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Autore: Arwen297    05/06/2015    5 recensioni
Una ragazza dell'alta società alle prese con un ambiente soffocante e di cui non si sente parte. Un ragazzo come tanti che per guadagnarsi da vivere corre in corse clandestine e non.
Cosa riserverà loro il destino? Niente...o forse tutto.
Presente coppia Seiya/Michiru
Avevo iniziato a pubblicare questa storia tempo fa, sotto altro titolo. Ora l'ho ripresa in mano, modificato alcuni capitoli nel loro contenuto e ne ho uniti altri.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Haruka/Heles, Mamoru/Marzio, Michiru/Milena, Seiya, Usagi/Bunny | Coppie: Haruka/Michiru, Mamoru/Usagi
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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Note dell'autrice: Eccovi il dodicesimo capitolo, sono stata combattuta fino all'ultimo su un eventuale cambiamento. Rimango ancora nel dubbio che gli avvenimenti narrati siano un pò forzati forse, magari è solo una mia impressione non saprei.
Inoltre fatemi sapere anche privatamente se è meglio cambiare il raiting della storia, onde evitare di prendere segnalazioni. Mi trovo sempre in difficoltà a valutare il rainting delle mie storie. 
 Buona lettura :)

Capitolo 12: Voglio sentirti mia

Il rumore di un cancello che si apre giunse alle sue orecchie, facendo si che lui abbandonasse la contemplazione del mare per volgere la sua attenzione alla persona che stava uscendo. Finalmente era lei, le aveva scritto quasi venti minuti prima che era arrivato, e alla risposta che era quasi pronta si era rassegnato a dover aspettare almeno una quarantina di minuti in più. Perché per la maggioranza delle donne quel " sono quasi pronta" equivale a dover passare il resto della propria vita pazientemente ad aspettare, sperando di non vedere la propria pelle formare una marea di rughe.
La sua attenzione si catalizzò sulla figura che controllava la strada prima di attraversare, quella sera aveva deciso di indossare un vestito sui toni del bianco e del grigio. Più che altro dava l'impressione che un pittore avesse mischiato a caso le due colorazioni come se il tessuto fosse una tavolozza per creare le sfumature da utilizzare poi su un quadro. Le spalle nude erano coperte da un copri-spalle nero, ai piedi un paio di scarpe in vernice nera con il tacco e la borsa era intonata a queste. Non le tolse gli occhi di dosso per tutto il tragitto fino alla sua macchina, fece poi scattare la sicura per darle la possibilità di entrare.
Un profumo di rose e di mare si impadronì della sua automobile nel momento esatto in cui la musicista chiuse la porta.
" Buonasera Miss Kaioh" la salutò, si limitò a quello anche se avrebbe voluto assaggiare le sue labbra, che con il rossetto rosso di quella sera costituivano per lui una forte attrattiva.
"Ciao" rispose lei regalandogli un sorriso da togliergli il fiato, prima di sporgersi verso di lui per dargli un bacio sulla guancia e provocargli un brivido acuto che dal collo si allungò su tutto il basso ventre.
Stasera sarà difficile non cedere. Fu il suo pensiero. Era troppo bella.
"Beh che hai cucinato di buono?" si sentì chiedere mentre svoltava per uscire dalla passeggiata a mare.
"Non si può dire Michiru, è una sorpresa" rispose lui. In realtà il menù era tutto a base di pesce dall'antipasto al secondo, erano cose semplici ma che erano piaciute a tutti quelli ai quali aveva fatto assaggiare la sua cucina.
"Daiii un indizio" lo supplicò lei, con un espressione imbronciata.
"Assolutamente no" sorrise " Come hai passato la giornata?"
" In casa a suonare, e a perfezionare alcuni nuovi brani che prima o poi lancerò a uno dei prossimi concerti... oltre che a dormire, sai un ragazzaccio mi ha tenuta fino alle 4 del mattino fuori" disse lei nel tentativo di punzecchiarlo.
" Così ora sarei un ragazzaccio? Ieri sera mentre eri in braccio, mi sembra che non la pensavi in questo modo" rispose lui impettito, con la coda dell'occhio la vide arrossire per la prima volta quella sera. E in cuor suo pregò che non fosse nemmeno l'ultima, perché era adorabile.
" Che c'entra ieri sera?" gli sembrò tornare sulla difensiva anche se era convinto che l'allusione a quei momenti le avevano provocato quanto meno una scossa nel profondo.
" C'entra che non la pensavi allo stesso modo" ribadì girando a destra con la macchina, il tragitto non sarebbe nemmeno stato troppo lungo. Mancava circa un chilometro al loro arrivo al palazzo dove lui abitava. Iniziò a scalare le marce per rallentare, avevano avuto la fortuna di beccare la maggioranza dei semafori verdi e così il trasferimento fu molto veloce. Parcheggiò la macchina nel giardino del palazzo, per fare più in fretta, poi aprì lo sportello e sentì che anche lei faceva lo stesso per scendere. "Vieni, il portone è da questa parte" mormorò lui " certo non ti aspettare una reggia, perché è molto piccola sarà un terzo di casa tua" mormorò un po' imbarazzato.
" Sarà senz'altro bellissima, a prescindere dalla sua dimensione non ho dubbi" si sentì rispondere, sorrideva. Uno di quei sorrisi che arrivavano fino agli occhi e non fingono.
Si limitò a sorridere a quelle parole, e a quel tentativo di toglierlo dall'imbarazzo di ospitarla nella sua modesta casetta.

***

Il portone del palazzo presentava un ampia e alta vetrata, il soffitto era di un bordeaux scuro che staccava con il bianco dei muri e dei marmi che adornavano i pilastri, sulla parte bassa vi erano nuovi marmi questa volta tendenti al grigio scuro e al nero. Il citofono aveva la telecamera per guardare da casa chi suonava e aprire senza correre pericoli, era un palazzo comunque signorile ad occhio e croce. Seguì il ragazzo fino all'ascensore e lo vide premere il tasto per chiamarlo. Si appoggiò al muro accanto alla porta scorrevole in attesa che le porte si aprissero, con i tacchi riusciva quasi a guardarlo direttamente negli occhi senza alzare troppo la testa, erano alti uguali.
"Prego" le disse il biondo facendole segno di entrare.
L'ascensore era appena arrivato ed era anche abbastanza stretto rispetto a quelli a cui era abituata, non che le desse fastidio, ma quella vicinanza costretta le provocò una vampata di calore e , in particolare, nelle sue zone più intime. Sensazioni molto simili a quelle provate la sera prima a sentire il tocco di lui sulle gambe. Sentì il respiro interrompersi contro il suo volere, per accelerare la frequenza.
Accidenti dovrò darmi un contegno, non è possibile che io abbia delle reazioni così solamente perché gli sono un po' più vicina di quanto fino ad ora non sono stata grazie agli spazi ristretti della cabina.
"Michiru..." mormorò il biondo, e la sua voce era fin troppo vicina a lei. Alzò lo sguardo e ritrovò il suo viso a pochi centimetri dal suo.
"Si?" non si sentiva in grado di aggiungere altro, il suo cervello era andato completamente in tilt ed era sicura che con una frase più lunga avrebbe pronunciato qualcosa di incomprensibile. La realtà era che non si aspettava di trovarsi così vicino al suo viso, non così all'improvviso per lo meno.
"Tutto a posto?"
Certo tutto a posto, se non fosse che ho un ragazzo bellissimo, a pochi centimetri dal mio viso e il cuore che mi batte all'impazzata.
" Certo... " bisbigliò, lottando contro il suo istinto di annullare la distanza che li divideva.
" Non sembra, mi sa tanto che il tuo respiro è di nuovo cambiato" esclamò lui con un tono tra il compiaciuto e il divertito, prima di accarezzarle il viso proprio nel momento esatto in cui le porte dell'ascensore si aprirono "Siamo arrivati"
" Si ho visto.." purtroppo, sarei stata li dentro in eterno. Il pianerottolo aveva dei muri anonimi e bianchi, il pavimento scuro che riprendeva il marmo presente nel portone. La ringhiera delle scale sembrava in ferro battuto, che formava complicati riccioli e ghirigori conferendo al tutto quel pizzico di eleganza in più che giù nel portone non aveva affatto notato.
La porta di casa sua era quella più lontana dall'ascensore, si diresse in quella direzione, avvicinandosi a lui mentre le sue scarpe facevano un rumore assordante sul pavimento in freddo marmo. Si sentiva imbarazzata dai battiti profondi causati dai suoi passi, per fortuna che i metri da percorrere erano veramente molto pochi.
Lui aspettò di averla vicino prima di aprire la porta di ingresso.
"Miss Kaioh ti do il bevenuto in casa Ten'o" disse sorridente, facendole spazio per farla passare.
"Grazie" rispose lei, trovandosi davanti un piccolo appartamento, ben arredato e che a primo colpo sembrava essere molto accogliente. Nulla a che vedere con la Villa dei suoi genitori, certamente maestosa ed enorme ma gelida. Gelida come il cuore delle persone che l'abitavano. Per fortuna lei non sentiva di avere un cuore così, o meglio sperava di non averlo. E viste le emozioni già provate quella sera in così poco tempo, sapeva di averlo vivo più che mai.
"Fai pure come fossi a casa tua, se vuoi guardare la tv accendi pure non farti problemi, io vado a preparare le ultime cose per la cena quando ho finito ti chiamo" le disse lui. " Se hai bisogno del bagno è la prima porta a destra nel corridoio"
"Va bene grazie" era impegnata a guardarsi intorno, il suo sguardo viaggiava per scrutare ogni minimo particolare che le potesse far capire un po' il carattere della persona che aveva davanti, fece qualche passo verso il divano, davanti al quale vide un tavolino con una cornice e una foto dentro. Ritraeva Haruka in compagnia di una ragazzina bionda dai lunghi codini che le assomigliava discretamente. Io sta ragazzina l'ho già vista da qualche parte.
" Haruka ma questa ragazzina che è con te nella foto sul tavolino della sala chi è?" chiese con un tono di voce alto quanto basta affinché lui potesse sentirla.

***

" Quella con i codini dici? É mia sorella perché?" urlò lui da una parte all'altra della casa, mentre finiva di impiattare l'antipasto. Probabilmente l'aveva riconosciuta, anzi sperava che da una parte si ricordasse di Usagi. Ma con tutte le persone che sicuramente aveva modo di incontrare tutti i giorni gli sembrava surreale. Sentì i passi della musicista dietro di se, segno che la ragazza lo aveva raggiunto in cucina, ed era anche molto vicina.
" Possibile che io l'abbia incontrata, a dire il vero direi scontrata, al mio ultimo concerto? Ho fatto un autografo a una ragazzina che le somigliava molto" si sentì dire dalla ragazza.
" Si è possibilissimo, anzi ti dico per certo che è lei, perché è una tua grandissima fan, ti ammira tantissimo. Ogni volta che ti vede in televisione non puoi capire che casino che fa... e c'ero anche io al tuo ultimo concerto ad accompagnarla" ammise. È da li che tutto è iniziato piccola, se non ti avessi vista quella sera non saremmo qui, in televisione non ti avevo mai notata e nemmeno fino a qualche anno fa. Pensò senza però avere le palle per dirlo.
"Allora si credo proprio che sia lei, si chiama Usagi vero? Mi è rimasto impresso il suo nome, significa coniglio lunare... le ho fatto un coniglietto sull'autografo. Mi è sembrata una ragazzina tanto allegra"
" Lo è infatti, è molto estroversa...comunque accomodati pure che è pronto"
La tavola era apparecchiata con una tovaglia bordeaux, molto scura. Su cui facevano bella mostra di se dei piatti bianchi con il bordo dorato accompagnati dai bicchieri per l'acqua e il vino bianco in vetro. Le posate invece erano argentate. I tovaglioli bianchi e dorati. Al centro del tavolo un porta-candele del medesimo colore della tovaglia, conteneva delle candele color panna sulle quali erano state applicate delle foglioline dorate che donavano alla stanza una fragranza dal profumo fresco e leggerlo. Che illuminavano la stanza dove lui abbassò volutamente le luci per ricreare un'atmosfera il più adatta possibile a quella cena sulla quale aveva scommesso molto. Si limitò ad annuire mentre prendeva posto. "Spero che ti piaccia il pesce, perché altrimenti farai la fame stasera" aveva un tono scherzoso.
" Si è uno dei miei cibi preferiti, hai azzeccato in pieno" sorrise lei " non mi servire però, sono capace a farlo da sola...non mi vanno tanto a genio queste cose" più che altro non le piaceva l'idea di farsi servire da lui solo perché apparteneva all'alta società quando loro spesso e volentieri si servivano da soli.
"Come vuoi, a me comunque fa piacere..." le rispose lui sedendosi al suo posto, di fronte alla ragazza.
L'antipasto era veramente ottimo, era talmente impegnata a spazzolare tutto che non proferì nemmeno la minima parola. Era anche affamata, poiché tra un brano e l'altro si era anche dimenticata di spezzare il pomeriggio con una macedonia di frutta. E l'insalata mangiata a pranzo era già stata assimilata da qualche ora.
"Hai detto che stai lavorando a nuovi brani?" chiese lui curioso.
"Si ma ho paura che non piacciano al grande pubblico, e non vorrei compromettermi così la carriera" gli spiegò lei sorseggiando l'ottimo vino bianco. Non ci sono dubbi, ci sa fare con la cucina e con l'abbinamento del vino ai piatti. Sebbene lei non avesse studiato, era abituata a un mangiare di un certo livello e le sue papille gustative erano ormai in grado di scorgere un abbinamento perfetto.
"Impossibile, da quanto posso sentire dai tuoi brani che ascolta Usagi... dovresti avere un po' di fiducia in più in te stessa" esclamò mentre mangiava l'ultimo pezzo di pesce spada marinato.
Lei rise " Fiducia? Io? Sono troppo abituata a seguire gli schemi per averne abbastanza per fare di testa mia...te l'ho già detto" esclamò alludendo al discorso fatto la sera prima.
Lui si alzò per prendere i piatti e metterli nel lavandino pronti per essere puliti, per poi rivolgere l'attenzione alla padella nella quale la pasta stava concludendo la cottura.
La suoneria di un cellulare proveniente dalla sala interruppe il silenzio nella stanza. Lei sospirò, aveva riconosciuto la musichetta come quella del suo telefono, non aveva voglia di sentire nessuno. Non aveva voglia di farsi rovinare la serata già agli inizi.
" Rispondi pure se vuoi, non farti problemi..." mormorò lui.
" Non me ne faccio... figurati... è solo che non ho proprio voglia di sapere chi è, tanto meno di parlarci" disse con sincerità alzandosi per andare a prendere la causa di tanto baccano.

***

Non poté fare a meno di ammirarla mentre con la sua innata eleganza si dirigeva verso il divano, camminava sui tacchi con naturalezza. Come se ci fosse nata sopra e non fossero in realtà quelle calzature scomode, che facevano patire le pene dell'inferno alla maggioranza delle donne. La vide tornare in cucina per fargli compagnia nonostante la chiamata.
" Pronto" la sentì chiedere, anche se le sue orecchie captarono un cambio nel tono della voce. Se prima era dolce e tranquilla, ora sembrava quasi irritata per quella interruzione. Alle sue orecchie arrivò una voce maschile, che però gli sembrava troppo giovane per essere del padre della musicista. Un moto di fastidio lo assalì alle viscere. Avrebbe voluto strozzarlo chiunque egli fosse, per aver tolto l'attenzione della pittrice da lui e sopratutto per averla fatta palesemente innervosire con la sua invadenza.
"Come? Ritorni domani? Ma come mai scusa? Non dovevi stare finché i miei genitori non finivano il loro tour?" aveva un tono piuttosto infastidito, notò come il dito della mano libera era corso ai capelli per arricciarne in modo quasi convulsivo una ciocca. "Guarda che non c'è problema se rimani qualche altro giorno, io da sola sto benissimo" la sentì dire " Non c'è nessun motivo per cui ho ignorato il tuo msg stamattina, semplicemente voglio starmene per i fatti miei e credo di avere tutto il diritto di farlo" il suo tono si stava decisamente alterando e lui ne fu dispiaciuto. " Senti ora non ho tempo da perdere, ho da fare. Stavo suonando, se permetti torno a fare ciò che stavo facendo. Non ho proprio voglia di rovinarmi la serata a discutere con te, per una cosa che hai già deciso ancor prima di interpellarmi. Buona notte"
Sto suonando? Perché mai raccontare una palla, a chiunque fosse il suo interlocutore di sesso maschile. Certo era che, chiunque egli fosse, non le destava particolarmente simpatia visti i modi con cui si era appena finita di rivolgere ad egli. Lei appoggiò malamente il telefono sul tavolo.
Per dedicarsi alla pasta con salmone fresco, pomodorini e rucola aggiunta a fine cottura.
" Tutto a posto Michiru?" chiese lui, cercando di tenere a bada la gelosia che sentiva nascergli dentro.
" Tutto a posto, cioè non è a posto per niente...perché da domani pomeriggio non sono più sola a casa con un giorno di anticipo se non due" rispose lei tristemente .
" Scusa se mi permetto? Come mai?" indagò lui, era sicuro che a quel punto lei fosse fidanzata e la disperazione che sentiva nel petto era enorme.
" Perché Seiya, uno che i miei genitori mi hanno letteralmente imposto in casa per tutta l'estate che abita nella capitale e i cui genitori sono conoscenti dei miei, anziché aspettare mio padre e mia madre per fare rientro con loro alla fine del tour musicale rientra domani" rispose lei con rabbia.
" Ma questo Seiya per te cosa rappresenta?" mormorò lui a bruciapelo, pronto alla peggiore delle risposte. Sicuramente lei era promessa sposa allo sconosciuto, conoscendo come andavano le cose nei rami della società di cui ella faceva parte.
"Non penso rappresenti qualcosa di particolarmente serio, non in questo momento, pensavo fino a qualche giorno fa che potesse uscirci qualcosa...ma ora come ora ho capito che non è quello giusto" la vide arrossire, mentre si portava un pomodorino alle labbra. "Comunque è buonissima sta pasta, sei bravissimo a cucinare" le luccicavano gli occhi, improvvisamente sembrava tornata quella che era prima della telefonata indesiderata.
Michiru mi sorprendi, prima sei un mare in burrasca e poi un attimo dopo torni a essere calma e tranquilla come se la tempesta non fosse mai arrivata.
Il cambio repentino nel suo umore lo lasciò piuttosto perplesso. Sei incredibile. Fu il suo commento alla volubilità dell'altra. Sei un po' come me in fondo
"Grazie, diciamo che me la cavo, sai mia mamma è una dottoressa e quindi spesso e volentieri tocca a me a fare il pranzo a me e mia sorella. In poche parole uso Usagi come cavia da laboratorio per i miei esperimenti culinari"
Una risata cristallina si sollevò dalle labbra della pittrice a sentire quelle parole.
"Povera Usagi" si limitò a dire cercando di modulare l'ilarità. " Comunque a parte gli scherzi te la cavi molto più che bene, anche nello scegliere il vino adatto"
" Beh diciamo che questa capacità lo ereditata da mio padre, non è totalmente farina del mio sacco se non fosse stato per lui io di vini ci capirei meno di zero ad essere sinceri" rispose lui. " Passami il piatto"
"Ah capisco, beh si è normale che i genitori ci trasmettino le loro passioni in fin dei conti" mormorò lei.
Il secondo prevedeva pesce spada con prezzemolo e pomodorini a cui a fine cottura aveva aggiunto della vodka che aveva fatto infiammare per consumare l'alcol. Il risultato era un sapore dolciastro ma non amarognolo che ben si sposava con la dolcezza dei pomodori.
"Si lo fanno tutti" rispose lui dopo qualche minuto di silenzio.

***

I suoi occhi blu erano concentrati sul piatto che stava divorando con una velocità incredibile, anche il secondo si era rivelato essere squisito. Haruka l'aveva piacevolmente stupita quella sera, non pensava affatto che un ragazzo con la passione per le moto si interessasse anche di cucina e di piatti che non erano sicuramente di base per esecuzione e bravura.
Lei a quei piatti era abituata, ma loro in casa avevano un cuoco, che lei stessa aveva mandato in vacanza per quei quattro giorni senza i suoi genitori. E le cose erano diversi trattandosi di un professionista. Il ragazzo che aveva di fronte invece non lo era per nulla. Eppure se la cavava egregiamente.
"E' squisito anche questo complimenti, sembrano le cose che cucina il cuoco che i miei hanno deciso di assumere" commentò.
" Mi fa piacere che ti sia piaciuto tutto, manca solo il dolce ma quello quando avrai finito direi di mangiarlo in sala" le rispose lui. " Però aspetta un attimo solamente, arrivo subito vado un attimo in bagno intanto che finisci e poi ci trasferiamo li"
Si limitò ad annuire mentre si affrettava a finire ciò che aveva nel piatto per raggiungerlo il più in fretta possibile, in fondo i dolci erano la sua parte preferita di qualsiasi pasto. Anche se durante la settimana raramente ne mangiava a casa sua. La verità è che sebbene fosse in un'altra stanza, e che quindi era comunque insieme a lei sentiva la mancanza fisica del biondo. Erano stati insieme fino a qualche istante prima, ma la sua assenza già si faceva sentire.
Sperava con tutta se stessa che lui avesse intuito il motivo del perché per lei Seiya al momento aveva smesso di avere importanza.
"Se hai finito il secondo vieni pure" lo sentì quasi urlare dalla stanza affianco " lascia il piatto sul tavolo lo levo più tardi poi"
Sentendosi chiamare si mosse diretta nell'altra stanza, entrata lo trovò seduto sul divano con un braccio sulla spalliera e l'atteggiamento un po' da strafottente che lo caratterizzava appena più accentuato. Dal punto in cui era non riusciva a vedere cosa c'era sul tavolo basso davanti al divano, e incuriosita decise di velocizzare il passo.
"Eccomi" sussurrò quando gli fu abbastanza vicina per farsi udire chiaramente da egli.
I suoi occhi si posarono su una piccola torta con i lati ricoperti di granella di nocciole e decorata con ciuffi di panna e fragole. In mezzo faceva bella mostra di se una rosa rossa ben sbocciata. Accanto alla torta una rosa, due flute e un contenitore con ghiaccio e spumante. Rimase quasi spiazzata da quell'allestimento. E non sapeva bene cosa dire. Sentiva solamente gli occhi lucidi, ma non perché doveva piangere, ma piuttosto per la felicità che le aveva provocato quella sorpresa..
" Beh ti è caduta la lingua?Uhm forse devo cercarla sotto il divano" si sentì punzecchiare da lui, mentre i suoi occhi lo videro chinarsi per guardare sotto a dove era seduto " Questa ammetto che non l'ho fatta io"
"No è che non so cosa dire, nemmeno i miei genitori mi hanno fatto mai una sorpresa simile... " rispose lei sedendosi sul divano accanto a egli. Purtroppo ciò che aveva detto era vero, nemmeno ai compleanni le era mai stata fatta una sorpresa del genere giusto una torta preparata dal cuoco o dalla cameriera. Almeno che i suoi non erano fuori per lavoro, e allora la servitù si prendeva la libertà di festeggiarle il compleanno nel migliore dei modi.
I piattini destinati al dolce erano la copia in miniatura di quelli utilizzati per il resto della cena.
"Beh che aspetti?" le disse lui " Tagliala no?"
" Potrei fare dei pasticci" rispose " Ma comunque va bene la taglio io" come previsto non ebbe nessun problema a tagliare la fettina per lui, ma ebbe non pochi problemi a metterla sul piatto facendola rimanere dritta. Missione che fallì, stessa cosa per la sua fettina che la stava fissando sconsolata adagiata su un fianco come una nave ferita mortalmente.
Era emozionata da tutte quelle attenzioni a cui non era abituata, ma sopratutto era emozionata da quegli occhi, che le facevano sentire la dolcezza del miele al solo guardarli. La torta era deliziosa, dentro aveva una crema alla nocciola delicata e molto vellutata.

***

La stava guardando mentre seduta accanto a lei mangiava la torta in silenzio, gli occhi luccicanti. Essere certo che fosse per merito suo quella felicità lo rendeva felice e appagato a sua volta.
Devi dirgli quella cosa. La voce di Setsuna gli risuonò nella sua mente, sapeva che la sua amica aveva ragione, doveva dirle tutto. Ma non voleva rovinare quel momento, quell'atmosfera che si era creata tra di loro, e perciò decise che avrebbe rimandato al giorno dopo o alla prima volta disponibile. E nel caso non si fossero visti per alcuni giorni nella peggiore delle ipotesi le avrebbe parlato via Whatsapp anche se, non gli piaceva affatto affrontare un discorso così delicato in quel modo.
"Tutto apposto?" gli chiese la violinista, dal suo tono capì che aveva notato che era in preda ai suoi pensieri.
" Si tranquilla..." rispose lui " Michi... vieni qui..." le fece segno di sedersi sulle sue gambe come la sera prima, improvvisamente gli era venuta un'idea. Che sperava potesse piacere alla ragazza. Lei non se lo fece ripetere due volte, e appena fu sulle sue gambe sentì che la completezza oltre che a mentale divenne anche fisica. La desiderava come nessun altro, si sporse un po' verso destra per prendere il piattino in cui lei aveva ancora un pezzetto di torta, quello al quale era attaccata la fragola decorativa. A lui invece gliene erano capitate una intera e una a metà. Ne afferrò una sporca di panna. E l'avvicinò alle labbra di lei, gli occhi legati magneticamente a quelli blu in cui poteva rispecchiarsi. Respiro ora improvvisamente un po' più accelerato. Quella situazione volente o nolente stava risvegliando prepotentemente la passione che albergava in lui dalla notte dei tempi, come da tempo non gli accadeva. Nemmeno con quelle che si portava a letto.
La guardò mentre mordeva il frutto con quelle stesse labbra che bramava tanto di possedere. La mano sinistra libera, era appoggiata sulle gambe della pittrice.
Prese la seconda fragola per ripetere lo stesso gesto di poco prima, tornando ad avere la collaborazione della pittrice. Ma questa volta si avvicinò al suo viso con il proprio. Era sicuro che non sarebbe riuscito a resistere ai suoi istinti, e a metterli a tacere per l'ennesima volta in sua presenza.
La desiderava.
Come l'acqua nel deserto.
Il fuoco in una gelida giornata di inverno.
E l'ombra nel pieno di una giornata estiva.
Non le diede nemmeno il tempo di inghiottire il terzo frammento di fragola che, rispondendo a un esigenza quasi dolorosa, le sue labbra furono sulle sue.
Appena le toccò un brivido gli percorse l'intera lunghezza del suo corpo, un tornado di emozioni fino a quel momento rinchiuse in vecchie torri diroccate si liberò al ritmo del cuore che batteva.
Sentì lei rispondergli al bacio socchiudendo appena le labbra, mentre spostò una mano dietro la sua nuca, per attrarla maggiormente a se e sentirla più sua. Le loro lingue si incontrarono in una danza che consumava l'ossigeno a loro disposizione più velocemente di quanto loro non volessero.
Le morse delicatamente il labbro inferiore eppoi quello superiore prima di staccarsi da lei per qualche millimetro il tempo di riprendere fiato.
Il suo viso era rosso, ma non per l'imbarazzo, sembrava accaldata dalle emozioni che lui stesso le aveva trasmesso. I suoi occhi avevano una strana luce, come se lo stessero bramando almeno quanto lui desiderava lei.
" Michi fermami, non so se riuscirò a fermarmi qua" gli sussurrò sulle labbra.

***

Il battito accelerato le rimbombava nelle orecchie, tutto quello che era successo in quei pochi minuti l'aveva devastata. Non aveva mai provato una mole così forte di sensazioni per nessun altro in vita sua. Quel semplice bacio le aveva consumato le viscere, si era impossessato del suo cervello mandandolo in corto. Le aveva provocato una fiammata in tutto il corpo che infine si era concentrata nel basso ventre. Era assetata di lui, assetata di quello che egli rappresentava.
Assetata del sapore così dolce delle sue labbra, e del suo sapore. Così nuovo eppure che sembrava esserle da sempre familiare.
" Non fermarti allora Haruka" gli rispose mordendosi un po' il labbro, fosse stata con un altro non sarebbe mai stata così audace da esporsi in tal modo. Ma il suo corpo lo desiderava in misura maggiore di qualsiasi umana sopportazione. Non era mai riuscita ad essere così provocante in passato, la timidezza l'aveva sempre fatta da padrona con qualsiasi ragazzo, quella frase l'aveva sorpresa.
Si sentì catturare le labbra per una seconda volta senza che lui aggiungesse niente, la mano libera e non dietro alla sua testa era passata sotto la gonna del vestito, a contatto con la sua pelle candida.
Un brivido di eccitazione la pervase. Lo voleva. Lo voleva in quell'istante, su quel divano. Voleva farlo suo. E anche se sarebbe stato il primo, era sicura che non se ne sarebbe pentita.
Si sentì improvvisamente sollevare da lui che l'aveva letteralmente presa in braccio, senza interrompere il contatto con le sue labbra, era famelico. Lo sentiva. La voleva quanto lei lo desiderava. Sentì un'inaspettata e nuova sensazione al basso ventre.
Le loro labbra si separarono solo per quel brevissimo istante in cui lui la poggiò sul suo letto prima di esserle sopra.
"Ti fidi di me Michi?" le ansimò sul viso.
" Si perché?" chiese curiosa lei, prima che lui si alzasse, prendere un nastro di seta a cui aveva pensato solo in quel momento e che aveva abbandonato quel pomeriggio sul comodino dall'altra parte del letto.

***

Dopo aver preso il nastro e averlo portato sul letto le fu nuovamente sopra, le morse le labbra, strappandole un gemito. Il suo corpo a sentire quel suono si smosse ancora di più
Non hai idea di quanto ti abbia desiderata Miss Kaioh. Non mi sembra nemmeno vero di averti qua sotto di me a bramarmi con questi occhi famelici.
Si spostò sul collo di lei, mentre una delle mani era passata nuovamente sotto il vestito, ad accarezzarle la gamba. Le lasciò una scia umida fino al petto dove incontrò il bordo del vestito. La pelle alla base del collo che si alzava spasmodicamente in preda alla passione.
Si staccò lievemente da lei per farla alzare quel minimo per tirarle giù la cerniera del vestito e aiutarla a sfilarselo. Ora era sotto i suoi occhi solo con l'intimo in pizzo nero che lasciava intuire le forme sottostanti.
Si abbassò nuovamente col volto tra i suoi seni, senza scoprirli ne liberarli dalla morsa del tessuto, mentre con la mano ancora libera iniziò a torturarne dolcemente la sommità prima di tornarle a baciare e morderle il collo. Lei in tutta risposta iniziò ad accarezzarle la schiena, infilandogli le dita tra i capelli dorati, per poi scivolare giù sull'addome e salire su verso il petto.
"No Michi, stai ferma" la vide aprire gli occhi, come a rimproverarlo di quella interruzione così ingiusta e crudele. Prima di passarle il nastro sopra gli occhi a legarlo dietro alla testa, così che lei potesse solo sentirlo e non vederlo. Così da farle ingigantire le sensazioni date dal fatto di non poter prevedere le sue mosse con lo sguardo.
Le sganciò i gancetti del reggiseno firmato, prima di ricominciare a intrecciare le loro lingue, in una danza sensuale e vorticosa. La sua mano destra era ora sugli slip di lei.

***

La sorpresa di non poter vedere quel che faceva, le accese i sensi al massimo, facendoglielo desiderare ancora di più di quanto non lo avesse desiderato prima. Come se la mancanza dello sguardo necessitava di essere colmata con gli altri sensi. Con la passione che le scorreva nelle vene fino allo spasimo. Era ora un mare in burrasca sotto le dita di un caldo vento.
Avvertì la mano di lui infrangere il muro del leggero tessuto che lo separava dal suo essere più intimo. Quella vicinanza la fece gemere.
"Haruka ti prego" quella frase le uscì dalle labbra come una supplica ad accelerare i tempi, non ne poteva più di essere torturata in quel modo. Sentì il fiato di lui poco sotto l'ombelico.
"Abbi pazienza piccola" mormorò lui, e anche se non poteva vederlo intuì che sul suo viso c'era un sorriso.
Lo sentì sfilarle gli slip, e il fatto di essere completamente nuda davanti a lui e la prima volta davanti a qualcuno al di fuori di sua madre che l'aveva vista da piccola non la imbarazzò.
Sentì il respiro interrompersi nel momento in cui le labbra di lui incontrarono il suo interno coscia, mentre lentamente un dito varcava la sua femminilità. Poco dopo raggiunto anche da quella che intuì essere le labbra di lui.
"Non ti fermare.." ansimò inarcando involontariamente la schiena per andargli incontro, di lui sentiva solo il fiato bollente sulla sua parte più segreta e le mani appoggiate sui seni.
Sentì le corde della sua esistenza e della sua anima imprigionate dalle dita sapienti di lui, che le stava lentamente portando a suonare una melodia che sarebbe stata conosciuta solamente a loro e a nessun altro. Composta apposta per lui. Ma sopratutto dalla loro unione.
Un senso di leggerezza e di impotenza si stava lentamente prendendo parte di lei mentre i muscoli erano tesi e concentrati a ciò che li stava toccando.
Lo sentì interrompersi.
" No per favore, ti voglio" disse quasi sull'orlo della disperazione. Perché interrompersi ancora? Perché le stava facendo questo?
"Ancora un attimo" mormorò lui, prima di impadronirsi in modo appassionato delle sue labbra per poi alzarsi nuovamente dal letto.
Questa volta sentì aprire eppoi chiudere un cassetto alla sua sinistra.

***

In pochi istanti era nuovamente sopra di lei a toccarle il basso ventre con la mano libera, le dita che disegnavano dei piccoli cerchi sul suo punto più sensibile mentre con le labbra si prendeva cura dei suoi seni mordicchiandone delicatamente i capezzoli.
L'odore della sua pelle misto a quello della sua intimità lo faceva andare in estasi, accrescendo la sua voglia di possederla il prima possibile.
La sentì strusciare contro di lui gemendo, come a chiedergli qualcosa di più che non riusciva più ad aspettare dopo tutte quelle interruzioni, ai suoi occhi insignificanti.
Darle piacere, e vederla godere grazie a lui, accresceva anche la sua passione. Sentì nuovamente le anche di lei premere disperate contro il suo bacino a seguito dell'ennesimo gemito che le usciva dalle labbra.
"Ci siamo quasi Michi" le sussurrò nuovamente. Non vedeva l'ora nemmeno lui di vederle raggiungere l'apice del piacere per mano sua, ma era pronta per qualcosa di più. Si staccò leggermente, prima di tornarle sopra e diventare un corpo solo con lei. Notando appena la resistenza che incontrò sulla sua strada.
Iniziò a muoversi al di sopra. Godendosi a pieno quegli attimi, in cui era completamente perduta per lui, inerme e bloccata tra le lenzuola dai turbini di piacere che lui gli stava donando.
I movimenti della pittrice aumentarono improvvisamente, segno che ben presto avrebbe fatto vibrare i lati più nascosti del suo essere, con una brezza che sapeva di amore. Amore intenso, amore scoppiato all'improvviso. E di cui si scoprì essere dipendente.
"Oh Michi guardami... guardami" le disse con un tono acceso.
Le alzò il nastro dagli occhi quando la sentì irrigidirsi sotto di lui per poi rilassarsi improvvisamente. Negli occhi di lei l'esplosione di emozioni travolgenti che lui sapeva di avergli donato.

***

Ci mise qualche instante per riprendersi dal maremoto che si era scatenato dentro di lei. Il respiro ancora un po' alterato da ciò che lui le aveva fatto provare. Qualcosa di angelico e devastante. Dolce e forte allo stesso tempo. Si alzò leggermente per baciarlo dolcemente, perché già la mancanza di quelle labbra era insopportabile. Solo in quel momento però notò che lui era rimasto vestito, nel mentre il suo corpo non aveva registrato di non essere contro la sua pelle.
" Come mai vestito? Non capisco..." esclamò all'improvviso, non capiva veramente quella scelta assurda..
" Non c'è nulla da capire, questa sera volevo donarmi totalmente a te, volevo farti sentire come mai prima d'ora. Per me è quasi più importante di farlo io per primo" rispose lui, ma lei ebbe l'impressione che in realtà il motivo fosse un altro anche se ancora non riusciva a capire cosa. "Come ti senti piccola..."le chiese spostandosi di lato per cadere sul letto e non gravarle addosso col suo peso.
" Direi bene " gli rispose lei appoggiando la sua mano alla testa per stare più comoda sul fianco e guardarlo negli occhi. Sembrava preoccupato per qualcosa di cui ignorava la presenza. " Sei sicuro che vada tutto bene? Mi sembri molto pensieroso" provò a incalzare " Ti sei pentito di quello che abbiamo fatto?" mormorò cercando di ignorare il motivo per cui a quelle parole i suoi occhi avevano iniziato a pizzicarle notevolmente.
" Ma sei scema? Non pensare nemmeno una cosa del genere" rispose lui traendola a se "E' solo che sono in pensiero per una cosa"
"Cioè?" quella risposta l'aveva in un certo senso rincuorata, perché per lei tutto ciò che le aveva fatto era qualcosa di meraviglioso.
Lo vide spiazzato da quella domanda, quasi come se fosse sulle difensive per una ragione a lei ignota.
"Ripeto non è importante" si sentì rispondere nuovamente.
"Come vuoi, ma sappi che io per qualsiasi cosa ci sono non farti problemi a parlare" disse la violinista. Ed era convintissima di quanto aveva appena pronunciato, anche se fossero problemi economici non si sarebbe tirata indietro per lui. Non dopo ciò che aveva sancito tra loro quella notte. Non ora che l'aveva fatta completamente sua.
"Michi... ma ero il primo con cui hai fatto l'amore?" chiese lui a bruciapelo. Sentì le guance arrossire. Era stato così palese ai suoi occhi? Che non aveva mai avuto rapporti fino a quel punto?
"Si... perché?" rispose imbarazzata.
"Come mai hai scelto me? Mi conosci solamente da pochi giorni e mi sembra strano..." mormorò lui.
"Non lo so, mi sembrava giusto che andasse così...ed è stato bellissimo" esclamò lei baciandolo "Non so cosa diventeremo, ma non mi pento della scelta che ho fatto." aggiunse.



















   
 
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