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Autore: Nyssa    09/01/2009    7 recensioni
Sequel de: Le Relazioni Pericolose
Sono passati circa diciotto anni da quando abbiamo lasciati Harry, Draco, Hermione e tutti gli altri e molte cose sono cambiate nel frattempo.
Adesso sono i loro figli a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria, divenuta stranamente tranquilla; ma non tutto è come sembra perchè misteri e fantasmi del passato stanno tramando nell'ombra e Hogwarts potrebbe non essere il posto apparentemente pacifico che sembra.
E i nostri nuovi protagonisti, la new generation, affascinati dai misteri come lo erano stati i loro genitori, chiaramente non intendono lasciarsi sfuggire l'occasione di vivere qualche avventura tra le antiche mura della scuola e rompere così la noiosa routine di tutti i giorni!
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, Tom O. Riddle | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'oro e l'argento' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Ciao, per piacere, cerca di funzionare bene e di lasciarmi il layout di stampa anziché questo schifo di layout web

-          Vai via, Gardis, non sono affari che ti riguardano – non era proprio la risposta da dare ad una domanda

-          Potresti dirlo se non ci fosse in palio così tanto. Ma non ti lascerò far tornare questo mondo al caos e al terrore della gioventù dei miei genitori…

-          Che ne vuoi sapere te di un mondo del genere? – era per questo che aveva sempre cercato di proteggerla. Perché non dovesse mai vedere il buio in cui lui era vissuto; Gardis abitava un’epoca felice, il dolore e la sofferenza non sapeva neppure dove stessero di casa. Eppure, se lui non avesse smesso e di amarla e di supportare suo fratello, presto tutto questo sarebbe accaduto e la felicità della sua Gardis sarebbe diventata dolore e terrore.

-          So più di morte e distruzione di quello che puoi anche solo immaginare – replicò ferrea

-          Non raccontare stupidaggini – il suo commento era davvero poco galante, non c’era che dire, stava tirando fuori il gentiluomo che era in lui… ma doveva mandarla via, rischiava troppo, doveva salvarla almeno per un po’.

-          Ah sì? E che cosa vuoi saperne te di me? Molto meno di quello che credi.

-          Non fare la filosofa

-          Io non faccio filosofia. Io faccio giustizia. Levati da quel muro. Ora so qual è il mio compito in questo mondo

-          Non mi sposterò – dichiarò adamantinamente lui parandosi di fronte a suo fratello che aveva chinato gli occhi

-          Kitt, non ti voglio ammazzare, spostati!

-          No! Lui è mio fratello, se vuoi ucciderlo devi uccidere anche me!

-          Lui è Voldemort!

-          Non è vero!

-          Spostati

-          Non lo farò

 

Gardis prese un respiro e si voltò verso i suoi amici che guardavano increduli quella scena

-          State indietro – ordinò, prontamente obbedita da Jeff che fece arretrare di qualche passo gli altri tre, Jacob abbracciò Karen che piangeva per la sua amica, sapendo cosa significasse rinunciare al proprio amore. Le battè affettuosamente una pacca sulla testa cullandola appena.

Gardis sorrise a quei due, erano la sua motivazione, era per costruire un futuro migliore per loro due che combatteva, anche per loro. E per Jeff ed Hestia, perché potessero avere almeno la possibilità di lottare per il loro amore contrastato. Perché potessero dimostrare ciò che volevano diventare.

Per Albert e Philip Canon, perché potessero realizzare il loro sogno e diventare cronisti e inviati speciali della Gazzetta del Profeta e, chissà, magari anche aprire un loro giornale.

Per Merrick, il suo compagno della squadra di quidditch, che voleva entrare negli Appleby Arrows.

Per FitzOsbert, che, con tutti i suoi difetti, aveva comunque il diritto di coltivare i suoi smisurati sogni di gloria.

Per le sette sorelle Longbottom, sette angeli e l’ottava in arrivo.

Per i fratellini di Jeffrey e per quelli di Hestia e Jacob, ancora troppo innocenti per vedere la crudeltà del mondo.

Per suo fratello, che aveva il suo peso da portare avanti e una relazione con un’umana che da un giorno all’altro poteva trasformarsi nella sua cena.

Per Ciel, che cercava di far funzionare quel rapporto e comprenderlo nelle sue diversità.

Per Astaro, che di sofferenze del mondo ne aveva viste decisamente troppe dalla sua nascita perché ce ne fossero ancora, che aveva visto morire i suoi fratelli preferiti.

Per Seraphin che aveva mille difetti, ma se c’era giustizia a quel mondo, lui non avrebbe più dovuto soffrire.

Per Aisley che gli stava accanto e che lo supportava. Che per fargli piacere l’avrebbe addirittura sposato nonostante pensasse seriamente che come coppia fossero decisamente male assortiti.

Per il papà di Seraphin, perché potesse avere il calore di una famiglia come non gli era mai stato concesso.

Per Rowena, la cui felicità tanto contrastata era cominciata da troppo poco tempo per essere brutalmente rovinata.

Per Ransie, che aveva il diritto alla sua libertà.

Adesso, vedendo lui, sapeva che doveva fare, sapeva qual era il suo posto e il suo compito.

 

Sfoderò la bacchetta.

-          Stai in guardia, Christopher

Lui espirò profondamente

-          Sono pronto, se è una battaglia quello che vuoi

-          Io voglio solo la pace

-          Belle parole, ma la tua bacchetta dice altro. Vuoi la pace anche a costo di sacrificare un innocente?

-          Non ci sono innocenti in questa stanza. – affermò risoluta constatando che, come aveva chiesto, i suoi amici erano oltre il bordo della porta.

Per quanto la riguardava l’innocenza l’aveva persa ben prima. Per Kitt, sapeva che era lo stesso, di pari passo con la vita che aveva vissuto. E Lachlan che era Voldemort non lo si poteva chiamare innocente.

-          Ti sbagli

-          No

-          Ti dico di sì. Mio fratello non è Lord Voldemort!

-          Ma sentiti! Addirittura “Lord” lo chiami… - ribattè con scherno, lui arrossì, ma non abbassò la guardia di fronte a lei

-          Lachlan non è Voldemort!

-          È nato dalle sue cellule, ha il suo stesso sangue. Tu come me lo chiami questo?

-          Non basta quello per fare di una persona un malvagio!

-          Raccontalo a qualcun altro, adesso spostati

-          No. Lui è mio fratello anche se fosse Lord Voldemort. Non ti lascerò fargli del male.

-          Allora era questo quello che proteggevi da così tanto tempo? Quello che era pericoloso?

-          Già. Tu non avresti capito come non stai capendo adesso

-          Cinico

-          No, solo realista.

-          Certo, perché non è realtà che lui è nato secondo un processo di clonazione? Vuoi nascondere la verità? Vuoi negare che tua madre l’ha messo al mondo?

Kitt si morse un labbro mentre la mano con cui teneva la bacchetta gli tremava piuttosto visibilmente

-          Con tutto quello che leggi sei ipocrita come tutti gli altri! – gridò con furore

-          Lascia stare, Chris – Lachlan gli mise una mano sul braccio scuotendo la testa – ha ragione lei

-          Non è vero! – urlò quasi isterico lui – non basta nascere in una stalla per fare di un uomo un cavallo! – protestò contro tutti

-          Sarebbe meglio per tutti se lei mi uccidesse. – continuò l’altro Black - Non mi piacciono le persone che stai aiutando.

-          Neppure a me. Ma tu sei mio fratello e ti voglio bene. Posso aver sbagliato a supportare i mangiamorte per proteggerti, ma nient’altro, nessun’altra mia decisione è degna di biasimo tranne questa e anche se non è la migliore, la porterò a termine fino alla fine – detto questo si voltò verso la bionda che dal bordo estremo della piazzola rotonda lo fissava con la bacchetta pronta; non avrebbe mai saputo dire quale incantesimo volesse lanciargli, ma la luce nei suoi occhi lo spaventava a morte molto più della magia. Non aveva mai ucciso, neppure per ciò in cui credeva. Lei sì, però. Lei sapeva come si faceva. Lei sapeva cosa si provava. Lei era convinta. Lei l’avrebbe fatto, se l’avesse ritenuto necessario, e lui le stava dando la convinzione per ritenere necessarie le loro morti.

 

Ma era lì che sbagliava.

Sbagliava a credere che Lachlan fosse Voldemort, Lachlan era suo fratello, Lachlan non voleva distruggere il mondo. Lachlan avrebbe combattuto solo per proteggere ciò a cui teneva, non aveva mai fratto distinzione tra purosangue e mezzosangue, non gliene importava niente delle prediche di sua zia a proposito della superiorità dei maghi, dell’inettitudine del mondo.

Lachlan non si sarebbe mai unito di sua spontanea volontà a quella setta di pazzi se non ci fosse nato in mezzo.

Lo sapeva!

Era così!

 

Nessuno come lui lo sapeva. Nessuno come lui sapeva che Lachlan non era Voldemort.

Avrebbe difeso quell’idea perché era l’unica cosa in cui credeva e che sapeva essere giusta.

 

E gli dispiaceva disputare una simile battaglia con l’unica persona che fino ad allora l’aveva capito.

Con l’unica ragazza che pur non sapendo nulla gli era stata accanto, che l’aveva sostenuto.

E sostenendo lui aveva sostenuto la loro causa.

Lei era l’unica ragazza che amava, a cui voleva bene.

Ma ciò non la rendeva automaticamente né una santa né in grado di comprenderlo del tutto.

Gardis non stava capendo.

 

Gardis credeva fermamente in ciò che vedeva e lei vedeva Lachlan come la copia di Voldemort.

Ma non era così!

Gardis credeva nella pace che aveva visto fin’ora, desiderava proteggerla, ma non aborriva quella battaglia quanto lui.

 

Chris non lo poteva sapere, ma di battaglie Gardis ne aveva viste molte tramite le proprie memorie e quelle di Rago.

I sentimenti che la Regina dei Demoni aveva provato durante la sua millenaria storia nel mondo, le cose che aveva visto.

Gardis sapeva cos’era la sofferenza anche per il semplice fatto di essere lei stessa un essere quasi immortale.

Gardis credeva nella pace in cui aveva vissuto perché sapeva che nella maggior parte della storia non v’era stata.

Gardis sapeva uccidere e detestava sé stessa per questa sua natura.

Uccidere non la spaventava, ma lo faceva perdere la persona più importante della sua vita.

 

Tenne a freno la collera con se stessa che era andata a sviscerare quel mistero.

Se avesse perso troppo il controllo, Rago sarebbe uscita e allora non avrebbe saputo dire cosa sarebbe accaduto, ma nulla di piacevole.

Chris poteva essere il Byakko, ma non aveva consapevolezza di sé, a differenza di quelli che l’avevano preceduto, mentre Rago aveva dalla sua secoli di esperienza, di sangue negli occhi, soprattutto delle sue prede.

Rago aveva visto la sua città distrutta, il suo amore perso per sempre, era tornata per cercarlo trovando solo un Byakko che la odiava; se avesse ritenuto di dover proteggere, come Gardis, la pace del mondo moderno, allora Kitt sarebbe morto.

Rago aveva ben meno remore di lei a uccidere e senz’altro meno di lui.

Era la sua natura.

Non avrebbe esitato, non avrebbe aspettato.

Era come aveva detto Astaro, erano nati in un mondo e in un tempo dove uccidere era per sopravvivere, era normale, era semplicemente per vivere e sfamarsi, in pochi rinnegano la propria natura, ma coloro che da quel tempo ancora provenivano difficilmente avrebbero abbandonato ciò che erano veramente: predatori di carne umana.

Era per questo che uccidere era la loro natura, perché erano nati per quello. Uccidere per mangiare, che differenza fa tra un umano e un bue? Ben poca. Il bue capisce perché lo si vuole uccidere, conosce le regole della natura, l’umano no perché ci mette in mezzo la morale e si sente sempre una vittima; gli uomini hanno dimenticato da troppo tempo le leggi naturali che regolano il mondo.

 

La bacchetta della bionda si illuminò e quando il bracciò si spalancò, due schiantesimi si abbatterono contro la parete dietro le spalle del moro, due crepe simmetriche si formarono tra le rocce mentre queste si sbriciolavano.

Era bene cominciare con qualcosa di leggero.

Nonostante credesse fermamente che lui fosse nel torto, voleva un combattimento leale.

Lui avrebbe fatto altrettanto? Dopotutto lui appoggiava i mangiamorte, era stato cresciuto da quella gente, sarebbe stato disposto a sacrificare la vittoria totale per una battaglia giusta con la sua amica di sempre?

 

Christopher rimase immobile mentre Lachlan riemergeva dalle sue spalle scrutando triste il campo vuoto di fronte a lui.

Il ragazzino tirò a sua volta fuori la bacchetta, ma il fratello maggiore scosse la testa

-          Se mi uccide scappa via, non combattere con lei.

-          Ma…

-          Fa’ come ti ho detto!

-          D’accordo – Lachlan sembrava riluttante – ma secondo me sbagliate tutti e due

-          Questa è la nostra storia.

-          Non è vero! Tu dovevi stare insieme a lei! Avreste dovuto combattere insieme! Dalla stessa parte! Non scontrarvi qui per colpa mia… lei ci può aiutare!

-          Stai zitto, Lachlan – lo rimproverò il maggiore, - questo non è il momento per mettersi a piangere – sussurrò vedendo gli occhi verdi del fratellino diventare lucidi

-          No che non sto zitto! Ti prego, abbandona tutto e vai da lei, ci aiuterà, me lo sento!

-          No, lei non può fare niente per noi perché pensa che tu sia un mostro! Non è un super eroe!

Il ragazzino urlò fuggendo di fronte a lui

-          Ti prego, non uccidere mio fratello, io non voglio uccidere nessuno! – implorò verso la Gryffindor

-          Non è colpa tua Lachlan – Kitt si spostò di fronte a lui. A Gardis non sarebbe importato in che ordine, Lachlan doveva morire, per quanto la riguardava poteva anche lasciare vivo Kitt

-          Sì che è colpa mia! Mi sarei dovuto uccidere molto tempo prima!

E corse da un lato, lontano dal fratello

-          Uccidimi, Gardis, fai un favore all’umanità e a mio fratello! Non possiamo andare avanti così… almeno lui vivrà felice

-          Lachlan – minacciò con tono duro il moro, domandandosi con che coraggio riuscisse a dire qualcosa del genere, come poteva vivere felice sapendo che suo fratello era morto per mano della donna che amava?

-          È sbagliato ciò che abbiamo fatto fin’ora, Chris, non ti saresti mai dovuto abbassare ad assecondare quella gente solo per salvare me! Non lo merito e non va bene! Non hai sempre ragione! Anche tu sbagli! È vero, non sono altro che un corpo che cammina creato da quello di un altro! Tu ne hai passate troppe per colpa loro! Lasciali perdere, dai retta a me! Tu lo sai meglio di me, non sono quello che sembro! – protestò ancora il ragazzo

-          Lachlan, smettila! È proprio per quello che ciò che fa Gardis non va bene…

-          Qualcuno finalmente dice come stanno davvero le cose – annuì lei che se ne stava in attesa al suo posto con le braccia conserte

-          Tu stai zitta! – il tono di Kitt era furioso

-          Non dirmi cosa devo fare!

-          Invece lo faccio!

-          Cos’è, non ti sei mai preoccupato di quello che pensa davvero tuo fratello? Oppure pensavi davvero di avere sempre ragione? – Kitt aveva imparato poco dalla storia di Rago

-          Stai zitta Gardis!

-          Beh, quando avrete finito la chiacchieratina familiare, fatemelo sapere, così possiamo ricominciare da dove avevamo interrotto

-          Fa’ silenzio!

Kitt lanciò di prepotenza un incantesimo contro di lei che andò a collidere proprio sopra la sua testa facendo un grosso segno sul muro, i capelli della bionda ondeggiarono alla brezza della magia, ma lei rimase impassibile a fissarlo, gli occhi, uno celeste e uno ambrato, lo scrutarono con profonda gravità nella posa scomposta in cui lui si trovava al momento, come se stesse combattendo contro la rabbia.

Probabilmente anche il vero Dresda aveva avuto una situazione del genere.

Rago era stata crudele a dirgli che lui era la sua reincarnazione.

 

Si fronteggiarono mentre lui continuava a nascondere i suoi occhi. Dalla bacchetta di lui, legno di abete rosso con scaglie di Nero delle Ebridi, partì una magia, Gardis mosse appena la mano e questa scomparve nel nulla, senza impatti, come se non fosse mai stata lanciata.

 

Il moro ne rimase un po’ stupito, ma non si scompose attendendo che lei facesse la sua mossa. E il legno di betulla di lei si mosse con tanta velocità che il Ravenclaw non si accorse neppure di un incantesimo dalla scia bluastra che, con una forza inaudita, lo spinse contro la parete, sollevandolo addirittura dal suolo.

Cadendo in ginocchio, lui si decise finalmente a guardarla dalle sue iridi scintillanti mentre col bordo della camicia si asciugava un rivolo di sangue che gli usciva dalla bocca. Mosse un piede cercando di stare in equilibrio, con qualche evidente difficoltà dopo il colpo subito.

 

In realtà lei non stava combattendo, stava pensando alle strane parole di Lachlan. Se avesse combattuto davvero, a quell’ora di lui sarebbe rimasto poco.

 

-          Kitt, perché credi tanto in questa faccenda… Lachlan è Voldemort

-          Tu pensi davvero che lui sia davvero il Signore Oscuro?

Gardis sembrava spiazzata da quella domanda, le sembrava che avesse rinunciato a farla ragionare, perché all’improvviso le poneva un simile quesito?

        Beh, certo, lui è una copia!

-          Sei come tutti gli altri. Non vuoi vedere… - Kitt sorrise quasi con compassione, la sua espressione prima furiosa e scomposta si addolcì improvvisamente mentre la guardava da oltre la coltre di capelli neri che gli copriva gli occhi, le iridi blu che Gardis tanto amava. Il simbolo della grande distanza di idee tra loro era espressa dal fatto che non si guardassero negli occhi.

Detestò non poterlo fissare direttamente. Lui però non ebbe il coraggio di farglieli vedere, gli occhi dei Black, gli occhi di un Byakko.

I mangiamorte non erano riusciti a ucciderlo e così lui aveva usato quello stesso potere per salvare Lachlan.

Per anni, mentre il suo fratellino cresceva, si era preoccupato che potesse diventare davvero come il malvagio Voldemort originale, se fossero riusciti a plagiarlo, ma Lachlan era un bravo bambino e allora aveva fatto tutto il possibile per proteggerlo da quelle menti malvagie.

Non è la propria nascita o il sangue che ci scorre nelle vene a dire ciò che si è veramente, nessuno meglio di lui poteva dirlo.

-          Certo il corpo di Lachlan è stato creato da quello di Lord Voldemort – si morse appena la bocca – ma nel profondo lui non è Tom Riddle! – urlò – lui è mio fratello! Lui è Lachlan! Lachlan Black! Ti sembra che Tom Riddle sia uguale a Lachlan Black? Ho lottato tutta la vita per far sì che Lachlan non diventasse un semplice sinonimo di Tom. E posso dire di esserci riuscito! Lachlan è Lachlan e Tom era Tom. Possono somigliarsi finchè vuoi, ma non saranno mai la stessa persona! Anche io avevo paura! Ma un fratello non può avere paura del proprio fratellino, soprattutto se questi non farebbe male ad una mosca! E se per proteggere lui devo stare dalla parte dei mangiamorte perché non gli facciano del male o non lo facciano a mia madre, ci starò fino alla morte e mi farò marchiare ancora e ancora! Cerca di capire, Gardis… non hai anche tu persone a cui vuoi così bene da sacrificare te stessa? Per cui compiresti addirittura una scelta sbagliata per il loro bene?

Gardis le aveva, quelle persone, e le scelte sbagliate per il loro bene le aveva già compiute, poteva capire bene ciò che lui voleva esprimerle.

-          Chris… - Lachlan sembrava commosso da quelle parole

-          È questa l’unica cosa in cui credo. Non ho certezze nella mia vita. Solo mille domande. Ma se c’è una cosa chiara è che devo proteggere Lachlan, perché anche lui è innocente come i tuoi amici! Perché se loro hanno il diritto di vivere la loro vita come preferiscono, lo stesso diritto ce l’ha anche lui e io devo difendere quel diritto per lui! Perché Lachlan è un innocente, perché temo per lui ogni volta che i mangiamorte gli parlano… perché lui è il mio prezioso fratellino e non ti lascerò ucciderlo senza fare niente! E se lo ucciderai, sappi che avrai un innocente sulla coscienza! E il mio odio con te per tutta la vita!

-          Non fare il moralista, Kitt, non è il momento – bofonchiò lei

-          Sì, è il momento giusto. Prima di usare la forza devo cercare di convincerti! Lui non è Voldemort! Una volta ti fidavi di me, perché adesso per te è tutto così diverso? Io penso ancora che tu possa comprendere la verità! Sei stata tu che hai sempre cercato la verità tra le menzogne, perché questa volta ti fermi alla superficie? Perché non scavi un po’? Perché non mi credi più, Gardis…?

-          Perché tu mi hai mentito, Kitt – rispose lei, sentendosi in colpa per quella mancanza

-          Sapevi che ti mentivo già da prima. Lo so benissimo. A Natale me lo hai detto chiaramente. Non sono così cieco. Probabilmente sapevi delle mie menzogne dalla prima volta che ci siamo incontrati. Ti prego, cerca di guardare oltre l’apparenza… se ci uccidi adesso non saprai mai qual è la vera verità…

 

La bionda parve aggrottare la fronte.

Kitt la stava pungendo sul vivo e sulle sue credenze più forti: la verità e i sentimenti. La verità era la sua vita, lei aveva sempre cercato solamente quella, perché questa volta doveva cambiare?

Ma allo stesso tempo, perché fidarsi di un traditore?

Abbassò di poco la bacchetta e si voltò verso il lato dello spiazzo dove, impaurito, stava Lachlan stesso.

Tremava.

Lord Voldemort tremava davanti alle leggende del mondo: il Byakko e la Sohryu che non si amavano e non si uccidevano. Litigavano.

Rago e Dresda avevano mai litigato come loro in quel momento?

C’erano state incomprensioni?

Sapeva che spesso Rago era risentita con lui perché Dresda aveva l’abitudine di far correre un po’ troppo la cavallina, ma addirittura a quel punto da perdere rispettivamente la fiducia l’uno nell’altra?

Rago non l’aveva mai smarrita, Dresda però sì. Si era ucciso e aveva messo incinta una ragazza umana. Aveva creato una tragedia di mille e passa anni.

Possibile che tra i due fosse sempre lei quella che doveva aver fede? Perché per una volta non lo faceva un po’ lui?

Però… c’era da dire che Dresda aveva tutti i diritti di darla morta. Non sapeva dell’Anima Azzurra, lei non glielo aveva comunicato.

Dresda le aveva mandato un ciondolo, Astaro glielo aveva detto. Forse le cose sarebbero state diverse se Astaro non fosse stato risentito con lui e lo avesse consegnato alla sorella?

Forse anche Rago aveva sbagliato a prendere quella decisione da sola, avrebbe dovuto parlarne con lui perché ormai erano “due” non più “uno”. Forse anche lei aveva poca fiducia in quello che dicevano di essere: una coppia. Loro due come si sarebbero comportati?

 

-          Ti sta bene così, Gardis?

 

Quelle parole le rimbombarono nelle orecchie.

Il destino è qualcosa che ci si costruisce con le proprie mani, è sbagliato lasciare che gli avvenimenti ci scivolino semplicemente sopra.

E decise che doveva tentare. Non costava nulla. Doveva cercare di rimediare all’errore che la stessa Rago, che stimava fino all’inverosimile, aveva commesso non parlando con Dresda.

Fino ad allora non aveva mai pensato che si fosse trattato di un errore suo, ma il racconto di Astaro e le parole di Christopher la stavano facendo riflettere un po’ troppo.

 

-          Lachlan, vieni qui – ordinò al bambino. Lui lanciò un’occhiata a Chris che gli accennò un assenso esitante, rimanendo comunque all’erta.

Kitt aveva spesso saputo che i Malfoy giocavano sporco, ma non poteva credere che Gardis, la SUA Gardis, facesse altrettanto. Non poteva aver chiamato suo fratello solo per fargli un tiro mancino e ucciderlo senza preavviso dopo aver fatto credere una piccola pace.

Gardis diceva di volere la giustizia. Il fine giustificava i mezzi?

 

Con il respiro trattenuto aspettò che suo fratello attraversasse la zona e arrivasse davanti a lei.

La bionda si chinò di fronte a lui con sguardo torvo e serio che tradiva un’età ben superiore a quella che dimostrava.

Gli afferrò il viso sotto il mento e lo guardò fisso negli occhi mentre l’altro non sapeva dove posare i propri, a disagio di fronte alle iridi di colori differenti.

Era già un indizio, Voldemort non avrebbe mai abbassato lo sguardo, non l’aveva fatto con Silente, figuriamoci con una sporca ragazzina con madre mezzosangue come lei, uno scherzo della natura, come la definivano i più.

-          Che vuoi farne della tua vita? – domandò con voce chiara e ferma stringendo di più la presa

-          Io… non lo so. – balbettò confuso Lachlan spostando di continuo le iridi verdi

-          Rispondi, non ce l’hai un sogno? Qualcosa, una speranza da realizzare…

-          Io… non te lo so dire. Non ci ho mai pensato. Non me lo ha chiesto mai nessuno… - provò pietà per lui mentre sentiva i suoi amici alle spalle a loro volta trattenere il respiro

-          Niente di niente? - Indagò ancora, usò la legilimanzia, ma era davvero come se lui non avesse mai riflettuto sulla cosa e al momento nella sua testa stessero turbinando una serie di idee, una dietro l’altra, alla ricerca di quella più giusta da esprimere. Non ce n’era una che potesse essere paragonata a quelle di Lord Voldemort.

I mangiamorte gli avevano insegnato a usare l’occlumanzia, le sue barriere, nonostante avesse appena undici anni, erano alte e solide. Ma lei aveva dalla sua un potere diverso. E sapeva che non aveva idea di cosa dirle.

-          Veramente… una cosa c’è – disse all’improvviso e sottovoce mentre lei stava davvero per non sapere più che cosa decidere

-          Cosa?

-          Io… voglio sposarmi

-          Sposarti? – indagò perplessa alzando un sopracciglio

-          Sì, con Izayoi – la bionda spalancò le iridi

-          Ma è tua sorella!

-          No… - Lachlan abbassò gli occhi. Perché Izayoi non era loro sorella se assomigliava così tanto a Kitt?

Lei si alzò in piedi e fissò gli occhi blu di Christopher, lui non aveva sentito, aspettava il verdetto di lei per ricominciare a combattere.

Lachlan attirò la sua attenzione

-          Tu… quando mi hai chiamato, non hai avuto paura che ti uccidessi? Che fosse una trappola?

Bambino ingenuo…

Lo guardò con compassione e fu tentata di passargli una mano sulla testa in un gesto affettuoso, chiaramente fuori luogo. C’era tristezza nella sua voce quando rispose

-          No. Anche volendo non avresti potuto farlo

E prima che lui dicesse altro, lo fece allontanare, ma Lachlan tornò indietro ancora una volta e le sussurrò piano all’orecchio

-          Mio fratello ti vuole davvero bene, sono sicuro che questo combattimento sta facendo male a lui come a te, posso giurarlo che non crede nelle stupidaggini dei mangiamorte! Io non sono proprio come i mangiamorte vorrebbero…

La bionda sorrise e lo rimandò per la sua strada senza rispondere.

 

I suoi occhi incontrarono quelli finalmente scoperti di Kitt, segno che la loro tanto tormentata fiducia era tornata l’uno nell’altra: era bastato poco.

Veramente poco. E anche a perdonarsi tanto.

Era la dimostrazione che i guai grossi possono succedere per delle piccolezze. Adesso, qualunque cosa avesse deciso, Kitt aveva fiducia in lei perché gli aveva dato una possibilità di dimostrare che cosa pensava e di far valere le sue tesi e le sue idee. E lei aveva fiducia in lui perché aveva perorato la propria causa e quella di Lachlan con ardore e trasporto, come un vero fratello dovrebbe fare, usando l’intelligenza e dimostrandole che stava combattendo per proteggere lui, non per l’ideologia che lo legava ai mangiamorte. A Chris non importava dei purosangue e dei mezzosangue, ma importava di suo fratello e, chiunque egli fosse, faceva bene a proteggerlo.

Lei non faceva lo stesso? Non difendeva sempre Leonard quando la gente lo insultava perché era un demonio che sbrana le persone senza discernimento? Lei stessa non era a consolarlo le volte che lui si sentiva un mostro? Lei che era un demone… lei che era “strana”. Lei poteva capire Lachlan e Christopher perché era entrambi: da bambini Seraphin l’aveva sempre protetta contro le angherie di quelli che la evitavano non solo per la sua natura, nascosta ai più, ma anche perché aveva gli occhi di colori differenti, quel semplice dettaglio irrilevante era bastato a farle odiare se stessa, salvo poi accettarsi per quel che era, come era giusto, e guardare finalmente il mondo dall’alto delle sue iridi, dall’alto della sua heterocrhomia iridium.

 

Le iridi screziate di blu di Kitt sembravano chiederle di dargli una risposta al più presto, finchè lei non avesse parlato il loro combattimento non sarebbe continuato né si sarebbe esaurito. Lei in realtà aveva già deciso, ma non era nella posizione di poter essere l’unica giudice di quella situazione.

 

Hestia le tocco appena una spalla volendole parlare, sfuggendo agli occhi vigili di Jeff che avevano confinato gli altri oltre la soglia della Camera dei Segreti, al di fuori della faccenda, irrimediabilmente tacciati di “innocenza”.

-          Siamo con te – le sussurrò la sua migliore amica stringendole la mano sinistra e abbracciandole le spalle, Gardis annuì quasi commossa di quel supporto

-          Sappiamo che prenderai la decisione giusta – annuì Karen slacciandosi dall’abbraccio dell’altro gemello Potter e andando a prenderla a braccetto, stringendola come faceva spesso con Ciel durante le loro chiacchierate da “sorelle maggiori”

-          Vi voglio bene – ammise imbarazzata da tanto affetto mentre Jeff annuiva contento e il sorriso gli si allargava sulla faccia e Jack arrossiva, sistemandosi le lenti rettangolari sul bel naso Weasley ereditato dalla

-          Ci hai insegnato qual è la verità e a guardare oltre. Noi non possiamo decidere senza di te, abbiamo tutti nascosto qualcosa, chi più, chi meno… - furono le parole di Hestia mentre guardava Karen, Jeff, il suo amato Jeff, suo fratello che per quasi nove anni aveva nascosto a Gardis di essere innamorato di lei, e poi i due ragazzi di Corvonero

-          Sappiamo che hai già preso la tua decisione – affermò sicura Karen con una rinata tranquillità e una nuova fiducia – l’esperienza ci ha insegnato che tu prendi sempre la decisione giusta

-          No, non sempre – si affrettò a dire l’altra bionda

-          Gardis, è la decisione giusta

-          Nessuno avrebbe potuto pensarci più di te – confermò il rosso passandosi un dito sotto il naso – come facevano a sapere che aveva già riflettuto su tutto e scelto? E come facevano a sapere cosa lei avesse deciso?

-          D’accordo

-          Ora vai a dire a quei due poveretti che sistemerai tutti i casini al posto loro – aggiunse dandole un colpetto affettuoso sulle spalle e spronandola verso i ragazzi dell’altra Casa.

Gardis annuì, felice di avere degli amici che la capissero. Metteva da parte la morale bigotta che si insegnava tra persone perbene per loro, per una ragazza che era andata a chiedere a suo fratello “fa’ l’amore con me” senza neppure sapere che cosa significasse far l’amore, e per un’altra che aveva il coraggio di sfidare addirittura il mondo benpensante amando suo cugino.

 

Mosse un passo verso il moro tenendo gli occhi puntati sulla propria bacchetta chiara tra le dita, indecisa su come riferirgli della decisione presa. Lachlan tratteneva il respiro impaurito, Kitt la scrutava truce cercando di anticipare le sue parole, ma era emotivamente troppo coinvolto per essere obiettivo e, come ogni volta, sapere ciò che voleva dire prima ancora che aprisse bocca, come gli altri.

Fece per parlare quando un particolare rumore di passi attirò la sua attenzione verso la porta e, aprendosi a ventaglio i suoi amici mostrarono l’immagine del Caposcuola delle serpi con le consuete scarpe di cuoio martellato: era quello il suono tipico, solo Leonard portava scarpe di pelle di drago a scuola, erano inconfondibili e il loro rumore lo si sarebbe potuto riconoscere addirittura in un intero negozio di calzature.

 

Il biondo studiò la situazione con sguardo truce mentre un caschetto di capelli scuri apparve da dietro la sua schiena dopo l’ingresso trionfale e Ciel palesò la sua presenza quale accompagnatrice del Principe.

Le dita lunghe e affusolate andarono svelte ad allentare maggiormente il nodo della cravatta verde e argento che il rampollo Malfoy portava al collo.

-          Gardis, che staresti facendo? – chiese con malgarbo beccandosi un’occhiata velenosa dalla sorella

-          Che cosa ci fai qui? Nessuno ti ha chiesto di venire – lo rimbeccò acida mentre il moro dall’altra parte della stanza stringeva maggiormente la bacchetta: le cose si stavano facendo sempre più complesse. Leonard non avrebbe MAI capito.

-          Seraphin era preoccupato per qualcosa che gli hai detto

-          Ah sì? E questo cosa c’entra?

-          Ho detto a Rudiger di tenere d’occhio il dormitorio di voi grifoni

-          Che bravo, sai anche far pedinare le persone. – Gardis sembrava infastidita dalle parole del fratello

-          L’ho fatto solo perché rischi di prendere la decisione sbagliata

-          Ah sì? Beh, io e te ne sappiamo parecchio di “sbagliati”, vero fratellino? Quindi di che ti preoccupi?

-          Gardis, sei troppo coinvolta in questa faccenda per fare una scelta lucida e obiettiva

-          Non dirmi quello che devo fare, le mie decisioni so prenderle da sola senza che tu mi aiuti

-          Gardis…

-          No, Leonard, non ti dovevi impicciare

-          Spiacente, è una cosa che mi riguarda da vicino

-          Ciò non ti giustifica – gli occhi dorati di Leonard si posarono freddamente sul Black che aspettava la risoluzione della bionda e seguiva con apprensione quel piccolo litigio tra titani, era diverso da quelli a cui tutti erano abituati, i sottintesi qui la facevano da padroni.

 

Leonard si sentiva particolarmente invischiato in quella storia di mangiamorte che riguardava il ramo cadetto dei Black e che era cominciata con la nascita di Voldemort e della sua perduta sorella gemella Lachesi, questo perché era proprio a causa di tutto ciò se ormai si ritrovava al mondo come un vampiro e non come un comune essere umano.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: so che vi sembrerà strano, ma vi devo dare un indizio per capire una cosuccia, chissà se l’avete già intuita… c’è una frase che ho scritto appositamente e che esprime due concetti, l’avete trovate? Aiutino: la parola “proprio” è il centro di questo piccolo mistero, sono sicura che avrete già capito perché, a differenza mia che sono una lettrice assai tarda, voi capite sempre tutto al volo!

 

Mi piacerebbe davvero mettermi a ringraziarvi tutti, ma questa sera non ho proprio tempo, mi scuserete, vero? Sappiate che comunque devo dare un grazie di cuore a tutti voi che mi lasciate quelle splendide recensioni, possibile che le miste storie vi sembrino sempre così belle? Comincio a pensare che siete dei pessimi bugiardi… anno nuovo e vita nuova, comunque, ormai anche questa storia, come si capisce dall’atmosfera, è agli sgoccioli, stavo pensando a cosa scrivere dopo, ma sono ancora molto confusa e il capitolo finale che sto buttando giù ha ancora bisogno di qualche ritoccatina, quindi penso che prima mi dedicherò ad ultimare questa, poi penserò alla prox fic, certo è che non vi libererete di me così facilmente come qualcuno senz’altro spera, credetemi, ne so qualcosa, per esempio mi capita con autori dei libri che non mi piacciono che continuano a scriverne e scriverne ancora tanto che imploro pietà (ogni riferimento a Moccia è puramente voluto, scusatemi ma lo detesto visceralmente).

Ora vi lascio davvero, scusate per il commento stringatissimo, ma il tempo è quello che è e sono certa che voi lo sapete bene… a presto e un bacione grandissimo, benvenuti in questo 2009!

Nyssa

   
 
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