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Autore: Dear M    13/06/2015    0 recensioni
Ciao a tutti, noi siamo Michele e Maria Chiara, due amici che in un triste pomeriggio di pioggia hanno deciso di scrivere una storia a quattro mani. D'ora in poi ci chiameremo MichClaire, una piccola fusione tra i nostri nomi. Pubblicheremo la storia qui, sperando che qualcuno la legga e ci dia consigli su come migliorarla.
BREVE INTRODUZIONE:
L'umanità è ad un passo dall'estinzione e deve essere salvata. Non rimane molto tempo. Loro sono già tra noi e sanno tutto! In un mondo dove per sopravvivere c'è solo una scelta: combattere. CHI LI FERMERA'?
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Stavo seguendo con sguardo attento e impaurito i ragazzi. I due si fermarono davanti alla porta dell’uscita sul retro e cominciarono a parlare. La situazione sembrava normale, fino a quando il famoso ragazzo biondo infilò una mano dentro il suo giubbotto nero e tirò fuori lo stesso pugnale della volta prima. Lo puntò alla gola del bellissimo ragazzo moro e lo spinse fuori dalla porta. Pensando a quello che poteva succedere decisi di raggiungerli fuori. M’insinuai tra la folla nel panico e cercando di farmi spazio, andai a sbattere contro un ragazzo, era Cameron.
-Chiama la polizia!- gli dissi allarmata
-Cosa?!- mi urlò a causa del volume alto della musica, ma percepì che era stranito.
-Cameron, chiama la polizia, adesso!- gli urlai in faccia, prima di avviarmi verso quella porta.

Aprii la porta sul retro e uscii dal locale. Ero in una piccola traversa della strada principale, era buio e c’era un cattivo odore. Quando mi voltai a destra notai i due ragazzi e per non farmi vedere mi nascosi dietro un secchione della spazzatura, le gambe tremavano e il respiro era sempre più pesante. In realtà, in quel momento, i due non erano più da soli, ma in compagnia di altri giovani amici del biondo: un ragazzo e una ragazza, che stavano ponendo incessantemente la stessa domanda al ragazzo moro: ‘Quante siete?’ Tra me e me pensai ‘Quante siete chi?’, ma il moro rispose.
-Non so di cosa parli!-
-Si che lo sai! Quante siete?- la tranquillità con cui il biondo si rivolse metteva i brividi.
-Davvero, non so niente di questa storia!- ripeté il ragazzo
-Servi di Satana, secondo la religione e esseri maledetti secondo Lor…-
-Basta Nathan!- esclamò la ragazza accanto a lui.
-Sì, ha ragione Jasmine. Facciamola finita, uccidilo!- disse il ragazzo avvicinandosi al moro con rabbia
-Allora? Non aggiungi niente?- chiese Nathan fissando il moro che si trovava con le spalle al muro.
-So dove si trova Apas…-
-Sta mentendo Nathan! Il maestro ce lo avrebbe detto!- esclamò Jasmine
-Tejas, è la verità!- disse il moro rivolgendosi a Nathan.
-Uccidilo, Nathan. Non ci dirà nulla!- disse l’altro amico del biondo.
Nathan alzò la mano dove impugnava il solito pugnale con quella lama estremamente affilata. Il ragazzo moro sussurrò – Apas è in pericolo e io posso aiutarvi!- In quel momento gli occhi del biondo, Nathan, si riempirono di rabbia e dolore.
-Secondo le nostre scritture, voi dite sempre di poterci aiutare, ma in realtà non vedete l’ora di distruggerci. E’ arrivato il momento che tu raggiunga il tuo padrone… All’Inferno!- Sollevò nuovamente la mano con il pugnale che infilzò dritto nel petto del ragazzo. Non resistei oltre. Uscii da dietro il secchio urlando ‘Fermo’, ma era troppo tardi. Il ragazzo si dissolse nell’aria, come se non fosse mai esistito, mentre gli altri tre, cominciarono a fissarmi spaventati e senza parole. Avevano gli occhi sbarrati e lo sguardo smarrito. Sarei dovuta essere io quella spaventata, non loro! Il primo a parlare tra di loro fu il ragazzo castano, ancora non avevo capito il suo nome.
-Cos’è?- chiese fissandomi sempre con quello sguardo pieno di rabbia, come se gli avessi fatto un torto.
-E’ una ragazza, Ian. Sicuramente ne avrai già vista qualcuna, no?!- disse ironicamente avvicinandosi. Cominciò a girarmi intorno, come se lui fosse il predatore e io la sua più succulente preda. Poi si fermò davanti a me fissandomi dritto negli occhi. I suoi erano chiari, di un verde non brillante, ma tendente al giallo. Erano profondi e pieni d’intensità. –Ti dirò anche di più Ian... E’ una ragazzina e…-
-Non chiamarmi ragazzina!- esclamai interrompendolo.
-E’ un essere umano!- disse la ragazza raggiungendo quell’arrogante biondo, Nathan.
-Ma ci può vedere?!- chiese confuso e da lontano Ian.
-Non sono mica cieca, eh..-
-Oh sì che lo sei.- disse Nathan spostandosi il ciuffo della criniera dorata –E’ meglio che torni dentro, lo dico per il tuo bene!-
-Non tornerò a ballare. Se io torno la dentro, voi ucciderete altri ragazzi, strani, ma innocenti!- il cuore stava battendo all’impazzata, come se da un momento all’altro potesse uscire dal mio petto.
-E a te cosa importa?- chiese Nathan portando le braccia al cielo
-Non potete andare in giro e uccidere le persone!-
-Hai ragione- ammise Nathan – Ma vedi, quella non era una persona, ragazzina. Può sembrare una persona, parlare come una persona e sorridere come una persona, ma in realtà è tutto tranne che una persona!- disse agitandosi e alzando il tono della voce.
-Nathan, basta!- esclamò la sua amica riccia.
-Tu sei pazzo!- farfugliai – Ho fatto chiamare la polizia, saranno qui a momenti...-
Tutti e tre mi guardavano in silenzio, così continuai a parlare tra le lacrime.
 –Siete tutti pazzi… Pensate di essere degli eroi? Uccidete la gente come niente fosse. La polizia…-
-La polizia non potrà farci niente… Di cosa ci può mai accusare?- disse Nathan avvicinandosi a me nuovamente. Il suo amico Ian lo seguì con un’espressione irritata in volto.
Guardai oltre i due ragazzi per vedere se c’era qualche traccia  a terra o qualche maledetta cosa che avrebbe potuto sbatterli dentro, ma non c’era niente. Il ragazzo s’era come dissolto e il pavimento era pulito, come se quello che era appena successo,  non fosse mai successo.
-Quando muoiono tornano alla loro dimensione originale, ma se le lasciassimo vivere non…-  Nathan stava cercando di spiegare, ma la sua sempre più simpatica amica, lo interruppe.
-Nathan, stai attento a cosa dici. Non possiamo fidarci di lei!-
-Ci può vedere, ti sembra poco?!- disse voltando lo sguardo verso Jasmine.
In quel momento, Ian, con uno scatto fulmineo, mi bloccò le braccia dietro la schiena e tappò la mia bocca con una delle sue enormi mani.
-Allora, cosa facciamo di lei?!- chiese con quel sorriso malizioso, quasi odioso.
-Lasciala stare!- esclamò Nathan allontanandosi indifferentemente
-Dovremmo portarla con noi, penso che Seros voglia conoscerla!- disse continuando a sorridere.
-No! E’ troppo pericoloso, lei non è dei nostri!- esclamò Jasmine.
-Ne sei sicura?- sussurrò Nathan alla ragazza. Il suo tono tranquillo era da brividi, spaventoso quasi più della pazzia di Ian e il nervosismo di Jasmine.
-Allora, la ragazzina?- ripeté Ian vedendo che Nathan era indifferente
Tra me e me pensai ‘Non sono una ragazzina, stronzo che non sei altro!’
-Te l’ho già detto. Lasciala stare!- disse senza neanche voltarsi.
Alle sue parole, Ian obbedì come un cagnolino bastonato, e appena lasciò la presa cascai a terra e le ginocchia andarono contro l’umido asfalto di quella strada. Gemetti per un secondo e rimasi immobile, mentre le lacrime bagnavano le mie guance rosee.
All’improvviso, sentii due voci preoccupate chiamarmi incessantemente. Erano Cameron e Danielle in compagnia di 2 poliziotti. Mi voltai di scatto, ma rimasi a terra. I 2 poliziotti erano sulla porta, mentre i miei amici, mi aiutarono a tirarmi su.
-Tutto bene, Summer?- chiese Danielle guardando la strada buia.
-Cosa ci fai qui da sola?- chiese preoccupato Cameron.
Lo guardai con gli occhi rossi e gonfi, poi mi voltai verso i 3 ragazzi. Ian e Jasmine se ne stavano andando con calma, mentre Nathan rimase lì a guardare, con la maglietta ancora sporca di sangue. Era evidente che nessuno dei presenti li vedesse, tranne me.
-Credevo fossero qua fuori!- tentai di trovare una giustificazione a tutta quella confusione.
-Chi?- chiese Danielle stranita
-Delle persone pericolose. Evidentemente mi sono sbagliata. Scusate!-
Notai che lo sguardo di Danielle incrociò quello di Cameron che incrociò, subito dopo, quello dei due poliziotti e passò da preoccupazione a imbarazzo in pochissimo tempo.


-Ma che ti prende?- mi chiese Cameron, tendendo per mano Danielle, e inseguendomi fuori dal locale.
-Voglio tornare a casa!- dissi continuando a camminare
-Hai accettato qualcosa che ti hanno offerto?- chiese Danielle convinta di aver trovato la soluzione al mio stato confusionario.
-No! Certo che no. Ho solo bevuto un Mojito!- esclamai voltandomi
-Sai, alle volte mettono delle pasticche dentro i drink, solo per essere sicuri che le persone si divertano!- disse Danielle in modo insistente.
-Senti, non sono stata drogata. Sto bene!- esclamai innervosita.
-Certo!- esclamò Cameron -Ho visto la tua faccia quando eravamo sul retro. Eri spaventata e anche tanto, Summer!- e si fermò sul ciglio della strada.
-Ragazzi, è stato semplicemente un errore. Ok? Un errore.- risposi senza sbilanciarmi troppo.
-Bè, è stato imbarazzante, se proprio lo vuoi sapere!- esclamò Danielle con tono provocatorio. –Adesso non potremo più tornare là dentro e…-
-Che se ne frega! Lo odio, se proprio vuoi saperlo!- urlai voltandomi un’ultima volta, prima di avviarmi verso casa.
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Commenti, commenti. Allora che ne pensate? Bacioni, M.

   
 
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