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Autore: rora02L    10/06/2015    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se Regina, invece di scagliare il sortilegio che tutti noi conosciamo, avesse deciso di rovinare la vita alla figlia di Biancaneve ed il principe, togliendole il lieto fine ?Non ho copiato nessuno, anche se questa idea è già stata usata. Mi ispirerò a Il lago dei cigni, un misto tra la versione originale e quella del cartone.
Dal testo :
Una domanda le affiorò nella mente e chiese al re: “Padre … come si fa a capire quando si è innamorati ?” James sobbalzò, stupito dalla domanda. Le sorrise: “Quando si è innamorati, si pensa sempre all’altro. Si desidera passare tanto tempo con l’altra persona, rivederla e scambiarsi i propri pensieri. Si desidera la compagnia dell’altro ed il suo affetto.” Emma pensò che non avrebbe mai più potuto vedere quel bambino e sospirò: “Temo di essere innamorata, padre. Ma lui … non è un principe. L’ho incontrato mentre rubava del cibo, ma non è cattivo ! Lui … credo … di essermi innamorata di lui, padre.” Il buon re le sorrise, era contento che la figlia le avesse rivelato la verità. La rassicurò: “Bambina mia, ricordi cosa dicevo sempre a tua madre ?" La piccola annuì: “Che l’avresti sempre trovata.”
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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2. La piccola Emma.




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“Padre … - chiese timida la piccola bambina – quando sarò più grande mi insegnerete ad usare la spada e a tirare con l’arco ? Mia madre non vuole che lo faccia, ma io …” Il re accarezzò la testina bionda della figlia di sette anni e la prese in braccio, promettendole: “Non preoccuparti, Emma. Quando avrai dodici anni, ti insegnerò la scherma ed il tiro con l’arco … - le fece l’occhiolino – tua madre non saprà nulla.” I due risero complici, finché non sentirono aprirsi le porte della stanza, che era la camera da letto della principessina. “Cos’è che non saprò ? Che state architettando voi due ?” chiese la regina, con un sorrisino divertito sul volto.
La bambina spalancò la bocca sorpresa e si nascose dietro al padre, che fece un sorriso tirato: “Sei qua, amore … come mai ?” La mora incrociò le braccia al petto: “Mi hanno riferito che Emma è di nuovo andata in giro sul cavallo da sola … e tu non le hai detto nulla ?” James ridacchiò nervoso: “Ma sì, abbiamo finito il discorso proprio ora … vero, Emma ?” La piccola annuì con veemenza, ma non servì a nulla. Biancaneve sbuffò: “James, smettila di viziarla. Sai bene perché non la lascio andare da sola …” Il re annuì: “Ma Emma ha bisogno di fare esperienze nuove, di vivere … abbi fiducia in lei, non si caccerà nei guai.” La bambina intervenne: “Sì, madre ! Starò attenta, farò la brava.”  La mora si chinò e diede un bacio alla piccola sulla guancia, per poi aggiungere rivolta al marito: “Lo sai che non è per questo che non permetto che vada in giro sola …” Biancaneve aveva vissuto nel terrore negli ultimi sette anni: dormiva accanto alla culla della neonata, la faceva scortare sempre e non la perdeva mai di vista. Aveva paura che la minaccia di Regina si compisse da un momento all’altro, rovinando la vita della sua dolce figliola. Non poteva permetterlo.
James le fece un sorriso e la rassicurò: “Lo so … ma sta tranquilla, amore mio. Andrà tutto bene.” Emma guardava i suoi genitori mentre si abbracciavano e si unì a loro. Amava moltissimo i suoi genitori. Ammirava il coraggio e la forza del padre, ma anche la bellezza e la saggezza della madre. Voleva diventare come loro: una eroina, che salva le persone innocenti dai cattivi.  Era cresciuta ascoltando le storie che Nonna o i suoi genitori le raccontavano e molte avevano per protagonisti i due regnanti. Ogni volta ascoltava attenta, con gli occhi che le brillavano. Per Emma, il male era solo un’immagine sfocata, non una presenza reale.
A corte tutti amavano la principessina, che però non usciva quasi mai dal suo palazzo e costringeva i nani e le fatine a giocare con lei quando i genitori erano impegnati in affari di stato.
Aveva chiesto più volte perché non le era concesso di uscire dal palazzo e tutti le ripetevano la stessa cosa: “Per il tuo bene, Emma.” Ma la piccola voleva uscire per esplorare il mondo, vedere posti nuovi e farsi dei veri amici.
Amava soprattutto il mare, avrebbe voluto navigare per i mari su un veliero come quelli descritti nelle favole che leggeva. Aveva già fame di avventura. Ma per il momento, queste erano solo fantasie di una bambina di sette anni.

~

Era il dodicesimo compleanno di Emma e nel palazzo tutti si stavano adoperando per la festa che si sarebbe tenuta quella sera per la speciale occasione. Portavano fiori, candele e cibo da ogni dove e la bambina era in fibrillazione, non stava mai ferma e girovagava per il palazzo, guardando i preparativi e chiedendo se qualcuno aveva bisogno del suo aiuto.
I servitori reali le sorridevano e la cuoca le chiese solo di assaggiare la crema con cui avrebbe preparato la torta di compleanno. La piccola infilò un dito nella ciotola contenente la crema gialla e densa e se lo portò alla bocca. “Buonissimo, Cindy !” esclamò felice, facendo i complimenti alla cuoca, che le disse di andare a cercare sua madre o suo padre. La piccola annuì obbediente e si diresse verso le stalle, dove era certa avrebbe trovato il padre, che non perdeva occasione per rifugiarsi là ogni volta che si teneva un ballo a corte. Detestava quel tipo di cerimonie e Biancaneve diventava intrattabile.  Infatti lo trovò lì, intento a pulire il suo bianco destriero e a sospirare. “Padre !” lo chiamò la piccola, correndo verso di lui.
L’uomo si illuminò nel vederla e la prese in braccio: “Emma, tesoro ! Ma che ci fai qui ? Tua madre ti starà cercando, devi provare l’abito per stasera …”  Lei sbuffò: “Ma con quello non posso tirare con l’arco né fare scherma ! Me lo avevi promesso, padre … e poi … anche tu stai scappando dalla mamma.” James ridacchiò nervoso, pensando alla reazione che avrebbe avuto Bianca nello scovarli nelle stalle: probabilmente lo avrebbe malmenato. Decise allora di portare personalmente la piccina nella sua camera, dove certamente la regina la stava aspettando per farle provare l’abito, preparato appositamente per quella occasione speciale.
Biancaneve tamburellava le dita sulla scrivania in mogano della stanza di Emma, irritata: “Ma dove si sarà cacciata Emma ? Ah, proprio oggi … non ci voleva !” In quel momento fecero la loro comparsa il re e la principessina, che furono fulminati dallo sguardo minaccioso della regina: “Dove vi eravate cacciati voi due ? Vi ho fatti cercare per tutto il palazzo ! Emma, devi provare il tuo abito ! E anche tu, James … devi preparare il discorso, non vorrai mica improvvisare come hai fatto la scorsa volta.”
Lui scosse il capo: “No, certo che no … allora io vado …” Scappò dalla stanza, odiava tantissimo preparare i discorsi: non era roba per lui, non era diventato il sovrano del regno con le parole, ma coi fatti. Ma sapeva bene quanto la moglie ci teneva e la voleva accontentare.
La regina aiutò la figlia a mettersi un bellissimo abito bianco candido pieno di brillanti, con le spalline ricoperte di leggiadre piume candide. Era molto simile a quello che aveva indossato lei da giovane.
Ricordava con malinconia e dolore il giorno del suo dodicesimo compleanno: era stato allora che aveva perso sua madre, per colpa di una malattia incurabile. Era felice di poter continuare la tradizione di famiglia con sua figlia, sperando di non avere brutte sorprese, soprattutto da parte di Regina. Ammirò Emma nel suo bel vestitino ed esclamò: “Sei bellissima, tesoro mio.”
La piccina sorrise e ringraziò la madre, che prese un portagioie dalla scrivania e lo aprì davanti alla bambina, mostrandole la tiara che lei aveva indossato il giorno del suo compleanno. “Questo è un simbolo, Emma … - iniziò a spiegarle – tu sei una principessa e un giorno sarai regina. Questa tiara ti ricorderà qual è il tuo ruolo. Dovrai diventare una regina buona, compassionevole e coraggiosa. Presto sentirai il peso di questa piccola corona sul tuo capo e capirai.” La piccola annuì ed aggiunse: “Diventerò come te, madre ?” Biancaneve sussultò, ricordando che quello sguardo carico di ammirazione lo aveva avuto anche lei nei confronti di sua madre. Le sorrise e rispose: “Anche meglio, mia piccola Emma.” Le diede un bacio sui capelli color grano, facendola sorridere felice.

~

Emma si stava annoiando a morte. I suoi genitori le stavano accanto e le presentavano uno dopo l’altro i re dei regni vicini con i rispettivi figli: uno più brutto dell’altro, tutti codardi e stupidi. Emma li avrebbe messi k.o. con un solo pugno, ne era certa. Non capiva a che scopo cercare già un partito per lei, dato che i suoi genitori si erano sposati per amore e lei voleva seguire il loro esempio. Sbadigliò davanti all’ennesimo principino e gli porse la mano, visibilmente disinteressata. Una volta andato via, la madre la rimproverò: “Emma, per favore … sii educata. Mostra un minimo di interesse.” La bambina iniziò a lamentarsi: “Ma madre, sono tutti antipatici, stupidi e codardi. Non potrei mai fidanzarmi con uno così … e poi ho dodici anni !”
Il re bisbigliò: “Su questo sono d’accordo …” Venne immediatamente fulminato dallo sguardo della moglie, che lo fece zittire: “Emh … Emma cara, vai a prendere una tartina. Tra poco ci sono i balli, ti aspetto sulla pista.” La piccola si illuminò, ricordando le prove di ballo che aveva fatto col padre sotto la supervisione di Biancaneve: si era preparata molto e ballare sui piedi del padre la divertiva molto.
Così ubbidì e si avvicinò ad un tavolo, prendendo una tartina al salmone, quando sentì un rumore proveniente da sotto il legno. Vide la tovaglia bianca muoversi appena e decise di indagare: alzò il lembo di stoffa ed i suoi occhi azzurri ne incontrarono un paio di un blu intenso. Ne rimase incantata, tanto che non disse nulla. Si limitò a guardare il ragazzino che se ne stava nascosto sotto la tavolata: aveva dei corti capelli neri, la pelle candida ed indossava dei pantaloni scuri ed una maglietta bianca a strisce blu. Aveva un odore strano addosso, simile al salato ma con un retro gusto diverso, qualcosa che Emma non aveva mai sentito, ma che le piacque moltissimo.
Scosse la testa per riprendersi dai suoi pensieri e chiese con cipiglio da capo al bambino sconosciuto: “Chi sei ? E cosa ci fai sotto al tavolo ? Se mia madre ti trova a rubare, ti farà cacciare dal reame !”
Il piccolo sobbalzò, corto in flagrante: “Mi aiuteresti a scappare allora ?” Emma fu sorpresa da quella richiesta. Esaminò per bene quel bambino dall’aria strana, decisamente fuori posto in quella festa. Non sembrava cattivo, ma sapeva che se sua madre lo avesse scoperto l’avrebbe messa in castigo per un mese. Il bambino, notando la sua esitazione, le disse: “Io sono Killian… - allungò una mano verso di lei, con un sorriso furbetto sul volto – diventiamo amici ?” Emma sgranò gli occhi, non aveva mai avuto un amico, un bambino con cui giocare insieme. Fu stregata dall’offerta e gli strinse la mano: “Sì.”
Prese poi il suo nuovo amico e corsero insieme di soppiatto verso una camera del palazzo. Emma sapeva bene che là c’era un passaggio segreto con cui il suo amico sarebbe potuto scappare. Riuscirono ad arrivarvi, quando Brontolo la vide e li fermò: “Ehi, Emma … chi è il tuo amichetto ?” I due bambini si tenevano per mano ed Emma perse un battito, cercando di elaborare una scusa credibile: “Lui è … emh … il principe William di Arendelle, siamo fidanzati e volevo fare un giro con lui per il giardino … sai quanto mi piace, soprattutto di sera.” Fece il suo sorriso migliore, tanto che il nano ci cascò e li lasciò andare.
Killian ridacchiò appena Emma chiuse la porta della stanza, tanto che la bambina si irritò: “Si può sapere perché ridi ?” Il moro le disse: “Per la storia del fidanzato …” Riprese a ridacchiare, mentre Emma apriva la botola che conduceva al passaggio segreto: “Perché lo trovi così divertente ? Ho dovuto inventarmi una scusa …” disse, seccata dal comportamento dell’amico.
Killian le si avvicinò e le disse con voce suadente: “Vorrei proprio essere il tuo fidanzato.” La biondina arrossì e si voltò per replicare, ma non riuscì a parlare nel momento in cui i suoi occhi incontrarono quelli del ladruncolo. Ne rimase ipnotizzata, avevano un bellissimo colore blu intenso. Lui avvicinò il suo viso a quello della bambina e la baciò sulle labbra, dolcemente e con delicatezza. Emma sgranò gli occhi.
Non appena Killian si staccò dalla sua bocca, le fece l’occhiolino e la salutò con un gesto della mano, scendendo poi per scappare. La principessina aveva il viso rosso dall’imbarazzo, eppure quel bacio non le era dispiaciuto, anche se era stato strano. Si accarezzò le labbra, ripensando a quel bacio. Killian …
Tornò alla realtà sentendo la musica di violini ed arpe provenire dal salone e si diresse in tutta fretta dai suoi genitori. Cercò subito suo padre, che la stava aspettando al limitare della pista da ballo. James indossava l’abito militare da parata, bianco e azzurro con dei ricami in oro. Girava a bordo pista nervoso, non riuscendo a vedere la figlia. Emma gli si avvicinò raggiante, tanto che il padre si insospettì, visto che prima era mogia ed annoiata. Lanciò uno sguardo alla moglie, che fece spallucce.
Padre e figlia aprirono le danze e James colse l’occasione per interrogare la figlia, che aveva in volto un dolce sorriso da ebete: “Emma, tesoro … che cosa è successo ? Sei stata via un sacco di tempo … hai per caso incontrato qualcuno ?” La bambina arrossì imbarazzata: “M-ma che dite, padre. N-no, certo che n-no …” Abbassò lo sguardo, sapeva di non essere brava a mentirgli. Infatti il re non ci cascò ed insistette: “Tesoro, a me puoi dire tutto … come si chiama il fortunato ?” Emma sorrise, arrossendo ancora di più: “Killian. Si chiama Killian.” James le sorrise: “Non ricordo nessun Killian tra i principi che tua madre ha invitato … ma ce ne sono così tanti che potrei averlo dimenticato.” Emma si limitò ad annuire. Non faceva che ripensare a quei due magnifici occhi blu e a quel bacio.
Una domanda le affiorò nella mente e chiese al re: “Padre … come si fa a capire quando si è innamorati ?” James sobbalzò, stupito dalla domanda. La mia bambina sta crescendo così in fretta ... pensò il re, ricordando quanto era carina Emma da neonata e quanto tempo era passato dalla sua nascita.
Le sorrise nuovamente: “Quando si è innamorati, si pensa sempre all’altro. Si desidera passare tanto tempo con l’altra persona, rivederla e scambiarsi i propri pensieri. Si desidera la compagnia dell’altro ed il suo affetto.”
Emma si disse che non avrebbe mai più potuto vedere quel bambino e sospirò: “Temo di essere innamorata, padre. Ma lui … non è un principe. L’ho incontrato mentre rubava del cibo, ma non è cattivo ! Lui … credo … di essermi innamorata di lui, padre.” Il buon re le sorrise paterno, era contento che la figlia gli avesse rivelato la verità. La rassicurò: “Bambina mia, ricordi cosa dicevo sempre a tua madre ?” La piccola annuì: “Che l’avresti sempre trovata.” Lui esclamò: “Esatto. Se è vero amore, un giorno vi rincontrerete. Ora fa felice il tuo caro papà, concedigli questo ballo come si deve, mi stai pestando i piedi.” I due risero allegri e ripresero a danzare.
Biancaneve notò subito il cambiamento di umore della figlia ed in quel momento, mentre guardava suo marito e sua figlia ballare allegri, Brontolo le si avvicinò con un sorrisone stampato sul viso. Ciò era molto strano per il nano, tanto che la mora gli chiese: “Brontolo, cosa ti fa essere così di buon umore ? Rendimi partecipe della tua felicità.”
Il nano rispose subito, sorpreso dalla domanda: “Mia regina, credevo lo sapeste … ho da poco visto la principessina con il suo promesso sposo, un ragazzino davvero bello e dall’aria intelligente. Sembra essere un buon partito. Si tenevano per mano, sono così contento per Emma e-“ Venne interrotto dalla donna, che esclamò: “Fidanzato ? Ma se Emma ha respinto tutti i suoi pretendenti !”
L’altro fece spallucce: “Forse ha cambiato idea.” La mora ci pensò un po’ su, difficilmente la figlia cambiava idea. Era testarda quasi quanto lei, se non di più. Così si fece descrivere il ragazzo dal suo fidato amico e lo congedò: “Grazie, Brontolo … va pure adesso.”
Sicuramente non era nessuno dei principi presenti al ballo. Ma allora chi era quel ragazzo sbucato dal nulla ? Si doveva certamente indagare, ma quella sera doveva concentrarsi sulla festa: era il momento dell’incoronazione.
La tiara luccicava splendente sul capo di Emma, che sentiva gli occhi di tutti i presenti puntati su di sé e la cosa la metteva in soggezione. Capì allora cosa intendeva la madre riguardo al peso di quella coroncina: era ciò che rappresentava a pesare, non il metallo di cui era fatta. Simboleggiava il potere e la responsabilità che, da regina, avrebbe avuto.
Ascoltò le parole della madre, che ripeté ai suoi sudditi le caratteristiche di una buona regina, affermando che era certa che Emma sarebbe stata degna di quel ruolo.
La bambina però aveva paura di deludere le aspettative dei suoi genitori e del suo popolo. Ma per il momento, si godeva la festa e rideva allegra con la madre ed il padre, che per un momento avevano dimenticato la minaccia della regina cattiva, presi dalla allegria di quella festa a cui tutto il reame partecipava gioioso.

~

Nel suo palazzo oscuro, Regina osservava nel suo specchio magico l’episodio: un bambino sconosciuto che bacia la principessina Emma. Sospirò, rivolta al genio: “Ai miei tempi il primo bacio non si dava da poppanti … questi giovani d’oggi, non vedono l’ora di crescere. Sono così arroganti e sfacciati !” Lo specchio si unì a lei: “Avete ragione, mia regina … che ne facciamo del moccioso ?” La donna rispose: “Ho in serbo una sorpresa per questo ragazzino … vediamo, mi hai fatto vedere che si chiama Killian ed è il figlio di un capitano della marina del reame sulla costa. Interessante …”
La strega già complottava. Sapeva riconoscere il vero amore e quel bacio così ingenuo che i due bambini si erano scambiati era l’inizio di una storia d’amore. Regina avrebbe compiuto la sua maledizione, togliendo il lieto fine a quella principessina viziata che se ne stava nel suo bell’abito candido con i genitori, ballando nel castello. Il suo castello, quello che Biancaneve ed il principe le avevano sottratto.
Ma la sua vendetta sarebbe stata dolce ed appagante. Non si sarebbe fermata davanti a niente e nessuno. Il destino della giovane Emma era segnato. E lei ne sarebbe stata l’artefice principale. Ma aveva bisogno di un alleato per compiere il suo piano malefico. Sapeva a chi rivolgersi, doveva solo trovare un modo per convincerlo.
Escogitò un piano, che sarebbe senz’altro riuscito e si materializzò nel luogo dove il potente stregone a cui voleva chiedere aiuto era imprigionato.
Tremotino la salutò allegramente da dietro le sbarre: “Regina, che piacere vederti ! – fece un ampio gesto con la mano e si inchinò – cosa ti porta qua, mia cara ?” Lei digrignò i denti e rispose seccata: “Lo sai benissimo. Sai, ho sentito di un mago che trasforma le ragazze in cigni per abbellire il suo laghetto personale, dove posso trovarlo ?”
Lui alzò un indice: “Precisiamo: trasforma le principesse in cigni. Sai, sono così lamentose, non fanno altro che chiedere di essere riportate a casa dai loro genitori e bla bla … In ogni caso … sì, conosco il mago che stai cercando.”
Regina fece un sorriso sadico e disse: “Sai … ho pensato che tu, una volta libero, potrai darmi delle informazioni su di lui.” L’Oscuro fece una faccia pensierosa: “Mmh e tu cosa mi darai in cambio ?” Regina soffiò, mettendo le mani sulle sbarre della carcere del mago oscuro: “La libertà.”
Tremotino scoppiò in una risata fragorosa: “Ma quale scemenza dici, Regina ? Credi davvero che io non possa liberarmi da solo ? Andiamo, dimmi qual è la vera merce di scambio.”
Regina roteò gli occhi spazientita ed estrasse dalla tasca del suo vestito un sacchetto verde pastello, chiuso da una corda color rame. Lo passò a Tremotino, che lo aprì curioso, trovandoci dentro nulla: “Che scherzo è mai questo, Regina ? Se non ti interessa fare uno scambio, puoi anche –“ “Fagioli. Fagioli magici.” disse la donna, sorridendogli complice. Lui si avvicinò a lei, mettendo le mani ruvide sulle sue lisce: “Continua.”
Regina ghignò compiaciuta: “So dove trovarne e tu conosci la loro proprietà … ma ho bisogno del tuo aiuto. Dovrò rubarli a Baba Yaga la strega e tu sai quant’è potente. L’unico che può tenerle testa sei tu.”
Tremotino sorrise per il complimento e fece un altro inchino: “Modestamente ihihi – ridacchiò e allungò una mano verso l’esterno – andata ?” Regina gliela strinse subito con decisione: “Andata.” Con uno schiocco di dita la regina liberò il suo maestro e li materializzò entrambi nel castello oscuro, dove avrebbero elaborato insieme un piano per derubare Baba Yaga, la strega del nord che adorava mangiare bambini. O almeno così si narrava, in realtà lei non li mangiava, ma li cresceva come figli suoi, sopravvivendo ad ogni bambino che aveva allevato, essendo immortale.
Baba Yaga ammaliava gli uomini con la sua splendida bellezza, infatti non invecchiava mai. Si diceva che avesse gli occhi verde smeraldo e dei lunghi capelli color ebano, il suo viso era dolce e la sua voce soave come la più bella delle melodie. Le sue labbra scarlatte e le sue lunghe ciglia facevano innamorare ogni uomo che posava gli occhi sul suo magnifico corpo sinuoso e candido. La strega teneva molto alla sua giovinezza e ciò che la conservava bella e giovane era la magia dei fagioli magici, che coltivava gelosamente nel suo orto. Se li avesse perduti, la sua bellezza sarebbe svanita e tutti i suoi anni le sarebbero piombati addosso, riducendola ad una vecchia piena di rughe ed orribile. Dunque la maga proteggeva i fagioli con tutti i suoi incantesimi più potenti e solo Tremotino sarebbe riuscito a rubarglieli, ma non senza l’aiuto di Regina, che sapeva dove trovare la fattucchiera ed anche il luogo in cui nascondeva i fagioli magici.  Infatti la strega abitava in una capanna che si muoveva in continuazione, grazie a delle zampe di gallina di cui era provvista. Si diceva anche che le bambine che rapiva divenissero sue serve, insieme ad un gatto nero parlante.
Ma Regina e Tremotino non si sarebbero fermati davanti a nulla, pur di ottenere ciò che desideravano. 



Angolo autrice:
Eccomi con il primo vero capitolo ... anche se forse è un po' troppo breve, ditemi voi. Non riesco mai a regolarmi con la lunghezza dei capitoli, in ogni caso credo che i prossimi dovrebbero essere più lunghi ... almeno credo.
Ho voluto iniziare parlando della nostra protagonista e della sua vita a palazzo con i suoi genitori. La parte realmente interessante, a mio avviso, arrivarà tra due capitoli ... quindi portate pazienza.
So che in teoria, secondo la storia originale, Killian dovrebbe essere almeno un trentenne ... ma non sarei mai riuscita a gestirli così, dunque ho preferito mandare al diavolo la questione e renderlo un coetaneo di Emma. Spero che la cosa non vi disturbi troppo.
Ehehe vi piace il personaggio di Baba Yaga ? Ho fatto un misto tra la storia originale e cose che mi piacevano di altre streghe ... sono l'autrice, quindi POSSOOO ! *si gasa e urla come il Principe Giovanni: "Potere, POTEREEE ... muahahah potere ..."*
Lo approfondirò con il tempo, mi diverto già all'idea. Lei non sarà l'unico personaggio nuovo, spero vi piacciano.
Mi auguro che anche questo capitolo abbia il "successo" del prologo. Ringrazio di cuore chi ha letto, ma soprattutto le tre ragazze che hanno recensito, per cui ho pubblicato il capitolo prima del tempo ...
Per pestaggi (ma anche no !), commenti vari e altro, recensite o scrivetemi ;)
A presto, cari lettori !
La vostra Rora-chan

 
  
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