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Autore: SkyDream    10/06/2015    4 recensioni
Una notte Heiji Hattori si alza senza fiato, Kazuha è scomparsa e apparentemente non si può fare nulla se non aspettare che accada qualcosa.
Quella stessa notte una nuova spia entra nell'Organizzazione con l'intento di far fuori Toyama, Hattori e suo figlio.
Qui comincia l'ultimo caso di Heiji, che si ritroverà a scoprire cosa significano veramente le parole coraggio, amore e speranza.
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Heiji Hattori, Kazuha Toyama, Un po' tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Raccolta storie su Heiji e Kazuha'
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Without tou- The Last Case of Heiji Hattori
Capitolo 2 

«Mi è piaciuto molto come te la sei cavato con il bersaglio, hai una mano un po’ insicura ma un’ottima mira. Complimenti.» L’uomo si sedette a una grande scrivania scura, si accese un sigaro pesante e ne tirò un bel respiro.
«Ne sono onorato signore, ciò che faccio è per servirla.» Rispose Kir tossicchiando per il troppo fumo, lo aveva sempre odiato.
«Sono certo che sarai molto felice quando ti informerò della tua prima missione. E si da il caso che lo stia per fare.» L’uomo gli passò un sigaro acceso, Kir ne prese una boccata grande e poi espirò sforzandosi di non tossire come una femminuccia.
«Oggi pomeriggio avremo una bella visita da quello che si fa chiamare Kudo Shinichi, lo Sherlock Holmes del nuovo millennio dicono. Che sciocchezze che inventano. Sai quale sarà il tuo compito?» Chiese carezzando il dorso del sigaro e alzandosi dalla sedia per fare due passi.
«Ucciderlo a sangue freddo, signore.» Rispose Kir facendo finta di continuare a fumare, non era tabacco quello che si sentiva, aveva la testa annebbiata.
«Potrebbe essere un’ idea, ma vedi, noi dell’Organizzazione siamo molto più raffinati. Dovrai chiedergli di portare con sè Hattori se vogliono scoprire qualcosa, li aspetterai all’entrata e poi li farai saltare in aria non appena entreranno nell’edificio. Voglio fatto tutto nei dettagli passo dopo passo, sono stato chiaro?»
Kir si guardò le mani e le nascose sotto le maniche del giubbotto di pelle.
«Sarà fatto, signore. Non dubiti delle mie abilità, la renderò fiero di me.»
***
Le era scivolata via dalle mani di notte, in silenzio. L’avevano rapita, magari avevano abusato di lei e l’avevano pure uccisa. Era morta.
Poggiò il braccio sugli occhi, li sentiva pesanti ma non riusciva chiuderli. Lei era lì.
Ormai era sdraiato sul suo letto da più di un ora, non riusciva nemmeno a piangere. Prese un bel respiro, l’odore di fragola gli salì fino alla testa già pronta per impazzire.
Non avrebbe mai più respirato veramente, non più.
Il telefono squillò, lo prese sperando in una smentita ma si rese conto che era Kudo, chiamava col suo vero telefono e non era mai un buon segnale.
«Ehi, Hattori! Non ci crederai mai ma non ti sto parlando dal modulatore! Agasa e Haibara hanno trovato la soluzione, che ne dici di incontrarci? Devo parlarti di un piano…» Non lo lasciò finire.
«È..l’hanno uccisa.» Appena lo disse ad alta voce realizzò quello che era successo, si sentì ancora peggio. Avrebbe dovuto dirlo prima ad alta voce, realizzare che era morta gli faceva male.
Era morta per sempre. Si può amare per sempre, si può morire per sempre.
«Chi? Cosa? Hattori..?» Kudo parlava spaventato dall’altra parte.
«Gli uomini in nero e come se non bastasse credo che fosse finita in mezzo ai loro casini…tutto è cominciato ieri sera…»
Dopo aver finito il suo racconto, Shinichi rimase in silenzio per un abbondante minuto. Dentro il suo cervello giravano mille rotelle dagli ingranaggi ben oliati. Bastava farli girare al momento giusto.
«Ci penserò io a scoprire qualcosa.» Fu la sua ultima frase. Voleva avvertirlo che sarebbe andato da quegli uomini, ma nello stato in cui si trovava non sarebbe stato diverso dall’invitarlo a suicidarsi.
 
Quando Shinichi entrò nell’magazzino sotterraneo non si stupì di trovarlo completamente deserto, solo una persona era poggiata allo stipite di una porta, il grande neon la faceva risaltare. Aveva i capelli molto corti e portava un cappello nero calato sulla fronte sfigurata da una grande cicatrice, con le mani rigirava un mazzo di chiavi luccicanti, il piede destro era poggiato al muro e alzò appena gli occhi quando si avvicinò.
«Non è stata una mossa intelligente la tua, Kudo. Venire fin qui da solo è una pazzia inconcepibile, potrei tranquillamente farti fuori.» Esclamò Kir avvicinandosi, continuava a far tintinnare le chiavi.
«Non sono ancora uscito di senno, volevo solo tastare il terreno e comunque sia ti assicuro che non sono solo.» Rispose lui incrociando le braccia e mettendosi nella stessa posizione del nemico.
«Hattori di Osaka, è con te?» Chiese stavolta alzando veramente gli occhi e cercando quelli di Shinichi, non si erano mai fissati negli occhi, non l’avrebbe riconosciuta.
 Accidenti però, erano uguali a quelli suoi…il colore del mare.
«Heiji? No, non era decisamente in grado di venire.» Rispose l’altro, vediamo se la sua teoria era giusta…
«Per il rapimento della ragazzina? Era solo d’impiccio, risolverà molto meglio i suoi casi…quelli che gli rimangono. Questo potrebbe essere il suo ultimo caso.» Rise sguaiatamente Kir, ma dentro di sé –quella piccola parte di Kazuha che si sforzava di non uscire- piangeva amaramente.
«Non dire sciocchezze, è evidente che voi questa ragazza non l’avete nemmeno toccata.» Sorrise sornione quello, Kir smise di ridere e lo guardò con terrore.
«Che diavolo dici, Kudo?» Esclamò portando una mano sulla sua gola, tremava.
«Smettila, sai benissimo che Kazuha è scappata: ha messo una corda nuova alla staccionata del balcone, ha messo al collo il portafortuna, si è portata via due foto e si è pure cambiata. In tutto ciò suo padre l’ha assistita e l’ha aiutata a disfarsi della corda che h leggermente scheggiato la vernice. Sbaglio? Visto che sei tu, Kazuha Toyama. Non ci sono telecamere, puoi smetterla di usare il modulatore.»
Kazuha allentò la presa, sentì tutto crollare attorno a sé.
«Accidenti, come lo hai scoperto?» Sussurrò lei spegnendo il modulatore.
«Tuo padre e il signor Hattori non erano per nulla preoccupati, non hanno nemmeno finto. Il fatto che tu non sapessi che ti avevano finto morta è la prova che è stata una cosa montata sul momento, Toyama deve essersi accorto che Heiji era andato a curiosare nella tua camera. Oltretutto Agasa mi ha detto che aveva regalato un modulatore a tuo padre tempo fa. L’unica cosa che non riesco a capire è perché… cosa ti ha spinto in questo posto, Kazuha?»
La ragazza si tolse il cappello, calde lacrime le scendevano per il viso. Il suo Heiji si era preoccupato tanto.
«Suo padre aveva ricevuto una minaccia da parte dell’Organizzazione, chiamò in piena notte mio padre e io sentii tutto. Cosa avresti fatto al mio posto? Mi sono infiltrata in modo che potessi simulare la loro morte, da finti morti avrebbero avuto più tempo per prepararsi a un agguato con i fiocchi per l’organizzazione. Shinichi…io…» Kazuha lo guardò con così tanto desiderio che, se Shinichi non fosse stato già poggiato al muro, avrebbe volentieri indietreggiato.
«Ti prego, posso sentire la sua voce?».
 
Un momento dopo era con la foto di Heiji in mano, al telefono squillava il suo numero, aveva il batticuore.
«Kudo? Hai capito qualcosa? Sono ore che non ti fai sentire…Kudo?» Kazuha crollò in ginocchio, non avrebbe retto in silenzio a sentire quella voce così triste. Eppure se Heiji avesse scoperto tutto sarebbe corso in quel momento da lei, le avrebbe urlato contro e l’avrebbe trascinata a casa. Al sicuro. Pianse rumorosamente, sembrava morire e i gemiti uscivano soli come le lacrime, non proferì parola ma rimase ad ascoltare quel respiro così familiare. Shinichi passò una mano sulla sua spalla e si voltò per non guardare quella ragazza così coraggiosa piangere disperata, dilaniata dal dolore.
Lo avrebbe mai più rivisto?
Avrebbe mai rivisto il suo migliore amico?
***
Ancora turbato dalla telefonata di qualche ora prima, in cui una donna piangeva a dirotto dal telefono di Shinichi, Heiji rimase a fissare il suo amuleto portafortuna seduto sotto l’albero del giardino per un tempo che parve infinito, il laccetto annodato alle estremità cominciava a sciogliersi.
Aprì il piccolo sacchetto, ne uscì un anello della catena che da bambini li aveva legati, un paio di erbe della buona sorte e…una piccola foto? Heiji la prese e l’avvicinò, lui guardava verso destra e Kazuha sorrideva e salutava all’obiettivo.
Quella volta stavano andando alla stazione per andare da Kusukawa, il famoso caso dell’avvocato che li aveva quasi uccisi. Ricordava perfettamente che singhiozzava forte, sentiva il suo pianto alle sue spalle.
Il pianto.
«Kazuha…» Sussurrò alzando gli occhi al cielo, si concentrò e poi mise a confronto i due pianti. Erano diversi, quello al telefono era molto, molto più disperato.
«Kazuha…» Sussurrò mordendosi il labbro e sentendolo salato, la foto si girò al contrario e mostrò una piccola scritta. Ti Amo. Ti proteggerò per sempre.
Ancora quel sempre.
«Kazuha...» Fu l’ultimo sussurro, portò la foto al cuore e per la prima volta si sfogò.

ATTENZIONE: A CAUSA DI PROBLEMI TECNICI LA STORIA POTREBBE SUBIRE RITARDI IN QUESTA SETTIMANA.
Spero di risolvere al più presto il problema, mi scuso anticipatamente.


_SkyDream_
   
 
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