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Autore: XOXO_ARYA    10/06/2015    1 recensioni
Dopo la morte di Aragorn, è tempo per Legolas di intraprendere il suo viaggio verso Valinor.
Sarà pronto ad aprire il suo cuore e a lottare per amore?
NB: i fatti sono basati principalmente sui film e nel racconto compaiono nuovi personaggi non presenti nella storia originale.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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4. NUOVI ARRIVI
 
Quella notte dormii bene. Mi svegliai davvero riposata, ed estremamente felice. Non riuscivo a dimenticare le dolci labbra del mio principe. Avevo una voglia folle di vederlo, di abbracciarlo, di perdermi nei suoi occhi.
 
Mi vestii con calma, curando più del solito il mio aspetto. Scelsi un vestito corto e attillato, in velluto di color bordeaux. Indossai dei pantaloni di pelle nera, anche questi attillati e i miei soliti stivali lunghi.
Mi guardai allo specchio. Sì, ero proprio raggiante quella mattina. Scesi di corsa a fare colazione e mi misi ad intrecciare una coroncina di fiori, appoggiata al pesco in giardino.
Non avevo proprio voglia di allenarmi. Volevo solo crogiolarmi nel ricordo della sera precedente.
 
Quando vidi Legolas scendere le scale che portavano al giardino, il mio cuore perse un battito. Era cosi regale che solo a guardarlo mi sentivo in paradiso.
 
«Ti va di cavalcare un po'? Stamattina vorrei andare al fiume. Ti va di accompagnarmi?» Mi guardò con quei suoi occhi penetranti, quasi a dirmi che non avrebbe accettato un NO come risposta.
 
Indossava una semplice tunica beige e dei pantaloni attillati di pelle marrone. Portava arco e faretra sulla schiena, e un piccolo pugnale sporgeva dai suoi stivali.
 
Annuii semplicemente, in quel momento avevo perso l'uso della parola. Mi condusse per mano nelle scuderie e si mise a sellare il suo cavallo. Io non avevo voglia di disturbare Aras. La nascita del cucciolo ormai era vicina e la sua compagna si stava rimettendo in forze. Non volevo proprio separarli, cosi decisi di prendere la giumenta di mia madre, Persefone.
 
La tirai fuori dal suo box e aspettai che Legolas finisse di prepararsi.
 
«Come mai non prendi Aras? Non vuoi separarli eh?» Mi osservò con quel suo sorrisetto cosi sexy.
 
«Esatto. la nascita del piccolo non è lontana, preferisco che ci sia lui al suo fianco. Per lo meno può venire ad avvisarmi se dovesse iniziare il parto. Non credo che Herenya si sia rimessa a tal punto da poterlo affrontare da sola. Avrà bisogno di me.»
 
L'elfo si avvicinò a me e sfiorò la mia guancia con la sua mano. Percepivo sulla pelle la ruvidità dei calli dovuti all'uso prolungato dell'arco. Indugiò accarezzandomi le labbra, poi si separò da me e riprese in mano le redini del suo cavallo.
 
«Come mai non la selli?»
«Mi piace cavalcare senza sella né briglie. Mi fa sentire più connessa all'animale. In più, non ho bisogno di redini per farle capire dove intendo andare. Mi basta solo dirglielo.»
Gli sorrisi timidamente, consapevole della sua curiosità riguardo al mio dono.
 
Cavalcammo insieme fino al fiume. Ci fermammo lungo la sponda e lasciammo i cavalli a pascolare. L'acqua scorreva tranquilla lungo gli argini e il sole risplendeva nel cielo. Era una giornata abbastanza calda, ed io avevo scelto male il mio vestito. Avrei tanto voluto immergermi nelle acque, ma non ero sola, e non intendevo lasciare che nessuno mi vedesse con indosso solo la sottoveste.  Tantomeno Legolas. Optai quindi per rinfrescarmi soltanto il viso e le mani, e mi tolsi gli stivali, lasciando i miei piedi liberi di farsi accarezzare dall’erba fresca.
 
Trascorremmo la giornata sdraiati sul prato ad ammirare il cielo, con i piedi immersi nell'acqua del fiume, a raccontarci la nostra infanzia.
Ogni volta che i nostri sguardi s’incontravano mi sentivo morire, perciò passai la maggior parte del tempo ad osservare le nuvole.
 
***
Era cosi bella lì sdraiata sull'erba, e io non potevo fare altro che guardarla. Più la osservavo, più notavo ogni sua piccola imperfezione che la rendeva ai miei occhi ancora più preziosa.
Quando non parlava, rimaneva con la bocca socchiusa, con le sue labbra carnose che lasciavano intravedere i suoi denti perfettamente bianchi.
Sentii in me nascere più di una volta il desiderio di unire le mie labbra alle sue, ma cercai di non darlo a vedere ed ascoltai tutto quello che lei decise di raccontarmi della sua infanzia. Mi piaceva cosi tanto sentirla parlare di se che non l'avrei interrotta per nulla al mondo.
 
Più la guardavo però, più la desideravo. Quella sua veste bordeaux cosi attillata risvegliava in me un desiderio primitivo, che si univa al crescente amore verso l'elfa.
Involontariamente sfiorai la sua mano e sentii Isaradith rispondere a quel contatto intrecciando le sue dita con le mie. Rotolai su un fianco per poterla osservare meglio, ed iniziai ad accarezzarle i capelli con l'altra mano. Adoravo quei suoi ricci ribelli. Ben presto anche lei si lasciò andare e si girò sul fianco per fissare i suoi occhi nei miei.
 
«E sei qualcuno ci vede? Agli occhi di tutti noi siamo cugini..»
 
«Nessuno ci vedrà, non ti preoccupare. E poi non stiamo facendo nulla di male. Per ora.»
 
Mi sorrise timidamente, nascondendo il volto tra i capelli. La sua timidezza e il suo imbarazzo mi rendevano ancora più desideroso di averla.
 
La vidi esitare con la mano ad un passo dai miei capelli.
 
«Accarezzami. Per favore» le sussurrai.
 
Con molta delicatezza posò una mano sul mio viso e dolcemente scese fino al collo, andando a sfiorare il mio orecchio.
 
«Amo le tue orecchie, e i tuoi capelli cosi lucenti.»
 
«Soltanto le mie orecchie ed i miei capelli? Com'è riduttivo il tuo amore» La presi in giro.
 
Lei di risposta si voltò sul fianco opposto per celare a me il rossore delle sue guance. L'abbracciai e sentii il suo corpo sussultare al contatto con il mio. Era tesa come la corda del mio arco. Le scostai i capelli dal collo e le diedi un piccolo bacio dietro la nuca. La sentii rabbrividire, sintomo che la mia vicinanza non le era indifferente. Osai di più, e feci scivolare le mie labbra lungo tutta la sua spalla.
 
Le sussurrai a fior di pelle «Voltati, te ne prego. Voglio poter ammirare i tuoi occhi»
Con lenti movimenti Isaradith si girò verso di me, tutta rossa in volto. Com'era dolce la mia amata, pensai.
Avvicinai il mio volto al suo e la guardai.
«Non avrei mai pensato che avere una cugina fosse cosi bello..» risi e lei mi spinse via con tutta la sua forza. Stava ridendo anche lei quando iniziammo a fare la lotta. Rotolammo insieme sul prato fino a quando io mi ritrovai sopra di lei.
Esitai quel poco che bastava per creare in lei il desiderio di sentire le mie labbra sulle sue, poi lentamente la baciai.
 
***
Quel bacio fu diverso da quello della sera prima. Sentii le labbra di Legolas muoversi con voglia sulle mie, e la sua lingua cercare la mia in modo irruento.
Il ritmo del bacio cresceva sempre più, e le mani dell'elfo scorrevano sul mio corpo con passione, quasi a voler esplorare ogni centimetro della mia pelle.
Rimasi immobile, capace solo di rispondere al bacio, con le mani posate sul petto del principe. Mi sentii imbarazzata per la mia poca esperienza, sapevo di essere parecchio rigida in quel momento, anche se il cuore mi stava esplodendo in petto.
Legolas si mise a sedere e mi tirò a se, e cosi mi ritrovai seduta sulle sue gambe, faccia a faccia con colui che tanto avevo sognato.
Mi prese il volto con entrambe le mani ed iniziò nuovamente a baciarmi, con ancora più foga. Intrecciò le sue lunghe dita nei miei ricci e cercò di colmare la distanza tra i nostri corpi attirandomi a se. Potevo sentire chiaramente il suo desiderio crescere insieme al mio.
Iniziò a mordermi le labbra e a succhiarle, provocando in me brividi che mi percorsero tutta la schiena.
Quando interruppe il bacio, sentii le mie labbra gonfie e leggermente doloranti, ma comunque desiderose di incontrare nuovamente le sue.
 
Mi guardò, ansimando sul mio viso.
«Potrei baciarti tutto il giorno, mia elfa. Ma ho paura che finirei con l'andar oltre.. Non ho mai desiderato nessuna come desidero te in questo momento. In realtà ti desidero in ogni momento, Isaradith. Non credo riuscirei a dare un senso alla mia vita senza di te, ora che ti ho conosciuto.» posò di nuovo le sue labbra sulle mie, questa volta delicatamente, depositandovi un dolce bacio pieno d'amore.
 
«Sentire queste parole pronunciate da te mi rallegra il cuore. Non so come funzioni l'amore. Non sono mai stata innamorata di nessuno, e non so se sia possibile che in due soli giorni questo sentimento sia nato in me. Sento che desidero conoscerti, starti accanto, proteggerti e trascorrere tutto il mio tempo in tua compagnia. Non posso nasconderti che ti trovo affascinante, la tua bellezza non è passata inosservata ieri sera al ballo. Molte ragazze ti guardavano incantate, e mi vergogno ad ammetterlo, ma io ero tra queste..».
 
«Io provo le stesse cose. E nemmeno io me lo so spiegare, ma mi sembra di conoscerti da sempre. Se tu me lo concederai rimarrò al tuo fianco ed impareremo a conoscerci, lontano dagli occhi indiscreti di persone che potrebbero riferire a mio padre di noi» Annuii felice, ma allo stesso tempo spaventata dall'idea che il re potesse scoprirci.
 
Il pomeriggio trascorse veloce insieme, tra baci e risate e tante, tante chiacchiere. Quando ormai il sole stava iniziando a calare prendemmo i cavalli e ritornammo a palazzo.
Trascorremmo la serata in compagnia della famiglia, raccontando loro una bugia sulla nostra giornata. Io avevo trascorso il pomeriggio al fiume a riposare, e Legolas in giro ad esplorare Valinor.
Cercammo di guardarci il meno possibile e soprattutto di non dare nell’occhio.
Passai la cena a discutere con le mie sorelle di quale fosse l’elfo più bello del ballo della sera prima, mentre gli uomini parlavano di difesa dei confini e di pattugliamenti.
Quando ci alzammo da tavola, mi recai nelle mie stanze con la scusa di essere molto assonnata. In realtà non intendevo passare un minutò di più a fingere di non provare niente per mio cugino. Per lo meno nella mia stanza avrei trovato una confidente silenziosa, la mia Yallë.
Fissai la luna per un tempo che mi sembrò interminabile, accarezzando il piumaggio del mio falco e cantando una canzone d’amore, quando sentii qualcuno bussare alla mia porta.
Corsi ad aprire, con le farfalle allo stomaco, e mi ritrovai il volto più bello del mondo davanti a me.
 
«Volevo darti la buonanotte Isa..»  mi guardò con uno sguardo cosi dolce che mi sciolse il cuore.
 
«Nessuno mi ha mai chiamato cosi. Non fraintendermi, mi piace parecchio, soprattutto pronunciato dalle tue labbra» arrossii scioccamente per la frase che avevo appena detto.
 
«Ti chiamerò cosi, se non ti dispiace, solo quando saremo da soli. Non mi è concesso trattarti con cosi poca formalità in pubblico.» detto questo, avvicinò le sue labbra al mio viso e mi diede un dolce bacio sulla guancia.
 
«A domani. Ti aspetto al fiume» mi fece l’occhiolino e sparì dietro la porta della sua stanza, senza nemmeno darmi il tempo di rispondere.
Domani ci saremmo rivisti ancora, da soli. Mi buttai sul letto e strinsi forte il cuscino, cercando di contenere la mia gioia. Non so bene quando riuscii ad addormentarmi, so solo che sognai lui.
 
***
Trascorse una settimana da quel giorno al fiume, ed io e Isaradith ormai ci vedevamo ogni giorno in segreto sempre nello stesso posto.
Stavamo iniziando a dare nell’occhio però, cosi quella mattina decisi di accompagnare mio padre ad accogliere una nuova famiglia di elfi che quella mattina era sbarcata a Valinor. Erano amici di vecchia data di mio padre e nella terra di mezzo risiedevano a Reame Boscoso.
Con loro aveva intrapreso il viaggio verso Valinor anche la loro unica figlia, Aredhel Felagund, un’incantevole elfa dai capelli biondi lisci, e dagli occhi marrone scuro; colei che mio padre avrebbe voluto come mia sposa. Né io né lei però avevamo accettato questa sua richiesta. Eravamo cresciuti insieme e il nostro legame era ben distante dal legame che mi univa ora ad Isaradith.
 
Quando la barca approdò al porto il mio sguardo si posò immediatamente sulla mia amica. Quanto mi era mancata! Mi salutò con un inchino che mi fece ricordare che ormai non avevamo più dieci anni, e che io ora ero un principe al quale lei doveva portare rispetto. Feci fatica a seguire l’etichetta, ma mi sforzai in presenza di mio padre. Quando finalmente ci incamminammo verso il palazzo, riuscii a parlare con Aredhel dimenticandomi delle gerarchie sociali.
 
«Amica mia, mi sei mancata molto in questi anni. Sono contento che tu sia finalmente giunta a Valinor. Com’è stato il viaggio? »
 
«Anche tu mi sei mancato Legolas! È bello rivedere il tuo viso amico in questa terra a me cosi nuova..Il viaggio è andato abbastanza bene, ma come potrai immaginarti mio padre ha rispolverato la storia del matrimonio, forse è per questo che ci stanno lasciando cavalcare fianco a fianco» sorrise, e non potei fare a meno di notare quanto quel sorriso fosse diverso da quello della mia amata. Aredhel era più sfrontata e meno timida. Ma soprattutto molto meno riservata ed impacciata. L’avevo vista far cadere ai suoi piedi una schiera infinita di elfi, ma mai aveva dato ad uno di loro la soddisfazione di averla conquistata. Giravano voci che il suo cuore fosse di pietra, o peggio che appartenesse a me, e che io continuassi a rifiutarla facendola soffrire tanto da costringerla a trattar male tutti gli altri elfi. Ovviamente la realtà era molto più semplice: anche lei come me non aveva ancora trovato la persona giusta.
Aredhel era un arciere provetto, abile con la spada e nel combattimento corpo a corpo. Disponeva di una grazia infinita, che la rendeva veloce e precisa nei movimenti.
Da piccoli ci allenavamo spesso insieme, e non perdevamo mai l’occasione di cacciarci in qualche guaio. Non vedevo l’ora di presentarla ad Isaradith, ero sicuro che sarebbero diventate grandi amiche.
 
«Sai già dove alloggerete?» le chiedo curioso.
 
«In una villa accanto al tuo maestoso palazzo» mi risponde sarcastica. «Cosi potremo ricominciare ad allenarci insieme come ai vecchi tempi..»
 
In quel momento pensai agli allenamenti con la mia elfa; in effetti stavo perdendo colpi, non so se per via dei sentimenti che provavo o per il fatto che preferivamo trascorrere le giornate al fiume piuttosto che allenarci. Sta di fatto che sentivo il bisogno di allenarmi con una persona alla mia altezza, ed ero contento fosse tornata a far parte della mia vita Aredhel.
 
Arrivati a palazzo, mio padre non tardò ad annunciare l’arrivo del suo fedele amico e della sua famiglia, e cosi ci ritrovammo tutti nella sala principale del palazzo ad accoglierli. La vidi, la mia bellissima elfa, accanto alle sue sorelline, mentre cercava di guardarmi senza arrossire, impresa a lei impossibile.
Presi la mano di Aredhel e la condussi da Isaradith. Le presentai e spiegai con calma alla mia amica il dono stupendo della mia amata. Cercai di tenere chiusi in un angolino i sentimenti che provavo per quella che tutti conoscevano come mia cugina, non volevo assolutamente che Aredhel sospettasse di noi.
 
***
Quando lo vidi insieme a quell’elfa ebbi un tuffo al cuore. Erano bellissimi insieme, sembravano quasi una coppia. I capelli biondi della fanciulla erano più scuri di quelli di Legolas, e i suoi occhi erano di color marrone, e al solo guardarla mi sentivo intimorita. Il suo sguardo era fiero e il suo portamento tanto regale quanto quello del principe. Era tutto ciò che io avrei sempre voluto essere ma che purtroppo non ero. Ora capivo cosa intendeva mio zio quando mi diceva di vestirmi e comportarmi in modo consono alla mia classe sociale. E capivo anche gli sguardi fieri che in quel momento stava rivolgendo a Legolas e all’elfa.
Quando vidi il mio principe avvicinarsi a me mano nella mano con lei, mi sentii sprofondare. Non potevo fare a meno di pensare che lei me lo avrebbe portato via. Cercai di rimanere calma e mi presentai. Non dovetti nemmeno spiegare la mia parentela o la mia singolare abilità perché Legolas lo fece al posto mio. Non mise alcuna enfasi nello spiegare come io e lui non fossimo davvero cugini, cosa che invece di solito faceva. Probabilmente non voleva dare nell’occhio, o peggio Aredhel gli interessava più di me e non aveva più nessun problema con il nostro essere cugini.
 
Quando finalmente la famiglia di Aredhel se ne fu andata, uscii a schiarirmi le idee. Avevo bisogno di elaborare quanto appena accaduto. Dovevo capire che ruolo avesse quell’elfa nella vita di Legolas. E dovevo capire perché tutta quella situazione aveva fatto nascere in me una sorta di rabbia e di  possessività che mai avevo provato. Forse ero gelosa. Non volevo ammetterlo a me stessa, perché se mai avessi ammesso che ero gelosa, avrei anche ammesso che mi ero innamorata di mio cugino.
Camminai su e giù per il giardino torturandomi una ciocca di capelli. Poi successe qualcosa che non avevo proprio calcolato: vidi Legolas correre verso di me con gli occhi spalancati.
 
«Sta per nascere! Il cucciolo sta per nascere! Ti prego Isa corri ad aiutarla!»
 
Herenya aveva iniziato il travaglio. Ma com’era possibile che Aras non mi avesse chiamato? Come faceva Legolas ad averlo saputo prima di me?
Mentre correvamo verso la scuderia, non riuscii a trattenere quelle mie domande, cosi interrogai l’elfo.
 
«Come hai fatto tu a saperlo prima di me?» non si voltò nemmeno a guardarmi.
 
«Ero già accanto al box di Herenya. Ero andato a trovarla per schiarirmi le idee.. e l’ho sentita lamentarsi. Ho pensato di correre subito da te. Aras sembrava non volerla lasciare da sola, lo capisco.» pronunciò quelle parole teneramente, quasi come se fosse un padre in trepida attesa della nascita del proprio figlio. Era adorabile.
 
Quando arrivammo nel box della cerva capii subito che la situazione era seria. Aveva già perso molto sangue e del cucciolo nemmeno l’ombra. Mandai immediatamente Legolas a raccogliere delle erbe per contenere l’emorragia e a prendere dell’acqua calda e degli stracci. Dopodiché mi misi ad ispezionare il ventre dell’animale. Sentivo in modo confuso il battito del cuore del piccolo, segno che era vivo. Ma sapevo che qualcosa non andava. Aspettai l’arrivo di Legolas con il materiale di cui avevo bisogno. Avrei avuto bisogno anche di lui.
 
«Il piccolo non riesce ad uscire, probabilmente è rimasto impigliato nel cordone ombelicale. Ho bisogno che tu la tenga ferma mente io lo libero. Potrei farle male..» vidi il suo sguardo farsi serio quando si avvicino al muso di Herenya. La accarezzò e le sussurrò qualcosa in elfico, poi la strinse forte, e io agii.
Fu abbastanza facile, riuscii a liberare il piccolo velocemente e senza fare alla cerva troppo male. Era arrivato il momento di far nascere quel piccolino.
 
Dopo circa mezz’ora di spinte e di fatica, il piccolo finalmente venne al mondo. Quello che però nessuno si aspettava era che i piccoli in realtà erano due. Due cerbiatti stupendi, una cosa estremamente rara, che poche volte si verificava e che quasi sempre portava alla morte sia della madre sia dei sue piccoli. La madre in effetti aveva perso troppo sangue, cosi lasciai che Legolas si occupasse dei cuccioli mentre io cercavo di salvare lei. Non si era ancora rimessa del tutto dal colpo che le avevano inferto alla spalla, e la mia paura era che dopo questa ennesima fatica, il suo cuore non avrebbe retto.  Ci misi tutta la mia forza e le mie conoscenze e riuscii a bloccare l’emorragia e a medicare mamma cerva, sotto lo sguardo premuroso del mio fedele destriero. Il peggio era passato.
Li lasciai riposare, e andai a rivolgere le mie attenzione verso i nascituri. Legolas li aveva già asciugati e avvolti in una coperta.
 
«Sono bellissimi, vero?» lo guardai con dolcezza aspettando una sua risposta.
 
«Sono un amore. Non avevo mai assistito a nulla del genere. Sei fantastica davvero. Senza di te sarebbero morti entrambi..» fissò i suoi occhi pieni d’amore nei miei, e sentii la mia testa svuotarsi. Quanto era bello quando si comportava da elfo premuroso!
 
«Rimane solo da capire se sono maschi o femmine, cosi da sceglierli un nome. Permetti?» mi avvicinai ai due e sfiorai il muso del cerbiatto alla destra del principe. «È una femmina» sentenziai.
 
«Riesci a capirlo soltanto sfiorandoli?»
 
«Quando sono cosi piccoli non riesco a comunicare con loro a parole, uso soltanto la mente..» gli sorrisi incoraggiante, per poi avvicinarmi all’altro cucciolo.
 
«Anche lei è una femmina. C’era da aspettarselo. Sono gemelle. Facciamo cosi, sceglieremo un nome per uno. Lei si chiamerà Miriel» attesi che anche lui scegliesse un nome.
 
«Mi piacerebbe che lei si chiamasse Naimi. A te sembra appropriato?»
 
«Lo trovo molto bello» Gli sorrisi, e restammo insieme nelle scuderie con le due cucciole, lasciando da parte tutti i problemi che in quel periodo ci affliggevano.
 
 
* SPAZIO AUTRICE*
 
Scusate il ritardoooo!!!! Sto preparando un esame e sono giusto un pelino presa T_T
Spero vi sia piaciuto!
 
Cosa succederà ora che Aredhel è arrivata a Valinor? Ce la faranno i due innamorati a tenere la loro storia segreta?
 
Lettori silenziosi, fatevi avanti e commentate!!
 
Come sempre ci tengo a ringraziare chi mi segue, chi ha messo la mia storia nei preferiti e anche i miei lettori silenziosi.
Un grazie anche a Niky, i cui commenti mi sono stati di grande aiuto per andare avanti a scrivere (si avevo già perso l’ispirazione -_-‘’)
 
Al prossimo capitolo!
XOXO Mei <3

 
   
 
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