Fanfic su artisti musicali > Motionless In White
Segui la storia  |       
Autore: Touch the sound    13/06/2015    2 recensioni
Dei lunghi capelli neri su quella pelle così pallida, i suoi occhi erano chiari e belli. Gli occhi azzurri gli erano sempre piaciuti.
[Chris-Ricky]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 12 - I found a place so safe, not a single tear.

Negli ultimi due mesi Chris era completamente cambiato. Da quando non abitava più a casa sua e aveva cambiato lavoro, lui e Ricky passavano tutte le sere insieme. Ormai era diventata un'abitudine, Chris alle 21:00 in punto era fuori casa sua e insieme se ne andavano in giro, senza una meta. Avevano parlato tanto, si erano confrontati su così tanti argomenti che Ricky non riusciva più a ricordarli tutti. Si era creata una sintonia che entrambi apprezzavano forse più del dovuto. Ricky, col passare del tempo, si era abituato all'idea di stare con una persona del suo stesso sesso. Non aveva ancora avuto il coraggio di parlare di Chris ai suoi amici, ma gli aveva già accennato di aver conosciuto un ragazzo con cui stava stringendo amicizia. Era convinto che Devin avesse capito già qualcosa, ma non si era azzardato a chiedergli nulla sull'argomento. Josh l'aveva presa malissimo, si lamentava in continuazione, voleva che Ricky ritornasse "quello di prima". Angelo e Ryan invece erano quelli che davano meno problemi. Angelo era semplicemente felice che Chris si stesse dimostrando una brava persona, mentre Ryan era troppo preso dalla sua relazione per poter pesare ogni gesto o parola di Ricky. Dal canto suo, Ricky, si stava godendo quei pomeriggi con gli amici e quelle serate con Chris. Si sentiva felice, nulla andava storto, tutto intorno a lui sembrava essere diventato più bello. Anche le giornate uggiose e fredde sembravano belle perchè sapeva che avrebbe visto Chris, e ci avrebbe pensato lui a scaldarlo fra le sue braccia, a fargli dimenticare per un pò tutto il resto del mondo.
Uscì in strada e Chris ovviamente era lì, ad aspettarlo seduto sul marciapiede. Quella sera l'aveva fatto aspettare un bel pò lì fuori, i suoi genitori non ne volevano proprio sapere di lasciarlo andare. 
Chris si alzò non appena sentì i passi di Ricky alle sue spalle.
«Finalmente» disse Chris col sorriso tentando di abbracciarlo. Ricky si ritrasse e l'altro roteò gli occhi. Ricky non voleva mai abbracciarlo fuori casa sua, aveva paura che i suoi genitori potessero vederli in un modo o nell'altro, ma Chris non ne voleva proprio sapere di stargli lontano.
«Non fare quella faccia» disse Ricky cominciando a camminare e Chris lo seguì.
«Va bene, non lo farò più»
«Sì, e poi domani sera diremo di nuovo la stessa cosa, come ogni sera»
Entrambi risero e fecero qualche metro in silenzio.
«Dove stiamo andando?» chiese Ricky a scopo puramente informativo. In fondo non gli importava dove andassero, l'importante era passare quanto più tempo possibile insieme.
«Non lo so, hai fame?»
Ricky annuì.
«Okay, allora andiamo a casa... Jane stava preparando un arrosto o una cosa simile, sembrava buono» disse Chris con occhi quasi sognanti. Ricky accettò nonostante l'idea di vedere Jane non gli piacesse. Ma, in ogni caso, conviveva con l'idea che Chris vivesse a casa sua ormai, quindi non poteva permettersi di essere geloso.
Arrivati a casa, Jane li accolse con un sorriso enorme, poi ritornò ai fornelli. I due ragazzi si sedettero sul divano, ma ben presto si ritrovarono l'uno sopra l'altro. Si baciavano e si coccolavano. In realtà non si erano mai chiesti cosa fossero loro due, ma si comportavano proprio come due fidanzati, almeno quando erano da soli o quando sapevano di potersi comportare come tale.
«C'è Jane» sussurrò Ricky all'orecchio di Chris, ma lui fece finta di non sentire e continuò a baciargli e mordergli il collo. Ricky tentò ancora di allontanarlo e dopo vari tentativi ci riuscì. 
«Tu vuoi farmi soffrire» sentenziò Chris mentre si rimetteva al suo posto. Ricky ridacchiò rimanendo sdraiato e, come se non bastasse, allungò le gambe su quelle dell'altro. 
«No, hai ragione, fai pure, lo so che oggi ti sei spezzato la schiena a lavoro» gli disse poi Chris prendendolo in giro.
«Chris, anche studiare è stancante» si difese Ricky e l'altro rise solamente. In tv davano una partita di hockey quella sera e Chris non poteva perdersela. Un'ora volò via veloce. Ricky non distolse lo sguardo da Chris nemmeno un secondo. Era fin troppo bello potersene stare lì indisturbato a guardarlo mentre lui gli accarezzava delicatamente le gambe. La magia di quel momento svanì quando Jane ritornò nel salone annunciando che la cena era pronta. Mangiarono tutto alla velocità della luce e non solo perchè avevano fame, ma anche perchè Jane aveva preparato davvero un'ottima cenetta. 
«Chri, prima ha chiamato Trevor» disse la ragazza.
Chris rimase col bicchiere d'acqua a mezz'aria. Ricky notò una strana espressione sul viso di dell'altro. Non ne sapeva molto, ma aveva capito che con Trevor non correva buon sangue in quel periodo.
«Che voleva?» chiese Chris riponendo il bicchiere sul tavolo, come se avesse anche dimenticato che un istante prima stava per bere.
«Non me l'ha detto... credo volesse solo sentirti»
Chris inarcò le sopracciglia e a quel gesto seguì una falsa espressione di indifferenza.
«Lo chiamerò» disse infine alzandosi.
«Ricky, ti va di uscire un pò?»
Il ragazzo annuì solamente e lo seguì. Camminarono in silenzio per un tempo troppo lungo. Ricky ogni tanto lo guardava, ma Chris sembrava perso nei suoi pensieri. Lo vedeva completamente immerso in un modo tutto suo, con lo sguardo fisso sulla strada e le labbra serrate. Quando però Chris decise di sedersi su una panchina in una strada abbastanza deserta, Ricky capì che era arrivato il momento di parlare. 
«Puoi spiegarmi cosa sta succedendo?» gli chiese e Chris solo in quel momento gli rivolse finalmente lo sguardo.
«Nulla»
«A me non sembra»
Chris sospirò.
«Abbiamo solo litigato, non è niente di grave» disse poi.
«Io invece credo che sia grave... insomma, solo sentendo il suo nome tu o dai di matto, o ti comporti come ti stai comportando ora, eviti di parlarci, eviti ogni discorso che lo riguardi e sinceramente voglio sapere il reale motivo di tutto questo»
Il silenzio che calò per qualche istante li mise talmente a disagio da far desiderare ad entrambi di non essere lì in quel momento.
«Ricky, è complicato, fidati... non c'è bisogno che tu lo sappia» disse Chris cercando di porre fine a quella fastidiosa conversazione, ma Ricky si accigliò. Si sentiva escluso e per questo contrariato e arrabbiato.
«Sai, Chris, credo che adesso me ne andrò a casa e domani non permetterti di venirmi a prendere» così dicendo, il ragazzo si alzò e tentò di allontanarsi da lui, ma non ebbe nemmeno il tempo di voltargli le spalle. Chris gli prese la mano, ma non la strinse e non lo fece per non costringerlo a restare lì. Voleva che fosse lui stesso a cambiare idea.
Si guardarono per poco poi Ricky, nonostante fosse pienamente consapevole di sbagliare, si sedette di nuovo senza lasciargli la mano.
«Posso fidarmi di te, Chris?»
«Io questo non lo so, a volte ci fidiamo delle persone sbagliate... io probabilmente sbaglierò, ma sono una persona e come tale il massimo che posso fare è provare ad essere sincero»
Quella risposta colse Ricky impreparato. Non sapeva come sentirsi a riguardo, ma Chris era davvero stato sincero e con quella risposta non aveva provato a modificare i suoi pensieri in nessun modo.
«Hai un modo di dire le cose davvero strano» mormorò Ricky rivolgendogli un sorriso appena accennato, lanciò poi uno sguardo nel vuoto e ritornò a guardarlo. Chris aveva un'espressione seria.
«Mi piace» terminò aspettando una reazione di Chris. Lui, in un primo momento restò impassibile, poi abbassò lo sguardo e Ricky non potè non notare il suo sorriso.
«Qui ci sono delle persone»
Ricky annuì non sapendo bene dove l'altro volesse arrivare, ma il suo tono di voce lo intrigò inevitabilmente.
«E queste persone potrebbero notarli due ragazzi che si baciano» continuò Chris e Ricky annuì ancora inarcando lievemente le sopracciglia.
«A me non importa, che a loro piaccia o no, che a te piaccia o no, io adesso ti darò un bacio»
Ricky non ebbe nemmeno il tempo di formulare un pensiero o una qualsiasi risposta, che Chris si fiondò sulle sue labbra. Quella volta, nonostante intorno ci fosse della gente, nonostante avesse paura, chiuse gli occhi e ricambiò il bacio. Stranamente non prese nemmeno in considerazione l'idea di allontanarlo. E finalmente, almeno per una volta, si sentì libero.

Ricky ignorava del tutto che Chris potesse sentirsi a disagio in casa sua, ma dopo tutto quel tempo passato ad uscire insieme gli sembrò brutto non chiedergli di entrare qualche volta. La sera successiva a quel bacio riparatore e rivelatore, Ricky si fece coraggio e gli chiese se gli andava di passare la serata a casa sua, come due amici. Chris rifiutò l'invito senza un valido motivo, disse solo che non gli andava, che quella sera gli sarebbe piaciuto uscire. Quel suo strano comportamento insospettì Ricky. Glielo chiese più e più volte finchè quella sera, esattamente due settimane dopo al primo invito, Ricky non gli impose di entrare o non gli avrebbe mai più rivolto la parola. In realtà sapevano entrambi che quella non era una minaccia, ma Chris accettò lo stesso.
«Papà stasera non torna?» chiese Ricky a sua madre. Lei alzò lo sguardo dai fogli che stava leggendo e scosse la testa.
«Te lo chiedevo perchè stasera ho invita-»
«Va bene, Richard, sto lavorando non ho tempo ora» 
Ricky sospirò, ma fece finta di non essere per niente disturbato dal poco interesse che sua madre dimostrava nei suoi confronti. La guardò ancora un pò, poi uscì dal suo ufficio e ritornò in camera sua. Terminò velocemente gli esercizi di matematica e afferrò il cellulare. Messaggiò un pò con Angelo e poi decise di chiamare Josh. Fu una conversazione un pò fredda, soprattutto quando gli disse che quella sera Chris avrebbe passato la serata a casa sua, ma in quel momento a Ricky importava poco di quello che pensava lui. Stava male anche solo a pensarlo, ma non gli fregava niente della sua opinione. Non commetteva alcun reato ad avere un amico al di fuori del loro gruppo.
Passò il resto della giornata a guardare la tv e ascoltare musica, poi andò a farsi una doccia e si rese presentabile. Chris arrivò solo qualche minuto dopo, puntuale come sempre. Ricky corse ad aprire e rimase senza fiato. Lo osservò bene e solo dopo un pò si accorse che c'era qualcosa di strano.
«Chris, ma che hai fatto ai capelli?» gli chiese con gli occhi sbarrati. Aveva entrambi i lati della testa rasati e l'ultima volta che l'aveva visto, cioè la sera prima, non li aveva così.
«Niente, Jane si è fatta prendere un pò la mano e... non so nemmeno se mi piacciono o no»
Ricky lo guardò per qualche secondo, poi fece spallucce.
«Ti stanno bene» sussurrò allontanandosi dalla porta. Chris si morse il labbro inferiore per costringersi a non sorridere come un ebete, poi lo seguì in casa.
«I tuoi non ci sono?»
«Papà è a lavoro e mamma è nel suo ufficio, lavora anche lei» disse Ricky salendo le scale. Chris gli corse dietro e lo afferrò per i fianchi. Ricky si fermò di colpo e nonostante avesse paura di essere visto, lo lasciò fare. Aveva una voglia matta di sentirselo addosso.
«Andiamo in camera tua?» gli sussurrò Chris all'orecchio. Ricky sospirò rilassandosi fra le sue braccia, ma dovette allontanarlo.
«Sì, ci andiamo, ma promettimi che farai il bravo»
«Questo dipende da te»
Ricky scosse la testa e sorrise riprendendo a salire le scale. Una volta arrivati in camera, Ricky si sdraiò sul letto e si meravigliò quando si accorse che Chris non gli era ancora saltato addosso. Di solito lo faceva.
«Perchè te ne stai vicino alla porta?»
«Mi hai detto di fare il bravo e se resto qui credo di potercela fare»
Ricky scoppiò a ridere e il viso di Chris si illuminò. Dopo una dura giornata, sentire il suono di quella dolce risata era la cosa più bella che gli potesse capitare. Infatti cercava sempre di strappargli un sorriso perchè, quel sorriso, gli dava una carica incredibile. Era bello da morire quando rideva, i suoi occhi brillavano. 
Ricky corse verso di lui e gli prese le mani.
«E se ti dico di fare solo un pò il bravo, ci vieni sul letto con me?»
Chris fece finta di pensarci e Ricky subito gli diede uno schiaffo sul braccio.
«Che cazzo, ci pensi pure?» gli chiese con un'espressione incredula. A quel punto fu Chris a ridere e l'altro tornò a letto ignorandolo del tutto.
«Non solo lo inviti a casa tua, ti tratta pure male e rifiuta di fare quello che gli chiedi» borbottò Ricky sperando che Chris capisse bene quello che stava dicendo. E sorrise impercettibilmente quando lo vide avvicinarsi al letto. Non si aspettava però che gli sarebbe saltato addosso e avrebbe cominciato a riempirlo di baci.
«Smettila... sono arrabbiato» lo respinse Ricky, ma Chris prese solo a ridere di nuovo e ricominciò a dargli tanti amabili e dolci baci sul viso. Ovunque le sue labbra riuscissero ad arrivare, lì posavano un bacio che per Ricky valeva molto più di qualunque altra cosa. Lo lasciò fare e si crogiolò in quel tepore che il corpo di Chris emanava. Si baciarono a lungo e Ricky si divertì spesso a morderlo fino a fargli male. Fra un bacio, un morso e una carezza Chris si eccitò e non cercò nemmeno di nasconderlo. Ricky, nonostante non si fosse mai trovato in situazioni come quella, continuò a stuzzicarlo in ogni modo possibile. In tutte quelle sere passate con lui aveva imparato esattamente quali fossero i suoi punti deboli e come gli piacesse essere toccato. Non oppose alcuna resistenza quando Chris, già sopra di lui da un bel pò, continuando a baciarlo appassionatamente e senza sosta, gli afferrò entrambe le gambe e se le portò intorno ai fianchi. Emise un gemito di puro godimento quando sentì l'erezione dell'altro premere sulla sua che stava crescendo irrimediabilmente. Nello stesso momento le mani di Chris finirono sotto la sua maglietta. Gli strinse i fianchi e gli accarezzò la pelle calda lasciandolo senza fiato. Le loro labbra si separarono dopo qualche minuto e Chris colse l'occasione di togliergli la maglietta, lentamente, senza alcuna fretta. Entrambi erano consapevoli che non si sarebbero spinti troppo oltre, ma quei momenti erano importanti per entrambi. Il più giovane, soprattutto, coglieva l'occasione di imparare a conoscere il suo stesso corpo e quello dell'altro, si immergeva completamente nel suo odore, perdeva la cognizione del tempo abbandonandosi nelle sue mani, sotto le sue labbra che ormai avevano iniziato ad esplorargli il collo, il petto e la pancia pallidi come sempre ma che acquistavano un pò di colore ovunque venissero lambiti. Ricky cercava di non perdersi nemmeno un'istante di quella visione paradisiaca, ma i suoi occhi si socchiudevano mentre dalle sue labbra sfuggivano dei sospiri di piacere che non riusciva a controllare.
Gli strinse i capelli in una mano e con l'altra si aggrappò alle coperte ormai spiegazzate. Non aveva alcuna forza in quel momento, i suoi muscoli si rilassarono del tutto, del tutto avvolti nel godimento. Fu in quegli istanti che ogni sua barriera cadde del tutto. Aveva sempre pensato che non avrebbe mai lasciato nessuno toccare il suo corpo, che nessuno mai l'avrebbe visto nudo o sentito gemere. Ma con Chris, su quel letto, non voleva altro che sentire il corpo dell'altro sopra il suo, sentire quanto fosse eccitato, quanto anche lui desiderasse baciarlo, toccarlo, averlo.
Chris ritornò sulle sue labbra e le baciò ancora. Con una mano gli toccava una gamba e poi la fece scivolare sul sedere, l'altra invece si intrufolò fra i capelli lunghi. Ricky invece gli avvolse il collo con le braccia per tenerlo più vicino possibile. Lo allontanò solo nel momento in cui venne distratto da un paio di voci provenienti dall'esterno. Ritornare alla realtà fu come un pugno nello stomaco, ma capì all'istante chi era a fare tutto quel baccano. Tutte le belle sensazione che aveva provato fino ad un istante prima, vennero sostituite da paura e un pizzico di vergogna.
«Che c'è?» gli chiese Chris accigliandosi. Ricky gli mimò di stare zitto e ascoltò ancora un pò quelle voci. Fortunatamente provenivano dal giardino e non dal corridoio.
«Cazzo» sussurrò a denti stretti. Chris capì e si allontanò lasciandogli lo spazio necessario per alzarsi. Ricky corse verso la finestra e l'aprì. Nel vialetto vide Angelo e Ryan che ridevano e chiacchieravano a voce alta.
«Che diavolo ci fate qui?»
I ragazzi alzarono lo sguardo attirati dalla voce di Ricky.
«Facci entrare» disse Angelo. Ricky annuì solamente richiudendo la finestra.
«Chi è?» chiese Chris incuriosito.
«Angelo e Ryan» disse recuperando la maglia dal pavimento. La indossò in fretta e corse verso la porta, poi si fermò.
«Chris, io... cioè Ryan non...» 
Sbuffò non trovando le parole per dirgli che non aveva ancora avuto il coraggio di raccontare tutto ai suoi amici.
«Ti reggerò il gioco, cosa sanno?» gli chiese Chris notando quanto fosse in difficoltà. In effetti non gli piaceva molto l'idea che non avesse parlato di lui ai suoi amici, ma non voleva creare problemi.
«Ryan sa che siamo amici, Angelo invece sa un pò tutto» disse timidamente. Chris annuì. Non riusciva a spiegarsi perchè quel ragazzo, Angelo, potesse sapere tutto e gli altri no.
«Grazie, Chris» disse aprendo la porta.
«Figurati» rispose con un sospiro silenzioso che Ricky non notò nemmeno.  Entrambi arrivarono al piano inferiore. Ricky gli disse di andarsi ad accomodare nel salone e Chris fece come gli era stato detto. Quando aprì la porta, i due ragazzi entrarono subito facendo un sacco di baccano.
«Ma siete ubriachi?» gli chiese Ricky. Angelo gli disse subito di no, ma spiegò che stavano ridendo perchè mentre andavano verso casa sua, Ryan era inciampato e se l'era trascinato dietro. Ryan continuò a ridere piegandosi in due, mentre Ricky guardò con serietà Angelo che assottigliò le palpebre capendo che c'era qualcosa che non andava.
«Rick, chi c'è in camera tua?» gli chiese schiettamente facendolo prima sbiancare e poi arrossire.
«C-Chris... ma non è in camera mia, è di là nel salone»
Angelo sbarrò gli occhi. Non gli aveva detto che sarebbero restati a casa quella sera. Ripresosi dallo stupore, sorrise entusiasta. 
«Fammelo conoscere, no?» disse avviandosi nell'altra stanza. Ricky lo seguì subito dopo e così fece anche Ryan, che tentò in ogni modo di smettere di pensare alla caduta e quindi anche di ridere. Appena si ritrovarono nell'enorme salone, gli occhi di tutti si puntarono su Chris che era seduto sul divano, con le braccia incrociate e gli occhi ormai fissi su di loro avendo notato la loro presenza. Ricky prese un grande respiro e respinse l'imbarazzo che, inspiegabilmente, provava in quel momento.
«Ehm, Chris, loro sono Angelo e Ryan» disse. Lui, con disinvoltura, si alzò e li fronteggiò con un sorriso appena accennato ma amichevole. Si strinsero la mano e Chris potè sentire una specie di tensione mentre stringeva quella di Angelo. Sentiva il suo sguardo addosso e non capiva se fosse semplicemente curioso o se, per qualche motivo a lui sconosciuto, lo stesse guardando male. Ma visto che con Ryan non aveva questa strana sensazione, pensò che fosse tutto collegabile al fatto che Angelo sapesse del suo rapporto con Ricky.
«Rick, ho una fame che non ti vedo» disse Ryan lasciandosi cadere sul divano e rompendo il gelo che si era creato.
«Mangia» rispose il ragazzo. 
«Ho voglia di... mmh... pancakes» esultò mentre pronunciava l'ultima parola.
«Non ci pensare nemmeno, non sfrutterò una povera cameriera a quest'ora solo perchè tu hai fame»
Ryan si finse offeso, ma gli ritornò subito il sorriso quando sentì la voce di Chris che gli diceva che glieli avrebbe preparati lui.
«Davvero?» chiese Ryan incredulo e Chris annuì.
«Tu sei sulla strada giusta per diventare il mio migliore amico» disse subito dopo alzandosi dal divano e trascinando Chris in cucina. Angelo, appena li vide scomparire, si voltò verso Ricky con un'espressione che l'altro non riuscì a capire.
«Allora? Co-come ti sembra?».
«Ehm... non lo so, è... strano» rispose Angelo camminando lentamente verso il divano sul quale si sedette.
«In senso positivo o negativo?» chiese ancora Ricky mettendosi accanto a lui. Si curò di parlare a voce bassa, non voleva che Chris sentisse quei discorsi.
«Non so, l'avevo immaginato diverso»
Ricky lo guardò perplesso, ma prima che potesse fargli qualsiasi domanda Angelo riprese a parlare.
«Vi abbiamo interrotti, vero?» chiese Angelo senza rivolgergli lo sguardo. 
«Che intendi?» rispose l'altro flebilmente. Sentiva già il solito calore alle guance e voleva tentare di respingerlo o nasconderlo, ma fu impossibile.
«Quando ti sei affacciato alla finestra avevi i capelli in disordine e non avevi la maglia» 
Ricky, dopo un primo momento di imbarazzo totale, mise da parte quel sentimento e lo osservò con attenzione. Aveva lo sguardo basso, si stava torturando le unghie e il suo petto si gonfiava a ritmi irregolari. 
«Angelo, che c'è?» chiese preoccupato. Il ragazzo alzò le spalle e scosse la testa per fargli capire che non c'era niente che non andasse come doveva andare.
«Odio quando fai così, non fare così» disse Ricky infastidito.
«Così come?»
«Così, mi rispondi a gesti... per tua informazione, ci siamo evoluti, non siamo più scimmie, abbiamo sviluppato un linguaggio verbale che tu puoi usare come tutti gli altri»
Angelo lo guardò malissimo.
«Che vuoi che ti dica?» gli chiese subito dopo con un tono duro, quasi arrabbiato.
«Quello che pensi»
«Quello che penso?» sussurrò il ragazzo girandosi completamente verso di lui, lentamente.
«Penso che devi stare attento, che non mi sembra ancora arrivato il momento di starvene da soli su un letto, che lui è più grande di te e che quindi non puoi mai sapere dove il suo cervello possa arrivare, e che... niente, sta solo molto attento, sul serio»
Ricky si strinse nelle spalle, offeso e per niente rassicurato dalle parole dell'amico.
«Perchè parli così? Non lo conosci nemmeno» disse ingenuamente.
«Se credi che io non lo conosca allora non chiedermi nemmeno cosa penso di lui... la mia risposta per il momento è quella, accontentati»
Ricky si alzò.
« Ti do un consiglio, se la tua vita va male non venire a rovinare la mia» disse guardandolo dritto negli occhi. L'altro ragazzo sostenne il suo sguardo finchè non lo vide allontanarsi e raggiungere gli altri in cucina. 

Dopo aver mangiato i buonissimi pancakes preparati da Chris e essersi impegnati a ripulire la cucina, ritornarono nel salone, vicino ad Angelo che era ancora seduto a guardare la tv. Era stato in disparte tutto il tempo. A Ricky la rabbia era passata nel momento in cui aveva visto Chris parlare amabilmente con Ryan, vedere che almeno loro due sembravano andare d'accordo l'aveva rianimato. Ma in un angolino del suo cuore provava un forte senso di malinconia e tristezza. Non capiva il comportamento di Angelo. Un minuto prima era felice per lui e quello dopo tentava di tutelarlo, tirarlo sotto la sua ala protettiva. Gli piaceva che si preoccupasse per lui, ma non poteva permettere che qualcuno si comportasse così nei suoi confronti.
«Ryan, ce ne andiamo?» chiese Angelo alzandosi di scatto. 
«Ma siamo appena arrivati» rispose l'altro in un lamento. Si stava davvero divertendo a parlare con Chris, gli stava già simpatico nonostante lo conoscesse da meno di un'ora.
«Fa quello che vuoi, io torno a casa» disse atono avviandosi verso la porta. Se ne andò senza nemmeno salutare e Ricky strinse i denti.
«Ma che diavolo gli prende?» disse Ryan alzandosi e recuperando il suo cellulare.
«Vado a scoprirlo... buonanotte, ciao Chris» disse prima scompigliando i capelli di Ricky e poi rivolgendo un sorriso all'altro ragazzo che gli rispose educatamente, ricambiando il sorriso. Rimasti di nuovo soli, Chris prese a fissare Ricky che se ne stava in silenzio con gli occhi puntati verso il basso.
«Era simpatico» disse poi attirando finalmente la sua attenzione.
«Sì, Ryan diventa antipatico solo quando si parla di scroccargli le sigarette»
Chris sorrise a quell'affermazione, ma poi scosse la testa.
«Io non parlavo di Ryan, ma di Angelo... cazzo, non ha detto una parola, mi ha guardato tutto il tempo»
Ricky rimase interdetto, poi scosse le spalle.
«Mi dispiace, lui non è così, non so cosa gli sia successo»
Chris sorrise addolcito dal tono dispiaciuto che aveva usato l'altro.
«Va bene così, avremo tempo per conoscerci»
Ricky annuì e chiese a Chris se volesse tornare di sopra, ma l'altro rifiutò.
«Perchè no?» si lamentò.
«Perchè stavolta non verrà nessuno a disturbarci e, anche se lo desidero più di quanto immagini, non voglio che accada nulla... non adesso»
Gli occhi di Ricky si inumidirono dall'emozione. Non sapeva se fosse per la dolcezza di quello che aveva detto o perchè in realtà avrebbe preferito ricominciare dal momento esatto in cui erano stati interrotti. E magari andare oltre, molto oltre. 
Scivolò sul divano proprio accanto a lui, vicino, tanto che Chris si guardò intorno per assicurarsi che nessuno li stesse guardando. Stando così vicini, nessun sano di mente avrebbe detto che quella posizione non era equivoca.
«E se io volessi far accadere qualcosa?» gli sussurrò Ricky all'orecchio. Non sapeva da dove provenisse tutta quella sicurezza e spavalderia, ma gli piaceva un sacco stuzzicarlo.
«Ricky» mormorò l'altro come a rimproverarlo, a dirgli di non continuare con quel giochetto.
«Mmh, prima non ti lamentavi così, anzi, quelli di prima sul mio letto non erano lamenti» disse Ricky con un'aria innocente, ma entrambi sapevano quanto fosse falsa. Allora Chris sospirò con un'espressione seria.
«Cosa vuoi? Che ti scopi adesso, su questo divano?» gli chiese fermamente, fissando gli occhi nei suoi. Il ragazzo sostenne il suo sguardo, ma non seppe come rispondere e deglutì a vuoto.
«Non mi ci vuole molto, anzi, sono già pronto» aggiunse. Ricky non riuscì a controllare il movimento dei suoi occhi che quasi involontariamente corsero verso il basso, come se volessero controllare se quello che l'altro stava dicendo fosse vero. E lo era, ma nonostante tutto continuava a mantenere la lucidità per non cadere in tentazione.
«Christopher» disse senza un tono preciso, lasciando scorrere delicatamente le dita lungo il suo petto.
«Richard» 
Il ragazzo, udendo il suo nome pronunciato con quella voce profonda e eccitante, sentì un brivido scuoterlo in tutto il corpo. Provò una sensazione inspiegabile al bassoventre che gli tolse il fiato per pochi instanti. Le sue labbra si schiusero ed un sottilissimo gemito si fece spazio fra di loro arrivando dritto alle orecchie di Chris. Il ragazzo lo osservò in quel processo lento e sensuale. Quei due occhi azzurri che non riuscivano a celare l'esorbitante eccitazione che cresceva, gli fecero pulsare il cuore violentemente. Riusciva a sentire il sangue fluire abbondantemente in ogni vena del suo corpo e svuotarsi quasi completamente nella sua erezione, fino a fargli provare dolore. Ricky gli si avvicinò un pò di più arrivando a qualche centimetro dal suo viso. La mano che poco prima gli aveva sfiorato il petto salì sulla sua spalla, aggrappandosi ad essa si diede la spinta giusta per imprigionarlo sotto di lui. Quando si appoggiò su Chris, riuscì a percepire quanto ardente fosse il desiderio dell'altro di possederlo. In quel contatto Chris venne travolto da un delizioso brivido che lo portò inevitabilmente a gemere sommessamente. Si morse infatti le labbra per non permettere a quel suono di espandersi troppo. Ricky gli guardò gli occhi a lungo senza interruzioni, senza parlargli, immobile, irrimediabilmente incastrato in quelle iridi meravigliose. I loro respiri così vicini si mescolavano ed entrambi in quel momento desiderarono di poter sentire quel dolce suono prodotto dai loro corpi per l'eternità.
Ricky strinse le braccia intorno al suo collo costringendolo a stargli ancora più vicino. I loro nasi erano divisi da un sottile velo d'aria mentre i loro sguardi continuarono a fondersi gli uni negli altri.
«Quando faremo l'amore, voglio farlo così» sussurrò Ricky con la voce spezzata. Averlo tanto vicino gli mozzava il fiato.
«Vuoi fare l'amore con me?» gli chiese l'altro stringendo meglio la presa sui suoi fianchi. Ricky annuì lentamente strofinando con delicatezza il suo naso con quello dell'altro, dove poi lasciò un bacio leggero.
«La tua prima volta» bisbigliò Chris. Rispondendogli, Ricky fece lo stesso.
«La mia prima volta»
Si sorrisero. Un sorriso moderato, dolce, che non coinvolse solo le loro labbra, ma ogni parte dei loro visi. Una mano di Chris corse verso la guancia lievemente arrossata e calda dell'altro ragazzo e la sfiorò. Per Ricky fu un contatto sublime, che gli fece socchiudere gli occhi ormai lucidi e bramosi di poter osservare ogni parte del suo corpo bollente, ogni frammento della sua anima. Si strinsero ancora di più e le loro labbra finalmente si toccarono, ma fu un bacio breve, che si interruppe nel momento in cui stava per essere approfondito.
«Richard, dove sei?» chiese una voce femminile che fece sobbalzare i due ragazzi. Ricky spaventato, ritornò velocemente sul suo lato del divano e tentando di ricomporsi.
«Nel salone, mamma» disse riutilizzando normalmente le corde vocali. I suoi occhi però erano fissi sull'erezione abbondantemente presente nei pantaloni di Chris, che però sembrava tranquillo o forse concentrato a mandarla via.
Nel frattempo si erano sentiti dei passi pesanti sulle scale e subito dopo la donna fece la sua comparsa nella visuale dei ragazzi.
«Buonasera» disse con un tono freddo, osservando Chris.
«Buonasera» rispose il ragazzo, gentilmente. Ricky deglutì pesantemente. Si vergognava, aveva paura, stava per esplodere. Rivolse uno sguardo nervoso a Chris e poi si alzò, doveva scappare da quell'atmosfera tesa.
«Mamma, ti vanno dei pancakes? Li ha preparati Chris, erano buonis-»
«Hai mangiato dei pancakes dopo cena?» chiese la madre zittendolo. Ricky boccheggiò qualche secondo, poi annuì.
«Quante volte ti ho detto di non mangiare fuori pasto? Non ti fa bene, metterai su peso» 
Alle orecchie di Chris, che era rimasto seduto ad osservare la scena, quello sembrò come un insulto. Non capì perchè glielo stesse dicendo. Ricky non aveva assolutamente bisogno di stare attento col cibo. Ovviamente non doveva esagerare, ma poteva permettersi di mangiare un paio di pancakes dopo cena.
«Scusa, mamma»
La donna sospirò.
«Tuo padre tornerà tardi stasera e io sono molto stanca, vorrei andare a dormire... e vorrei che lo facessi anche tu, Richard» disse con un sorrisetto alla fine, ma era chiaro che quello non fosse un consiglio, bensì un ordine.
«Mamma, tu vai, noi restiamo qui ancora un pò»
«Richard, ubbidisci... e poi, il tuo amico dovrà pur tornare a casa, no?» 
«Va bene» rispose Ricky evidentemente infastidito. Chris si alzò dal divano per non creare più imbarazzo di quanto già non ce ne fosse.
«Allora... io vado, buonanotte» disse principalmente al ragazzo, ma poi rivolse lo sguardo anche alla donna che lo guardava dalla testa ai piedi. Non si sarebbe comportato male, non l'avrebbe fatto nonostante lei lo stesse palesemente cacciando.
«Buonanotte, Chris» gli disse Ricky con uno sguardo dispiaciuto. Mentre Ricky saliva al piano superiore, sua madre accompagnò l'altro ragazzo alla porta.
«Che cosa vuoi da mio figlio?» chiese appena vide Ricky scomparire oltre le scale. Chris si accigliò.
«Nulla» 
«Ah, sì? E come me lo spieghi quello che stavate facendo prima sul divano?» chiese indispettita e arrabbiata, ma non alzò la voce per non permettere a Ricky di sentire il loro discorso. Chris perse un battito. Li aveva visti?
«Ci stavamo divertendo, finchè non è arrivata lei» gli rispose con compostezza. Non si sarebbe lasciato innervosire. 
La donna sembrò offendersi e scosse la testa. I suoi occhi sembravano andare in fiamme.
«Non mettere mai più le tue sporche mani su Richard, non ritornare in questa casa, non importunare mio figlio in alcun modo, stagli lontano... la gente come te non dovrebbe nemmeno guardarle le persone come noi» disse sprezzante. Chris capì che si era documentata su chi fosse e da dove venisse. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato presto e non si stupì per niente di quella reazione.
«Signora Olson, io non importuno suo figlio e, con tutto il rispetto, a Ricky piace avere le mie sporche mani addosso»
«Non ti azzardare a dir-»
«Io mi azzardo, invece» disse fermo.
«E sa cosa? Le consiglio di ascoltarlo di più, suo figlio... buonanotte» concluse voltandole le spalle e andando via. La donna imprecò a bassa voce sbattendo la porta. Passato lo stupore del primo momento per aver visto suo figlio baciare un ragazzo, era subito sopraggiunta la rabbia. Suo figlio non sarebbe stato lo zimbello di tutti e, soprattutto, non avrebbe fatto coppia con un morto di fame.






Saleveeee *saluta con la manina*
Che diavolo è successo fra Trevor e Chris? Angelo è fuori di testa? La madre di Ricky vincerà il premio per la donna più simpatica del pianeta? Se avete delle risposte, ditemele lol Okay, seriamente, spero davvero tanto che vi sia piaciuto leggere questo capitolo tanto atteso(?). Non mi dilungo perchè sono noiosa, quindi scappo sperando di ricevere qualche recensione *prega in ginocchio*.
P.S. VI AMO TUTTI :3 

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Motionless In White / Vai alla pagina dell'autore: Touch the sound