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Autore: H A N A K O    09/06/2015    0 recensioni
Da anni, il paese del fuoco e quello del buio sono in guerra. La seconda grande guerra non era bastata a placare il loro odio. Ladri del paese del buio saccheggiavano i villaggi al confine del paese del fuoco, era così da sempre. I quattro ragazzi non sapevano il motivo del trasferimento del loro amico, ma speravano di rivederlo.
Genere: Azione, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sembrava che quel fumo grigio avesse già raggiunto il sole.
Reita e Uruha erano rimasti dietro le transenne, a osservare la tragedia davanti ai loro occhi. Non potevano aiutare gli altri, che erano rimasti bloccati dalle macerie e dal fumo. Rimanevano lì, in attesa di un’occasione per intrufolarsi dentro.  C’erano molti uomini al lavoro.
− Rei non possiamo stare qui con le mani in mano, dobbiamo fare qualcosa! I nostri amici sono la dentro! – aveva i pugno chiusi vicino al petto e lo sguardo serio.
− Vorrei essere di aiuto anch’io, ma siamo bloccati qui. – osservava gli uomini al lavoro, cercando un loro punto cieco in cui passare. Erano ninja, ma non sarebbero passati così inosservati visto la massa di gente che c’era.
− Mi scusi ma cos’è successo? – aveva chiesto un passante al poliziotto che dirigeva il traffico delle ambulanze.
− C’è stato un attentato, quelli del Buio hanno colpito ancora. Vi preghiamo di restare dietro alla sbarra. – subito un vociare si sollevò, Reita cercò di tapparsi le orecchie.
− Ecco, adesso pure le scuole prendono di mira. −
− Il nostro paese non è più sicuro. −
− Rei cosa facciamo? – il biondo ci stava pensando, l’entrata principale era bloccata e le mura o erano crollate o non erano accessibili. – Mi senti? – poi gli venne un’idea.
− Dietro! −
− Eh? −
− L’entrata sul retro. Non è stata danneggiata e sicuramente non c’è nessuno. –

 
Ritornò dentro tossendo per il troppo fumo, gli abiti appena impolverati. Era ritornata nella palestra vicino all’insegnante.
− Cos’è successo la fuori? Percepisco un gran casino, e un continuo movimento di persone. – la ragazza era alle sue spalle.
− C’è fumo ovunque. Devono essere scoppiate delle bombe, si sentono sirene che vanno e che vengono. – tossì ancora portandosi una mano alla bocca. – Sono crollati degli edifici, la sede centrale è a rischio. – l’insegnante non mutò l’espressione. Si voltò verso la ragazza che tossiva.
− Capisco, ottimo lavoro. Vai pure nella sala relax a riposarti. – Kotone annuì e si avviò alla sala rilassante, poi l’insegnante si voltò verso i ragazzi, rimasti in silenzio e con gli sguardi in attesa di risposta. – C’è stato un  attentato, sono esplose delle bombe nei normali edifici scolastici, e la sede principale è stata danneggiata. Resterete qui finche il peggio non sarà passato. Continuate pure ad allenarvi – Si voltò dirigendosi verso la sala relax, Kotone era seduta sulla sedia di vimini.
− C’entra il buio? – Amaya aveva l’espressione preoccupata.
− Le uniche persone che possono fare un attentato sono loro.  – Noboru aveva posato la punta della spada in terra.
− Ipotizziamo che sono stati loro, qual è il loro obbiettivo? – domandò Kai facendosi serio.
− Che domande! Mi pare ovvio. Sono venuti per me! La loro invidia per la mia bellezza è senza fine, ammettetelo, avete invidia anche voi, eh? – la posa da ballerina classica, la bocca a culo di gallina e l’espressione da totale imbecille. Questo è Aoi.  Gli altri lo fissarono non sapendo cosa dire, poi Noboru ruppe il gelo.
− Forse nella sede centrale è nascosto qualcosa che vogliono, negli anime a volte è così. – Aoi aveva abbassato la testa in segno di depressione e isolamento per la considerazione dei suoi compagni. Sentiva la mancanza di Uruha.
− Hai ragione! Hanno creato un diversivo per poter entrare e rubare il…. la… uh……. Cosa c’è da rubare nella sede centrale? – si guardarono tutti in faccia, tranne Aoi.
− Non ne ho idea, forse qualche documento segreto. −
− Brava Kaori! Sei sempre la più furba! – la ragazza arrossì all’allegro complimento di Noboru.
− Bene, ora però facciamo come ha ordinato il professore, alleniamoci. Sennò ci farà restare qui tutta la notte. – Kaori era quella saggia, timida e responsabile. Annuirono tutti, compreso Aoi. Kai e Noboru ripresero ad allenarsi.

 La trovò seduta sella sedia di vimini che tossiva, il suo abito cinese era ancora impolverato. Le si avvicinò e si inginocchiò accanto alla sedia, parlandole piano. – Kotone cosa hai visto? – la ragazza tossì un’altra volta, poi guardò il professore.
− Fumo ovunque, e sirene delle ambulanze che vanno e vengono. Pompieri e polizia. Una grande folla che assisteva alla scena, e fra la folla c’erano anche Reita e Uruha. Si stanno dirigendo all’entrata sul retro. – tossì ancora. L’insegnante fece sfuggire un sospiro, sorrise appena.
− Bene, loro stanno bene. Hai per caso visto gli altri insegnanti o alunni? −
− Visti no, ma sentiti si. I ragazzi urlavano dalla paura e gli insegnanti urlano per tranquillizzarli. – fece un profondo sospiro. – Non sono abituati a tutto questo. −
− Già, quelli del primo anno saranno i più spaventati. Per loro è una cosa completamente nuova. – si alzò in piedi stiracchiandosi la schiena. – Tu riposati, hai la giornata libera. Io vado ad allenare i miei schiavetti. – la salutò con un cenno della mano e si avviò verso l’uscita, lei lo salutò con un sorriso, poi chiuse gli occhi e cercò di addormentarsi.

Noboru e Kai avevano abbandonato le armi ed erano passati alle mani. Il biondiccio non accettava la vittoria di Kai, così prendendolo alla sprovvista, l’aveva aggredito e avevano iniziato a scazzottarsi.  Non era una lotta ninja corpo a corpo, ma una vera e propria rissa per uno stupido motivo. L’insegnante li osservava con sguardo triste. Aveva appena iniziato con loro, eppure, aveva già capito che c’era molto più lavoro da fare di quello che pensava. Sospirò e si avvicinò a loro a grandi passi. Amaya, Kaori e Aoi stavano facendo il tifo per il vincitore; le ragazze erano composte, piccoli saltelli e battiti di mani, con qualche urletto di gioia di incoraggiamento per i due combattenti. Mentre Aoi si stava denudando; aveva tolto la maglia blu e la roteava sopra la testa urlando come un matto. La maglietta gli scivolò di mano, andando a cadere in terra, sarebbe passato presto ai pantaloni se non fosse intervenuto.
− Cos’è lo zoo questo? Vi sembra il modo di allenarvi questo?  Mettetevi in riga! –i ragazzi si fermarono, Noboru stava preparando un pugno da tirare a Kai. Si alzarono e si disposero con gli altri tre in fila. Aoi raccolse in fretta la sua maglietta e la indossò. – Vi avevo semplicemente detto di allenarvi, non di comportarvi come scimmie. Da adesso in avanti non voglio più vedere una situazione simile, siete ninja non bambini piccoli. Cercate di comportarvi come tale. −
− Sì sensei. – dissero in coro i ragazzi.
− Adesso Kai e Aoi andate sul retro della palestra, Reita e Uruha stanno arrivando. −
− COSA?! Uruha sta arrivando? – aveva le stelle al posto degli occhi – Finalmente qualcuno che mi considera e mi capisce. Ah~. – l’espressione innamorata.
− Andate a prenderli e portateli dentro. −
− Andiamo subito. –

 Aprirono la porta in ferro e guardarono verso il cancello. Reita e Uruha non erano ancora arrivati.
− Non sono ancora arrivati, siamo sicuri che arriveranno da qui? – domandò Aoi un po’ dubbioso.
− Certo, se il professore ci ha ordinato venire qui, vuol dire che ne è certo. – Kai teneva lo sguardo fisso sulla cancellata, era certo sarebbero comparsi da li a poco.
− Ah~, non vedo l’ora di rivedere il mio Uruha. Sarà spaventatissimo nel vedere tutto quel fumo. −
− Aoi ti prego smettila, ho mal di denti con tutto questo zucchero! – il moro si limitò a sbuffare e a puntare lo sguardo verso la cancellata. Non erano ancora comparsi. Il vento tirava fumo anche da quella parte.
D’un tratto, due figure apparvero dietro il cancello della scuola, che si aprì lasciandoli entrare.
− URUHAAAA!!!!! – il moro cominciò a correre verso il castano che subito si nascose dietro a Reita. Aoi si bloccò con lo sguardo triste. – Ma io sono felice di vederti. – piagnucolò.
− Immagino, però hai un po’ troppa foga, capisci? –  poi Aoi notò qualcosa. Una bernoccolo fra i capelli di Uruha. Si avvicinò per guardare meglio spostando i capelli.
− AAAHHHH!! Chi ti ha fatto questo?!!? Chi è stato la bastardo!??? – aveva le lacrime agli occhi, teneva fra le mani quelle tiepide di Uruha.
− N-Non è successo niente, credimi. – sorrise, ma ad Aoi non bastava.
− E tu lo chiami niente? Hai un bernoccolo, com’è successo? – stava per mettersi a piangere.
− Mi è caduto un barattolo in testa. Sono inciampato e sono caduto contro lo scaffale e il barattolo incriminato è caduto colpendomi. – fece un sorriso ampio.
− Oh Uruha! Non preoccuparti, da adesso ti proteggerò io da barattoli, cucchiai, padelle, scope e tutto il resto. – fece l’occhiolino sorridendo in maniera perversa.
− Sì certo, come no. – soffiò Reita da sotto la benda mentre si incamminava verso Kai.
− Cosa? Per caso c’entri con il bernoccolo di Uruha? −
− Non direttamente. −
− Sei stato tu ha colpire il povero Uruha?! – gli aveva puntato il dito contro.
− Uff e va bene, sono stato io. Ma è stato un incidente, è colpa di Uruha. −
− COSA?!!!? Hai osato ferire Uruha con un barattolo?! TU, pagherai per questo! – fu lo stesso Uruha a evitare una rissa.
− Ha ragione lui è colpa mia. Lo spaventato e mi ha colpito per difendersi. −

Entrarono nell’edificio chiudendosi la porta alle spalle. In palestra non c’era nessuno, la porta della sala relax era aperta e si sentiva vociferare. Si avvicinarono.
− Ho detto di no. −
−Ma noi siamo pronti! – i quattro entrarono
− Che succede? −
− Ah Kai, siete tornati. Il professore non ci da il permesso di andare a controllare la situazione la fuori. – Amaya gonfiò appena le guance facendo una smorfia.
− Esatto non ho intenzione di mandarvi, c’è troppo casino. Non se ne parla e smettetela di chiederlo. Non vi è bastato vedere com’è ridotta Kotone? – Amaya, Kaori e Noboru si ammutolirono fissando il pavimento.
− Ma se non ci fa neanche provare come sa che non siamo all’altezza del compito? Siamo tutti al quinto anno, abbiamo lavorato sodo per fare questo, ma se non ci lascia provare come fa a sapere che siamo migliorati? – Kaori quasi urlò. Era la più saggia del gruppo. Kotone aprì gli occhi guardando i ragazzi.
− La ragazza a ragione, è giusto che anche loro facciano le loro esperienze. Capisco che non vuoi mettere a rischio le loro vite, ma prima o poi dovrai farlo. Lascia che vadano a chiedere informazioni sull’accaduto. – tossì forte e sembrò svenite sulla sedia.
− Kotone!?! – l’insegnate le si avvicinò preoccupato.
− Lasciali andare. – L’uomo ci pensò su un secondo, chiuse gli occhi. Sbuffò riaprendoli poco dopo, la sua assistente ha ragione. Si alzò e andò verso di loro, li guardò negli occhi.
− E va bene vi lascio andare, ma dovrete stare attenti. – i tre esplosero dalla gioia. – Vi affido una missione, fare luce su quello che è successo, chiedete informazioni , tutto chiaro? −
− Certo! – Urlarono in coro, poi senza salutare corsero fuori dalla palestra immersa nel fumo. L’uomo si voltò verso Kotone –Sei contenta ora? −
− Sì ora sì. Tutti dobbiamo fare le nostre esperienze, non vedo perché quei tre ragazzi non possano fare le loro. Anche noi abbiamo fatto le nostre e sono servite a migliorarci. – un sorriso caldo si dipinse sul suo volto angelico.
− E’ che li vedo tutti come miei figli, sai è snervante. −
− Ti capisco. – risero insieme,poi si accorsero del pubblico che li guardava.
− Invece di stare li fermi come dei pali della luce a guardare andate ad allenarvi!!! – urlò il professore contro i quattro ragazzi.
− Sì subito! – corsero in palestra spaventati. Lo scricciolo seduto sulla sedia di vimini si mise a ridere di gusto.
− Ti adorano quei ragazzi. −
− Sì certo, mi adorano. –

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Una volta aperte le porte di ferro verde, i tre ragazzi si trovarono immersi nel fumo. L’aria era quasi irrespirabile e i loro vestiti erano pieni di polvere e cenere. Si distinguevano a fatica gli alberi, il vento li aiutava spostando un po’ il fumo.
− E’ come ha detto Kotone, c’è fumo ovunque. – Amaya tossì, così come gli altri due.
− Andiamo sul tetto, magari c’è meno fumo e riusciamo a vedere qualcosa. – Noboru spiccò il salto per primo,  una volta in cima al piccolo edificio, osservò il fumo che si diradava a fatica. – Che disastro. −
− Oltre il fumo dovrebbe esserci la folla di curiosi di cui ha parlato Kotone. – Kaori indicò col dito indice un punto imprecisato nel fumo.
− Giusto, si sentono le sirene e urla varie. Ma prima andiamo a cercare dispersi. −
Saltarono giù e si immersero in quel casino. 

− Grazie ci siete stati di grande aiuto. – il capo pompiere li salutò con un sorriso e una stretta di mano, poi rimontò sul suo veicolo e si allontanò insieme alle altre pompe. Il fuoco generato dalle bombe era stato domato, restavano solo le ambulanze.
− Abbiamo fatto un ottimo lavoro, il professore sarà fiero di noi. −
− Ben detto Amaya, siamo i migliori!! – Amaya e Noboru si diedero il cinque mentre Kaori rimase a fissarli.
− Mh? Dai Kaori non fare la timida festeggia con noi! – il ragazzo la prese per un braccio avvicinandola a loro.
− No no no va bene così! – Il pianto di una persona interruppe la loro allegria. Attirati da quel pianto disperato si avvicinarono alla fonte, era una ragazza seduta sulla parte posteriore di un’ambulanza. Piangeva a dirotto, il fazzoletto che usava per asciugarsi le lacrime era fradicio. Non c’era nessuno vicino a lei.
− Ehm… ciao… − provò a dire Kaori mentre si avvicinava piano alla ragazza, che non smetteva di piangere e urlare.  – Ehi posso sedermi vicino a te? – la ragazza fermò un secondo le sue lacrime  guardando Kaori per poi ricominciare a piangere.  – Dai smettila di piangere  non è successo niente. −
− E tu questo lo chiami niente? Il disastro che è successo oggi lo chiami ‘niente’? – aveva smesso di piangere e la stava guardando male.

− Secondo te cosa si stanno dicendo? −
− Non lo so, ma dallo sguardo della ragazza Kaori deve aver usato delle parole sbagliate. – Amaya e Noboru erano rimasti in disparte, mandando Kaori dalla piangente ragazzina, le avevano detto che aveva più tatto di loro, uno sguardo e un atteggiamento rassicurante. La ragazza si era rassegnata, e sbuffando si era avvicinata alla ragazza sull’ambulanza.
− Dici che dobbiamo andare la? −
− Non ancora, aspettiamo ancora qualche minuto. – erano appostati poco distante, aspettavano un segnale della ragazza per avvicinarsi; ma quello tardava ad arrivare.
− Io vado, sembra che le stia urlando dietro. −
− Ti seguo a ruota  Ami! −
− Non ti ho dato il premesso di darmi soprannomi!!! – ringhiò la ragazza verso il giovane
− Addosso a te è così carino, e poi mi pare che ormai siamo in confidenza. −
− Lasciamo perdere, andiamo da Kaori. – sbuffò.

− No ascolta hai frainteso, non intendevo questo. −
− Non mi interessa! Tu non hai idea di quello che è successo qui!! −
− Io… −
− Ehi tutto bene? Non sei ferita vero? – la interruppe Amaya sorridente.
− Io sto bene, ma voi chi siete? – i tre si guardarono negli occhi prima di rispondere, poi Noboru si inginocchiò davanti alla ragazza.
− Facciamo parte di un piccolo gruppo che segue un addestramento speciale. Siamo nella stessa scuola, anche se penso non ricordi di averci mai visto. Siamo in un’altra struttura e siamo qui per controllare i danni dell’attentato. – la ragazza si perse a fissare il viso del ragazzo, lo trovava affascinante.
− Possiamo sapere come ti chiami? −
− Mi chiamo Keiko. −
− Bel nome. Io sono Amaya, lei è Kaori e il ragazzo è Noboru. – Keiko sorrise, aveva smesso di piangere.
− Prima hai detto che non abbiamo idea di quello che è successo, ed è vero. Tu lo sai? –
− …sì. –
− Puoi raccontarcelo? – Intervenne Amaya in tono gentile.
− Io e la mia amica eravamo nel corridoio, eravamo in ritardo. Mi sono fermata al distributore di bevande, Mitsuko mentre mi aspettava si è chinata a cercare qualcosa dentro lo zaino, poi ha visto qualcosa dietro al vaso che era vicino a lei. Io ero andata avanti, ha guardato cos’era. – si prese la faccia fra le mani ristoppiando a piangere, ma si riprese, si asciugò le lacrime e continuò a raccontare – Era una bomba a forma di tanuki. −
− COSA??! Una bomba a forma di tanuki?? Ma dove lo metti l’esplosivo in un tanuki? −
− Noboru non essere indelicato!!  Non è una cosa su cui ridere! – Amaya gli sferrò un pugno fra capo e collo. Keiko smise di singhiozzare.
− KEIKO! KEIKO!! – una donna stava correndo verso  di loro, stava urlando come una matta e aveva le lacrime agli occhi.
− MAMMA!!! – la ragazza si alzò repentina e corse verso la madre che l’abbracciò.
− Oh bambina mia. – piangevano a dirotto.
− E’ arrivato il momento di tornare a fare rapporto. −
− Giusto, Kaori ha sempre ragione. Su andiamo, non abbiamo più niente da fare qui. −
In silenzio si allontanarono. Il vento aveva portato via tutto il fumo, mostrando le macerie.

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La bava gli scendeva abbondante dalla bocca, si era addormentato da parecchio tempo ormai. Non russava però, e nessuno si era accorto del suo assopimento. Meditavano orami da venti minuti, ma erano bastati perché Reita si addormentasse. Uruha era concentratissimo, così come Kai. Aoi invece era seduto verso Uruha e lo stava osservando, era la sua musa ispiratrice di qualcosa che non sapeva nemmeno lui.  Anche l’insegnate stava per addormentarsi ma cercava di resistere. Il silenzio che si era generato nella palestra li avvolgeva. Kotone stava dormendo nella sala relax. Una porta si aprì facendo sussultare i presenti, i tre erano arrivati. Erano scuri in volto e lo sguardo basso.
− Ah, siete tornati. – l’insegnante si alzò in piedi e andò loro incontro, notò subito i loro volti – Cos’è successo? E’ crollata la sede centrale e non me ne sono accorto? – i tre ragazzi non risposero, si avviarono in silenzio verso la sala relax. Una volta entrati, si sedettero sul divano cercando di non svegliare Kotone che dormiva come un angioletto. Arrivarono subito gli altri, preoccupati nel vederli così.
− Mi volete spiegare così successo? – l’insegnante si stava innervosendo. Amaya si strinse nelle spalle mentre i suoi denti torturavano il suo carnoso labbro inferiore.
− C’è stata una vittima, una ragazza. Abbiamo incontrato la sua migliore amica, piangeva disperata seduta sul retro di un’ambulanza. Ci ha raccontato quello che le è successo e… − fece un sospiro leggero per poi riprendere – è veramente triste. –gli occhi di Amaya divennero lucidi.
− E cosa vi ha raccontato? – l’insegnante si era seduto sul tavolino davanti al divano. Kaori e Amaya si fissarono per un secondo, non se la sentivano di raccontare la triste storia di Mitsuko. Per loro parlò Noboru.
− La sua amica aveva trovato la bomba dietro a un vaso, la presa e le è esplosa in mano.  Da li credo sia iniziata la catena di esplosioni. – i presenti fecero un sussulto.
− La situazione è critica, è l’unica vittima? −
− Sembra di sì. – l’insegnante fece un sospiro scoraggiato. Si immerse un attimo nei suoi pensieri, cercando di capire cos’era meglio fare. La situazione non era delle migliori quindi era meglio cercare di fare cosa giusta. Alzò la testa e guardò i ragazzi davanti a lui.
− Ragazzi vista la situazione vi lascio liberi di tornare a casa, non ha poi tanto senso che vi tenga qui e poi, potrebbero aver bisogno del mio aiuto. Tornate pure a casa. −
− Vogliamo essere di aiuto anche noi! −
− Vi capisco, ma credo sia meglio così. −
 Come possiamo imparare se lei ci impedisce di imparare? – l’insegnate ignorò la domanda di Amaya, si rivolse invece ai quattro vicino alla porta d’ingresso della saletta.
− Abbiamo chiamato un’eremita esperto in arti marziali e ninjitsu che verrà ad addestrarvi.  Dovete prepararvi a combattere contro il Buio e la sua minaccia. Oggi è solo l’inizio, presto potrebbe esserci una nuova guerra e dobbiamo essere pronti. – i ragazzi rimasero in silenzio, non emisero una parola. Osservavano in silenzio quell’energumeno tutto muscoli con lo sguardo basso. – Per il momento siete congedati, le nostre lezioni riprenderanno domani. – i ragazzi rivolsero un ultimo sguardo a Kotone, che dormiva beata, prima di allontanarsi.

Camminavano lentamente mentre percorrevano quella stradina isolata a testa bassa. Il vento soffiava forte scompigliando cattivo i capelli delle ragazze e di Uruha. Noboru stava calciando un sassolino che aveva trovato pochi metri prima. Nessuno di loro proferì lettere per tutto il tragitto, si salutarono strada facendo, man mano che arrivavano ognuno alla propria casa, Reita e Uruha erano gli ultimi. Il castano si fermò davanti alla porta del negozio della madre dandogli le spalle, guardò con occhi tristi l’amico facendo una smorfia con la bocca, come se cercasse di trattenere le lacrime. – Secondo te… ce la caveremo con l’eremita? – il biondo lo fissò per qualche secondo, appoggiò dolcemente la mano fra i suoi capelli morbidi sfiorando il bernoccolo e sorrise.
− Ma certo, e tu sarai il migliore. −
− Sì ma… −
− E’ un altro piccolo passo verso il nostro obbiettivo. Con quell’eremita miglioreremo di sicuro, tanto vale provare no? – il pulcino dai capelli castani abbassò appena lo sguardo. – Ci vediamo domani, e vedi non farti trovare con questo faccino triste: non è ancora il momento di intristirsi. – lentamente si incamminò verso casa lasciando il castano sulla porta del negozio, sarebbe entrato dentro diverse ore dopo.
Quando Reita arrivò a casa, un profumo di dolce arrivò al suo naso. In cucina c’era sua madre con una crostata di lamponi fra le mani.
− Ah Rei, pensavo arrivassi un po’ più tardi. Ho preparato la crostata, ma dovrai aspettare un po’ prima di assaggiarla. – un meraviglioso sorriso caldo si illuminò sul suo volto.
− Tranquilla non ho molta fame. Credo la mangerò domani. – si congedò salendo in camera. Era quasi buia, il sole stava tramontando. Si sedette sul letto buttando il suo zaino in un angolo imprecisato della stanza. Si sdraiò e chiuse gli occhi. Dormì per qualche ora prima di svegliarsi nel cuore della notte.

NOTE:

Yooo!!!!! Sono ritornataaaaa!!!!
Ed ecco la seconda parte de Bomba Tanuki, che chiude la parte delle bombe. Ma la storia non finische qui!!! Ho ancora da raccontsare!! >.<
L'ho scritto più lungo rispetto agli altri, le mie cinque pagine non erano abbastanza per scrivere questo obbrobrio. Avevo bisogno di più spazio.
So che la storia non è un gran chè ma non mi va di lasciarla a metà, così la porto avanti e la finisco. Amerete anche voi questa ff e i suoi personaggi!! *falsa convinzione*

Ok, la smetto di digitare cavolate. Spero che questo capitolo vi piaccia, e come sempre fatemi sapere cosa ne pensate.
Commenti, consigli, critiche, obbiezzioni, dubbi e perplessità...non fetevi problemi, io sono qui. *il classico soffio di vento accompagnato da qualche foglia secca*
...........
Al prossimo capitolo!!!  

   
 
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