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Autore: Writer_son of Hades    05/06/2015    2 recensioni
In un passato lontano, gli uomini stavano distruggendo la terra. Gli dei, vedendo queste atrocità, scesero nel mondo e devastarono l'umanità. Solo un uomo e una donna, per ognuno degli dei esistenti, vennero salvati per diventare figli del dio che li aveva scelti.
Nel loro sangue di mortali, scorreva anche una parte dell'icore dorata degli dei. Generazioni e generazioni di discendenti si precedettero, portando pace e rispettando per gli dei e per la terra dove vivevano.
Mille anni dopo, una ragazza mortale, discendente di nessun dio, si ritrova a dover affrontare il suo destino.
Sarà veramente pronta ad abbracciare il ruolo così importante che le spetta?
(per questa storia ho preso spunto da alcuni aspetti della saga di "Percy Jackson")
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo VI









L’ultimo ricordo che avevo di lui tornava a Quella notte.
Era fine agosto e papà mi stava rimboccando le coperte. Mi chiuse la finestra dalla quale entrava un forte vento, guardando fuori con fare preoccupato.
                – Cosa succede papà? – gli chiesi, vedendolo scuro in volto.
Lui chiuse definitivamente la finestra, tirando le tende. Si voltò verso di me con un sorriso tirato, ma a me bastava.
                – Sta arrivando un temporale, tesoro mio. – mi disse sedendosi al mio fianco.
                – Un temporale?
Avevo paura dei tuoni e dei lampi che tagliavano il cielo.
                – Sì, ma non devi avere paura. – mi rassicurò. – Il temporale serve a rinfrescare l’afa estiva. A pulire la polvere delle giornate più secche. All’inizio fa paura, ma poi passa. Tutto passa, amore mio.
                – Anche tutti quei lampi e tuoni? – domandai con il lenzuolo fino sotto al mento, impaurita.
                – Pure quelli. – mi sorrise, dandomi il bacio della buonanotte.
Poi uscì dalla porta della mia camera e la socchiuse.
Chiusi gli occhi e cercai di dormire, ma sentivo il vento che ululava e che sbatteva contro il vetro della mia finestra. Poi cominciarono i lampi e subito dopo il rombo assordante dei tuoni che facevano vibrare il letto e le pareti. E la pioggia che picchiava il suolo con forza e potenza di un proiettile.
                – Papà? – chiamai tremante. 
Mi aveva detto che sarebbe passato, che tutto passa. Ma io avevo lo stesso troppa paura.
                – Mamma? – provai, visto che lui non rispondeva.
Dopo un ennesimo tuono, mi alzai velocemente dal letto facendo svolazzare la mia camicetta da notte bianca e aprii la porta della mia camera per andare in quella di fronte.
Dietro a quella porta, identica alla mia, ero sicura di poter trovare un rifugio sicuro.
Senza fare troppo rumore l’aprii e mi fiondai nel grande letto con le coperte blu scuro. Trovai un braccio più robusto del mio e mi ci accovacciai contro.
                – Non riesci a dormire? – mi domandò in un sussurro la voce calda di mio fratello.
                – Il temporale fa paura. – risposi nascondendomi sotto alle coperte.
Lui mi fece passare il braccio attorno alle mia spalle e io mi accoccolai contro il suo petto stringendogli la maglietta. Aveva solo tre anni e qualche mese in più di me, ma era molto alto e robusto per un ragazzo della sua età.
Succedeva spesso che, quando avevo paura la notte, mi rifugiavo nel suo letto e la cose che apprezzavo di più, era che lui non mi respingeva.
                – Passerà. – mi rincuorò, citando nostro padre.
Mi strinsi a sotto le coperte e lui mi accarezzò la schiena.
Poi quel baccano. I colpi di pistola e quei mostri.
Avevo sette anni quando la vita che conoscevo, finì.
 
 

Erano dieci anni che non lo vedevo e l’ho sempre creduto morto dopo quell’ultima notte. Ora però era davanti a me, con il suo solito sorrisino stampato in faccia e gli occhi che brillavano.
Avrei dovuto piangere, forse, o correre ad abbracciarlo. Ma l’unica cosa che mi veniva in mente era tutta la fatica che avevo fatto per sopravvivere senza di lui.
Ricordi che avevo cercato in tutti i modi di cancellare dalla mia mente, riaffioravano. Il mio cuore, che aveva dimenticato da molto sentimenti come l’amore, la fratellanza o la nostalgia, mi sembrò riscaldarsi. E il mio istinto mi disse che quello non era un bene.
                – Sei cresciuta. – mi disse. – Non sei più una bambina.
                – Vattene. – risposi.
Il suo sorrisetto si smorzò.
                – Andarmene? – mi domandò, avvicinandosi. – Ti ho appena trovata. Non ci penso proprio.
                – Dove sei stato tutto questo tempo? – chiesi rigida e fredda.
Si fermò e mi guardò fissa negli occhi. – Skia… è complicato.
                – Sì, per me lo è stato. – il mi tono di voce non si sbilanciò nemmeno per un secondo. – Ho vissuto per strada, dovendo nascondermi. Sono stata picchiata, derubata. Solo dopo due anni sono riuscita a dormire sotto un vero tetto. Sì, è stato complicato, perché ero sola. E tu dove sei stato per tutto questo tempo?
                Non mi rispose subito. I suoi occhi erano velati da un muto dolore. Sospirò e mi disse: – Ti ho cercata, lo giuro. Ma sono stato preso dall’Armata un anno dopo la morte dei nostri genitori e sono rimasto in prigione per quattro anni. Quando sono uscito, tutto era cambiato.
                – Cos’era cambiato?
                – Io, il mondo, tutto.  Mi si sono aperte delle porte inaspettate e sono venuto a sapere di alcune cose che mi hanno portato a compiere delle scelte, che mi hanno allontanato da te. Ma non ho mai smesso di cercarti. Appena potevo andavo per le vie di Nuova Roma, casa per casa a chiedere se avevano trovato una bambina con i capelli e gli occhi neri. Ma non ti trovavo da nessuna parte. Devo dirti così tante cose. A partire da chi siamo e perché i nostri genitori…. – si bloccò lanciando uno sguardo ad Arcadio che era rimasto vicino a me senza aprire bocca.
                – E tu chi sei? – gli chiese mio fratello, acido.
                – È un ragazzo che mi doveva delle risposte. – lo precedetti io. – Nella stanza principale ce ne sono altri quattro. Li ho incontrati per caso e con loro c’era un uomo che conosceva nostro padre.
                – Non devi fidarti. – mi rispose secco. – Nostro padre era coinvolto in qualcosa di grosso, non puoi fidarti di chiunque ti dica che lo conosceva.
                – Ehi, noi lottiamo per le stessa causa, amico. – lo interruppe Arcadio.
Michael fece una brutta smorfia sentendo il ragazzo chiamarlo “amico” e si rivolse a lui in tono accusatorio: – Scusami, ti ho chiesto qualcosa?
                – Michael, io mi fido di lui. – e mi sorpresi di quelle mie stesse parole.
                – Io no. Per cui, ora vieni con me. – mi ordinò prendendomi una mano. Immagini della mia vita passata mi travolsero come un fiume in piena. Mi sciolsi subito dalla sua stretta.
                – No. Non vado da nessuna parte. Io so decidere per me. – risposi ferma. – Ma tu mi devi delle risposte.
Lui mi guardò leggermente offeso, ma si riprese e mi disse: – Cosa vuoi sapere?
                – Io, tu, nostro padre… sono veramente discendente di Ade? – domandai, timorosa.
Lui annuì: – Certo. Papà non ha fatto in tempo a dirtelo e ad insegnarti i loro segreti. Ma io lo sapevo.
Controllai il respiro per calmare il battito del cuore. Arcadio aveva ragione.
                – Io te l’avevo detto. – mi bisbigliò Arcadio all’orecchio. Gli mollai un pugno in pancia per zittirlo.
                – Ma… non è possibile… – balbettai. – Non ho nessun potere.
                – Questo non è vero. – si aggiunse Arcadio, massaggiandosi lo stomaco dolorante. – Circa due giorni fa, l’ho vista aprire una crepa al suolo.
                – È un dono di Ade. – spiegò mio fratello.
                – Io non… – non ci credevo.
                – Scusami, Michael. – irruppe Arcadio rivolgendosi a mio fratello. – Vorrei parlare un attimo con te, in privato.
Michael lo squadrò, ma alla fine lo seguì verso il fondo della stanza, dove iniziarono a discutere a sottovoce di qualcosa che non capivo.
Io mi sedetti a terra avvolta nuovamente dal buio. Tutte quelle volte che ho creduto di essere una semplice mortale. Ero una discendente di Ade. E ora, cosa avrei dovuto fare? Ero piena di domande in testa.
                – Va bene. – disse Michael raggiungendomi con Arcadio. – Andiamo a conoscere questi tuoi amici.
 
 
                Tornai nella stanza principale seguita da Arcadio. Dissi a Michael di aspettare prima di presentarsi agli altri.
Appena arrivai, trovai Aiden e Achlys che parlavano a ridosso del muro. Quando ci videro, smisero di parlare e Arcadio andò a svegliare Elai e Samuel.
                – Dove eravate finiti? – chiese Achlys in tono duro.
                – Dobbiamo presentarvi una persona. – mi precedette Arcadio, accendendo varie lanterne per illuminare la stanza. – Ho già parlato con lui ed è dalla nostra parte. Fidatevi di me.
                – Arcadio, ma che stai dicendo? – chiese Samuel confuso.
                – Vieni pure. – chiamai.
Mio fratello fece capolino dal suo nascondiglio di tenebre e si mostro agli altri ragazzi.
                 – Lui è mio fratello, Michael. E come me è discendente di Ade. – lo annunciai.
I ragazzi mi fissavano stupiti e lanciavano il loro sguardo da mio fratello a me come per scegliere quale delle due frasi che avevo appena detto avesse più senso.
                – Tuo cosa? – domandò Elai sbalordita.
                – Lo credevo morto pure io. – ammisi con la voce senza una sfumatura.
                – So che conoscete la storia di mio padre e per cosa ha combattuto. – cominciò con tono autoritario mio fratello. – Io sono dalla vostra parte e sarò felice di aiutarvi.
                – E chi ha detto che abbiamo bisogno di aiuto? – disse acido Aiden.
                – E questo da dove esce? – borbottò Michael, guardandomi. Io ricambiai il suo sguardo come per dirgli: “che ci posso fare?”.
                – Il mio nome è Aiden. – si presentò il ragazzo adirato dal tono dell’altro.
                – Discendente di Apollo. – lo precedette Michael. – Sarà per quello che non mi sei stato simpatico fin dal primo momento che ti ho visto.
Aiden incoccò una freccia all’arco scagliandola contro mio fratello ad una velocità impressionante, ma prima che arrivasse al suo petto, si era disintegrata in una nube di polvere nera. Michael sorrideva.
                – Regola numero uno. – quanto odiavo quando si metteva a fare quello che sapeva tutto. – Le tenebre battono sempre la luce.
                – Questo si vedrà. – ringhiò Aiden abbassando l’arco.
                – Io e Michael abbiamo parlato prima. – disse Arcadio per cercare di calmare le acque. – Credo che sia arrivato il momento di portare Skia dall’Oracolo.
                – No. – lo bloccò immediatamente Aiden.
                – Il cosa?
                – Non se ne parla.
                – Esiste ancora un Oracolo?
                – È in un posto segreto che solo pochi conoscono. – mi spiegò Arcadio. – Dopo che il Consiglio dei Sacerdoti ha smesso di ascoltare l’Oracolo, dicendo che gli dei parlavano a loro direttamente…
                – Balla colossale. – aggiunse Achlys.
                – Tuo padre, insieme ad altri uomini, ha nascosto l’Oracolo per continuare a contemplarlo, anche se era contro la legge.
                – Mio padre?
                – Ha fatto molte cose di cui non ci ha mai parlato, ma ha fatto tutto credendo nei giusti ideali e lottando per un mondo migliore. – mi spiegò Michael.
                – Lottato? Ma che cosa? – io non riuscivo a capire.
                – Adesso sei molto confusa, ma appena parlerai con l’Oracolo, tutto ti sarà più chiaro. – mi rassicurò Arcadio. – Te lo prometto.
Per un attimo volli credere a quelle sue folli parole.
                – Io dico che non è ancora pronta. – si intromise Aiden, serio. – È impulsiva e non ci possiamo fidare della sua reazione.
                – Dubiti di mia sorella? – lo sfidò Michael.
                – Credo che sarà un grande generale, ma non ora. È troppo presto. – gli rispose Aiden a tono. Seppi già che quei due si sarebbero odiati per molto tempo prima di diventare grandi amici.
                – Sono pronta. – li inchiodai. – Sono pronta a conoscere il mio destino.
 
 
               
 

 
Nota dell'autrice: Lo so... è parecchio corto. Ma prometto che aggiornerò più spesso da ora! Per cui tranquilli..
Bè basta... un bacione a tutti
Silvia
   
 
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