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Autore: Mel_mel98    12/06/2015    1 recensioni
Prima che sia troppo tardi, lasciami raccontare tutto quello che ancora non è stato detto.
Prima che tu te ne vada, lasciami sfogare ancora un po', resta qui con me.
Prima che tutto finisca, che tutto venga dimenticato, fermati a riflettere.
Prima che la Morte venga a prenderci, concedimi di vivere tutta la vita ancora una volta.
~ ~ ~
Per chi, come me, in quelle poche righe dedicate alla morte di Finnick non ha trovato le risposte che cercava.
Per chi pretende un addio come si deve, dalla persona a lui più cara.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Storia di una festa clandestina

 

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“Perché la chiamano festa di Prima Estate?”
Erano appena le cinque del pomeriggio, uno dei tanti che mi ero ritrovata a passare con Mags.
Era il giorno del bucato ed entrambe eravamo intente ad appendere lenzuola, camicie e bermuda al filo di corda appeso nel piccolo ma funzionale giardino sul retro che ogni abitazione nel Villaggio dei Vincitori possedeva.
Mags mi rivolse uno sguardo curioso: “Non l'hai mai sentita la storia di quella festa clandestina?”
Io aggrottai le sopracciglia.
“In che senso clandestina? A me sembra una normalissima festa, con balli, canzoni...”- risposi.
“Ah, evidentemente devo essere diventata più vecchia di quanto mi ricordassi...”- sbuffò- “Ai miei tempi questo era un racconto che sapevano tutti, grandi e piccini! Ma non importa... Appena abbiamo finito qui ti spiegherò tutto meglio.”

 

Trascorsero alcuni minuti, in cui portammo a termine la nostra occupazione, per poi rientrare in casa in religioso silenzio.
Ero già pronta per sedermi nel salotto, dove di solito ci fermavamo a parlare, quando la voce di Mags mi fece sobbalzare: “No Annie, seguimi”- disse indicandomi la porta.
E così camminammo fino alla spiaggia, dove ci sedemmo, rapite dalla bellezza dei colori dell'orizzonte.
“Allora... se non sbaglio siamo qui per un motivo...”- disse la donna dopo un po', guardandomi.
“Mi devi raccontare la storia!”- le ricordai, impaziente.
“E va bene! Devi sapere che le origini di questa ricorrenza non sono poi così profonde: si parla circa sessant'anni fa. Lo so che a te potranno sembrare un'eternità, ma se ci pensi bene è più giovane di me!”- esclamò sorridendo.
“Ma quindi... tu hai partecipato alla prima festa di Prima Estate?!”
“Eh sì cara, proprio così!”- disse aggiustandosi una ciocca di capelli che per il vento era scappata dalla presa dell'elastico.


“Sessant'anni or sono, viveva qua nel distretto un ragazzo, da tutti chiamato Jack. Era l'anima del villaggio: sempre sorridente, pronto ad aiutare il prossimo, amorevole e premuroso. Nonostante la sorte lo avesse privato di tutto con la guerra che si era da poco conclusa, lui non aveva perso il suo spirito allegro e sincero. Faceva di tutto perché nei suoi occhi non comparisse mai tristezza, non si abbatteva mai davanti a niente.
Tutti gli volevano bene, perciò anche se da una parte aveva perso tutta la sua famiglia, aveva certamente trovato tanto amore attorno a sé. In particolare, trovò un sentimento a lui ancora sconosciuto negli occhi di una ragazza poco più piccola di lui, figlia del primo cittadino del distretto.
I due, pur essendo molto giovani entrambi, negli anni successivi alla ribellione avevano fatto tutto ciò che era in loro potere per risollevare la situazione nel distretto, fortemente indebolito economicamente per la perdita di tutti pescherecci. Insieme avevano organizzato squadre di uomini e ragazzi per costruire nuove barche con materiali di recupero, avevano lavorato fianco a fianco per assicurarsi che tutto tornasse a quell'antico splendore che gli anziani tramandavano, nonostante le diverse difficoltà.

È facile capire come si siano innamorati: possedevano la stessa decisione, la stessa forza interiore, pur provenendo da due regioni del distretto diverse in quanto a ricchezza e qualità della vita.
Lui rappresentava in sé tutti i pescatori, i lavoratori, con la pelle bruciata dal sole e la salsedine tra i capelli; lei aveva la delicatezza e compostezza di quelli che sono a stretto contatto con Capitol City per lo scambio delle merci. Univano alla perfezione le due facce del distretto e subito ottennero l'approvazione di ogni abitante.
Ma parliamo di un tempo in cui esistevano già gli Hunger Games, purtroppo.

Il nome del ragazzo venne estratto per la settima edizione dei giochi, e in quel preciso istante qualcosa nel distretto 4 si ruppe drammaticamente. Nessuno di noi aveva ancora mai vinto, e tutti lo vedevano già spacciato.
Ma Jack non si arrese neppure in quell'occasione. Neppure quando il mondo che da solo aveva rimesso in piedi gli stava cadendo addosso di nuovo. E così, prima di partire promise alla sua ragazza che sarebbe tornato per lei, per ballare ancora una volta sulla spiaggia al chiaro di luna.”


Mags si fermò, sospirando.
Io intanto morivo dalla curiosità. Mille domande mi vorticavano in testa, ma solo una fu quella che riuscì ad uscire fuori: “Tornò Jack dagli Hunger Games?”
“Sì, riuscì a vincere anche quelli. Quando, dopo l'incoronazione nella capitale, lo riportarono al distretto, la prima cosa che fece dopo essere sceso dal treno fu cercare gli occhi della ragazza a cui prima di partire aveva lasciato il suo cuore. Appena la vide sul suo volto comparve un bellissimo sorriso, le corse incontro e l'abbracciò. Ignorando tutta la folla di gente che gridava il suo nome, che in preda all'eccitazione batteva le mani, fischiava, cantava. Dimenticandosi delle telecamere, dei microfoni, di tutto quello che c'era all'infuori di lei.
Felice, felice a tal punto da mettersi a ballare lì, nel bel mezzo della stazione. Così felice di aver mantenuto la sua promessa da piangere, tanto da costringere la ragazza a fermarsi e a pulirgli le guance con un fazzoletto.
Talmente felice da contagiare anche tutti gli altri, che iniziarono ad intonare motivetti ballabili, a stringere le mani dei propri amati e a volteggiare leggeri per le strade, con la musica che pervadeva ogni angolo del distretto.

Il distretto 4 aveva vinto i suoi primi Hunger Games, Jack aveva mantenuto la sua promessa e ciò che si era rotto era finalmente tornato a posto. E così anche Capitol City chiuse un occhio davanti a tanto entusiasmo e lasciò correre.
Quell'estate, quando alla popolazione arrivarono i compensi per la vincita di Jack, fu indetta la festa di Prima Estate: la prima estate del ragazzo come Vincitore.”

A quelle parole, mi sorse un dubbio: “Ma perché si chiama ancora festa di Prima Estate? L'anno dopo non avrebbero dovuto chiamarla festa di seconda Estate? Così il collegamento con la storia di Jack sarebbe stato più evidente, no?”
Mags mi guardò con con gli occhi lievemente tristi.
Rimasi stupita da quello sguardo. Che cosa avevo detto di sbagliato?
“Vedi Annie, Jack non ha mai vissuto la sua seconda estate da vincitore, purtroppo.”
In quel momento mi raggelai, pietrificata dalle parole della donna.
Perché? Che fine aveva fatto quel ragazzo?
Incapace di fare qualsiasi domanda, attesi in silenzio, nella speranza che lei si decidesse a darmi maggiori spiegazioni.
Da una parte bramavo di sapere che cosa era successo, ma dall'altra avevo paura di scoprirlo. Sapevo che ciò che avrei sentito non mi sarebbe piaciuto.


“Un giorno un pacificatore gli ordinò di seguirlo, e lo condusse fino alla stazione dove lo costrinse a salire su un treno diretto a Capitol City. Anche in quell'occasione, promise alla sua ragazza, già in lacrime, che sarebbe tornato per lei. Ma quella volta non mantenne la promessa, e non è più tornato indietro.
Nonostante questo tutti gli abitanti non smisero mai di considerare Jack come colui che più di tutti aveva motivato gli altri a rialzarsi dopo la grande sconfitta nella ribellione. Perciò il sindaco decise che la festa di Prima Estate si sarebbe tenuta ogni anno, sempre con lo stesso nome, come un momento fermo nel tempo, un modo per replicare quella felicità pura che solo l'abbraccio di due innamorati lontani può far nascere.”

Rimasi zitta, ferita da quella storia.
Ancora una volta, quegli stupidi giochi avevano rovinato tutto.
“Non è giusto...”- mormorai, tentando di ricacciare dentro le lacrime.
“Hai ragione Annie. Non è giusto. Ma adesso noi possiamo fare poco.”- rispose calma Mags.
“G..grazie per avermi raccontato questa storia.”- dissi alzandomi- “Ma adesso mi sa che devo andare a casa.”
“Va bene... Ci vediamo domani, allora...”
“Sì... A domani.”- e voltandomi di spalle, correndo verso casa mia, lasciai che le lacrime mi rigassero il viso.

Continuavo a chiedermi se i giochi sarebbero riusciti a distruggere anche la mia amicizia con Finnick. Lui andava praticamente tutti i giorni a Capitol, però alla sera tornava sempre.
Rimasi in ascolto del battito del cuore, e pregai che una forza misteriosa riportasse sempre il mio amico al suo distretto.
E in questo modo riuscii a placare tutta la confusione nella mia testa, riuscii a zittire tutte le voci nel mio cervello che mi facevano impazzire.
Riuscii persino a dimenticare una domanda che fin dall'inizio del racconto mi aveva infastidita: chi era, e soprattutto dov'era adesso la ragazza di Jack?

 

La ragazza di Jack ce l'aveva messa tutta per superare il dolore.
Aveva lottato contro i suoi stessi sentimenti, per non soccombere ad essi.
E in un certo senso, alla fine era riuscita a vincere.
Dai suoi occhi era scomparsa la tristezza ed era rimasta solo la rassegnazione.
Finnick ricordava spesso quella storia, che lo aveva sempre impressionato, sin dal primo momento in cui Mags gliela aveva raccontata.

Era sempre rimasto affascinato dal modo in cui lei descriveva quei momenti, quelle sensazioni.
Si ricordava di tutto: i sospiri, i gesti, gli sguardi.
E Finnick si chiedeva come avesse fatto a non dimenticare tutto quanto, con l'avanzare degli anni.
La ragazza di Jack non aveva mai trovato davvero la pace.
Due anni più tardi era stata sorteggiata per partecipare agli Hunger Games.
Aveva dovuto combattere, aveva dovuto lottare nuovamente per dare un senso alla sua vita.
E neppure vincendo inizialmente lo aveva trovato.

Finnick si agita, al pensiero che anche lui adesso sta perdendo di senso.
Non è più niente, lui. Non è un vincitore, né un vinto.
Non è fedele né ribelle.
Si sente andar via, sente di non essere più in grado di controllare il suo corpo, dal quale si sta piano piano staccando.
E si sente come lei, come quella ragazza. Perso.

Ci mise un po' a capire, ed adesso avrebbe voluto essere più sveglio a quei giorni, avrebbe voluto arrivarci subito.
Ci mise un po' troppo, in effetti.
A rendersi conto che Mags era la ragazza di Jack.
Quando lei glielo rivelò, allora tutto fu più chiaro.
Il suo sguardo, i suoi ricordi, la sua sofferenza. Finnick comprese, ma era troppo tardi.
E dopo pochi giorni, la sua mentore raggiunse finalmente quella pace che per anni aveva cercato inutilmente.

 


Angolo dell'autrice
Salve a tutti! Sì, tra libri usati da vendere, nuovi da acquistare, vacanze da programmare, per la vostra gioia sono tornata!
Sono molto felice di questo capitolo, anche se apparentemente non c'entra assolutamente niente con il resto della storia.
È vero, forse è leggermente off-topic, ma desideravo da morire inserire qualcosa sul passato di Mags, che come ho già detto considero una figura importante per entrambi i protagonisti della storia.
Spero che questo lungo flashback vi sia piaciuto, o che almeno non vi abbia completamente disgustato...
Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate!
A presto miei cari lettori, ci vediamo nelle recensioni (speriamo) e nel prossimo capitolo!
Mel

   
 
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