Anime & Manga > You're My Love Prize In Viewfinder
Segui la storia  |       
Autore: UovoSodo    07/06/2015    3 recensioni
Qualcosa ritenuto normale è solo ciò di cui abbiamo fatto una banale abitudine. Tralasciamo il significato di parole uniche nel loro genere perché vengono ripetute continuamente, senza il benché minimo uso di criterio: ne graffiamo la poesia, violentandole ogni volta che le pronunciamo, ignorando il contesto in cui siamo. A volte però c'è chi si ingegna teneramente, sottintendendo con sguardi e decisioni ciò che tutti, senza iniziativa o mancanza di sentimento, riassumono in due parole: ti amo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
l'occasione

L’occasione per proteggerti

 

C’era vento. Un vento freddo, per la precisione. Scivolava tagliente lungo i fianchi rigidi degli edifici, si insinuava fin nelle più piccole vie, come a spiare cosa accadesse. Batteva sulle finestre delle case, alzava i capelli dei pedoni, spingeva impaziente le macchine lungo le strade.

Per via di quell’insolito vento, composto quasi da raffiche vere e proprie, Asami decise di tornare a casa prima: Akihito era in giro in vespa e non rispondeva alle sue chiamate.

-Passi una buona giornata, Asami-sama.- disse l’autista, inchinandosi lievemente.

Asami alzò semplicemente una mano per ringraziare. Si avviò con passo elegante all’entrata dell’edificio, le mani in tasca per ripararle dal vento.  

Aprì la porta moderna e si diresse all’ascensore. I suoi passi quasi cronometrati, con cadenze regolari e quasi aristocratiche, risuonavano appena, dando un ritmo al silenzio.

Entrò nell’ascensore e premette per l’ultimo piano. Quando le porte si chiusero, diede un leggero colpo di tosse, rimanendo composto, pensando a cosa Akihito avesse combinato: non era preoccupato in maniera esponenziale, era anzi tranquillo, ma aveva comunque un’irrequietezza nelle vene che lo aveva spinto a tornare a casa prima.

Entrò nell’attico e si levò le scarpe. Vide quelle di Akihito lasciate leggermente distanti l’una dall’altra. Sentì la voce di Akihito al telefono.

-No, davvero? Cavolo: questa è pura fortuna! Pensaci: in pochi hanno quest’onore e noi siamo tra quei pochi!-

Asami si levò il cappotto, appendendolo in ordine, poi percorse il corridoio ed arrivò in soggiorno, dove il ragazzo stava sul divano. C’era profumo di shampoo: Akihito si era fatto una doccia, probabilmente.

Akihito, sentendo i passi calmi e pazienti di Asami, si voltò e vide il giovane uomo:
-Ci vediamo tra due giorni, Kou? Okay. Sì, anch’io non vedo l’ora. Ciao.- riappese.

-Ben tornato. Come mai di ritorno così presto?- disse poi.

-Non rispondevi alle mie chiamate.- rispose Asami, con tono neutro, pacato.

-Oh, sì, giusto, scusami.- Akihito si scusò, poi si tirò sulle ginocchia, poggiando il petto allo schienale del divano per vederlo bene. Sorrise quasi entusiasta:
-Dopodomani io e alcuni amici andiamo a festeggiare al nuovo centro balneare.- disse.

-Cosa festeggiate?- domandò Asami.

-In teoria niente, è solo per incontrarci e stare insieme. E’ da molto tempo che non li vedo.- ammise Akihito, sorridendo contento, poi si alzò:
-Sei tornato in tempo per la cena. Hai fame?-

-Non molta.- ammise calmo Asami, allentandosi la cravatta, chiudendo gli occhi durante il gesto.

Akihito preparò comunque la tavola per due. Cenarono un po’ presto: Akihito, come sempre, era una buona forchetta, mentre Asami rimase più leggero del solito.

-Non lo mangi?- domandò Akihito.

Asami gli avvicinò il suo piatto, dal quale Akihito rubacchiò qualche cosa, mentre il giovane uomo beveva dell’acqua dal bicchiere.

-Domani devi andare a lavorare?- domandò.

Akihito scosse la testa:

-No, ho preso tre giorni di libero. Tu devi lavorare?-

-Sì. Inizierò alle dieci.-

-Allora ti lascio dormire se mi sveglio prima.- convenne Akihito, bevendo anche lui dell’acqua.

Asami posò il bicchiere e si alzò:
-Era molto buono.- disse pacato.

-Hai mangiato poco. Ti senti bene? Qualcosa non va?- domandò Akihito, quasi sospettoso.

-Va tutto bene. Faccio una doccia.- rispose Asami, voltandosi.

-Va bene. Ho preso un nuovo shampoo.- avvisò Akihito, guardandolo poi sparire in corridoio: trovò strano il comportamento di Asami.

Intanto, Asami si lavò, poi si infilò dei training neri e una canotta bianca. Alcuni ciuffi dei capelli corvini, ormai asciutti, gli finivano sul viso. Andò in soggiorno, dove Akihito stava guardando le notizie della giornata in televisione.

Asami si sedette sul divano, incrociando le braccia.

-Ecco.- saltò su ad un tratto Akihito.

Asami quasi sobbalzò e guardò lo schermo.

-E’ il nuovo centro balneare. Lo sai che è stato difficilissimo avere dei biglietti per l’inaugurazione?  Per fortuna Kou conosce un tizio che ce li ha procurati.- disse Akihito.

Asami poggiò il gomito sul bracciolo del divano e appoggiò la guancia sul palmo della mano, chiudendo gli occhi:

-Per i trasporti?- domandò.

-Effettivamente è piuttosto lontano, ma useremo la macchina di Takato, non ti preoccupare.- rassicurò Akihito, poi lo guardò, leggermente sorpreso trovandolo in procinto d’addormentarsi:
-Asami?- chiamò.

-Mh?- Asami parve riaversi ed aprì gli occhi, poi spostò lo sguardo su Akihito.

-Sei hai sonno vai a letto.- commentò Akihito.

-Non credo di riuscire a sollevarti dal divano e portartici io.- aggiunse.

Asami si dette qualche secondo, poi si alzò:
-Buona notte.- disse.

-‘Notte, Asami.- rispose Akihito, guardandolo andare in camera da letto. Erano solo le sette e mezza, forse le otto tirate.

Strano: non era da Asami andare a letto così presto. Forse qualcosa lo preoccupava e lo stressava, oppure era semplicemente stanco morto.

Akihito era fresco come una rosa, agitatissimo all’idea di andare al nuovo centro balneare. Raggiunse l’uomo solo dopo le undici di sera (dopo essersi sparato un film e mezzo alla televisione): trovò Asami profondamente addormentato, con la coperta tirata fin sotto la spalla. Era girato sul fianco sinistro e, dal momento che dormiva proprio su quel lato del letto, quando Akihito si infilò sotto le coperte non vedeva il suo viso.

Takaba si sfilò le calze quando già era avvolto dalle coperte.

Il rumore del vento sferzava il silenzio, facendo tremare le finestre. Si sentiva quasi fischiare, come se l’aria stesse scherzando con Tokyo.

Akihito non aveva ricordo di un vento tanto forte, ma le previsioni assicuravano che sarebbe cessato entro il giorno dopo, quindi, rilassato e felice all’idea della sua mini vacanza, si avvicinò ad Asami, sentendo il suo calore carezzare le lenzuola pulite. Era quasi più caldo del solito.

Era da qualche settimana che Akihito dormiva con Asami, forse però adesso lo fece per altri motivi: era da quasi quattro giorni che Asami pareva distante e il fatto che fosse Akihito a prendere l’iniziativa di infilarsi sotto le sue coperte e che ciò non scaturiva nell’uomo nessuna curiosità o, più semplicemente, nessuna reazione fisica, era sospetto.

Proprio quando Akihito stava per iniziare a teorizzare sul comportamento del giovane uomo, Asami si mosse appena nel sonno, tirandosi le coperte fino al mento.

Akihito gli si avvicinò maggiormente, toccandogli la schiena, sentendola calda. L’accarezzò appena, ascoltando il corpo dell’uomo calmarsi nuovamente nel sonno.

Il ragazzo si mise poi sulla schiena: da quando era diventato così… premuroso nei confronti di Asami? Cioè, più o meno lo era sempre stato, ora però dimostrava più apertamente questo suo lato. Forse era un passo avanti.

Con questi pensieri, Akihito s’addormentò, svegliandosi con in testa il centro balneare: spiaggia, sole, mare, ombrelloni, cibo,… Ah, che bella sensazione!

Il ragazzo sorrise, poi però si rese conto che Asami non era accanto a lui. Guardò l’orologio: le dieci meno dieci. Si alzò ed andò in cucina, dove trovò Asami… ancora in pigiama.

-Asami?- si meravigliò appena.

Asami si voltò: aveva in mano una tazza di tè tiepido.

-Buon giorno.- disse l’uomo.

-Buon giorno. Come mai ancora in pigiama? Non dovevi andare a lavorare?-

-Non mi sono svegliato. Sono leggermente in ritardo.- rispose il giovane businessman, dopodiché posò la tazza mezza piena:
-Ora esco.- disse.

Akihito lo guardò andare in camera, notando che aveva gli occhi un po’ lucidi. Lo seguì poco dopo, trovandolo seduto sul letto che si teneva la testa con una mano.

-Asami, ti senti bene?- domandò Akihito, avvicinandoglisi.

Asami non si mosse di un millimetro:
-Sì, è solo un po’ di stanchezza, tutto qui. Passerà distraendomi al lavoro.- rispose.

Akihito s’inginocchiò davanti a lui, prendendogli il polso ed allontanandogli la mano, poi portò la sua sulla sua fronte. Aprì appena gli occhi e portò entrambe le mani ai lati del viso dell’uomo.

-Sei caldissimo.- commentò Akihito, leggermente sorpreso, ma anche piuttosto preparato.

Asami non rispose, anche perché si sentiva un pochino tra le nuvole, quasi distratto e sospeso.

-Hai la febbre, Asami, e anche alta.- aggiunse Akihito, poi si alzò e tirò via le coperte:
-Non puoi andare a lavorare in queste condizioni. Sdraiati e dormi ancora: dico io a Kirishima che oggi non vai a lavorare.- disse.

Asami si sdraiò, passandosi una mano sul viso:
-Non è niente.- disse, anche se stava ubbidendo.

Sì, era proprio malato di brutto!

-Rimani a letto. Ti preparo qualcosa da bere.- disse Akihito, coprendolo per bene, vedendo che chiudeva gli occhi e deglutiva, stanco e debole.

Takaba, quando si assicurò che tutto il corpo di Asami (eccetto la testa, ovviamente) fosse sotto le coperte, uscì ed andò a prendere il telefono di casa, chiamando Kirishma, l’assistente di Asami, ed avvisandolo dell’impossibilità del capo di andare a lavoro.

Quando poi Kirishima si offrì di aiutare Akihito, il ragazzo declinò, sentendo scattare dentro di sé un senso di responsabilità che lo spingeva a prendersi cura di Asami, a proteggerlo.

Akihito preparò un altro tè, ma medicinale, poi recuperò un termometro. Entrò in stanza, trovando Asami mezzo addormentato.

-Ti ho portato del tè. Ti prendo la febbre.- disse, poggiando la tazza sul comodino.

Asami voltò il capo nella sua direzione, con occhi stanchi e che bruciavano leggermente.

-Apri la bocca.- Akihito avvicinò il termometro in vetro alle labbra dell’uomo e, quando esse si dischiusero, posò lo strumento sotto la sua lingua.

-Poi ti preparo un brodo di verdure, così mangi qualcosa di leggero. L’importante è bere molto.- disse Akihito, mentre rimestava il tè per raffreddarlo per bene.

Asami lo guardò mentre si occupava del tè, poi sentì la sua mano ancora sulla fronte:

-Sei davvero caldo.- commentò ancora Akihito, levandogli successivamente il termometro di bocca.

-Caspita: trentanove di febbre.- disse Akihito, guardando lo strumento. Lo posò poi sul comodino ed avvicinò il tè all’uomo:

-E’ qui se lo vuoi bere. Non prendere freddo.- si alzò e tornò in cucina, affaccendandosi a preparare un brodino di verdure, che servì al giovane malato verso mezzogiorno.

-E’ tiepido.- avvisò, sedendosi sul bordo del letto con qua la fondina e il cucchiaio.

Asami si tirò seduto:
-Tu hai mangiato?- domandò.

La pacatezza dell’uomo, la sua tranquilla fascinosità, non era smorzata affatto dal suo stato fisico, ma rimaneva comunque affievolita dalla confusione causata dall’alta febbre.

-Non ancora. Non ti preoccupare, però. Tieni.- Akihito gli diede il piatto e il cucchiaio, poi, mentre Asami si portava la prima cucchiaiata alle labbra, gli posò il dorso della mano sulla fronte: era ancora molto caldo, bollente quasi.

-Quando hai finito, ti misuro ancora la febbre.- avvisò.

-Va bene.- Asami sentì la sua mano scivolare via.

-Ti porto dell’acqua fresca e del pane.- disse Akihito, alzandosi ed andando in cucina a preparare alcune cose.

-Hai ancora fame?- domandò poi, quando Asami ebbe finito la minestra e qualche pezzetto di pane.

-No, grazie.- rispose l’uomo.

I suoi occhi seducenti e affascinanti, pacati nel lanciare sguardi profondi e penetranti, ora erano leggermente lucidi per il malanno.

-Va bene. Ti preparo una spremuta: ti servono vitamine per rimetterti in sesto. Ora misuriamo la febbre.- Akihito prese il termometro e lo scosse un po’, poi lo mise ancora sotto la lingua dell’uomo.

-Forse sei troppo stressato, ultimamente, e il tuo corpo non ha retto. Dovresti prenderti una vacanza, Asami.- disse Akihito.

-Mh.- rispose semplicemente Asami, anche perché aveva in bocca il termometro.

-Vediamo un po’… Non è scesa di una tacca.- commentò Akihito, poi mise via lo strumento.

-Ti faccio la spremuta. Mettiti sotto le coperte.- coprì bene Asami, poi si affaccendò per metterlo a suo agio durante tutto il corso della giornata.

-Asami?- verso le otto di sera, si sedette accanto all’uomo, sdraiato e coperto fino a sotto le spalle.

Asami si mosse appena nel sonno, aprendo gli occhi quanto basò per capire che bruciavano.

-Sei bollente.- Akihito gli portò il polso sulla fronte, poi prese il termometro.

-Speriamo che la febbre non sia salita.- mormorò, mentre glielo metteva sotto la lingua, poi si alzò e andò a riempire una bacinella d’acqua e prese un panno morbido dal bagno.

-Accidenti… E’ salita a trentanove e mezzo.- commentò, poi bagnò il panno e lo posò sulla fronte dell’uomo.

-Come ti senti?- domandò.

-Stanco…- rispose Asami.

-Sembri molto debole.- mormorò Akihito, poi sentì il cellulare squillargli. Se lo sfilò dalla tasca e rispose:
-Pronto? Ah, Kou, ciao. Sì, scusami, hai ragione. Mi sento così uno stronzo…- disse, tamponando nel mentre il panno sul viso di Asami.

-No, ti capisco, Akihito. Non ti preoccupare: ci saranno altre occasioni.- rispose Kou.

Akihito sorrise, anche se un po’ arreso:
-Mi farò perdonare, Kou, te lo prometto.- disse.

-Ti ho detto di non preoccuparti, Akihito. Come sta Asami-chan?-

-Le è salita ancora la febbre ed è molto debole.- Akihito fece scivolare il panno sul collo di Asami.

-Augurale una pronta guarigione, okay?-

-Okay. Grazie, Kou.-

-Figurati. A presto.-

-Ciao.- Akihito riappese e mise via il cellulare, poi bagnò ancora il panno.

Asami aprì gli occhi e guardò Akihito:
-Cosa succede?- domandò. Il suo tono si sentiva stanco, ma rimaneva marcato da un fascino proibito.

-Eh? Nulla, non ti preoccupare. Sei davvero caldo, Asami, e, per di più, oggi hai dormito pochissimo. Forse è meglio se prendi una pastiglia per aiutarti ad abbassare un po’ la febbre, così puoi riposarti questa notte.- disse Akihito.

Asami sentì di nuovo il panno fresco contro il viso, che gli scaturiva una piacevole sensazione di sollievo dal caldo:

-Per cosa devi farti perdonare?- domandò Asami, abbastanza lucido.

-Domani non andrò con Kou e Takato al nuovo centro balneare.- rispose Akihito.

Asami lo guardò:
-Credevo ci tenessi molto.- ammise.

-Infatti è così, ma… ma preferisco rimanere qui sapendoti malato.-

Asami lo guardò, mentre gli passava il panno sul collo.

-Sei praticamente moribondo: meglio non lasciarti solo.- aggiunse Akihito.

-Puoi chiamare Kirishima. Non perderti quest’occasione se ci tieni.-

Akihito si trattenne dal rispondergli che la vera occasione era proprio lì a casa: ora Akihito aveva l’opportunità di mostrare a se stesso ed a al giovane uomo che era in grado di prendersi cura di Asami, di proteggerlo.

-Voglio rimanere qui.- disse quindi, guardando il panno che assorbiva le gocce di sudore dalla fronte di Asami.

Il malato non disse più niente. Chiuse gli occhi.

-Ti prendo una pastiglia per farti dormire.- disse Akihito, alzandosi.

Andò in bagno e prese una compressa. Lesse il foglietto illustrativo, poi tornò da Asami:

-Ecco qui.- disse, poi gliela mise sulla lingua e gli rialzò la testa con una mano, mentre, con l’altra, lo aiutava a bere.

Asami inghiottì la pillola, poi tornò con la testa sul cuscino, accompagnata dalla mano di Akihito.

-Farà effetto in quindici minuti circa. Cerca di dormire.- il ragazzo lo coprì per bene, dopodiché mise via i piatti sporchi che aveva lasciato sul comodino. Li sistemò semplicemente nel lavello della cucina.

-Ci penserò domani.- disse a se stesso, dopodiché andò a controllare Asami, trovandolo addormentato.

Akihito spense la luce del comodino, poi, facendo il più piano possibile, andò a sistemarsi accanto ad Asami. Sentì l’uomo dare qualche colpo di tosse, ma bastò carezzargli un po’ la schiena per farlo calmare.

Akihito sorrise a se stesso: chi mai se la poteva aspettare una cosa così? Takaba Akihito l’infermiere! Ma Akihito aveva anche mentito: a Kou aveva detto di sentirsi uno stronzo per non essere andato con lui al centro balneare… Non era così: Akihito non si sentiva uno stronzo. Akihito sapeva di aver fatto la scelta giusta a rimanere con Asami.

Verso l’una del mattino, Akihito si svegliò sentendo Asami tossire leggermente. Capì ch’era sveglio perché si mise sulla schiena e si coprì, deglutendo stancamente, debole.

Takaba gli si avvicinò di più:

-Hai freddo?- domandò in un sussurro.

Asami deglutì ancora a causa della febbre alta. Annuì:

-Un po’.- ammise, senza perdere troppo quel suo fascino irresistibile, anzi: Akihito, vedendo Asami in quelle condizioni, lo trovava ancor più affascinante, ma anche un po’ tenero.

Il ragazzo sorrise e si avvicinò a lui, abbracciandolo e sentendo il suo respiro caldo sul petto, appena sotto il collo. Nello stesso punto sentì poi la pressione del suo viso.

Il ragazzo sorrise appena, passando le braccia attorno alle spalle di Asami, stringendolo piano a sé.

Asami passò le braccia attorno ai fianchi di Akihito, scaldandosi con il suo calore. Sentì poi un tenero bacio sulla testa.

-Guarisci presto, Asami.-  

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > You're My Love Prize In Viewfinder / Vai alla pagina dell'autore: UovoSodo