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Autore: MisterPulp    08/06/2015    0 recensioni
Giappone, anno 2025: un nuovo conflitto mondiale ha distrutto e messo in ginocchio diverse città del paese; milioni di persone vivono di stenti e disperse: tra esse c'è la famiglia Tendo, divisa dalle brutalità della guerra. Il destino farà riunire il gruppo insieme a Ranma Saotome e agli amici di sempre, con l'obiettivo di ritrovare una casa e di sopravvivere, insieme, alle difficoltà che si presenteranno dinanzi a tutti.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Violenza
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Il buio.
Solo il buio attorno a sé.
Non vedeva e non sentiva nulla: la sua anima era circondata da un’aurea nera, immensa, infinita.
Poteva essere morto …
E invece, lentamente, si accorse di avere un cuore … che batteva … e un cervello … che pulsava … e di avere due occhi … e due palpebre … che aprì di colpo.
Ranma Saotome respirava con un fiato che non gli apparteneva, con un’intensità che non provava da vari mesi … ma che in fondo conosceva da anni …
Ebbe una certezza quando tastò le sue carni: era completamente nudo, coperto solo da un lenzuolo … e aveva il seno.
Dunque la sua maledizione aveva preso il sopravvento, di nuovo … era una donna con i capelli rossi.
  • Ti sei svegliato!
Una voce familiare gli fece battere il cuore: si voltò e la vide, con i suoi lunghi capelli castani e i suoi occhi materni … Kasumi Tendo.
Quest’ultima si inginocchiò a lui/lei e lo/la aiutò ad alzare la schiena dal pavimento sul quale era steso/a.
  • Kasumi!
  • Ciao, Ranma.
Una sequela di parole gli balenarono in testa: avrebbe voluto dire tante cose alla donna che non vedeva da dieci anni.
Ella lo sorprese stringendolo a sé in un caloroso abbraccio: percepì lacrime fresche bagnargli il collo; senza ribattere, strinse le nude braccia intorno al suo collo.
E ricordò di esser in grado di riuscire a commuoversi, come lei.
Restarono così per qualche minuto, finché si staccarono e asciugarono i loro occhi.
Ranma si mise in piedi, reggendo il lenzuolo intorno alla vita … e capì che entrambi/e non erano soli/e.
Nabiki Tendo e la sua ex spasimante, Shampoo, dormivano su un letto matrimoniale, respirando profondamente.
Dunque si guardò intorno: si trovava in una grande camera da letto; le mura erano cosparse di colori accesi e vivaci: rosa elettrico e schizzi di giallo oro, mentre il soffitto in legno era verde acqua.
Inoltre c’erano ben due letti matrimoniali, con tanto di lenzuola vistose color rosso porpora, un grande specchio, due grandi armadi di legno di pino e una grande finestra di vetro dalla quale filtravano forti raggi di sole pomeridiano.
  • Credo che dovrai condividere il letto con me e Nabiki – disse Kasumi mentre indicava il letto matrimoniale vuoto.
  • Cosa? – Ranma era confuso.
  • Siamo le mogli di MoK, il padrone del tempio.
  • CHI?
Un attimo di pausa e un sospiro di Kasumi , che continuò:
  • MoK! Ci troviamo in una delle stanze del suo tempio … è il padrone di tutto.
  • Come sarebbe?
  • E’ il padrone di tutto! Di questo tempio … di questa zona …
  • Quale zona?
Un altro sospiro.
  • Siamo ad Ube, una prefettura di Yamaguchi.
Dunque Ranma non era stato allontanato troppo dal luogo in cui era stato catturato.
  • Questo è l’unico tempio rimasto in piedi in questa zona. La fuori sono rimasti solo detriti.
L’ex cognato rimase di sasso: non si aspettava un tono così spento dalla donna che più di tutte era stata gentile col prossimo negli anni addietro.
 
Ma si sa … il tempo cambia gli esseri umani.
 
  • Così questo MoK è il capo?
  • Sì: è il capo della zona e di quelle poche persone che ancora ci abitano.
  • E in quanti ci abitano?
  • Una cinquantina … non di più.
Ancora un silenzio. Ranma avrebbe gradito durasse per un bel po’ … era tutto così confuso …
  • Perché sono nuda? – domando, ricordando di essere una donna.
  • Ti hanno portato qui da pochi minuti … lì dentro – indicò l’armadio – ci sono dei vestiti: puoi indossare quello che vuoi: hai ampia scelta.
Non se lo fece ripetere: lasciò cadere il lenzuolo e aprì l’armadio …
tre minuti dopo aveva indosso una gonna rossa e una camicia hawaiana blu chiara; non aveva trovato un paio di scarpe della giusta misura né un reggiseno, ma si accontentò … faceva caldo d’altronde.
Un nuovo languore gli attraversò lo stomaco.
  • Hai fame? – chiese Kasumi, sorridendo stavolta.
Ranma non riuscì a non nascondere l’imbarazzo, arrossendo.
  • Sì! – ammise sincero.
  • Tra poco ci porteranno da mangiare.
  • Ma che ore sono?
Un fulmine gli attraversò il cervello, come se un dettaglio gli fosse sfuggito per un momento; alzò il braccio e si accorse che l’orologio d’oro di suo padre Genma era sparito.
  • DOVE L’OROLOGIO?
Aveva urlato.
Kasumi non se l’aspettava e rimase colpita da tutta quell’energia rimbombata nella stanza di colpo;
  • Quale orologio?
  • AVEVO UN OROLOGIO AL POLSO … DOV’E’?
Stava alzando troppo la voce … rischiava di svegliare le altre. L’ex cognata iniziò ad allarmarsi:
  • Ranma … calmati …
  • No, non mi calmo … l’avevo al polso, ora DOVE CAZZO STA?
Kasumi spalancò gli occhi; il/la ragazzo/a sospirò, tentando invano di calmarsi … ma una nuova e immensa rabbia gli attraversava le carni:
  • Kasumi … quell’orologio apparteneva a mio padre … è l’unico ricordo che ho di lui … so che non è stato un ottimo genitore, ma era pur sempre mio padre … dunque, voglio sapere dove CAZZO è l’orologio!
Si fermò, espirando e sospirando:
  • Pensaci bene … l’avevo al polso quando mi hanno portato qui?
Le palpebre di Kasumi presero a muoversi, mentre la ragazza tentava di ricordare, spaventata dalla reazione del ragazzo:
  • Non ricordo …
  • Ti prego, sforzati … l’avevo o non l’avevo?
La donna abbassò lo sguardo: nuove lacrime le bagnarono le guancie:
  • Credo di no …
La risposta non si fece attendere:
  • CAZZOOOOOO!
Ranma si scaraventò contro l’armadio e prese a pugni le portiere del soprammobile, spaccandole, con una furia che gli avrebbe permesso di sfondare le mura della stanza.
  • CAZZO! CAZZO! CAZZOOOOOOO!
Kasumi strillò e si nascose dietro al letto; due nuove urla si unirono a lei e due corpi balzarono giù dal letto sul quale giacevano e con uno scatto furono dinanzi alla porta chiusa a chiave, impietrite dalla paura.
Quando Ranma tornò alla realtà, si voltò e le vide: Nabiki Tendo, con i suoi capelli corti e castani e Shampoo, con la sua chioma lunga e blu elettrica … occhi e bocca aperta a forza dalla sua rabbia.
  • RANMA! – urlò Shampoo.
  • MA SEI IMPAZZITO? – continuò Nabiki.
E intanto respiravano affannate, troppo spaventate da quanto accaduto.
Ora fu lui/lei a spalancare gli occhi, comprendendo finalmente la gravità della sua azione.
A passo lento, andò a sedersi su uno dei letti, nascondendo il viso tra le mani.
  • Perdonatemi! – disse, con voce lieve – Quell’orologio è importante per me … è l’unica cosa che mi ricollega a papà … da quando …
Non riuscì a continuare; avrebbe pianto volentieri, ma le lacrime non uscirono, troppo scosso da quanto era accaduto … si limitò piuttosto a tremare, in silenzio.
Nabiki gli si avvicinò e gli porse un braccio attorno alle spalle;
  • Non fa niente. Non è successo nulla.
Il tremolio al corpo continuava a scuoterlo.
Dopo un nuovo mutismo piombato nella stanza, Nabiki continuò:
  • Ho parlato con Akane!
Il viso di Ranma scattò di colpo e i suoi occhi incontrarono quelli dell’ex cognata:
  • COSA?
Continuava a tremare, ma per una nuova sensazione lontana dal dispiacere …
  • Ho parlato con Akane tramite un computer … è salva … è con Soun e il vecchio Happosai; dovrebbero esserci altri con loro, ma non ne sono sicura …
I suoi occhi divennero limpidi … Akane … la sua Akane … ancora viva …
  • Stanno arrivando qui!
  • COME? – urlò Shampoo avvicinandosi – QUESTO NON CE L’AVEVI DETTO!
Anche Kasumi era sorpresa.
  • Ci ho parlato poche ore fa …
  • E TI COSTAVA TROPPO DIRLO?
  • Quando sono arrivata avevo ben altro a cui pensare … controlla il vaso se vuoi una conferma!
  • Quale vaso? – chiese Ranma.
  • QUELLO! – rispose Nabiki, indicando un lungo e capiente vaso marrone nascosto dietro la porta.
  • Cosa c’è lì dentro?
Nabiki lo guardò dritto negli occhi:
  • Vomito!
  • EH?
Dunque gli mostrò il dito medio … con una fede intorno.
  • Siamo le spose di MoK
*****
 
  • DEVO ANDARE! LUI STA ARRIVANDO!
  • Lui chi?
  • FATE PRESTO, VI ASPETTIAMO AD UBE!
  • ASPETTA … CHE PALAZZO?
Ma era tardi per rispondere, dato che aveva dovuto spegnere di colpo il pc portatile di MoK, suo “marito”.
L’aveva spento e nascosto sotto il letto. La porta della camera da letto si aprì ed egli entrò.
Nabiki poté osservarlo, disgustata:
aveva due occhi grossi e neri, un naso grande e una bocca piccola; la fronte era stempiata, ma una lunga chioma di capelli gli scendeva all’indietro fin sopra al sedere … capelli tinti di viola, il viso cosparso da una crema bianca … miseri trucchi per coprire i segni della vecchiaia.
Indosso aveva solo una canottiera larga tre volte la sua stazza magra: tutto il resto era nudo ed esposto senza timore.
Una voce rauca e profonda uscì dalla sua gola:
  • Sei pronta?
Un sussulto le attraversò la schiena:
  • S … sì …
Con una mano, la spinse sul letto … e due braccia metalliche sbucarono fuori dal materasso, trattenendole con forza le braccia stese … cosa che capitò anche con le gambe, tenute immobili con la forza da altre due braccia metalliche comparse dal lato inferiore del medesimo materasso.
Un letto “unico” nel suo genere.
Nabiki tentava di mantenere la calma, usando il suo solito sarcasmo: tentò di sorridere:
  • Cos’è? Non ti piace farlo alla vecchia maniera?
Non un emozione attraversò il volto di Mok!
Una mano arrivò ai suoi testicoli … e il suo membro, flaccido e addormentato, iniziò a prendere forma.
Nabiki spalancò gli occhi, sconvolta.
  • Il mio membro ha i suoi annetti. – disse il padrone con distrazione – Dev’essere stimolato da un aggeggio elettronico installato al suo interno.
Un verso di disgusto le si disegnò sulla bocca:
  • TI PREGO, FAI PRESTO: MI VIENE GIA’ DA VOMITARE!
E in effetti … MoK aveva fatto i suoi comodi in meno di un quarto d’ora.
Tutto questo accadeva un’ora e mezza prima.
 

Tornata nella sua stanza, Nabiki aveva vomitato violentemente nel vaso ed era crollata sul letto, stanca morta.
 
 
*****
 

Ranma rimase sconvolto da quel racconto.
  • Ma chi è questo MoK?
  • E’ un pazzo! – rispose Shampoo – Ci ha sposate tutte con uno stupido “rito del tempio” e pretende da noi atti sessuali.
  • Contro la nostra volontà! – concluse Kasumi.
  • Ma a che scopo?
  • Nessuno: è un porco!
Ranma sentì un impulso ad accarezzare Nabiki, per tentare di consolarla da quanto aveva subito ore prima … ma quest’ultima si alzò e si mise in piedi.
  • C’è un’altra donna con lui in questo momento … la nostra quarta compagna.
Ranma si guardò intorno … c’era anche un’altra persona con loro?
  • Chi?
  • Non la conosci … è una ragazza di origini americane …
Shampoo prese parola:
  • Pam Kiddo!
 
 
L’orologio che MoK aveva al polso segnava le ore 14:40 del pomeriggio.
  • URLA! URLA!
La sua stanza era alquanto semplice: mura verniciate di un bianco consumato, un soffitto color d’oro, un letto matrimoniale abbellito da semplici lenzuola bianche, più una toilette personale.
Una stanza che non si addirebbe ad un “imperatore”.
  • URLA! URLA!
Stesa sul letto, forzata dalle braccia metalliche, c’era una donna alta, dai capelli lunghi e biondi, il naso piccolo, la bocca grande e carnosa, occhi grandi e azzurri e un corpo nudo da mozzare il fiato.
 
Pam Kiddo, di madre orientale.
 
  • URLA! URLA! – strillava MoK alla donna, il cui sguardo era passivo e per nulla spaventato.
L’uomo aveva gli occhi fuori dalle orbite e la gola secca, seccato nel dover strillare ancora ordini che la donna non voleva eseguire.
Quest’ultima, senza timore e con un sorrisetto disegnato sul viso, rispose:
  • Perché non accendi il tuo gingillo? Ti verrà subito una bella erezione e potrai fare i tuoi comodi!
Lo sguardo di Mok si fece furente:
  • NON OSARE! – Pausa – DEVO … DEVO FARCELA DA SOLO STAVOLTA … POSSO FARCELA ANCORA SENZA “AIUTI” … URLAAAAA !
  • Eppure sarebbe così facile … - continuava cattiva Pam.
  • URLAAAAAAAAAA!
La bionda non emise un solo cenno di resa.
  • LO CAPISCI CHE COSI’ PEGGIORI TUTTO?
Poi non ne poté più: la sua mano arrivò ai genitali … ma d’un tratto la situazione fu capovolta: con forza impressionante, la muscolosa spalla della donna si liberò dalla stretta del braccio meccanico e afferrò con forza la mano di MoK.
  • LASCIA!
Il sorriso di Pam si allargò.
  • LASCIAMIIII !
Alcuni denti vennero alla luce grazie al sorriso.
  • LASCIAMIIIIIIIIIII !
L’altra mano di MoK le arrivò alla gola e premette con tutta la forza sul bel collo della bionda, ma le sorprese continuarono: l’altro braccio imitò il primo e fu libero; la mano della donna arrivò alla mano che la stava assassinando e l’afferrò.
MoK sentì le dita alleggerirsi su quel collo: la bionda stava vincendo … ora era lei a condurre il gioco.
Era paralizzato, non sapeva più come muoversi. Respirava a fatica, con quel volto ancora sconvolto e sorpreso.
Pam parlò, sorridente per la sua “vittoria”:
  • NEANCHE SE URLO TI SI RIZZA! SEI PATETICO!
Patetico! Patetico! Patetico!

Le forze lo abbandonarono.
Lasciò andare la donna e scese dal letto, accovacciandosi in un angolo.
Le gambe di Pam erano ancora bloccate, ma ella sorrideva raggiante.
Probabilmente l’uomo,una volta ripresosi, l’avrebbe aggredita selvaggiamente …
Invece si era rannicchiato in un angolo come un bambino offeso; la donna lo sentì sospirare con frequenza … respirava con affanno … respiri sempre più numerosi …
Poi d’un tratto … MoK iniziò a piangere.
A piangere!
Le mani nascondevano il viso, ma il piano era ben udibile.
Pam si ammutolì, smettendo di sorridere, ancora bloccata ad un letto tutta nuda contro la sua volontà.
L’aveva provocato nel modo giusto e l’aveva sconfitto.
Aveva scoperto il suo tallone d’Achille e voleva continuare a stuzzicarlo:
  • Smettila di piangere … insignificante ammasso informe!
MoK non osò voltarsi, troppo preso dalle sue lacrime.
Da dove riusciva a tirare fuori tanta forza e tanta rabbia quella donna?
  • Perché ci fai questo?
Ecco la domanda cruciale!
Stavolta egli si voltò, rivelando il viso bagnato dalle lacrime e il trucco bianco sciolto, che rovinava ancor peggio il suo viso e rivelava alcune profonde rughe nascoste.
  • E’ da un mese e mezzo che ci tieni qui dentro e abusi di me e delle altre: a che scopo?
Senza mezzi termini e senza sentimento: fredda e decisa.
MoK asciugò gli occhi e riebbe la forza di parlare, ma con tono pacato:
  • Voglio un figlio!
  • E credi che così lo avrai?
  • Sono disposto a tutto  pur di averlo!
  • Perché?
Silenzio.
  • Perché vuoi a tutti i costi un figlio?
La porta fu spalancata e un ninja, identico ad uno dei due che avevano catturato Ranma, piombò nella stanza.
La reazione di MoK fu violenta:
  • SI BUSSA PRIMA DI ENTRARE, DISGRAZIATO!
Il ninja, a volto scoperto, rimase sconvolto da quanto gli si presentò davanti: il suo capo era seduto per terra in faccia al muro, con il viso bagnato e cosparso di trucco sciolto e una delle sue quattro “mogli” semi-libera, stesa sul letto, nuda …
Si riprese subito:
  • Signore … - disse con voce roca – è arrivato il popolo: richiede la sua presenza.
  • PERCHE’?
  • Ha fame!
Pam non poté non notare lo stato dell’ospite: occhi scuri, occhiaie spesse, fisico scheletrico e viso incavato.
MoK si alzò immediatamente e rispose:
  • MI VESTO E ARRIVO! ORA VA’ FUORI!
  • Sissignore!
E il ninja uscì.
 
 
Il tempio di MoK era l’unico rimasto in piedi nella prefettura di Ube.
Era un tempio alquanto grande, costruito in pietre antiche e dalle forme greco-latine.
Le mura erano state ridipinte di rosso porpora e il tetto era stato ricostruito con del legno solido, ridipinto di color oro, all’esterno.
Sul portone principale vi era inciso un dragone, anch’esso rosso porpora e dal ventre grosso e dorato, con due occhi grandi e viola e due lunghi baffi bianchi: un dragone curioso e inquietante.
Il tempio era circondato da un vasto giardino agricolo e da una muraglia in pietra che lo distaccava dal resto della zona: l’unico punto d’accesso era una scalinata, di ben trenta scalini, che si collegava ad una stradina distrutta, ridotta ormai ad un ammasso di sabbia.
 

Alle ore 14:50, cinquanta persone, il numero esatto dei residenti nella zona, erano seduti sulle scalinate: nessuno osava muovere un passo verso il tempio.
D’un tratto … il portone di pietra si aprì e il padrone, il “grande” MoK, apparve sulla soglia.
Si era truccato nuovamente il viso di un bianco acceso e ridipinto meglio la lunga chioma di capelli dell’amato color viola; era vestito da una tonaca d’orata, larga tre volte la sua stazza e chiusa al bacino da una cintura di stoffa rosso porpora.
Il suo popolo lo notò: tutti scesero dalle scale e si misero in piedi.
Urla disumane echeggiarono nell’aria:

MOK!

MOK!

MOK!

MOK!

MOK!

MOK!

MOK!

MOK!

Il padrone guardava tutti con aria indifferente e analizzava ogni singola persona in pochi secondi: anziani sdentati, donne dai visi distrutti, bambini deformi o con arti mancanti, reietti umani con indosso stracci o coperte logore mangiate dalla polvere … gli ultimi esemplari di una società morta e sepolta.
MoK alzò le braccia al cielo e una sequela di applausi accolse il gesto:

MOK!

MOK!

MOK!

MOK!

MOK!

MOK!

MOK!

MOK!

L’uomo abbassò le braccia: le masse lo interpretarono come un invito a tacere … infatti tacquero.
MoK urlò:
  • SALVE A VOI! FELICE DI VEDERVI ANCORA VIVI!
Nuovi applausi e nuove urla. Egli li lasciò fare, poi ripeté il gesto e rinacque il mutismo;
  • I MIEI GUERRIERI VI DARANNO DA MANGIARE! OGGI NON MI UNIRO’ A VOI, NON MI SENTO MOLTO BENE!
Silenzio generale e tensione nei confronti del capo si respirarono nell’aria.
  • NIENTE DI GRAVE: STATE TRANQUILLI! L’ESSENZIALE E’ CHE VOI SIATE NUTRITI E PREPARATI A SOPRAVVIVERE AD UN’ALTRA GIORNATA! IL MIO UNICO DESIDERIO E’ CHE DOMANI CI SIA ANCORA QUALCUNO DI VOI VIVO: STO FACENDO DI TUTTO PERCHE’ CIO’ ACCADA … - pausa - … E CONTINUERO’ A FARLO, FINCHE’ VIVRO’!
Nuovi applausi e nuove urla arrivarono alle sue orecchie. MoK rialzò le braccia e salutò tutti, ritirandosi all’interno del tempio, mentre masse di ninja dalle vesti azzurre uscivano, sorreggendo cesti colmi di cibo da distribuire a tutti.
 
 
La porta della “stanza delle signore” fu aperta dall’esterno e Pam Kiddo fu spedita a forza dentro; un ninja mascherato posò due cesti in terra e uscì dalla stanza, chiudendo la porta a chiave.
Nessuna delle presenti osò muovere un dito.
Ranma era ancora trasformato in donna.
Kasumi prese un lenzuolo e lo cedette a Pam:
  • Copriti! – disse gentilmente, come suo solito …
Ma Pam lo scaraventò a terra, neutra e andò all’armadio … notando che le portiere erano sfondate.
Rimase incredula.
  • Chi è stato? – domandò, voltandosi verso le altre.
Né Nabiki, né Shampoo, né Kasumi osarono aprire bocca, limitandosi a guadarsi negli occhi; fu Ranma ad alzarsi e a dire:
  • Io!
Lei/lui e la bionda si guardarono per un istante, con tono di sfida: Saotome notò  che la sconosciuta era davvero bella.
Un nuovo sorriso apparve sul viso di Kiddo:
  • Chi sei? – chiese
  • Ranma Saotome … e sono un maschio.
Pam inarcò gli occhi, incredula.
  • Che stai dicendo?
  • Che sono un uomo!

Come poteva una ragazza dai capelli rossi legati in un codino essere ... un uomo?
 
  • E’ una lunga storia …
Nabiki prese la parola:
  • E’ sotto una maledizione: a contatto con l’acqua fredda si trasforma in una donna, viceversa con l’acqua calda.
Lo sguardo della bionda si spostò da Nabiki alla rossa:
  • Com’è possibile? – domandò incuriosita.
Ranma prese una boccata d’aria e spiegò:
  • Mi allenavo, anni fa, in Cina, con mio padre; questi ebbe la “brillante” idea di allenarci presso le “Sorgenti Maledette” di Jusenkyo … e cademmo in due sorgenti: io diventai una ragazza e mio padre un panda.
Non volle aggiungere altro: la storia, stramba o meno che fosse, era tutta lì.
Un’ultima occhiata tra le due donne … e Pam Kiddo le sorrise, intenerita.
  • Ti chiedo scusa – disse – Mi aiuti a scegliere un vestito?
Ranma ricambiò il sorriso ed obbedì: in cinque minuti, la bionda aveva indossato una t-shirt rossa, un jeans stracciato sui ginocchi e un paio di stivali marroni.
Shampoo scavò nei cesti lasciati in terra e ne rivelò cinque piatti contenenti cibo: due minestre all’uovo, una doppia bistecca al sugo d’asparagi, un’orata con pomodorini e patate in crosta ed infine un’okonomiyaki con carne macinata, funghi e sugo di pomodoro.
A Ranma si illuminarono gli occhi: prese al volto l’okonomiyaki, lasciando le minestre alle sorelle Tendo, l’orata a Shampoo e la bistecca alla bionda.
Mangiarono di gusto, leccandosi i baffi di tali leccornie, arrivando anche a sorridersi l’un l’altro mentre masticavano.

 
*****
 
 
  • Novità?
Il vecchio Happosai era spazientito: quel quattr’occhi di Mousse non si decideva a dargli buone nuove, mentre lavorava al computer da più di un’ora.
  • Scusami, ma questa carcassa – il computer – ha i suoi annetti e lavorare con internet a mille metri d’altezza non è una passeggiata.
Risposta asciutta e diretta.
Nella cabina di pilotaggio, tra marchingegni, pulsanti, leve e un vecchio pc, c’erano solo quei due.
La porta fu aperta:
  • Novità?
Anche Akane ci si metteva a dar pressione a Mousse: era la quindicesima volta che entrava, domandava ed usciva, troppo ansiosa per restare seduta con gli altri.
Il quattr’occhi sbuffò.
Una mano afferrò il braccio della mora … e la voce di Ryoga la richiamò:
  • Ti decidi a sederti e a farlo lavorare?
  • Io devo sapere!
  • Così non risolvi le cose, devi calmarti …
Akane lasciò la presa e affrontò l’amico con durezza:
  • Le mie sorelle sono nei guai e con loro c’è anche Ranma: come posso stare calma?
  • Chi ti dice che sia lui?
Ma la domanda non la zittì.
  • DEVE ESSERE LUI!
Happosai e Mousse si voltarono, colpiti da quel tono duro ed egoista.
Con sguardo di sfida, che mai aveva rivolto a Ryoga, uscì dalla stanza. Il ragazzo restò fermo sulla soglia per un momento, per poi seguirla.
Un obiettivo si illuminò sul monitor: Mousse sobbalzò.
  • LOCALIZZATI!
Con uno slancio degno di Flash Gordon, la giovane Tendo ripiombò nella stanza, seguita dal padre Soun, da Ukyo e da Kodachi.
  • DOVE SONO? – strillarono all’unisono.
Il quattr’occhi guardò bene lo schermo:
  • In un tempio della prefettura di Ube!
Il vecchio Happosai guardò dinanzi a sé, oltre il vetro: stava sorvolando le coste del Giappone.

 
*****
 

MoK si era ritirato nella sua stanza, vuota.
Sotto al letto, accanto al suo computer portatile, c’era una scatola di legno; la tirò fuori e si sedette sul materasso; dunque l’aprì: al suo interno vi era una siringa vuota.
Dalla tasca della sua veste tirò fuori una boccetta contenente un liquido dello stesso colore del gas che aveva stordito Ranma: viola.
Infilò l’ago nel liquido e ne risucchiò una piccola quantità all’interno della siringa.
Poco dopo, infilò l’ago nella vena del braccio destro e pigiò sullo stantuffo, iniettando nel suo sangue quella strana sostanza.
Rimesso tutto al suo posto, iniziò a sentire una sensazione di stanchezza: l’iniezione iniziava a fare effetto.
Si stese così sul letto, chiudendo gli occhi e pensando che quella roba gli avrebbe fatto bene.

 
*****
 

Ranma posò il piatto vuoto nel cesto e attaccò una conversazione:
  • Domanda banale: perché sono trasformata in donna?
Fu Pam a rispondere:
  • Perché quando ti hanno portato qui eri sporco e sudato: ti hanno buttato sotto una doccia!
  • D’acqua fredda, immagino. – rispose egli, immaginando la reazione di sorpresa di colui che l’aveva lavato mentre era svenuto – E perché mi hanno portato qui?
  • Per farti diventare la quinta moglie di MoK!
Un verso di disgusto apparve sulla sua bocca. Non aveva bisogno d’altro per convincersi ad agire. Si mise in piedi:
  • Se Akane sta arrivando, dobbiamo essere pronti.
  • Che vuoi dire? – chiese Shampoo.
  • Che dobbiamo uscire di qui!
Tutte, tranne Pam, lo guardarono sconvolte. Kasumi chiese:
  • Siamo chiuse a chiave, inoltre là fuori c’è un esercito di ninja: come pensi di uscire?
  • In quanti sono?
  • Ventotto!
La risposta di Pam fece voltare tutte.
  • Li ho contati tutti in questi giorni.
  • Sei grande! – e Ranma le diede una pacca sulla spalla – Allora visto che hai una buona vista, sai com’è strutturato l’edificio?
Shampoo iniziò a provare fastidio per quell’atteggiamento tra i due: erano passati dieci anni, ma il suo interesse per Ranma Saotome non era mai morto.
  • In questa zona – rispose Pam – c’è questa stanza; uscendo c’è un lungo corridoio: a destra c’è la stanza di MoK e a sinistra una spaziosa toilette per noi; proseguendo lungo il corridoio, si arriva ad una grande sala che accoglie tutti i ninja di sera: si riuniscono per pregare in nome del loro padrone, MoK! – e pronunciò il nome con voluto disgusto.
  • Nient’altro?
  • Quella sala occupa buona parte del tempio e non credo che MoK abbia bisogno d’altro.
  • In quella sala si è svolto il … - ingoiò saliva – i vostri “matrimoni” ?
Kiddo annuì. Le altre chinarono il capo.
  • Di cosa si occupa questo tizio?
  • Cioè? – Pam inarcò un sopracciglio.
  • Cosa fa MoK per tutto il giorno?
La bionda sospirò, ma lasciò la parola a Kasumi:
  • Si occupa di noi: ci dà da mangiare, ci dona vestiti, ci concede di uscire all’aria aperta, ma non ci fai mai allontanare dal tempio.
  • Mai? – Ranma allargò gli occhi.
  • Mai! E’ molto geloso di noi.
  • Insomma, sarebbe un marito perfetto, se non abusasse sessualmente di voi.
Una risposta tagliente e sarcastica di Saotome.
  • Vuole un figlio!
Di nuovo, tutti guardarono Kiddo.
  • CHE COSA? – chiese Ranma.
  • Vuole un figlio da noi, per questo ci obbliga a fare l’amore … ha problemi d’erezione!
Sorrise malignamente, ma la risposta non era ironica.
  • Sarà l’età!
  • L’età?  - chiese Ranma – Perché, quanti anni ha?
  • Non pochi di certo: non hai visto che si trucca la faccia?
  • Non ho avuto ancora il “piacere” di conoscerlo.
Si osservarono entrambi a lungo: si era creta una certa affinità tra i due, così duri e diretti … all’unisono …
  • Hai ragione, sei appena arrivato … beh, secondo te, un uomo che si trucca la faccia … perché lo fa?
  • Forse per un qualche stupido rito …
  • O forse per nascondere malamente le rughe della vecchiaia …
  • SCUSATE!
Ranma e Pam guardarono in direzione di Shampoo, che aveva alzato la voce, stufa;
  • DOBBIAMO SCAPPARE O CONTINUARE QUESTO STUPIDO DIBATTITO?
Dentro l’animo dell’uomo, un senso di ironia stava rinascendo: ricordava bene tutti i trucchi messi in atto dalla cinese per accaparrarsi il “suo amato Ranma” … e tutte le battaglie contro la sua fidanzata, Akane, per avere la meglio, anche contro Kodachi Kuno e la sua amica Ukyo “Ucchan” …
Ma non era il momento adatto per i ricordi nostalgici.
  • Giusto! – rispose – Beh, le strade sono due: o sfondiamo la porta o la finestra. In entrambi i casi posso provarci io.
  • E una volta fuori? – lo incalzò la bionda
  • Una volta fuori … scappiamo!
  • E’ il piano più stupido che abbia mai ascoltato!
  • Beh, cosa preferisci: restare qui dentro?
Iniziarono a scontrarsi l’uno contro l’altra:
  • Non possiamo scappare come se niente fosse: ci sono dei ninja là fuori, ci inseguiranno  e ci faranno a pezzi!
  • La mia ragazza … - si fermò: a Pam certe cose della sua vita non riguardavano – Akane sta arrivando e non credo sia sola.
  • Infatti! – rispose Nabiki – Sul monitor ho visto anche mio padre e il vecchio Happosai!
Gli animi si erano accesi.
  • Dunque abbiamo una chance.
  • Ma non abbiamo neanche un’arma: ci faranno fuori in pochi istanti!
La bionda non demordeva. Kasumi rispose:
  • Chi dice che non possiamo tentare? Io voglio andarmene da qui!
  • Ce ne andiamo! – le disse Ranma – Per quanto riguarda le armi – continuò, con spavalderia – non c’è problema: vi difenderò io, che sono un campione della scuola d’arti marziali Saotome.
  • Quando ti hanno portato qui, sembravi un cadavere!
Una pugnalata dritta nell’orgoglio del ragazzo, infilzata da Pam Kiddo.
  • Scendi dal piedistallo, campione! – continuò ella – Non possiamo andarcene così: ci serve un piano!
Ranma era stanco:
  • TU NE HAI UNO? SPUTALO FUORI!
Si guardarono con sguardo di sfida …
Il suono della tapparella fece voltare tutte: la porta chiusa a chiave venne aperta dall’esterno …
un ninja mascherato entrò nella stanza, chiudendosela alle spalle. Il suo sguardo era tutto per Ranma:
  • Ti sei ripreso, Saotome?
Quest’ultimo/a spalancò la bocca: quel tizio lo/la conosceva …
  • Come sai il mio nome?
  • Ti ho riconosciuto quando ti ho puntato la pistola contro!
Era lui … il ninja che gli aveva sparato il fumo viola in faccia …
  • Cosa vuoi da me?
  • Vendetta!
Dunque abbassò il cappuccio azzurro e rivelò il suo volto, lasciando tutte di sasso;
Ranma riconobbe subito quegli occhi scavati, quella faccia scheletrica, quei capelli corti e neri e quelle occhiaie vistose …
Non poteva essere vero ... non si aspettava anche quello … non credeva che fosse ancora vivo …
  • GOSUNKUGI!
Hikaru Gosunkugi, vecchio compagno di scuola di Ranma ed eterno perdente dell’ex istituto Furinkan, gli sorrise malignamente:
  • Allora ti ricordi di me!
  • CHE DIAVOLO CI FAI QUI?
  • Non ti riguarda!
Dal suo tono di voce, Ranma capì che non era più lo sfigato di dieci anni prima: era più freddo, più sicuro di sé … più minaccioso.
La risposta non si fece attendere:
  • Così ti sei convertito al “grande” MoK!
  • Esatto! Lui mi ha ridato speranza … CI ha ridato speranza … gli sarò grato per tutta la vita.
Intervenne Shampoo:
  • Sei uno stupido! Ti rendi conto di venerare un pazzo?
  • QUEL PAZZO MI HA DONATO UNA CASA! – gridò furioso l’uomo – MI HA DATO UN’ ALLENAMENTO! MI HA DATO UNA RAGIONE PER CONTINUARE A RESPIRARE!
Il tono di voce era folle: il ragazzo aveva perso la ragione, definitivamente. Ranma tentò di mantenere freddezza:
  • E ora? Che hai intenzione di fare?
  • TI UCCIDO!
 
 
Le mura iniziarono a tremare: dapprima lentamente, poi sempre più violentemente.
Tutti i presenti si guardarono intorno, spaventati, cercando di capire cosa stesse accadendo.
Le sorelle Tendo si afferrarono per mano, mentre un forte soffio di vento entrò dalla finestra ed inondò la stanza.
Gli sguardi di Ranma e Gosunkugi si incontrarono di nuovo; quest’ultimo sollevò una pistola;
  • STAVOLTA CI HO MESSO I PROIETTILI!
Il vento e il terremoto si fecero più pesanti: il tetto in legno iniziò a cigolare.
  • POSSO MORIRE ANCHE ADESSO, MA ANDRO’ ALL’ALTRO MONDO SODDISFATTO!
Pam si scaraventò contro il ragazzo: partì un colpo …
Nel tetto si aprì uno squarcio e si spezzo per intero: folate di vento pazzesche occuparono l’ambiente … accompagnate da una splendida visione:
l’aereo dorato guidato da Happosai!
Tutti guardarono in alto … e urlarono.
 
 
MoK fu svegliato violentemente dal letargo nel quale era crollato.
 
 
Il carrello dell’aereo si aprì e dal suo interno calarono due persone aggrappate a due lunghe catene …
Akane ed Ukyo apparvero in scena, sorreggendo due fucili.
Gli sguardi di Ranma e dell’ ex fidanzata si incontrarono: entrambe le bocche si spalancarono e gli occhi divennero limpidi di meraviglia.
  • AKANEEEEEEEEEEE!
  • RANMAAAAAAAAA!
Due sorrisi si disegnarono su entrambi i visi.
Nella stanza piombarono tre ninja: Ukyo e Akane urlarono:
  • FIGLI DI PUTTANAAAA!
Come due abili guerriere, spararono all’impazzata: con delle acrobazie, i ninja balzarono ad un capo all’altro della stanza … ma i proiettili sembravano infiniti e le traiettorie dei fucili si spostarono da un capo all’altro: le due erano agguerrite.
Riuscirono a colpirli a morte.
Entrambe si lasciarono scivolare lungo le catene e toccarono terra.
  • AKANEEEEE! – gridò Kasumi.
Tutte e tre le sorelle si abbracciarono in fretta.
  • Non c’è tempo! – disse Ukyo – Dobbiamo andarcene!
Gosunkugi si alzò da terra: anche Akane lo notò, rimanendone spaventata.
Lo seguì Pam Kiddo, afferrandogli il collo e sbattendolo violentemente a terra.
Aveva la pancia che perdeva sangue.
Hikaru emise versi ansimanti, sbattendo le braccia e le gambe per tentare di liberarsi.
  • ANDATE! – strillò Pam – DI CORSA!
Altri due corpi calarono dall’alto grazie ad altre due catene: Soun e Ryoga.
Senza esitare, Nabiki si aggrappò al padre, Kasumi a Ryoga e Shampoo ad Ukyo.
La faccia di Mousse si affacciò dall’alto:
  • MUOVETEVI, PRESTO!
Con forza, i corpi si aggrapparono lungo le catene e salirono su;
  • FORZA, RANMA!
Akane lo stava chiamando a sé …
La porta fu spalancata e sulla soglia apparve MoK, seguito da dieci ninja.
I suoi occhi e quelli di Ranma si incontrarono.
Quest’ultimo scattò in avanti: Akane non capì il gesto, ma lo aiutò.
Urlando, sparò contro i ninja;
a Ranma sembrò di correre al rallentatore: saltò per evitare le pallottole e mentre era in aria allargò le gambe, facendole passare.
Più di un ninja fu colpito in faccia.
MoK corse nella stanza, ma un pugno di Saotome lo fece andare a terra; con una mano gli tenne il viso sul pavimento, con l’altra gli alzò le braccia;
gli spari continuavano e altri corpi caddero; un ninja che stava per afferrare Ranma, fu colpito alla fronte.

Finalmente, al polso destro, lo trovò: l’orologio d’oro di suo padre sottrattogli da quel verme.
Glielo sfilò di corsa.
  • QUESTO E’ MIO!
Gli mollò un calcio in mezzo alle gambe. Urla altisonanti uscirono dalla bocca avversaria.
Si alzò e corse verso Akane, mentre altri ninja arrivavano. Si attaccò alla sua vita e si issò lungo la catena.
  • NOOOOOOOO! – strillò MoK!
Spari dall’alto piombarono nella stanza, in difesa dei due fuggiaschi: era Kodachi Kuno a sparare.
  • LE MIE MOGLIIIIII !
L’aereo si alzò in aria, mentre il carrello era ancora aperto e Ranma e Akane erano abbracciati l’un l’altro e fluttuavano nell’aria … e sotto i loro piedi un pazzo urlava e una bella donna bionda sanguinava nell’intento di salvare le loro vite.

E ci riusciva … sacrificando la sua.
   
 
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