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Autore: Horse_    12/06/2015    10 recensioni
Sono passati quasi sette anni dall'ultima stagione di The Vampire Diaries, precisamente la settima. Ogni attore ha intrapreso la propria via da percorrere, cercando di vivere al meglio la propria vita, così come hanno fatto Ian e Nina.
Ian si è sposato con Nikki Reed, storica attrice di Twilight, mentre di Nina si sono perse le tracce. Nina, in realtà, ha proprio voluto sparire dal mondo che l'aveva aiutata a diventare famosa e ben amata da tutti perchè si porta dietro un segreto troppo importante da proteggere. Due bambini con gli occhi azzurri come il mare da tenere al sicuro da chi non li vuole e non si è mai interessato a loro.
Le cose tra Ian e Nikki, intanto, vanno sempre peggio e sono più i giorni in cui litigano che quelli in cui sono felici.
La ripresa dell'ottava stagione porterà tanti guai e a galla cose non dette, ma forse aiuterà due persone che si amano ancora alla follia a ritrovarsi dopo tanto -troppo- tempo.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice Accola, Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                   Dad.

Ninetheenth Chapter.



Pov Ian.

Non sono andato a casa, come potrei in queste condizioni?
Ho scoperto, circa neanche due ore fa, di avere due figli. Due gemelli. Da Nina.
Due figli, dei quali Nina è la madre, di sei anni e questo vuol dire che ho perso ben sei anni della loro vita, che non sono assolutamente pochi –anzi, sono davvero troppi. Siamo arrabbiati, entrambi, ma non sono io quello che ha nascosto due bambini per circa 2190 giorni se non di più!
Nina mi ha privato della possibilità di essere il padre che volevo per mio figlio, in questo caso per i miei figli. Se l’avessi saputo non li avrei mai abbandonati, mi sarei preso le mie responsabilità e li avrei visti crescere, mentre ora… Ora dovrei sconvolgere le vite a due bambini di sei anni, presentandomi alla loro porta e dicendo loro che io sono il loro papà.
Papà, mi fa così strano pensarmi in questa veste eppure è tutto quello che ho sempre voluto prendermi cura di un bambino e se fossero stati più di uno avrei preferito, ma ora che tutto questo è concreto ho paura. Si, io, Ian Somerhalder, per la prima volta ho paura, non so nulla di come si faccia il papà e non voglio, non desidero, sconvolgere due bambini così piccoli, eppure sento il bisogno di conoscerli, di crescerli. Quando ho visto Joseph per la prima volta mi sono sentito legato a lui e non avrei immaginato che lui potesse essere mio figlio, così come Stefan.
Joseph e Stefan, i miei figli. Miei, di nessun altro. Non ho reagito troppo bene alla notizia non perché non li volessi –impressione che sicuramente ho dato– ma perché ne sono rimasto sconvolto, insomma, io ero convinto di aver chiuso la mia vita di sette anni fa e non di aver lasciato qualche falda aperta, ma sono convinto che è destino non dimenticare al passato e pensare solo al futuro. Per la prima volta da quando ho appreso la notizia mi ritrovo a pensare a Nina e di come possa aver passato questi anni della sua vita, lontana da tutti e di come si sia comportata –e di come abbia sopportato tutto questo. L’ho ferita con le mie parole e la mia intenzione era quella, quella di mostrarle quanto ferito ero, ma lei… Lei era distrutta. Se Paul non mi ha detto niente vuol dire che non lo sapeva e l’ho appurato anche da come ha reagito alla notizia, anche se comunque è stato più maturo di me –lui è rimasto lì, io sono scappato come un codardo con la coda tra le gambe.
Candice e Kat sapevano tutto e anche Julie e Kevin –ma questo lo chiederò solo più avanti. Come ha potuto Nina affrontare tutto ciò senza crollare?
Mi sono reso conto che l’ho ferita e che non riuscirà a perdonarmi per quello che le ho detto, ma anche lei mi ha ferito e come al solito ne siamo usciti distrutti entrambi, perché è sempre stato così, ci siamo sempre fatti del male a vicenda.
Indipendentemente da tutto, sebbene abbia paura di sconvolgere troppo quei bambini, io voglio conoscerli, voglio che  loro sappiano che hanno un padre e voglio comportarmi da tale, passando del tempo con loro e recuperando il tempo perduto –che è davvero tanto.
Non so nemmeno dove viva Nina, non l’ha mai detto a nessuno, ma sono sicura che Blondie lo saprà, lei sa sempre tutto di Nina e credo che potrà chiarirmi alcune cose.
 
















 

                                                                  * * *
 

















“Ian”- Candice aggrotta le sopracciglia. –“che cosa ci fai qui a quest’ora?”
 

Candice è in piedi davanti a me, con una mano sulla bocca per coprire uno sbadiglio e una mano sulla pancia ormai già evidente.
Non so a che mese sia, ma non dovrebbe mancare troppo alla nascita del bambino.
 

“Sono venuto a chiederti l’indirizzo di casa di Nina.”- le rispondo fermo e deciso.

 
La biondina spalanca leggermente gli occhi e mi osserva titubante e leggermente imbarazzata. Si morde il labbro inferiore e percepisco perfettamente che è indecisa se darmelo o meno, ma non sono venuto qui per sentirmi dire di no.
Devo assolutamente parlare con lei e non andrò via di qui finché non mi verrà dato quel dannato indirizzo, al costo di piazzarmi in giardino con una tenda.
Candice però fa una cosa che mi spiazza ed è per questo che l’adorerò per il resto della mia vita.
Si sporge oltre la porta, scarabocchia qualcosa su un fogliettino e me lo passa.
E’ l’indirizzo di Nina e me l’ha dato senza obiettare, quasi non mi sembra vero.

 
“Non è falso, vero?”- le domando cercando di strapparle un sorriso, ma sembra irremovibile.
“No.”- dice scuotendo la testa. –“E’ quello vero e mi auguro che possiate chiarire tutto, perché tu hai il diritto di stare con i tuoi figli. Ricordati una cosa, però. Io ti appoggerò, ti darò anche qualche consiglio, ma sto dalla parte di Nina e penso che tu capisca il perché. Non voglio difenderla, perché avete sbagliato entrambi, ma se pensi che la colpa sia solo di Nina ti sbagli di grosso, Ian. Tu non sai quello che ha passato e quanto abbia sofferto, per cui se osi solo un’altra volta farla soffrire te la vedrai con me e sai quanto io possa essere pericolosa.”

 
Queste sono le volte in cui Candice mi fa paura per questo indietreggio di qualche passo. So che non mi ucciderebbe, ma comunque una parte di lei mi odia per quello che ho fatto e posso soltanto compatirla e  non potrei avercela con lei.
Infondo quello che è scappato sono io, non Nina.

 
“Candice, io”- mi blocco non sapendo cosa dirle. -“grazie.”

 
Annuisce solo, poi rientra in casa e si richiude la porta alle spalle, lasciandomi fermo sull’uscio della porta.
Fisso per qualche istante la porta bianca, poi ritorno alla mia macchina diretto a casa di Nina, a casa dei miei figli, sperando che Candice mi abbia dato l’indirizzo giusto.
Percorro le strade di Atlanta molto velocemente, visto che non c’è molto traffico e arrivo davanti alla casa in cinque minuti al massimo. Fermo l’auto appena fuori dal cancello e la lascio lì. Noto che il piccolo cancello che porta al giardino e entro, senza suonare e mi accorgo molto velocemente che tutte le luci sono spente tranne una e penso che sia il salotto, o almeno la cucina.
Proseguo per la stradina piastrellata –notando che la casa e tutto il resto è enorme– e arrivo alla porta. Rimango per qualche secondo con il dito sospeso a mezz’aria e poi decido di suonare, non prima di aver deglutito rumorosamente.
Aspetto qualche secondo, poi riprovo e questa volta sento dei rumori all’interno. Una presenza si avvicina alla porta e la sento esitare prima di aprire, poi la porta si apre rivelandomi la figura slanciata di Nina in pantaloncini corti e canottiera con i capelli leggermente bagnati.
E’ bellissima.
Ci fissiamo per qualche secondo, poi mi gratto i capelli imbarazzato.
 

Possiamo parlare?”- le domando piano.
 

Nina mi guarda con la bocca spalancata e giurerei di non averla mai vista più sorpresa di così e più intimorita. Senza dire una parola si sposta dalla porta e sono quasi convinto che abbia intenzione di chiudermi la porta in faccia, invece mi fa spazio e mi indica con un cenno del capo di entrare in casa. Con le gambe tremolanti entro e rimango meravigliato dall’enormità della casa –a Nina sono sempre piaciute le case grandi, ma questa volta si è superata perché questa è davvero grande. Ma non sono qui per concentrarmi sulla casa, sono qui per parlare.
 

“I bambini stanno dormendo. Di sopra.”- mi avvisa.
 

Mi guarda negli occhi e li trovo profondamente freddi, quasi inespressivi, ma posso vedere che è tutta una maschera per non crollare di nuovo, per non farsi vedere ferita.
Sospiro piano, passandomi una mano tra i capelli folti.
 

“L’ho pensato.”- le rispondo quasi di getto, poi specifico. –“Insomma, ecco… E’ tardi.”
 

Molto tardi vorrei aggiungere visto che è quasi mezzanotte e quindi è giusto che due bambini siano già a letto, però ci rimango male comunque, visto che avrei voluto vederli lo stesso, almeno un’altra volta per oggi.
Ci ho passato così poco tempo insieme eppure mi mancano terribilmente!
Nina annuisce solo e si siede sul divano e mi fa cenno di accomodarmi e così faccio –avrei voluto sedermi accanto a lei, ma prendo posto su una poltrona né troppo vicina e né troppo distante dal divano visto che capisco perfettamente che non è a suo agio.
Nina lascia che sia io a parlare e almeno qui non posso darle torto visto che mi sono presentato io a casa sua. Non so da dove cominciare, ma per il mio bene e quello dei bambini devo farlo.
 

“Io… Sono venuto per scusarmi.”- le dico grattandomi la fronte. Lei intanto mi guarda impassibile. –“Non ho avuto la reazione migliore, ecco.”
 

Nina continua a fissarmi, ma non dice una parola, così io continuo sperando che mi venga incontro in qualche modo.
 

“Io… E’ stato come ricevere un secchio d’acqua fresca. Ma non perché non volessi, sono rimasto molto sorpreso, tutto qui. Ho riflettuto e”- prendo un bel respiro profondo. –“Ho capito di aver sbagliato tutto e mi dispiace. Io voglio prendermi cura di loro, voglio esserci per loro ed essere loro padre.”
 

Nina addolcisce leggermente lo sguardo, forse colpita leggermente dalle mie parole, ma tutto dura un attimo perché i suoi morbidi lineamenti si induriscono di nuovo e mi fissa dura, quasi per mettermi alla prova.
 

“Non mi sono comportata bene nemmeno io.”- sospira pesantemente mordendosi l’interno della guancia. –“La colpa non è solo tua. Io voglio solo che loro stiano al sicuro e ho sempre cercato di dare loro il meglio, come ho potuto. Ian, loro non sono dei giocattoli, non puoi metterli da parte quando ne sarai stufo, perché non potrai farlo.”
 

Mi agito sulla poltrona. Non potrei fare mai una cosa del genere, sebbene abbia appena scoperto di essere padre non mi permetterei mai di considerare i miei figli come dei giocattoli, assolutamente no. Li amo già e sento già di essere pronto a fare qualunque cosa per loro.
Nina, però, si affretta a terminare il suo discorso.
 

“Non sto dicendo che lo farai, perché so che non sei quel tipo di persona, ma l’ho voluto mettere in chiaro. So che hai sempre voluto un figlio”- sorride amara mordendosi il labbro nervosamente. –“ora ne hai due e hanno così bisogno di una figura maschile, di un padre, e non voglio che tu possa deluderli in alcun modo. Li amo più della mia stessa vita, Ian, darei tutto per loro, voglio solo che non soffrano.”
 

E posso sentire –percepire– la sua voce tremare con le ultime parole, ma le sue difese non cedono, anzi si rafforzano e non posso non essere orgoglioso della donna che ho qui di fronte e che sta lottando con le unghie e con i denti per i nostri figli.
Si, nostri. Miei e suoi. E’ cresciuta, Nina, e sebbene io sia scosso da tutta questa situazione e mi ci vorrà del tempo –forse molto tempo– per capire e perdonarla del tutto non posso non essere felice che la madre dei miei figli sia lei. E’ una donna ormai ed era soltanto una ragazzina quando li ha avuti e questo le ha permesso di crescere e di diventare indipendente, quello che prima con me non era assolutamente.
 

“Non permetterò mai che soffrano, Nina.”- lo sussurro quasi, ma lei lo sente lo stesso. –“Mi sono perso sei anni della loro vita e ho tutta l’intenzione di recuperare il tempo perduto con i miei figli.”

 
Sento qualcosa sopra ai miei piedi e noto solo in un secondo momento di avere un cane che ha appoggiato il suo muso sopra le mie scarpe. E’ un cucciolo di pochi mesi ed è carino e penso proprio che sia dei miei figli. Lo accarezzo piano e sorrido.

 
“E lui chi è?”- domando con un mezzo sorriso ad incurvarmi le labbra.
Spike.”- mi risponde Nina con disinvoltura.

 
Ridacchio leggermente e il cane sembra guardarmi per un attimo torvo, poi riappoggia la testa suoi miei piedi.

 
“Spike?”- domando continuando a ridacchiare.
“L’hanno scelto i nost… Joseph e Stefan con Alex.”- mi risponde cauta stringendosi sulle spalle. –“A loro piace e va bene così.”

 
Passiamo qualche minuto in silenzio, quando mi balza in testa una domanda e credo, anzi ne sono convinto, che sia la più importante di tutti.

 
“Loro sanno di avere un padre?”- domando. –“Cioè… Cosa hai detto loro?”
“Che sei in giro per il mondo a curare gli animali.”- mi risponde sorridendo, anche se in modo tirato. –“Infondo non è molto diverso da quello che fai, no?”

 
Scuoto la testa. Sapevo che non avrebbe mai detto loro che non li volevo o che ero morto, perché non è un comportamento da Nina e sarebbe stato da stupidi –e la cosa mi avrebbe fatto arrabbiare, parecchio.
E’ stata semplicemente furba, astuta, e ha agito come le circostanze richiedevano, dicendo una sorta di mezza verità e che spero presto verrà portata a termine.

 
“Ora che abbiamo chiarito”- inizia indecisa. –“voglio sapere una cosa. Lei sa?”

 
So bene a chi si riferisce e posso vedere che le fa male pronunciare il nome della mia attuale moglie e non posso non biasimarla per questo.
No, Nikki non sa nulla e penso che glielo dirò domani o quanto prima possibile. E’ mia moglie, è giusto che sappia, anche se per la prima volta non mi importa che cosa penserà e come la prenderà. Sono i miei figli e questo basta.

 
“No, non sa nulla.”- le rispondo.
“Promettimi che qualunque cosa dica o faccia tu ci sarai per loro.”- mi dice e per la prima volta mi guarda negli occhi. –“Promettimelo.”
“Non c’è bisogno di chiederlo.”- le rispondo addolcendo il tono della voce. –“Lei è mia moglie, loro sono i miei figli. I miei figli verranno sempre prima di tutto.”

 
Nina annuisce rincuorata e si alza dal divano. E’ tardi e io dovrei essere già a casa e questo ovviamente è un chiaro invito ad andarmene, invece Nina mi sorprende e mi sorride.

 
“Lo so che stanno dormendo, ma…”- si blocca titubante, poi continua. –“Vorresti vederli?”

 
E mi apro anche io in un sorriso spontaneo e annuisco, felice come un bambino il giorno di Natale mentre sta scartando i regali. Nina sale veloce le scale e io sono dietro di lei cercando di non fare nessun rumore.
Ci sono tante stanze e al momento non riesco ad individuare quella dei miei figli, poi vedo Nina che si dirige verso una con la porta socchiusa da cui fuoriesce della luce soffusa e allora intuisco che sia quella e così è. Apre piano la porta ed entra dentro veloce, mentre io ci impiego qualche secondo in più, come intimorito. So che sono il loro padre, ma loro non mi conoscono e sebbene stiano dormendo pacificamente sto invadendo il loro spazio vitale.

 
“Non entri?”- mi domanda Nina destandomi dai miei pensieri.
“Oh ecco io…”- mi gratto la testa imbarazzata. –“Si, entro.”

 
Così entro anche io nella camera dei miei figli e mi basta un solo istante per trovarli sotto le coperte a letto. Sono ben coperti e dalle coperte sbucano solo le testoline castane. Per la prima volta mi trovo a fissarli con la consapevolezza di essere loro padre e posso vedere perfettamente che sono identici, ma seppur li abbia visti solo una volta sono perfettamente in grado di capire chi è Stefan e chi è Joseph.
Joseph dorme nella stessa posizione di Nina, con la pancia in giù, la testa appoggiata sul cuscino, la mano destra sotto di esso e le gambe scomposte e ogni tanto fa delle smorfie tipiche della madre. Quello che mi colpisce in questo ambito è Stefan perché ora sta dormendo in diagonale, con una mano sulla pancia e una distesa lungo i fianchi ed è nella stessa posizione in cui dormo io praticamente ogni notte e quella che faceva borbottare Nina perché occupavo praticamente tutto il letto.




 
 
 
 
 
Sento qualcuno scuotermi in modo poco gentile e grugnisco qualcosa in risposta al suo borbottare. Stavo dormendo placidamente, stanco da una giornata stressante di riprese e qualcuno mi viene a svegliare, ma so perfettamente chi è quel qualcuno e perché mi sta svegliando.

 
“Ian…”

 
La sua voce è impastata dal sonno e le sue piccole mani stringono la mia maglietta nel vano tentativo di svegliarmi permettendomi così di lasciarla dormire in pace. Apro prima un occhio e poi l’altro scontrandomi con il buio e con il volto di Nina pieno di sonno. Sorride leggermente non appena mi vede sveglio e si siede a gambe incrociate sul letto facendo sollevare la mia maglietta fin sopra le cosce e lasciandomi intravvedere le mutandine in pizzo.
Non devo guardare, non devo guardare, non devo guardare…

 
“Ian”- mi scuote ancora. –“puoi metterti diritto e dormire come una persona civile?”

 
Solo allora mi accorgo di aver relegato la mia ragazza in un angolo del letto perché ne ho occupato io buona parte. Quasi ogni notte è sempre la stessa storia, io mi ritrovo così e Nina mi sveglia perché occupo praticamente tutto il letto e lei è costretta a mettersi in un angolino con il rischio di ruzzolare a terra da un momento all’altro, ma non è colpa mia se riesco a dormire solo così.
Mi rimetto dritto –anche se dopo so perfettamente che ritornerò come prima– e prima di riappoggiare la testa sul cuscino afferro Nina per i fianchi e la avvicino a me facendole appoggiare la testa sul mio petto e le solletico i fianchi. Nina ridacchia e mi appoggia un dolce bacio sulle labbra –fin troppo casto.

 
“Lo sai che non è colpa mia.”- le dico accarezzandole i capelli.
“Lo so.”- sorride sulle mie labbra. –“E’ per questo che il prossimo letto lo sceglierò io e occuperà praticamente tutta la stanza.”
“Non ho nulla da obiettare.”- le bacio piano il collo scendendo fino alla clavicola e la sento sospirare contro di me. –“Non occorre avere tanto spazio in camera quando il pezzo più importante è il letto.”

 
Nina mi tira un colpetto sul braccio mentre io continuo a baciarle piano la spalla, per poi ritornare sul collo. Le mie mani vagano sui suoi fianchi ed iniziano a insinuarsi sotto la maglietta per arrivare alla pelle morbida della sua pancia.

 
“Non avevi detto”- Nina si interrompe e chiude gli occhi mentre arrivo al reggiseno in pizzo e ne sgancio il laccetto. –“che eri stanco?”
“Potrei aver recuperato un po’ di forze…”- le sussurro all’orecchio mentre ormai il reggiseno è caduto in un angolo remoto del letto.

 
Nina mugugna qualcosa sulle mie labbra e mi bacia e fa scorrere le mani fino ad arrivare ai pantaloni che ha tutta l’intenzione di togliere.
Mi stacco un attimo da lei e la guardo malizioso interrompendo il mio lavoro e lasciandola stizzita.

 
“E devo dire che non ti sta dispiacendo tutto questo, no?”- le domando abbozzando un sorriso.

 
Nina mi spinge all’indietro facendomi ricadere tra i cuscini e si siede sopra di me leggermente arrabbiata per l’interruzione appena ricevuta e si abbassa all’altezza del mio viso.

 
“Sta zitto Smolder e baciami.”

 
E io l’ascolto beandomi di quelle labbra e facendola stendere sotto di me.
 







 
 
 
E ora posso vederli in tutto per tutto così simili a noi e mi accorgo che effettivamente sono la mescolanza perfetta di tutte le nostre caratteristiche e non posso esserne che felice.
Accarezzo prima la fronte di Stefan e poi quella di Joseph e rimango lì, a fissarli incantato. Sono bellissimi e sono miei, sono i miei figli, quelli che ho desiderato per così tanto tempo e che ero convinto non potessi avere mai più, ora invece sono qui, davanti a me. E sorrido a tutto ciò, perché finalmente posso essere parte della loro vita e sarà difficile spiegare loro che io sono il loro papà, ma da ora in avanti ci sarò sempre per loro perché è quello che avrei dovuto fare tempo fa, ma che ho la possibilità di fare soltanto adesso.
Mi siedo piano sul letto di Stefan e non so quanto passo a guardarli entrambi, alternando lo sguardo prima su uno e poi sull’altro, ma so che sono l’uomo più felice del mondo in questo momento.




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Buon fine settimana ragazze :)
Credo che aggiornerò una/due volte a settimana e vi dirò più avanti -sempre se saprò organizzarmi xD- i giorni precisi, ma da ora in avanti aspettatevi un aggiornamento ogni settimana visto che mi sono già tirata avanti con alcuni capitoli e sono arrivata al 21 circa!
Ecco il momento che tutti aspettavate, ovvero il chiarimento tra Ian e Nina. Credo di aver spiegato un po' il perchè Ian ha reagito in questo modo e del perchè è scappato via, non perchè non volesse dei bambini, ma perchè era terrorizzato e confuso, ma perchè ne è rimasto scandalizzato!
Finalmente avete visto cosa ne pensa Ian e ritengo che sia molto importante quello che si sono detti Ian e Nina e sul fatto che ora si siano chiariti e, soprattutto, che Ian si voglia prendere le proprie responsabilità e voglia fare il padre dei gemelli.
Ho inserito un flashback su Ian e Nina e si... Sebbene ora stia scrivendo di loro due separati qualche volta devo metterci qualcosa di dolce (<3), mi fa male vederli separati nella realtà figuriamoci nelle storie ahahahaha
Credo che la parte finale sia la più dolce perchè finalmente abbiamo un momento tra Ian e i bambini *------* Sono l'amore!
Grazie alle 15 ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo con bellissime parole e a cui ho risposto! Ci sono riuscita, si :')
Alla prossima <3
  
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