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Autore: Claire Marie Blanchard    13/06/2015    3 recensioni
Draco Malfoy era un uomo, ormai, realizzato.
Ricco, giovane, bello, in carriera. Insomma, tutte caratteristiche che un uomo vorrebbe avere.
Era diventato Auror per dimostrare che, a volte, la mela poteva cadere lontano dall’albero.
Si era avvicinato, anche se non esageratamente, a Harry Potter. E, forse, anche un po’ a Ron Weasley.
Dopotutto, erano i suoi rispettivi capo e collega.
Con le donne procedeva tutto bene. Si divertiva, si sfogava fisicamente con loro senza impegno e le mollava non appena queste iniziavano a chiedere qualcosa di più.
Fino a che, una sera, a una festa organizzata per Potter, non rivide Hermione Granger e non ci finì a letto insieme.
Erano passati circa sei mesi da quella notte e i due continuavano a vedersi di nascosto, di comune accordo.
Insomma, se qualcuno gli avesse chiesto, quel mattino di gennaio, come procedesse la sua vita, lui non avrebbe potuto rispondere se non con un ‘Non posso proprio lamentarmi.’
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Disclaimer: I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono. Tutti i loro diritti sono riservati a Joanne Kathleen Rowling. Inoltre, questa storia è stata ideata, scritta e pubblicata senza alcun scopo di lucro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Vita, morte e miracolo di un uomo illustre
 
 
 
 
 
 
VI
 
Miracolo
 
 
 
 
 
 
Quello era il terzo giorno di  ricovero per l’Auror Malfoy.
E, teoricamente, doveva essere il giorno in cui i Guaritori avrebbero dovuto sospendere il coma farmacologico per vedere se aveva riportato o meno danni al cervello.
Hermione si era presa un giorno di vacanza apposta.
Voleva esserci. Doveva esserci. Ci sarebbe stata, in qualsiasi caso.
Anche Harry e Ron decisero che sarebbero stati presenti, quel giorno.
Era comunque un loro compagno, un loro collega e – sotto sotto – anche un loro amico.
Di certo, non sarebbe cambiato niente, anzi. Se fosse successo qualcosa all’Auror Malfoy, sarebbe successo mentre era in servizio ad arrestare dei narcopozionisti. Dunque, era un eroe.
Questa volte, i due insistettero nel rimanere, nonostante Hermione avesse cercato più volte di dissuaderli.
Volevano esserci. Dovevano esserci. Ci sarebbero stati anche loro, in qualsiasi caso.
- Guaritore Miller! – esclamò Hermione, improvvisamente.
- Buon giorno. Noi siamo pronti. Quando volete, possiamo cominciare – disse il Guaritore.
Ron ed Harry si guardarono, annuirono, poi cercarono il consenso di Hermione, che non tardò ad arrivare.
- Proceda pure, allora – accordò Harry annuendo.
- Molto bene. Vi chiedo cortesemente di rimanere qui fuori ad attendere – disse il Guaritore Miller, prima di entrare nella stanza con due infermiere. Una di queste, chiuse immediatamente le tendine del vetro che si affacciava sul corridoio del reparto.
 
 
 
***
 
 
 
- Temo che il tempo a nostra disposizione stia per scadere…  - disse Severus dopo un lungo silenzio.
Draco non capì a cosa si stesse riferendo.
- Che significa? – chiese alzandosi titubante.
Severus gli sorrise e gli andò incontro per abbracciarlo, come un padre fa con il proprio figlio.
- Abbi cura di te, Draco.
Dopotutto, quel professore aveva più volte tentato di proteggerlo, sia in vita sia da morto.
Fu anche per questo che il ragazzo strinse forte quello che era stato il suo padrino, poi iniziò a vedersi scomparire, piano piano, finché non vide tutto buio e una luce bianca, accecante, in fondo a qualcosa che sembrava essere un tunnel tutto nero.
 
 
 
***
 
 
 
Erano passate due ore, e ancora nessuna notizia.
Hermione credeva di impazzire. Camminava su e giù per il corridoio, sperando che il Guaritore riaprisse quella porta il prima possibile e che portasse solo buone notizie.
Harry e Ron la osservarono più volte, guardandosi incuriositi.
Dopo un’interminabile attesa, si sentì il rumore della porta che si apriva.
Una delle due infermiere mise fuori solo il capo, pronunciando un solo nome.
 
 
 
***
 
 
 
Ecco che gli era tornato quel fastidioso mal di testa della casetta di legno.
Inoltre, quando aprì gli occhi, sentì un fastidio fortissimo, come se quella timida luce – proveniente dai raggi del sole di quella mattina di gennaio – avesse tutta l’intenzione di accecarlo.
- Auror Malfoy? – provò delicatamente il Guaritore Miller – Auror Malfoy, mi sente?
Draco si massaggiò piano la testa, scoprendo che era fasciata da bende e garze.
- Dove mi trovo? – riuscì a dire, con voce flebile.
- È al San Mungo, signor Malfoy – rispose il Guaritore Miller sorridendo cordialmente – Ricorda quello che è successo?
Draco sospirò, chiuse gli occhi e pronunciò un sottile – Sì.
Il Guaritore Miller annuì, leggermente sollevato.
- Vuole che chiami il signor Potter?
Potter?
Ed Hermione?
Dov’è Hermione?
Illuso. Lei non è lì fuori.
- D’accordo – rispose infine.
 
 
 
***
 
 
 
- Harry Potter?
Hermione sussultò, sebbene non fosse stata lei ad essere chiamata.
Harry si alzò dalla sedia e seguì l’infermiera, che intanto richiuse la porta senza lasciare travedere nulla agli altri due che attendevano fuori.
Hermione, sconvolta, si alzò e si voltò, a bocca spalancata, verso Ron.
- Perché hanno chiamato Harry? – chiese sconvolta.
Ron si alzò a sua volta, cercando di avvicinarsi a lei per abbracciarla.
- Uhm… Hermione… - tentò.
- Ron, perché non hanno chiamato me? – chiese agitata cercando di divincolarsi dalla presa dolce di Ron.
- Shhh… Hermione, calmati. Vedrai che…
- C’ero io! In questi due giorni sono stata io a vegliare su di lui! Perché non chiamano me?!
Ron la abbracciò con un po’ di forza in più ed Hermione iniziò a piangere.
- Hermione, tranquilla. Rilassati. Hanno chiamato Harry perché è il suo responsabile. Sta’ tranquilla. Andrà tutto bene. Siediti.
- C’ero io con lui, Ron… c’ero io – riprese a cantilenare Hermione piangendo.
Ron la cullò, posandole un bacio casto sui suoi capelli aggrovigliati.
- Va tutto bene, Hermione. Ci siamo noi. Andrà tutto bene, vedrai.
 
 
 
***
 
 
 
Harry si avvicinò al letto, sotto l’invito dello sguardo del Guaritore Miller, timoroso di quello che stava per vedere.
Vivo o morto?
Trattenne il respiro e si avvicinò quasi come un personaggio di un film horror che ha paura di trovarsi faccia a faccia con il mostro o l’assassino.
Appena vide gli occhi di Draco aprirsi, buttò fuori tutta l’aria trattenuta in corpo e ringraziò Merlino per la grazia ricevuta.
- Come stai, osso duro? – provò a chiedergli il moro, sperando che i famosi danni cerebrali non fossero sorti. Guardò per un attimo il Guaritore Miller, che gli sorrise.
- Sempre meglio di come stai tu, Sfregiato – si sentì rispondere da una voce più che familiare.
Era la sua voce. Era la voce di Draco.
Sorrise sincero.
- Nessun danno, quindi? – chiese al Guaritore Miller.
- Nessun danno, fortunatamente – confermò il Guaritore.
- Bene – disse Harry felice.
- Controllo i valori degli ultimi esami. Fate pure come se non ci fossi – disse l’uomo.
Rimasero in silenzio per qualche secondo, dopodiché Harry si sedette sulla sedia posta vicino al letto dell’Auror.
- Ci hai fatto preoccupare seriamente, Malfoy. Dico sul serio.
Draco, per tutta risposta ghignò.
- Ci vuole ben altro per farmi fuori, Potter. Dovresti saperlo, ormai.
Il moro sorrise, per poi rifarsi serio.
- E così… tu ed Hermione, eh?
Draco spalancò gli occhi.
- Io e la Granger cosa?!
- So che state insieme.
- Non stiamo insieme – provò a negare il biondo.
- E, allora, perché è rimasta qui tutto il tempo, giorno e notte? Era spaventata a morte. – insisté Harry.
- Lei era preoccupata? – chiese Draco incredulo.
- Certo. Ed è ancora qui fuori che aspetta… - rispose il moro con tono ovvio.
- Cosa? Lei è qui adesso?
Harry annuì confuso.
- Chiamala. Ti prego, chiamala.
Il Capo Auror non aveva sentito Draco Malfoy pregarlo molto spesso in tutta la sua vita. Se ciò avveniva, dunque la cosa doveva essere piuttosto importante.
Perplesso, si alzò, ma vide il Guaritore Miller riavvicinarsi.
- Signor Potter, signor Malfoy, posso confermare che i valori stanno tornando tutti nella norma. Dunque, resterà qui ancora qualche giorno per ristabilirsi e poi potrà tornare a casa, Auror Malfoy.
Il suddetto annuì, ma poi tornò a guardare con occhi supplichevoli Potter, il quale capì all’istante.
Hermione.
Aprì la porta, facendo prima uscire il Guaritore Miller – che, intanto, iniziò a correre da un altro paziente -, la richiuse e si avvicinò ai suoi migliori amici.
Hermione cercò di ritrovare un contegno, tentando di asciugarsi le lacrime, mentre aveva un braccio di Ron attorno alle spalle.
- Allora? – lo incitò Ron.
- Forse, sarebbe meglio se tu entrassi, Hermione – esordì Harry.
Hermione lo guardò spaventata, cercando di capire qualcosa riguardo la salute di Draco.
Harry annuì, nel tentativo di non far trapelare nulla, ma al tempo stesso di non spaventarla.
La ragazza lo guardò ancora, un po’ confusa. Poi, si alzò, e raggiunse a piccoli passi la porta.

 
   
 
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