Sembrava
che quel fumo grigio avesse già raggiunto il sole.
Reita
e Uruha erano rimasti dietro le transenne, a osservare la tragedia
davanti ai
loro occhi. Non potevano aiutare gli altri, che erano rimasti bloccati
dalle
macerie e dal fumo. Rimanevano lì, in attesa di
un’occasione per intrufolarsi
dentro. C’erano
molti uomini al lavoro.
− Rei non possiamo stare qui con le mani in mano, dobbiamo
fare qualcosa! I
nostri amici sono la dentro! – aveva i pugno chiusi vicino al
petto e lo
sguardo serio.
− Vorrei essere di aiuto anch’io, ma siamo bloccati
qui. – osservava gli uomini
al lavoro, cercando un loro punto cieco in cui passare. Erano ninja, ma
non
sarebbero passati così inosservati visto la massa di gente
che c’era.
− Mi scusi ma cos’è successo?
– aveva chiesto un passante al poliziotto che
dirigeva il traffico delle ambulanze.
− C’è stato un attentato, quelli del
Buio hanno colpito ancora. Vi preghiamo di
restare dietro alla sbarra. – subito un vociare si
sollevò, Reita cercò di
tapparsi le orecchie.
− Ecco, adesso pure le scuole prendono di mira. −
− Il nostro paese non è più sicuro.
−
− Rei cosa facciamo? – il biondo ci stava pensando,
l’entrata principale era
bloccata e le mura o erano crollate o non erano accessibili.
– Mi senti? – poi
gli venne un’idea.
− Dietro! −
− Eh? −
− L’entrata sul retro. Non è stata
danneggiata e sicuramente non c’è nessuno.
–
− Cos’è successo la fuori? Percepisco un
gran casino, e un continuo movimento
di persone. – la ragazza era alle sue spalle.
− C’è fumo ovunque. Devono essere
scoppiate delle bombe, si sentono sirene che
vanno e che vengono. – tossì ancora portandosi una
mano alla bocca. – Sono
crollati degli edifici, la sede centrale è a rischio.
– l’insegnante non mutò
l’espressione.
Si voltò verso la ragazza che tossiva.
− Capisco, ottimo lavoro. Vai pure nella sala relax a
riposarti. – Kotone annuì
e si avviò alla sala rilassante, poi l’insegnante
si voltò verso i ragazzi,
rimasti in silenzio e con gli sguardi in attesa di risposta.
– C’è stato un
attentato, sono esplose delle bombe nei
normali edifici scolastici, e la sede principale è stata
danneggiata. Resterete
qui finche il peggio non sarà passato. Continuate pure ad
allenarvi – Si voltò
dirigendosi verso la sala relax, Kotone era seduta sulla sedia di
vimini.
− C’entra il buio? – Amaya aveva
l’espressione preoccupata.
− Le uniche persone che possono fare un attentato sono loro. – Noboru aveva
posato la punta della spada in
terra.
− Ipotizziamo che sono stati loro, qual è il loro
obbiettivo? – domandò Kai
facendosi serio.
− Che domande! Mi pare ovvio. Sono venuti per me! La loro
invidia per la mia
bellezza è senza fine, ammettetelo, avete invidia anche voi,
eh? – la posa da
ballerina classica, la bocca a culo di gallina e
l’espressione da totale
imbecille. Questo è Aoi.
Gli altri lo
fissarono non sapendo cosa dire, poi Noboru ruppe il gelo.
− Forse nella sede centrale è nascosto qualcosa
che vogliono, negli anime a
volte è così. – Aoi aveva abbassato la
testa in segno di depressione e
isolamento per la considerazione dei suoi compagni. Sentiva la mancanza
di
Uruha.
− Hai ragione! Hanno creato un diversivo per poter entrare e
rubare il…. la…
uh……. Cosa c’è da rubare
nella sede centrale? – si guardarono tutti in faccia,
tranne Aoi.
− Non ne ho idea, forse qualche documento segreto. −
− Brava Kaori! Sei sempre la più furba!
– la ragazza arrossì all’allegro
complimento di Noboru.
− Bene, ora però facciamo come ha ordinato il
professore, alleniamoci. Sennò ci
farà restare qui tutta la notte. – Kaori era
quella saggia, timida e responsabile.
Annuirono tutti, compreso Aoi. Kai e Noboru ripresero ad allenarsi.
− Fumo ovunque, e sirene delle ambulanze che vanno e vengono.
Pompieri e
polizia. Una grande folla che assisteva alla scena, e fra la folla
c’erano
anche Reita e Uruha. Si stanno dirigendo all’entrata sul
retro. – tossì ancora.
L’insegnante fece sfuggire un sospiro, sorrise appena.
− Bene, loro stanno bene. Hai per caso visto gli altri
insegnanti o alunni? −
− Visti no, ma sentiti si. I ragazzi urlavano dalla paura e
gli insegnanti urlano
per tranquillizzarli. – fece un profondo sospiro. –
Non sono abituati a tutto
questo. −
− Già, quelli del primo anno saranno i
più spaventati. Per loro è una cosa
completamente nuova. – si alzò in piedi
stiracchiandosi la schiena. – Tu
riposati, hai la giornata libera. Io vado ad allenare i miei
schiavetti. – la
salutò con un cenno della mano e si avviò verso
l’uscita, lei lo salutò con un
sorriso, poi chiuse gli occhi e cercò di addormentarsi.
Noboru
e Kai avevano abbandonato le armi ed erano passati alle mani. Il
biondiccio non
accettava la vittoria di Kai, così prendendolo alla
sprovvista, l’aveva
aggredito e avevano iniziato a scazzottarsi.
Non era una lotta ninja corpo a corpo, ma una vera e
propria rissa per
uno stupido motivo. L’insegnante li osservava con sguardo
triste. Aveva appena
iniziato con loro, eppure, aveva già capito che
c’era molto più lavoro da fare
di quello che pensava. Sospirò e si avvicinò a
loro a grandi passi. Amaya,
Kaori e Aoi stavano facendo il tifo per il vincitore; le ragazze erano
composte, piccoli saltelli e battiti di mani, con qualche urletto di
gioia di
incoraggiamento per i due combattenti. Mentre Aoi si stava denudando;
aveva
tolto la maglia blu e la roteava sopra la testa urlando come un matto.
La
maglietta gli scivolò di mano, andando a cadere in terra,
sarebbe passato
presto ai pantaloni se non fosse intervenuto.
− Cos’è lo zoo questo? Vi sembra il modo
di allenarvi questo? Mettetevi
in riga! –i ragazzi si fermarono,
Noboru stava preparando un pugno da tirare a Kai. Si alzarono e si
disposero
con gli altri tre in fila. Aoi raccolse in fretta la sua maglietta e la
indossò. – Vi avevo semplicemente detto di
allenarvi, non di comportarvi come
scimmie. Da adesso in avanti non voglio più vedere una
situazione simile, siete
ninja non bambini piccoli. Cercate di comportarvi come tale.
−
− Sì sensei. – dissero in coro i ragazzi.
− Adesso Kai e Aoi andate sul retro della palestra, Reita e
Uruha stanno
arrivando. −
− COSA?! Uruha sta arrivando? – aveva le stelle al
posto degli occhi –
Finalmente qualcuno che mi considera e mi capisce. Ah~. –
l’espressione
innamorata.
− Andate a prenderli e portateli dentro. −
− Andiamo subito. –
− Non sono ancora arrivati, siamo sicuri che arriveranno da
qui? – domandò Aoi
un po’ dubbioso.
− Certo, se il professore ci ha ordinato venire qui, vuol
dire che ne è certo.
– Kai teneva lo sguardo fisso sulla cancellata, era certo
sarebbero comparsi da
li a poco.
− Ah~, non vedo l’ora di rivedere il mio Uruha.
Sarà spaventatissimo nel vedere
tutto quel fumo. −
− Aoi ti prego smettila, ho mal di denti con tutto questo
zucchero! – il moro
si limitò a sbuffare e a puntare lo sguardo verso la
cancellata. Non erano
ancora comparsi. Il vento tirava fumo anche da quella parte.
D’un tratto, due figure apparvero dietro il cancello della
scuola, che si aprì
lasciandoli entrare.
− URUHAAAA!!!!! – il moro cominciò a
correre verso il castano che subito si nascose
dietro a Reita. Aoi si bloccò con lo sguardo triste.
– Ma io sono felice di
vederti. – piagnucolò.
− Immagino, però hai un po’ troppa foga,
capisci? – poi
Aoi notò qualcosa. Una bernoccolo fra i
capelli di Uruha. Si avvicinò per guardare meglio spostando
i capelli.
− AAAHHHH!! Chi ti ha fatto questo?!!? Chi è stato
la bastardo!??? – aveva le
lacrime agli occhi, teneva fra le mani quelle tiepide di Uruha.
− N-Non è successo niente, credimi. –
sorrise, ma ad Aoi non bastava.
− E tu lo chiami niente? Hai un bernoccolo,
com’è successo? – stava per
mettersi a piangere.
− Mi è caduto un barattolo in testa. Sono
inciampato e sono caduto contro lo
scaffale e il barattolo incriminato è caduto colpendomi.
– fece un sorriso
ampio.
− Oh Uruha! Non preoccuparti, da adesso ti
proteggerò io da barattoli,
cucchiai, padelle, scope e tutto il resto. – fece
l’occhiolino sorridendo in
maniera perversa.
− Sì certo, come no. – soffiò
Reita da sotto la benda mentre si incamminava
verso Kai.
− Cosa? Per caso c’entri con il bernoccolo di
Uruha? −
− Non direttamente. −
− Sei stato tu ha colpire il povero Uruha?! – gli
aveva puntato il dito contro.
− Uff e va bene, sono stato io. Ma è stato un
incidente, è colpa di Uruha. −
− COSA?!!!? Hai osato ferire Uruha con un barattolo?! TU,
pagherai per questo!
– fu lo stesso Uruha a evitare una rissa.
− Ha ragione lui è colpa mia. Lo spaventato e mi
ha colpito per difendersi. −
− Ho detto di no. −
−Ma noi siamo pronti! – i quattro entrarono
− Che succede? −
− Ah Kai, siete tornati. Il professore non ci da il permesso
di andare a
controllare la situazione la fuori. – Amaya gonfiò
appena le guance facendo una
smorfia.
− Esatto non ho intenzione di mandarvi,
c’è troppo casino. Non se ne parla e
smettetela di chiederlo. Non vi è bastato vedere
com’è ridotta Kotone? – Amaya,
Kaori e Noboru si ammutolirono fissando il pavimento.
− Ma se non ci fa neanche provare come sa che non siamo
all’altezza del
compito? Siamo tutti al quinto anno, abbiamo lavorato sodo per fare
questo, ma
se non ci lascia provare come fa a sapere che siamo migliorati?
– Kaori quasi
urlò. Era la più saggia del gruppo. Kotone
aprì gli occhi guardando i ragazzi.
− La ragazza a ragione, è giusto che anche loro
facciano le loro esperienze.
Capisco che non vuoi mettere a rischio le loro vite, ma prima o poi
dovrai
farlo. Lascia che vadano a chiedere informazioni
sull’accaduto. – tossì forte e
sembrò svenite sulla sedia.
− Kotone!?! – l’insegnate le si
avvicinò preoccupato.
− Lasciali andare. – L’uomo ci
pensò su un secondo, chiuse gli occhi. Sbuffò
riaprendoli poco dopo, la sua assistente ha ragione. Si alzò
e andò verso di
loro, li guardò negli occhi.
− E va bene vi lascio andare, ma dovrete stare attenti.
– i tre esplosero dalla
gioia. – Vi affido una missione, fare luce su quello che
è successo, chiedete
informazioni , tutto chiaro? −
− Certo! – Urlarono in coro, poi senza salutare
corsero fuori dalla palestra
immersa nel fumo. L’uomo si voltò verso Kotone
–Sei contenta ora? −
− Sì ora sì. Tutti dobbiamo fare le
nostre esperienze, non vedo perché quei tre
ragazzi non possano fare le loro. Anche noi abbiamo fatto le nostre e
sono
servite a migliorarci. – un sorriso caldo si dipinse sul suo
volto angelico.
− E’ che li vedo tutti come miei figli, sai
è snervante. −
− Ti capisco. – risero insieme,poi si accorsero del
pubblico che li guardava.
− Invece di stare li fermi come dei pali della luce a
guardare andate ad
allenarvi!!! – urlò il professore contro i quattro
ragazzi.
− Sì subito! – corsero in palestra
spaventati. Lo scricciolo seduto sulla sedia
di vimini si mise a ridere di gusto.
− Ti adorano quei ragazzi. −
− Sì certo, mi adorano. –
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− E’ come ha detto Kotone, c’è
fumo ovunque. – Amaya tossì, così come
gli altri
due.
− Andiamo sul tetto, magari c’è meno
fumo e riusciamo a vedere qualcosa. –
Noboru spiccò il salto per primo,
una
volta in cima al piccolo edificio, osservò il fumo che si
diradava a fatica. –
Che disastro. −
− Oltre il fumo dovrebbe esserci la folla di curiosi di cui
ha parlato Kotone.
– Kaori indicò col dito indice un punto
imprecisato nel fumo.
− Giusto, si sentono le sirene e urla varie. Ma prima andiamo
a cercare dispersi.
−
Saltarono giù e si immersero in quel casino.
−
Grazie ci siete stati di grande aiuto. – il capo pompiere li
salutò con un
sorriso e una stretta di mano, poi rimontò sul suo veicolo e
si allontanò
insieme alle altre pompe. Il fuoco generato dalle bombe era stato
domato,
restavano solo le ambulanze.
− Abbiamo fatto un ottimo lavoro, il professore
sarà fiero di noi. −
− Ben detto Amaya, siamo i migliori!! – Amaya e
Noboru si diedero il cinque
mentre Kaori rimase a fissarli.
− Mh? Dai Kaori non fare la timida festeggia con noi!
– il ragazzo la prese per
un braccio avvicinandola a loro.
− No no no va bene così! – Il pianto di
una persona interruppe la loro
allegria. Attirati da quel pianto disperato si avvicinarono alla fonte,
era una
ragazza seduta sulla parte posteriore di un’ambulanza.
Piangeva a dirotto, il
fazzoletto che usava per asciugarsi le lacrime era fradicio. Non
c’era nessuno
vicino a lei.
− Ehm… ciao… −
provò a dire Kaori mentre si avvicinava piano alla ragazza,
che
non smetteva di piangere e urlare.
– Ehi
posso sedermi vicino a te? – la ragazza fermò un
secondo le sue lacrime guardando
Kaori per poi ricominciare a
piangere. –
Dai smettila di
piangere non
è successo niente. −
− E tu questo lo chiami niente? Il disastro che è
successo oggi lo chiami
‘niente’? – aveva smesso di piangere e la
stava guardando male.
− Secondo te cosa si stanno dicendo? −
− Non lo so, ma dallo sguardo della ragazza Kaori deve aver
usato delle parole
sbagliate. – Amaya e Noboru erano rimasti in disparte,
mandando Kaori dalla
piangente ragazzina, le avevano detto che aveva più tatto di
loro, uno sguardo
e un atteggiamento rassicurante. La ragazza si era rassegnata, e
sbuffando si
era avvicinata alla ragazza sull’ambulanza.
− Dici che dobbiamo andare la? −
− Non ancora, aspettiamo ancora qualche minuto. –
erano appostati poco distante,
aspettavano un segnale della ragazza per avvicinarsi; ma quello tardava
ad
arrivare.
− Io vado, sembra che le stia urlando dietro. −
− Ti seguo a ruota Ami!
−
− Non ti ho dato il premesso di darmi soprannomi!!!
– ringhiò la ragazza verso
il giovane
− Addosso a te è così carino, e poi mi
pare che ormai siamo in confidenza. −
− Lasciamo perdere, andiamo da Kaori. –
sbuffò.
− No ascolta hai frainteso, non intendevo questo. −
− Non mi interessa! Tu non hai idea di quello che
è successo qui!! −
− Io… −
− Ehi tutto bene? Non sei ferita vero? – la
interruppe Amaya sorridente.
− Io sto bene, ma voi chi siete? – i tre si
guardarono negli occhi prima di
rispondere, poi Noboru si inginocchiò davanti alla ragazza.
− Facciamo parte di un piccolo gruppo che segue un
addestramento speciale.
Siamo nella stessa scuola, anche se penso non ricordi di averci mai
visto. Siamo
in un’altra struttura e siamo qui per controllare i danni
dell’attentato. – la
ragazza si perse a fissare il viso del ragazzo, lo trovava
affascinante.
− Possiamo sapere come ti chiami? −
− Mi chiamo Keiko. −
− Bel nome. Io sono Amaya, lei è Kaori e il
ragazzo è Noboru. – Keiko sorrise,
aveva smesso di piangere.
− Prima hai detto che non abbiamo idea di quello che
è successo, ed è vero. Tu
lo sai? –
− …sì. –
− Puoi raccontarcelo? – Intervenne Amaya in tono
gentile.
− Io e la mia amica eravamo nel corridoio, eravamo in
ritardo. Mi sono fermata
al distributore di bevande, Mitsuko mentre mi aspettava si è
chinata a cercare
qualcosa dentro lo zaino, poi ha visto qualcosa dietro al vaso che era
vicino a
lei. Io ero andata avanti, ha guardato cos’era. –
si prese la faccia fra le
mani ristoppiando a piangere, ma si riprese, si asciugò le
lacrime e continuò a
raccontare – Era una bomba a forma di tanuki. −
− COSA??! Una bomba a forma di tanuki?? Ma dove lo metti
l’esplosivo in un
tanuki? −
− Noboru non essere indelicato!!
Non è
una cosa su cui ridere! – Amaya gli sferrò un
pugno fra capo e collo. Keiko
smise di singhiozzare.
− KEIKO! KEIKO!! – una donna stava correndo verso di loro, stava urlando
come una matta e aveva
le lacrime agli occhi.
− MAMMA!!! – la ragazza si alzò
repentina e corse verso la madre che
l’abbracciò.
− Oh bambina mia. – piangevano a dirotto.
− E’ arrivato il momento di tornare a fare
rapporto. −
− Giusto, Kaori ha sempre ragione. Su andiamo, non abbiamo
più niente da fare
qui. −
In silenzio si allontanarono. Il vento aveva portato via tutto il fumo,
mostrando le macerie.
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La
bava gli scendeva abbondante dalla bocca, si era addormentato da
parecchio
tempo ormai. Non russava però, e nessuno si era accorto del
suo assopimento.
Meditavano orami da venti minuti, ma erano bastati perché
Reita si
addormentasse. Uruha era concentratissimo, così come Kai.
Aoi invece era seduto
verso Uruha e lo stava osservando, era la sua musa ispiratrice di
qualcosa che
non sapeva nemmeno lui. Anche
l’insegnate stava per addormentarsi ma cercava di resistere.
Il silenzio che si
era generato nella palestra li avvolgeva. Kotone stava dormendo nella
sala
relax. Una porta si aprì facendo sussultare i presenti, i
tre erano arrivati.
Erano scuri in volto e lo sguardo basso.
− Ah, siete tornati. – l’insegnante si
alzò in piedi e andò loro incontro,
notò
subito i loro volti – Cos’è successo?
E’ crollata la sede centrale e non me ne
sono accorto? – i tre ragazzi non risposero, si avviarono in
silenzio verso la
sala relax. Una volta entrati, si sedettero sul divano cercando di non
svegliare Kotone che dormiva come un angioletto. Arrivarono subito gli
altri,
preoccupati nel vederli così.
− Mi volete spiegare così successo? –
l’insegnante si stava innervosendo. Amaya
si strinse nelle spalle mentre i suoi denti torturavano il suo carnoso
labbro
inferiore.
− C’è stata una vittima, una ragazza.
Abbiamo incontrato la sua migliore amica,
piangeva disperata seduta sul retro di un’ambulanza. Ci ha
raccontato quello
che le è successo e… − fece un sospiro
leggero per poi riprendere – è veramente
triste. –gli occhi di Amaya divennero lucidi.
− E cosa vi ha raccontato? – l’insegnante
si era seduto sul tavolino davanti al
divano. Kaori e Amaya si fissarono per un secondo, non se la sentivano
di
raccontare la triste storia di Mitsuko. Per loro parlò
Noboru.
− La sua amica aveva trovato la bomba dietro a un vaso, la
presa e le è esplosa
in mano. Da li
credo sia iniziata la
catena di esplosioni. – i presenti fecero un sussulto.
− La situazione è critica, è
l’unica vittima? −
− Sembra di sì. – l’insegnante
fece un sospiro scoraggiato. Si immerse un
attimo nei suoi pensieri, cercando di capire cos’era meglio
fare. La situazione
non era delle migliori quindi era meglio cercare di fare cosa giusta.
Alzò la
testa e guardò i ragazzi davanti a lui.
− Ragazzi vista la situazione vi lascio liberi di tornare a
casa, non ha poi
tanto senso che vi tenga qui e poi, potrebbero aver bisogno del mio
aiuto.
Tornate pure a casa. −
− Vogliamo essere di aiuto anche noi! −
− Vi capisco, ma credo sia meglio così.
−
− Come
possiamo imparare se lei ci
impedisce di imparare? – l’insegnate
ignorò la domanda di Amaya, si rivolse
invece ai quattro vicino alla porta d’ingresso della saletta.
− Abbiamo chiamato un’eremita esperto in arti
marziali e ninjitsu che verrà ad
addestrarvi. Dovete
prepararvi a
combattere contro il Buio e la sua minaccia. Oggi è solo
l’inizio, presto
potrebbe esserci una nuova guerra e dobbiamo essere pronti. –
i ragazzi
rimasero in silenzio, non emisero una parola. Osservavano in silenzio
quell’energumeno tutto muscoli con lo sguardo basso.
– Per il momento siete
congedati, le nostre lezioni riprenderanno domani. – i
ragazzi rivolsero un
ultimo sguardo a Kotone, che dormiva beata, prima di allontanarsi.
Camminavano lentamente mentre percorrevano quella stradina isolata a
testa
bassa. Il vento soffiava forte scompigliando cattivo i capelli delle
ragazze e
di Uruha. Noboru stava calciando un sassolino che aveva trovato pochi
metri
prima. Nessuno di loro proferì lettere per tutto il
tragitto, si salutarono
strada facendo, man mano che arrivavano ognuno alla propria casa, Reita
e Uruha
erano gli ultimi. Il castano si fermò davanti alla porta del
negozio della
madre dandogli le spalle, guardò con occhi tristi
l’amico facendo una smorfia
con la bocca, come se cercasse di trattenere le lacrime. –
Secondo te… ce la
caveremo con l’eremita? – il biondo lo
fissò per qualche secondo, appoggiò
dolcemente la mano fra i suoi capelli morbidi sfiorando il bernoccolo e
sorrise.
− Ma certo, e tu sarai il migliore. −
− Sì ma… −
− E’ un altro piccolo passo verso il nostro
obbiettivo. Con quell’eremita
miglioreremo di sicuro, tanto vale provare no? – il pulcino
dai capelli castani
abbassò appena lo sguardo. – Ci vediamo domani, e
vedi non farti trovare con
questo faccino triste: non è ancora il momento di
intristirsi. – lentamente si
incamminò verso casa lasciando il castano sulla porta del
negozio, sarebbe
entrato dentro diverse ore dopo.
Quando Reita arrivò a casa, un profumo di dolce
arrivò al suo naso. In cucina
c’era sua madre con una crostata di lamponi fra le mani.
− Ah Rei, pensavo arrivassi un po’ più
tardi. Ho preparato la crostata, ma dovrai
aspettare un po’ prima di assaggiarla. – un
meraviglioso sorriso caldo si
illuminò sul suo volto.
− Tranquilla non ho molta fame. Credo la mangerò
domani. – si congedò salendo
in camera. Era quasi buia, il sole stava tramontando. Si sedette sul
letto
buttando il suo zaino in un angolo imprecisato della stanza. Si
sdraiò e chiuse
gli occhi. Dormì per qualche ora prima di svegliarsi nel
cuore della notte.
NOTE:
Yooo!!!!! Sono ritornataaaaa!!!!
Ed ecco la seconda parte de Bomba Tanuki, che chiude la parte delle
bombe. Ma la storia non finische qui!!! Ho ancora da raccontsare!!
>.<
L'ho scritto più lungo rispetto agli altri, le mie cinque
pagine non erano abbastanza per scrivere questo obbrobrio. Avevo
bisogno di più spazio.
So che la storia non è un gran chè ma non mi va
di lasciarla a metà, così la porto avanti e la
finisco. Amerete anche voi questa ff e i suoi personaggi!! *falsa
convinzione*
Ok, la smetto di digitare cavolate. Spero che questo capitolo vi
piaccia, e come sempre fatemi sapere cosa ne pensate.
Commenti, consigli, critiche, obbiezzioni, dubbi e
perplessità...non fetevi problemi, io sono qui. *il classico
soffio di vento accompagnato da qualche foglia secca*
...........
Al prossimo capitolo!!!