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Autore: Tay66    07/06/2015    4 recensioni
Non so dirvi con esattezza cosa accadde veramente, so solo che un giorno, che all'apparenza sembrava normale, si rivelò fatale, tanto da cambiarmi la vita.
Probabilmente ti starai chiedendo che cosa io stia farneticando? Allora caro lettore siediti comodo, perché la storia che stai per leggere è vera. Narra di mostri, eroi e Dei.
Sicuramente mi prenderai per un folle, ma posso giurare sulla barba di Zeus che tutto ciò che verrà raccontato è successo. Come lo so? Beh...perché io ero li, è questa è la mia storia.
Sono Arthur Kirkland e sono un mezzosangue.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Giappone/Kiku Honda, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AVEVO RAGIONE !!!!!

 

 

 

 

La chimera si lanciò verso di me, io chiusi gli occhi, cercando di immaginare il dolore che da li a poco avrei provato.

Ma non accadde niente.

Davanti a me, a difendermi con il proprio corpo, c'era l'essere più viscido e ambiguo che avessi mai incontrato: Francis.

Guardai incredulo la figura davanti a me, il corpo alto e la corporatura asciutta, i capelli sciolti sulle spalle e i profondi occhi blu...ma nonostante tutto faceva schifo.

“F-francis?” chiesi.

“Oh mon amour!! Eccomi qui, pronto a difenderti dai bruti, la forza del tuo amore mi ha chiamato e sono giunto il prima possibile” disse stringendo in mano un arco bianco con dei piccoli decori a forma di piuma.

Stavo per rispondere qualcosa o meglio stavo per insultarlo, ma un nuovo ruggito, da parte della bestia, mi zittii di colpo.

Alfred era alla mia destra e guardava Francis con sorpresa e un po' di fastidio, a giudicare dal modo in cui aveva aggrottato le sopracciglia.

Kiku, invece, era dal alto opposto e guardava davanti a se il mostro, mentre stringeva la sua spada.

Mi alzai in piedi, cercando con lo sguardo la mia spada, che avevo perso mentre cadevo a terra...si, può succedere.

“Che cosa ci fai qui?” chiesi al francese.

Lui rise leggermente “Non mi sembra il momento migliore per parlare mon amour”

“Infatti non è il momento di parlare” rispose al posto mio un Alfred piuttosto arrabbiato.

La bestia si mosse velocemente, aprì la bocca dandoci uno spettacolo completo delle sue fauci.

Rabbrividii.

“Dobbiamo distrarla” disse Kiku.

“In che modo?” chiesi

“Francis ha il potere della lingua ammaliatrice, potrebbe usarla per distrarre il mostro, mentre io e Alfred colpiamo ai lati” mi rispose.

“Ed io?” domandai, leggermente offeso

“Potresti coprire le spalle a Francis” mi suggerì il giapponese

Quindi io dovevo difendere la rana?

AHAHAHAHAH!!!! mai sentita battuta migliore!.

Sorrisi come un cretino, notando però che i miei compagni, a differenza mia, non stavano sorridendo.

“Sul serio?” chiesi smettendo di ridere

“Oh siii!! Sarei sicuramente più tranquillo” disse Francis sbattendo le ciglia.

Non è che odiassi il francese, solo che se la chimera si fosse messa a lanciare fiamme contro Francis, io mi sarei messo a raccogliere fiori per decorare la sua tomba.

Insomma un gesto molto lodevole.

Sono troppo buono e magnanimo.

Guardai prima Kiku, i suoi occhi scuri erano dannatamente seri, poi mi volsi verso i miei occhi preferiti...cioè verso la mia parte preferita..che era la destra..non perché a quel lato si trovava il figlio di Zeus, solo perché io scrivo con la destra, di conseguenza è la mia parte preferita.

Smettila di giudicarmi!!!

Gli occhi dell'americano erano più cupi, accessi da un piccolo bagliore di rabbia ed ira.

Che fosse ancora arrabbiato con me?

Non che la cosa mi importi sia chiaro!!

Infondo era solo colpa sua!

“Ok lo farò” dissi con voce atona

La bestia davanti a noi, ci scrutava fin dentro l'anima, si nutriva dei nostri dubbi e fiutava la nostra paura...o meglio la loro paura.

“Allora al mio tre iniziamo” disse Kiku.

Osservai gli occhi della bestia, erano di un giallo accesso, mentre ai lati si notava una leggera sfumatura nera.

Erano terrificanti, così astuti e intelligenti.

“Tre” disse il figlio di Atena, spostandosi di lato, seguito da Alfred nella parte opposta.

Franci si sistemò i capelli, voltandosi verso di me e facendomi l'occhiolino, provocandomi un conato di vomito.

Dannato civettuolo!!

“Potresti smetterla di fare l'idiota e concentrarti?” chiesi mentre mi spostavo più vicino a lui.

“Lo farò solo quando smetterai di essere così bello” disse ad alta voce.

La bestia si voltò verso di noi con aria arrabbiata...non mi riferisco alla Chimera, bensì ad Alfred, che ci lanciò uno sguardo assassino, più che a me al francese.

“Volete darvi una mossa” non era una domanda, quella che uscì dalle labbra carnose dell'americano, era un ordine.

“Ok” disse Francis tranquillamente, avvicinandosi alla Chimera.

“Dolcezza vieni verso di me” cominciò a cantilenare il francese, usando la lingua ammaliatrice...la stessa che aveva usato verso di me.

“Ma è una lei?” chiesi, venendo zittito dal giapponese.

“Si gattina mia, vieni verso il fratellone”

Zoofilo.

Nonostante l'ambiguità delle parole, la Chimera si mosse verso di lui.

Essendo anch'io molto vicino a Francis sorbivo il potere del suo incantesimo.

Infatti mi avvicinai a lui, così tanto da ritrovarmi completamente dietro di lui.

“Forza avvicinati ancora di più, mi devi amare, io sono il tuo padrone, io sono l'amore, una luce tremula nella tua vita”

Il mostro si ritrovò completamente di fronte alla rana, ruggendo qualcosa.

“Una luce tremula nella mia vita” ripetei mentre perdevo lucidità.

La mia voce suonava distante, mentre il mio corpo si irrigidiva come se fosse schiavo di quelle parole.

Francis era il mio padrone??

I miei pensieri si mescolarono fra loro, provocandomi confusione e in un certo senso ansia.

“Adesso tu obbedirai a me” disse la rana “Sei stata cattiva lo sai? Hai spaventato i miei amici, ma non ti preoccupare adesso ti farò punire”

Perchè tutto questo suonava ambiguo.

Sono due le scelte o è colpa di Francis, che è uno zoofilo, oppure sono io ad essere un maniaco cronico?

Comunque è una domanda retorica, quindi non rispondere.

La Chimera ruggì qualcosa di incomprensibile.

“Punirmi?” chiesi

Francis rise piano “Verrai punita per tutti i mali che in tutta la tua vita hai compiuto”

Senza sapere perché sentii un senso di angoscia e dolore salire e provocarmi un dolore allucinante al cuore, come se fosse stretto in una ferrea morsa dolorosa, più batteva velocemente più sentivo male.

Che cosa voleva dire?

Perchè sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi?

“Ti punirò per tutte le morti che hai causato” continuò la voce ferma di Francis.

La mia mente era un turbine di pensieri e di ricorsi, mentre davanti ai miei occhi rivedevo delle scene strane.

Mi ritrovavo su una specie di zattera, ma non ero da solo.

Davanti a me si trovavano due bambini incredibilmente simili ad Alfred e Matthew .

Ma chi era quella donna che abbracciava i due bambini?

Perchè tremavano?

Mi guardai attorno e vidi solo i resti di quella che era una nave da crociera.

Scrutai con attenzione quello che rimaneva in superficie dell'imbarcazione, notando con una stretta al cuore, che quella era la nave da crociera dove era morta mia madre.

Mi buttai in acqua, cercando di nuotare velocemente, ma più nuotavo più la nave si allontanava.

Sembrava prendersi gioco di me, più mi avvicinavo alla verità più questa mi sfuggiva dalle mani.

Il mio corpo cambiò progressivamente, più andavo avanti più ringiovanivo.

Le membra mi si strinsero, la mia penosa altezza si ridusse, mentre le mie forze sparivano.

Non ero più un adolescente, ero solo un bambino di sette anni, in mezzo al mare, che cercava di raggiungere la nave.

Un senso di nausea e umiliazione mi colse.

La paura e l'ansia scorrevano nelle mie vene, mentre nella mia testa c'era solo un unico pensiero: mia madre.

All'improvviso tutto divenne più lento, mentre sentivo una risata maligna nell'aria, che pugnalava le mie orecchie e distruggeva i miei timpani.

 

“Cosa vuoi fare?

Dove vuoi andare?

La verità ti impedirò di trovare.

Sei destinato a naufragare.

Piccolo semidio figlio del mare”.

Mi bloccai, sentendo la voce cavernosa canticchiare quei versi.

Improvvisamente sentii il mio corpo essere trascinato verso il fondo.

L'acqua mi entrò in bocca e mi bruciò gli occhi, sentivo il mio respiro mancare e la paura crescere.

Desiderai con tutte le mie forze rivedere almeno per un secondo il sorriso di Alfred.

Almeno la mia morte avrebbe avuto un sapore più dolce.

I miei polmoni bruciavano, non potevo più resistere.

Ero nato nel mare e sarei morto li, lontano da tutti, lontano dagli occhi azzurri del figlio di Zeus.

Chiusi gli occhi, preparandomi mentalmente a quello che stava per accadere, ma non successe niente.

Riaprii gli occhi e una fitta piuttosto acuta mi appannò la vista.

Tutto divenne nero.

I bambini, la donna, la nave e la voce terrificante, tutto era sparito.

“Arthur apri immediatamente gli occhi!!!” quella voce così..acuta, sgraziata, odiosa e rumorosa, non poteva che appartenere ad Alfred.

Ma cosa stava dicendo?

“Arthur apri immediatamente gli occhi!!!” ripetè il ragazzo, con la voce ancora più stridula, seguita subito dopo da un singhiozzo.

Cosa stava succedendo al figlio di Zeus?

Con forza socchiusi gli occhi, notando tre teste fissarmi, li richiusi quasi subito, riaprendoli cercando di mettere a fuoco gli altri.

Seduti alla mia sinistra si trovavano Francis e Kiku, che mi guardavano sorridendo, mentre alla mia destra inginocchiato accanto a me si trovava Alfred.

I suoi occhi erano lucidi, nel vedermi cosciente, si sforzò di sorridere ma le labbra gli tremarono in maniera evidente.

Si chinò su di me, abbracciandomi in una morsa possessiva.

Le sue mani mi arpionavano la maglia sulla schiena, in una stretta forte eppure le mani gli tremavano.

Il suo volto era nascosto nell'incavo del mio collo, i suoi capelli mi sfioravano dolcemente il naso, provocandomi il solletico.

“SEI UN DANNATO BASTARDO!” mi urlò contro l'americano, sciogliendo l'abbraccio per potermi guardare dritto in faccia.

“Che..cosa è successo?” chiesi stordito, cercando di mettermi seduto “La Chimera?” domandai guardandomi intorno.

“Sei svenuto durante l'incontro” mi disse dolcemente Kiku “La lingua ammaliatrice di Francis deve aver funzionato anche su di te”

“Sono svenuto?” chiesi confuso.

Quindi Alfred era preoccupato per me?

“Si per un paio di ore...mi dispiace, non pensavo avrebbe funzionato così su di te” mi disse il francese abbassando lo sguardo.

“Un paio di ore” ripetei incredulo, sembravano passati pochi minuti.

Osservai il cielo, notando delle leggere sfumature arancio e rosa.

Il tramonto.

“Cosa ti è successo?” mi chiese Kiku.

Ripensai a tutto quello che era successo, boccheggiai più volte, mentre sentivo gli occhi pizzicare e diventare liquidi e la vista appannarsi.

Tremai appena, sentendomi così piccolo ed umiliato, fragile così..così umano.

Mi girai appena verso Alfred, incatenando i suoi occhi ai miei.

Volevo godermi quei due pozzi azzurri, cercando di imprimerli nella mia mente, così da potermeli sempre ricordare.

“Su alzati, laggiù si trova un piccolo ruscello, potresti darti una rinfrescata” mi disse l'americano, aiutandomi ad alzarmi e sorreggendomi.

“Kiku, Francis voi preparate l'accampamento, ci toccherà dormire qui questa notte”

Ci allontanammo dagli occhi indiscreti di tutti.

Arrivammo al ruscello, mi appoggiai alla riva, immergendo le mani nell'acqua, sentendo le forze tornare in me.

Mentre riacquistavo le energie, Alfred mi accarezzava i capelli.

Era veramente confortante la sua presenza nella mia vita.

Ero ancora inginocchiato quando quest' ultimo mi abbraccio da dietro, regalandomi ancora più energie.

“Ho avuto paura di perderti” mi sussurrò all'orecchio.

Il mio cuore perse un battito.

“Alfred” bisbigliai.

“Mi dispiace per prima, io non volevo litigare con te. Non so cosa mi sia preso ma ti supplico perdonami” nascose il viso nell'incavo del mio collo “Non penso assolutamente che tu sia un isterico..o meglio lo sei, solo che hai ragione tu, ti ho nascosto troppe cose”.

Mi sciolsi dall'abbraccio girandomi verso di lui.

Alfred si alzò, io lo seguii poco dopo.

“Che cosa mi hai nascosto?”

“Arthur senti, io non posso dirtelo” sembrava disperato.

Avevo ragione, l'americano mi stava mentendo.

“C-cosa mi stai nascondendo?” chiesi con la voce che tremava.

“Forse sarebbe giusto, se a spiegare fossi io” disse una voce profonda dietro di me.

Alfred che era davanti a me, strabuzzò gli occhi e si inginocchiò velocemente abbassando la testa in segno di rispetto.

Io mi voltai e vidi un uomo al centro del ruscello.

Aveva i capelli e la barba neri, gli occhi erano verdi come i miei, la bocca era inclinata in un sorriso imbarazzato.

Era vestito con una lunga tunica bianca, decorata con una mantellina verde che si sfumava in blu, dove vi erano appese delle conchiglie.

In una mano reggeva una pietra nell'altra un tridente.

Non ci potevo credere, davanti ai miei occhi si trovava Poseidone, mio padre.

“Ciao Arthur” mi salutò l'uomo.

Rimasi scioccato e sbalordito.

Per tutti questi anni, avevo provato ad immaginare il volto di mio padre, ed eccolo qui improvvisamente davanti a me.

“Alfred Jones, figlio di Zeus, ci potresti lasciare da soli?” chiese con voce ferma ed autoritaria.

L'americano mi fissò cercando conferma, ed io gliela diedi, al mio cenno il ragazzo sparì dietro un albero.

“Allora come vanno le cose Arthur?” mi chiese l'uomo sorridendo

Come vanno le cose?

Dopo tutti questi anni?

Dopo la morte di mamma?

Sentii la rabbia crescere in me.

“Dimmelo tu” risposi velenoso.

“Immagino bene se sei ancora vivo”

“Io si, sono vivo ma non vale lo stesso per la mamma” dissi con la rabbia che si trasformava in tristezza.

“Arthur senti, non ho potuto fare niente, le anime appartengono agli Inferi, ed io non ho potere in quel regno” si scusò “In più tu non dovevi nascere, cioè sono contentissimo di averti come figlio, ma noi divinità maggiori non possiamo avere figli con dei mortali”

“Allora perché sono qui?”

“Perchè ero veramente innamorato di tua madre” arrossì, caratteristica che avevo preso sicuramente da lui, e sorrise dolcemente “Era così bella e testarda, forte come una tempesta e dolce come schiuma di mare” i suoi occhi brillavano di vera dolcezza “Quando se ne andata ho sofferto moltissimo”

Tu hai sofferto? Ed io secondo te?

“Perchè te ne sei andato?” chiesi

“Non potevo rimanere, per stare con tua madre ho infranto il giuramento fatto con i miei fratelli. Quando sei nato, sono dovuto sparire per far perdere le tracce”

“Ci sei riuscito” dissi con gli occhi ormai lucidi.

“Arthur mi dispiace moltissimo io-” lo bloccai di colpo, non mi importava se in quel momento a causa del mio gesto brusco mi avrebbe trasformato in un granchio o altro.

“Quanti anni avevo quando te ne sei andato via?” Avevo la voce che tremava, mi strinsi involontariamente le braccia intorno al corpo, avevo bisogno di un abbraccio, avevo bisogno di Alfred.

“Ero li quando sei nato, stringevo la mano a tua madre, mentre ti diede alla luce. Ti ho stretto tra le mie braccia per un paio di minuti, eri così piccolo...poi sono dovuto scappare via” sembrava veramente dispiaciuto.

“Lo sai che avevamo problemi economici?”

“Si lo so, me lo hai ricordato l'altra sera” disse lanciando ai miei piedi un sasso, lo stesso che avevo lanciato nel fiume, la mia prima ed unica sera al Campo...almeno penso

Risi leggermente.

“Mi dispiace, lo so di non essere stato un padre presente, ma non volevo esporti a pericoli”

“Per questo mi hai riconosciuto così tardi?”

“Io non ti volevo riconoscere, perché non volevo coinvolgerti in questa faccenda, anche se ci sei dentro fino al midollo. Sono stato obbligato a farlo, perché ormai i tuoi poteri stavano crescendo troppo per poterli nascondere”

Non sapevo se sentirmi lusingato o ferito.

“Perchè non mi hai eliminato? Sarebbe stato meglio per tutti.” dissi

“Non dire sciocchezze. Sei tale e quale a tua madre” disse sorridendo ed avvicinandosi “Anche tua madre si faceva così tanti complessi inutili. Sai perché non ti ho eliminato?” il suo viso era così familiare e vero “Non ti ho eliminato, perché ti amo profondamente, sei mio figlio, sei sangue del mio sangue. In tutti questi anni ti ho seguito da lontano”

Alzai un sopracciglio scettico.

“Ti ricordi quando da piccolo i bambini non volevano giocare con te, e tu di rifugiavi in biblioteca, dove c'era un signore con una folta barba nera?” mi chiese ed io annui con forza “Ebbene io attraverso lui parlavo con te, non sai quanto era bello sentire la tua vocina e vederti arrabbiato” rise “Sono sempre stato con te, in un modo o nell'altro”

Lo guardai, con un misto di gioia e frustrazione.

Avrei voluto abbracciarlo e picchiarlo allo stesso tempo.

“Purtroppo figlio mio, non abbiamo molto tempo, sono venuto qui, per complimentarmi con te, sei più coraggioso di un Dio” arrossii si colpo “Stai attento e non abbassare mai la guardia”

“Lo farò”

“Per quanto riguarda quel ragazzo..” la sua voce era incerta e come me anche lui arrossì “Beh!! Se è quello che vuoi figliolo allora ti do la mia benedizione” aveva le guance completamente rosse.

Come lui anch'io avevo raggiunto una sfumatura di rosso pazzesca, boccheggiai “MA DI CHE DIAMINE STAI PARLANDO???!!!” urlai con il cuore a mille.

Mio padre...mi fa strano dirlo, comunque, mio padre mi sorrise “Ahahah sei uguale a tua madre”

Dannato barbone barbuto.

TI ODIOOOO!!!

“Adesso devo andare, scusa se ti ho rubato tempo, volevo solo dirti che sono fiero ed orgoglioso di te”

Sentii le lacrime scorrere sulle guance.

Avevo sempre desiderato sentirmi dire queste cose.

“Non ti ho eliminato, perché sei uno dei miei capolavori migliori, ovviamente è anche merito di tua madre”

Non riuscivo a trattenere le lacrime, che scendevano furiosamente.

“Adesso devo andare” disse girandosi e tornando in acqua.

Si volto verso di me “Ti voglio bene” e detto questo se ne andò via.

“Ti voglio bene anch'io” sussurrai con la voce roca a causa delle lacrime.

Mi asciugai le lacrime, voltandomi verso il campo che i miei amici avevano allestito.

Alla mia comparsa tutti e tre si voltarono verso di me preoccupati.

“Cosa ti è successo?” mi domandò Alfred, prendendomi la mano, ed io istintivamente la strinsi più forte nascondendomi nel suo petto.

Lui incerto, mi abbracciò “Cosa ti ha detto?” mi sussurrò piano, così che potessi sentirlo solo io

“L-lui è f-fiero.. di me” dissi.

“Lo siamo tutti” mi rispose, stringendo la morsa.

Arrossi nascondendomi ancora di più, ma lui mi prese il volto con la mano.

“Sei fantastico” mi disse accarezzandomi una delle guance, che era in fiamme.

“L'amour” disse Francis, facendo calare l'imbarazzo fra tutti i presenti.

Mi staccai da Alfred, asciugandomi con il braccio i residui di lacrime fra le ciglia.

“Forza è ora di cenare” disse Kiku, tirando fuori dal suo zainetto dei tramezzini e dei bicchieri che riempì di ambrosia.

Mangiammo in silenzio, stando sull'attenti, sempre pronti a combattere in caso di emergenze.

Non voglio descrivere il modo in cui l'americano consumò il suo pasto.

Al solo ricordo mi viene un conato di vomito.

Quindi salterò questa parte, perché ti voglio bene caro lettore.

Il Sole ormai era calato, lasciando posto alla Luna, che illuminava debolmente i nostri volti stanchi.

La rana continuò ad insistere sul fatto che dovessimo condividere il sacco a pelo, perchè lui non se lo era portato dietro.

“Francis ancora non ci hai detto perché sei qui?” chiese Alfred

“Ah già è vero!! Mi ha mandato Chirone per assistervi e vedere come ve la cavavate”

“Allora perché sei intervenuto?” domandai cercando di spingerlo il più lontano possibile da me

“Oh mon amour se non l'avessi fatto, quella creatura terribile ti avrebbe rovinato questo meraviglioso e grazioso visino, non è vero Alfred?” il ragazzo arrossì vistosamente.

“Domani ripartirò per il Campo, così tranquillizzerò Chirone” disse “Ti mancherò?” mi chiese

“Festeggerò appena vedrò la tua sagoma scomparire”

“Ragazzi chi fa il primo turno di guardia?” chiese Kiku

“Io” alzò la mano Alfred.

“Dopo se volete vado io?” chiese il giapponese

“No, vado io” dissi

“Arthur dividiamo il sacco a pelo ?” mi chiese la rana ammiccando

“No, faccio compagnia ad Alfred” dissi alzandomi.

“Perchè lo preferisci a me?” chiese in maniera teatrale

“Sono l'eroe” disse ghignando l'americano

“In verità dobbiamo parlare” dissi serio.

Aspettai che Kiku e il francese se ne andassero nella tenda poco distante.

“Di cosa vuoi parlare?”

“Oggi siamo stati interrotti da mio..padre”

“Ah!! quello..” disse abbassando lo sguardo.

“Alfred, cosa mi nascondi?”

“E' una lunga storia, e tu sarai sicuramente stanco..”

“No, voglio sapere tutto” dissi in maniera fredda ed autoritaria

“Va bene” rispose sospirando ed alzando lo sguardo su di me “Arthur... noi ci conosciamo da molto tempo, o meglio da piccoli eravamo molto amici, tu, io e Matt.”

“Lo sapevo, lo sapevo!!!” urlai contento e soddisfatto “Ma allora perché non mi ricordo niente?” chiesi confuso

“Dopo l'incidente di tua madre, perdetti in parte la memoria o meglio te la cancellarono”

“Chi?”

“Gli Dei, mio padre e sua moglie Era, Atena, Poseidone, insomma tutti”

“Perchè?”

“Beh!.. La storia dell'incidente ti aveva scioccato a tal punto che non riuscivi a fare altro che autocommiserarti”

Rimasi in silenzio, cercando di elaborare la cosa

“Però a quante pare la tua memoria è stata cancellata in parte” sorrise “Se ti ricordi di me”

“Tu eri in crociera con me e mia madre?”

“Si”

“Allora sai cosa è successo?” chiesi mettendogli le mani sulle spalle, avvicinandomi a lui per udire meglio

“Si, ma non mi ricordo bene, ero un bambino” disse in maniera vaga

“Perchè non me lo hai detto prima?”

“Avevo promesso a Chirone che non ti avrei detto niente, in modo da non condizionarti”

Calò il silenzio, io mi spostai da lui.

“Sei arrabbiato?” mi chiese

“No, non penso, sono solo confuso”

“E' normale”

“Quindi tua madre, conosceva la mia?”

“Si, erano molto amiche”

“Come si sono conosciute?”

“Mia madre ha trovato la tua, Zeus le aveva detto che in Inghilterra si trovava un altro semidio, e con lei, noi ci siamo trasferiti lì. Mia madre voleva una persona che la potesse capire veramente”

“Tutta la tua famiglia si è trasferita in Inghilterra per un capriccio? In America non ci sono altri figli semidei? ”

“Non direi capriccio, più volontà e curiosità. Certo che ci sono, solo che mia madre voleva qualcuno che la potesse capire bene..insomma lei era l'amante di Zeus, le altre donne non potevano capire cosa volesse dire, invece tua madre essendo stata l'amante di Poseidone poteva capire.”

“Quindi siamo amici d'infanzia?”

“Si, sei l'amico più caro che ho mai avuto” sorrise, facendomi perdere un battito.

“Ma se ci siamo persi di vista, in questi ultimi dieci anni? Ti sarai fatto amici migliori, avrai sicuramente trovato una persona speciale”

“Si, è vero ho trovato o meglio ritrovato la mia persona speciale, infatti è seduta proprio davanti a me”

Il mio cuore cominciò a battere all'impazzata, mentre lui si chinava verso di me “Non ho mai incontrato nessuno che potesse sostituirti o competere con te” mi prese la mano, stringendola nella sua, ed io mi sentii piccolo e bisognoso di attenzioni. Le sue attenzioni.

“Io però non mi ricordo niente di quello che abbiamo passato insieme” dissi cercando di respirare normalmente.

“Allora vuol dire che ti racconterò tutto ciò che abbiamo vissuto insieme” Alfred si alzò andò a prendere il suo sacco a pelo e tornò da me.

“Cosa vuoi fare?” chiesi mentre il ragazzo si toglieva la maglia, mi girai di colpo sentendomi un maniaco.

Quel ragazzo prima o poi mi ucciderà..devo essere il primo ad attaccare.

“Mi sono solo tolto la maglia, per potermi mettere nel sacco a pelo”

“Vai già a dormire?”

“Certo che no” mi voltai verso di lui, notando che teneva la coperta del sacco a pelo alzata “Forza vieni qui”

C-cosa mi aveva appena chiesto?

D-d-dormire c-c-con lui???I-insieme?

“Sei impazzito???!!!” urlai arrossendo di colpo, portandomi le mani sul viso per nascondere il rossore.

“Non ti preoccupare non ti toccherò, voglio solo parlare” anche lui era leggermente rosso.

“Dobbiamo per forza parlare lì dentro?” chiesi indicando il famigerato sacco a pelo.

“E' più comodo, ed ho molte cose da raccontarti. In più possiamo vedere le stelle da qui” disse.

Alzai lo sguardo, rivolgendolo al cielo stellato.

Era mozzafiato, erano anni che non vedevo le stelle.

Dal mio orfanotrofio non si potevano vedere.

“Ok” dissi tutto rosso, infilandomi sotto le coperte con lui.

Ovviamente la prima cosa che mi capitò ad occhio erano i pettorali del ragazzo.

Chiusi gli occhi imbarazzato, mentre Alfred cominciava a raccontare tutte le nostre vicende.

Parlava a bassa voce, mentre con le dita mi accarezzava la schiena, mandandomi brividi ovunque.

“Hai detto che non mi avresti toccato” dissi debolmente.

“Ti dispiace?” mi sussurrò.

Rimasi in silenzio, cercando di godermi il momento.

Il vento soffiava accarezzandoci dolcemente, mentre le stelle ci coprivano con il loro manto.

Era tutto perfetto.

Finalmente sapevo la verità.

Mi travolse un turbine di emozioni, gioia, felicità, orgoglio e pace.

Avevo aspettato dieci anni, per poter scoprire la verità, l'identità di mio padre e riscoprire me stesso.

“N-no, continua”

Ed alla fine, avevo ritrovato tutto, più qualcosa o meglio qualcuno. Lo stesso che dormì abbracciato a me tutta la notte.

Forse questo viaggio mi avrebbe fatto bene.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

 

Salve gente, eccomi qua con il nuovo capitolo :D.

Scusate se in queste ultime settimane non ho aggiornato in maniera rispettabile, ma a scuola mi hanno riempito di verifiche ed interrogazioni.

Comunque appena finirà la scuola cercherò di recensire sempre in orario.

Come avete notato questo capitolo è più lungo dei precedenti, questo perché ho deciso di ridurre i capitoli della storia, perché non voglio una storia lunga cinquanta capitoli.

Non vi preoccupate, la storia non avrà modifiche solo che i capitoli saranno più lunghi.

La storia di Arthur verrà raccontata meglio nei prossimi capitoli.

Spero la cosa non vi crei problemi.

Fatemi sapere se volete il seguito.

Baci

Tay66

  
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