Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Tenue    12/06/2015    1 recensioni
"E' un mese e poco più di caduta nella più totale disperazione.
Non appena l'ultimo giorno dell'anno giungerà al termine, qualcosa si schianterà al suolo fatto di vetro e ghiaccio... "Sarà forse la tua vita?""
Genere: Sentimentale, Song-fic, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
f a l l    b e t w e e n    t h e    p i e c e s    o f    g l a s s    a n d   i c e
4^ capitolo - Angel with a shotgun
 
01 dicembre
Svegliarsi da un sogno è solitamente molto difficile, specialmente se si è in totale armonia con esso. Kelly sognava il mare quella notte, un mare calmo di una serata d'estate. Il cielo era ancora chiaro e si sentivano i gabbiani in lontananza. Sentiva l'acqua che pian piano le raggiungeva i piedi che sprofondavano così nella sabbia bagnata. 
Si sentiva leggera, non c'era alcuna preoccupazione che distorcesse la calma che l'avvolgeva. C'era un odore familiare nell'aria, ricordava quella spiaggia perchè i suoi genitori la portavano lì per trascorrere le vacanze estive. Ricordava il vecchio faro sulla quale Dylan aveva provato ad arrampicarsi a tredici anni; alla fine era caduto e si era sbucciato il ginocchio. Poco lontane c'erano le cabine dove lei e i suoi amici giocavano a nascondino e vicino ad esse c'era un enorme albero in fiore, dove Dylan le aveva dato un bacio sulla guancia la prima volta, a sedici anni.
Poco più in là intravide sua madre, intenta a leggere sulla sdraio; sollevò gli occhiali da sole e le sorrise.
Kelly non ricordava il volto di suo padre, eppure era certa che l'uomo che vedeva in piedi accanto alla madre fosse proprio lui. Non si fece domande, in realtà non ricordava l'incidente stradale di sei anni prima, come se il cervello avesse voluto cancellarlo, solo per quella notte.
Sentì poi due braccia avvolgerle la vita e percepì le labbra di Dylan premere sui capelli. Kelly si abbandonò all'abbraccio chiudendo gli occhi. Stava così bene.
Dopo un po' avvertì una strana sensazione alla schiena, come se qualcosa di duro premesse sulle scapole, e poi  anche sulle gambe e sulla testa. 
"Dylan?" provò a dire, ma non aveva voce. 
Allungò le mani dietro di sè per cercarlo, ma qualcosa di duro glie lo impediva. "Un...muro?"


Il mare si dissolse, mentre riprendeva conoscenza. Improvvisamente una serie di immagini precedentemente dimenticate si fecero spazio prepotentemente nella sua testa, facendole venire i crampi allo stomaco. Era sdraiata su un pavimento freddo. Si alzò per orientarsi, ma un giramento di testa la costrinse ad appoggiarsi alla parete. Si sedette con le gambe al petto, cominciando a piangere silenziosamente. Aveva moltissima paura, ma si costrinse a cercare di capire dove fosse. Non c'era molto in giro, ma quel poco le bastò a comprendere dove si trovasse.
Era stata solo una volta là sotto, in quello scantinato.
Era stato quando aveva cercato di disobbedire al figlio di Foster. Quando lui aveva provato a toccarle i seni lei lo aveva schiaffeggiato e gli aveva urlato di non provare a sfiorarla. 
Da quel giorno lei aveva imparato a non osare mai contraddirlo e a fare tutto ciò che le chiedesse. Se mai avesse provato a disobbedirle l'avrebbe riportata nello scantinato, aveva detto. Kelly gridò ai ricordi che le riaffioravano nella mente. 
Sussurrò due parole prima di accasciarsi contro il muro.
-Voglio morire.-
01 dicembre
Si mise le mani tra i capelli sbuffando. 
-Dove cazzo l'avrò messa?- Borbottò Zack  lasciandosi cadere pesantemente sulla sedia girevole davanti alla scrivania.
Aveva perlustrato l'intrero seminterrato, ma non era riuscito a trovare la pistola di suo padre.
Visto il periodo, qull'arma gli sarebbe senz'altro servita.
-Magari è in uno di quegli scatoloni nello sgabuzzino.- pensò ad alta voce, com'era solito fare quando era da solo; era un modo per non sentire il silenzio che opprimeva quella casa da quando i suoi genitori non c'erano più.
-Ma che fai? Adesso parli da solo?- sobbalzò a quella voce familiare, proveniente dal piano di sopra.
-Nathan?- 
Nathan scese rapidamente le scale, saltandole a due a due, fino a raggiungere l'amico.
-Che bello averti qui!- cinguettò stritolandolo in un abbraccio.
-Ma levati idiota!- lo spinse via Nathan. Zack si finse offeso, per poi prendere a scompigliarli i capelli col suo solito sorriso stampato in faccia.
-Ad ogni modo, che cosa ci fai in casa mia?-
Lui alzò le spalle -Mi annoiavo.-.
-Ma non ti hanno insegnato a bussare? E se fossi stato nudo?- Chiese alzando un sopracciglio.
L'altro scrollò nuovamente le spalle.
-Pervertito...- sussurrò Zack con voce appena udibile.
-Io?- Gli chiese Nathan scostando la frangia color miele dagli occhi. Zack rise e lo baciò sulla fronte per scherzare.
-Che schifo...- Disse il biondo, anche se l'altro sapeva benissimo quanto gli piacesse ricevere quel genere di attenzioni. Zack non si scandalizzava di certo se, a volte, il suo migliore amico gli si accoccolava adosso perchè si sentiva triste, o lo abbracciava di sfuggita per alcuni secondi.
In realtà Nathan era una persona estremamente timida e riservata e non gli piaceva particolarmente relazionarsi con le persone. Con Zack però era diverso, perchè riusciva ad entrare in qualsiasi individuo e capire cosa provava; avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vedere i suoi amici felici. A Nathan piaceva quando Zack lo ascoltava e lo trattava come una persona speciale nella sua vita, cosa che però non avrebbe mai ammesso.
-Ah, Nat- esordì a un certo punto -Dammi una mano a trovare la pistola di mio padre.-
-Ma è mai possibile che non trovi mai niente?- Chiese incrociando le braccia -Sei sempre il solito disordinato...-
L'altro gli sorrise sgrattandosi imbarazzato la testa -Eddai, non essere così cattivo...-
Nathan sbuffò, cominciando a cercare tra gli scaffali dove Zack teneva tutte le cose di suo padre. Il ragazzo non era mai stato un tipo di molte parole e capitava spesso che si perdesse nel suo mondo, dimenticandosi della realtà circostante. Chissà quali incredibili segreti poteva contenere la sua mente, chissà quali unici e personali pensieri potevano formarsi là dento. A Zack piaceva indagare sui mondi che ogni persona si costruiva dentro sè.
-Si dice che prima di iniziare una guerra, dovresti sempre sapere per cosa combatti...- Sussurrò pianissimo il biondo, perso nei suoi pensieri.
L'amico si girò ad osservalo. Lo trovava adorabile quando faceva così.
-E io voglio vivere, non solo sopravvivere...-
-Cos'è adesso anche tu parli da solo?- Il biondo sussultò e fece cadere un libro per terra.
Sbuffandò si chinò a terra -No, stavo pensando al testo di una canzone che mi piace particolarmente.- disse rimettendo il volume al suo posto -e senza rendermente conto ho cominciato a cantarla.-
-Mi piaceva.- Gli disse, mentre cercava nei cassetti della scrivania -Puoi cantarla ancora?- Sul viso di Nathan comparve un lieve rossore -Va bene...- e con voce un po' tremante continuò a cantare.

Un' ora dopo Zack e Nathan erano distesi sul divano a cercare qualcosa di decente alla televisione. La pistola, trovata dopo circa un' ora di ricerca, era stata caricata e appoggiata sul tavolino di vetro. 
Improvvisamente il telefono di Zack squillò. Visto che Nathan era praticamente steso sopra di lui, lo fece scivolare per terra e si alzò, dirigendosi verso la scrivania per prendere il telefono.
-Pronto?-
-Zack, sono Dylan, devi aiutarmi.- L'amico si preoccupò alla voce ansiosa del suo amico. Nathan intanto, percependo il cambio di umore dell'altro gli si avvicinò silenziosamente.
-Dimmi Dylan...-
-Kelly ieri non è tornata a casa...ho provato a chiamarla, ma ha il cellulare spento. E'...per un qualsiasi motivo a casa tua o...l'hai vista...?-
-No mi dispiace...ma forse so dove potrebbe essere...- disse girandosi a guardare la pistola sul tavolo con lo sguardo pensieroso.
02 dicembre
-Hai freddo, tesoro?-
Kelly non rispose, forse non aveva nemmeno sentito. Erano le due di notte. Stava rannicchiata in un angolo, contro le piastrelle del muro freddo, chiedendosi quando sarebbe cominciata la tortura.
Stava effettivamente congelando, ma la paura la soppraffava impedendole di concentrarsi su nient'altro che non fosse lui.
-Rispondimi puttana!- Urlò afferrandola per il collo. Gli occhi di Kelly erano spalancati, e il loro solito colore turchese era spento e vuoto. Aveva la bocca schiusa e i capelli corvini aggrovigliati che le ricadevano sul viso sconvolto. 
Contando su tutta la forza che aveva, tirò fuori quella poca voce che aveva nella sua gola secca.
-Ho freddo...-
-Supplicami come si deve.- Con un piede schiacciò la faccia di Kelly sul pavimento sporco.
Continuò a fare pressione, mentre un ghigno gli compariva sul volto.
-Ti-ti prego... ho freddo...- La voce gli tremava e il suo corpo continuava ad avere spasmi.
-Oh, non preoccuparti...- Tolse i piede e pian piano s' inginocchiò davanti a lei, accarezzandole il viso -Adesso ci penso io a scaldarti...-
L'afferrò per i capelli e la tirò su. La sbattè violentemente contro il muro. Lei chiuse gli occhi e aspettò che cominciasse a picchiarla.

Get out your guns, battle's begun
Are you a saint or a sinner?
If love's a fight, than I shall die
With my heart on a trigger?

Tira fuori le armi, la battaglia è iniziata
Sei un santo o un peccatore?
Se l'amore è uno scontro, io morirò
Col cuore su un grilletto?


Così, cominciò a tirarle calci, sfogando tutta la rabbia e la frustrazione che aveva in corpo. 
Kelly respirava a fatica, e dopo alcuni attimi cominciò a perdere sangue dalla bocca.
Improvvisamente le arrivò un colpo più forte degli altri, che la fece sbattere contro il pavimento. Tossì per alcuni secondi e sputò un dente per terra. Quando si riprese ansimava e tremava; le lacrime continuavano a scorrerle sul viso e i singhiozzi interrompevano irregolarmente i suoi respiri.
Perchè era così debole? Perchè non riusciva a reagire?
-Non provare mai più a scappare, hai capito, Kelly?- sussurrò in tono piatto. Il suo volto era in penombra rendendolo, se possibile, ancora più inquetante.
Kelly pregava le sue gambe di alzarla e sostenerla. Pregava il suo corpo di reagire, ma si sentiva troppo pesante.
-Tu sei di mia proprietà...e io ti amo Kelly...non devi mai più allontanarti da me...-
A quelle parole le venne un conato di vomito. Era malato quel ragazzo... le prese il viso tra le mani e cominciò a baciarla.
"No...fermati...ti prego, smettila..."

They say before you start a war
You'd better know what you're fighting for
Well baby, you are all that I adore
If love is what you need, a soldier I will be

Si dice che prima di iniziare una guerra
Dovresti sempre sapere per cosa combatti
Tu sei tutto quello che adoro
Se è d'amore che hai bisogno, io sarò un soldato


Pensò a Dylan, e l'unico pensiero che si formò fu che non voleva che soffrisse ancora. Non era giusto, non voleva renderlo infelice.

In Kelly montò un'irrefrenabile rabbia, e per la prima volta da anni, si divincolò e reagì. 
Lei voleva riavere indietro la sua vita.

And I wanna live, not just survive

E io voglio vivere, non solo sopravvivere


-Hai ammazzato mia madre, figlio di puttana!- Gridò dimenandosi dalla sua stretta impovvisamente fuori di sè.
-Io ti ammazzo, giuro che ti taglio la gola e ti squarto la faccia!-
Lui non disse niente, si era fermato da quello che stava facendo e ora la osservava con indifferenza.
-Perchè mi guardi così? Io non sono più la tua troia, non sono più di tua proprietà!-
Vedendo che lui non mostrava alcun segno di paura lei si arrabbiò ancora di più. 
-Perchè non hai paura di me!?- Gli urlò prima di bloccarsi e cominciare a piangere silenziosamente. 
-Sei debole.-
-No...io_-
La schiaffeggiò di nuovo, graffiandole il viso a causa dell'anello che portava al dito. Kelly gridò e si tastò la guancia con la mano.
-Kelly...- Il suo tono di voce si addolcì improvvisamente -Tu non devi parlarmi così, il nostro amore_-
-Io amo Dylan!- Urlò. Il ragazzo rimase a fissarla per un lungo istante per poi iniziare a ridere piano. 
-Suvvia Kelly, non dire queste sciocchezze...-
"Sciocchezze?"
-Dylan è...solo un ostacolo al nostro amore, tesoro. Ma ora dovresti farti perdonare per tutte quelle cattiverie che hai detto su di me...-
E mentre la tortura ricominciava e il sangue tornava a scorrere sulla sua pelle, Kelly promise a se stessa che avrebbe vinto quella guerra.

I'm an angel with a shotgun, fighting til' the war's won.

Sono un angelo con un fucile, combatterò finché la guerra non sarà vinta.


Fine IV capitolo

 
Buonasera a tutti!!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vorrei ringraziare tantissimo la mia beta Sespia!! *w*
Inoltre ringrazio tantissimo anche Miryel e Maria Kurenai, che seguono e recensiscono la storia! Grazie infinite ragazze <3
Spero di riuscire ad aggiornare presto, perchè ho tantissime idee in testa!
Bye Bye *3*


canzone: Angel with a shotgun dei The cab
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Tenue