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Autore: Lyter    13/06/2015    1 recensioni
Quando hai un gemello la tua vita è legata alla sua, inevitabilmente.
Ma cosa succederebbe se il destino decidesse di separare la vita di due gemelli, cosa succederebbe se le loro strade si separassero per poi incontrarsi quando ormai tutto è cambiato?
Questa è la storia di Diana e Oscar Anderson, due orfani costretti a vivere in una Londra molto crudele
Genere: Malinconico, Mistero, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
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Quell’uomo era fradicio.
Gli occhi gli uscivano di fuori, la mano tremante alzata in segno di aiuto, tessa verso il cielo plumbeo. Il sangue zampillava vermiglio e giocoso, quasi come fosse un fiume in piena, dalla gola del morente.
Opportunamente qualche goccia di pioggia andò ad incontrarsi con maestria con la pozza di sangue attorno a quello che, in vita, doveva essere stato un barbone.
Era stato questo lo spettacolo cruento che aveva accolto Oscar e un altro gruppo di orfani all’entrata del mercato. La grigia Londra, ogni giorno, donava ai cimiteri delle nuove reclute per l’esercito dei morti che si stava venendo a creare.
Joffrey, un orfanello mingherlino caduto in disgrazia dopo la morte dei suoi genitori all’età di due anni,  si voltò verso la sua destra e vomitò anche l’anima.
Gli altri si burlarono di lui, del suo non essere “uomo” ma Oscar sapeva perfettamente che ognuno di loro era rimasto impressionato dalla scena che gli si era parata davanti. E, forse, ancora più impressionabile era stata la reazione della giovane donna che si era ritrovata la gonna macchiata di sangue quando aveva camminato sulla pozza di sangue non accorgendosi del morto. Aveva sbuffato e se n’era andata.
Il gruppo di bambini si fece forza e , fra le risate di finto scherno, superarono il cadavere e si introdussero nel mercato.
La massa di uomini e donne li accolse con occhi straniti e mormorii di disgusto. Qualcuno stava probabilmente pensando, e dicendo, che fossero bambini contagiati dal morbo. Non si vedevano molti bambini, in giro, e l’essere lì faceva capire a tutti chi erano: orfani.
Le donne urlavano fra di loro, gli uomini abbaiavano il prezzo di ciò che vendevano, qualcuno svuotava il vaso da notte dalla finestra e, per questo, era sempre meglio non stare troppo vicini ai palazzi.
Si diedero appuntamento oltre il pescivendolo e da lì si separarono.
Quel giorno Oscar si era alzato con un unico intento: mangiare. Era affamato da giorni e sapeva che anche Diana avrebbe voluto assaggiare volentieri qualcosa di fresco e non sempre pane duro come la pietra o formaggio andato a male. Ma lei non chiedeva. Sapeva che lo avrebbe messo nei guai se avesse chiesto qualcosa in più.
Quando il momento divenne propizio il bambino uscì dal suo nascondiglio con la nonchalance che mostrava ogni qual volta doveva rubare e si diresse verso la bancarella del pane.
Due pagnotte. Fu tutto quello che riuscì a recuperare senza essere visto. Avrebbe potuto far assaggiare a Diana qualcosa di buono. Alla fine della giornata solo uno dei ragazzi più grandi era stato preso dalla polizia.
Oscar poté sospirare di sollievo.
 
Odiava la balia che rifaceva il letto. Odiava la puzza di lercio che lasciava fra le coperte e i denti gialli che scopriva quando ghignava e il rispetto che un essere putrido come quello pretendeva dalle bambine dell’orfanotrofio.
La piccola scosse i capelli rossi che ormai le arrivavano alle spalle e li legò con un nastro vermiglio che si confondeva fra le ciocche. Lo specchio macchiato le rimandò la visione di un viso carino ma anche troppo magro per il suo corpicino.
“Diana!” la voce di sua fratello le giunse ovattata da dietro la finestra
La bambina corse ad aprirgli e quello entrò nel dormitorio delle bambine senza problemi “Ti ho detto mille volte di non farlo, se ti vedono…”
“Non mi vedono” fece quello zittendola
“Dove sei stato oggi?” Diana giunse le braccia al petto come, Oscar immaginava, avrebbe fatto loro madre se non li avesse abbandonati da neonati “Al mercato”
“Oscar!” la bambina lo rimproverò a bassa voce. Non poteva permettersi di farsi scoprire “Sai cosa succede se ti prendono?”
“Non ce la faranno, sono troppo veloce per loro! Dobbiamo mangiare, Diana” solo in quel momento si accorse che sua sorella indossava il vestito più carino che aveva. Oscar realizzò che non era domenica, non si doveva andare a messa “Perché indossi quell’abito?” le chiese con il sospetto che si annidava fra le sue parole.
Sospetto, paura, orrenda consapevolezza.
Non ci fu bisogno di parole che confermassero la sua teoria, bastava lo sguardo limpido della bambina che si offuscava per le lacrime, le labbra che venivano morse in un tic nervoso compulsivo.
“Starai meglio” le disse Oscar abbracciandola. Ma dentro di sé qualcosa si mosse: invidia, gelosia forse. Perché lei sì e lui no? Perché lei avrebbe potuto avere una seconda possibilità mentre lui sarebbe rimasto intrappolato in quel circolo vizioso?
“Senza di te” le lacrime che la bambina aveva trattenuto iniziarono a sgorgare senza sosta, facendola singhiozzare.
Quella promessa… non poteva mantenerla.
Dannata vita!
   
 
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