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Autore: Lexi Niger    09/01/2009    3 recensioni
"Io ho una possibilità. Paradossalmente è la morte che me l'ha concessa. Eppure sono viva. Lo so, vi parrà difficile se non impossibile raccapezzarvi nelle mie parole. A volte stento a crederci anche io. Eppure è la mia natura. Sono una Guardiana." E' una storia d'amore, d'odio, di poteri sovrannaturali. A voi un parere.
Genere: Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciaoooooooooooooo
Scusate è tantissimo tempo che non aggiorno, ne sono consapevole.
Spero che non vi siate dimenticate di me, anche se non ci vorrebbe molto XD
Buona lettura, come sempre ci terrei a sapere se avete gradito!

Ah, pubblicità, ho scritto una oneshot su HP, se a qualcuno interessasse mi farebbe piacere avere un vostro commento..



Aprii gli occhi. Cazzo, la sveglia non era suonata.
No, che stupida. Era sabato. L'avevo tolta io ieri sera prima di dormire.
Mi rilassai di nuovo sotto le coperte, al calduccio.
La stanza era immersa in una leggera penombra dovuta ai raggi di sole che filtravano attraverso le persiane.
Osservai i mobili intorno a me.
La scrivania aveva un leggero strato di polvere, segno che era stata dimenticata a favore dei tavoli della biblioteca, dove preferivo studiare.
La libreria era intatta. Come l'avevo lasciata. Ma i libri, almeno alcuni, li avrei portati con me.
Erano amici, amici cari. Non li avrei abbandonati nel dimenticatoio.
Decisi che era meglio alzarmi. Il mattino aveva l'oro in bocca e io ero piena di cose da organizzare.
Mi diressi in bagno.
Occupato.
Che palle. Possibile che i miei si ostinassero ad avere un solo bagno in quattro?
Si doveva prendere il biglietto come al bancone del supermercato. E aspettare il proprio turno.
Optai per fare colazione.
La cucina era la solita di sempre. Quella in cui da piccola amavo rifugiarmi per mangiare un poco di nutella, dal barattolo, nei momenti di sconforto.
Presi la mia tazza, il latte dal frigo e i biscotti e mi accomodai al tavolo.
Mia mamma entrò in quel momento. Era pronta per il lavoro.
Si sedette un attimo.
< Buongiorno tesoro, dormito bene? >.
Annuii mentre masticavo un biscotto.
< Mamma, stamattina pensavo di preparare gli scatoloni per il trasloco, dove li hai messi? >.
< In garage, tesoro >.
Guardò l'orologio.
< Devo scappare. Quando si sveglia fatti aiutare da tua sorella Claudia. Magari non sarà granchè utile ma almeno ti fa compagnia. Preparare degli scatoloni è noioso, te lo dice una che ha esperienza >.
< Ok mamma, buon lavoro! >.
Finii la colazione e lavai velocemente la tazza, rimettendola nello scolapiatti.
Risalii le scale fino al bagno. Una volta uscita mia mamma era libero. Mio padre andava al lavoro presto la mattina e quindi non dava problemi a nessuno.
Mi lavai i denti e mi feci una doccia veloce.
Legai i capelli bagnati in una coda e con l'asciugamano legato addosso mi diressi in camera.
Mi scontrai con mia sorella che usciva dalla camera.
< Ciao piccola! > le accarezzai la testa posandovi un bacio < ti va di aiutarmi a sistemare le mie cose dopo? >.
Claudia sorrise felice, di quell'entusiasmo che solo i bambini possiedono e che noi grandi abbiamo quasi completamente perduto.
Indossai una tuta comoda e scesi a cercare gli scatoloni.
Bingo. Erano sul mobile.
Tornai in camera e cominciai a compilare una lista degli oggetti che avrei portato con me.
L'appartamento era piccolo e già arredato, quindi niente mobili.
Solo soprammobili indispensabili a rendere l'ambiente meno asettico.
Volevo che si percepisse che quel posto era mio, non un luogo di passaggio.
Claudia bussò alla porta prima di entrare, come le avevo insegnato.
< Vieni piccola, aiutami a sistemare i libri >.
Insieme riuscimmo a chiudere presto ben quattro scatoloni pieni e io li portai nel salone di sotto.
L'orologio in cucina suonò mezzogiorno.
< Claudia scendi che prepariamo insieme il pranzo! >.
Arrivò saltellando e io mi abbassai con le braccia aperte, pronta ad accoglierla in un caloroso abbraccio.
La posi sul ripiano della cucina.
< Cosa cuciniamo per mamma e papà? > le chiesi.
Vidi la sua piccola fronte corrugarsi nello sforzo di trovare la soluzione migliore.
< La carbonara! >.
< Ottima scelta >.
Mi avvicinai al frigo e tirai fuori pancetta e uova, poi presi lo scalogno per creare il soffritto adatto.
< Ti va di rompere le uova e sbatterle? >.
Si illuminò tutta in viso. Bastava poco per farla sorridere.
Quanto adoravo quel piccolo microbo. Mi dava ossigeno quando la vita sembrava togliermelo.
La guidai nei movimenti così da evitare che facesse casino sul ripiano.
< Brava! > la incoraggiai.
Sentii la porta che si apriva.
< Corri da papà che è arrivato! > le suggerii.
Non se lo fece ripetere e tornò in cucina in braccio a nostro padre.
Di lì a poco arrivò anche mia madre e ci accomodammo a tavola, aspettando che la pasta cuocesse.
Il pranzo fu uno dei più belli che mi ricordassi.
Si parlo del più e del meno, senza preoccupazioni.
Mia sorella non se ne rendeva ancora conto, ma quel pranzo chiudeva un'epoca.
D'ora in poi sarei stata a casa solo qualche week-end.
Niente più pranzi e cene riuniti intorno al tavolo.
Io stavo lasciando il nido. Ero grande, o almeno cercavo di esserlo.
Mentre mia madre lavava i piatti mio padre caricò gli scatoloni nel baule della macchina.
L'emozione saliva.
Non era un addio, ma un arrivederci che comportava un po' di tristezza a tutti, me compresa, che avevo tanto desiderato trasferirmi.
Mia madre mi strinse a se, sussurrandomi parole di coraggio, dicendomi che me la sarei cavata egregiamente anche da sola. Ero indipendente, sapevo badare a me stessa.
Abbracciai mia sorella a lungo, il viso rigato da stupide lacrime che non volevano saperne di fermarsi.
Anche lei piangeva. Non voleva lasciarmi andare. Era ancora piccola. Io ero il suo punto di riferimento.
Ma che mi stava succedendo?
Stavo solo trasferendomi a sessanta chilometri di distanza, non in Congobelga.
Eppure sentivo dentro di me che qualcosa sarebbe inesorabilmente cambiato.
Ancora non sapevo che alla lunga avrei avuto ragione.



Spazio autrice:

-mary: spero che in questo lasso di tempo tu non sia morta di curiosità ancora di più, non potrei perdonarmelo XD
-kety: hai sentito un po' la mia mancanza? grazie per tutti i complimenti sullo stile, anche se non penso sia così eccezionale..Per quanto riguarda Charles, vedrai, è un personaggio abbastanza importante..
Ah, grazie per aver commentato anche la oneshot su HP, mi ha fatto davvero molto piacere, non ti immagini..
-vero: eheh non ti va proprio a genio Jamie?! Non è un rapporto strano il loro, niente da creare sospetti.. Grazie per i consigli, sono sempre ben accetti.. Se non vedi cambiamenti è prechè questi capitoli sono già scritti e non li cambierei, ma ne tengo conto per quello che scrivo attualmente..

  
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