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Autore: sad_eyes    08/06/2015    5 recensioni
Arizona Robbins segna la storia degli Stati Uniti d' America diventando il primo Presidente donna del paese. Con il peso del mondo libero sulle spalle, dovrà adattarsi alla sua nuova vita alla Casa Bianca, dove conoscerà il suo staff. E in particolare il nuovo Capo dei Servizi Segreti, Callie Torres che, sin dall' inizio, non la lascerà indifferente...
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Capitolo 3
 
 



 
Tirando un sospiro straziante, Callie entrò nel suo appartamento. Camminava trascinando i piedi sul soggiorno dove trovò Meredith, Mark, Lexie e Cristina stravaccati sul grande divano a guardare una partita di basket.
 
- Attenti, ecco il Capo! Disse Cristina con tono canzonatorio, distogliendo lo sguardo dallo schermo della televisione per guardare la sua compagna di stanza appena arrivata.
 
Callie non rispose e spinse più in là Mark per sedersi. Sprofondò sul morbido schienale e sospirò di nuovo.
 
- La bionda ti rende la vita dura? chiese Mark guardandola dispiaciuto.
 
Non ne hai idea, si lamentò Callie. Questa donna non sta mai ferma!
 
- Esatto, ha aggiunto Meredith. Dobbiamo costantemente tenerla d’occhio, è pazzesco!
 

Avere costantemente Arizona Robbins sott’occhio non era davvero il problema... anzi, Callie provava un gran piacere nel guardare i suoi modi di fare e gesti e raramente aveva distolto lo sguardo da lei da quando era in servizio.
 
Era passata una settimana da quando aveva iniziato a lavorare come Capo della Sicurezza della Casa Bianca e aveva già imparato a memoria ogni curva del corpo del Presidente. Non era mai stanca di guardarla camminare davanti a lei, memorizzando ogni ondeggiamento dei fianchi della bionda e non perdendo mai di vista la sua scollatura che lei le offriva tutte le volte che si chinava sulla scrivania.
 
No, Callie non si lamentava affatto di dover tenere costantemente Arizona Robbins sott’occhio. Era piuttosto il non riuscire a farlo che la infastidiva. Si perché la Signora Presidente aveva deciso di rendere il suo lavoro un inferno, facendo tutto di testa sua. Era da una settimana a capo del paese e aveva già fatto in modo di infrangere una decina di protocolli di sicurezza. Aveva l'abitudine di piantare in asso gli agenti responsabili della sorveglianza non avvertendoli di stare uscendo da un luogo per raggiungerne un altro. Ciò ha fatto sì che il lavoro di Callie raddoppiasse e quindi lei si sentiva doppiamente sfinita.
 
Perché, dannazione, Arizona Robbins era instancabile!
 
- Come mai sei a casa? Domandò Cristina, portandola via dai suoi pensieri. Pensavo fossi di turno stasera...
 
- L'incontro con il Giudice Supremo è stato annullato, la  informò. Quindi la serata è tranquilla ... Ho lasciato Jackson con due reclute.
 
- Quindi sei dei nostri stasera?
 
- Sì!
 
- Allora si esce! esclamò Mark eccitato. E’ da un bel po’ di tempo che non si va da Joe!
 
Callie fece una smorfia, pensando che sarebbe stato meglio per lei raggiungere la sua stanza e dormire fino all’indomani mattina. Ma Mark aveva ragione, era da un’eternità che non usciva per un bere un drink e trascorrere una piacevole serata tra amici.
 
Finì per essere trascinata dal suo migliore amico che si era alzato in piedi e si era diretto verso la sua stanza per cambiarsi.
 


***
 


Con un mal di testa orribile ed il suono stridulo della sua sveglia, Callie si svegliò la mattina dopo. Cercò il suo telefono sul comodino e la spense senza preoccuparsi di aprire gli occhi.
 
- Hugh! Ringhiò lei, distendendosi sulla schiena.
 
In quel momento, si rese conto che non era sola nel suo letto. Aprì bruscamente gli occhi e li posò sulla massa di capelli marroni che aveva invaso il lato destro del cuscino riconoscendo immediatamente Jasmine, la barista di Joe con la quale aveva trascorso occasionalmente alcune notti.
 
Callie scostò il piumone e uscì i piedi dal letto mettendosi a sedere. Chiuse gli occhi per un secondo per cercare di alleviare il mal di testa, ma soprattutto per provare a raccogliere alcuni ricordi del giorno prima. Alla fine si arrese e afferrò una t­shirt che giaceva per terra prima di indossarla rapidamente.
 
- Vai già via? sussurrò una voce alle sue spalle.
 
Si voltò verso la donna che si trovava nel suo letto e che la guardava assonnata.
 
Jasmine era incantevole, era un dato di fatto. Aveva un viso d'angelo e curve mozzafiato. Ma Callie non provava niente di più per quella donna.
 
Quando entrava nel bar di Joe, Callie finiva sempre per passare la serata a parlare e flirtare con lei per poi finire nel letto della barman o nel suo. Ma le cose non erano mai andate oltre, perché lei non aveva mai voluto che andassero oltre. Jasmine le aveva proposto un appuntamento una volta e Callie aveva  sottilmente rifiutato dicendo che si stavano già divertendo e non voleva che le cose cambiassero…
Così, prima che accedesse di nuovo, lei aveva passato il suo tempo ad evitare l’altra donna.
 
Fino alla sera prima ... Perché lei aveva trascorso gran parte della sua serata a fantasticare su una bionda dagli occhi blu, un sorriso che avrebbe fatto sciogliere chiunque e delle gambe per le quali avrebbe venduto anche la propria anima.
Quelle gambe che erano fuori portata, inaccessibili. Perché appartenevano al suo capo. Capo che si era rivelato essere il Presidente degli Stati Uniti d'America!
Così lei si ributto verso una delle sue conquiste occasionali, di nuovo a casa sua, nonostante avesse giurato di non imbarcarsi in una storia che avrebbe potuto danneggiare l'altra donna, dato che lei non aveva nulla da offrirgli.
 
La verità è che da quando le avevano distrutto il cuore in mille pezzi, due volte nella sua vita, Callie aveva giurato che non si sarebbe più immersa, anima e corpo, in un rapporto.
Quindi, infatti, si era dedicata interamente alla sua carriera e continuava con le conquiste di una notte. E, per il momento, questo ritmo di vita le conveniva molto, anche se spesso si sentiva sola. Soprattutto quando vedeva i suoi amici, in coppia e felici.
 
- Devo andare a lavorare, spiegò mettendosi in piedi. Non c'è bisogno di alzarti ora...fai come al solito.
 
- Ci vediamo presto? Domandò Jasmine mentre Callie stava per lasciare la stanza.
 
- Sì, rispose lei, mandandole un ultimo sorriso prima chiudersi in bagno e tirare un sospiro stanco.
 
 
Meno di mezz'ora dopo, superò la sicurezza della Casa Bianca e camminò con passo pesante verso la West Wing, maledicendosi in tutti i modi per tutte le tequila che s ‘era scolata il giorno prima.
 
- Grazie a Dio! Esclamò, afferrando la tazza di caffè che Jackson si apprestava a portare alla bocca.
 
- Bevve un sorso e tirò un sospiro di sollievo prima che  lui le si posizionò davanti nel corridoio.
 
- Ehi! S'indigno il moro.
 
- Mi dispiace, ma ne avevo bisogno, disse in sua difesa.
 
Sì perché si era affrettata a lasciare il suo appartamento e non aveva bevuto la sua solita dose di caffeina.
 
- Te ne pagherei un altro ...
 
- Mi sembra una buona idea, inveì, gettandole uno sguardo che Callie decise di ignorare.
 
- Come è andata la nottata?
 
- Relativamente tranquilla ... è rimasta alla sua scrivania fino alle 2 di notte ed ha lasciato il suo appartamento alle 7 di questa mattina ...
 
Callie alzò gli occhi al cielo ­- sì Arizona Robbins era instancabile! - ­ prima di riportarli su Jackson.
 
- Puoi andare, lo informò. Prenditi una giornata libera... approfittane per riposare un po'.
 
- Grazie, rispose prima di congedarsi e andare via.
 
Camminò per i corridoi per raggiungere lo Studio Ovale e quindi il Presidente. Ma quando girò l'angolo del corridoio che conduceva all'ala presidenziale, fu sorpresa nel vedere Arizona, un centinaio di metri dal punto in cui avrebbe dovuto essere, discutere con un uomo, animatamente, ma soprattutto lei era esasperata- ma non del tutto sorpresa- di ritrovarla “sola”.
 
Con un sospiro spazientito, Callie avanzò rapidamente nella loro direzione. Si sbarazzò del calice e lo consegnò nelle mani di April che si diresse verso il proprio ufficio, poi si fermò.
 
- Signora Presidente, la salutò  inviandole un sorriso educato, ma che non nascondeva sua irritazione.
 
Arizona ringraziò l'uomo che stava andando via, poi si voltò verso di lei donandole un gran sorriso.
 
- Agente Speciale Torres, rispose, sottolineando con enfasi ogni parola.
 
Callie si morse l'interno della guancia per non ridere davanti all’ euforia evidente della bionda. Dal momento in cui lei aveva rifiutato di chiamarla per nome, Arizona si  era divertita a restituirle il favore.
 
Così come chiamava tutti gli altri agenti per nome, continuava a chiamare Callie " Agente Torres " e aggiungeva alcune volte il termine "speciale" per accentuare la  sua presa in giro, come in quel preciso momento. E anche se  Callie aveva cercato di rimanere indifferente a quel gioco, doveva ammettere che le piaceva l’umorismo della bionda e le facevano piacere quelle provocazioni.
 
- Sa che non può lasciare il suo studio o le sue stanze personali se non c’è almeno un agente con lei, Callie le disse con un tono di rimprovero.
 
- Sono alla Casa Bianca, replicò Arizona. Queste sono le mie stanze.
 
- Sì, ma il protocollo prevede ­..
 
- Chi fa i protocolli? Arizona la interruppe abbozzando un sorriso.
 
- Chiedo scusa? Disse Callie, sorpresa, alzando un sopracciglio.
 
- Chi implementa i protocolli? Ripetè la bionda senza sbarazzarsi della sua espressione maliziosa.
 
- Sono sempre stati lì ...
 
- Sì, ma che li fa?
 
Callie la guardò negli occhi e capì dove stava andando a parare. Si morse l'interno della guancia prima di riprendere fiato, irritata:

- Lei.
 
Il sorriso malizioso di Arizona crebbe.
 
- È vero, rispose lei. E ho deciso che, d'ora in poi, posso vagare liberamente nella Casa Bianca ...
 
Callie stava per rispondere quando sentì qualcuno chiamarla alle spalle.
 
- La tua barista ha mangiato di nuovo tutti i miei cereali questa mattina! Esclamò Cristina, indignata, mentre si avvicinava, ovviamente ignara della presenza di Arizona.
 
- Non è vero! Si esasperò Callie, alzando gli occhi al cielo.
 
- No, seriamente, è bello scoparsi una cameriera sexy, ma si deve pensare alla mattina, prima di .. ­ Signora Presidente, Cristina si fermò, scuotendola testa con un gesto rispettoso.
 
Sentendosi ribollire, Callie chiuse gli occhi un paio di secondi per evitare di tirare un pugno in faccia a Cristina, poi li riaprì per vedere lo sguardo beffardo che Arizona le stava facendo.
 
- E’ tutto? Chiese la bionda mordendosi il labbro inferiore per evitare di ridere.
 
- Sì, rispose lei, serrando i denti.
 
Il Presidente cominciò quindi ad avanzare verso il suo studio senza sbarazzarsi del suo sorriso.
 
Callie le lasciò fare qualche passo prima di colpire la spalla di Cristina, mentre camminava verso la sala del Presidente.
 
- Ahi!
 
- Non potevi stare zitta! Le sussurrò, ma non abbastanza dolcemente da non essere sentita da Arizona.
 
Quest'ultima allungò l’orecchio per ascoltare la risposta dell’asiatica.
 
- Non sapevo che eri con lei, rispose Cristina altrettanto discretamente. E poi questo ti farà rendere conto che soddisfi le tue conquiste fino a che non si addormentano e poi si mangiano i miei cereali l’indomani mattina.
 
Arizona sentì brontolare Callie delle parole incomprensibili e non poté fare a meno di chiedersi con un pizzico di invidia che cosa si provi ad essere "soddisfatta" da Calliope Torres.
 
Scosse la testa per schiarirsi le idee ed entrò nel suo ufficio seguita dai due agenti.
 
Attraversò la porta d'ingresso e fu sorpresa di scoprire che non era vuota. Infatti, seduto su uno dei due divani, c’era il vice presidente in compagnia di uno dei suoi consiglieri. Quando lo vide, perse immediatamente il sorriso, conoscendo benissimo il motivo della sua presenza.
 
- Preston, disse con tono convenzionale.
 
- Signora Presidente, rispose il Vice Presidente Burke, alzandosi per salutarla.
 
- A cosa devo il piacere della sua visita? Chiese il Presidente, con tono ancora freddo.
 
Ciò che sorprese Callie fu che non l’aveva ancora mai sentita parlare con nessuno in questo modo così svogliato. Il sorriso malizioso era scomparso da Arizona che guardava l'uomo di fronte a lei con un'espressione completamente chiusa, non assomigliando neppure un po’ alla donna che conosceva da qualche tempo.
 
- Ho sentito che respingerà gli attacchi militari in Sudan, disse.
 
- Proprio così, rispose Arizona.
 
- Posso chiederle il perché?
 
- Non ci sono prove che le reti terroristiche si trovino là, quindi, in questo caso, mi rifiuto di inviare qualsiasi offensiva ...
 
Lui si lasciò scappare una risata forzata poi le lanciò uno sguardo penetrante.
 
- Questo non è ciò che era stato concordato ...
 
- Non avevo tutti gli elementi fra le mani in quel momento, spiegò Arizona con voce ferma.
 
Burke fece un passo verso di lei sfoggiando un’aria minacciosa.
 
- La smetta di vivere nel suo mondo utopico e invii quegli aerei maledetti, le intimò, avvicinandosi a qualche centimetro dal suo viso.
 
Callie fece cenno di intervenire ma l’uomo si ritirò e uscì dalla stanza, seguito dal suo consigliere. Lo guardò chiudere la porta dietro di sé prima di tornare di nuovo verso Arizona che non si era mossa dalla sua posizione. Anche se le dava la schiena, poteva vedere che la situazione si era capovolta, bastava guardare la postura delle spalle e il modo in cui stringeva i pugni.
 
Esitò un attimo a fare come se nulla fosse accaduto e limitarsi ad adempiere solo il suo lavoro che non prevedeva l’occuparsi dello stato d'animo del Presidente. Ma di fronte ad una Arizona sconvolta, la sua reticenza scomparve rapidamente.
 
- Cristina, puoi andare a vedere se Mark è pronto per prendere il suo posto? Chiese all'altro agente, fissando il Presidente che si trovava a disagio.
 
- Certo, rispose prima di uscire in fretta dall’ ufficio.
 
Callie attese che la porta si chiudesse dietro di sé prima di fare qualche passo verso la bionda.
 
- E’ tutto ok? chiese con tono premuroso.
 
Arizona chiuse gli occhi per un secondo e tirò un respiro profondo prima di voltarsi verso di lei e mandarle un sorriso tirato.
 
- , rispose lei. E 'solo che.. Burke è sempre riuscito a tirare fuori il peggio di me.
 
- Ha l’aria di essere una vera e propria piaga, commentò Callie.
 
Abbozzò un sorriso quando sentì Arizona ridere.
 
- Non ne ha idea, confessò la bionda.
 
Callie esitò qualche secondo non sapendo esattamente quali fossero i limiti che non doveva assolutamente superare,  poi decise di dire ciò che c’era in fondo alla propria mente. Dopo tutto, non era mai stata una grande seguace delle regole.
 
- Se posso dirlo, disse alla fine, lei è il Presidente della Nazione. E’ lei, Arizona, che è stata acclamata dal popolo per guidare il Paese. Non Preston Burke...quindi dovrebbe fare ciò che vuole e mandarlo a quel paese... Se posso permettermi, naturalmente.
 
Arizona la fissò, stupefatta. Questa donna era decisamente piena di sorprese. La osservò in silenzio per lunghi secondi prima di abbozzare un sorriso sincero.
 
- Pensavo che non volesse coinvolgersi emotivamente, osservò.
 
Callie aggrottò le sopracciglia, sorpresa dalla risposta.
 
- Prego?
 
- Mi ha chiamato Arizona, spiegò..
 
- Oh ...
 
Un sorriso colpevole balenò sul viso di Callie che ricordò quella famosa conversazione che avevano avuto esattamente nello stesso posto una settimana prima, quando le dichiarò che non poteva chiamarla per nome.
Sapeva che non avrebbe dovuto lasciarsi trasportare, ma era già troppo tardi.
 
- Sembra sia difficile non farsi coinvolgere quando si tratta di lei, ammise, facendo scorrere, nervosamente, una mano tra i capelli .
 
Ciò non fece che ingigantire il sorriso Arizona che continuò a guardarla dritta negli occhi.
 
- Devo preoccuparmi per la mia sicurezza? La prese in giro la bionda.
 
- Per il momento, dovrebbe andare tutto bene, le assicurò Callie, ridendo.
 
Finché rimango concentrata sul monitorare l'ambiente circostante e non le sue  gambe, pensò con forza.
 
Arizona le rivolse un sorriso radioso e posò delicatamente la mano sul suo avambraccio.
 
- Grazie, sussurrò.
 
Ok, sono fregata, pensò Callie rispondendole con un lieve cenno del capo, cercando di ignorare il calore ardente che le provocava la mano di Arizona sul suo braccio.
 
- Io, ehm .. vado a controllare che Cristina abbia seguito per bene le mie direttive, disse, schiarendosi leggermente la gola.
 
- D’accordo...
 
Callie cominciò ad allontanarsi verso la grande porta d'ingresso quando Arizona la chiamò.
 
- Un’ultima cosa!
 
Si voltò di nuovo verso di lei vedendola indossare il suo solito sorriso malizioso.
 
- Vuol dire che posso chiamarla Calliope?
 
Callie abbozzò un nuovo sorriso ­ questo accadeva spesso negli ultimi tempi ­ ascoltando la pronuncia del proprio nome per intero.
 
Lei, che maledisse tutti coloro che osavano chiamarla Calliope, si rese conto che sembrava perfetto in bocca ad Arizona.
 
- Sa, tutti mi chiamano Callie ...
 
- L'ha detto lei, Calliope, io non sono tutti ... rispose Arizona
 
Senza smorzare la sua espressione giocosa, si scambiò un ultimo sguardo con il suo Capo della Sicurezza che scomparve dietro la porta.
 
Si lasciò cadere sulla sedia dell’ufficio, un sorriso sciocco sul volto, pensando che la visita di Preston Burke non era stata forse una cosa negativa ...
 
   
 
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