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Autore: MartynaQuodScripsiScripsi    11/06/2015    5 recensioni
[I Dalton]
Al penitenziario arriva una giovane detenuta che i Dalton prendono sotto la loro protezione, magari anche perché cercano nuove idee per evadere.
Tra un tentativo di evasione e un altro nascerà una solida amicizia che si trasformerà in qualcosa in più...in mezzo a pazzie di ogni genere per evadere da quel benedetto penitenziario!
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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COLTELLINO MILLEUSI

 




Erano circa le otto di sera quando Averell entrò nella cella piangendo a dirotto.
I suoi fratelli, che fino a quel momento erano rimasti sdraiati sulle brande a farsi gli affari loro, sobbalzarono e si sporsero in fuori.
“Che ti prende?” domandò William.
Averell, in lacrime, gli mostrò il pollice: aveva un taglietto dal quale usciva sangue.
“Ti sembra il caso di piangere per una sciocchezza del genere?” sbottò Joe, che era già abbastanza nervoso perché non gli veniva in mente nessun piano per evadere.
“Fa male!” protestò Averell. “Voglio Nicole!”
“Non la mamma?” obiettò Jack, sorpreso.
Non ottenne risposta, il fratello più alto aveva cominciato a strepitare forte, tanto che la loro vicina di cella tolse il pezzo di muro e fece capolino dal buco.
“Cosa succede? Perché piange così?” chiese, con la fronte corrugata.
“Si è tagliato un dito” sbuffò Joe. “E tanto per la cronaca, vuole te.”
Le guance di Nicole si imporporarono. Entrò nella cella dei Dalton e andò a controllare il pollice di Averell.
“Come hai fatto?” domandò piano.
Averell tirò su col naso.
“Ero in bagno, ho trovato un coltellino milleusi sul lavandino…Ho provato ad aprirlo ma mi sono tagliato…”
“Oh, poverino” commentò Nicole. “Ti fa tanto male?”
Averell esitò.
“Beh, non tantissimo, a dire il vero…” confessò.
Mentre i fratelli si guardavano l’un l’altro alzando le spalle, Nicole continuò:
“Forse è meglio che vada a chiedere un cerotto alla signorina Betty. Torno subito.”
E uscì dalla cella.
Jack e William cercarono di dare sollievo al povero Averell, invece Joe iniziò a rimuginare per conto suo, finché non gli venne un lampo e si alzò dal letto.
“Dove vai?” gli chiese William.
“In bagno” rispose, concentrato. “Voglio vedere quel coltellino.”
“Stai attento, è davvero tagliente!” si raccomandò Averell.
Alzando gli occhi al cielo, Joe uscì dalla cella e si ritrovò Pitt ed Emett davanti.
“Joe, non puoi uscire!” esclamò Emett trattenendolo.
“Come, non posso uscire!” protestò il basso Dalton, irritandosi. “Nicole è uscita! Sta andando da Betty!”
“Hai detto bene: sta andando da Betty. Non vuole evadere come te!” sogghignò Pitt, fiero della sua intelligenza.
“Ma devo andare in bagno!” protestò Joe, che cominciava a scaldarsi.
“C’è già andato tuo fratello” gli ricordò Pitt, sempre sogghignando.
“Io non sono mio fratello!” sbottò Joe.
Pitt si rese conto di aver fallito. Scambiò uno sguardo con il compare e si scostarono.
Sospirando di sollievo, Joe si diresse al bagno in fondo al corridoio e chiuse la porta.
Diede un’occhiata al lavandino e vide subito il coltellino incriminato, gettato dentro il lavabo, con una delle lame fuori leggermente sporca di sangue. Probabilmente Averell lo aveva lasciato cadere in preda alle lacrime.
Non gli venne in mente nessuna idea per evadere con l’ausilio di quel semplice coltellino, ma decise di portarselo via comunque. Chiuse la lama e lo nascose nella manica, dopodiché uscì dal bagno.
Pitt ed Emett gli lanciarono uno sguardo sospettoso, ma non dissero niente. Il Dalton entrò nella cella e si chiuse la porta alle spalle.
“Hai trovato il coltellino?” gli chiese William.
Joe tirò fuori l’oggetto dalla manica e glielo diede.
Averell si ritrasse e William osservò il coltellino, aprendo le diverse lame.
“Fammi indovinare: pensi che potrebbe aiutarci ad evadere?” azzardò Jack.
“Certo che sì” rispose Joe, poi si rabbuiò. “Ma non ho idea di come.”
La porta della cella si aprì ed entrò Nicole, che teneva un cerotto in mano.
“Eccomi qui! Vieni, Averell” disse.
Averell, con un grosso sorriso, saltò giù dal letto e la raggiunse. Nicole, con le dita un po’ tremanti, tolse l’adesivo e applicò il cerotto sul dito del Dalton.
“Ecco qua!” disse, sorridendo. “Tra un paio di giorni sarai come nuovo.”
Averell si strinse nelle spalle. “Ma toglierlo fa male…”
“Non preoccuparti, te lo toglierò io, piano piano. Va bene?”
Averell si illuminò. “Certo! Ah, e grazie!”
Nicole si morse il labbro e abbozzò un sorriso, per poi abbassare lo sguardo. Averell fece per avvicinarsi, ma in quel momento Joe saltò su:
“Ho trovato! Potrei minacciare le guardie in modo che ci aprano il portone! Che ne pensate?”
Nicole si tirò bruscamente indietro, arrossendo violentemente. Averell voltò la testa di lato e Jack e William lo guardarono poco convinti.
“Non penso sia una buona idea. Senza contare che loro hanno i fucili, un coltellino non può fargli paura” disse Jack.
Joe dovette ammettere che aveva ragione. Senza contare che lo avrebbero preso per pazzo e rinchiuso in isolamento…
“Ehi, guardate! C’è anche un cavatappi!” esclamò William, estraendo la suddetta lama.
Joe sobbalzò e glielo strappò di mano, facendo nascere negli altri la certezza che gli fosse venuta un’idea.
“Ho un piano! Ruberò una bottiglia di champagne dalla cucina, ci siederemo sopra, la stapperemo con il cavatappi e voleremo oltre il muro! Che ne pensate?” berciò, infatti.
“Stai dicendo che con lo champagne si può volare?” domandò Averell, gli occhi che brillavano.
“Ma sei sicuro che funzioni?” si informò Nicole, con un sopracciglio alzato.
“No, non può funzionare, Joe. A parte il fatto che non possiamo sederci tutti e cinque su una sola bottiglia, ma nemmeno la spinta sarà sufficiente a farci volare.” spiegò Jack.
Averell sospirò, deluso.
“Però, aspetta un attimo…Forse non è un’idea completamente strampalata!” saltò su William.
Sguardi speranzosi lo raggiunsero.
“Sì! Se riusciamo a prendere molte bottiglie di champagne e le leghiamo tutte assieme, forse potremmo farcela…” continuò.
“Può darsi, ma non riusciremmo mai ad aprirle tutte in fretta! Tempo che finiamo, la maggior parte si sarà già svuotata…” obiettò Jack.
“Sentite, decidetevi, la mia idea è valida o no?!” sbottò Joe.
I due cervelloni si scambiarono uno sguardo di intesa e scossero la testa.
“E se scavassimo un tunnel?” propose Nicole.
“Sarebbe la millemillesima volta che ci proviamo e ci scoprirebbero” grugnì Joe sedendosi sul suo letto, ma poi scattò subito in piedi, con un sorriso che gli andava da un orecchio all’altro.
“Ho un’altra idea! Potrei rubare la chiave del portone dall’ufficio di Peabody, farmi sparare fuori con lo champagne e poi aprirvi!” esclamò, sicuro.
Nicole ed Averell si voltarono verso Jack e William, pieni di aspettativa. I due gemelli rifletterono per qualche istante, poi Jack annuì.
“Penso che si possa fare…”
“Splendido!” strillò Joe esaltato. “Allora io vado a rubare la chiave e tu lo champagne!”
“Ma le guardie non vi faranno uscire…” intervenne William. ”Sarà meglio che esca anch’io e li distragga…”
“Giusto, è meglio così” convenne Joe.
Appena Nicole si rese conto di quello che avevano deciso, corrugò la fronte e arrossì un po’.
“Ma scusate, allora io e Averell saremo…insomma, che cosa faremo?” domandò, con la voce malferma.
William sogghignò sotto i baffi, mentre Joe rispondeva:
“Starete qui, mi pare ovvio! Anzi, tu potresti controllare Averell, che non faccia pasticci!”
Nicole tacque e si appoggiò al muro, con lo sguardo basso e le guance in fiamme. Non era affatto sicura di averne voglia.
“Io non faccio pasticci!” puntualizzò Averell con il broncio.
“S, certo, come no…Forza voi due, andiamo! Abbiamo già perso troppo tempo e io voglio evadere!” ordinò Joe.
“Aspettate, noi…” cominciò Nicole mentre l’ansia le afferrava lo stomaco, ma William, che stava ancora sghignazzando, aprì la porta della cella e uscì.
Subito Pitt esclamò:
“Ehi, ma si può sapere perché voi Dalton stasera continuiate ad uscire?! Non è che tramate qualcosa?”
“No, niente, devo andare in bagno!” mentì William, sforzandosi di non ridere per la faccia sconcertata di Nicole.
“In bagno?!” ripeté Emett. “Ma basta! C’è andato Averell, c’è andato Joe, poi è uscita Nicole, ora smettetela! Cioè, avete problemi di vescica?” (N.d.A. sembrano i miei prof…)
“No, dobbiamo solo espletare i nostri bisogni fisiologici” spiegò William incamminandosi verso il bagno.
“Ma è davvero così urgente?” domandò Pitt esausto, mentre si voltavano verso di lui. Approfittando del fatto che non stavano guardando verso di loro, Jack e Joe scivolarono dalla porta aperta e scapparono giù per le scale.
Soddisfatto, William dichiarò:
“Urgentissima.”
Pitt ed Emett si riconobbero sconfitti e lo lasciarono andare. Sospirando, chiusero la porta della cella senza accorgersi che Jack e Joe mancavano e William raggiunse il bagno, trattenendo le risate. Contava di rimanerci un bel po’.

Nicole provò a spingere la porta, invano.
“Ci hanno chiusi” sospirò.
“Lo so, a volte i miei fratelli pensano che non sappia fare niente” disse Averell rabbuiandosi. “Ma non è vero! Io so fare un sacco di cose!”
Nicole stirò le labbra, avendo avuto la prova che Averell non avesse affatto capito la situazione. Ma i restanti fratelli avevano premeditato di lasciarli soli? O era stato solo un caso?
Volevano che uno dei due si dichiarasse?
Si appoggiò alla porta, mentre il Dalton continuava:
“Poi Joe dice sempre che rovino i suoi piani e mi tira gli schiaffi! Ma tu mi difendi sempre…”
“Beh, Joe non può…insomma, sono sicura che non lo fai apposta!” inventò Nicole, non sapendo esattamente cosa dire. Avrebbe voluto andare nella sua cella a riflettere bene, ma non le sembrò una mossa astuta.
“Uffa, Nicole!” sbottò Averell incrociando le braccia.
Nicole lo guardò con un sopracciglio alzato.
“L’hai fatto di nuovo!” brontolò Averell a mo’ di spiegazione.
“Fatto cosa?” indagò Nicole.
“Mi fai vergognare! Succede sempre più spesso! A volte mi vengono pure le farfalle nella pancia, ma giuro che non ho mangiato nessuna crisalide!” raccontò Averell imbronciato come un bambino.
Nicole si sentì mancare.
“Di solito vengono le farfalle nella pancia pure a me” disse in un soffio, “e nemmeno io mangio le crisalidi.”
Averell rimase un attimo interdetto. Poi sorrise.
“Questo vuol dire che ci possiamo fidanzare?” chiese.
Cosa?!”
“Ah, beh, se non vuoi…” fece Averell stringendosi nelle spalle. Si voltò.
“No-oh, ma cosa vai a pensare!” strillò Nicole prendendogli una mano. I loro sguardi si incontrarono e lei arrossì. “C-certo che vorrei fidanzarmi con te. È solo che non mi aspettavo che lo dicessi.”
“Davvero?” Averell si illuminò. “Che bello! Ho una fidanzata…”
“Che bello, ho un fidanzato” gli fece eco Nicole, con un sorriso timido.
Qualcuno entrò sbattendo la porta. Nicole e Averell si staccarono bruscamente e si voltarono verso William, che aveva un ghigno stampato in faccia.
“Bravi, congratulazioni” disse. “Ero andato in bagno apposta per lasciarvi soli.”
“Lo sapevo” mormorò Nicole, con le guance rosse. 
“Mi vergogno…” borbottò Averell.
“Va bene, non lo diremo a Joe e a Jack per il momento” lo rassicurò William. “Adesso pensiamo ad evadere.”

Pochi minuti dopo entrarono Joe e Jack, il primo con la chiave del portone e il secondo con lo champagne.
“Pitt ed Emett se ne sono andati” sogghignò Joe. “Usciamo!”
I cinque guardarono a destra e a sinistra per il corridoio. Non c'era anima viva e non si sentivano rumori, a parte il russare di qualcuno. In silenzio, uscirono dalla cella, scesero le scale e si ritrovarono sul piazzale.
Joe abbracciò la bottiglia.
“Forza, stappatela!” ordinò.
Jack sollevò la bottiglia con il tappo verso terra, William tolse di tasca il coltellino, aprì la lama del cavatappi e la ficcò nel tappo. Strinse i denti e la girò alcune volte, sempre più velocemente.
Ad un certo punto, con un botto la bottiglia e Joe partirono in aria. I restanti Dalton e Nicole lo osservarono alzarsi per alcuni metri, per poi arrivare al punto massimo della parabola. Joe saltò per afferrare il bordo del muro, ma precipitò a terra con la bottiglia che non sparava più champagne.
Joe si rialzò con la faccia deformata. Gli altri si guardarono delusi.
“Ehi!” Una voce si levò da dietro di loro e si voltarono di scatto.
“Che stavate facendo con lo champagne?” domandò Pitt con occhio critico.
“Ecco, noi…ne abbiamo stappato una bottiglia per…” iniziò William. Gli cadde lo sguardo su Averell e Nicole. “…festeggiare Averell e Nicole che…si sono, ehm, messi insieme. Joe è rimasto attaccato e…”
“Averell e Nicole si sono messi insieme?!” Le guardie sobbalzarono.
“Ma noi non…” Jack non fece in tempo a dire altro che William gli tirò una gomitata.
“Shh, si vergognavano” gli sussurrò il gemello.
Pitt ed Emett batterono le mani.
“William, avevi…” iniziò Averell, ma Nicole lo zittì con un’occhiata.
“Complimenti, davvero” disse Emett.
“Aspettate che lo sappia la signorina Betty…” ridacchiò Pitt.


Nella casa risuonava la Caramelldansen. Olivier Jean-Marie, con le mani premute sulle orecchie, entrò in camera di Martyna.
L’autrice saltava, agitava gambe e braccia e cantava inventandosi le parole di sana pianta, in preda ad una pazza gioia.
“Si può sapere cosa succede qua dentro?!” gridò Olivier.
“È FINITA LA SCUOLA, OLIVIER!” strillò Martyna sbracciandosi a ritmo di musica.
“E allora?” urlò Olivier. “Scrivi, invece di ballare! Festeggerai dopo! Sei in ritardissimo!”
Martyna, con uno sbuffo, smise di ballare e gli si avvicinò.
“Possibile che tu non capisca? Ora che è finita la tortura, aggiornerò in orario!”
“Lo spero” disse Olivier, acido.
Martyna lo guardò storto.
“Su, smettila di predicare e BAILA CONMIGO!!!!”
Lo afferrò per le mani e si lanciarono nelle danze.


…Ragazzi, ora ho una buona scusa.
Negli ultimi tempi, ci hanno riempito di verifiche e interrogazioni, e io studiavo ed ero stanca morta, finivo di ripassare tardi e non riuscivo a scrivere…
Per non parlare della parte del fidanzamento di Averell e Nicole! Mi sono vergognata tanto a scriverlo, l’ho cambiato millemila volte…
Ma alla fine ce l’ho fatta!
Tutto è bene quello che finisce bene, e a presto!
Tschüss (ICH MAG DEUTSCH!!!)
MartynaQuodScripsiScripsi.

 

 

 

  
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