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Autore: ValeDowney    09/06/2015    2 recensioni
"Storybrooke sembra una cittadina come tutte le altre, se non fosse per il fatto che non è sulle carte, nessuno sa della sua esistenza e i cittadini sembrano nascondere qualcosa. Rose, una bambina dolce ma curiosa e sempre in cerca di guai, scoprirà, insieme al suo amico Henry, che qualcosa di magico si aggira per quella città"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Rose of true Love

 
 
 
Capitolo XI: Bugia a fin di bene - Seconda Parte

 
Durante il tragitto, Excalibur annusava tutto ciò che c’era intorno a lei. Dapprima Emma cercò di ignorarla. Ma poi, vedendo che continuava, replicò: “Se non la smetti, giuro che ti rinchiuderò da qualche parte e ti farò uscire solo quando farai la brava.” Excalibur la guardò, ringhiandole contro. Poi abbassò lo sguardo quando vide un pulsante. Ci mise su una zampina, pigiandolo e abbassando il finestrino. Drizzò le orecchie per questa cosa. Nella macchina del suo padrone ciò non avveniva. Ripigiò il pulsante e il finestrino ritornò su. Rimise la zampina sul pulsante e il finestrino ritornò giù. Le bastò pochissimo per capire come funzionasse quello strano aggeggio, perché ci lasciò su la zampina, facendo andare in continuazione su e giù il finestrino. Emma avrebbe anche potuto sorvolare sui dispetti che quella volpe le stava facendo, se non fosse per il fastidioso rumore che faceva il finestrino nell’andare su e giù. Quel rumore era simile al ronzare di un insetto.
“Smettila, odiosa volpe! Lo so che non ti sto simpatica! Ma se continui, ti sbatto fuori da questa macchina!” replicò Emma ed Excalibur tolse la zampina da sopra il pulsante. Poi, accorgendosi che il finestrino era arrivato a metà, rimise la zampina sul pulsante e, schiacciandolo, lo fece ritornare su. Guardò Emma tenendo le orecchie abbassate. La ragazza sospirò per poi dirle: “Lo so che ti piacciono le cose nuove, ma ciò non sottintende che me le debba rovinare. Non so se il tuo padrone ti abbia insegnato le buone maniere ma, se ci ha provato, non ci è riuscito. Ti sto chiedendo di fare la brava finché non avremo trovato Ashley e l’avremo portata in ospedale. Poi potrai comportarti come ti pare.” Excalibur drizzò le orecchie e scodinzolò.
Arrivarono ai margini della foresta e fu lì che videro una macchina fuori strada. Excalibur emise dei versetti per poi premere il pulsante del finestrino con una zampina e uscire da esso, prima che Emma potesse fermarla.
“Ehi, non così di fretta! Rischi di farti male” disse Emma. Fermò la macchina proprio sul ciglio della strada. Scese raggiungendo Excalibur, che voltò lo sguardo verso di lei emettendo dei versetti. Entrambe riguardarono avanti, per vedere Ashley seduta che si teneva le mani sulla pancia. Guardò le due appena arrivate dicendo: “Mi si sono rotte le acque” ed Excalibur drizzò le orecchie.
“Ok, niente panico. Andrà tutto bene. Ora ti portiamo subito all’ospedale” disse Emma e, abbassandosi, aiutò Ashley a rialzarsi. Mentre la conduceva verso la macchina, Excalibur fiutò a terra, cercando qualcosa. Quando trovò ciò che cercava, lo prese con la bocca e salì sul retro della macchina, dove Emma fece distendere Ashley. Poi, velocemente, Emma salì dalla parte del guidatore e partì verso l’ospedale.
“Non ce la farò! Non ce la farò!” continuava a ripetere Ashley in preda al dolore mentre Excalibur, accanto a lei, la guardava spostando lateralmente lo sguardo.
“Certo che ce la farai. Smettila di dire così e rilassati” disse Emma, guardandola di tanto in tanto, dallo specchietto retrovisore. Excalibur andò lentamente sulla pancia di Ashley, quando proprio quest’ultima urlò dal dolore per un’improvvisa contrazione. Per lo spavento, la volpe cadde dal sedile.
Intanto, in ospedale, a Rose era stato dato il permesso di ritornare a casa.
“Ancora non ci credo che finalmente lascerò questo posto” disse Rose già vestita, mentre Gold metteva via alcuni vestiti nella valigia.
“Ma non credere che, appena ritorneremo a casa, potrai fare quello che vorrai” disse Gold.
“Ma papà…” iniziò col dire Rose.
Ma Gold la bloccò dicendole: “Niente “ma papà”. D’ora in poi ti atterrai a tutte le regole che ho imposto e non verrai mai più persa di vista.”
“Non è giusto. Solo perché sono stata operata all’appendicite” disse Rose.
“E sei andata in un posto proibito e, poco fa, sei anche scappata. Non si tratta solo dell’operazione. Ma anche di tutte le cose che hai fatto mentre ti trovavi qua. Considerati in punizione!” replicò Gold e chiuse la valigia.
“La mia vita è tutta una punizione. Andrà a finire che quando andrò al college sarò in punizione anche lì” disse Rose.
“Per quell’età, spero che avrai più buon senso nel rispettare le regole. E ora fuori” disse Gold. Rose lo guardò per poi uscire dalla camera, seguita dal padre. Camminarono lungo il corridoio, quando davanti a loro comparvero Emma che sorreggeva una Ashley che urlava, seguite da Excalibur.
“Excalibur, devi finirla di andartene in giro. Ogni volta che segui qualcuno che non sia io o papà, questo qualcuno finisce col stare male” disse Rose e Excalibur spostò di lato lo sguardo. In quel momento, entrarono di corsa anche Henry e Paige.
“Henry. Paige. Che cosa ci fate qua?” domandò Rose guardandoli.
“Ehm… ci ha portato Dove” rispose titubante Paige.
“Sì… la vostra guardia del corpo” aggiunse Henry.
“Devo chiamarlo o mi devo fidare delle vostre parole?” chiese Gold, già pronto a tirare fuori il cellulare. I due bambini lo guardarono scuotendo negativamente la testa. Gold fece un piccolo sorriso, dicendo: “Lo sospettavo. Allora, per cosa andavate così di fretta?”
“Per… ehm… mia madre” disse Henry.
“Se ti riferisci a quella isterica, quella non sappiamo dove si trovi” disse Rose.
“Molto probabilmente con un certo Sceriffo” disse Gold. I tre bambini lo guardarono. Poi si riguardarono e Rose aggiunse: “Per quanto riguarda quella naturale, è appena passata con un’altra ragazza che non conosco.”
“Si trattava di Ashley e sta per avere il bambino” disse Henry e Rose lo guardò rimanendo senza parole.
Passarono i minuti e i bambini si erano seduti su delle sedie nella sala d’attesa. Per qualche strana ragione, Excalibur era nuovamente ritornata fuori.
“Ma, normalmente, quanto ci impiega un bambino a venire al mondo?” domandò Rose.
“Hai fretta di ritornare a casa?” chiese Gold. Rose lo guardò, rispondendogli: “E iniziare subito la mia eterna punizione? Preferisco aspettare che nasca il bambino.” In quel momento, arrivarono Emma con una dottoressa. Quest’ultima, sorridente, disse: “ E’ una femmina e pesa due chili e sette. Anche la madre sta bene.” E se ne andò.
“Ma che bella notizia. Ottimo lavoro, signorina Swan. Grazie, mi ha portato la merce e, a quanto pare, non solo quella” disse Gold e guardarono in direzione dell’entrata, per vedere Excalibur andare verso di loro, tenendo in bocca un pezzo di carta. Arrivò di fronte al padrone, il quale si abbassò, prendendo in mano il pezzo di carta. Gold guardò Emma sorridendo maliziosamente.
“Un bambino. Sarebbe questa la sua merce? Perché non me lo ha detto?” domandò Emma, mentre Rose, Henry e Paige guardavano i due adulti.
“In quel momento non le serviva saperlo” rispose Gold.
“Davvero?! O temeva che non accettassi il lavoro?” replicò Emma.
“Al contrario. Credevo sarebbe stato più efficace se l’avesse scoperto da sola. Dopo aver visto la vita che conduce Ashley, avrà capito la situazione. Non è così? Ho pensato che se c’è qualcuno che sa come si abbandona un bambino, non può essere che lei” spiegò Gold.
“Non avrà la figlia di Ashley” disse Emma.
“A dire il vero, c’è un accordo firmato e i miei accordi vengono sempre onorati” disse Gold e mostrò il pezzo di carta che gli aveva portato Excalibur.
“Lo sapevo che la sua volpe voleva collaborare con me solamente per riportarle quel pezzo di carta. Molto astuto da parte sua” disse Emma.
“E’ una volpe. Si aspettava forse del contrario?” disse Gold. Ci fu un attimo di silenzio. Poi continuò: “Se il mio accordo non verrà rispettato, dovrò coinvolgere la polizia e quel bambino finirebbe in affidamento. Sarebbe un peccato. Lei non si è divertita in affidamento, vero, Emma?”
“Bell’esempio che vuole dare a sua figlia. Prendere il bambino di qualcun altro e a quale scopo? Far soffrire così la madre? Non glielo permetterò” replicò Emma.
“Mi dispiace per lei, ma la mia adorata bambina sa che lo faccio solamente per il bene della madre. Ashley non è ancora pronta per compiere questo passo. E’ ancora giovane per accudire una figlia” disse Gold.
“Davvero lei crede che sua figlia capirà? Allora perché non glielo chiede?” chiese Emma e guardarono i bambini. Si avvicinarono a loro e Gold domandò alla figlia: “Rose, è vero che sei d’accordo con me?”
Rose guardò prima Emma. Poi suo padre. Infine rispose: “No, papà. Per me non è giusto che tu porti via il figlio a Ashley. E’ vero, non la conosco bene, ma come avresti reagito se qualcuno, quando ero piccola, avesse voluto portarti via da me?”
Gold lo sapeva benissimo. Purtroppo, per più volte in passato, qualcuno aveva sempre cercato di portagli via la sua adorata figlia. Sia in questo che nell’altro mondo. Guardò Emma quando questi gli disse: “Come vede, Gold, sua figlia non è affatto d’accordo con lei. E io non lo permetterò.”
“Lei è sicura di sé. Mi piace. Ma a me basta sporgere una denuncia. È entrata di notte nel mio negozio per rubare” disse Gold.
“Ha preso un contratto, ci giurerei. Magari lo stesso che gli ha anche appena riportato la sua astuta volpe” disse Emma.
“Chissà cosa cercava di preciso” disse Gold, facendo finta di nulla.
“Sa, nessuna giuria del mondo metterebbe in carcere una donna che ha commesso un furto con scasso solo per non perdere suo figlio. Sono pronta a scommettere che il contratto è illegale. E lei? Per non parlare di che cosa verrebbe fuori su di lei nel processo. Ho il forte sospetto che lei abbia più di un semplice banco dei pegni. È convinto di voler andare avanti? C’è anche il rischio che le portino via sua figlia per affidarla a qualcun altro di più affidabile” spiegò Emma.
Gold guardò Rose che lo guardava a sua volta con sguardo molto preoccupato. Poi riguardò Emma dicendo: “Non le nascondo che l’ammiro. Lei non ha paura di me. È spavalda o presuntuosa. Ma in entrambi i casi, la vorrei al mio fianco.”
“Le lascerà il bambino?” chiese Emma.
“Non così in fretta. Io e la Signorina Boyle abbiamo ancora un accordo in sospeso” rispose Gold.
“Lo stracci. Guardi sua figlia e ripensi alle parole che le ha detto prima” disse Emma.
“Non metta in ballo mia figlia! Non riuscirà a metterla contro di me! E non è mia abitudine stracciare un accordo. Anche prima ne ho fatto uno con Rose. Vede, i contratti… gli accordi… sono le fondamenta di ogni società civilizzata. Le farò una proposta. Se vuole che Ashley tenga il suo bambino, lei dovrà stipulare un accordo con me” spiegò Gold.
“Che cosa vuole?” domandò Emma.
“Ancora non lo so. Diciamo che mi deve un favore” rispose Gold.
“Glielo ho già fatto un favore. Quella volta che le ho riportato Rose a casa” disse Emma.
“Quello non è stato un favore. Mia figlia scappa di continuo per andare a cacciarsi nei guai. Colpa mia che la lascio sempre troppa libera” disse Gold. Henry e Paige guardarono Rose la quale, facendo finta di nulla, guardò da un’altra parte. Tra Emma e Gold ci fu silenzio. Si sentiva solo Excalibur che si stava grattando dietro un orecchio per poi riporre l’attenzione sui due. Poi Emma disse: “Ci sto.” Gold sorrise. I due si guardarono con sguardo di sfida e la ragazza se ne andò verso i bambini.
“Rose. Paige. Andiamo” disse Gold e le due bambine andarono verso di lui, insieme a Excalibur. Lo raggiunsero per poi uscire dall’ospedale, dirigendosi verso la Cadillac. Mentre Gold apriva il baule per metterci la valigia della figlia, Paige ed Excalibur salirono sul retro e Rose dalla parte del passeggero. Successivamente e dopo aver chiuso il baule, salì Gold. Diede il bastone a Paige e poi avviò la macchina.
Il viaggio fu piuttosto silenzioso. Rose guardava costantemente fuori dal finestrino, mentre Paige ed Excalibur guardavano in silenzio i due davanti a loro. Fu Gold che, guardando di sfuggita la figlia, decise di rompere quel silenzio, chiedendole: “Avanti, cosa c’è?”
“Non c’è nulla” rispose Rose.
“Qualcosa c’è, perché non è da te stare muta. Lo sai che puoi dirmi ogni cosa” disse Gold.
“Non si può dire lo stesso di te” disse Rose.
“Rose, lo sai che capisco quando qualcuno…” iniziò col dire Gold. Ma Rose, guardandolo, replicò: “…ti mente! Lo so, non c’è bisogno che continui a ripeterlo! Va bene, vuoi la verità?!”
“Piccola, non c’è bisogno di arrabbiarsi” disse Gold.
“No! Sono arrabbiata perché tu non mi hai detto che volevi prendere il bambino di quella ragazza! Sono arrabbiata perché tu vuoi disfarti di me!” replicò Rose. Gold la guardò per un attimo, non sapendo cosa dire. Poi riguardò avanti rimanendo in silenzio. Rose riprese a guardare fuori dal finestrino, mentre Paige e Excalibur si guardarono preoccupate.
La situazione, una volta arrivati a casa, non era di certo diversa. Gold e Rose continuavano a litigare, mentre Paige e Excalibur li osservavano standosene sulle scale.
“Devi farti andare via queste strane idee. Io non ho mai pensato di disfarmi di te” replicò Gold.
“Allora perché volevi il bambino di quella ragazza?!” domandò Rose.
“Io e la signorina Boyle avevamo un contratto in sospeso da molto tempo che prevedeva suo figlio. Ma ti giuro che non voglio disfarmi di te. Tu sei troppo importante per me” rispose Gold e allungò una mano verso Rose. Ma quest'ultima indietreggiò per poi dire: “Lo dici solamente perché non vuoi che i cittadini ti reputino un cattivo padre e parlino male alle tue spalle.”
“Credimi, parlano già male alle mie spalle. Piccola, finiamola con questa storia. È ridicola” disse Gold.
“Un bambino non è merce di scambio!” replicò Rose. Quella frase. Così uguale a quella che anni prima aveva detto anche la donna che amava. E ora, anche la loro figlia, ribadiva le stesse opinioni.
“Quando diventerai grande capirai” disse Gold.
“Cosa ci sarebbe da capire? Nulla di diverso rispetto a ora” replicò Rose.
“La storia è ben più lunga e complicata di quello che sai e hai visto” disse Gold.
“Cosa ci sarebbe di complicato?” chiese Rose. Gold guardò da una parte rispondendo: “Niente.”
“Perché non vuoi dirmelo? Cosa mi stai nascondendo?” domandò Rose.
“Smettila, Rose!” gridò Gold. Altro silenzio invase la casa. Rose lo guardò malamente per poi andare verso le scale. Gold la seguì, dicendo: “Rose, aspetta. Che ne dici se usciamo e ti prendo quel gelato che desideravi tanto?”
La figlia si fermò e, voltandosi, replicò: “Credi di convincermi a far pace con te proponendomi un gelato?! Lo sai, potrai anche avere tanti soldi ma c’è ben altro che ti potrebbe rendere felice!” E, passando accanto a Paige ed Excalibur, salì sulle scale dove, poco dopo, si sentì sbattere una porta.
Gold abbassò lo sguardo. Non voleva litigare con la sua bambina ma, ultimamente, da quando era arrivata Emma, lo facevano spesso. Sembrava che quella donna avesse risvegliato il lato oscuro di lui. Ma ciò non sottintendeva che dovesse litigare con la figlia. Voleva essere un buon padre per lei ma, continuandole a mentire, di certo non avrebbe rimesso a posto le cose. Rialzò lo sguardo quando Paige propose: “Forse potremmo parlarci noi con lei.”
“Sì. Almeno a voi dà più ascolto che a me” disse Gold e se ne andò in salotto. Paige ed Excalibur salirono le scale. Arrivarono di fronte alla camera e Paige bussò. Si sentì un debole “avanti” e la bambina aprì la porta, seguita dalla volpe. Videro Rose seduta sul letto, che dava loro di schiena.
“Va tutto bene?” chiese Paige.
“Vi ha mandate mio padre?” domandò Rose.
“Ha detto che a noi darai più ascolto che a lui” rispose Paige. Vedendo che però l’amica continuava a dar loro di schiena, le chiese: “Allora, cosa c’è che non va?”
Rose si alzò da letto, dicendo: “Cosa mi sta nascondendo mio padre? Perché mi ha mentito? Voleva veramente disfarsi di me?” E, voltandosi, Paige e Excalibur videro che teneva in mano una tazzina sbeccata. Rose vide i loro sguardi posarsi sull’oggetto. Quindi spiegò loro: “Questa era la tazzina sbeccata della mia mamma. Me l’ha data papà, dicendomi di custodirla molto bene. Se ci riuscirò, mi mostrerà cosa ci sarà all’interno di un cofanetto che tiene in negozio.”
“Sai, non credo che tuo padre voglia disfarsi di te. Dopotutto, sei la sua unica figlia” disse Paige.
“E’ proprio perché sono la sua unica figlia che magari gli è ritornata la voglia di avere ancora per casa un neonato. Se no, come me lo spieghi che volesse il bambino di Ashley?” disse Rose.
“Dovresti smetterla di preoccuparti di nulla e, soprattutto, di essere gelosa” disse Paige.
“Non sono gelosa. Figurati se sono gelosa di una marmocchia nata da poche ore. E poi Ashley se la terrà. Quindi non devo preoccuparmi di essere sostituita” disse Rose. Paige inarcò un sopracciglio proprio sull’ultima parte della frase.
Rose alzò gli occhi al cielo per poi dire: “E va bene, lo confesso. Sono gelosa… ma solo un pochino. E allora, che male c’è? Tutti sono gelosi di qualcosa.”
“Dovresti parlarne con tuo padre. Risolvereste questa faccenda” propose Paige.
“Secondo lui non c’è nulla da risolvere” disse Rose e mise delicatamente la tazzina sbeccata sul comodino. Poi camminò verso la finestra aggiungendo: “Forse… la causa sono solo io.”
“La causa di cosa?” chiese Paige.
Rose si voltò verso di loro, rispondendo: “La causa del dolore di mio padre. Sono io. Mia madre è morta per causa mia e papà non si dà mai pace per ciò. Forse sarebbe stato meglio che non fossi mai venuta al mondo.”
“No! Non dire così! Sono sicura che tuo padre non la pensa alla tua maniera! Parlaci! Chiaritevi! Ma non dire assolutamente queste cose. Tuo padre ti vuole molto bene. Ti ha cresciuta fin da quando eri una neonata. Non ti ha mai fatto mancare nulla” spiegò Paige.
“I soldi non comprano la felicità o l’affetto. Io ho sempre visto del buono in lui, quando gli altri no. Forse, se me ne andassi, starebbe anche meglio” disse Rose.
Excalibur, con le orecchie abbassate, si avvicinò a lei per poi strusciarsi contro una gamba. La bambina si abbassò e, mentre l’accarezzava sulla testa, disse: “Lo so che, invece, se me ne andassi potrei farlo diventare solo più triste. Ma prova un po’ a pensarci: dopotutto ultimamente stiamo sempre litigando anche per cose futili. E come mai voleva, a tutti i costi, la bambina di Ashley? Mi ha detto che aveva un accordo in sospeso con quella ragazza. Deve essere sicuramente successo qualcosa in quel momento e ti ricordo che nessuno rompe gli accordi con mio padre.”
“Quindi, da ciò che mi stai dicendo, in passato Ashley deve aver cercato di rompere l’accordo con tuo padre? E ora, tuo padre vuole ciò che gli sarebbe aspettato anni fa?” domandò Paige ed Excalibur spostò di lato la testa.
“Ma certo. Ora tutto inizia ad avere un senso… be'…più o meno. Ashley è entrata nel negozio di mio padre per riprendersi quel contratto. Contratto che poi Excalibur gli ha riportato… un momento...” iniziò a spiegare Rose. Poi, guardando la volpe, continuò: “Come facevi a sapere che quel pezzo di carta era un contratto? E guarda caso lo stesso contratto che Ashley stava cercando?”
La volpe indietreggiò, tenendo sempre le orecchie abbassate.
“E se Excalibur conoscesse tuo padre da molto più tempo di te?” chiese Paige, mentre le due avanzavano verso la volpe.
“Già. Dopotutto Excalibur fa sempre tutto quello che le dice papà” rispose Rose.
“E il Signor Gold si fida molto di lei” aggiunse Paige.
“Excalibur, se sai qualcosa, devi farcela vedere. Che cosa nasconde papà?!” replicò Rose. Ma, di tutta risposta, la volpe si voltò e incominciò a correre. Le due bambine le corse dietro. Scesero velocemente le scale fino ad arrivare nello scantinato. Ma quando Rose si buttò, prendendo Excalibur e riuscendo a bloccarla, caddero a terra, sbattendo contro una porta. Paige si inginocchiò subito al loro fianco.
“Rose, stai bene?” le domandò.
“Credo di sì” rispose Rose. Poi guardò Excalibur aggiungendo: “Excalibur, ma cosa ti è preso?!” Paige guardò davanti a sé, rimanendo a bocca aperta. Fece cenno all’amica di guardare avanti. Rose voltò lo sguardo rimase a bocca aperta a sua volta. Davanti a loro c'erano un sacco di strani oggetti e… un arcolaio.




Note dell'autrice: Buona sera miei Oncers ed eccoci finalmente arrivati alla seconda parte di questo capitolo. Ho voluto copiare di pari passo il dialogo tra Gold e Emma all'ospedale, includendoci anche Rose. E' grazie proprio alla figlia (e nn del tutto a Emma) che Gold non prenderà più la bambina di Ashley. E Excalibur sa molte cose. Infatti, grazie a lei, le due bambine scoprono qualcosa nello scantinato di Villa Gold. E Rose si farà molte domande.

E ora passiamo ai ringraziamenti. Come sempre ringrazio tutti/e coloro che seguono la storia; la recensiscono e la leggono anche solo in silenzio. Inoltre ringrazio anche la mia fedele beta reader Lucia, che ricordo insieme a lei, abbiamo creato il nuovo account "The Price of Magic" (qua il link:
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=835531 ).  E questo il link alla prima One shot: ( http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3148267&i=1 ).

Una bella serata a tutti e al prossimo aggiornamento
 
 
 
 
 

 
 

  
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