omicidio!au
02. Jason/Piper; prompt 71. Sei una cheerleader e io un punk e viviamo in due mondi diversi!au
03. Jason/Piper; prompt 25. Ci siamo scambiati per sbaglio i cellulari!au
04. Jason/Piper; prompt 37. Sono depresso e decido di chiamare una hotline!au
05. Chris/Clarisse; prompt 72. Ero uno zombie e sono stato “ri-animato” ma tu mi tratti come se fossi ancora un mostro!au
Un tempo, pensa, ci sarebbe stato Luke ad aspettarlo – non è vero. Un tempo ci sarebbe stata Clarisse.
Prende la sua sacca e si incammina.

Multiship canon | #100au (challenge indetta dal campmezzosangue), #PJShipWeeksItalia
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Jason Grace, Percy Jackson, Piper McLean
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Nuovi casi e vecchie, invadenti conoscenze
Pairing: Percy/Annabeth
Rating: verde
Genere: generale
Avvertimenti: au, modern au, detective!Annabeth, giornalista!Percy, one shot (1040w), headcanon
Prompt: 56. Sono un poliziotto e tu un giornalista invadente e non dovrei proprio darti nessuna informazione sul nuovo omicidio!au
Note: questa è una buona serata per iniziare la mia ennesima raccolta che non vedrà mai una fine
  • La fanfiction è ambienta a Park Slope, Brooklyn, New York e da qualche parte ho letto che è veramente uno dei quartieri migliori in cui abitare. Secondo google maps ci vogliono tredici minuti per andare a piedi dalla metropolitana che c’è nella 9th St alla scena del crimine (punti presi assolutamente a caso, ovvio).
  • Frank è a capo di una squadra di detective e sopra di lui c’è Reyna perché sì.
  • Annabeth che ascolta audiolibri è un headcanon che ho trovato su tumblr e che ho amato; qui sta ascoltando Storia dell’architettura europea di Pevsner, capitolo nove, pagina 280, edizioni Biblioteca Universale Laterza (more like ho preso il primo libro di architettura di mia madre e non vi devo spiegare perché, vero?)
  • Amo il genere poliziesco e i gialli sono uno dei miei guilty pleasure, ma è chiaro che non ne so scrivere. Non ho la più pallida idea di come il cadavere beh, sia diventato cadavere; o meglio, ne ho diverse, una più assurda dell’altra e mi ricordano tutte perché le mie amiche non vogliono farmi giocare a Cluedo.
  • Il titolo della raccolta proviene da un album dei Placebo.
  • Chiedo scusa per ciò che segue; ultimamente ho scritto troppe solangelo e mi sono arrugginita con le percabeth. Also, mi sono stancata di rileggere ed è possibile che mi siano sfuggiti degli errori: segnalatemeli, grazie.
 
 
 
 
 
  1. Nuovi casi e vecchie, invadenti conoscenze
 
 
 
Negli Stati Uniti gli inizi sono in rapporto con la crisi finanziaria del 1929. I documenti rappresentativi di questo primo stadio sono alcuni grattacieli di Nuova York di Raymond Hood (l’edificio del Daily News del
Arrivata all’incrocio con la Terza Strada, Annabeth vede le sirene lampeggiare. Rallenta il passo, quanto basta per ascoltare la fine della frase, e non appena la voce femminile nelle sue orecchie riprende il respiro, mette in pausa l’audiolibro che sperava di terminare nel tragitto tra metropolitana nella Nona Strada e la scena del crimine.
Mentre copre la distanza che rimane, ripone gli auricolari nella tasca della giacca e rivolge un cenno di saluto al detective Levesque che proviene dalla direzione opposta.
Hazel ricambia con un sorriso assonato e insieme mostrano i loro distintivi agli agenti che controllano l’ingresso della casa, interno 453.
L’edificio è una palazzina bianca di quattro piani, simile a tutte le abitazioni del vicinato, ed entrando ricorda che alcuni anni prima Park Slope era stato piazzato al primo posto come miglior quartiere della città dal New York. Ora, invece, il distretto ha il suo bel da fare con i casi di omicidio: undici solo negli ultimi sei mesi.
Frank non ha avuto il tempo di abituarsi alla promozione, che si è ritrovato a dover gestire un’indagine dopo l’altra.
«La vittima è la signora Johnson» le aggiorna uno dei poliziotti che per primi sono arrivati sul posto, conducendole sulla scena del crimine «Sessant’anni, vedova da dodici, viveva da sola. Ci hanno contattati i vicini».
Annabeth annuisce e osserva la donna che giace supina sulla moquette color senape con la vestaglia sgualcita e un foro di proiettile in fronte.
«Familiari?» chiede.
«Una figlia che vive Philadelphia ma che al momento è ad Atlanta per lavoro».
«Precedenti?»
«Non è schedata».
Hazel inizia a controllare il lato sinistro della stanza, mentre lei si sofferma sul letto a baldacchino che sta in mezzo alla camera. Qualcosa sembra aver attirato la sua attenzione e di sicuro non si tratta degli intarsi rococò, ma non capisce cosa.
«Trovato qualcosa?» le chiede la collega che si è da poco trasferita da New Orleans ma con cui ha da subito stabilito un’intesa, il che è molto più di quanto possa dire riguardo i suoi precedenti partner. Hazel infatti si fida; di lei, delle sue intuizioni.
«Non ne sono sicura» risponde sinceramente, scattando una foto con il telefono.
«Ne verrai a capo» replica l’altra e poi si china sotto la finestra «Sappiamo se la signora aveva un gatto o un cane a pelo lungo, bianco?»
Nello stesso momento in cui si avvicina, un agente entra nella stanza.
«Detective Chase, c’è un giornalista che dice di conoscerla. Cosa devo fare?»
Il flash del coroner illumina la camera, Hazel le sorride.
Impercettibilmente, Annabeth sospira.
 

Appoggiato al cofano di una delle volanti della polizia, Percy sbadiglia sonoramente: sono appena le sei del mattino e lui ha trascorso la notte al computer, lavorando ad un pezzo che deve presentare il giorno successivo.
«Jackson».
Sobbalza, ma non si lascia intimidire dal tono di rimprovero, né dall’aria di disappunto con cui la donna lo sta fissando.
«Annabeth!» risponde allegramente.
«Per te sono il detective Chase della omicidi di New York e devo chiederti di allontanarti, non sei autorizzato a restare» replica lei impietosa e alla luce pallida di una primaverile alba newyorkese Percy trova che sia bellissima.
«Stai cercando di impressionarmi?»
«Sto cercando di ricordarti qual è il tuo posto. Molto lontano da qui».
«Sei ingiusta, come pensi possa scrivere il mio articolo se non studio l’ambiente?»
Rotea gli occhi e porta la mano sul fianco; non quello della pistola, l’altro, e da questo capisce che in fondo non è così mal disposta nei suoi confronti.
«Non puoi restare, è la scena di un crimine. Non so come tu abbia fatto a sapere dell’omicidio e no, non lo voglio sapere. Per cui ora sparisci».
Su una cosa concorda: Annabbeth davvero non vuole sapere come un suo amico abbia trovato le frequenze radio della polizia e gliele abbia isolate.
Quindi estrae il taccuino e commenta: «Confermi dunque che c’è stato un omicidio».
«Frena Mrs. Marple» replica lei «Cosa stai scrivendo?»
«Appunti per il mio articolo. Continua».
In realtà si è appena annotato che deve portare Mrs. O’Leary dal veterinario, ma adora prenderla alla sprovvista. Purtroppo non ci riesce spesso, perché non è facile cogliere il detective Chase con la guardia abbassata, ogni tanto però ce la fa.
«Non ci sarà alcun articolo» replica lei sporgendosi per verificare cosa ha appena annotato, ma è rapido nel portare il taccuino al petto.
«Come no? È il mio lavoro. Sono un giornalista e – non guardarmi così, sono un giornalista. Sono il diamante di punta della redazione. Hai letto le copie che ti ho mandato?»
«No» risponde seccamente lei.
«Così mi ferisci. Ma sappi che un giorno non troppo lontano vincerò il Pulitzer. Potresti aiutarmi ad accorciare i tempi, sai?»
La donna lo fissa dritto negli occhi e lui sostiene lo sguardo. Non è un’impresa facile come si sforza, invece, di far apparire. La prima volta che si sono incontrati, quattro mesi prima, lei lo ha inserito nella lista dei sospettati del caso che stava seguendo all’epoca e la seconda volta, pochi giorni dopo, gli ha puntato la pistola contro. Sono cose che non si dimenticano facilmente, anche se da allora i rapporti sono notevolmente migliorati: innanzi tutto la sua innocenza è stata riconosciuta, poi, cosa non meno importante, la pistola è sempre rimasta nella fondina.
Non può negare, quindi, di essere un po’ intimorito da Annabeth Chase e allo stesso tempo è sicuro di non aver mai incontrato donna più bella e intelligente di lei.
Spera con tutto se stesso che decida di accettare il caffè che le ha offerto alcune settimane prima. E che lo aiuti con l’articolo, anche quello.
«Sicuramente la morte della signora Johnson, una donna bianca di sessant’anni in un quartiere residenziale ammalierà la giuria» gli dice alla fine «Ora sparisci».
Sorridendo, questa volta prende veramente appunti. È inoltre sicuro di aver visto sorridere anche Annabeth, nonostante lei gli abbia subito dato le spalle e sia tornata al proprio lavoro senza voltarsi.
Forse il giorno in cui le offrirà un caffè non è poi così lontano.
   
 
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