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Autore: bellamysguitar    11/06/2015    1 recensioni
Beatrice è una ragazza reputata da molti - persino da se stessa - strana. Vive nel suo stesso anonimato e in quello del suo paesino nel trevigiano. La sua vita è sconsideratamente monotona: oziare sul divano, odiare tutto e tutti e guardare spesso - forse fin troppo - l'intera saga di Fast & Furious caratterizza le sue giornate. Tutto ciò fin quando l'attenzione della sua mente non si focalizza su Nicola, suo vicino di casa nonché ragazzo reputato da lei simile ad un vegetale. Tra chiacchierate imbarazzanti, commenti inadatti e incomprensioni generali i due vivranno delle avventure bizzarre, dettate dalla convinzione di essere, comunque sia, come due linee parallele: irraggiungibili. Potrà sbocciare l'amore tra due persone totalmente diverse, inadatte l'uno per l'altra o sarà un completo, totale disastro?
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Corro, corro senza tregua, il respiro corto, la pressione che sale, il sudore che mi cola giù dalla fronte. Ci sono rami a terra, erba secca, qualche albero da schivare. Sono troppo giovane per morire e sono sicura che se quel serpente riuscisse a prendermi per me sarebbe finita sul serio. E così corro, perché è l'unica cosa che posso fare. Poi, in lontanza, scorgo un minuscolo corso d'acqua che potrebbe essermi fatale. Devo pensare prima di raggiungerlo, devo pensare a come poterlo saltare. Non sono mai stata agile, non ho mai avuto alcun tipo di destrezza, me lo diceva sempre la professoressa di educazione fisica ma io, stupidamente, pensavo che i percorsi ad ostacoli che piazzava in palestra non servissero a nulla. Povera stupida, quanto mi sbagliavo. Se solo avessi imparato a farli decentemente, ora riuscire a saltare il fiume non sarebbe un problema. Mancano pochi metri ormai, i muscoli stanno per cedere, ma quando ormai ho raggiunto l'argine del fiumiciattolo, le mie gambe non si fermano ma, anzi, si estendono al momento del salto. Le gambe si allungano, diventano snodabili come quelle di una ginnasta, e pochi secondi dopo sono nell'argine opposto. Atterro con entrambi i piedi, mi volto repentinamente e noto il serpente che si sta avvicinando. Così, senza pensare, con il cuore in subbuglio riprendo la mia corsa per la vita ma, dopo pochi metri, il bosco scompare, come gli alberi, la voce degli insetti, il cielo cupo e compare l'asfalto. Il sole picchia forte, si possono sentire delle cicale cantare; mi guardo intorno confusa, la mente offuscata e poi capisco di trovarmi a San Donà di Piave. Vedo la mia scuola sulla destra, e mi do automaticamente della stupida per non averla riconosciuta subito. Però, oggi, non c'è nessuno, non c'è la solita fila all'ingresso per entrare, non c'è Beppe con i suoi versi né il vigile a smaltire il traffico. Vedo solo una sagoma di fronte a me, immobile e solo dopo essermi abituata alla luce del sole riesco a riconoscerlo: Nicola. Corro verso di lui, non dico nulla, mi precipito soltanto tra le sue braccia. E' la mia ancora di salvezza, lo stringo forte, gli accarezzo la schiena e mi godo il suo abbraccio. Il serpente è un ricordo lontano, ora voglio soltanto godere del dolce profumo della sua pelle. Alzo lo sguardo, i suoi occhi incontrano i miei e, ancora, il mio respiro si fa corto. 

Mi sveglio improvvisamente. Apro gli occhi sconvolta, e solo dopo aver visto la mia chitarra appoggiata in un angolo mi rendo conto che quello era solo un sogno. Uno stupidissimo ed insignificante sogno. Dallo spavento ho tirato su la schiena ma ora, una volta calmata, mi butto a peso morto sul letto e prendo a fissare la finestra sul soffitto, coperta totalmente da una tendina nera che, tuttavia, non impedisce a qualche raggio di sole di entrare. Non avevo mai fatto un sogno simile prima e, attualmente, non capisco se mi spaventi più il fatto di aver sognato un serpente - animale che mi terrorizza - o Mr. Asociale. Probabilmente la prima opzione, insomma, ho paura di ogni cosa che abbia delle zampette luride e pelose (come i ragni) o qualsiasi cosa che strisci (come i serpenti). Però, in quel sogno, Nicola era così reale. E quel profumo che ho sentito... sono sicura che fosse il suo. Basta
Scuoto violentemente la testa e mi stringo alla schiera di peluche posizionati accanto a me, dal più grande al più piccolo, cercando di non pensare più a lui. In questi ultimi giorni, dopo quell'incontro decisamente ravvicinato, sono stata rinchiusa in casa per evitare di vederlo, ma purtroppo la mia mente proietta sue immagini continuamente. E poi, stasera, molto probabilmente lo vedrò. Carlo infatti, compagno di mia mamma nonché amministratore condominiale, ha indetto una cena tra condomini - in garage, specifichiamo -, e, a dirla tutta, non poteva fissarla in un periodo peggiore. Mi alzo dal letto, mi stiracchio un po' ed il mio stomaco comincia a brontolare. La scuola è finita da pochi giorni; quando vado a scuola infatti, la mattina - poiché mi sveglio all'alba - non ho mai fame. Almeno, non così tanto. Mi trascino fino alla cucina ancora mezza addormentata, quando sopra al tavolo - pieno di briciole - noto un post-it giallo con la calligrafia di mia mamma. Me lo giro tra le mani prima di leggerlo scrutandolo come se fosse una bomba, poi leggo: "siamo andati a fare la spesa a Oderzo per stasera, se esci ricordati di chiudere la porta". No mamma, la lascio aperta. E comincio a ridere da sola, come una vera psicopatica. Appallottolo il bigliettino e lo butto da qualche parte a terra, poi con lo stomaco in protesta afferro una confezione di biscotti al cioccolato e mi metto a sbriciolare sul divano, giusto per far imbestialire mia mamma. Che ridere. 
E infatti, al suo ritorno, dopo avermi trovata stesa sulla scena del crimine - cioè il divano - con miliardi di briciole intorno, mi lancia uno sguardo infuocato e giuro di poter vedere il fumo uscirle dalle orecchie. Questo è il momento in cui fa più ridere. 
- Maiale! Quante volte ti ho detto di non mangiare sul divano! Sei un porco! Vai nel tuo porcile! - sbraita. Il mio porcile sarebbe la mia camera, che non è poi così tanto in disordine come lei vuol far credere. Quello è il mio ordine, deve capirlo in qualche maniera. 
- Suvvia, calmati, che sennò ti escono le rughe - le dico, alzandomi dal divano con la solita calma, pronta a rinchiudermi in camera mia fino a stasera, e fino a che non avrò un aspetto decente perché, chiariamoci, dover vedere Nicola per più di cinque minuti mi obbliga a dover essere almeno decente. 
 
E' sera e il caldo persiste. Sono davanti allo specchio, tutto l'armadio è sul mio letto e mia madre, dall'altra parte della porta, mi dice di muovermi. Che poi, per cosa devo muovermi? Per fare due rampe di scale? Finalmente, dopo due ore di prove e provucce ho trovato qualcosa da mettere e, fatto strano, ho un'ansia da non sottovalutare. Mi guardo allo specchio un'ultima volta, esco della mia camera e mi chiudo la porta alle spalle prima che mia mamma possa vedere il casino disumano sopra al letto. Meglio evitare. Sono veramente un fascio di nervi. Il tavolo della cucina è totalmente ricorpeto da vassoi avvolti elegantemente da uno strato di alluminio. Solo a quella vista, capisco che anche io dovrò trascinarmeli per le scale, fino ad arrivare al garage. Il garage poi, è stato addobbato per l'occasione; è stata piazzata una grande tavolata, apparecchiata in modo elegante e sofisticato, per tutti i presenti. Come se poi si potesse trasformare realmente un garage in un elegante ristorante. Missione impossibile. 
- Prendi per favore un paio di vassoi, stiamo scendendo - mi dice Carlo, indicando con lo sguardo le pietanze sopra al tavolo. Ovviamente, scelgo i vassoi più piccoli e più facili da trasportare, anche perché per me fare le scale in discesa è una grande, grandissima sfida. Quando arriviamo in garage adattato a ristorante, Nicola è già là e quando lo vedo rischio di cadere con tutti i vassoi. Mi sbrigo ad appoggiarli sul tavolo, per poi prendere un bel respiro, decisa a mostrarmi tranquilla e a mio agio. Ma, appena lo guardo, appoggiato al muro, con una camicia bianca che va ad evidenziargli l'abbronzatura ed i capelli pettinati come piacciono a me, capisco che restare tranquilla è impossibile perché 1. il cuore ha autonomamente deciso di esplodere 2. lui, ora, mi sta guardando. Mi fa un cenno con la mano accompagnato da un sorriso - bello è dire poco - ed io, scombussolata per chissà quale motivo, decido di ricambiare il saluto cercando di apparire disinvolta. In realtà, mi rendo conto di sembrare solo una marionetta. Le donne, me a parte, si divertono ad organizzare per bene i piatti, poi ci invitano a metterci a sedere. Mi siedo tra mia mamma e la signora del primo piano, la quale mi adora in maniera sconsiderata. L'unica. Di fronte a me c'è Francesco, fratello minore di Nicola - nonché suo mini sosia - ed accanto a lui c'è proprio il peggior nemico della mia mente. Mi ritrovo così a fissare il piatto, perché non ho alcuna intenzione di guardare Nicola né tanto meno suo fratello. 
Si mangia velocemente, parlo poco, scambio due parole con la signora accanto a me, un po' con mia mamma, ma non oso guardare nella sua direzione. Il motivo, sinceramente, non lo conosco. So solo che mi spaventa terribilmente l'idea di poter incrociare quei fastidiosissimi occhi magnetici, così mi limito ad abbuffarmi. Mi abbuffo, ovviamente, finché la cena non finisce e, sebbene per qualche secondo, commetto l'errore di puntare lo sguardo nella sua direzione ed incrocio i suoi occhi. Ecco, proprio questo volevo evitare, perché una volta che comincio a guardarli non smetto più. E questo, come tante altre cose, non mi piace per niente. 
Nicola, dall'altra parte del tavolo, mi fa cenno di seguirlo ed io, anche se vorrei rifiutare, non posso farlo, il mio corpo me lo impedisce. Annuisco, lui si alza ed io cerco di dire a mia mamma: - vado a farmi un giro! 
Ovviamente lei non capisce, ed io mi alzo comunque, affari suoi. Nicola è fermo davanti alla porta azzurra quando lo raggiungo, e non posso evitare di farmi catturare dalle sue spalle perfette, in armonia con il resto del corpo. Mi guarda, e quando sono abbastanza vicina, tra la confusione generale mi sussurra: - ti avevo promesso che avremmo parlato di più. 
E, dopo questa sua affermazione, sento le guance diventare esageratamente bollenti, spero solo che non se ne accorga. Poggia la mano sulla maniglia e me la spalanca davanti, invitandomi a passare per prima. Ed ecco il solito tremolio delle mani. Ci chiudiamo la porta alle spalle, incuranti del resto dei condomini che continuano a discutere tranquillamente e, senza dire una parola (tanto per cambiare), lo seguo come un cane fedele segue il suo padrone. Tira fuori dalla tasca dei jeans - perfetti addosso a lui - un mazzo di chiavi ed apre la prima porta alla sinistra della rampa di scale appena compiuta. Entriamo, ed a far rumore, oltre a quello della porta chiusa, c'è solo il battito incessante ed esagerato del mio cuore. No, non può essere a causa sua. 
- Mi stavo annoiando a morte giù - afferma, scrutandomi mentre abbandona le chiavi sopra al tavolo.
- Decisamente anche io - la risposta più stupida che potevo dare. Ma, come sempre, l'ansia sta avendo la meglio sulla mia razionalità - inesistente, se vogliamo essere sinceri. 
- Ti va di vedere un film? Se vuoi lì ho alcuni dvd, scegli quello che vuoi, io vado a prendere da bere - dice indicandomi un mobiletto lì vicino, ed io mi ritrovo ad annuire sorridendo leggermente, e l'ansia continua a salirmi. Questa probabilmente è l'occasione giusta per darmela a gambe e non farmi vedere mai più e chiudere ogni rapporto con Mr. Asociale - sempre che ci possa essere qualsiasi rapporto con un asociale del genere. Ma, alla fine, ficco il naso in mezzo a dozzine di dvd e, per mia sfortuna, non ne trovo nemmeno uno di Fast & Furious, né trovo grandi classici come Titanic o il bellissimo Orgoglio e Pregiudizio - amo il libro della mia adorata Jane Austen sconsideratamente -, ma in compenso, piazzato in un angolino scorgo Brick Mansions, ed i miei occhi si illuminano. Quel titolo significa solo una cosa: Paul Walker per tutta la serata. E, per chi non lo sapesse, Paul Walker è colui che interpreta il mio adorato Brian O'Conner in Fast & Furious, nonché uno dei miei attori preferiti e uomo che reputo "ideale". Peccato che sia morto. 
Quando Nicola torna, con una serie infinita di bevande, tra cui la birra (oh, bravo), lo fisso con gli occhi spalancati e gli dico: - hai veramente Brick Mansions?! 
- Vuoi vedere quello? 
- Sì! - esclamo, apparendo molto probabilmente come una pazza furiosa, impazzita per l'appunto solo perché godrà della vista di Paul Walker per il resto della serata. Nicola annuisce, si posiziona alle mie spalle ed allunga un braccio per afferrare il dvd. Pochi secondi, il suo petto appoggiato sulla mia schiena, il suo respiro sul mio collo e so che, poco ma sicuro, se non muoio stasera non muoio più. 
- Accomodati pure - mi dice, ed io mi siedo sul divano, mentre lui sistema il dvd. Ci mette qualche secondo e, dopo aver afferrato il telecomando si siede accanto a me. Ha un buon profumo, fresco, che sa d'estate. E' completamente rilassato - a differenza mia - e fa partire il film con nonchalance. 
- Perché hai scelto proprio Brick Mansions? - mi chiede, voltandosi un attimo verso di me. E, considerando la mia parlantina, decido che sarò completamente sincera, tanto peggio di così non può andare. 
- Perché ho una cotta sconsiderata per Paul Walker da quando ero piccola - gli confesso, e lui strabuzza gli occhi, cominciando a ridere. Ecco, questa non se l'aspettava. Mentre ride gli occhi gli diventano minuscoli ed il verde che li contraddistingue per un attimo sembra scomparire del tutto. A quella visione non posso fare a meno di sorridere anche io, e forse posso cominciare a rilassarmi. 
- Beh, in effetti era un gran bell'uomo! - ha appena smesso di ridere, ed ora mi guarda negli occhi, scombussolandomi completamente. Il film è partito, e vorrei farglielo notare, ma probabilmente a lui non importa nulla. Volto lo sguardo verso la televisione e c'è Paul, in primo piano, glielo indico e dico: - bell'uomo è un eufemismo! E' un angelo! 
E continuiamo così per un po' di tempo, continuando a fare commenti su Paul, riguardo i suoi occhi talmente tanto azzurri da sembrare di ghiaccio e rilassandoci finalmente. Poi, mentre i miei occhi si stanno deliziando della vista di un Paul Walker estremamente sexy e spietato, Nicola tranquillamente afferma: - sai, ha un fratello, quello che ha fatto Fast & Furious 7. Potresti farci un pensierino! 
Ed io, così vicina a lui, sorrido e penso di non aver alcun bisogno di un Cody Walker, perché in questo momento privilegio molto di più il ragazzo che è al mio fianco, ma questo non glielo dirò mai, piuttosto preferisco dirgli: - beh, la bellezza l'ha ereditata dal fratello, i soldi pure... quindi direi che si può fare! 
Continuiamo a guardare il film e solo dopo una mezz'oretta di silenzio mi rendo conto che il suo respiro si è fatto fin troppo regolare, così mi ritrovo a fissarlo. Ed il mio cuore, come già successo, si scioglie quando si accorge che Nicola si è addormentato. La testa appoggiata al divano, piegata leggermente verso di me, e sistemato così sembra tanto suscettibile, da ricordarmi un bambino indifeso. Non faccio caso al battito del mio cuore troppo accellerato e gli tolgo gli occhiali, perché penso che così possa dormire meglio. Mi alzo piano dal divano e glieli sistemo sul tavolo, senza far rumore spengo la tv e poi, dopo averlo guardato ancora gli passo una mano sulla guancia, augurandogli una silenziosa buonanotte. 
  
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