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Autore: Eneri_Mess    08/06/2015    4 recensioni
“Questo qui si veste come un idiota” dissero all’unisono, per poi voltarsi l’uno verso l’altro e ringhiarsi contro, sempre a braccia serrate.
“Ehi moccioso, porta rispetto!”
“Scusa nonno, ma non ti si può prendere sul serio con quel trucco!”
“Parla Mr. Lentiggini a cui bastano solo i pantaloni e un cappello, sei indecente!”
“Almeno io non semino piume in giro, Signor Cuoricino!”

Non c’era verso.
Gwyn Lionheart, promossa di recente – e nemmeno lei si spiegava come – a grado di Sergente della Marina, iniziò a vagliare l’ipotesi di cercare un esorcista per tornare ad avere una vita silenziosa.
Genere: Azione, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Corazòn, Mugiwara, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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A Gwyn Lionheart.
Amica, sorellastra,
mio braccio destro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Everything is awesome
Everything is cool when you're part of a team
Everything is awesome when we're living our dream
 
Everything is better when we stick together
Side by side, you and I gonna win forever, let's party forever
We're the same, I'm like you, you're like me, we're all working in harmony
Everything is awesome

 
 
(Everything is awesome - Tegan And Sara & The Lonely Island)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Bisbigliò tra sé un zitto! forse troppo forte, tanto che il Capitano di Vascello Armstrong alzò un sopracciglio verso di lei, dubbioso. La ragazza si morse la lingua, arrossendo vistosamente con le mani che le tremavano e minacciavano di far cadere le carte. Per sua fortuna il suo superiore non disse niente, scartando sul tavolo un re e pescando dal mazzo.
“Bella mossa, ancora una e apre” commentò una voce alle spalle di Lewis, ma solo lei poté sentirla e dovette trattenere un sospiro. 
“Accidenti, quel re ti farebbe comodo. Se non ti capita un dieci di picche quei quattro saranno inutili” fece notare una seconda voce in tono meditabondo, facendola rabbrividire.
Ma perché si era lasciata incastrare di nuovo a giocare a scala quaranta? Tanto sapeva che sarebbe finita sempre allo stesso modo: con quei due a parlottare, sprecandosi in suggerimenti spassionati e in fine a litigare su chi dei due avesse avuto ragione. Almeno quella volta avevano deciso di schierarsi uno da una parte uno dall’altra, e non le stavano dando il tormento insieme su quali mosse, a detta loro, l’avrebbero fatta vincere di sicuro.
Non che anche così la cosa fosse d’aiuto, visto che poteva sentirli solo lei e le risultava complicato non alzare lo sguardo su di loro e cercare di farli tacere senza che il Capitano Lewis la guardasse come fosse una pazza.
E ogni tanto lei aveva davvero la sensazione di esserlo.
« Sergente Lionheart… stiamo cercando di ingannare il tempo giocando. Se lei non fa la sua mossa sarà un diversivo inutile »
« A-ah, s-sì, sumimasen! »
Presa dalla fretta, la ragazza scartò la prima carta che le capitò a tiro, un jack nero.
“Scema che fai! Quello ti serviva!” strepitò la voce alle sue spalle, scompigliandosi i capelli corvini e facendo scivolare il cappello da cowboy con le perle rosse oltre le spalle.
Oltre il suo superiore giunse una risata sguaiata e incorporea che rimbalzò nelle orecchie della giovane, facendola arrossire di più.
Solo Lewis sembrò contento dell’azione frettolosa, perché prese la carta dalla pila al centro, la inserì a metà tra quelle che aveva in mano, per poi mettere ordinatamente sul tavolo un tris di jack, un tris di sette e un tris di due.
“Ehi! Non vale pescare dagli scarti!”
“Se serve per aprire sì”
“Maledetti marines, vi piace usare le regole che più vi fanno comodo!”
“Senti da che pulpito, pirata!”
Eccoli lì che cominciavano. Gwyn avrebbe voluto sbattere la testa sul tavolo e poi nascondercisi sotto a chiedersi che avesse fatto di male per essere perseguitata dai fantasmi di quei due.
La sua vita non risultava già abbastanza travagliata e penosa di suo… no, il destino aveva dovuto farla scontrare con quei due dal sangue caldo – molto ironico visto che erano morti. Poteva capire il più giovane, che ancora dopo due anni stava cercando di abituarsi alla nuova esistenza da spettro – nonostante trovasse estremamente divertente scivolare tra i muri e farle prendere un accidenti nei momenti meno opportuni – ma l’altro era da almeno tredici che se ne andava a zonzo. Eppure da quando si erano incontrati tutti e tre, quei due sembrava si fossero dimenticati che le loro ossa riposavano sotto metri di terra. Facevano talmente tanto casino che lei non si spiegava davvero come gli altri non potessero non notarli.
« Sergente… dove sta guardando? »
Gwyn si voltò verso Lewis e la sua espressione incuriosita e scettica, accentuata dalla fronte corrugata, prima di realizzare che si era distratta e concentrata sul nuovo battibecco dei due fantasmi, ignorando ancora una volta la partita.
Se possibile, le sue gote divennero così rosse da fumare.
« I-io, e-ecco… »
« Si vada a riposare, tra qualche ora saremo arrivati »
La ragazza colse l’invito senza pensarci due volte. Si alzò di scatto, si profuse in un inchino e in rinnovate scuse, prima di filarsela alla svelta e mettere quanta più distanza possibile tra sé e la stanza comune della Nightfall.
Finì col rintanarsi dove andava sempre quando aveva bisogno di tranquillizzarsi, ossia nell’armeria deserta. Quel luogo, con tutte le spade appese alle pareti, tenute lucide e affilate giornalmente, le metteva un inspiegabile senso di pace.
Pace che durò brevemente, prima che le due presenze che minacciavano la sua salute mentale facessero capolino attraversando le pareti. 
“Ehi, perché sei scappata?”
“Stavamo solo scherzando…”
« Ho fatto un’altra figuraccia davanti a Lewis-senchou! » lamentò la giovane, le spalle abbattute nella peculiare divisa scura blu notte.
“Tzé, gli dai troppo peso, era solo una partita a carte”
“Esatto, anche se perdevi non cambiava nulla”
Lei li guardò stralunata, per poi sospirare pesantemente. Era inutile con quei due. Non avevano minimamente capito che non c’entrava la sua bravura nelle carte, quanto i loro battibecchi a distrarla.
« Cora-san, Ace-san… non potreste cercare di andare un po’ d’accordo? La vostra compagnia, ecco, sarebbe più piacevole se non, come dire, litigaste per ogni cosa… »
I due la guardarono a bocca aperta, si squadrarono a vicenda incrociando le braccia, e poi tornarono a rivolgersi alla loro interlocutrice.
“Questo qui si veste come un idiota” dissero all’unisono, per poi voltarsi l’uno verso l’altro e ringhiarsi contro, sempre a braccia serrate.
“Ehi moccioso, porta rispetto!”
“Scusa nonno, ma non ti si può prendere sul serio con quel trucco!”
“Parla Mr. Lentiggini a cui bastano solo i pantaloni e un cappello, sei indecente!”
“Almeno io non semino piume in giro, Signor Cuoricino!”
Non c’era verso.
Gwyn Lionheart, promossa di recente – e nemmeno lei si spiegava come – a grado di Sergente della Marina, iniziò a vagliare l’ipotesi di cercare un esorcista per tornare ad avere una vita silenziosa. L’alternativa era gettarsi in mare e affogare, ma aveva la sgradevole sensazione che poi se li sarebbe ritrovati lo stesso dall’Altra Parte ad aspettarla.
Sospirando e lasciandosi scivolare seduta su una delle panche, si preparò a fare appello a tutta la diplomazia di cui disponeva e passare le successive ore di attesa a cercare di far andare d’accordo quelle due calamità naturali.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Anche se erano passati davvero troppi anni per ricordarsi quando avesse iniziato a vedere i morti, Gwyn sapeva che non era un dono ma una maledizione. Aveva consultato preti, medium, sciamani, perfino un veterinario occultista che si era trovato invaghito dei suoi racconti spettrali, ma senza giungere a nulla di concreto. O meglio, lei sapeva perché era in grado di vedere le entità, ma da un lato si vergognava troppo ad ammettere di essersi fatta una macedonia con un frutto sconosciuto che aveva trovato per caso nel frutteto di casa.
L’unica volta in cui aveva confessato e messo in pratica il suo potere, era stata prima etichettata come demonio, le era stato rovesciato addosso un catino di acqua santa e poi il sacerdote se l’era filata a gambe levate urlando che era giunta l’Apocalisse.
Lei, bambina di appena dieci anni di un’isoletta anonima e rotonda, era tornata sconsolata alla fattoria dei suoi e dalle uniche due persone che, per quanto in effetti non ci fossero più, erano quelle che riuscivano a farla sentire bene con poche parole.
E così era stato. Suo nonno aveva prima ridacchiato vedendola bagnata come un pulcino, mentre sua nonna si preoccupava della sua salute, per poi entrambi tirarle su il morale con i pettegolezzi buffi che raccoglievano andandosene a zonzo in quella forma inconsistente e invisibile agli altri.
Alla fine, finché poteva starsene tranquilla a gestire la fattoria di famiglia e aveva ogni giorno latte gratis, tutto andava bene.
La situazione era cambiata drasticamente all’età di diciassette anni, quando il gabbiano postino aveva consegnato a casa, oltre al classico quotidiano, anche una lettera di congratulazioni da parte della Marina per la sua recente domanda di arruolamento. Accettata subito, tra l’altro.
“Ho pensato fosse una bella idea! Così girerai il mondo!” era stata la spiegazione orgogliosa del suo nonnino, artefice della richiesta, con un sorriso e una convinzioni così abbaglianti che Gwyn, già pietrificata dal fatto che tutto ciò non fosse una semplice svista o un problema di omonimia, non riuscì a non dire di no. In realtà non fu in grado di articolare una singola sillaba durante tutto il discorso incoraggiante del parente, che passava dall’assicurarle che si sarebbe divertita, avrebbe imparato scherma e sicuramente il suo potere sarebbe stato apprezzato. Aveva annuito, la ragazza, anche ridacchiato appena, andando a dormire.
Era un sogno divertente, si era detta. Si sarebbe coricata e il giorno dopo si sarebbe scolata una pinta extra di latte caldo per ridere e scoprire che era tutta una sua fantasia.
Il latte era diventato uno shottino di rhum, il primo di molti altri, insieme ai suoi futuri compagni d’arme che la sera seguente si erano ritrovati tutti insieme alla base della Marina dell’isola, carichi di buoni propositi e voglia di partire.
Lei, semplicemente, credeva fosse ancora tutta una specie di Candid Snail, che da qualche parte ci fosse nascosta una troupe di ripresa che si stava sbellicando dalle risate. Così aveva continuato a sorridere pacificamente durante ogni allenamento, durante i discorsi patriottici dei camerata, perfino quando, dopo due anni e la sua recente promozione a Sergente, era stata spedita nella Rotta Maggiore e assegnata sotto il comando del più giovane Capitano di Vascello della Marina, il canzonato Giulius Lewis Armstrong. Era stata accolta con un sopracciglio inarcato di fronte alla sua espressione da Buddha illuminato che ancora millantava “tanto è tutto un sogno”.
Nel momento in cui lui aveva iniziato a elencarle i suoi compiti, a spiegarle come funzionava la vita lì sulla Nightfall e a metterla in guardia sulla loro destinazione, lo Shinsekai, la patina di irrealtà si era mestamente incrinata e il mondo si era fatto decisamente concreto e dalle prospettive poco rosee. E Gwyn sapeva che quando si spaventata succedeva l’inevitabile, ossia lo scatenarsi del potere del suo Frutto del Diavolo.
Nel giro di pochi secondi, con dei pop tanto divertenti quanto macabri, erano apparsi come margherite teschi di varie dimensioni e fattezze. I marines presenti avevano lasciato perdere i preparativi per la partenza e, attoniti, si erano messi a osservare quel fenomeno stravagante e nefasto che stava facendo comparire crani ovunque. La situazione era diventata surreale e spaventosa quando i teschi avevano iniziato a muoversi, battendo i denti da prima piano, poi sempre più rapidamente finché non erano scattati addosso ai poveri osservatori, attaccandosi sogghignanti alle loro divise.
Era scoppiato il putiferio. Coronato da grida isteriche, la neo Sergente Lionheart si era accasciata a terra con le mani nei capelli, del tutto estranea a quello che stava avvenendo, troppo immersa nella realizzazione della piega che aveva preso la sua vita.
Erano passati minuti di panico, nei quali il Capitano Armstrong cercava di riportare l’ordine tra i suoi uomini – o donnicciole, come apostrofò qualcuno sbellicandosi dalle risate.
Risate che riscossero Gwyn, sempre troppo abituata a essere circondata da nevrosi e condanne gratuite quando perdeva il controllo delle sue raccapriccianti capacità. Fu in quel momento che si accorse di una presenza agli altri invisibile.
“Sul serio, sei stata tu? È uno spasso! Guarda quello come corre… si è buttato in mare!”
Portuguese D. Ace, nome con cui il fantasma si era presentato tra un singhiozzo e l’altro mentre si teneva lo stomaco, era stato il primo raggio di sole tra le prospettive buie della giovane Sergente, e il primo a strapparle un sorriso col potere di quietare il suo animo.
Da allora erano passati quasi sei mesi.
Aveva conosciuto meglio l’ex Comandante della Seconda Flotta di Barbabianca, che nel giro di una serata le aveva raccontato, letteralmente, vita, morte e acrobazie della sua precedente esistenza terrena. Nonostante fosse morto, l’entusiasmo non gli mancava e Gwyn era scoppiata a piangere per un senso di ingiustizia e tristezza nell’ascoltare dei suoi ultimi momenti. Ne era seguito il riapparire di una miriade di teschi, stavolta ululanti in coro che non avevano fatto dormire nessuno.
Qualche tempo dopo si era palesato un altro fantasma vagabondo, incuriosito dalle vibrazioni che aveva avvertito nell’etere provenire dalla Nightfall. Si era presentato come un ex marine, Rocinante, anche se tutti lo conoscevano con il suo nome da infiltrato, Corazón. Alla ragazza le si era storto il collo la prima volta, per riuscire a guardarlo in faccia. Faccia che l’aveva fatta tentennare, dato il trucco, gli occhiali, la sigaretta – come facevano i fantasmi a fumare? – e quella montagna di piume nere che si portava sulle spalle. Per un attimo aveva creduto fosse uno Shinigami e che fosse giunta la sua ora. Mezzora più tardi aveva capito di avere a che fare con un altro svitato… adorabile svitato, che nonostante fosse morto riusciva a darsi fuoco da solo.
Ingenuamente, Gwyn aveva creduto di aver trovato due essenze particolari e simpatiche con cui affrontare la sua nuova vita, come due fratelli maggiori. Ma non aveva tenuto conto che, per l’appunto, come fratelli, quei due avrebbero iniziato a litigare e dirsele di tutti i colori. Uno era stato un pirata, l’altro un marine dalla dubbia condotta, ma pur sempre con determinati principi che cozzavano inevitabilmente con quelli del più giovane.
Se la ragazza era stata etichettata subito dal resto dei camerata della nave come soggetto da cui tenersi alla larga, gli aggettivi stramba e pazza si erano accodati presto alla definizione da quando lei aveva iniziato a parlare col vuoto, intraprendendo discorsi insensati alle pareti della nave.
“Perché semplicemente non dici che puoi parlare coi fantasmi?” aveva proposto con naturalezza Ace una sera, mentre lei era intenta a lustrare con adorazione la sua spada, Emrys.
Lo sguardo di puro terrore che gli aveva rivolto la ragazza aveva fatto deglutire il povero Pugno di Fuoco e ne era seguita una discussione al limite dell’isteria rimbombata per tutta la nave... coronata dagli ennesimi pop e dai teschi perlacei che avevano battuto le mascelle quasi tutta la notte.
E purtroppo, benché il Capitano Lewis avesse cercato di limitare il suo giudizio fino all’ultimo, alla fine aveva dovuto concordare con se stesso, massaggiandosi una tempia e osservando il cranio che tremolava sulla sua scrivania, che Gwyn Lionheart probabilmente aveva qualche rotella fuori posto.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Significato dei termini:
Sumimasen: modo di chiedere “scusa” (informale) in giapponese.
Shinsekai: “Nuovo Mondo”, seconda parte della Rotta Maggiore.
Senchou: “Capitano” in giapponese.
Shinigami: è il Dio della Morte nel folklore giapponese.
Emrys: uno dei tanti antichi nomi di Merlino, qui è il nome della spada di Gwyn.
Nightfall: dall’ing. “crepuscolo”.
 
 
Ci sono molti particolari di cui vorrei parlare e non so da dove iniziare…
Da principio: è una “storia regalo” (coff coff di Natale… coff un po’ in ritardo) per una personcina speciale *love*
Questa suddetta personcina adora tre personaggi in particolare di One Piece, tra cui Ace e Corazόn. Per riuscire a costruire una trama *plausibile* ho optato di presentarli in una forma ectoplasmatica XD Aggiungendo poi che la mia adorata personcina stravede per i “teschi”, ecco creato uno strambo Frutto del Diavolo ad hoc di cui vi dirò in seguito.
Giulius Lewis Armstrong è preso in prestito dalla mia fanfiction “Heavenly Eve”, come la sua nave, la Nightfall.
Come lui, anche Alec Rover viene da lì… verrà da lì è più preciso *spoiler*
La “Candid Snail” è la nostra Candid Camera *lol* La tentazione è stata troppo forte!
Per il resto, sarà divisa in quattro brevi parti massimo, già conclusa.
Spero che anche voi, come la mia adorata personcina speciale a cui è dedicata la storia, la apprezzerete =D Commenti graditissssimi u.u/
 
 
Alla prossima!
Nene
 
 
 
 
 
 
   
 
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