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Autore: Tay66    19/06/2015    6 recensioni
Non so dirvi con esattezza cosa accadde veramente, so solo che un giorno, che all'apparenza sembrava normale, si rivelò fatale, tanto da cambiarmi la vita.
Probabilmente ti starai chiedendo che cosa io stia farneticando? Allora caro lettore siediti comodo, perché la storia che stai per leggere è vera. Narra di mostri, eroi e Dei.
Sicuramente mi prenderai per un folle, ma posso giurare sulla barba di Zeus che tutto ciò che verrà raccontato è successo. Come lo so? Beh...perché io ero li, è questa è la mia storia.
Sono Arthur Kirkland e sono un mezzosangue.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Giappone/Kiku Honda, Inghilterra/Arthur Kirkland, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Risvegli maldestri, combattimenti sconvolgenti e madri invadenti.

 

Mi piacerebbe dirti che il mio risveglio fu felice e calmo, ma non è ciò che accadde.

Il Sole mi aveva bruciato la retina, un maledetto uccellino continuava a canticchiare in maniera rumorosa e fastidiosa e qualcosa mi diceva che l'aveva fatta accanto al nostro sacco a pelo, ma ero troppo disgustato e scioccato per controllare.

Infine, per concludere la serie di sfortune che segnarono il mio risveglio, bisogna parlare di Alfred.

Non ci sono parole adatte per descrivere il terribile, quanto inumano, suono che usciva dalla bocca del ragazzo.

Potevo capire un normale e leggero russare ma, quello del figlio di Zeus, non era qualcosa di normale; il suono era molto simile ad un trapano al massimo della velocità, mescolato ad un frullatore difettoso.

I miei timpani urlavano pietà.

Preso ormai dalla frustrazione mi tappai le orecchie, cercando, inutilmente, di ignorare la bestia accanto a me.

Chinai leggermente la testa, reprimendo un urlo.

All'improvviso, sentii qualcosa di viscido sui capelli, mi portai una mano alla testa toccando il punto incriminato.

Ti supplico Zeus, fai che non sia quella cosa!!!

Alzai lo guardo sulla figura spiaggiata di Alfred, notando che dalle labbra dischiuse usciva un rivolo di bava...la stessa che era finita fra i miei capelli.

Boccheggiai cercando di controllarmi, infondo il ragazzo non lo aveva fatto apposta; però era veramente difficile trattenersi, sarebbe stato facilissimo soffocare il ragazzo con il cuscino, soprattutto in questo momento quando l'altro era debole ed indifeso.

Mentre l'animale dormiva pensai ad una cosa che mi tormentava.

Kiku mi aveva detto che Alfred aveva una cotta per qualcuno ormai da anni, ma allora perché si comportava così con me?

Perchè mi trattava in maniera dolce?

Mentre cercavo risposte alle mie domande, sentii il giapponese e il francese fare tranquillamente colazione.

Sentii la mano del figlio di Zeus accarezzarmi la schiena, bloccandomi così il respiro e i pensieri.

“Non ti preoccupare” sussurrò la voce roca del ragazzo.

Alzai lo sguardo notando, con mia sorpresa, che l'americano stava ancora dormendo.

La mano si spostò sulla mia coscia, facendomi irrigidire all'improvviso.

“Alfred svegliati” sussurrai per non farmi sentire dagli altri.

“Mmh!”

Che cosa vuol dire mmh?

La sua mano era ancora sulla mia coscia, la presa era salda ma non dolorosa.

“Dove siete diretti?” disse Francis in lontananza.

“Come saprai i pegasi, hanno un ottimo olfatto. Infatti grazie a loro seguiremo le tracce del profumo di Ivan”

“State attenti, chiunque abbia rapito Ivan, è un tipo tosto”

“Ovviamente!! Ivan non è ingenuo...devono averlo fatto cadere in una trappola”

“Dici?”

“Credo di si”

Ero preso ad ascoltare il discorso dei due, con un certo interesse, anche perché ero veramente curioso di sapere chi era questo Ivan.

Nel Campo molti lo amavano, ma tanti altri, da quello che ho capito, erano intimiditi.

La mano che era sulla coscia salì più in alto, fino ad arrivare alla cintura dei MIEI pantaloni.

“Alfred maledetto tricheco svegliati!!” urlai appena, cercando di spingere il ragazzo via.

Ero sicuramente arrossito in una maniera indecente, a causa del pirla americano.

“Qualunque cosa sia stata a catturare Ivan, voi dovete stare attenti” disse il francese gentilmente

“Certo, non ti preoccupare” rispose impacciato il ragazzo, sicuramente arrossendo.

“Oh ma come sei carino quando arrossisci!!”

“F-francis-kun..io ..s-sono fidanzato”

“Lo so” sospirò la rana “E' da un po' di tempo che non uso le doti che papà mi ha donato” rise in maniera maliziosa “Non so se capisci”

“….”

“Da quando sono iniziati tutti questi problemi al Campo, è veramente difficile trovare qualcuno con cui passare le notti” si lamentò il francese

“N-non.. saprei che dirti”

“E' facile per te!! Tanto appena torni, avrai tra le lenzuola il figlio di Zeus ad aspettarti”

Certo che la rana era veramente stupida.

Ma farsi un po' di affari suoi?

“In più appena trovo un bel ragazzino Alfred me lo ruba. Come mi dovrei sentire? Te lo dico io...frustrato”

Chi era quel ragazzino??? CHI E' ??

“A questo proposito potresti parlare con Alfred” suggerii il giapponese

“Ma sei pazzo!! Ma hai visto il sorriso che gli rivolge ogni volta??” sospirò “Mio padre è il Dio dell'amore carnale, quindi in qualche modo riesco a capire quando fra due persone c'è quel tipo di intesa. Ti posso assicurare che i pensieri di Alfred verso di lui sono molto perversi” disse maliziosamente.

Stavo già pensando a come trucidare il figlio di Zeus, quando sentii un mano palpeggiare leggermente il mio sedere.

L' AMERICANO MI STAVA PALPEGGIANDO!!!.

Dentro di me, si scatenarono diverse emozioni, la parte più razionale di me, mi urlava di prendere a testate la faccia da procione che si ritrovava il ragazzo accanto a me, mentre una minuscola, ma intendo una infima quando MICROSCOPICA parte, mi sussurrava di lasciare stare e...di assecondare il ragazzo.

Ovviamente seguii la mia parte razionale.

Senza indugiare di più, tirai uno schiaffo talmente potente da farlo ribaltare sul posto e svegliarlo.

Alfred si svegliò di soprassalto, portandosi una mano nella zona colpita, poi mi lanciò uno sguardo confuso.

Accanto a noi si riunirono i nostri due compagni di viaggio.

“DANNATO ZOTICO PERVERTITO!!!” cominciai ad urlare “SEI UN DANNATO APPROFITTATORE!!” mi alzai furiosamente, consapevole di essere diventato di una tonalità di rosso vermiglio, ( per la felicità di Tiziano) i miei capelli sicuramente erano un groviglio scomposto molto simile ad un nido, dove vi erano una piccola zona bagnata dovuta alla bava dell' animale e dei vestiti larghi e stropicciati.

Ancora prima di sentire la voce isterica e lagnosa dell'americano, mi dileguai dietro gli alberi dove si trovava il piccolo fiume, dove la sera prima era comparso mio padre.

Mi avvicinai al bordo ed, inginocchiandomi, immersi la testa nell'acqua.

Mi sentivo in fiamme, anche se l'acqua era fredda, non riuscivo a togliermi di dosso quel calore dovuto all'imbarazzo.

Mentre la mia testa era ancora immersa nel fiume, mi si avvicinò un pesce .

“Chi sei?” mi chiese boccheggiando vicino a me.

“MA CHE CAZZO VUOI??” urlai all'animale facendolo spaventare.

Questo di tutta risposta mi schiaffeggiò il viso con la coda, facendomi salire un improvvisa voglia di pesce grigliato.

Sarei stato disposto a pescarlo a mani nude.

Il mio rapporto con il mondo animale mi commuove, forse Alfred sarebbe stato più bravo di me a confrontarsi con i suoi simili: le bestie

Riemersi con la testa, ispirando profondamente, più per abitudine che per un vero bisogno.

Avevo le goccioline di acqua che mi scorrevano sulle guance e che colavano dalle punte dei capelli, ma nonostante tutto avevo ancora il viso in fiamme.

“Mi spieghi perché mi hai picchiato?” disse l'improvvisa, quando stupida ed indesiderata voce di Alfred.

“Ringrazia gli Dei, che ti ho soltanto schiaffeggiato e non ucciso!!” dissi, voltandomi verso di lui.

“Che cosa ho fatto?” mi si avvicinò e le parole mi morivano in gola.

Anche da appena sveglio il ragazzo era incredibilmente bel..bel..BELVA.

Abbassai lo sguardo, mentre il rossore che mi ricopriva le guance si estese fino alle orecchie, dirglielo sarebbe stato troppo umiliante.

“Mi puoi rispondere?” disse leggermente arrabbiato e, ovviamente, per farlo arrabbiare di più risposi scuotendo la testa.

A tale risposta il figlio di Zeus mi afferrò i polsi portandoli alla sua altezza, obbligandomi a stare in punta di piedi.

“Senti se ti ho fatto qualcosa di male dimmelo adesso!” nonostante la durezza della sua voce il suo sguardo era dispiaciuto.

Non era lui la vittima, ero io quello che era stato molestato.

“Sei un dannato maniaco, mentre dormivi..m-mi ..hai..p-p-palpeggiato” dissi chiudendo gli occhi e abbassando la testa.

Il ragazzo lasciò i miei polsi.

“SCUSA NON VOLEVO!!” urlò Alfred, aprii gli occhi, notando con piacere che era più rosso di me “PERDONAMI, NON VOLEVO” indietreggiò, fino ad inciampare e cadere a terra .

Scoppiai a ridere, portandomi le mani sul ventre, mentre agli occhi mi si formavano delle lacrime.

“AHAHAHAHA!! Ti dovresti vedere AHAHAHA!!! Sei così carin..” all'improvviso fui io a zittirmi di colpo, arrossendo di nuovo “Intendevo dire che sembri un bambino piagnucoloso” dissi gesticolando.

Alfred si alzò e rise leggermente, regalandomi uno dei sorrisi più belli di sempre.

“Grazie per il complimento” disse soffiando sulla mia bocca.

Tutti i pensieri che mi giravano per la testa si arrestarono di colpo.

Desideravo immensamente toccare con le mie labbra quelle dell'altro.

“Forse sarò carino, ma tu sei bellissimo”

Persi un battito, mentre vedevo le sue labbra avvicinarsi a me; la distanza era di pochi millimetri e i nostri fiati si mescolavano, mentre i nostri sguardi si incatenavano.

“Ragazzi dobbiamo and..” disse Kiku, arrossendo subito dopo “Scusate non volevo disturbare” il giapponese si voltò e corse via.

“Forse” deglutii “Dovremmo andare” era così ipnotico.

“Già” disse allontanandosi.

Osservai la sua figura mentre scompariva.

Mi portai una mano sul petto, stringendo il tessuto all'altezza del cuore per cercare di calmarlo.

Io ed Alfred ci stavamo per baciare.

Non sarebbe stato il mio primo bacio, perchè il mio primo timido contatto con le labbra lo avevo avuto con una ragazzina dell'orfanotrofio, non mi ricordo nemmeno il nome, l'unica cosa che ricordo sono due codine castane.

Più volte avevo avute delle cotte, a volte queste non erano indirizzate a donne, eppure il modo in cui Alfred agiva su di me, mi spiazzava, riusciva a dominarmi senza toccarmi o parlarmi.

Non era una cotta, era qualcosa di più profondo...almeno penso.

Decisi di seguire l'americano oltrepassando gli alberi, fino ad arrivare al nostro accampamento.

Francis guardava in maniera maliziosa il figlio di Zeus, che a sua volta rivolgeva la propria attenzione ad una tazza di caffè, mentre Kiku leggeva e studiava delle cartine.

Mi sedetti vicino a quest ultimo, infilandomi in bocca un grosso pezzo di panino alla marmellata...si, hai capito bene un panino, quindi non pensare male!!.

“Come hai dormito Arthur?” mi disse la rana avvicinandosi e mettendomi una mano sulla spalla.

“B-bene” bisbigliai riempiendomi la bocca con un altro pezzo di pane.

La mano si spostò, cominciando ad accarezzarmi la schiena.

Il suo tocco mi sembrava sporco, non era come quello dell'americano, quando lui mi sfiorava sentivo le farfalle nello stomaco, mentre con Francis sembrava tutto così sbagliato.

“Sei sicuro? Sembri stressato!”

“Sto bene!” dissi, schiaffeggiandogli la mano “Adesso lasciamo stare, per oggi ne ho avuto abbastanza di voi maniaci” a quelle parole il figlio di Zeus, mi lanciò uno sguardo di puro imbarazzo.

Dannato lui e i suoi occhi azzurri!!!

Grazie al martello di Efesto, Kku ci spiegò il piano della mattinata: dovevamo raggiungere la fine della foresta.

Appena finito di fare colazione, cominciammo a camminare, l'azione durò un paio d'ore, perché quando raggiungemmo la fine, il Sole era al massimo del suo splendore.

Oltrepassati gli ultimi alberi ci ritrovammo davanti i nostri amici equini, che appena ci videro cominciarono a fare festa.

Ovviamente, l'unica mente superiore che riusciva a capirli ero io.

“Finalmente ero preoccupato per voi” disse Tuono

“Sei ancora vivo?” questo era il mio cavallo

“Felice di esserti mancato amico” dissi a denti stretti.

Accanto ad Abisso, si trovava un cavallo nero, con la criniera del medesimo colore, solo che questa era raccolta in una treccia tenuta ferma da un fiocco rosa.

Non mi scioccava il fatto che un cavallo avesse una treccia, bensì il colore del fiocco, con il manto nero ci stava un bel fiocco bianco...sbaglio?

Capii al volo che quella era la puledra di Francis.

Suona veramente male.

Quest' ultimo ci salutò con moine e smancerie varie, prima di partire in groppa a Bijou, il suo cavallo.

Quando vidi la sua figura sparire mi sentii più leggero, ma a quanto pare non ero l'unico visto che Alfred sospiro per poi sorridere soddisfatto.

Ci lanciammo uno sguardo di complicità, il perché poi è un mistero.

“Sei messo piuttosto male” mi disse Abisso avvicinando il muso al mio braccio.

“Ho combattuto con una pazza fanatica dei serpenti e delle statue, delle galline volanti e poi...la Chimera” indugia sul l'ultimo mostro, perché in teoria io non avevo fatto niente se non svenire.

Viva il coraggio e la virilità!!!

“Allora dove dobbiamo andare?” chiesi a Kiku

“I cavalli sapranno guidarci” mi rispose, allora io ripetei la stessa domanda agli equini e questi mi risposero in maniera scioccante.

“Dicono..insomma dobbiamo andare a New York” dissi.

“SIIIII!!!” esultò l'americano

“Strano” borbottò il giapponese.

“Non vi preoccupate, appena arriveremo verrete a stare da mia madre” ci disse Alfred.

Conoscere sua madre?

Eravamo già a quel punto?

“Allora sarà meglio partire” disse il figlio di Atena salendo sul cavallo.

Cercai di salire sul mio cavallo.

“Problemi?” mi chiese l'equino

“No” dissi io cercando una qualche maniera di salire, è imbarazzante da dire, ma fino ad ora Alfred mi aveva sempre aiutato a salire.

“Sei sicuro? Se vuoi mi abbasso?” rise il mio dannatissimo cavallo.

“Mi stai prendendo in giro?”

“Arthur hai problemi?” mi chiese Kiku

“N-no” chissà se sembravo sincero?

L'americano colse subito la disperazione dalla mia voce e infatti mi aiutò a salire.

“Se vuoi una mano basta chiedere” mi disse ammiccando, bloccandomi il respiro.

“Smettila dannato idiota” dissi calciandolo via, provocando le risate nell'altro.

Non morivo dalla voglia di volare, a causa della mia fobia verso l'altezza, eppure non vedevo l'ora di andare via da quella dannata foresta.

“Pronto?” mi chiese Abisso.

Io annuii, aggrappandomi più forte a lui.

I cavalli cominciarono ad innalzarsi, fino ad arrivare ad una certa altezza, per poi dirigersi verso Nord.

Sentivo le mie mani tremare, mentre stringevo la criniera di Abisso.

“Non ti preoccupare arriveremo prima del tramonto” abbassai la testa pensando che a parlare fosse stato il mio cavallo, invece con mia sorpresa era Kiku.

“Spero” bisbigliai

Il figlio di Atena mi svelò alcune curiosità.

Scoprii che Poseidone e Atena erano sempre stati in competizione, a causa di una città; ci rimasi piuttosto male.

“Ma non temere, io sono un tuo compagno di viaggio” arrossì il giapponese “E voglio essere tuo amico”

“G-grazie mille” sorrisi.

Sapere di avere Kiku dalla mia parte mi rendeva felice nonché fiducioso.

Lui come me era piuttosto timido e riservato, anche se a differenza mia era molto tranquillo, per questo lo invidiavo.

“Quanto manca ancora?” chiesi a Kiku, cercando di cambiare argomento, per quanto apprezzassi determinati momenti di dolcezza, preferivo evitarli a causa di una cosa chiamata orgoglio.

“Arriveremo fra un meno di due ore” mi rispose Alfred, che per mia immensa gioia era rimasto in silenzio sino ad ora.

“Sei contento di ritornare a casa Alfred-kun?” domandò il giapponese.

“Ci puoi giurare amico!!” rise avvicinandosi con il suo cavallo “Non torno a New York..da almeno tre anni”

“Come mai?” chiesi piuttosto sorpreso

“I mostri” disse in tono piuttosto freddo “A causa dei mostri, siamo obbligati a rinchiuderci nel Campo, non fraintendente io amo il Campo, Chirone e tutti i miei compagni, però ogni tanto vorrei poter uscire dalla barriera senza essere attaccato, insomma vorrei essere un normale ragazzo della mia età” sorrise tristemente.

Non mi era mai passato per la testa che il ragazzo potesse soffrire per questo, insomma lui si atteggiava ad eroe tutto il tempo; pensavo che la cosa gli potesse piacere, non avevo mai immaginato che sotto sotto Alfred fosse dotato di grande sensibilità.

“Da quanto tempo siete al Campo?” domandai

“Io da cinque anni” mi rispose il giapponese

“Io da dieci” disse Alfred, scioccandomi.

“Dieci anni?!”

“Si, io e Matthew siamo i semidei più vecchi, nel senso che siamo al Campo da più tempo” spiegò

“Come mai?”

“Lunga storia” disse andando più avanti, e lasciando me in balia di dubbi e curiosità.

Il viaggio procedette nella tranquillità, nessun mostro, nessun fulmine pronto a colpirmi e nessuno stormo di uccelli.

Io e Alfred non ci rivolgemmo la parola per tutto il viaggio, mi sentivo triste e solo, certo avevo Kiku che cercava di intrattenermi in qualche chiacchierata animata, però non riuscivo a essere interessato, la mia mente era occupata solo dal pensiero di Alfred.

Quel dannato tricheco mi sconvolgeva.

Quando lui era nei paraggi il mio cervello si azzerava e io cominciavo a comportarmi come un idiota, insomma come lui.

Dopo l'incidente di mai madre, non mi attaccai più a nessuno, eppure la presenza del figlio di Zeus, mi rassicurava in maniera sincera e profonda.

Ero in balia di lui.

Davanti a noi apparì New York.

Era la prima volta che vedevo quella città, in verità non ero mai uscito dall'Inghilterra, i grattacieli arrivavano fino al cielo, anche se quest'ultimo non era proprio azzurro, a causa dello smog e dell'inquinamento, le strade erano gremite di persone di tutte le etnie e di tutte le età.

Guardai meravigliato la città cosmopolita, mentre Alfred si avvicinava a me.

“E' bellissima vero?” mi chiese

“Si è bella, però è molto inquinata” dissi sentendo l'odore dei gas provenienti dalle marmitte delle macchine, ferme nel traffico automobilistico.

“Già” spostò il suo sguardo dalla città a me “Però voglio fartela visitare” mi sorrise

“Alfred abbiamo una missione, non abbiamo tempo di visitare New York” dissi, acidamente, anche se dentro di me sentivo il cuore scoppiare di gioia.

“Vuol dire che appena la missione sarà compiuta, ti porterò qui, ed insieme visiteremo la città” mi prese delicatamente la mano “Solo io e te”

Cercai di contenermi.

Perchè volevo sorridere?

“Alfred” sussurrai “Non possiamo lasciare da solo Matthew” dissi stupidamente.

Lui mi guardò stranito “Matthew è fidanzato, può portarsi dietro Kiku” strinse la mia mano più forte “Invece io voglio portare te”

Come mio solito arrossii di colpo, cercando di rispondere in maniera dignitosa “S-s-e p-proprio ..in-insisti” come ti ho detto in maniera molto dignitosa.

Atterrammo a Central Park , dietro alcuni cespugli.

“Ok, cosa facciamo adesso?” chiesi.

“I cavalli sono stanchi, forse è meglio farli riposare un pò” disse Kiku “Tu ed Alfred potreste andare a perlustrare la zona”

“Perchè?” domandi

“Ho un brutto presentimento” disse scuro in volto.

“Ok. Allora noi andiamo” disse Alfred prendendomi per mano.

Eravamo mano nella mano.

“Alfred mollami” protestai, anche se non volevo.

“Nooooo!!” sorrise, contagiandomi.

Sentii la sua presa stringersi, ed io a mia volta strinsi di più la presa sulla sua mano.

Non sapevo nemmeno perché lo avevo fatto, però era stato istintivo, molto naturale.

Passeggiamo per un po' così, tenendoci per mano, come due...fid..fidanzatini.

“Guarda cose c'è laggiù!!” mi urlò il ragazzo.

Io alzai lo sguardo da terra per rivolgere la mi attenzione verso il posto indicato da Alfred.

“E' una semplice cabina per le foto” dissi

“Infatti!!” esultò “Vieni con me!” disse trascinandomi verso la cabina.

“Cosa vuoi fare?” chiesi quando arrivammo difronte alla cabina

“Beh!! Semplice voglio farmi una foto” mentre parlava cercava nella tasca dei jeans delle monete

“Una foto? Che dannato egocentrico che sei!!”

Lui aveva osato lasciarmi la mano solo per farsi una foto??

“In verità voglio farmi una foto con te” disse spingendomi all'interno della cabina

“Cosa?” chiesi imbarazzato “Ma scherzi?”

“Noo!!” sorrise mentre inseriva le monete nella fessura apposita “Forza vieni qui” mi disse, afferrandomi la spalla, costringendomi ad appoggiare la testa sul suo petto, esattamente all'altezza del cuore, che batteva furiosamente.

Sorrisi timidamente arrossendo leggermente e desiderando ardentemente di rimanere così per sempre.

Il flash mi colpì improvvisamente, facendomi irrigidire.

“Fatto!” esultò la scimmia “Vediamo come sono venute!” disse spingendomi fuori ed afferrando il nastrino che comprendeva due foto uguali.

L'americano sorrideva in maniera energica con una luce birichina negli occhi, mentre io ero ..inguardabile, soprattutto se messo al confronto di Alfred.

“Perchè volevi una foto?” chiesi cercando di sottrarre le foto

“Come sei venuto bene, sembri felice” sorrise dolcemente

“Non hai risposto” protestai

Lui per tutta risposta strappò il margine bianco che collegava le foto, in modo da dividerle senza rovinarle.

“Tieni” mi disse dandomene una.

“Mi rispondi?”

“Volevo soltanto una nostra foto” disse mettendosi la foto all'interno del giacca.

“Cosa ci vuoi fare?” chiesi ingenuamente.

“Sapessi” scherzò lui ammiccando, facendomi solo allora capire la battuta maliziosa.

“Dannato zotico maniaco” dissi tirandogli un pugno sulla spalla, facendolo indietreggiare e scontrare con qualcuno.

“Mi scusi” si giustificò il ragazzo.

La persona che aveva colpito era una ragazza bellissima, la tipica americana per intenderci, magra con un seno generoso, in questo caso messo spudoratamente in mostra, i capelli erano biondo platino ed erano raccolti in una coda di cavallo, gli occhi erano azzurri.

La ragazza indossava una minigonna nera, che lasciava ben poco all'immaginazione, una maglia bianca, che presentava una profondissima scollatura.

Accanto a lei, si trovava un ragazzo, di un bellezza stratosferica, era alto e molto muscoloso, i capelli erano biondi e gli occhi erano azzurri, era molto simile ad Alfred

“Non ti preoccupare” disse la ragazza.

Facevo fatica a guardarla in faccia, e a giudicare dallo sguardo di Alfred non ero l'unico.

“S-scusa non volevo” disse l'americano senza staccare lo sguardo dalle rotondità della ragazza.

Mi arrabbiai.

“Alfred dovresti guardarla in faccia” dissi

“Ah!Ma lo sto facendo”

“Hai sbagliato zona”

“Come sei bello” disse la biondina rivolta all'americano “ ti chiami Alfred?”

L'altro sembrò andare in iperventilazione “S-si” squittì.

“Tu invece chi sei?” mi chiese il ragazzo avvicinandosi e sfiorandomi una guancia.

“A-Arthur”

“Un bellissimo nome per un bellissimo ragazzo”

Non solo era bello ma anche galante

“G-grazie mille”

“Ti andrebbe da bere?” mi chiese sfiorandomi con le dita le labbra.

Aveva uno strano scintillio negli occhi, come un lupo che aveva appena trovato la sua preda, tremai appena.

“Mi piacerebbe moltissimo, ma io e il mio amico abbiamo un compito da svolgere” dissi prendendo sottobraccio l'americano.

“Volete già andare via?” chiese la biondina.

“Purtroppo” dissi freddamente tirando una gomitata all'americano.

“G-già abbiamo da fare”

“Mi dispiace ma non possiamo lasciarvi stare” disse la ragazza.

Sia la donna che il suo amico cominciarono a cambiare forma, la pelle divenne più bianca e secca, il viso più brutto, dalle labbra secche spuntavano delle zanne aguzze.

Il resto del corpo era strano, la gamba sinistra era la zampa di un asino mentre quella destra era una gamba robotica di bronzo.

“Cosa siete?” chiesi

“Siamo le empuse” disse quella che era la biondina

“Empuse? Cosa sono?” chiesi rivolto ad Alfred.

“Boh!non saprei”

“Tu non sai mai niente!!”

“Sono il figlio di Zeus lo splendente, non sono mica il figlio di Atena”

“L'avevo capito che eri il figlio di Zeus, sei proprio come lui, un dongiovanni da strapazzo”

“Come scusa?”

“Ho visto il modo in cui guardavi la scollatura di..” guardai la così detta empusa “Come ti chiami?”

“Rita”

“Grazie. Guardavi con un certo interesse la scollatura di Rita”

“Ma quale scollatura?” ,mi chiese confuso.

“Ci stanno ignorando” disse Rita all'altra empusa che rispose con un “Non mi è mai capitato”

“Non fare l'idiota, lo so che ti risulta difficile visto che lo sei”

“Calma, calma calma, non offendiamo l'eroe”

Stavo per ribattere con qualcosa come “Eroe di sto…..posto”, ma sentii un artiglio graffiarmi il braccio.

“Smettetela di giocare” disse l'empusa che prima era un uomo, che chiamerò Alex per non dovermi ripetere.

“Noi empuse, abbiamo la capacità di apparire diverse a chiunque ci guardi, rappresentiamo qualcosa di simile al vostro ideale di bellezza e di amore”

“Quindi vuoi dire che ognuno di noi ha visto una cosa diversa?” chiesi

“Qualcosa che si avvicina alla persona da noi amata?” domandò Alfred

“SI, SI SI!! Siete due mezzosangue veramente stupidi” rise “Il mio padrone ha detto di portarvi da lui, ma non ha detto in quali condizioni”

“Sicuramente non sarebbe felice di vederci fatti a pezzi” disse Alfred mentre io annuivo alla sua affermazione.

“STATE ZITTI!!” urlò Rita lanciandosi verso di noi, che a nostra volta ci eravamo messi a correre all'impazzata verso Central Park

“Adesso mi credi se ti dico che non sapevo niente di nessuna scollatura?” disse l'americano.

“F-forse” dissi ansimando.

Non potevo correre e parlare allo stesso tempo, richiedeva troppe qualità che io non possedevo.

“P-perchè non mi credi?” mi chiese

“Possiamo….parlarne ...dopo?” chiesi.

Intanto le persone intorno a noi, continuavano tranquillamente a camminare, mentre noi eravamo rincorse da queste empuse.

“Al mio tre gira a sinistra” mi ordinò Alfred

“Perchè?”

“Dobbiamo attaccarle direttamente, e li si trova un vicolo sconosciuto”

Continuammo a correre finché il ragazzo non urlò di girare.

Come aveva detto l'americano ci trovammo in un vicolo buio, umido e puzzolente...ora capisco perché era sconosciuto.

“Tira fuori la spada” disse Alfred serio, eppure io continuavo a pensare male, quando si parlava di spade.

Chissà perché poi?

Tirai fuori la mia spada, puntandola contro Alex.

“E' stato facile trasformarmi in qualcuno che rispecchiasse il tuo ideale di bellezza” disse ammiccando “Visto che ultimamente il tuo cuore batte per un certo ragazzo” disse urlando per farsi sentire dal mio compagno.

“Un'altra parola è giuro che ti stacco la testa” dissi sperando che il figlio di Zeus non avesse sentito.

Ma notai con mia sorpresa che anche il mio amico era intento ad affrontare una conversazione simile alla mia.

“Perchè Crono ci desidera tanto?” chiesi per prendere tempo

“Non lo so dolcezza, io mi limito ad eseguire gli ordini”

“Quindi Crono ti tiene all'oscuro dei suoi piani?”

“Non me ne frega” gli tremò appena la voce

“Cosa ti ha promesso in cambio?”

“E' un interrogatorio?”

“Prima rispondi alla mia domanda poi puoi uccidermi”

“Mi ha promesso ricchezze e sangue a volontà”

“Manterrà la parola?”

“C-certo”

“Ti ucciderò ragazzino!” sentii urlare alla mie spalle.

Mi voltai notando che Rita era stata leggermente ferita.

Alfred era sudato ed aveva gli occhi lucidi.

“Non è facile uccidere una persona quando ha le sembianze dell'oggetto del proprio amore?” rise Rita.

Chissà come la vedeva il figlio di Zeus?

Ero talmente curioso e concentrato che mi dimenticai della bestia davanti a me.

Essa si avvicinò a me e mi afferrò il polso stringendolo fra i suoi artigli, conficcandomi le unghie nella pelle, talmente in profondità da far uscire sangue.

Cercai di colpirlo, ma nel momento in cui sferrai il colpo, il suo viso cambiò e diventò come quello di Alfred.

Rimasi scioccato.

“Hai problemi piccolo semidio?” mi chiese.

Non potevo attaccarlo, quelli erano gli occhi dell'americano, lo stesso naso leggermente schiacciato, la mascella dura ed evidente, le labbra carnose e scure e i ciuffi ribelli sulla fronte.

Come potevo colpirlo?

La presa sul mio polso si intensificò maggiormente, tanto da farmi urlare e farmi cadere la spada.

Alle mie spalle il mio compagno stava affrontando le stesse incertezze e dubbi che stavo combattendo io.

Era più lento ed indeciso nei movimenti, sembrava spaventato alla sola idea di toccare il mostro.

Alex cercò di mordermi il collo, sentii i canini aguzzi sfiorare la mia pelle, ed il suo alito caldo farmi venire i brividi.

Cercai di ribellarmi scalciando ed urlando, ma lui lasciò il mio polso per afferrarmi dalle spalle.

“Vuoi farmi del male?” mi chiese, ed io non riuscii a perdermi nei suoi occhi.

“Alfred” pensai.

Lui sorrise malignamente vedendomi così confuso e malleabile.

Il suo sguardo era folle e pazzo, non era come quello del mio Alfred, lui quando mi guardava sembrava vedere tutte le cose più belle di me.

Gli occhi del mio americano, luccicavano di gioia e solo a guardarli mi si riempiva il cuore di felicità, gli occhi del mio idiota preferito potevano illuminare il cielo.

Capii che quello non era il figlio di Zeus, ma solo uno stupido mostro, che cercava di prendere le sue sembianze.

Mi salì un senso di rabbia folle ed ira, nessuno poteva giocare con i sentimenti delle persone, soprattutto i miei.

Concentrai le energie provocando una piccola scossa, che fece cadere entrambi i mostri, usai questo come diversivo e mi avvicinai al mio idiota, gli afferrai il braccio, sentendolo caldo, forte e vivo.

“Questo è Alfred” pensai con gioia.

“Arthur stai bene?'” mi chiese

“S-Si, tu?” lo guardai, aveva un taglio profondo sulla fronte.

“Non riesco ad ucciderlo” mi disse “Lui è uguale a ..” si zittì di colpo.

“Di chi stai parlando?” purtroppo non ci fu risposta, perché l'americano mi spinse di lato.

Le empuse ci attaccarono insieme.

Rotolai di lato, afferrando la mia spada.

Alex si lanciò verso di me, allora io corsi verso il fondo del vicolo.

Mi era venuta una strana idea, folle ma forse l'unica capace di salvarmi.

Arrivai al fondo, trovandomi il muro di mattoni davanti, mi appoggiai a questo aspettando il mostro.

L'empusa arrivò davanti a me,

“Purtroppo è giunta la tua fine” rise.

“Hai ragione” dissi abbassando lo sguardo, sperando ci credesse.

“Non temere Crono ti vuole vivo”

“Allora portami da lui”

“Lo sai che ti farà patire le pene degli inferi, proprio come sta provocando al figlio del Dio dei morti”

“Allora Ivan è vivo” pensai

“Lo so” risposi.

“Bravo bambino” mi si avvicinò, ed io strinsi i pugni e le portai all'altezza del petto, chiusi gli occhi, aspettando di sentire l'alito viscido del mostro.

Poco dopo, mi arrivò il tanfo del suo fiato, allora abbassi di colpo i pugni battendoli sul muro.

All'improvviso il terreno dove il mostro era, si crepò facendolo cadere in una fossa.

L'empusa gridò dallo spavento e dalla sorpresa, io ne approfittai per colpirla con la mia spada.

La punta trafisse l'occhio della bestia, che al contatto con l'arma si disintegrò in una polvere dorata.

Ero stanco, volevo riposarmi, ma mi ricordai che Alfred era dietro di me, così corsi verso l'uscita del vicolo, e lo ritrovai semi svenuto a terra, con una brutta ferita alla testa, mentre la bestia era seduta a cavalcioni su di lui.

Mi si azzerò la mente, il mio corpo fu attraversato da una scossa e dentro di me sentivo l'ira scorrere.

La rabbia mi accecò e preso da una folle pazzia, afferrai la spada e corsi verso l'empusa e la trafissi da dietro, più volte, finché questa non si disintegrò come l'altra.

Con le mani sporche di polvere e di una sostanza verdognola presi il volto di Alfred fra la mani, respirava ancora, presi dallo zaino la borraccia che conteneva l'ambrosia e poco a poco riempii la bocca del ragazzo, sentendo il suo sangue scorrere di nuovo e le guance tingersi di un naturale colore rosa.

Sentii le lacrime pizzicare gli occhi.

“Arthur” bisbigliò debolmente

“Sei un dannato idiota!!” urlai abbracciandolo a me “STAVI PER MORIRE!!” piansi “ Che..che cosa avrei fatto senza di te?” chiesi tremando.

Lui riacquistò presto energia e si sedette.

“Non potevo ucciderlo” mi disse

“Perchè?”

“Era troppo simile a te”

Quelle parole mi colpirono dritte al cuore.

Nel volto del mostro lui aveva visto il mio volto?

Quindi voleva dire che Alfred provava qualcosa per me.

“A-a” stavo per dire qualcosa, ma nel vicolo piombarono Kiku e i nostri cavalli.

“Santi nubi!!State bene?” ci domandò il giapponese “Oh Dei miei!! Siete feriti!” esclamò preoccupato, sbiancando vedendo le nostre ferite “Alfred puoi fare un ultimo sforzo?”

“C-certo” disse l'americano alzandosi e barcollando, mi lanciai verso di lui per sostenerlo.

Chiuse gli occhi a causa della stanchezza, facendo una smorfia di dolore.

Vederlo soffrire mi uccideva.

“Vi serve un riparo, un luogo dove curare le vostre ferite e dove potervi riposare”

“Mia madre abita dall'altra parte della città” disse “Con i pegasi ci metteremo meno di dieci minuti”

“Forza salite sui cavalli, dovete disinfettare le ferite il prima possibile” disse Kiku.

Ordinai ad Abisso di avvicinarsi e di sdraiarsi per terra, in modo da permettere a me e ad Alfred di salire.

Mi misi dietro l'americano, tenendolo stretto a me.

“Riesci a portarci entrambi?” chiesi in maniera silenziosa al mio pegaso

“C-certo” disse il cavallo alzandosi.

“Grazie bello” dissi accarezzandogli il fianco.

Il biondo ci disse le indicazioni per raggiungere la casa e poi si accascio su di me.

“Mi dispiace” sussurrò

“Di cosa?” chiesi accarezzandogli la fronte

“Non sono stato molto eroico” gli tremò il labbro “Dovevo proteggerti”

“Taci idiota! Conserva energie per quando arriveremo da tua madre” dissi stringendolo più a me, appoggiò la nuca al mio petto, ed io gli passai le dita fra i capelli pieni di polvere.

“Grazie”

Sorrisi

“Non ringraziarmi, tu mi hai salvato più volte”

“Non ti stava ringraziando per quello”

“Allora per cosa?” ero confuso

Lui non rispose ma si accoccolo sul mio petto.

Abisso atterrò davanti ad un condominio di mattoncini rossi, il tipico edificio americano, con la scala antincendio di lato.

“Siamo arrivati” disse debolmente il figlio di Zeus, cercando di scendere.

“Aspetta ti aiuto io” dissi scendendo per primo.

Aiutai il ragazzo a scendere e a camminare fino al portone che era aperto, Kiku ci raggiunse poco dopo, dopo aver detto qualcosa ai cavalli, che subito dopo scomparirono.

Grazie a Zeus! Il condominio era previsto di ascensore, perché appena lo vidi adagiai il corpo dell'americano su una delle pareti.

“Sesto piano” mi disse, ancora prima che io potessi formulare la domanda.

Appena le porte si aprirono, il biondo mi disse che l'appartamento era l'ultimo a destra.

Ad ogni passo sentivo l'ansia salire, fra poco avrei conosciuto la madre di Alfred.

Perchè poi tutta questa ansia?

L'americano si sistemò un po' i capelli e cercò di rimanere dritto e composto, poi suonò il campanello.

Dopo poco ci venne ad aprire una donna molto bella, era alta dalle forme generose, i capelli erano biondi e corti, mentre gli occhi erano come quelli di Matthew.

“Alfred!” esclamò la donna, buttando le braccia al collo del figlio

“Ciao mamma”

“Cosa ci fai qui? Perchè sei tutto sporco? Ma sei ferito?” la donna non diede tempo al ragazzo di rispondere, che subito fece entrare il ragazzo in casa, trascinandolo sul divano.

Io guardai Kiku, che a sua volta era scioccato.

“Possiamo entrare?” chiesi al giapponese

“Non saprei” mi rispose.

“Scusate!!Sono una vera maleducata, io sono Lucy, la mamma di Alfred, forza accomodatevi” ci disse

Il salone dove fummo ospitati era veramente delizioso, il divano era di un tenero color confetto, mentre le due poltrone erano vintage.

Le pareti erano chiare, e facevano contrasto con le tende scure, che ricoprivano le ampie finestre.

L'ambiente era ordinato e pulito.

“Mamma loro sono Kiku, figlio di Atena” disse Alfred presentando il giapponese “Mentre lui è Arthur, figlio di Poseidone...ma tu questo già lo sai”

La donna puntò i suoi occhi su di me, sorridendo in maniera calorosa “Sei Arthur Kirkland?” io mi limitai ad annuire.

Lucy si lanciò verso di me abbracciandomi forte “Arthur caro, ma come sei diventato grande e bello!!”

“G-grazie” cercai di sottrarmi dalla presa della donna.

“Ti ricordi di me?” mi chiese

“No..ma Alfred mi ha molto parlato di lei”

“Mamma ti ricordi quella cosa” disse l'americano.

Io non capii a cosa si riferiva, ma sua madre capì al volo e si allontanò da me.

“Cosa ci fate qui?” chiese mentre tirava fuori da una cassetta bianca delle bende e un disinfettante.

“Siamo in missione” spiegò il figlio, mentre guardava con orrore la boccetta che conteneva il liquido per disinfettare.

“Alfred non fare quella faccia!” lo riprese sua madre “E' per il tuo bene” disse cercando di ripulire la zona intorno alla testa, ma il figlio si spostò di colpo.

“Sto bene!” si alzò venendomi incontro “Non ho bisogno di essere curato con quella cosa”

“Vuoi veramente apparire agli occhi di Arthur come un codardo?!” domandò Lucy, facendomi arrossire.

Perchè mi aveva messo in mezzo?

Guardai il figlio di Zeus, che era arrossito a sua volta.

“N-non voglio” balbettò abbassando lo sguardo, la madre sembrò arrabbiarsi.

“Se vuoi..ti aiuto io” chiesi

“D-davvero?” volle sapere il ragazzo.

Guardai la madre, che annuì vigorosamente.

“Va benissimo, laggiù si trova la stanza di Alfred” disse la donna indicandola stanza “Tu invece Kiku, mi aiuterai a preparare una cena grandiosa” prese il giapponese sottobraccio e scappò in cucina ghignando.

Presi la cassetta con dentro i materiali, mentre seguivo la schiena dell'americano.

La stanza era ordinata, le pareti erano azzurre, almeno era quello che si riusciva a scorgere da sotto i miliardi di poster di super eroi e cantanti.

Il letto era grande, e troneggiava sul resto, accanto ad esso si trovava un comodino che presentava la stessa linea moderna dell'armadio.

Ma la cosa che catturò il mio sguardo, fu una fotografia sul comodino del ragazzo.

Mi avvicinai ed arrossii di colpo.

La foto raffigurava me, Alfred e Matthew insieme, da bambini

Mi tremavano le mani a causa dell'emozione, cercai lo sguardo dell'americano che appena notò l'oggetto fra le mie mani, sbiancò.

“Ti ho detto che sei sempre stato il mio migliore amico” arrossì strappandomi la foto dalle mani.

“Forza muoviamoci” dissi, cercando di nascondere l'imbarazzo nella mia voce tossendo.

Alfred si sdraiò sul letto, mentre io mi sedetti sul bordo, presi del cotone imbevuto di disinfettante e con delicatezza lo passai sulla fronte del ragazzo, il quale al contatto strinse gli occhi.

“Ti faccio tanto male?” chiesi fermandomi.

“N-non ti preoccupare continua” mi disse con voce roca.

Deglutii mentre riprendevo il mio lavoro.

Sentivo lo sguardo del figlio di Zeus su di me, e questo mi procurava emozioni contrastanti fra loro, da una parte questo mi creava disagio, ma dall'altro mi sentivo felice di avere le sue attenzioni.

“Anche tu sei ferito” mi disse Alfred, guardando alcuni graffi che avevo sulla spalla.

“Non ti preoccupare non è niente” dissi

“No invece!” protestò “Dopo ti aiuto io” disse arrossendo.

Dopo una quindicina di minuti, avevo ripulito ed incerottato il ragazzo, in tutti i punti in cui era ferito.

“Adesso tocca a te” disse alzandosi e lasciandomi il posto.

Appena sprofondai nel letto, il suo profumo mi avvolse come una coperta, calda e confortante.

“Dovresti girarti a pancia in giù e toglierti la maglia” disse armeggiando con il cotone, cercando di evitare il mio sguardo.

“Non ti preoccupare Alfred, sono solo dei graffi” dissi cercando di alzarmi, ma il ragazzo mi bloccò ogni via di uscita con il suo corpo

“Allora ci metteremo poco no?” sorrise

Deglutii mentre annuivo e mi sfilavo la maglia, sotto il suo sguardo attento.

Feci come mi aveva detto, ovvero mi misi a pancia in giù, sentendo all'improvviso le dita calde di Alfred sfiorarmi la schiena, facendomi rabbrividire.

Il ragazzo cominciò a ripulire i graffi sulle spalle e quelli sulla schiena.

Stavo morendo dall'imbarazzo, infatti nascosi il volto nel cuscino dell'americano, mentre questo mi passava il cotone sulla pelle.

All'improvviso la porta si aprì ed entrò la madre, alzai di scatto il viso dal cuscino per guardarla.

Essa ci sorrise e fece l'occhiolino al figlio, e lanciò qualcosa che mi colpì in testa.

Mi misi seduto e presi l'oggetto che la madre ci aveva lanciato e mi sentii morire.

ERA UN PRESERVATIVO!!!

Cominciai a boccheggiare, mentre io ed Alfred facevamo a gara a chi diventava più rosso, ma non ti preoccupare vinsi io.

Mi alzai di scatto dal letto, senza nemmeno rivestirmi ed uscii dalla stanza correndo incontro alla madre.

“HA FRAINTESO TUTTO!” urlai “NOI NON STAVAMO FACENDO QUELLO!” mi raggiunse il figlio di Zeus.

“Non vi preoccupate, a me va bene” sorrise.

“M-mamma io ed Arthur non stiamo insieme” disse il figlio.

“Davvero?” chiese lei confusa “Ma vi comportate come fidanzatini!!”

Non avevo mai pensato che qualcuno ci potesse vedere come una coppia.

“S-si..siamo amici” dissi.

Ma allora perché mi faceva male dire una roba simile?

Perchè stavo soffrendo?

“Scusate!!” disse la donna arrossendo “Ma pensavo che voi foste una coppia” disse prendendo il preservativo.

Alfred mi passò la maglia che mi misi addosso.

Per tutta la serata non ci rivolgemmo né una parola né uno sguardo; quell'avvenimento ci aveva creato imbarazzo e noi come stupidi avevamo decisi di nasconderci nel nostro orgoglio.

Lucy e Kiku prepararono una cena veramente fantastica, spezzatino di carne con contorno di patate...era tutto maledettamente delizioso, non mangiavo così bene da anni.

La madre del ragazzo cercò di coinvolgere me e il figlio in discorsi, ma nessuno dei due aveva voglia di parlare.

Veramente trattavo Alfred come il mio ragazzo?

Ammetto che non mi sarebbe dispiaciuto fare coppia con il ragazzo, ma lui era troppo per me.

L'americano si meritava di meglio.

Chiusi gli occhi per reprimere le lacrime, ancora una volta stavo perdendo qualcuno.

Dovevo farlo per il bene della nostra amicizia, dovevo fingere di non provare interesse.

Dopo cena la madre mi disse che se volevo potevo farmi una doccia, lei mi avrebbe procurato dei vecchi vestiti del figlio, accettai di buon grado.

Una doccia era quello che ci voleva, mentre l'acqua mi bagnava piansi, piansi per le persone che avevo perso, piansi per le delusioni che avevo ricevuto e per le illusioni che continuavo a farmi, piansi perché ero sicuro che Alfred non sarebbe mai stato mio.

Chiusi il getto d'acqua appoggiandomi alle mattonelle fredde.

“Non fa niente Arthur” continuavo a ripetermi.

Lucy come promesso mi procurò un vecchio pigiama del figlio, era blu con la S di Superman , me lo misi ed è inutile dire che era enorme, i pantaloni continuavano a calarmi e a strisciare a terra, mentre la maglia mi arrivava sotto le ginocchia.

Imbarazzato uscii dal bagno, che fu ben presto occupato da Kiku, anche lui con un pigiamo abnorme di Alfred, quest'ultimo era sul divano a petto nudo, intento ad asciugarsi i capelli.

Si girò notando il mio sguardo su di lui.

“AHAHAHAH SEMBRI ANCORA PIU' BASSO CON QUEL PIGIAMA” disse il pirla ridendo.

“EHY!!” l'altro continuò a ridere di me, eppure il suono della sua risate mi ridiede felicità.

“Su, forza vieni qui” mi disse indicando il posto accanto a lui.

“Tua madre?” chiesi

“E' andata dai vicini”

“Senti” mi disse “Mi dispiace per prima”

“N-non ti preoccupare” dissi guardando davanti a me.

“Siamo amici?” mi chiese lui impacciato.

“Si” dissi, mentre sentivo la gola seccarsi.

“Ah!” disse “Stasera dormirai nella mia stanza” cambiò discorso.

“E tu?” lui mi rispose dando una pacca al divano

“Non se ne parla, ci dormo io sul divano” dissi

“No, sei tu l'ospite”

“Non mi importa”

Alfred si alzò e mi prese in braccio a modo di sacco di patate, mi portò nella sua stanza e si chiuse fuori.

“Non ti azzardare ad uscire da qui” scherzò ridendo

“Fammi uscire idiota” dissi battendo i pugni sulla porta.

“Non ti preoccupare per me, sono un eroe, un divano non potrà mai farmi del male” scherzò

Alla fine dopo molti tentativi mi arresi e mi misi sul letto coprendomi.

“Ti sei arreso?”

“Si, contento?”

“Moltissimo”

“Idiota”

“Arthur?”

“Dimmi”

“Buona notte”

“Notte Alfred”

Sentii i suoi passi allontanarsi, ed il mio cuore spezzarsi.

“Basta Arthur” continuavo a ripetermi.

Poco dopo caddi in un sonno profondo, ovviamente sognai qualcosa di raccapricciante ed orribile.

Mi trovavo in una caverna, della lava ricopriva tutto il terreno, mentre al centro si trovava una roccia dove vi era legato un ragazzo. Era alto e muscoloso, i capelli erano così chiari da risultare bianchi e gli occhi erano viola.

“Ti arrendi?” disse una voce, che riconobbi subito, era il mostro del mio incubo, quando la lingua ammaliatrice di Francis aveva fatto effetto su di me.

“Sono il figlio di Ade, la morte non mi spaventa” disse il ragazzo sorridendo in maniera agghiacciante.

Allora quello era Ivan.

“Non ti spedirò da tuo padre, ma in un posto ben peggiore” rise “Oh!!Abbiamo visite” disse voltandosi verso di me “Il piccolo assassino è qui!”

I suoi occhi dorati, splendevano nel buio

“Piccolo figlio del Dio del mare,

stai attento alla gente di cui ti puoi fidare”

Cominciò a cantilenare

“Presto affogherai in un pianto salato,

piccolo semidio sconsolato”

 

Mi tappai con forza le orecchie, urlando dalla frustrazione.

Aprii gli occhi e mi ritrovai sudato nel letto di Alfred, mi tremavano le mani, nelle mie orecchie risuonava la canzoncina del mostro.

Mi alzai per aprire la finestra, avevo bisogno di una boccata d'aria.

Il vento mi regalò sollievo, mentre mi passava fra i capelli, ed asciugava le gocce di sudore che mi colavano sul collo.

Avevo la gola secca, così decisi di andare a bere un bicchiere d'acqua cercai di fare meno rumore possibile, visto che ero l'unico sveglio, ma mi sbagliavo perché appena arrivai in salotto trovai Alfred affacciato alla finestra.

Quasi gli venne un colpo quando mi vide.

“Dannato” saltò in aria dallo spavento “Ma sei scemo Arthur?” mi chiese quando riuscì a riconoscermi.

“Come mai sei sveglio?” chiesi.

“Avevo bisogno di una boccata d'aria. Tu?”

“Avevo sete” risposi avvicinandomi a lui.

Rimanemmo un po' in silenzio a guardare il cielo, mancavano le stelle.

“Arthur ti devo dire una cosa” disse stringendo le mani sul cornicione della finestra.

“Dimmi” cercando il suo sguardo.

“Riguardo a quello che è successo oggi io..”

“Lo so Alfred, siamo solo amici” dissi freddo

“Per te magari è così, ma io vorrei essere qualcosa di più”

Il vento ci passò fra i capelli, mentre io cercavo di realizzare quello che aveva detto il ragazzo.

“In che senso Alfred?” chiesi con il cuore a mille

“Come in che senso?”

“Cioè, Kiku mi ha detto che tu... hai una cotta verso... qualcuno ormai da anni” avevo bisogno di perdermi nei suoi occhi.

“Kiku?”

“Si”

Lui sbuffò e mi prese per le spalle avvicinandomi ancora di più a lui.

“Arthur mi credi se ti dico una cosa?” annuii come risposta.

“Io non ti ho mai dimenticato, non ho mai voluto farlo” cominciò a parlare, tenendo un tono di voce basso “Sei stato il mio migliore amico e perdere te è stato come perdere una parte di me” arrossì di colpo “Tu non lo sai, ma quando Chirone assegnava delle missioni in Inghilterra, io facevo di tutto per ottenerle e quelle poche volte che venivo a Londra, correvo verso il tuo orfanotrofio e ti spiavo” cercai di metabolizzare ogni singola parola, mentre il mio cuore batteva all'impazzata.

“Ti spiavo, e la maggior parte delle volte eri triste” continuò con la voce salda, mentre le sue mai tremavano “Non sai come odiavo quei bambini, ti trattavano male e tu poco a poco ti sei chiuso in te stesso” riprese fiato “Desideravo essere li con te e renderti felice, volevo farti ridere”

“Alfred” dissi, più per bisogno che per altro.

“Aspetta ti prego!” disse con serietà “Mentre crescevo, mi rendevo conto che non riuscivo a toglierti dalla mia testa, ed ogni giorno ti desideravo sempre di più accanto a me. Come chiameresti tutto questo?”

“Pazzia?” scherzai, mentre sorridevo.

“Ma l'amore non è forse pazzia?” mi chiese.

“Alfred cosa vorresti dire?”

Lui mi sorrise, e mentre teneva i suoi occhi incatenati ai miei, mi appoggiò delicatamente contro il muro, bloccandomi il respiro.

“Non sono bravo a parole” mi disse, mentre mi circondava la vita con le sue braccia, tenendomi ancora più stretto a lui.

L'americano chiuse gli occhi, mentre si abbassava su di me, diminuendo la distanza; il suo fiato si mescolò al mio.

Il mio cuore batteva all'impazzata, e in me saliva il desiderio di baciare le labbra del ragazzo.

“Posso continuare?” mi chiese a pochi millimetri dalle mie labbra.

Che carino mi chiedeva il permesso.

“C-c-certo” deglutii.

Le sue labbra sfiorarono le mie, e poi con delicatezza le appoggiò del tutto.

Non mi sono mai sentito così completo in vita mia.

Mentre Alfred mi baciava, con una mano mi accarezzava il fianco mentre con l'altra mi teneva delicatamente il volto.

Con quel bacio il ragazzo, mi stava prosciugando di tutte le brutte esperienze che mi erano capitate, stava portando via il dolore.

Presi la mano che stava sul mio fianco e l'intrecciai con la mia.

Poteva sembrare un bacio rude all'apparenza, e ti posso dare anche ragione, però in verità era così delicato e ..perfetto.

Quando Alfred si stacco da me, una lacrima gli rigò il volto.

“Era da tanto che volevo farlo” mi disse commosso, ed io come lui scoppiai a piangere aggrappandomi a lui, lasciandomi stringere dalle sue braccia.

Per la prima volta in vita mia piansi di gioia, avevo appena trovato qualcuno per cui lottare e vivere, e quel qualcuno era Alfred.

“Grazie di esistere” mi disse quest'ultimo, prima di ribaciarmi.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti :D

Ecco qui il nuovo capitolo ^-^.

Alcune cose verranno spiegate in seguito, quindi portate pazienza, perché stiamo per arrivare alla fine.

Come avete notato in questo capitolo ci sono molte scene USUK, lo so che siete felici ;)

Volevo ringraziare tutti quelli che ogni volta mi lasciano una recensione.

Se volete il seguito fatemi sapere

Baci

Tay66

 

 

  
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