Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Persefone3    12/06/2015    4 recensioni
Maine. Storybrooke sembra una pacata e tranquilla cittadina di provincia, quando non è al centro di qualche crisi fiabesca. Stavolta, però, qualcosa la scuote fin dentro le sue fondamenta e tutto quello che crediamo di sapere sulle favole viene messo in discussione. Si tratta di un qualcosa che porta Hook a volersi allontanare e a lasciarsi tutto alle spalle. Ma lui non è più lo stesso pirata di un tempo e la mancanza di quello che aveva in città lo porta a tornare indietro. Il punto è che la città che il capitano trova al suo ritorno non è la stessa che aveva lasciato lasciato otto settimane prima.
Genere: Angst, Avventura, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
IX. Misunderstandings And An Overture
 
Sulle Montagne Incantate, Henry stava fissando l’orizzonte pensieroso. Erano due giorni che non si avevano notizie di Hook. Dopo la loro separazione al villaggio, aveva attraversato il bosco ed era riuscito a ricongiungersi con il resto della sua famiglia. Aveva raccontato loro tutto dal colloquio con l’Apprendista all’agguato nella loro vecchia casa. Snow, David, Regina e Robin, avevano subito convenuto di mandare degli esploratori in cerca di notizie sulla sorte del pirata. Dopo la fuga sulle montagne Incantate, avevano assunto la guida dei ribelli in maniera permanente. Una guerra era alle porte e formare un consiglio che se ne occupasse era indispensabile. Le fate avevano messo loro a disposizione un piccolo villaggio disabitato.
Da quel giorno il cuore di Henry non aveva mai smesso di sperare in un ritorno del suo … qualunque cosa fosse. Portava il pennino e il taccuino sempre con sé: l’Apprendista era stato molto chiaro sulla necessità della loro custodia da parte di Henry e lui aveva tutta l’intenzione di portare a termine il suo compito al meglio.

Attorno al tavolo della cena, Regina, Roland e Henry avevano mangiato in silenzio. Robin non era ancora tornato perché stava aspettando che gli esploratori facessero ritorno. Quando ormai era già buio da un pezzo, la porta si aprì e uno scuro Robin fece il suo ingresso.
 
- Robin! – disse Herny saltando dalla sedia – allora notizie di Hook?
- Mi spiace ragazzo gli esploratori non sono tornati.
 
La delusione si dipinse sul volto di Henry che tornò a guardare mogio il suo piatto ormai vuoto. Robin approfittò di quell’occasione per far capire a Regina che aveva bisogno di parlare con lei in privato. La donna capì al volo.
 
- Henry, Roland, perché non andate di sopra a prepararvi per dormire?
- Ma non è così tardi mamma e poi io voglio sentire cosa ha da dire Robin!
- Henry Daniel Mills – disse Regina in tono fermo – adesso farai quello che ti ho detto.
 
Henry si alzò controvoglia e prese per mano Roland per condurlo al piano di sopra. Regina e Robin guardarono i due bambini salire le scale e finché non sentirono la porta della loro camera chiudersi, non dissero più niente.
 
- Allora Robin, sono tornati gli esploratori?
- Al calar del sole – disse mesto.
- Perché hai quell’espressione? Che notizie hanno riportato?
- Non buone. I nostri informatori dicono che Hook è stato condannato a morte e la sua esecuzione attuata questa mattina all’alba. È stato impiccato.
 
Regina si portò una mano alla bocca e cadde su una delle sedie.
 
- E ora come farò a dirlo ad Henry. Ma siamo sicuri?
- Stamattina nel cortile delle prigioni c’era un patibolo, non ci sono dubbi.
- Dobbiamo parlarne anche con Snow e David e decidere cosa fare.
 
Nel buio delle scale Henry stava premendo la mano sulla bocca del fratellino affinché non rivelasse la loro presenza e il fatto che stavano origliando. Due lacrime solcarono le guance del ragazzo.
 
- Lo sapevo che non eri nient’altro che un pirata, ma ti volevo bene. Non dovevo lasciarti solo.
 
Prese Roland e andò nella loro camera per metterlo a dormire. Per lui quella sarebbe stata una lunga notte insonne.
 
- Voi per me siete come un libro aperto!
Emma, per l’ennesima volta, si tirò su madida di sudore. Lo aveva sognato ancora una volta. Erano passati cinque giorni da quando aveva avuto quel colloquio con Hook e da allora non aveva più osato avvicinarsi a quell’uomo. Ma con la presenza del pirata nel castello, i suoi sogni si facevano sempre più intensi e vividi. Quella che all’inizio era una sfocata sfigura dagli occhi blu, aveva finito con l’assumere le sembianze del capitano. Ma c’era una strana intimità tra loro, come se si conoscessero da chissà quanto tempo.

La precedente mattina Rose, la sua cameriera personale, le stava pettinando e acconciando i lunghi capelli biondi, quando si accorse che la sua signora aveva sul viso i chiari segni dell’insonnia.
 
- Altezza, posso permettervi di chiederli se va tutto bene? – disse la ragazza sistemando una forcina tra i capelli di Emma.
- Te lo concedo Rose
- Avete il viso stanco. Avete problemi a prendere sonno?
- Non riesco proprio a nasconderti nulla … in effetti è così. Riesco a dormire solo poche ore a notte e la mia mente è invasa da sogni che non riesco a spiegarmi, con persone che dovrei tenere a debita distanza e invece …
- Sapete cosa era solita dire mia nonna sui sogni? Che non sono nient’altro che ricordi di una vita passata da cui non vogliamo separarci.
 
Per tutto il giorno non aveva fatto altro che ripensare a quelle parole: aveva cercato di ripercorrere a ritroso i ricordi della sua vita, ma non era riuscita a ricordare nulla della sua infanzia. Era come se tutto fosse avvolto da una strana nebbia che non voleva saperne di diradarsi. E ancora a quelle parole stava pensando la sera prima seduta alla sua toeletta e intenta a pettinarsi i capelli, cercando di levarsi Hook dalla testa.
Quando si era svegliata, si era inconsciamente girata dall’altra parte del letto, come se temesse di svegliare qualcuno. Solo quando si rese conto di essere sola, prese un respiro profondo per cercare di calmarsi. Nottingham, con suo sommo dispiacere, aveva smesso di condividere con lei la notte. Emma non riusciva più a sopportare la sua viscida presenza e le sue ipocrite mani addosso. Si era ormai abituata alla dolcezza onirica del tocco di Hook e non voleva essere sfiorata da nessuno.
Era da poco sorta l’alba quando, bevendo un sorso d’acqua, decise di anticipare la sua cavalcata mattutina. Si alzò dal letto e, dopo un veloce bagno, indossò un comodo abito da cavallerizza. Si appuntò sui capelli che aveva raccolto una veletta nera, si tolse il ciondolo e lo mise in una delle tasche del vestito affinché non le desse fastidio durante la cavalcata e poi prese il frustino. Uscì dalla stanza e si diresse verso le scuderie.

Quando Hook era tornato in cella, dopo il colloquio con Emma, aveva appena fatto in tempo a sciacquarsi il viso con la poca acqua rimasta nella bacinella che gli era stata consegnata quella mattina, che fu raggiunto da Nottingham.
 
- E così – disse lo sceriffo – avete avuto salva la vostra miserabile vita
- Così pare sceriffo – disse Hook guardandolo negli occhi
- Saranno due mesi d’inferno per voi, ve lo posso garantire.
 
Lo sceriffo era passato poi ad elencargli quelli che erano i suoi compiti. Di fatto, era l’ultimo a rientrare in cella la sera e il primo a lasciarla alla mattina. L’unica nota positiva era che in pochi giorni si era conquistato il rispetto degli altri galeotti. Già la sua fama di pirata lo aveva preceduto e in più era bastato osservare il trattamento che aveva riservato a chi si era permesso di fare ironia sulla sua prigionia. Tutti avevano capito che se Capitan Hook era nelle segrete doveva avere i suoi motivi. I suoi obblighi lo avevo portato in quasi tutto il Castello, tanto che in pochissimo tempo ne aveva fissato la piantina nella sua mente. Lo conosceva così bene che sembrava fosse vissuto sempre lì. Aveva avuto l’occasione di incrociare Emma nei cortili una o due volte: la donna aveva sempre mostrato alterigia ma l’uomo non aveva potuto fare a meno di notare come fosse stato seguito dallo sguardo della donna, quando non credeva di essere vista. Quando rientrava dalle sue lunghe ed estenuanti giornate, si lasciava cadere sulla panca di legno che fungeva da letto per distendere i suoi muscoli doloranti per la fatica. Se avesse potuto, avrebbe voluto passarsi addosso dell’acqua fresca per togliersi di dosso la sgradevole sensazione del sudore misto a terra. La seconda sera, dopo essersi sfilato la camicia, si era sdraiato sulla panca e stava osservando il ciondolo che ormai portava al polso. In cella i furti erano all’ordine del giorno e preferiva tenere addosso quel gioiello. Non che qualcuno fosse sciocco da rubare a lui, ma non voleva comunque correre rischi. Dalla mattina della sfiorata esecuzione non lo aveva più tolto. La sua brillantezza non era aumentata ma per fortuna neanche diminuita. Ad un certo punto si accorse che in un angolo buio della cella c’era una brocca. Si alzò di scatto e si avvicinò per capire cosa ci fosse dentro. Il pirata vide che era piena d’acqua, ci immerse un dito dentro e la odorò per accertarsi che non fosse avvelenata. Quando stabilì che non c’erano percoli la usò per sciacquarsi, ma non poté fare a meno di chiedersi chi l’avesse lasciata lì. Da quella volta, quando tornava dai suoi turni, la brocca era sempre lì ad aspettarlo e il ciondolo al suo polso sembrò accendersi ancora un po’ di magia bianca.
Quella mattina il pirata stava scaricando dei sacchi di calce nel centro dei giardini fioriti, i preferiti di Emma per cavalcare. L’aveva vista un paio di volte sfrecciare in sella al suo destriero per quei sentieri. Una delle fontane doveva essere riparata e lui si era messo all’opera poco prima dell’alba per non cuocersi al sole caldo che lì batteva incessante. Non passarono molti minuti che vide la dama in sella al cavallo passare proprio vicino a dove stava lavorando.
Emma, dopo aver sellato Saetta, il suo fidato destriero, si era lanciata in una lunga galoppata. Era meno concentrata del solito perché la sua mente era ancora tormentata dai flash del suo sogno. Come per allontanarli da lei, spronò Saetta affinché andasse ancora più veloce. E poi un raggio di sole nascente la accecò e la fece tentennare sulle redini. Saetta, spaventato dall’incertezza della sua cavallerizza, aveva frenato improvvisamente e complice un movimento brusco nel fogliame si era imbizzarrito. Emma fu disarcionata ancora prima di rendersi conto di quello che stava succedendo. Si ritrovò a terra dolorante, mentre il suo cavallo si stava allontanando a passo spedito.
Hook aveva appena finito di scaricare l’ultimo sacco, quando sentì il nitrire di un cavallo imbizzarrito e poco dopo l’animale allontanarsi. Capì immediatamente che qualcosa doveva essere successo. Corse immediatamente verso il punto da cui il cavallo proveniva. Aveva il cuore in gola. Quando giunse nella radura, vide Emma a terra, con una mano sulla caviglia sinistra e il volto dolorante. A quel punto il suo istinto di protezione fu più forte d tutto il resto. Si avvicinò alla donna senza pensarci troppo.
 
- E voi cosa ci fate qui? – tuonò Emma come lo vide comparire tra i cespugli – siete stato voi a far imbizzarrire il mio cavallo?
 
Hook si bloccò di colpo. Non poteva precipitarsi lì e pretendere di prendersi cura di lei come prima.
 
- Io altezza? Insomma ho un fascino irresistibile ma non tanto da spaventare un cavallo. Ho solo visto il vostro destriero allontanarsi da solo ed ero curioso di vedere cosa vi fosse successo. – doveva mantenere l’atteggiamento da spaccone mostrato la prima volta.
- Fate poco lo spiritoso e ritiratevi immediatamente! – disse Emma non volendo essere vista in disordine, soprattutto da lui.
- Veramente – disse Hook appoggiandosi ad un albero – ero venuto a godermi lo spettacolo
- Siete sempre il solito impudente!
 
Emma cercò di risistemare la sua gonna e di rimettersi in piedi. Non appena cercò di fare forza sulla gamba sinistra, fu attraversata da un dolore lancinante tanto da ricadere a terra. E allora il pirata decise di avvicinarsi per sincerarsi di persona delle sue condizioni. Si inginocchiò vicino a lei cercando di capire dove le facesse male.
 
- Altezza, non vorrei essere presuntuoso ma credo che non vada tutto bene
- E invece sì! – disse la donna non volendo mostrarsi debole
- Certo e allora prima avete provato una forte nostalgia per il prato? Lasciatemi dare uno sguardo alla vostra gamba – disse il pirata afferrandole un lembo della gonna per tirarlo su oltre le ginocchia.
- Come osate? Dovrei farvi uccidere solo per questo!
- Non siate testarda e fatemi vedere, avanti!
 
Dopo che il pirata ebbe sollevato la gonna, vide che la donna portava un paio di stivaletti corti poco sopra la caviglia.
 
- Qual è il piede che vi fa male?
- Il sinistro
 
Benché avesse una mano sola, Hook riuscì a slacciare lo stivaletto con una facilità che sorprese la stessa Emma. Lo sfilò delicatamente dal piede e non appena la mano dell’uomo entrò in contatto con la pelle della donna, Emma fu scossa da un inspiegabile brivido di piacere come quello dei suoi sogni, cosa che non sfuggì agli attenti occhi del capitano.
 
- Mi hanno sempre detto di avere un tocco magico, soprattutto le donne, ma non credevo di scuotervi per così poco …
 
Emma sentì le guance infiammarsi e ritirò immediatamente il piede dalla presa dell’uomo per nasconderlo sotto una delle pieghe del vestito. Guardò Hook torva, non era un bene che quell’uomo sapesse del potere che aveva su di lei.
 
- Avanti – disse Hook cercando di riafferrarle il piede – fatemi vedere.
 
A quella richiesta tutto quello che Emma riuscì a fare fu assecondarla senza ulteriori proteste. Quel freddo e quel gelo che l’avevano sempre contraddistinta sembravano attenuarsi alla presenza dell’uomo, lasciando posto a un calore mai provato prima. Ed era una bella e piacevole sensazione. Se per una volta si lasciava trasportare non sarebbe successo nulla: erano soli e nessuno avrebbe potuto sorprenderla in quel momento di debolezza. E così decise di non ricorrere alla magia per guarire e lasciò fare all’uomo.
 
- La buona notizia – disse Hook palpando la caviglia – è che non è rotta.
- E la cattiva? – disse la donna cercando di mantenere un contegno.
- Che devo riaccompagnarvi al castello, in queste condizioni non potete cavalcare.
- E così adesso fai il gentiluomo
- Non posso mica lasciarvi qui e poi io sono sempre un gentiluomo.
 
Oltre alla slogatura, il piede mostrava anche dei piccoli tagli. Hook estrasse la fiaschetta dalla sua cinta e versò le ultime gocce di rhum che aveva sulle ferite per disinfettarle, esattamente come quella volta in cima alla pianta di fagioli.
 
- Ahi! Che diavolo è quello?
 
Al capitano scappò una risata sotto i baffi. Emma aveva pronunciato le stesse identiche parole della volta scorsa.
 
- E poi cosa c’è da ridere?
- Perdonate altezza, si tratta di rhum. A dir la verità è un dannato modo di sprecarlo.
 
Hook afferrò con decisione un lembo della gonna di Emma.
 
- Ma insomma, cosa avete intenzione di fare ora?
- Ricavare delle bende. La vostra gonna si è lacerata con l’impatto a terra, dubito che la potrete rimettere, quindi tanto vale usarla per le vostre ferite.
 
Con un abile e veloce gesto, Hook tagliò dei pezzi di stoffa e poi iniziò a fasciarle le ferite. Emma si lasciò trasportare da quel contatto così intenso ed esperto con il suo corpo. Non aveva mai provato una sensazione del genere, come se davanti a lui non dovesse fingere e le sue mura si sciogliessero come argilla al sole.
 
- Sapete, molti uomini prenderebbero il vostro atteggiamento come un rifiuto, ma io adoro le sfide.
- Mi sto solo concentrando per non sentire dolore.
- No, voi avete paura. Paura di parlare, di esporvi, di fidarvi di me. Le cose sarebbero molto più semplici se lo faceste e basta.
- Dovreste esserci abituato alle persone che non si fidano di voi.
- La faccenda del pirata …
- Esatto e ora, se avete finito, aiutatemi ad alzarmi.
 
Hook fece un cenno di assenso con la testa e, dopo essersi messo in piedi, porse ad Emma la mano per tirarla su. Come il pirata ebbe la mano di Emma nella sua, sentì dentro ancora una volta quella scintilla che li aveva uniti la prima volta. Prima che tutto questo casino avesse inizio, tenerla per mano era diventata la cosa più naturale del mondo: ormai non si nascondevano più agli occhi degli altri abitanti o dei suoi familiari, gli mancava quel contatto fisico, quell’intrecciare le dita come se non dovessero più sciogliersi. Come per ridestarsi da quelle fantasie fu Hook a riprendere la parola.
 
- Non credo che il vostro cavallo si sia allontanato troppo.
- Vediamo se mi risponde – Emma strinse le labbra ed emise un dolce fischio.
- E chi lo avrebbe mai detto questo?
- Tacete immediatamente!
 
Trascorsero pochi secondo che Saetta li raggiunse al trotto. L’animale sembrava piuttosto spaventato e non voleva avvicinarsi troppo a Emma.
 
- Vieni qui, Saetta, tranquillo. Non ti faccio niente. Non è stata colpa tua.
 
Il cavallo si avvicinò ancora un po’ e allungò il muso affinché Emma lo accarezzasse. Hook afferrò le redini dell’animale e le legò all’alberò più vicino. Poi tornò verso Emma. La donna si stava finendo di sistemare l’abito, quando si accorse che qualcosa mancava nelle sue tasche.
 
- Accidenti – disse agitandosi – avete visto un ciondolo? Ha due pendenti: uno a forma di teschio e uno a forma di spada. Devo assolutamente ritrovarlo!
 
Emma avanzò qualche passo verso il punto in cui era caduta. Il dolore tornò a mandargli una forte fitta tanto da farla inciampare. Hook era, invece, rimasto fermo. Era il suo il ciondolo che la donna stava cercando disperatamente. Quanto ci tenesse lo capì nel momento in cui aveva visto lo sgomento nei suoi occhi per la perdita. Le tornò vicino e la fece alzare nuovamente e la riaccompagnò vicino a Saetta.
 
- Ci penso io, voi rimanete qui.
 
Non ci mise molto a trovarlo. Era proprio accanto al punto dove Emma era caduta. Tornò velocemente verso la donna.
 
- Ebbene?
- È questo? – disse l’uomo porgendole la collana
- Sì – disse Emma afferrando subito l’oggetto e mettendolo subito al collo
- E ora permettermi di aiutarvi a rimontare in sella.
 
Il pirata afferrò la mano della donna e la sistemò proprio davanti alla sella. La afferrò per i fianchi e non poté fare a meno di inspirare il suo profumo di donna. Nonostante tutto sapeva ancora di cannella. Lo sguardo penetrante dell’uomo fece nuovamente arrossire Emma.
 
- Cosa … c’è? – disse con un filo di voce.
- Sapete … cavalcare all’amazzone vero?
- Certamente.
 
Hook la fece accomodare sulla sella e si assicurò che fosse ben seduta, prima di prendere le redini di Saetta. Nel momento in cui la sollevò, Emma notò che attorno al polso della mano sana, il pirata aveva qualcosa. Sembrava una collana attorcigliata al polso con un pendente a forma di cerchio.
 
- Avete uno strano braccialetto al polso, non è da pirata come i vostri anelli.
- Siete molto perspicace – rispose Hook colto alla sprovvista – ma anche voi portate al collo qualcosa che non si addice al vostro rango. Facciamo così, ditemi a chi apparteneva il vostro e io farò altrettanto
- Io … - cominciò Emma incerta – non mi ricordo chi me lo ha donato. So solo che ci tengo più che a ogni altra cosa. Soffro di amnesie a seguito di una caduta da cavallo, o così mi hanno detto. Vorrei tanto ricordare il volto della persona che me lo ha donato, credo che sia stata molto importante per me.
 
Se Hook avesse assecondato il suo istinto, l’avrebbe stretta a sé senza troppi complimenti e l’avrebbe baciata dicendogli che era stato lui a donarglielo. Ma in questo gioco la strategia aveva un ruolo fondamentale e lui non poteva permettersi passi falsi. A stento riuscì a trattenersi.
 
- Capisco – disse finendole di sistemare la sella.
- E ora è il vostro turno. A chi apparteneva quel ciondolo?
- A qualcuno del mio passato.
- E dov’è ora?
- Non c’è più.
 
Emma lesse una malinconia struggente negli occhi dell’uomo, e sentì ancora una leggera punta di immotivata gelosia.
 
- L’amavate vero? Come si chiamava?
- Non ha più nessuna importanza.
- Non direi se portate ancora il ciondolo.
- Ditemi altezza, sei mai stata innamorata?
- No, non lo sono mai stata.
- Be’ per essere una che non è mai stata innamorata, siete piuttosto perspicace, non vi pare?
- Forse una volta lo sono stata – aggiunse Emma a mezza bocca e solo tra sé aggiunse una sola cosa – in un sogno e di un uomo che vi assomigliava.
 
Hook slegò Saetta e condusse Emma a palazzo. Quell’ultima frase non l’aveva sentita.



ANGOLO DELL'AUTRICE:
Buonasera a tutti, questa settimana posto in anticipo perchè tra una settimana precisa parto per Parigi e non so se avrò tempo per postare, così mi porto avanti con il lavoro. Sarò fuori fino al lunedì successivo perchè vado a godermi la conventione e ne approfitto per fare la turista in quel di Francia °hihihihihihi*. Mi sono divertita tanto a scrivere questo capitolo perchè diciamo apre quello che sarà il rapporto che si andrà ad instaurare tra Emma e Hook. Ovvimente Nottingham e Rumple faranno di tutto per tenerli separati ma ... #nospoilerplease! Il capitolo si apre con Henry e gli altri sulle montagne incantate: tranquilli non li abbiamo abbandonati a loro stessi, ma torneranno in scena un po' più avanti, ora dobbiamo concentrarci sui nostri eroi che si piaccioni da morire ma lei morirebbe prima di ammetterlo ... molto Emma Swan in effetti ..
#grazieditutto per le recensioni le letture gli inserimenti e quanto, mi spingete sempre a non mollare tutto quando mi sembra che le cose non funzionino ...
Un bacione e a presto (se la convention non mi ammazza)
Vostra Persefone
 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Persefone3