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Autore: Danail    12/06/2015    2 recensioni
E' da un po' che i due Team di Hoenn si sono riappacificati, e tutto sembra andare per il verso giusto. Fino a quando Max non si prende qualche strana malattia di cui i farmaci stanno solo a Unima. Così inizia quello che sarà un lungo viaggio via mare, comandato da Alan e supervisionato da Ottavio e dai loro Team, costringendo i due a confrontarsi una volta per tutte e appianare definivamente le loro rivalità.
Una nuova fanfic a due autrici, Danail e Lily di Komadori.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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The Sun The Sea Mare.
Mare e solo mare.
Un'infinità d'acqua salata che non serve a nulla.
Quanto lo odio.
Sono in viaggio da circa una settimana, e il mal di mare già si è fatto sentire un bel pò di volte, procurandomi fitte atroci allo stomaco.
Quanto vorrei che i nostri piani di espandere le terre si fossero avverati...
Ora sono chiuso in cabina, la nave ondeggia lievemente, cerco di controllare il malessere.
Soprattutto non voglio farmi vedere ancora così dal resto dell'equipaggio.
Stiamo navigando verso Unima, è un viaggio parecchio lungo, ma necessario, visto che i collegamenti con la Regione si sono momentaneamente interrotti dopo il Team Plasma.
Max si è preso qualcosa di strano all'improvviso, è perennemente con la febbre alta e col cuore a mille.
Non riesce nemmeno ad alzarsi a sedere...
L'abbiamo trovato una mattina così, prima della riunione, che sudava e respirava a fatica.
Odio ammetterlo, ma non ho la più pallida idea di cos'abbia.
Quindi eccomi qui.
In rotta verso Unima, che devo dire è ben fornita di medici qualificati e farmaci di ogni sorta. In qualità di Vice Capo Magma dovrei restare io al fianco di Max, ma Rossella è stata irremovibile.
Ha urlato, pianto e lottato per restare al fianco del Capo, dicendo che Max avesse bisogno solo di lei.  
Volevo farle notare che in teoria è me di cui ha bisogno, ma non voglio ferirla.

Le voglio bene, so quant'è fragile... Ma soprattutto so quanto è innamorata di Max.
Per questo non l'ho informata della relazione "segreta" tra Max e quello zingaro di Ivan.
Ah, il Team Idro...
Dopotutto dovevo aspettarmi che Ivan, appena ha appreso della malattia del suo Maxie, si sia fiondato a prendere la nave più veloce che avesse e l'equipaggio migliore che fosse riuscito a mettere insieme. Sarebbe andato personalmente a Unima, ma sarebbero nati sospetti sul perchè di quella improvvisa premura nei confronti del suo antico rivale.
Ed ecco perchè mi ritrovo in viaggio su La Tempesta (o come hanno chiamato la naveI verso una Regione lontana al posto di Rossella, un equipaggio composto da (pochissime) reclute Magma e (troppe) reclute Idro e, a capo di tutto...
...Alan.
Sì, lui, l'idrofilo che odio più di tutti.
Sempre a ostentare la sua forza e le sue conoscenze marittime, sempre a prendermi in giro per le mie difficoltà in mare, ma soprattutto odio quel soprannome che mi ha appioppato. Ogni volta che sono costretto a vederlo mi chiama sempre "il piccolo Makuhita" sempre davanti a tutti, provocando l'ilarità generale. Non riesco a controbattere, arrossisco e incasso senza rispondere.
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Lo odio, lo odio.
Prego Arceus che questo viaggio finisca in fretta e senza intoppi, così posso non vederlo mai più.
E ritornare alla tranquilla base Magma con la mia stanza e i miei libri.
E a Rossella che fischietta mentre gira per la base.
E ai rumori dei tasti premuti dalle mani veloci di Max che digitano lettere su lettere, scrivendo i suoi trattati e le sue ricerche.

...

Sento bussare alla porta.
"Ottavio?"
E' la voce di Alan. Maledetto, cosa vuole ora?
"So che sei lì dentro... Fra un pò c'è la cena. So che non mancherai..."
Colgo un filo d'ironia nell'ultima frase.
Argh, gli tirerei qualcosa pur di farlo smettere.
"G-grazie" rispondo a voce alta in modo che mi senta.
Mi accoccolo vicino al letto, tento di non pensare al movimento ondeggiante della nave e al caldo.
E' estate e, anche se indosso qualcosa di leggero, sudo come un Simipour.
Si avvicina la sera, per mia fortuna la temperatura si abbassa a un livello accettabile.
Trattengo la leggera nausea, esco fuori dalla cabina e mi avvio sul ponte.
Si cena fuori, come sempre.
Le reclute stanno già sistemando i tavoli, accendendo candele e apparecchiando sotto uno degli alberi maestri della nave, quello più a prua, così da godersi meglio il panorama, anche se è sempre lo stesso.
Qualcuna libera anche qualche Litwich, per offrire maggior luce senza bruciare il veliero e permettere al Pokèmon di prendere una boccata d'aria e giocare con i suoi simili.
Noto che, nonostante sia passata una settimana, le reclute Magma si sono già integrate alla perfezione con quelle Idro, riprendendo in parte i loro modi di fare, di parlare, di ridere, come se non fosse mai esistita la rivalità e il rancore.
Alcune reclute si sono portate dietro qualche strumento musicale a corde, già vedo due ragazze, idrofila e magmosa, accordare i loro strumenti e accennare un brano.
Vedo anche qualche giovane appartenente al mio Team tentare timidamente di approcciare a un membro del Team rivale mentre alcune coppie si nascondono per dedicarsi alle loro effusioni in santa pace, sebbene non ci riescano molto bene.
Forse non gli interessa più di tanto.
Hmpf, come se non sentissi i rumori delle loro "attività" notturne.
Ah, se ci fosse Max...
Non vedo Alan, però. Strano, di solito lo trovo sempre a guardare l'orizzonte e il sole tramontare.
Dò un ultima occhiata alle reclute, poi ritorno di sotto in coperta.
Passo la porta della mia cabina, vado sempre più giù.
So che la cabina di Alan è quella più isolata e più in fondo rispetto alle altre, è molto vicina alla stiva.
Mentre cammino tra i corridoi di legno sento a stento i rumori dell'esterno, soppressi dal profondo silenzio che quella parte sommersa della nave offre.
E' tutto così... ovattato.
Percepisco la pressione dell'acqua contro le pareti della nave e le presenze silenti dei Pokèmon acquatici.
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Poi un suono.
Prima debolissimo, quasi impercettibile, poi pian piano cresce.
E' un brano musicale.
Apro piano piano la porta della cabina di Alan: l'Idrotenente è seduto davanti alla scrivania e dà le spalle alla porta, perciò non può scoprirmi.
Sul piccolo ripiano in semplice legno c'è un vecchio mangianastri da cui parte la musica.
La riconosco subito.
J'y Suis Jamais Alle. Il compositore è un famoso musicista di Kalos.
E' una sorpresa sapere che Alan ascolta quel genere di musica, l'ho sempre considerato rozzo e ignorante.
Noto il movimento veloce e sicuro dell'avambraccio e quelo più leggero del polso, è impegnato a scrivere qualcosa.
Sembra che il tempo si sia fermato, non so quanto sono rimasto lì ad osservarlo.
E'... non so... piacevole guardarlo mentre fà qualcosa di diverso dal dare ordini e prendermi in giro, per un attimo provo l'impulso di sedermi vicino a lui, solo per guardarlo meglio.
Il mangianastri cambia composizione.
Accidenti, è già arrivato a "Comptine d'un Autre"?
Sono rimasto a spiarlo per meno di dieci minuti, ormai le reclute si staranno chiedendo della fine che ho fatto.
Magari qualcuna si è fatta qualche strano pensierino.
Che se lo facesse pure, io e Alan non riusciamo a neanche a essere amici...
Il mangianastri è sul punto di cambiar canzone, ma Alan lo spegne, si sgranchisce la schiena e poi si alza.
Oh, no, aspetta...
Arretro fino alla parete opposta, sono in trappola.
Alan apre la porta socchiusa per uscire, ma nel vedermi sgrana gli occhi scuri per la sorpresa.
Poi sorride.
"Ottavio, mi spiavi?" chiede divertito.
"I-io... e-ecco, volevo... i-i-io..." farfuglio.
Ma che mi prende?
Non c'è nessuno, solo noi due.
Alan mi ha fatto una semplice domanda, neanche una presa in giro.
E allora...
...Allora perchè mi sento così?
Mi sento in fiamme, come se avessi la stessa febbre di Max.
Il cuore batte troppo velocemente, sento che mi sta per scoppiare.
Cosa mi prende?
Forse ho qualcosa di strano.
Forse sto male, e ho bisogno di riposo.
Alan mi guarda, vagamente perplesso.
"Fammi indovinare. Mi stavate aspettando e, non vedendomi, sei venuto a cercare. E ora stai male. Dai su, ti accompagno io".
Non ho la forza di controbattere. Mi aggrappo al braccio che mi offre per non barcollare.
Alan ridacchia.
"Il mal di mare non ti passerà mai" conclude, fingendosi rassegnato.
Non rispondo.
Ah, Alan, non penso che sia quello...
"A-alan..."
"Sì?"
"Scusami... ma non ti stavo spiando..." riesco a dire senza balbettare.
"Ahh, non ti preoccupare. Non stavo facendo nulla d'importante".
Siamo quasi arrivati.
Si sentono le musiche sfrenate delle reclute che, chi con le chitarre, chi con gli archi, chi con strumenti a fiato rimediati chissà dove, cercano d'impegnarsi a creare un bel clima.
"Alan. Qual è la tua preferita?" mormoro.
"La tua preferita?" ripete, osservandomi attonito.
... Ha capito male.
"Ma no, non in quel senso!" ribatto scandalizzato.
"La tua composizione di Tiersen, l'artista di Kalos che stavi ascoltando".
"Aaaahhh".
Alan si distende, come se non fosse successo niente.
"Quella che preferisci tu" risponde, poi mi tira piano una guancia.
Hmpf. solo perchè le ho morbide non vuol dire che le debba usare come antistress.
Non faccio in tempo a rispondere che lui si è già accomodato a tavola, cominciando a chiaccherare con una coppia di reclute Idro, un fratello e una sorella.
Con un sospiro, mi siedo vicino alle mie reclute.
Mi auguro che questo viaggio finisca presto.
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