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Autore: SkyDream    12/06/2015    4 recensioni
Una notte Heiji Hattori si alza senza fiato, Kazuha è scomparsa e apparentemente non si può fare nulla se non aspettare che accada qualcosa.
Quella stessa notte una nuova spia entra nell'Organizzazione con l'intento di far fuori Toyama, Hattori e suo figlio.
Qui comincia l'ultimo caso di Heiji, che si ritroverà a scoprire cosa significano veramente le parole coraggio, amore e speranza.
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Heiji Hattori, Kazuha Toyama, Un po' tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Raccolta storie su Heiji e Kazuha'
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Without you - The Last Case of Heiji Hattori
Chapter III


Quando tornò in camera, Kir si accorse di una busta attaccata alla porta, dentro c’erano delle mappe e un foglio per attivare la bomba che avrebbe ucciso Shinichi ed Heiji. C’erano anche altre informazioni molto importanti.
 
-Ore 16:00 Attivare la bomba nell’atrio 41
-Ore 22:30 Attivare le bombe in casa Toyama e Hattori.
 
Erano questi i punti principali. Doveva riuscire a far avere le informazioni a suo padre, ma come? Come?
 
***
« Tu sei pazzo, Kudo! Vuoi andare nel covo di quei criminali senza che nessuno della polizia lo sappia? Ultimamente siete tutti matti in questa città! E poi da quando il covo è proprio a Osaka?» Strepitò in pieno dialetto del kansai il povero Heiji che, al limite della pazienza, stava per strozzare il suo migliore amico.
«Te l’ho detto, potrai vendicare Kazuha e salvare altre vite innocenti. Cosa ti costa in fondo? Ho in mente di andarci per le quattro di questo pomeriggio, sarà una grande giornata, Hattori…preparati.» Shinichi terminò il caffè e poggiò la tazzina sul tavolino basso della cucina, si alzò in fretta e fece per uscire.
«Kudo, chi era ieri al telefono?» Esclamò Heiji fermandolo sul ciglio della porta.
«Ho perso il cellulare, non saprei dirtelo proprio.» Sospirò l’altro andandosene, scese velocemente le scale e sparì per una direzione sconosciuta.
Heiji rimase con un braccio sullo stipite della porta e la testa poggiata a esso, non sentiva Kazuha da troppo tempo e l’amaro cominciava a salirgli in bocca. Buttò via il caffè rimasto e salì in camera per prepararsi all’incontro fatale.
 
Erano quasi le 16 quando Shinichi inviò l’ultimo messaggio a Ran, dicendole che stava andando a riposare, e digitò il codice di sicurezza per entrare nel magazzino segreto. Quando entrarono rimasero entrambi di sasso, era immenso e sembrava grande il doppio dentro, era illuminato da varie lampade al neon e una grande finestra sul tetto.
Presero le pistole e le nascosero per bene nelle tasche, il piano era quello di minacciare il capo, Kobashi a  quanto sembra, e scoprire i dettagli dei prossimi piani. Magari senza essere uccisi.
Le luci si spensero di colpo, un rivestimento metallico ricoprì il vetro oscurando il sole e i due detective si ritrovarono al centro della stanza completamente soli e con un solo neon a illuminare tutto. O almeno così credevano.
«Dovrei uccidervi, è per questo che sono stata pagata. Per farvi fuori in un colpo solo, salterete in aria come due bellissimi fuochi d’artificio.» Rise Kir avvicinandosi con aria sicura, sorrise mostrando la dentatura perfetta che faceva a pugni con la brutta cicatrice che gli deturpava buona parte del viso.
«Tu devi essere nuovo, non ho mai avuto l’onore di vederti prima.» Rispose Heiji avvicinandosi, aveva gli occhi attenti e lucidi. Era pronto a cercare l’assassino di Kazuha, l’avrebbe trovato a qualunque costo e l’avrebbe sbattuto in cella a morire lentamente sotto tortura. Come si sentiva lui adesso, torturato poco a poco.
Prima avrebbe dimenticato il suo tocco, poi il suo profumo, poi il suo sorriso e la sua voce, non avrebbe più rivisto il suo volto non appena chiudeva gli occhi. L’avrebbe dimenticata forse. Per colpa di qualche bastardo.
«Sì, sono nuovo. Tu e il tuo amico volevate scoprire qualcosa di interessante vero? Perfetto, ho il contratto che fa per voi.» Disse Kir uscendo un telecomando e una pistola, si sistemò il cappello sulla testa e rise nervoso.
«Prima che tu ricomincia a parlare con quella voce urtante che ti ritrovi. Sei stato tu a uccidere Kazuha?»  Il tono di Heiji tradiva la sua rabbia e la sua tristezza che cercava di nascondere.
«No, non l’ho uccisa io ma ho contribuito. Sai, prima di essere uccisa ci pregò di non toccarti per nessun motivo. Ti voleva bene, ti…ti amava, Heiji. Ha dato la sua vita per te.» Kir alzò lo sguardo e fissò gli occhi di Heiji per un momento che parve infinito, poi allungò la mano verso di lui senza uscirla dalla giacca di pelle nera troppo grande e con un dito mangiucchiato e annerito indicò il telefono.
«Chiama il capo questore di Osaka e passamelo, devo dirgli due paroline.» Esclamò con aria severa mentre il detective, ancora in trans da quelle parole che lo avevano scosso, incespicava nei suoi stessi movimenti alla ricerca del telefono.
Lo aprì e compose il numero a memoria passandolo al ragazzo, gli sfiorò le dita e poi le ritrasse velocemente.
Aveva contribuito. Aveva contribuito a uccidere la sua Kazuha però…c’era un tono in quelle parole che gli faceva andare a monte il perfetto puzzle che aveva composto nella sua mente.
«Non funziona, Hattori. Niente scherzi!» Buttò a terra il telefono e lo schiacciò con violenza fino a romperlo in mille pezzi.
Heji si voltò verso il suo collega che stava mettendo una mano dentro la giacca.
«Uscirà la pistola e lo ucciderà. No, Shinichi non ucciderebba mai una persona. E io? Ucciderei mai l’assassino dell’unica persona che ho…che ho…» Pensava Heiji tremando leggermente ma sforzandosi di rimanere fermo e sicuro di sé.
Shinichi uscì il suo telefono e lo diede in mano a Kir, lo guardai un po’ e finalmente il puzzle tornava. La figura non era quella che cercavo io, era un’altra. Una splendida e terrificante realtà.
«Sta’ fermo, Hattori. C’è tempo per ogni cosa ma non ora…non ora, credimi.» Gli sussurrò Shinichi fermandolo per un braccio, era assurdo come il suo amico riuscisse a leggergli nel pensiero.
«Pronto? Parlo con il capo questore di Osaka? Bene, bene, bene, volevo informarla che oggi verso le 22 ci saranno i botti di capodanno in anticipo. Volevo augurare a lei e la sua famiglia una splendida serata…» Disse Kir voltandosi e dando le spalle ai due detective, una luce accecante li colpì e la spia lasciò cadere il telefono a terra.
Un colpo di pistola fendette l’aria.
Un fischio infinito che avrebbe segnato il destino di tre ragazzi.
 
Kir aprì gli occhi e si ritrovò a terra schiacciato dal peso di Heiji  che gli proteggeva la testa poggiandola al suo petto.
«Tutto bene, Kazuha?» Sussurrò il detective togliendole il cappello e passando una mano sulla finta cicatrice.
«Io…io..» La voce utilizzata non era più quella di Kir ma era la sua, il modulatore doveva essersi rotto nell’impatto.
«Va tutto bene, Kazuha. Torneremo a casa, tranquilla. Ora sta tranquilla, okay? Ci sono io con te adesso.» Heiji prese a carezzarle il viso e poi alzò gli occhi in direzione dello sparo. Kobashi impugnava la pistola e la stava indirizzando contro la ragazza, era una traditrice per loro.
«Non avresti dovuto chiamare tuo padre, ti avevo detto di non fare altro che farli saltare in aria. Poi ti ho sentito parlare delle ultime parole di Kazuha, peccato che noi non c’entriamo nulla con il rapimento, dico bene mini-Toyama?»
Il silenzio regnò sovrano, Kazuha si alzò buttando a terra la giacca e il cappello, ne uscì una pistola e allontanò Heiji dalle sue spalle.
«Te lo dirò fuori da questa situazione, ma ti prometto che stavolta lo dirò.» Sussurrò lei pronta a sparare.
Kobashi cliccò il bottone della bomba e in un istante l’intero magazzino saltò in aria di fronte i suoi occhi spregevoli, tornò nel corridoio adiacente ridendo soddisfatto e poi sparì.
Shinichi teneva chiusa la porta della camera in cui erano riusciti a rifugiarsi un momento prima che la bomba sotto di loro scoppiasse, avevano i vestiti bruciacchiati e i volti anneriti ma stavano bene.
Quando si voltò verso il Detective dell’Ovest lo trovò con Kazuha svenuta tra le braccia, la guardava con gli occhi lucidi e la teneva come se fosse fatta di vetro.
«Credevo fosse morta…io credevo fosse morta.» Heiji chiuse forte gli occhi e l’abbracciò forte fregandosene della reazione del suo amico.
Il profumo di fragola gli invase le narici e in un momento si accorse che il suo profumo non lo avrebbe mai dimenticato.
 
L’orologio di Shinichi trillava la mezzanotte, mandò l’ultimo messaggio a Ran dicendole che aveva mangiato dell’ottimo sushi e ora andava  letto dopo aver bevuto troppo sakè. Si sistemò i brandelli della giacce e poggiò la testa al muro per riposare, stranamente ci riuscì.
Heiji invece era sdraiato a terra con Kazuha accanto e le aveva coperto le spalle con quello che restava della giacca verde che aveva, continuava a carezzarle il viso e ormai aveva quasi del tutto tolto la cicatrice disegnata.
«Mi dispiace averti mentito, non volevo farti del male ma era l’unica soluzione.» Sussurrò la ragazza mettendo una mano su quella dell’amico, quel contatto caldo la fece sorridere.
« Dovevi parlarne prima, ti avrei aiutata e…»
«Appunto, non volevo che ti mettessi in pericolo con la testardaggine che ti ritrovi…l’ho fatto perché ti metti sempre nei casini e poi i criminali vogliono ucc..» Non arrivò a terminare che Heiji l’abbracciò ancora ma stavolta era sveglia e sentiva perfettamente ogni respiro di Heiji farsi più pesante.
«Non mi interessa, solo…non lo fare mai più. Intesi?»Lei annuì e nascose il viso sulla clavicola dell’altro, nonostante fossero scampati alla morte continuava a profumare di menta e mare. Il suo Heiji aveva sempre profumato di menta e mare.
«Mi sei mancato…» Sussurrò lei arrossendo, si strinse forte a lui e cercò di sincronizzare i respiri.
«Non voglio aspettare, Kazuha, il terrore di essere rimasto zitto mi ha aperto gli occhi in questi giorni.» Le sussurrò mordendosi il labbro. «Per me rimarrai sempre una ragazzina petulante e prolissa, ma ho bisogno di dirtelo o giuro che impazzisco…»
«Disse il prolisso…» Sorrise lei, ma l’altro non l’ammonì.
«Mi piaci, Kazuha. Mi piaci così come sei, petulante, prolissa e…» Prese un respiro e poi sorrise pure lui « E infinitamente testarda.»
Lei uscì fuori la testa dal petto di Heiji e lo guardò con dolcezza e stupore.
«Anche tu sei testardo e prolisso.» Constatò lei sussurrando, i loro occhi si incrociarono e poi Heiji le prese il viso con entrambe la mani.
«Giuro su tutti i Numi del cielo che in questi giorni ho rasentato la pazzia per colpa tua, me la pagherai ora. Me la pagherai cara.» Le sussurrò all’orecchio per poi poggiare la sua guancia su quella dell’altra, aspettò qualche secondo e poi la baciò,
Fu un bacio disperato e travolgente che superava i confini della timidezza e delle parole.
Era amore sciolto, amore vero e puro. Amore disperato, tarpato dalla testardaggine che usciva fuori di botto finalmente libero di essere espresso.
 
E in una lontana Tokyo, Ran rileggeva l’ultima riga del messaggio.
…qualsiasi cosa succeda, ricordati quanto tengo a te.

Angolo autrice
Sembra che i problemi tecnici siano leggermente rientrati, non assicuro nulla per il capitolo di domenica (che sarà l'ultimo), ma sappiate che è già pronto.
Bhe, ringrazio tutti coloro che stanno leggendo e recensendo questa strana storia che, tutto sommato, mi convince e non mi convince.
Vi va uno spoiler? Dai, a chi non va uno spoiler?!
*SPOILEEER*
«Kazuha, ci penso io. Va’ a casa, va’ via di qui.» Le ordinò suo padre prendendo in braccio il corpo inerme del ragazzo, perdeva sangue e non si muoveva, gli occhi erano socchiusi.
«No, voglio andare con lui! Non scapperò di nuovo, non voglio abbandonarlo così.» Urlò mentre la stanchezza e la paura non le permettevano nemmeno di stare in piedi.**


 
   
 
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