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Autore: Spleen89    08/06/2015    6 recensioni
Una storia semplice. Emozioni, gesti e piccole avventure di una quotidianità mai banale, ma intensa. Oscar e André dall' infanzia alla maturità. Cercando di rivivere insieme a voi quello che sarebbe potuto accadere tra gli spazi bianchi dell' anime e del manga. Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Marron Glacé, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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[Oscar]
 
Quella sorta di mollaccione dagli occhi verdi era entrato così all’ improvviso nella sua vita, nella sua casa, nelle sue abitudini da ormai più di un mese. Era un mollaccione è vero, ma lei non tirava più fuori dall’armadio Anne da quando André era arrivato. Non era una cosa voluta o fatta con intenzione. Semplicemente non ne aveva avuto il tempo perché quel bambino tutto moscio si era trasformato in un vero e proprio birbante, birichino, non avevano nemmeno finito di ideare una marachella o un gioco che già ne cominciavano un altro e in qualche modo anche lei si sentiva cambiata... quel dolore al petto che Nanny chiamava ‘solitudine’ si era attutito. André le stava sempre appiccicato, ma si lamentava di averla sempre attorno. E quando decideva di nascondersi, proprio per ripicca non per altro, due occhi verdi iniziavano a perlustrare ogni angolo del palazzo e del giardino per trovarla e ricominciare a giocare. Che mollaccione era quel Grandier, ma che sensazione meravigliosa avere qualcuno che la cercasse con tutte le sue forze! Prima di allora nessuno si era mai preoccupato di dove fosse nascosta! Riassumendo il mese appena trascorso con sole tre parole queste sarebbero state: cavallette, biscotti al cioccolato, duelli. Oscar non aveva dubbi. Cavallette come quelle che amavano raccogliere dal prato e infilare poi tra i cesti dei panni di Nanny scatenando la sua reazione… una sgridata per lei e vigorose mestolate per lui;  biscotti al cioccolato come quelli rubati dalle cucine ancora caldi, quando la nonna metteva la teglia a raffreddare sul davanzale. Per rubarli si bruciacchiavano le dite e poi scappavano al di là del giardino sotto il loro albero di ciliegio a mangiarne fino a più non posso, fino ad avere il mal di pancia e infine duelli come quelli che quasi ogni pomeriggio facevano all’ aperto, vicino al laghetto e che spesso finivano  a pugni e scazzottate visto che inspiegabilmente se André metteva un po’ più di forza del dovuto lei perdeva , lo accusava di barare e immancabilmente si prendevano a pugni e puntualmente André alla fine aveva sempre la peggio perché le mestolate di nonna Marie, soprannominata anche Generale Grandier dal nipote, non mancavano mai!
André giocava sempre con lei, quasi sempre solo con lei. Non che non andasse d’accordo con gli altri bambini. In realtà lo adoravano tutti grandi e piccoli. Il problema era  lei. Evidentemente non suscitava la stessa innata simpatia che suscitava André. La rispettavano, si inchinavano come sempre, le sorridevano è vero, ma non appena potevano scappavano quasi fossero impauriti.
 
Una volta Oscar si svegliò più tardi del previsto , non potendo fare colazione in cucina con André come ormai aveva preso a fare, nonostante le lamentele di Nanny. Uscì nel cortile e vide André giocare con Colette e Pierre, avevano disegnato una sorta di tabella a terra e saltellavo su un piede per raggiungere il quadrato dove vi era una pallina che precedentemente avevano lanciato. I primi a scorgerla furono i due fratelli. Fecero un inchino referenziale a lei e scapparono dicendo ad André  di come dovessero andare urgentemente  a sbrigare una faccenda di cui si erano dimenticati. André era un mollaccione, ma non era mica totalmente scemo e aveva perfettamente capito fosse una scusa. Era arrabbiato con i due bambini, Oscar se ne avvide. Ma era troppo orgogliosa per dire qualcosa, poi la disse lui
“ Ma non ti dà fastidio? Scappano sempre quando ti vedono e si inventano scuse assurde” fece lui adirato e triste insieme.
“ Mmm… direi di no. ” disse lei sorprendendo anche lei stessa per la sua calma
“ Perché? Come fa a non dispiacerti Oscar! ”
“ Perché ho te. “ disse senza nemmeno farci caso “ Mi dispiace solo aver fatto tardi e aver perso delle ore di gioco e allenamento.”
André era veramente sorpreso. Di solito Oscar non gli diceva mai nulla di carino e quella risposta invece sembrava proprio una cosa carina. Voleva abbracciare il suo amico, ma temendo uno spintone disse solo:
“ Beh allora vorrà dire che ti sveglierò io! Ti sveglierò io ogni mattina! Tanto mi alzo sempre prima per imparare da Gerard ad accudire e sellare i cavalli, dunque non appena finiti i miei compiti verrò io a svegliarti, ma a modo mio.”- disse André birichino.
Oscar sorrise  annuendo un po’ imbarazzata fingendo di essere distratta.
Da quella mattina aveva trovato sempre André a svegliarla saltellando sul letto o facendole il solletico. Era strano, ma Oscar non si era più sentita triste.
 
 
Quella mattina Oscar però aveva ricevuto un risveglio un po’ più brusco. André  aveva osato svegliarla non solo saltellando sul letto, ma anche riversandole addosso un’ intera brocca d’acqua. Lei aveva urlato e Nanny era accorsa e li aveva rimproverati non solo per l’acqua, ma perché aveva scoperto quella loro nuova abitudine mattutina. Aveva urlato:
“ Screanzato! Non puoi entrare nelle camere di Oscar quando dorme! Devi mantenere le distanze”
André ormai fin troppo abituato era scappato dalle mestolate della nonna e prima di farlo aveva fatto a lei l’occhiolino chiaro segnale che l’ avrebbe aspettata nelle stalle. Oscar si vestì e di corsa si recò nel luogo prestabilito.
“Brutto scemo! Come ti è venuto in mente! Hai bagnato anche tutto il letto! Per colpa tua non ho fatto nemmeno colazione”- fece lei spintonando il moretto
“ Tu sei viziatissimo! Ho dovuto farlo non ti svegliavi! E comunque tieni. Temevo sarebbe andata a finire così e ho provveduto alla colazione”  disse André porgendole un fazzoletto con dentro una soffice fetta di torta di mele.
Oscar la mangiò con gusto, poi bevve dell’ acqua dalla brocca che lui le porse.
Si recarono come quasi ogni mattina al laghetto. Ci sarebbe stato il solito duello. E forse la solita scazzottata. Se non che…
“ La prossima volta ti infilzo” disse Oscar
“Eh?” – fece lui non capendo
“ Ti infilzerò con lo spadino se osi un’altra volta bagnarmi. Mi sono sentita come annegare.” – rivelando senza avvedersene una sua paura.
“ Ma dai…Oscar non mi dire che tu hai paura dell’acqua? E magari non sai nuotare” fece lui ridacchiando
“ Certo che so nuotare André ormai sono grande io! Ormai ho quasi sei anni! Non ti permettere sai!” – ma le sue gote rosse sembravo dire il contrario. E lui rise più forte.
Oscar non aveva mai nuotato in vita sua, ma  quella era una delle “cose che avrebbe saputo fare” ne era certa. E poi si vergognava ad ammettere di non riuscire a fare  qualcosa, aveva paura  di leggere negli occhi verdi di André la stessa delusione che aveva sempre scorto negli occhi di suo padre e che la facevano sempre sentire non abbastanza. Doveva farlo smettere di ridere! Quale dimostrazione migliore allora se non quella pratica. Mentre ancora lui teatralmente rideva fino alle lacrime tenendosi il pancino. Lei prese la rincorsa e si buttò in acqua.
 
Andò quasi subito a fondo. E no, decisamente nuotare non era  una di quelle “cose che avrebbe saputo fare”, ora ne era convinta. Ora che sentiva tanta, tanta acqua in gola e nelle narici. Ora che andava sempre più  a fondo e non riusciva più a respirare nonostante avesse chiuso la bocca continuava infatti ad entrare acqua ovunque. Passarono secondi o forse minuti o forse ore! E lei non riusciva più a tenere gli occhi aperti. Bruciava la gola. Voleva solo dormire! ‘ Buonanotte André, ora lo sai che non so nuotare ’ pensò… poi il buio.
 
 
“ Oscar Oscar dannazione svegliati! Oscar….ti prego Oscar”
 
Oscar sentiva la voce di André disperata e rotta dal pianto, era come se la stesse chiamando da lontano. Ma lei no, non riusciva a rispondere. Nonostante le sembrava di stare provando. Non riusciva. Aveva sonno. Nonostante sentisse la pressione delle mani di André sul suo busto, non poteva rispondergli. Sentiva un peso enorme comprimerle il petto. Ebbe paura di non riuscire mai più a parlargli e a vederlo. Forse…forse sarebbe morta come la mamma di André e lui sarebbe stato di nuovo triste. Oscar non voleva questo e cercava di rispondergli, ma non poteva, aveva quel peso e sentiva freddo tanto freddo… sarebbe stato tanto facile invece dormire! ‘ Buonanotte André, se incontro la tua mamma la saluto e le dico che anche se sei un mollaccione sei gentile e sei l’unico amico che ho. Sarà fiera di te. Buonanotte André’ .
 
Poi sentì delle gocce d’ acqua sul viso. Ma queste non erano fredde, erano calde, caldissime.  Alcune caddero sulle sue labbra un po’ aperte, sapevano di sale. Allora non capì bene come, riprovò ad aprire gli occhi, voleva capire da dove arrivasse tutto quel calore che stava sconfiggendo il freddo. Ci riuscì.  Si ritrovò gli occhi di André innanzi. Lui se ne accorse. Sorrideva ma non smetteva di piangere. Era scemo il suo amico, non c’era  niente da fare!
“ Oscar! Oscar sei vivo! Oscar”- André prese ad abbracciarla convulsamente continuando a piangere.
Oscar era imbarazzata. Non sentì più freddo…e dire che era tutta bagnata! Eppure era un calore così bello e così diverso da quello di pezza della sua Anne.
“ Scemo! Perché non sei venuto subito a prendermi quando hai capito che non sapevo nuotare?”- disse lei. Voleva offenderlo come sempre, per attenuare quel senso di vergogna, ma non riusciva a non sorridere.
“ Oscar mi avevi detto che sapevi nuotare! Pensavo ad uno scherzo. Poi non sei più tornato a galla. Che paura Oscar! E sarebbe stata colpa mia, colpa della mia stupidità! Scusa scusa scusa! Non me lo sarei mai perdonato ti fosse successo qualcosa! Non farlo mai più per favore ”  poi si fermò di colpo, come se una verità lo avesse bloccato
 “ Io ho solo te ora. Sei la mia famiglia Oscar.”
Oscar sorrise, si mosse veloce e lo sorprese con un abbraccio che il moretto ricambiò. Poi si staccò un po’ e con il suo solito tono solenne, reso ancora meno credibile da un sorriso enorme che mostrava tutti i dentini in meno disse:
“ Mi hai salvato la vita André Grandier. Da oggi ti autorizzo ad essere mio amico.”
André le sorrise dolcemente. E riprese ad abbracciarla forte. Lì su quel prato dove attorno era ancora tutto bagnato. Dalla  bocca del moretto uscì solo un energico “ Ti voglio bene!”
Oscar non capì bene come, ma sentì tre piccole paroline sussurrate appena uscirle dal cuore “ Anche io André! “ .
Sì, decisamente quell’ abbraccio era di gran lunga il migliore dei suoi quasi sei anni.
 
[André]
 
Cocciuto, prepotente, viziato, combina guai… Ecco questi aggettivi qualificavano bene Oscar! Ormai erano passati due mesi da quando André era giunto a palazzo Jarjayes.  All’ inizio non era stato per nulla semplice! Aveva dovuto apprendere tante piccole cose, perché la nonna gli diceva sempre “ Devi saper ripagare la gentilezza del Generale. Sei un servo André nonostante i privilegi che avrai grazie alla vicinanza con Oscar. Ma devi sempre ricordarti che tu ed Oscar siete diversi! “ Lui di certo non voleva sembrare un fannullone! E presto aveva iniziato a dare una mano alla nonna nei lavori di casa, ma soprattutto stava cercando di imparare ad occuparsi egregiamente dei cavalli. Grazie a Gerard, il vecchio stalliere. E gli piaceva pure parecchio! L’ odore del fieno. I cavalli e la loro empatia. Mangiava tantissime cose, che a Tours non avrebbe mai sognato di poter mangiare… Carne, pesce, formaggio e dolciumi di tutti i tipi, e poi la cioccolata…! Non pensava potesse esistere una cosa più buona al mondo… ed Oscar era dello stesso parere!  Quel demonietto biondo ‘mangiacioccolato’ all’ inizio non gli aveva reso le cose facili, era un tormento, pretendeva sempre di stare con lui. Forse perché aveva solo lui. Visto che non riusciva a stringere amicizia con gli altri bambini. Ma soprattutto perché loro due erano simili, tanto simili, nonostante la nonna gli dicesse il contrario. Eppure qualcosa di differente c’era. Non sapeva spiegarsi il perché ma Oscar non aveva la stessa forza che avevano i bambini con cui qualche volta gli era capitato di fare a botte a Tours. Era agile questo sì, ma non era forte, anzi aveva una certa delicatezza innata! All’ inizio André era contento di vincere grazie a questo, poi una sorta di istinto di protezione, forse dettato dalla maggiore età, lo aveva portato a controllarsi, a cercare di non fargli del male. O forse semplicemente gli voleva bene. Anzi su questo non aveva dubbi. Ormai il biondino insieme alla nonna erano la sua famiglia. Lo aveva realizzato qualche settimana fa quando quell’incosciente , sentendosi preso in giro, aveva cercato di dimostrargli che sapeva nuotare. Beh, André aveva avuto tanta paura. La stessa paura che aveva provato quando la mamma non gli rispondeva su quel letto. Aveva pure pianto tanto. Ma poi finalmente il demonietto si era ripreso.  Si erano abbracciati. E il suo strano amico aveva pure risposto al “ti voglio bene” anche se prima chiaramente si era lamentato per il ritardo dei soccorsi. Incorreggibile. Perché alla fine Oscar era Oscar…
 
Quella mattina di  fine ottobre André aveva cercato di sbrigare presto i suoi  compiti. Aveva strigliato il cavallo del Generale con forza e delicatezza insieme, come gli aveva insegnato Gerard, e gli aveva dato da bere. Era una bella giornata, una di quelle che ti permette di giocare fuori in camicia fino a sera accarezzati dal sole gentile. Aveva proprio voglia di svegliare Oscar per  uscire a correre e giocare sui prati. Soprattutto perché a giorni sarebbero iniziate le lezioni con il precettore. André era felice. Non vedeva l’ora di imparare a leggere e scrivere. Gli sembrava una cosa molto importante. Ma sapeva anche che non avrebbero potuto giocare tutta la giornata fuori. Voleva godersi dunque quella giornata con suo amico. E così aveva fatto. Salì silenziosamente le scale del palazzo facendo i gradini a due a due, così come faceva sempre Oscar . Entrò nella stanza e saltò su quell’ enorme letto nel quale a stento, tra coltri di seta, si scorgeva la testa del  biondino.
“ Sveglia! Sveglia! Dormiglione”
Oscar aveva un viso d’angelo quando dormiva, talmente bello da sembrare una femminuccia. Fece le solite storie, borbottò infastidito, ma alla fine si convinse a scendere dal letto.
“ Scendo a dire alla nonna che vogliamo fare subito colazione e poi usciamo. Sbrigati a prepararti”
Dopo pochi minuti erano entrambi seduti, piedi penzoloni, in cucina a  bere il latte o meglio a giocare a chi faceva le bolle più grandi soffiando dentro la tazza. Al solito i borbottii della nonna non tardarono ad arrivare. 
Finita la colazione, salutarono la nonna chiedendo il permesso di stare fuori un giorno intero spiegando che nei giorni successivi, con le lezioni del maestro, non sarebbe stato possibile. La nonna si lamentò un po’, ma alla fine troppo stordita dall’ emozione di vedere il proprio nipote iniziare a studiare diede loro un cestino con limonata , formaggio , pane e mele e lasciò andare i suoi bambini. André si lamentava di tutto quel peso! Toccava sempre a lui! Ma il pensiero di una bella giornata e il sorriso felice del demonietto erano un buon incentivo!
La giornata era abbastanza calda, soprattutto dopo aver giocato a rincorrersi e aver “duellato” per ore. Almeno la nonna aveva preparato la limonata ottima per dissetarsi! Bevvero tanta limona, così tanta che i pancini stavano scoppiando…André guardò soddisfatto l’albero grande lì vicino.
“ Oscar, io devo fare la pipì. Menomale che c’è questo albero così grande. Non ce la farei a ritornare a casa, è troppo lontana”
“ Anche io André devo farla”- si lamentò Oscar tenendosi il pancino.
“ Allora vieni andiamo insieme” dicendo questo lo prese per mano e andò dietro l’albero.
Oscar era pensierosa. André se ne accorse e gliene chiese il motivo.
“ Non penso di riuscire a farla qui all’aperto”
André lo canzonò.
“ Oscar sei proprio viziato. Tutti i bambini riescono a fare la pipì fuori solo che tu sei un nobiluccio che non ha mai provato! Avanti se no la farei nei pantaloni” – così dicendo intanto aveva abbassato i suoi pantaloni e le sue piccole culottes e aveva iniziato a fare il suo bisognino. Finito il quale, sospirò soddisfatto. Si voltò e vide Oscar con i pantaloni abbassati intento a cercare qualcosa in mezzo alle sue gambe. Evidentemente non trovandola. Oscar lo guardò perplesso e gli disse:
“ André, André  non trovo il coso che hai tu! Come faccio a fare pipì come te!”
André voltò Oscar verso di sé. Guardò in mezzo alle  gambe del biondino e spalancò gli occhi. Ma per quanto guardasse bene… non c’era. Oscar non aveva il pisellino! E la sua mamma gli aveva spiegato una volta che quella era la differenza tra i maschietti e le femminucce… dunque Oscar era una femmina! Ma come era possibile vestiva da maschio, faceva le cose da maschio, aveva giochi da maschio, tutti, tranne la nonna a dire il vero, le si rivolgevano al maschile… eppure non aveva il pisellino quindi era… era una femminuccia al maschile!
Non poté trattenersi e mormorò a voce troppo alta
“ Non ha il cosino quindi…Lui è una lei, ma lei è anche un lui”-  oh! Forse lo aveva detto a voce alta!
Oscar inclinò la testa, iniziò a spazientirsi e poi doveva  fare la pipì!
“ Insomma non ho il tuo stesso cosino tra le gambe. Ma è importante? Cambia qualcosa? Non sono sempre io?”
André iniziò a riflettere su quella domanda. Effettivamente a lui non  cambiava poi molto. Voleva bene ad Oscar con pisellino o senza pisellino.
“ No. Non importa. Tu sei sempre Oscar  per me.“- rispose deciso André
“ Mi aiuti di grazia allora a fare la pipì? Me la sto facendo addosso”- disse Oscar saltellando sulle proprie gambine per trattenere il bisognino più a lungo.
“ Ehm si… solo che non puoi farla come prima hai visto farla a me. Quindi leva i pantaloni e le culottes e poi…poi ehm… accovacciati così!”. – le mostrò come fare.
Il piano alternativo funzionò; Oscar riuscì a fare pipì e  dopo essersi rivestita ringraziò André.
Ripresero i giochi. In fondo nulla era cambiato proprio nulla. Solo che André capì perché era più forte di Oscar e perché lui ehm lei fosse più delicata. E anche le parole che la nonna aveva detto alla sua mamma tempo prima.  E finalmente capì perché nonna Marie la chiamasse Madamigella.
Il sole stava tramontando tingendo il cielo di meravigliose sfumature di colori roso e arancio. Oscar e André si incamminarono sulla via del ritorno tenendosi per mano. Ad un tratto André si sentì strattonare da Oscar.
“ André noi siamo amici vero?”- fece lei sgranando gli occhioni blu.
“ Sì certo Oscar” – rassegnato al fatto che quell’ espressione preludesse ad una richiesta.
“Me lo presti qualche volta?”- fece imbarazzata lei.
“Cosa?”
“ Il cosino che hai in mezzo alle gambe! Siamo amici! Gli amici si prestano le cose!”
André ci pensò un po’…. Non era sicurissimo, ma di certo non sarebbe stato facile accontentarla! Il suo cosino era attaccato, non si poteva staccare mica così e al solo pensarci provava dolore…ora il difficile era spiegarglielo.
“Oscar mi dispiace ma non posso. “
“ Uffa cattivo! Chiederò a mio padre allora di prestarmelo. Lui è più grosso. Lo avrà anche più grande… potrebbe prestarmene anche un pezzettino.”
“ Oscar ma che dici”- sbottò André inorridito dal solo pensiero del Generale che prestava il suo  coso.
“ Uffa ma perché no?”
“ Perché è una cosa che non si stacca e non si presta. O ci nasci o non ci nasci”- al piccolo André sembrava chiara come spiegazione
Guardò Oscar era arrabbiata. Anzi forse più triste che arrabbiata.
“ Non fare così”- le disse allora addolcendo il tono
“ Ma André non è giusto! Sono nata difettosa lo avranno tutti…e io no!”
“ Beh non proprio tutti!”
“ Imbroglione! Mio padre lo ha, tu lo hai, lo avrà anche Pierre”
“ Beh suppongo di sì”- disse André grattandosi la testolina
“ Lo avrà Nanny, Cosette, la mamma, le mie sorelle….e io no! Uffa!”- iniziò a piagnucolare
“ Eh?”- o diamine pensò André! Qui bisognava partire proprio dall’ inizio! -“ Oscar no! Nanny, Cosette , tua madre e le tue sorelle non hanno un cosino fra le gambe!”
“ Veramente? “
“Sì”
“ Giuralo!”
“ Lo giuro”
Oscar sembrò sollevata. Poi un dubbio
“ Ma perché ?”
“ Perché le femmine non hanno il cosino. Sono diverse dai maschi.”
“ E’ grave?”
“ No … hanno altre cose”
“ Cosa?”
“ Cose che tu ancora non hai! Ma le donne grandi sì!” – disse André dopo aver riflettuto un po’ sulle differenze visibili.
Oscar ci pensò. Guardò André in maniera interrogativa portandosi le mani all’ altezza del petto e mimando due protuberanze.
André rise e disse “ Sì”
“ Che schifo!” – fece Oscar seria.
“Beh non è detto ti vengano grosse! Tranquilla! Tu sei magra non ti spunterà la ciccia sopra il pancino!”- la consolò il piccolo André
“Ma in pratica oltre a questo cosa cambia?”
 
André avrebbe voluto rispondere tante cose. Le tante cose che lui aveva capito quel giorno facendo la pipì insieme ad Oscar. Ma la vedeva già parecchio confusa. Come poteva spiegarle che lei era una bambina trattata ed educata come un bambino perché in realtà suo padre avrebbe voluto un bambino- era questa la follia a cui si riferiva la nonna- Non poteva confonderla di più! Non poteva ferirla! Doveva proteggerla! E poi a lui Oscar piaceva maschio o femmina che fosse! Erano uguali.
“Niente” – rispose e si chinò sulla gota di lei che ora, per la prima volta, gli sembrava  delicata e profumata …diede un bacino.
Oscar lo scostò con una faccia schifata e disse
“ Mi sa che sei anche tu una femminuccia André”
“ Eh? Perché?”- chiese lui risentito.
“ Mio padre dice che baci e carezze sono cose da donnicciole”- fece con il suo solito cipiglio da generale.
 
 André rise, rise di cuore. Le strinse la mano un po’ più forte e ricominciò a camminare. Con il suo demonietto biondo dagli occhi blu sentiva di poter andare ovunque. Gli bastava avere lei. Aveva tutto il mondo.
 
 
 
Ciao! Ecco il nuovo capitolo. Non vi anticipo nulla sul prossimo… sappiate solo che  ritroveremo Oscar e André  un  po’ più grandi. Grazie a chi recensisce, segue e legge la storia. Un abbraccio a tutte voi.

Ladysibilla
 

 
 
 
  
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