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Autore: Dear M    13/06/2015    0 recensioni
Ciao a tutti, noi siamo Michele e Maria Chiara, due amici che in un triste pomeriggio di pioggia hanno deciso di scrivere una storia a quattro mani. D'ora in poi ci chiameremo MichClaire, una piccola fusione tra i nostri nomi. Pubblicheremo la storia qui, sperando che qualcuno la legga e ci dia consigli su come migliorarla.
BREVE INTRODUZIONE:
L'umanità è ad un passo dall'estinzione e deve essere salvata. Non rimane molto tempo. Loro sono già tra noi e sanno tutto! In un mondo dove per sopravvivere c'è solo una scelta: combattere. CHI LI FERMERA'?
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~20 Luglio 2000

 AURORA, ILLINOIS– ‘Erano delle persone riservate, ma sempre disponibili.’ Ecco le parole rotte dalle lacrime, della vicina di casa della famiglia Evans.
 E’ successo in zona N River street, dove il corpo di Kyle Evans, celebre giornalista, è stato trovato morto nel salotto di casa.  A dare l’allarme è stata la vicina della famiglia, che ha affermato di aver sentito delle urla e solo in un secondo momento all’interno della casa si è sviluppato un incendio. Sul posto si sono recati immediatamente i Vigili del Fuoco, che hanno provveduto a fermare le fiamme e le forze dell’ordine. L’incendio per fortuna non ha causato nessun morto, ma il signor. Evans è deceduto nell’accaduto, ancora la causa è sconosciuta. Della signora Lilian McAdams, in Evans, non si sa molto, sembra scomparsa nel nulla. Salva, invece, la figlia, 4 anni,  che per motivi familiari era andata dalla zia. Ancora non chiara la causa dell’incendio a seguito del quale l’abitazione è rimasta distrutta. Secondo alcune voci non confermate, l’opinione dei magistrati è che si sia trattato di un incendio doloso e di suicidio.
                                                                                                            (Aurora News)

 
26 Settembre 2014

 Era iniziato un nuovo anno alla ‘Sullivan South High School’, la mia scuola. Quella mattina la professoressa di chimica entrò in classe con un insolito sorriso malizioso sulla labbra. Non avevo idea del motivo, ma la cosa mi terrorizzava. Infatti, pochi istanti dopo mi trovai davanti ad un foglio bianco. Sorpresa! Giusto per non farsi mancare niente il primo week-end di quarta liceo. Chimica era una di quelle materie per la quale non impazzivo. Tutte quelle lettere, quei numeri, quei calcoli, non facevano per me. Quindi, come la maggior parte dei liceali che in quel momento si sarebbe trovato nella mia situazione, decisi di copiare da Danielle, la mia migliore amica, un piccolo genietto. Ovviamente, il fato quella mattina non era dalla mia parte. Fatto sta che, la serpe della professoressa mi spostò al primo banco. Ero in trappola! La mia unica possibilità era Cassidy Frost, secchiona della classe. Ma anche lei, da buona intelligentona, non ne volle sapere nulla. Benissimo! Eravamo rimasti in due, io e il mio compito ancora bianco dopo 10 minuti. Se il buongiorno si vedeva dal mattino, quella sarebbe stata una giornata di merda, ne ero sicura.

-Summer, come è andato?!- mi chiese Danielle al suono della campanella.
 -Uno schifo! A te?-risposi grattandomi la testa
 -Sinceramente penso bene, ho risposto a tutto!-
-Io non ho saputo rispondere neanche alla metà di quelle stupide domande!-brontolò Cameron, il terzo elemento del trio. Era un ragazzo alto, capelli mori e occhi scuri. Lui e Danielle erano i miei migliori amici, gli unici amici che mi ero fatta a Kingsport.
 -Siamo sulla stessa barca Cameron!- esclamai battendogli il pugno.
  -Io, invece, penso di essere stata brava in questo test!- esclamò Danielle e come risposta ottenne solo una smorfia da Cameron, seguita da una domanda retorica.
-C’è qualcosa in cui non sei brava Dani?!-

Già, Danielle Martinez era un genietto, come ho detto prima. E non aveva solo la qualità di essere brava a scuola, ma era anche una bella ragazza, la bellezza sud Americana, infatti suo babbo era originario dell’Argentina. Non era molto alta, era magra e estroversa. Aveva i capelli neri corvino che portava quasi sempre sciolti e aveva anche una zazzera, sotto la quale si nascondevano due piccoli occhi scuri a mandorla, probabilmente ‘ereditati’ da sua madre che era filippina. Lei e Cameron si conoscevano sin da bambini, io invece ero la nuova arrivata del gruppo, quella che da una decina d’anni s’era trasferita da Aurora, Illinois e aveva solo due amici. Ho un carattere particolare, dopo gli avvenimenti passati mi sono chiusa, mi sono creata una corazza resistente. Non sono molto disposta a conoscere gente nuova, non mi piacciono gli estranei e alle volte risulto arrogante. Fortunatamente, Danielle e Cameron sono più espansivi e anche piuttosto testardi. Ricordo che vollero fare amicizia con me, ‘obbligatoriamente’, testuali parole.

 Al suono dell’ultima campanella, Cameron e Danielle presero il solito pullman e tornarono a casa insieme, mentre io, abitando vicino, andavo sempre a piedi e quasi sempre da sola.  Quella volta, appena girai l’angolo, trovai Logan, capitano della squadra di football della scuola, e Jade, cheerleader, che si stavano letteralmente consumando l’uno con l’altra. Che schifo!
 Senza dire una parola, ma pensando di tutto, passai a dritto e indossai le cuffie.
 Cameron mi presentò per la prima volta Logan, giocano nella stessa squadra. Mi disse che voleva conoscermi, perché era attratto da me e che avrebbe voluto una possibilità. Io lasciai stare subito la cosa, non era una buona idea uscire con uno del genere, diciamo che non riuscii a trovare quella giusta alchimia, anche per il semplice motivo che il suo unico interesse verso una ragazza, anzi, verso qualunque cosa respirasse, fosse quello di palpare, odorare, provare. Che schifo, di nuovo!

 Appena arrivai a casa, trovai mia zia Megan in giardino che stava annaffiando i suoi adorati fiori. Lei era la sorella minore di mio padre, che appena seppe dei miei, non esitò a prendermi con sé e io non l’ho mai ringraziata tanto per questo. Era una donna sulla quarantina d’anni, non tanto alta e le somigliavo molto. Inoltre aveva una passione sfrenata per i fiori e la cucina.
 Dopo pranzo, precisamente verso le 15, Danielle mi chiamò chiedendomi se mi andava di studiare storia insieme, così salutai mia zia e uscii di casa con una semplice borsa e il libro di storia in mano. Fuori c’era una calma quasi insolita. Decisi di approfittarne per fare la strada più lunga e rilassarmi un po’. Adoravo la tranquillità e il silenzio, quindi camminai lentamente per assaporare tutta quella bellissima quiete. La contemplazione di quella pace venne interrotta quando sul ciglio opposto della strada vidi un uomo che mi fissava. Notai che mi stava seguendo!

 Era un uomo che metteva i brividi. Molto alto, braccia insolitamente lunghe, movimenti leggeri e indossava un impermeabile di colore nero che lo copriva completamente. Poi, guardando più in basso notai che i piedi non c’erano. Non aveva i piedi!
 Così cercai di far finta di niente, abbassai lo sguardo e accelerai il passo, un piede dopo l’altro, uno dopo l’altro, sempre più veloce, cercando di seminarlo, fino a quando non me lo ritrovai davanti e sobbalzai. I suoi occhi erano terrificanti, di un giallo acceso. E il suo sguardo… agghiacciante. Rimasi a fissarlo per qualche istante, poi per non dare nell’occhio, cercai di indietreggiare lentamente, ma quell’uomo continuava a camminare verso di me. Presa dal panico cominciai a correre, cercavo di andare più veloce possibile e appena attraversai la strada mi voltai per vedere dov’era finito e vidi un’automobile passargli attraverso come se fosse un fantasma. In un primo momento pensai ad un sogno, cercai di convincermi che non poteva farmi del male, era tutto finto. Invece, nonostante io continuassi a sbattere gli occhi e a rilassarmi, quella specie di mostro era ancora lì. Cominciai a gridare aiuto, avevo bisogno di qualcuno. All’improvviso, girando l’angolo inciampai sul ciglio del marciapiede e l’uomo fantasma ne approfittò per farmi del male, ma prima che arrivasse a toccarmi qualcosa lo fece gridare di dolore e alzando gli occhi gridai anche io: vidi un pugnale oltrepassargli il petto e qualche secondo dopo, vidi il mostro dissolversi nell’aria. Rimasi a terra sconvolta e senza fiato, continuando a fissare quel ragazzo biondo misterioso. Dopo qualche istante, qualcuno venne a darmi una mano, erano Danielle e Cameron. Nel panico, non mi ero nemmeno accorta di essere vicino casa della mia migliore amica.

-Summer?! Che è successo?- disse aiutandomi ad alzare. Cameron mi tirava su da un braccio e Danielle dal braccio opposto. Non risposi, ero impaurita e stavo ancora fissando quel ragazzo, che sembrava più confuso di me.
 -Che stai guardando, Summer?!- chiese Cameron.
 -Lui!- dissi con un filo di voce indicandolo.
-Summer, non c’è nessuno!- esclamò Danielle preoccupata di quello che stavo dicendo.
-Come?! Non lo vedi?! E’ proprio…- ma appena mi voltai per indicarlo di nuovo, il ragazzo era sparito nel nulla, proprio come quel mostro.
 -Vieni, andiamo in casa. Hai solo bisogno di riposo.- disse Cameron.

 Raccontai ai ragazzi tutto quello che era successo, ma mentre parlavo mi rendevo conto di dire cose che non stavano né in cielo, né in terra. Era impossibile e anche le loro facce stranite erano d’accordo. Quindi, per evitare di continuare a sembrare pazza, decisi di lasciare stare tutto quello che avevo vissuto in quei terribili 10 minuti, magari avevano ragione loro, avevo bisogno solo di riposo o di un po’ di distrazione. Così, appena finita la lunga sessione di studio, Danielle mi propose di andare a ballare. Quella sera, all’Eclipse, unica discoteca della città, ci sarebbe stata una gran festa: musica, ragazzi e tanto divertimento, così dicevano le locandine in città. Anche se non ero amante della discoteca, pensai tra me e me perché non andare. Chiamai mia zia per avvertirla che sarei rimasta a dormire da Danielle, se gli avessi detto della discoteca, penso che non mi avrebbe mandato, soprattutto in quest’ultimo periodo. Non so bene il motivo, ma negli ultimi mesi era diventata più ansiosa e ossessiva, come se qualcosa la spaventasse.

 Verso le 22 e 30 ci avviamo in macchina all’Eclipse. La musica era altissima e la gente tantissima. Ansia, era l’aggettivo che mi descriveva di più in quel momento, ero sicura che non mi sarei trovata per niente a mio agio. L’attesa per entrare in quel locale fu a dir poco lunga, ma una volta entrati, Cameron e Danielle non persero un secondo e si buttarono in pista, io invece, non essendo amante, optai per bere qualcosa: mojito. Con il bicchiere in mano raggiunsi il divanetto nero vicino alla finestra e da seduta cercavo con lo sguardo i miei amici, una cosa praticamente impossibile, troppa gente e troppo caos. Così lasciai stare, cominciai a bere il mio drink e a sorridere ai ragazzi che incrociavano il mio sguardo. Il locale era avvolto dal fumo che arrivava dalle tantissime sigarette accese, almeno 2 ragazzi su 3 fumavano, le luci colorate si inseguivano sulla pista, prima viola, poi verde, poi rosso, le ragazze agitavano i loro capelli e con movimenti sensuali cercavano di accaparrarsi il ‘maschio’ più sexy. Insomma, la vitalità sgorgava fuori e riempiva l’aria. Però, sono sempre stata dell’idea che gli umani fossero essere stupidi che avevano una cosa così preziosa tra le mani e la trattavano in modo tanto superficiale, quasi spaventoso. Quella sera fu solo la conferma di questa mia teoria, soprattutto quando vidi un ragazzo con più di un piercing in viso e un borsetto, che distribuiva, come niente fosse, delle pasticche. Allibita da tutta questa situazione guardai altrove e notai un ragazzo moro e con gli occhi colore del mare che mi stava fissando dal bancone del bar. Mi sorrideva, mi stuzzicava, allora, anche se finora mi sono descritta come una ragazza asociale che ce l’ha con il mondo intero, non significa che non so flirtare con un ragazzo sconosciuto. Cominciai a fissarlo, a toccami il labbro inferiore e a sorridere, come se volessi dire ‘Vieni qui, c’è un posto libero per te’. Con uno scatto fulmineo, il ragazzo divenne improvvisamente attento e fissava un punto del locale. Cercai di  capire cosa stavo fissando e seguendo la linea del suo sguardo vidi una ragazza. Ok, non ero nemmeno più in grado di flirtare con un ragazzo, lo ammetto. Comunque, cercai di non prenderla troppo sul personale, ma ovviamente, riconoscendo che quella ragazza era 'wow' , potevo solamente dire: GAME OVER.

 Vedendolo andare verso la ragazza, mi sollevai sulle punte dei piedi, nel tentativo di vedere oltre l’enorme folla. Piano, piano che si avvicinava a lei, notai che in realtà la persona che stava raggiungendo non era la ragazza, ma bensì un ragazzo biondo. ‘Ragazzo biondo? No!’ Pensai tra me e me.

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Eccoci qua. Ho deciso di pubblicare la storia sulla mia pagina, per vedere se poteva avere più successo. Mi raccomando ci tengo molto. Fatemi sapere cosa ne pensate e tutte le domande che avete. BACIONI.
Dear M.  

   
 
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