La sera arriva,
senza preavviso.
Avverto una sensazione di timore, di un timore mai provato prima. Non posso
aver paura di un appuntamento con Peeta Mellark. Lui è solo un ragazzo, è solo
un amico, un conoscente. Probabilmente gli sto simpatica e ha deciso di
invitarmi ad un'uscita, ad una mostra d'arte. Mi tormento una ciocca di
capelli, attendendo l'arrivo di Peeta. Mi viene da ridere al pensiero di quando
stamattina, a telefono, ci chiamavamo "Mr Mellark" e "Miss
Everdeen".
Sussulto quando
sento il campanello.
Cerco di correre
velocemente verso la porta, ma i tacchi me lo impediscono. Prim mi precede e
cerca di affacciarsi allo spioncino.
<<
Paperella, levati da lì. Sei troppo bassa per arrivare allo spioncino! >>
le dico, scherzando. Lei mi lancia un'occhiata minacciosa, ma sorride.
<< E tu
troppo goffa sui tacchi per muoverti di un altro millimetro! >> ribatte.
<< Come
osi? Io so camminare sui tacchi >> dico ridendo, e con non troppa
convinzione. Prim ride di gusto.
<<
Katniss, ti sei resa conto che stiamo discutendo da mezz'ora e quel babbeo o
quella babbea dietro la porta sta aspettando? >> chiede Prim,
sbellicandosi dalle risate.
Io rido, poi mi
ricordo che "quel babbeo dietro la porta" è probabilmente Peeta.
Mia sorella si
affretta ad aprire la porta.
Sì, è lui.
E'Peeta Mellark.
A stento lo
riconosco: ha i capelli un po'tirati all'indietro ed indossa una camicia con
una giacca e cravatta.
<< Guarda
chi c'è, Kat. E'il tuo fidanzatino! >> mormora Prim, ridacchiando e
guadagnandosi una mia occhiataccia. Per fortuna se ne va subito in camera sua,
dato che doveva dar da mangiare a Ranuncolo.
<< Sei
molto più elegante del solito >> dico a Peeta.
<< Si può
dire lo stesso di te.>>
<< Mamma,
io e Peeta allora andiamo! >> grido per farmi sentire da mamma, che si
trova al piano di sopra.
<< Okay,
state attenti.>>
Mi trattengo dal
non gridare "Mamma, non ho tre anni" e mi dirigo verso la porta. Devo
allontanare al più presto Peeta dalla mia stramba famiglia.
Quando siamo
fuori da casa, dico a Peeta: << Un po'strana la mia famiglia, eh?
>>.
<< No,
perché? >> commenta lui un po'a disagio.
<< Il più
normale è il gatto, Ranuncolo >> dico, facendolo ridere. << Andiamo
a piedi? >> aggiungo.
Peeta mi osserva
come se fossi un'aliena provenuta da Marte. << A piedi fino alla mostra
d'arte? No, altrimenti a cosa sarebbe servito portare la mia fiammeggiante
macchina? >> mi dice, ridendo.
<< Salga a
bordo della mia bellissima macchina,
Miss Everdeen!
>> aggiunge.
<< Non
cominciamo, Peeta >> taglio corto, salendo in macchina.
**
Un'ora dopo io e
Peeta arriviamo alla mostra. Il viaggio mi è sembrato interminabile, ma eccoci
qui, alla galleria d'arte.
La galleria è
più affollata di quanto io ricordassi, e ci sono dappertutto delle guide che
somigliano a delle formichine operose. Io e Peeta ci avviciniamo ad un quadro.
<<
E'carino >> commento, un po'a disagio. Peeta, per tutta risposta,
annuisce distrattamente.
<< Non ti
ho mai visto così silenzioso. Che ti succede? >> proseguo.
Lui mi sorride e
non dice nulla.
<< E'una
galleria d'arte, dobbiamo tacere. C'è ... tanta gente importante qui >>
mi sussurra.
Io alzo gli
occhi al cielo. Davvero a Peeta importa l'impressione che la gente ha di lui?
Mi è sempre sembrato di no. Forse non lo conosco così bene.
<< Gente,
la sottoscritta si sta annoiando. Peeta Mellark, questo ragazzo accanto a me,
mi sta mettendo a tacere perché dice che c'è tanta gente importante qui. Io
sono Katniss Everdeen! >> grido. Adesso qualcuno mi butterà a calci fuori
da qui, oppure mi rinchiuderà in un manicomio, ma almeno ho movimentato il mio
appuntamento.
<< Sei
forse impazzita? Che ti è preso? >> ridacchia Peeta.
<< Scusami
se cercavo di rendere il tutto più divertente>>.
Stiamo passando
in rassegna l'ennesimo quadro: cos'ha di speciale e di diverso dagli altri?
E'un dipinto azzurro, che raffigura delle onde e un sole giallo ocra.
<<
Disegnavo meglio io a tre anni. E non sono mai stata un asso in disegno,
Mellark >> sussurro.
<<
Katniss! >> esclama lui, in tono di rimprovero.
Gli occhi stanno
per chiudersi.
Non posso
addormentarmi davanti a tutti. Non davanti a Peeta, almeno.
All'improvviso
vedo un bagliore rosso. Un rosso vivo, acceso.
E'un dipinto.
E'un dipinto che si distingue dagli altri.
<< Quel
quadro è stupendo! >> dico a Peeta.
<< E'la
prima volta nella giornata che percepisco tanto entusiasmo nella tua voce
>> ride lui.
Mi avvicino
ancor di più al quadro.
Non è
particolarmente bello, ma è unico nel suo genere. Rappresenta il fuoco.
Dalla cornice,
si levano alte fiamme.
Fisso il dipinto
per circa dieci minuti, fin quando Peeta mi trascina a guardare altri quadri e
ad "esporre la mia opinione".
<< Di
questo? Che te ne pare? >> mi chiede, indicandomi un quadro verde.
<< Il
colore è stupendo, il resto non mi piace. Adesso possiamo andarcene? >>
borbotto. Probabilmente sto diventando un peso per Peeta. Intuisco dalla sua
espressione che portare me in questa galleria è stato come portare una
sorellina di due anni piuttosto lamentosa.
<<
Preferiresti mille volte essere qui con un'altra persona, no? >> chiedo a
Peeta, sorridendo.
<< Sarebbe
più comodo e più tranquillo, ovviamente.
Però non
proverei le stesse sensazioni che provo con te, adesso >> mi risponde.
Questa risposta
è maledettamente giusta.
<< Te la
cavi con le parole >> dico.
Come si è potuto
intuire, io invece non ne dico una buona.
<< Vuoi
tornare a casa? >> chiede Peeta.
<< No, ma
non ti nascondo che questa galleria d'arte è una noia assoluta! >>
rispondo.
<< E se io
riuscissi a renderla divertente? >>.
Dubito ci
riuscirebbe, dato che le gambe reggono a stento e mi sto quasi addormentando.
<<
Provaci, Mellark. Sarebbe impossibile, ma okay >> rispondo, noncurante.
Vedo Peeta che
estrae il cellulare dalle sue tasche, poi clicca su "playlist".
Parte una
canzone.
<<
E'questo il tuo modo di farmi divertire? Farmi ascoltare una canzone? Potresti
far di meglio >> rido.
<< E
infatti ...>> risponde lui, lasciando la frase a metà.
Subito dopo mi
ritrovo al centro della sala.
<< Ti va
di ballare, Everdeen? >> chiede.
<< Non
sono brava, ma va bene. Farei di tutto pur di non esaminare un altro quadro
>> rispondo sorridendo.
Ballo goffamente
e ne sono consapevole, ma dopo cinque minuti la musica mi pervade e comincio a
rilassarmi.
<< Sei una
brava ballerina >> dice Peeta.
Le guide della
galleria d'arte ci guardano con perplessità. Mi aspetto che qualcuno ci venga a
rimproverare e ci costringa ad andarcene, ma nessuno lo fa.
Si forma un
cerchio di persone che ci guardano sbigottite o meravigliate.
<< Sai
come metterti al centro dell'attenzione, Peeta >> sussurro.
<< Sono un
leader nato, Kitkat >>.
Dovrebbe
smettere di affibbiarmi soprannomi.
Improvvisamente,
le gambe mi reggono a stento, la vista si offusca e la testa comincia a
girarmi.
Mi sento come se
stessi per crollare a terra.
E non è il
sonno.
Sono consapevole
che si tratta di qualcosa molto più grave.
<< Peeta,
io ...>> comincio a dire.
L'impatto con il
cemento è piuttosto violento.
Ho perso i
sensi.
***
quando mi
sveglio trovo ad "accogliermi" un soffitto bianco e spoglio... sembra
tanto il soffitto dell' ospedale... aspetta! Ospedale?! Che ci faccio qui?
Mi dimeno nel
letto ma una mano pesante mi ferma intimandomi di non muovermi, cerco di
calmarmi ma quando capisco in che stato mi trovo inizia a risultare
impegnativo: un paio di tubi partono dal mio addome per fornirmi di vari
antidolorifici potenti e per quanto posso vedere ho anche una manciata di flebo
nel braccio per non parlare di delle dosi di morfina iniettate non so dove...
ok, il solito.
il dottore si
alza, va alla porta ed esclama: "Ha preso conoscenza, potete vederla"
vedo entrare una
Prim con gli occhi lucidi e mia madre con un'espressione angosciata, mi
insospettisco "Mamma che succede? Mamma che hai???" "Katniss...
mi.. dispiace, io..." balbetta con un paio di lacrime agli occhi "Non
sono stata una brava madre, amore, non avrei dovuto per metterti di uscire così
tanto... tu sei malata, lo sarai sempre tesoro!" sbuffo, come se già non
lo sapessi che il mio amico cancro non mi abbandonerà per un bel
pò"Mamma... che è successo?" ora credo di aver paura "Il tumore
potrebbe essersi sviluppato in altre parti del tuo corpo... che abbia avuto
delle metastasi, ecco... loro hanno detto che ti devono fare ancora un paio di
controlli, ma non credo che riprenderai la scuola tornata a casa. Ecco diciamo
che le uscite saranno limitate, poche passeggiate e Peeta, bè, lui è qui fuori,
dice che vorrebbe parlarti" asserisce mentre io mi sento mancare. Peeta
non deve sapere è troppo buono e ha gia sofferto tanto anche lui... no non
posso fargli questo. "Mamma digli che sono stanca, non voglio
vederlo".
i giorni in
ospedale si susseguono tra medici, tac, visite e controlli con la conferma che
il mio ricovero in ospedale è dovuto appunto a delle possibili metastasi del
mio tumore...
mentre leggo il
terzo romanzo della saga che mi ha consigliato Peeta sento una dottoressa
parlare con mia madre dietro la porta... ficco il libro sotto il cuscino e
chiudo gli occhi mentre tendo l'udito per sentire:
"Le
metastasi al cervello, i tumori intracranici più comuni negli adulti, sono 10
volte più frequenti dei tumori cerebrali primari. Si verificano nel 20-40%
degli adulti con cancro e sono associate soprattutto con il carcinoma polmonare
e mammario e col melanoma.
Queste lesioni
sono il risultato della propagazione di cellule cancerose attraverso il sangue
e sono massimamente presenti alla connessione della materia grigia con quella
bianca, dove il calibro dei vasi sanguigni cambia, intrappolando così gli
emboli tumorali.
L'80% delle
lesioni si verificano negli emisferi cerebrali, il 15% nel cervelletto e il 5%
nel tronco encefalico. Approssimativamente l'80% dei pazienti hanno una storia
di cancro sistemico e il 70% presentano metastasi cerebrali multiple."
spiega la dottoressa Coin tutto d'un fiato " La ragazza è un soggetto
forte ma non presenta particolari sintomi di guarigione, come sa il suo
cervelletto ha subito danni irreparabili quindi non saprei che dedurre... le
zone controllate non presentano metastasi ma ci mancano i polmoni, il cuore e
il pancreas da verificare..." mia madre mi accarezza delicatamente la
testa mentre io inizio a preoccuparmi. La dottoressa non è una che cerca di
evitarti le cattive notizie... lei le dice e basta! Quindi non siamo mai state
grandi amiche o, per così dire, collaboratrici. So solo una cosa certa...
devo dire addio
a Peeta.
I giorni
all'ospedale trascorrono lenti, anche se Prim mi viene a trovare ogni giorno.
Lei dice che non mi vuole lasciare sola un attimo! Sospetto abbia paura di
potermi perdere in qualunque momento e voglia godersi gli ultimi momenti
insieme. Non nego che in questi giorni la mia depressione stia salendo alle
stelle!
Non è solamente
per la malattia, per il rischio alto di morte, o i medicinali troppo potenti
per il mio fisico esausto. Credo che da quando Peeta se ne sia andato( o
meglio, sono stata io a lasciarlo andare), tutto è più grigio del solito. Lo
ammetto, mi mancano le sue prese in giro, la sua risata, il suo sorriso,
persino quella parte arrogante e insopportabile del suo carattere; so che è
colpa mia se lui ora non è qui a farmi ridere. Ho chiesto a mia madre di
cacciare via Peeta una decina di volte, ma lui continuava a venire in sala
d'attesta e mi aspettava. Mi ha sempre aspettato, credo. Un giorno decisi di
farlo entrare per poi chiedergli, in modo molto carino, di uscire dalla mia
vita perché stava diventando troppo per me. Io non volevo né dipendere né
costringere qualcuno ad affrontare una perdita. Non l'ho più visto da quel
giorno...
Mentre penso a
questi ombrosi giorni trascorsi,
vedo Prim
entrare nella stanza con le lacrime agli occhi.
- Paperella, che
è successo?- le domando. Lei esita, facendo salire la mia preoccupazione alle
stelle.
- Be', niente,
solo...-. Non riusciva neppure a parlare. La conosco troppo bene, purtroppo per
lei.
-Già, come no,
sei tornata ora da fisioterapia con la Paylor?- dissi.
La mia Prim ha
una scoliosi dorsale di una ventina di gradi... roba da poco, ma lei l'ha presa
abbastanza tragicamente.
- Oh, Kat! Mi
hanno detto che per migliorare la scoliosi ...be', gli esercizi non mi stanno
aiutando abbastanza! Quindi dovrò mettere ... il busto - dice lei, abbassando
improvvisamente la voce sulla parola "busto".
Povera la mia
piccola Prim...perché la sfortuna deve colpire sempre noi?
-Ehy..
Paperella, dai non piangere, shhh... vieni qui.-
Stringo la mia
sorellina al petto, attenta a non urtare nessuna flebo.
-Non voglio
diventare una persona di plastica, Kat...- dice lei. Quelle parole mi
colpiscono, non è mai stata così tanto spaventata e allo stesso tempo saggia.
- Tu non sarai
mai una persona di plastica... non dire mai più una cosa del genere! Magari io
fossi bella come te...- le dico.
Lei scoppia a
ridere in una risata fragorosa, poi mi dice: -Certo, come no! Vorrei io essere
come te!-
Non potrei mai
resistere senza la mia Prim che mi rallegra la giornata.
Vedo mia madre
entrare nella stanza e alzare le tapparelle, prima abbassate per non disturbare
una Prim dormiente.
-Vieni amore,
devi fare una tac.. oggi controllano il cuore, sai, è essenziale verificare che
vada tutto bene e poi sarà tutto finito... spero, ok?- mi dice.
Guardo mia
madre. E'stanca, chiaramente non dorme da giorni. Sono un peso così grande, è
tutta colpa mia! Ho cacciato Peeta, ho fatto disperare Prim e ...mia madre si
sta pian piano struggendo dal dolore, per la terza volta.
Ormai non può
andare peggio di così.
Un paio di tac
dopo qualcuno bussa (nuovamente) alla porta, e quando quel qualcuno entra
vorrei sprofondare nel lettino... è Peeta con una mazzo di denti di leone in
mano.
Lo guardo
scossa, senza capire, mentre lui sorride e si siede nella poltroncina di fianco
al letto. La poltrona è di un vede acqua spento, triste come il luogo in cui si
trova.
Peeta posa i
fiori sul comodino di legno plastificato. Successivamente, inizia la
conversazione con un "Ciao, Everdeen."
lo lo fisso per
qualche minuto, in silenzio.
- Ranuncolo ti
ha mangiato la lingua? So che ti odia, ma ha proprio esagerato questa volta!-
scherza. Per fortuna Prim sta ancora dormendo, Peeta si sarebbe guadagnato una
sua occhiataccia. Mia sorella tiene così tanto a quel gatto.
-Che ci fai
qui?- sbotto, infastidita.
Stavolta è Peeta
a tacere.
-Ti avevo detto
chiaramente che...- continuo, ma vengo interrotta.
-Si, lo so, non
me ne sono dimenticato... ma sono pronto a soffrire per qualcuno che mi
renderebbe la persona più felice del mondo, anche solo per pochi minuti. Sai,
Katniss, tutti un giorno ce ne andremo! Soffriremo in ogni caso. Ti giuro che
preferirei perderti standoti accanto che saperlo da qualcun altro. Non ho paura
di questo, perché ti amo, Katniss.-
Resto zitta, con
un'espressione basita scolpita sul mio volto.
- E lo so che
con questo potresti rovesciarmi la flebo in faccia o metterti a urlare a
qualche infermiera che cercavo di molestarti. Tu sei una ragazza di fuoco,
proprio come il quadro che contemplavi alla mostra d'arte. Non sei proprietà di
nessuno, e hai paura di bruciare tutti. E'per questo che cerchi di limitare le
vittime... ma sappi che il tuo fuoco non deve per forza scottare, potrebbe
riscaldare un cuore quasi morto di freddo... quindi, ti prego, dammi una
possibilità...- continua lui.
Non parlo,
nonostante l'espressione afflitta di Peeta.
- Sei sempre
stato bravo con le parole - commento, stupidamente. Sono completamente
incantata dalle sue ultime frasi ..."la ragazza di fuoco".
- Non era
esattamente la reazione che attendevo, ma grazie - scherza lui. - Allora, hai
deciso? - continua.
Io sospiro, in
modo leggermente tragico. Non so cosa fare, non so bene quali sentimenti provo
per Peeta e ho quasi paura di sembrare stupida.
- Davvero
faresti tutto questo per me? Rischieresti ... -
-Rischierei
tutto. -
-Se un giorno
...be', se un giorno dovessi andarmene, tu ti dispereresti. Non voglio farti
del male, voglio proteggerti. Il mio fuoco, come dici tu, esploderà.
Probabilmente, dopo che io me ne sarò andata, non mi ricorderai più. Avrai una
nuova vita. -
Peeta abbassa lo
sguardo. - Non voglio avere rimpianti - dice.
- Io ...non so
cosa fare. Tu ...insomma, io ...potrei - mormoro, confusa.
- Devi dire sì o
no - mi dice. - Una di queste parole. Sii sincera-.
-E'troppo
complicato ... Non so dirti. Non penso a nulla, adesso, solo a quando il mio fuoco
esploderà. Non posso pensare a un sì o a un no. E'una scelta importante, potrei
pentirmene. -
Provo a darmi
una risposta. Vorrei rispondere "sì" istintivamente, ma il
"no" continua a tormentarmi. La seconda opzione sarebbe meglio,
significherebbe proteggere Peeta.
- Io non mi
arrendo con te, ragazza di fuoco. Poniamola in modo diverso, allora - ride.
- Ti ascolto -
rispondo esausta.
-Tu mi ami. Vero
o falso? - chiede.
Fisso per un
po'di tempo la stanza, poi cerco di concentrarmi. Vero o falso? Cosa provo per
Peeta? I miei sentimenti sono veri o falsi? Ci rifletto talmente tanto, che
Peeta ad un certo punto sta per andarsene, ma riesco a bloccarlo.
- Ho la risposta
- gli dico, un po'titubante.
- Sono tutto
orecchi ...Vero o falso? - chiede.
-Vero - rispondo.
- Assolutamente vero - ripeto.