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Autore: Erina91    12/06/2015    6 recensioni
La voce frizzante della bambina lo raggiunse:
-grazie di avermi salvato vecchio!- un sorrisino a furbetta guizzò sulle sue labbra.
-ehi! Mocciosa! A chi hai dato di “vecchio”?-
-perché, non lo sei?-
-ho fatto trent'anni solo pochi mesi fa.-
-beh, per me resti vecchio.- continuò con arroganza -e comunque, non mi chiamo “mocciosa”, il mio nome è Sarada.-
Sasuke decise di ignorare quella “bamboccia” impertinente e la fissò:
-allora, Sarada, come mai una mocciosa della tua età è in mezzo al bosco da sola?-
Più la fissava e più i contorni del suo volto, dei suoi occhi, l'accenno delle ciglia allungate e il taglio delle iridi attraente gli ricordavano Karin e questo non faceva altro che portare di nuovo alla luce quella notte di tempesta.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Karin, Salad, Uchiha, Sasuke, Uchiha | Coppie: Naruto/Sakura, Sasuke/Karin
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Buonasera a tutti!! ora che ho dato il primo esame del mese, ho trovato una giornata libera per aggiornare anche questa fanfic.
Inoltre, dopo l'ultimo capitolo di Naruto Gaiden, mi è venuta ancora più voglia di aggiornarla! XD (per chi lo segue, lo sa di cosa parlo).
Inanzi tutto, ringrazio caldamente chi mi ha recensito! *-* e chi ha messo la storia tra preferite/seguite.
Alle vostre recensioni risponderò sicuramente domani, abbiate pazienza! >.<
Spero che questo capitolo non vi deluda e spero anche di non essere andata troppo OOC coi i PG (se così fosse, vi prego di dirmelo^^).

 

 
La "dolce vendetta" di lui
 
Quella sera lei e Sasuke si sarebbero visti di nuovo, e non solo, anche il giorno dopo e il giorno dopo ancora e ancora.. per un tempo indefinito.
Gli atteggiamenti di Sasuke della sera prima, al festival, l'avevano confusa.
Attraverso i suoi delicati sfioramenti le aveva fatto palesemente capire che quell'attrazione mai confessata esisteva, era insita in entrambi, ed era sostenuta da una comunicazione non verbale fatta di gesti, richieste del corpo, soffocata passionalità e intensi scambi di sguardo.
Tutto ciò non era più sostenibile. Era solo un paio di giorni che Karin aveva messo piede a Konoha per più di una giornata e, in soli due giorni, lei e Sasuke erano stati costretti ad avvicinarsi per colpa di particolari eventi.
E, soprattutto, era da ieri sera che stava cercando inutilmente di lottare contro la sua parte irrazionale che la trascinava con forza verso di lui e gli diceva di perdonarlo o di rivivere quel notte di Tempesta, alla ricerca di risposte. Di “vere” risposte. Delle risposte che magari non aveva colto da Sasuke, poiché non si spiegava come mai lui fosse così interessato a lei, quasi in mono morboso.
A Karin risultava difficile ammettere che poteva esserci qualche errore di calcolo nei pensieri che avevano invaso la sua mente in seguito a quella notte.
In fondo, se a Sasuke non importava più di lei, perché insistere tanto per scoprire ciò che aveva fatto in quei dieci anni trascorsi?
Non riusciva a pensare che fosse solamente una sua mera curiosità tanto per infastidirla, dopotutto Sasuke non faceva mai niente per caso e specialmente.. se non suscitava seriamente il suo interesse.
Tutte quelle domande avevano disturbato il suo sonno durante la notte passata, notando che due profonde occhiaie solcavano sotto i suoi occhi.
Avrebbe fatto bene a coprirle se non voleva che sua figlia o chiunque altro se ne accorgesse riempiedola di domande; così, in tutta fretta, si passò uno strato di phard per nasconderne il colore violaceo.
Perché mai aveva accettato il lavor che gli aveva offerto Naruto?
Nessuno l'aveva costretta, neanche Naruto.
Eppure, non aveva rinunciato per il semplice motivo che aveva una figlia da crescere da sola e di conseguenza bisogno di soldi per far campare entrambe.
Però, il pensiero che sarebbe dovuta partire il giorno seguente con Sasuke, da soli, non smetteva di crearle agitazione: avrebbe sicuramente finito per scoprire la vera identità di Sarada ed era quello che maggiormente la preoccupava. Quanto ai suoi celati sentimenti per lui, era un problema solamente suo e doveva trovare il modo di affrontarlo e di distaccarsene, anche se al momento aveva dei dubbi su quelli che fossero i reali sentimenti di Sasuke per lei.
In passato credeva davvero che a lui non importasse niente di lei e che la sfruttasse solo per le sue abilità speciali.  Adesso?
Sasuke era un po' cambiato, si era fatto più chiaro e sembrava trovarsi in un momento tranquillo della sua vita dopo anni di tormenti, libero dai suoi piani di vendetta e dalle sue angosce. Libero di fare ciò che voleva con lei, come le aveva esattamente dimostrato.
Ma la domanda non era solo questa. Le domande erano altre.
Perché si impegnava tanto per lei e Sarada?
Perché non era più riluttante nel toccarla? Anzi.. assai esplicito per una persona fredda come lui?
Sasuke cosa provava veramente per lei?
Era troppo confusa in quel momento e desidera solo chiudere la mente, lontana dai pensieri su Sasuke.
Erano anni che non si accendevano in lei tali sentimenti e dubbi, non poteva permetterselo.
Seccata decise di prepararsi per la cena a casa Uzumaki.
Sarada era già da loro, lei e Boruto erano tornati insieme dall'accademia e Karin li avrebbe raggiunti sull'ora di cena.
Già il pensiero che avrebbe rivisto Sasuke di lì a poco, rendeva il suo respiro irregolare e gli impediva di trovare il dovuto controllo delle sue emozioni.



 
****


I rumori metallici dei Kunai che si conficcavano nei tronchi degli alberi, il forte scrosciare delle cascate del torrente nei pressi di Konoha, il battito dei piedi sullo strato terroso ed erboso del campo di allenamento, il cinguettare degli uccellini che si portavano verso il tramonto rosso-arancio erano le uniche compagnie di Sasuke in quel momento, impegnato nei suoi duri allentamenti prima di una missione importante.
Tuttavia, nonostante questo, non riusciva a concetrarsi come avrebbe voluto poiché da ieri Karin non aveva più lasciato la sua mente.
Era consapevole che domani sarebbero partiti per quella missione a tempo indeterminato, solo lui e lei, e che avrebbe avuto tutto il tempo di indagare sui segreti che gli nascondeva. Però, da quando era tornata al villaggio, riusciva a controllare a stento i suoi desideri e finiva per compiere azioni inconsapevoli per farle capire che la voleva disperatamente.
Era abbastanza umiliante per lui sentirsi in quel modo, così debole e patetico, così emotivamente instabile e ingiustamente “domato” da lei. Ingiustamente, perché lei forse non aveva ancora compreso come lo facesse sentire averla vicino e ciò non faceva altro che irritarlo di più.
La sua ingenua inconsapevolezza, il suo modo di trattarlo, respingerlo, evitarlo, eppure sedurlo senza neanche accorgersene.. oltre che infastidirlo, lo attiravano, lo incuriosivano, lo inibivano totalmente. Insomma.. era una vera tortura averla tra i piedi, ma questo non faceva altro che eccitarlo.
Karin voleva sfidarlo con la sua sensualità e l'aria di mistero che aleggiava attorno a lei; beh, ben venga.. quando mai lui aveva rifiutato una sfida?
Non era nel suo stile, per cui l'avrebbe accettata con piacere. Le avrebbe fatto ammettere che senza di lui non poteva vivere, che non desiderava altro che lui, e che non poteva permettersi di “domarlo” con tanta leggerezza perché lui non si faceva controllare da nessuno, neanche dalla persona che amava.
Lui era libero di fare quello che voleva e di ottenere tutto ciò che desiderava e quello che Sasuke bramava era Karin.
L'avrebbe fatta cadere ai suoi piedi come le sue emozioni richiedevano e in maniera tale da vendicarsi per averlo abbandonato quella notte, per averlo “tradito” con un altro uomo preferendolo a lui, dopo quello che c'era stato tra loro, e facendolo sentire offeso, sfruttato e deriso.
Nessuno poteva avere un “dominio” simile su Sasuke Uchiha, neanche la stregata bellezza di Karin.
-Sarai mia Karin!- gridò ghignando e lanciando l'ultimo kunai che si conficcò dritto al centro del tronco d'albero, come per stabilire chi sarebbe stato il suo bersaglio. Era ora di andare a casa di Naruto e Sakura: non ne aveva particolarmente voglia dato che non sopportava feste del genere, ma loro erano diventati la sua nuova famiglia e ci sarebbe stata anche Karin: un motivo in più per partecipare ed incontrarla, mettendo in atto la prima fase della sua conquista mista a dolce vendetta. Ma Sasuke voleva che Karin fosse sua completamente, nulla di più.
Era l'unica donna che aveva mai desiderato e anche la sola capace di farlo vacillare.
Mentre si avviava verso casa Uzumaki, ricordò improvvisamente un momento di quella notte.
L'attimo in cui si era svegliato e non aveva trovato Karin accanto a lui:


I lievi raggi del sole che facevano capolino dalle colline di quel misero e povero villaggio, sancirono l'arrivo dell'alba e il termine del temporale notturno.
Dalle fangose finistre della locanda dove avevano dormito, la lieve luce del sole che traspariva costrinsero Sasuke ad aprire lentamente gli occhi e a notare i lenzuoli calati a terra e le federe spiegazzate che lo portarono subito a ricordare cos'era successo poche ore fa.
Istintivamente portò le iridi ebano sul posto accanto al suo e sgranò gli occhi trovandolo vuoto e provando a tastare per capire da quanto lo fosse: era ghiacciato e ancora umido a causa del sudere che lui e Karin avevano perso durante la notte appena trascorsa, l'unica differenza che lo distingueva dalle sue luride lenzuala era l'intenso profumo di vaniglia di Karin che anche in quel attimo stava riempiendo le sue narici ricordandogli le sue labbra carnose che lo sfioravano, mordicchiavano, e le sue mani che scorrevano con voluttà lungo il suo corpo tumefatto di morsi, eppure estremamente intrigante e dalle curve delicate. Quelle stesse mani che si erano infilate dentro la sua femminilità con fervore, esplorando ogni sua parte più nascosta e ancora.. quelle che avevano accarezzato le sue piccole “gemme” tanto invitanti e succose, e che avevano stretto e palpato numerose volte durante la notte il suo solido sedere portandosela sempre più vicina per entrare in lei con la maggior foga possibile. Le sue piccole mani, mani curate e perfette, eppure piene di cicatrici a causa del lavoro in laboratorio, gli avevano accarezzato i ciuffi corvini con ardore e forza; una forza che gli aveva fatto pienamente capire quanto lo desiderava, accentuata dalla sua presa ferrea al momento di dover afferrare il suo membro.. tutto ciò era ancora vivo in lui e bruciava ardentemente, desiderando di provarlo di nuovo. Era una sensazione che non aveva mai provato prima d'ora, però era molto intensa e piacevole.
Allora.. se così era stato per lui, dov'era Karin in quel momento? Pensava sfiorando il cuscino dove le sue ciocche scarlatte si erano posate ripetutamente quella notte e che lui aveva lambito mentre raggiungevano l'apice del piacere condiviso. Alcuni ciuffi rossi erano ancora sparsi sul cuscino, come segno che lei c'era stata almeno fino a qualche ora fa e l'aroma del suo profumo emanava da quello stesso cuscino.

-dove diavolo sei finita, Karin?- si chiese, sentendo salire una rabbia accecante che sembrava spezzargli tutte le membra da quanto era umiliante e inaccettabile. Lei se n'era andata.  L'aveva lasciato in quel lercio letto come se niente fosse, senza neanche un avviso.
Durante la notte, quando si trovava nel dormiveglia, aveva perfino “giurato” di sentire il suo tocco delicato sulla sua fronte e udire tali parole che ora pensava di aver sognato: “ti amo Sasuke”.
Quello era ciò che lui aveva sentito e, per quanto non comprendesse ancora cos'era l'amore romantico e passionale, quelle parole gli avevano fatto scorrere un dolce brivido lungo tutto il corpo. Ora, invece, lei non c'era più, l'aveva ferito nell'orgoglio e non glielo avrebbe mai perdonato.
Ma in fondo.. a lui cosa importava dell'amore? L'aveva sempre rifiutato e anche questa volta l'avrebbe fatto, sebbene sentisse una profonda sensazione di fastidio mista a delusione che per lui risultò indefinibile e insensata, trasformandola in furia verso quella donna che aveva osato abbandonarlo dopo essersi approfittata di lui e sfruttato la sua “debolezza”.

Fu proprio la parola “debolezza” che gli permise di capire quello che non avrebbe mai voluto ammettere, ovvero.. che quella donna era stata molto di più di una semplice utilità e compagnia di quanto aveva programmato, perché la “ferita” che sentiva era piena di seccante dolore.
Prese il cuscino che quella notte era appartenuto a Karin e lo lanciò contro la parete con violenza.
-stupida donna!!- esclamò rabbioso, scostandosi dalle lenzuola bruscamente e buttando a terra anche quelle. -tutto questo letto e questa lurida stanza sono pieni del tuo profumo stregante.  Questo non fa altro che farmi incazzare!- continuò sfogandosi e buttando all'aria tutta la stanza.
Ma dopo che aveva distrutto tutto quello che aveva intorno, trovò inutile proseguire con quella ridicola “scenata”.
L'amore e i sentimenti non facevano per lui, avrebbe fatto tranquillamente a meno di essi.


Ecco quello che aveva provato quella stessa notte, per la prima volta.
E forse.. era anche la prima volta che si era accorto di amare quella dannata donna, però aveva sempre cercato di negarlo da allora perché offeso e furioso dal suo comportamento. Però, quello che ancora non aveva capito_e che forse avrebbe dovuto chiederle_, era se lei gli aveva veramente detto “ti amo” prima di andarsene oppure era stato solo uno sdolcinato sogno causato dal suo stato di dormiveglia.
In più, ripensare a quella notte, non faceva altro che incrementare la voglia di riviverlo e desiderare di far perdere il controllo a Karin mettendo in atto il suo piano. Finalmente era nelle vicinanze della villetta di Naruto e Sakura, così cercò di chiudere la mente e poter gestire Karin che avrebbe visto a breve.



 
****


Naruto era in cucina con Sakura, che era alle prese con il cibo e la stava osservando armeggiare con un sorriso: la trovò bella anche mentre lavorava.
-Sakura-chan! Sei sexy mentre cucini!- commentò avvicinandosi a lei e abbracciandola da dietro.
Lei arrossì presa alla sprovvisa. -idiota! Lo sai che ci sono i bambini in casa?- brontolò sussurando, ma facendosi accarezzare dalle braccia di Naruto.
Le scappò anche un gemito che fu pronta a trattanere mettendosi una mano davanti alla bocca e facendo cadere il contenitore di sale.
Naruto ridacchiò soddisfatto.
-sei sempre sensibile quando ti accarezzo il collo.-
-sappi che te la farò pagare stasera quando non ci sarà più nessuno a cena e i bambini dormiranno.-
-direi che è una proposta alquanto allettante da parte della mia bella mogliettina!- approvò bacendole delicatamente la nuca con dolcezza e passione.
Sakura, trascinata da quelle attenzioni, si girò versò Naruto afferrando il suo mento e baciandolo con desiderio.
Ci fu un intenso scambio di lingue che fu interrotto, purtroppo, da Boruto:
-mamm..- non finì la frase perché li vide impegnati in un momento romantico. -che schifosi! Scusate.- anche se quel “schifosi” era più una battuta.
Infatti, Naruto e Sakura si staccarono subito, -te l'avevo detto, baka!- disse quest'ultima.
Naruto si grattò la nuca imbarazzato.
-dicci pure Boruto, ora puoi entrare.- lo invitò, poi.
-eravate così impegnati a "spupazzarvi" che non avete nemmeno sentito il campanello.-
-Boruto.. dov'è Sarada?- chiese Sakura preoccupata, cercandola.
-credo in bagno. È da ore che sta lì, non so come mai.-
-mh.. sarà meglio che vada a vedere come sta. Dice che aveva un po' di mal di pancia prima.- poi si rivolse a suo marito:
-ehi! Naruto! Potresti andare ad aprire per favore? È già la terza volta che suonano.- sospirò stancamente.
Possibile che in quella casa nessuno avesse un minimo di educazione?
Alla fine era un po' colpa sua, forse, ma sia Boruto che Naruto si somigliavano molto e lei gli voleva bene così com'erano.
Tra quei pensieri raggiunse Sarada in bagno, bussando.



-ah! Karin! Puntuale come sempre!- sorrise Naruto.
-ma siete sordi? Ho suonato tre volte il campanello e nessuno ha aperto. Mi avete fatto preoccupare.- ecco il suo modo di salutare.
Naruto ridacchiò. -scusaci. Io e Sakura eravamo impegnati e Boruto stava giocando come al solito.-
-Sarada dov'è?- chiese lei.
-oh.. credo sia in bagno con Sakura.-
-perché in bagno con Sakura?- domandò sospettosa.
-so solo che aveva un po' di mal di pancia.- spiegò.
-le avete dato da mangiare qualcosa di avariato?- il suo sguardo era minaccioso.
-no, no.. tranquilla!- fu pronto a rispondere, -se così fosse staremmo male tutti.-
-ok, vado a vedere come sta.- lo avvisò, facendo un cenno di saluto a Boruto.




 
****



-ah! Karin! Finalmente!- la raggiunse Sakura, -ti devo parlare.-
-è successo qualcosa a Sarada?- chiese subito preoccupata.
-no, nulla di grave in realtà.- poi si avvicinò all'orecchio di Karin, -è appena diventata una “signorina”.-
Sua figlia era appena sviluppata, dunque: le faceva strano, ma sapeva che presto sarebbe capitato dato che il suo corpo era già quasi quello di una giovane ragazza.  -credo che in questo momento abbia bisogno delle rassicurazioni di una madre.- proseguì materna e gentile, Sakura, sorridendole.
-bene! Grazie..- disse solo, avviandosi in fretta verso la camera di sua figlia.


Bussò alla porta e inzialmente non ebbe risposta.
-Sarada! sono io.. aprimi per favore.- le ordinò dura.
Sentì i passi della ragazzina e poi la zazzera nera fece la sua comparsa.
-entra..- aprì piano la porta e tornò a bocconi sul letto.
Karin si sedette sul bordo del letto e iniziò ad accarezzare dolcemente i capelli di Sarada.
-sai che è normale per una signorina, vero?- iniziò.
-e adesso come mi devo comportare? Mi farà male la pancia ogni volta che ce l'avrò?-
-sì, purtroppo. Ma a suo modo è una cosa bella, perché questo vuol dire che sei cresciuta un po'.-
-però è una gran noia! Mi sembra di avere un pannolone come quando ero piccola. Altro che cresciuta, penso di essere regredita a un anno.- protestò irritata, sbuffando. Karin cercò di trattenere le risate.
-io ebbi la tua stessa reazione quando sviluppai.- raccontò, -solo che quando successe a me non avevo una madre che mi spiegasse cosa dovevo fare o come mi dovevo sentire.- aggiunse.
-allora non posso farci nulla, sono davvero fortunata ad averti.- sorrise Sarada.
-comunque.. ricorda questo, Sarada, se noi donne non avessimo tali perdite una volta al mese né tu né io saremmo mai nate. Quindi, devi prendere questo momento come un giorno importante, anche se un po' noioso per i fastidi che crea. Mi sono spiegata?- fissò seria sua figlia.
Sarada annuì con sguardo fiero e afferrò la mano di Karin.
-andiamo dagli altri, credo abbiano suonano il campanello di nuovo. Penso che quell'uomo invadente sia appena arrivato.- disse, riferendosi ovviamente a Sasuke. Appena realizzò le parole di Sarada, l'agitazione che aveva prima del suo arrivo a casa Uzumaki tornò a farsi pressante e fastidiosa.



 
****


Dopo cena Sarada e Boruto andarono in camera di quest'ultimo a giocare.
Sakura e Karin rimasero in cucina a sistemare un po' e Naruto e Sasuke si erano seduti in salotto a bere del saké di alta qualità per digerire la lunga cena.
Il silenzio sembrava regnare in quella stanza, poi fu interrotto da Naruto:
-Sasuke.. perché non ti dai una mossa con Karin? È tutta la sera che la fissi. Di cosa hai paura?-
-non ho paura, idiota. Solo che mi sfugge sempre.-
-e allora rincorrila, che problema c'è?- gli fece un occhiolino che fece nascere una smorfia sul volto rigido di Sasuke.
Naruto si impicciava sempre degli affari suoi, era un fastidio.
-per esempio, adesso è in cucina a non fare niente. Perché non vai da lei?-
-perché è con Sakura e non voglio abbassarmi a tanto.- rispose schietto.
-guarda che, se il problema è la presenza di Sakura-chan, posso sempre trovare una “scusa” per allontanarla dalla cucina.-
Ridacchiò prendendo un altro goccio di saké.
-no grazie.- asserì seccato, -hai già fatto abbastanza ieri.- lo fulminò glaciale.
-beh.. però non mi pare che sia andata tanto male, no? Alla fine siete rimasti tutta la sera insieme.-
-già..- sospirò, -ma quella donna non la capisco. Reagisce ai miei stimoli molto chiaramente, eppure sembra voler evitare ogni tipo di contatto fisico con me. Il suo atteggiamento è irritante, mi fa innvervosire, e alla fine non posso essere sempre io a cercarla come un cretino.-
-perché non ci sai assolutamente fare.- affermò Naruto, -vedi di approfittare di questa missione con lei per avvicinarti sul serio.
È una delle poche possibilità che ti ho offerto su un piatto d'argento.-
-senti, stupido..- cominciò rabbioso, -non ho bisogno che tu ci faccia da “cupido”, so cavarmela perfettamente da solo.- concluse minaccioso.
-va bene, va bene.. cercavo solo di darti qualche consiglio da amico.
Ma in fondo, la bellezza e il fascino da bel tenebroso non ti mancano, puoi fare anche da solo.-
Detto questo si alzò dal divano. -vado in bagno.- lo avvisò, sull'uscio della porta.
Proprio in quel momento apparse Karin al posto di Naruto e lo notò: i loro sguardi si incontrarono, si studiarono, si esplorarono in modo intenso.
-cercavo Naruto, lo vuole Sakura.- interruppe quell'atmosfera di enigmatica analisi, Karin.
-non ho idea di dove sia andato.- mentì sperando che lei bloccasse la sua ricerca.
-Karin.. vieni qui, Sakura lo può cercare anche da sola.- la invitò.
La fissò in modo talmente pentrante da trapassarla.
-perché mai dovrei venire lì? Non sei tu quello che cercavo.-
I suoi occhi magnetici la stavano mandando totalmente in estasi.
-già, mi rincresce non essere quello che effettivamente cercavi.- ghignò alzandosi dal divano -perché non smettevi di fissarmi stasera a tavola?- e portandosi vicino a lei dopo quelle parole.
-non stavo certo fissando te.- farfugliò lei impacciata. -Inoltre, potrei dire la stessa cosa di te.-
-oh! Mi sembra chiaro il motivo, no? Oppure sei così stupida da non capirlo?-
Le sue mani andarono ad avvolgersi attorno alla sua vita, con audacia, e la strinsero contro il suo corpo con forza,
-lo senti, no, il motivo?- chiese allusivo, guardando verso il suo rigonfiamento.


 
****


Karin era completamente imbalsamata.
Non riusciva a respingerlo: il suo modo di fare era talmente ignoto e improvviso da coglierla impreparata.

Perché adesso e non in passato?
Perché ora che aveva deciso di non farsi più coinvolgere dal suo fascino? e di dimenticare ciò che provava per lui?
Perché doveva confonderla nuovamente?

Era dannatamente in ritardo quel maledetto uomo.
Non si meritava le sue attenzioni e tantomeno il suo corpo, ma anche lei lo voleva.
Pure lei non aveva smesso di pensare a quella notte e a lui. Lei lo amava ancora, purtroppo.
Lei non l'aveva mai dimenticato davvero, anche se aveva sperato di riuscirci attraverso la distanza.
Sperava che non vederlo più l'avrebbe aiutata a farlo diventare un solo e mero ricordo; però lui era ricomparso davani ai suoi occhi e ora la voleva quanto lei, la sua erezione ne era la prova inconfutabile.
Perché devi essere così complessato e bastardo, Sasuke?

Era sempre stato la sua unica “fragilità” il suo “punto debole”(escludendo Sarada) e questo non sarebbe mai cambiato, il fatto che avvertisse il suo corpo completamente molle al solo tocco di quell'uomo ne era l'amara verità.
Era tornata ad essere una marionetta nelle sue gelide mani?
No, lei non era una marionetta per lui. Forse era davvero molto di più, poiché lui si era fatto troppo insistente. Però, allo stesso tempo, non voleva che la sfruttasse di nuovo senza avere la certezza dei suoi sentimenti.
I suoi pensieri furono bloccati dal palmo di Sasuke che si portò sul suo mento, obbligandola a sostenere il suo sguardo.
-ti odio profondamente, Karin.- disse lui, quasi seccato. -sei una vera tentazione. Una pericolosa tentazione per il mio orgoglio.- continuò in tono aspro, -ricordi bene cos'è successo quella notte? Io sì e perfettamente. Mi tormenta ancora. Soprattutto ricordo il momento in cui ho trovato la tua parte vuota.-
le fiatò vicino alle sue labbra per poi scendere delicamente lungo il suo orecchio, -mi ha veramente infastidito il tuo gesto. Ero io quello che ti aveva sfruttato fin dall'inizio. Tu non hai il diritto di “domare” i miei sentimenti a tuo piacimento, con la tua irritante presenza nella mia testa, e la tua fottuta arroganza..- prima che Sasuke potesse continuare, finalmente Karin riuscì a smuoversi da quello stato di “catalessi” e sorrise maligna, spingendo bruscamente Sasuke contro il divano di casa Uzumaki:
-è brutto essere usati e poi gettati, vero, Sasuke?- ribatté compiaciuta salendo sulle ginocchia del ragazzo, a cavalcioni, e sfiorando il suo petto con sensualità fissandolo vittoriosa. -questo è ciò che tu hai esattamente fatto con me per 6 lunghi anni, da quando mi hai chiesto di seguirti e poi sei venuto a letto con me.- scese sempre più giù accarezzando il corpo e arrivando fino al suo duro rigonfiamento per afferrarlo, -questa reazione, Sasuke, significa solamente che quella notte insieme ha lasciato un segno indelebile dentro di te. Un segno che non riesci a “controllare”.
Questo è ciò che si chiama “desiderio”, ma soprattutto si tratta di un sentimento che hai sempre negato.-
-già. Un segno indelebile per una dolce vendetta, non credi?- la scrutò presuntuoso.
Karin non abbassò la guardia e portò un dito sulle labbra di Sasuke seguendo il loro contorno, per poi avvicinare le sue labbra sull'apertura della sua bocca, leccandogliela e mordendola. -dolce vendetta, dici eh?- riprese lei, -sono proprio curiosa di vedere cos'hai mente.- commentò divertita, -ma sappi che in questo momento non potrai avermi per due semplici motivi: siamo a casa di altri, prima di tutto. Secondo.. e anche il motivo più importante e che dovrai imprimere nel suo cervello come una cicatrice: dovrai lottare parecchio per avermi di nuovo. Non avrai né vita né strada facile nella conquista di quella che tu chiami “dolce vendetta”. Mi hai lanciato una sfida, no? Mi pare di capire.-
-sei stata tu la prima a riaccendere tali fastidi in me, con la tua presenza, non io.- ribatté lui, -ma direi che è una sfida.- confermò.
-e, oltre tutto, scoprirò chi è l'uomo che ti sei “scopata” dopo di me.- il suo tono si fece ricco di disprezzo, a quella frase.
Questo non fece altro che compiacere positivamente Karin: Sasuke era geloso di se stesso, questo sì che era assai comico.
In ogni caso, l'idea di quella sfida la stuzzicava non poco.
Un buon motivo per scoprire quello che Sasuke voleva da lei, cosa provava, e quanto si sarebbe spinto pur di riaverla indietro.
Si accorsero dei passi di Naruto e Sakura nel corridoio e si separarono.
Quando la coppia li raggiunse, Sasuke si alzò dal divano e annunciò:
-io mi avvio a casa. Domani devo alzarmi presto.-
-penso sia il caso che vada anch'io. Mi sa che devo salutare Sarada, perché stanotte dormirà da voi.
Non la posso far dormire da me oggi, poiché domani alle 6.00 sono in piedi e lei no.-
-è in camera sua.- le disse Sakura, sorridendo.
Karin annuì e si diresse da sua figlia.


-entra mamma.-
-io devo andare. Lo sai che domani vado via.-
Andò dritta al dunque perché era molto dura anche per lei salutarla così e non vederla per chi sa quanto.
-e così mi lasci da sola di nuovo, eh?-
-Sarada. Non fari i capricci come tuo solito. Lo sai che devo lavorare.- sbuffò, anche se non sapeva bene cosa davvero dire.
Alla fine anche per lei sarebbe stato molto difficile.
-potevi anche non venire a salutarmi, dato che sapevi che la cosa mi infastidiva.-
-come potevo non salutarti, mocciosa?- si scaldò, -sei mia figlia e non credere che per me sia facile stare lontana da te a tempo indefinito.-
-allora, se è difficile anche per te, perché hai accettato la missione?-
-perché se non l'avessi fatto avrei perso una grande occasione per portare a casa parecchi soldi e riuscire a darti tutto quello di cui hai bisogno.
Io lo faccio solo per te, Sarada.- dichiarò sincera.
-e per Sasuke, non dimenchiamocelo.- aggiunse sua figlia, aspra, al posto suo. -credi che non sappia che verrà anche lui? Lo capisco anch'io, che non so nemmeno cosa sia l'amore, che tu ami profondamente quell'uomo.-
-lui non c'entra nulla. Davvero.- rispose. -anche se è una mia vecchia conoscenza, tra di noi non potrà mai funzionare.-
Karin lo pensava davvero, però una parte di sé continuava a sperare di diventare una vera coppia con lui, un giorno, benché si era ripromessa di non vederlo più. Ora che era entrato nuovamente nella sua vita, c'era una possibilità che non sarebbe più riuscita a respingerlo.
Se non l'aveva dimenticato in dieci anni senza vederlo, neanche in futuro forse l'avrebbe fatto.
I suoi sentimenti era veri ed infiniti, probabilmente, e doveva imparare ad accettarlo.
Doveva farli diventare per la seconda volta parte di sé, anche con la cosapevolezza di soffrire ancora come le era successo in passato.
Non sarebbe mai riuscita a scacciarli dal suo cuore.
-non so che dirti, mamma. D'altra parte, se lo ami, che ci posso fare?-
-non ci possiamo fare niente nessuna delle due, Sarada. Però voglio che tu sappia che non vado in questa missione perché c'è lui, ma solo per la sana sopravvivenza di noi due.- ripeté sperando che si fidasse delle sue parole, perché così era.
-va bene. Non posso impedirtelo se sei così determinata.- accettò arresa. -posso almeno abbracciarti?- le chiese, poi, timidamente.
-certo, marmocchia, sono qui apposta!- e l'avvolse attorno alle sue braccia.
-stai attenta mamma e torna presto.- disse Sarada.
-promesso. Stai attenta anche tu e cerca di stare bene e di divertirti a Konoha senza pensare troppo a me.
Cercherò di concentrarmi pienamente nella missione e tornare da te al più presto.- la rassicurò.
-inoltre.. sono sicura che Sakura farà un buon lavoro con te. Ti vuole già bene come una figlia.-
-lo so. È molto gentile.- concordò facendo un mezzo sorriso.
Dopo un ultimo abbraccio e un altro scambio di occhiate complici, Karin uscì dalla stanza di sua figlia andando a salutare anche gli altri.


 

****


Sarada era tornata distesa sul suo letto a pensare che non avrebbe visto sua madre a tempo indefinito. Già le mancava, ma doveva essere forte.
Aveva capito che non poteva avercela con lei, perché lo stava facendo solo per proteggerla e per crescerla nei migliori modi e dimostrarle che le voleva bene. Sarada l'aveva capito, ma non poteva fare a meno di sentirsi triste e abbandonata senza di lei.
Le scese anche una lacrima solitaria a quel pensiero.
Sapeva che Sakura era molto materna e carina, già la trattava come una figlia, ma non era comunque sua madre.
Inoltre, non essendo molto abituata a stringere relazioni sociali, senza sua madre la solitudine l'avrebbe presto fatta stare male.
Tuttavia.. le aveva promesso che avrebbe fatto la “brava” e lei le aveva detto che sarebbe tornata il prima possibile, appena terminati i dovuti compiti.
Mentre pensava, un'altra volta bussarono alla porta.
-chi è?- chiese, sapendo bene che non era Karin.
-sono io.- quella voce l'avrebbe riconosciuta tra mille.
Perché Sasuke era ancora qui? E perché bussava alla sua camera?
-che vuoi? Non te ne eri andato anche tu?- chiese scocciata.
-sì, stavo per andarmene. Solo, prima, vorrei parlare con te.-
-va bene. Come vuoi.- così gli diede il permesso di entrare.
Se lo trovò davanti agli occhi con il suo solito sguardo impassibile.
-cosa c'è che mi vuoi dire?-
-di non fare i capricci.- affermò diretto.
-e chi sei tu per dirmelo? Mio padre per caso?- dopo quella frase sussultò.
Perché se n'era uscita con una frase simile?
Anche Sasuke pareva abbastanza perplesso, ma ignorò il suo commento.
-non far preoccupare tua madre.-
-e tu non metterle le mani addosso, quando sarete soli.- ribatté lei.
Sasuke ghignò ripensando a quello che era successo solo un'ora fa sul divano di casa Uzumaki.
-e quello sguardo cosa vorrebbe dire?- chiese lei, irritata.
-niente mocciosa.- sviò il discorso, -non farla preoccupare perché deve concetrarsi totalmente nella missione e con te per la testa le resterà difficile.-
-non credere che mia madre sia così sprovveduta. Quando lavora non la batte nessuno.-
-lo so benissimo. È spaventosa.- concordò lui, riflettendo ad alta voce.
-come lo sai? La conosci davvero così bene?- chiese lei curiosa, -però, se lo sai, perché venirmi a dire una cosa del genere? Sei assurdo.-
-la conosco meglio di quanto credi.- asserì, -sono anche venuto a salutarti, non solo per dirti questo.- precisò in seguito.
-non c'era bisogno che tu venissi. Non sei niente per me.-
-hai ragione. Non sono niente.- l'assecondò, -ma sappi che la proteggerò al posto tuo. Penso tu abbia capito quanto lei conti per me, visto che quasi mi uccidi per come la fisso.-
-già. Sei un maiale di prima categoria quando la fissi.- decretò stizzita. -tuttavia, sei l'unico su cui posso contare.. poiché, per quanto tu mi stia antipatico, credo che la proteggerai davvero.-
-me l'affidi sul serio, impertinente ragazzina?-
-ti pare abbia altra scelta? Io non posso essere con lei dove andate.-
-allora penso che ci siamo capiti.-
-però, ad una condizione, cerca di trattarla con il dovuto rispetto.-
Sasuke notò una luce intensa in quegli occhi. Una luce che spesso aveva notato anche in lui al momento che doveva dire o fare qualcosa di serio e importante. Si sorprese piacevolmente. -parli già da adulta. Si vede proprio che sei figli sua.-
Detto questo, la salutò con un cennò e si allontanò.
Sarada tirò un sospiro di sollievo misto a tristezza: per quanto odiasse quell'uomo, aveva la piena certezza che avrebbe protetto sua madre a costo della vita e almeno su questo poteva stare tranquilla. Adesso era rimasta nuovamente sola e avrebbe dovuto abituarsi all'assenza di sua madre per un periodo indefinito. Doveva accettarlo, punto e basta.



 
  
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