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Autore: Lucy Farinelli    09/01/2009    1 recensioni
Direttamente dalla conclusione di Harry Potter 6, senza tenere conto degli avvenimenti del 7° libro, breve shot incentrata su Harry, Ron e Hermione appena partiti per combattere contro Lord Voldemort. Qualcuno li sta pedinando, ma non è questa la cosa più grave. Il Signore Oscuro ha un piano perverso per vincere questa guerra...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto in una notte

Buio.
Ogni tanto qualche fugace lampo in lontananza seguito da un brontolio.
Stava per piovere, il cielo era coperto da nuvole plumbee che avevano accorciato notevolmente la giornata.
Harry, Ron e Hermione erano in viaggio da un paio di mesi, ormai; agosto si era trasformato pigramente in settembre e la temperatura, soprattutto di notte, cominciava ad irrigidirsi.
“Fermiamoci qui per stasera,” decretò Harry quando raggiunsero una casupola diroccata sul ciglio della strada.
“Dove siamo?” domandò Ron, avvicinandosi a Harry e stringendosi il mantello sulle spalle.
“Non lo di preciso, ma dovremmo trovarci ancora dalle parti di Godric’s Hollow, credo,” rispose Harry, muovendo qualche passo verso la porta di legno muffito e aprendola con una spallata.
Ron e Hermione lo seguirono all’interno e riaccostarono alla meglio l’uscio divelto, poi rimasero a guardare l’amico che esplorava la casa.
“Sembra tutto a posto,” annunciò Harry, scendendo le scale dopo aver esaminato il piano superiore. “Polveroso e sporco, ma non troppo pericolante.”
“Allora iniziamo a sistemarci,” disse Hermione, slacciandosi il mantello e lanciandolo senza tanti complimenti su un divano sfondato lì accanto.
Accese uno dei suoi fuochi portatili mentre Harry e Ron si davano da fare per sprangare le finestre contro la pioggia battente che aveva appena incominciato a scendere.
“Colloportus,” mormorò infine Harry alla porta.
Gettando un ultimo sguardo all’esterno, gli parve di notare un movimento nel buio; pensando di essersi sbagliato, lasciò perdere e tornò da Ron e Hermione, che si erano già sistemati alla meno peggio sul divano e avevano Evocato qualcosa da mangiare.
“Chi fa il primo turno di guardia, stasera?” domandò Ron, addentando un sandwich al tacchino. Quanto gli mancava la cucina di sua madre.
“Inizio io,” rispose Hermione.
Ron la guardò di sottecchi; ultimamente si comportava in modo un po’ strano, era fredda e formale, come se tutta quella situazione non la riguardasse, come se trattasse solo di un compito scolastico da svolgere al meglio e il prima possibile.
“Se vuoi comincio io, Mione,” le propose Ron conciliante.
Lei lo fulminò con lo sguardo.
“Pensi che non possa farcela?” scattò subito.
“No, volevo solo essere...camminiamo da stamattina...” balbettò Ron. Sospirò e si arrese.
“Come non detto. Vai tu.”
Harry aveva ascoltato solo con un orecchio il battibecco tra Ron e Hermione; aveva preferito rimanere concentrato sul movimento che aveva nuovamente percepito fuori dalla finestra.
Ormai ne era certo: qualcuno li stava pedinando.
Evocò un pezzo di pergamena e una piuma e scribacchiò un messaggio per Ron e Hermione.
“Qualcuno ci sta seguendo e, molto probabilmente, origliando. Continuate a comportarvi normalmente mentre io vado fuori a dare un’occhiata. Se non torno entro venti minuti, venite a cercarmi.”
Lo passò ai due amici, che lo lessero sbalorditi, e lo bruciò appena ebbero terminato.
“Forse hai ragione, Ron. Non è una buona idea che faccia io il primo turno,” disse Hermione allusiva.
“Concordo, Mione. Vedi che ogni tanto ho ragione anche io?” rincarò Ron.
Harry li guardò sorridendo, mentre si riallacciava il mantello e si sistemava la bacchetta nella tasca posteriore dei jeans.
“Fallo tu il primo turno, Hermione,” le disse Harry uscendo. “Io torno subito.”
Ron e Hermione rimasero a fissare la porta che si chiudeva, poi la risigillarono con cura e tornarono a sedersi attorno al fuocherello.
“Sono preoccupata,” mormorò infine Hermione.
Senza una parola, Ron le cinse le spalle con un braccio e iniziò a baciarla.

Harry si era lanciato all’inseguimento di un’ombra nel bosco, una figura umana nascosta dietro un albero. Purtroppo anche il pedinatore si era accorto di essere pedinato e ora se l’era data a gambe tra le scheletriche forme dei tronchi.
“Stupeficium!” gridò ad un tratto Harry quando credette di avere a tiro la figura; c’era un che di familiare in quei movimenti, come se avesse già vissuto quella scena.
Poi udì la risata e finalmente Harry capì con chi avesse a che fare.
“Non sperare nemmeno per un momento di acchiapparmi, Potter! Ti sono già sfuggito una volta, ricordi?”
Draco Malfoy lo guardava con la solita aria spavalda e derisoria dal centro della radura in cui si era appena fermato.
Harry percepì un’ondata di rabbia così intensa da restarne sorpreso lui per primo e si lanciò dritto su Malfoy, purtroppo consapevole del fatto che non avrebbe fatto in tempo a raggiungerlo.
Draco si era infatti fermato solo per provocare ancora di più Harry; un attimo prima di trovarsi a tiro d’incantesimo, si Smaterializzò sogghignando ed esclamando malignamente: “Porterò i tuoi saluti al professor Piton! Muore dalla voglia di vederti”
Poi scomparve, lasciandosi dietro solamente l’eco della sua risata maligna che si smorzò pian piano e Harry rimase ad ascoltare il proprio respiro affannato mescolato al morbido ticchettio delle gocce di pioggia sulle foglie del boschetto, il pugno ancora contratto sulla bacchetta.

Ron indugiava piano con le labbra sul collo di Hermione e le accarezzava lentamente il braccio sotto la manica, mentre lei aveva chiuso gli occhi e si era appoggiata obbediente contro lo schienale del divano.
Hermione accarezzò le spalle del ragazzo, scendendo fino a trovare l’orlo della sua maglietta, e iniziò a tirarla verso l’alto; Ron lasciò momentaneamente la presa dal suo braccio per facilitarle il compito. I loro respiri si fecero più affannosi, quando Ron, a torso nudo, la prese tra le braccia e la stese sotto di sè, sopra ai cuscini coperti dai loro mantelli. Ben presto anche la maglietta di Hermione fece la stessa fine di quella di Ron e il ragazzo avrebbe volentieri continuato a baciarle la pancia se solo un tuono particolarmente vicino non li avesse fatti sobbalzare e tornare alla dura realtà.
“Accidenti!” borbottò Hermione, scrollandosi di dosso Ron e affannandosi alla ricerca dell’indumento perduto.
“Quanto tempo è passato?” domandò dopo averlo ritrovato vicino al caminetto polveroso ed esserselo infilato alla svelta.
Ron, ancora seduto sul divano, si passò frustrato una mano sul viso e controllò l’orologio. “Venti minuti”
“E’ ora di andare a cercare Harry,” disse Hermione, lanciandogli la maglietta addosso.
Ron la fissò inebetito per un attimo, aprì la bocca come per dire qualcosa, poi ci ripensò e desistette, preferendo non contraddire Hermione. Si rivestì velocemente e fece per prendere anche il mantello, quando si udirono dei tonfi alla porta.
“Harry?” domandò cautamente Hermione, avvicinandosi all’uscio.
“Sì, sono io, Hermione,” rispose la voce di Harry dal di fuori.
“Provalo”
Pausa.
“Ehm...Se lo sguardo potesse uccidere, sarei morto quando Ron mi ha visto uscire dalla camera di sua sorella la mattina della nostra partenza.”
Altra pausa.
Ron sbuffò e fece cenno a Hermione di farlo entrare; lei schiuse la porta ridacchiando e Harry, completamente fradicio, si precipitò accanto al fuoco per asciugare i vestiti.
“E ci credo,” bofonchiò Ron “Ginny aveva solo la vestaglia addosso.”
Anche Harry si concesse il lusso di una risatina, poi iniziò a raccontare a Ron e Hermione quello che era appena successo.

Buio.
L’unico rumore era il ticchettio di un paio di stivali sul freddo pavimento di pietra.
Neppure lo scorrere della pioggia riusciva a trapassare la pesante coltre di isolamento che avvolgeva il maniero dei Lestrange ormai diroccato.
Il ticchettio degli stivali si arrestò di fronte ad un enorme portone intagliato.
“Signorino Malfoy,” disse ossequioso Codaliscia, spostandosi di lato per lasciarlo passare.
“Minus,” rispose sbrigativo Malfoy.
Entrò nella stanza, richiuse il portone con un tonfo sordo e si avvicinò con deferenza al calderone bollente pieno di un luminoso liquido madreperlaceo sopra al quale si levavano spirali di vapore.
“Sì, Draco?”
Una figura alta e sottile, dai lineamenti serpenteschi si materializzò dall’ombra.
“Mio Signore.”
Malfoy cadde in ginocchio di fronte a Voldemort, gli occhi bassi. “Ci sono tutti, ragazza compresa. E Potter si mi ha inseguito come era stato programmato.”
“Eccellente, eccellente,” commentò compiaciuta la voce acuta e glaciale di Voldemort.
Una seconda figura, stavolta dal naso aquilino e dai lunghi capelli neri e unticci, si avvicinò al calderone, mescolando piano la potente pozione al suo interno. Draco alzò appena lo sguardo per riconoscere Severus Piton e notare poco più in là un grosso serpente strisciare sul pavimento e avvicinarsi al suo Signore.
“Certo, Nagini,” continuò poi Voldemort, quando il serpente gli si avvolse addosso a larghe spire. “Non preoccuparti, la prossima volta farai anche tu la tua parte, aiutando a distrarre i nostri due piccoli Auror che giocano a fare gli eroi in modo che lascino quella sporca Babbana di nascita da sola.”
Voldemort sospirò di piacere, ancora più compiaciuto.
“E poi tu, Severus, una volta che quella lurida smorfiosa sarà sola, la porterai qui da me, la tratterai con ogni riguardo e le farai bere quell’ingegnosa pozione che stai mescolando con tanta cura.”
“Amortentia, mio Signore,” rispose Piton.
“Precisamente.” Voldemort accarezzò pigramente il collo di Nagini. “Alzati, Draco”
Malfoy si sollevò immediatamente e Voldemort gli poggiò le lunghe dita diafane sulle spalle.
“Mi hai servito bene, questa sera, giovane Malfoy. Non lo dimenticherò. Continua così e non dimenticherò neppure questo. Come vedi,” e qui indicò Piton, ancora accanto al calderone, “sono riconoscente con coloro che mi sono fedeli.”
Sogghignò spaventosamente e i suoi occhi scarlatti scintillarono ai bagliori dell’Amortentia. “Ora vai. Tua zia e tua madre ti aspettano nei sotterranei. Quando sarà il momento della seconda parte del nostro piano, ci penserò io a contattarti.”
“Sì, mio Signore.” Malfoy sprofondò in un lungo inchino prima di congedarsi. “Grazie, mio Signore.”


SPAZIO DELL’AUTRICE

Ok, ora vi spiego.
Questa one-shot è stravecchia, risale all’uscita di Harry Potter e il Principe Mezzosangue. È un prequel, un’introduzione, una missing moment... non lo so nemmeno io come classificarlo, ma viene comunque prima della long-fic a cui appartiene.
Soprattutto, è molto, molto diverso da quella long-fic.
Questa storia è molto più vicina ai temi che sono solita affrontare adesso, l’altra è stata la mia primissima fanfic, una spensierata commediola in rosa.

Volevo fare dunque questo “esperimento” e postare, a distanza di ben due anni (...più o meno ^_^), questo mio primo lavoro, sia per mostrare come io stessa sia cambiata nel corso del tempo, sia per vedere la reazione di voi lettori/trici.

Detto così, sembra terribilmente ufficiale, quindi torno alla mia mode on preferita, quella che scruta, avida di recensioni, chiunque passi di qui.
Mi dite se vale la pena di continuare, ricordandovi che il seguito sarà, però, di un altro genere?
Grazie a tutti!!!

Alla prossima,
Lucy Farinelli.
  
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