“LO
SO CHE E’ DIFFICILE ,CHE
A VOLTE SEI ARRABBIATA CON IL MONDO INTERO E SOPRATTUTTO CON TE
STESSA,CHE
VORRESTI GRIDARE E PIANGERE E SCAPPARE LONTANO DALLA
FELICITA’ CHE HAI TROVATO
PERCHE’ PENSI DI NON MERITARLA,MA
POV
ANDREA:
Quel
pomeriggio Alice aveva
voglia di fare acquisti e soprattutto doveva comprare un regalo per mio
padre e
per questo mi aveva trascinato con sé; voleva fare bella
figura anche se le
avevo ripetuto più volte che lui già la adorava e
qualsiasi regalo avesse
scelto, sarebbe stato perfetto. Eravamo nel reparto vini e liquori del
centro
commerciale e stava leggendo ogni singola targhetta dei vini per
scegliere “il
migliore” e cercavo di aiutarla come potevo, quando sentii il
telefono
squillare:era Ginevra.
-Pronto?-
mentre risposi
Alice scoppiò a ridere e mi indicò la scritta
rossa di un vino:Bricco
dell’Uccellone e mi trattenni dal ridere.
-Andrea
sei con Riccardo?-
-Pensavo
fosse con te- quando
io e Alice eravamo usciti, lui guardava la tv col volume basso e
accarezzava la
fronte di Ginevra.
-No,
mi ha solo lasciato un
bigliettino dicendo che sarebbe tornato presto, sai dove potrebbe
essere?- ci
riflettei un secondo e poi risposi.
-Prima
che noi uscissimo
stava parlando al telefono con il cugino Christian, ma non lo conosco,
ho solo
sentito che parlavano del quartiere Barona- non rispose.
-Gin,
ci sei?-
-Si,
grazie per
l’informazione devo andare-
-Non
vorrai mica andare in
quel quartiere?-
-No
tranquillo-tirai un
sospiro di sollievo
-Ci
vediamo stasera-
-A
stasera-chiusi la
telefonata e andai verso Alice che mi sorrideva soddisfatta con una
bottiglia
di vino in una mano e una bottiglia di grappa nell’altra.
-Stasera
farai ubriacare mio
padre- le sorrisi e ci avviammo alla cassa. Posò le
bottiglie solo per
consegnarle alla cassiera che la guardò male, e
pagò in fretta senza degnarla
di uno sguardo.
-Allora
adesso che facciamo?-
sapevo per certo che voleva perlustrare ogni singolo negozio alla
ricerca di
qualche borsa o vestito.
-Potremmo
entrare lì, ho
visto un completo bellissimo- come immaginavo.
Girammo
in lungo e in largo
tutto il negozio e dopo che ebbe provato due vestiti che aveva scartato
mi
guardò mettendo il broncio.
-Uffa
oggi non è giornata per
fare shopping-scoppiai a riderle in faccia e mi fulminò. Il
telefono squillò di
nuovo e vedendo il nome di Ginevra pensai che avesse bisogno di
qualcosa ma la
voce che mi rispose non era la sua bensì quella di un uomo.
-Pronto
con chi parlo?-chiese
una voce rauca
-Sono
io che lo chiedo a lei
perché il telefono da cui mi sta chiamando è di
una mia cara amica-risposi
irritato
-Sono
un operatore del 118,
ho digitato il suo numero a caso nelle chiamate effettuate e la informo
che la sua
amica ha avuto un grave incidente in moto e la stiamo trasportando
all’Ospedale
Maggiore- fu come una doccia ghiacciata e Alice mi guardò
capendo dalla mia
espressione che qualcosa non andava.
-La
ringrazio- chiusi la
chiamata e guardai Alice con gli occhi lucidi
-Amore,
Ginevra ha…avuto un
incidente-spalancò gli occhi e mi fissò come se
non avesse capito
-Lei
è…-balbettò iniziando a
piangere ma capii cosa voleva dire
-No
tesoro, è viva andiamo-
sembrava in stato di shock così la presi per mano.
Guidavo
piano e ogni tanto le
lanciavo qualche occhiata preoccupato quando, arrivati
all’ospedale, finalmente
parlò.
-Starà
bene vero?Lei ne ha
passate tante e merita il suo lieto fine- non aveva smesso un attimo di
piangere ma era un pianto silenzioso, composto.
-Starà
bene-avrei voluto
essere più di conforto ma nonostante Ginevra fosse forte non
sapevo cosa ci
avrebbero detto i medici anzi avevo il terrore che un medico ci dicesse
che era
deceduta in ambulanza o all’arrivo in ospedale.
All’entrata
chiesi
informazioni all’infermiera seduta davanti il computer e ci
disse di andare in
reparto Rianimazione; prendemmo in fretta le scale e intanto pregavo
che stesse
bene e che tutto si
sarebbe risolto.
Arrivati nel reparto non sapevamo cosa fare e ci guardammo intorno
così appena
vedemmo un uomo alto con i capelli grigi e il camice bianco gli andammo
incontro e lo fermammo.
-Ci
scusi, una nostra amica
ha avuto un incidente in moto e l’infermiera ha detto che era
in questo
reparto- l’uomo probabilmente sulla cinquantina ci
guardò con comprensione e
sospirò.
-La
ragazza in seguito al
grave incidente ha riportato un trauma cranico interno che ha causato
uno stato
comatoso-
-Quindi
adesso Ginevra è in
coma?-domandai terrorizzato mentre Alice tremava
-Si
e faremo numerosi esami
medici per controllare i suoi parametri vitali, speriamo solo che esca
dal coma
entro massimo otto settimane altrimenti entrerà in uno stato
di coma vegetativo
e raramente i pazienti in questo stato si risvegliano- ci
salutò e se ne andò,
lasciandoci muti e immobili. Alice mi guardò sperduta
cercando di trattenere le
lacrime e mi fece una domanda a cui non avevo risposta:
-Come
lo diciamo a
Riccardo?-già…come glielo dicevo?Lo conoscevo fin
da quando era piccolo e
sapevo che quando qualcuno toccava la famiglia o suoi amici lui lottava
come un
leone in gabbia e sarebbe impazzito, me lo sentivo.
-Non
lo so ma devo chiamarlo
adesso e dirglielo- strinsi il telefono e fissai lo schermo nervoso
come se da
un momento all’altro potesse comparire una risposta e in
effetti in
quell’istante il cellulare iniziò a vibrare e
sulle schermo comparve l’immagine
di Riccardo,mi stava chiamando. Presi un respiro e risposi.
POV
RICCARDO:
La
sua chiamata mi aveva
mandato in paranoia per questo ero stato velocissimo
nell’aiutare gli amici di
mio cugino: prima avrei finito e prima sarei andato da lei o meglio era
lei che
stava venendo da me. Non volevo che venisse eppure era dannatamente
cocciuta e
adesso che salutavo Christian non facevo altro che pensare a dove
diavolo fosse
finita; non era mai stata da questa parte di Milano e sicuramente si
era persa.
-Grazie
per l’aiuto cugino,
se ti serve qualcosa basta un fischio-
-Certo
Chri, ci vediamo-
Da
lontano sentivamo rumori
di sirene ma sia io che lui ce ne stavamo andando tranquilli
perché ormai il
furgone con il carico era lontano eppure il rumore era insistente e
sembravano
molte così mentre provavo a chiamare Ginevra mi avvicinai al
punto da cui
sentivo provenire le sirene. C’era stato un grande incidente
e tre macchine
erano in parte distrutte; due ambulanze stavano per andarsene mentre la
polizia
e la gente creava una gran confusione. Mi avvicinai al punto per
cercare di
capire qualcosa e notando un uomo che stava uscendo dal centro della
confusione, sudato e con lo sguardo triste, lo fermai.
-Mi
scusi, ma cos’è
successo?- sollevò gli occhi stanco e vedendomi sulla moto
scosse la testa.
-Ho
visto tutto, è stato un
brutto incidente-
-Ma
è morto qualcuno?-era
brutto assistere a scene del genere
-Forse
la ragazza- guardò la
mia moto e continuò - guidava anche lei una moto solo che ad
un certo punto
alla curva invece di girare si è andata a
schiantare…due macchine una di
sinistra e una di destra per evitare la ragazza hanno fatto un frontale
e una
terza macchina non riuscendo a frenare le ha tamponate-
-Grazie
dell’informazione-
-Guida
piano ragazzo- si
voltò e se ne andò
Rimisi
e in moto e aggirando
piano il luogo dell’incidente osservai le macchine coinvolte
finché non si vide
la moto distrutta, tutta nera e una paura cieca mi assalì;
l’uomo aveva parlato
di una ragazza ma non per questo doveva trattarsi di Lei. Poco
più in là c’era
un carabiniere, lasciai la moto accesa e corsi verso di lui.
-Scusi,
sa il nome della
ragazza della moto?-
-Tu
chi sei?-
-La
prego, sa il suo nome?-
non poteva, non doveva essere lei.
-No,
non abbiamo trovato
documenti di riconoscimento-
-D’accordo
grazie-
Salii
sulla moto e provai a
richiamare Ginevra ma dato che non rispondeva, chiamai Andrea per
dirgli
dell’incidente.
-Riccardo
stavo per
chiamarti-
-Se
ti serve qualcosa va bene
ma prima devi aiutarmi a trovare Ginevra perché alla barona
c’è stato un
incidente e..-
-Riccardo
io so dov’è
Ginevra-
-Ma
certo è con Alice a fare
shopping vero?- ero stato stupido a non pensarci prima
-Non
è con Alice- non capivo
-E
allora dove?-
-Lei…senti
non mi va di dirtelo
per telefono possiamo incontrarci?- iniziavo ad agitarmi
-Andrea
dimmi dove cazzo è-
-Richi
per favore…-
-Per
favore il cazzo!Dimmi
dov’è!-
-E’
lei la ragazza coinvolta
nell’incidente…è in coma- non feci
nemmeno in tempo ad incazzarmi, piangere,
disperarmi o rompere tutto quello che mi capitasse sottomano
perché volevo solo
raggiungerla. Dopo aver chiesto il nome dell’ospedale accesi
la moto e mi
concedetti di crollare, di piangere e maledirmi perché forse
stavo perdendo la
persona più importante della mia vita;lei era la mia vita.
1°
GIORNO DI COMA
POV
GINEVRA:
Iniziai
a sentire in
lontananza uno strano rumore che faceva bip ogni due secondi
così aprii gli
occhi per cercare di capire dove mi trovavo: bianco. Vedevo solo bianco
intorno
a me e nient’altro, come se fossi stata rinchiusa in una
camera senza mobili;
ma non era un bianco triste come quello degli ospedali, era un bianco
luminoso
che infondeva tranquillità e pace. L’ultima cosa
che ricordavo erano i freni
che non funzionavano e il guard-rail che si avvicinava; non sapevo se
ero morta
eppure era strano pensare che la mia vita si era interrotta, avevo
ancora tante
cose da fare e soprattutto la cosa che non avrei mai sopportato era non
aver
detto addio.
Una
voce mi chiamò e tremai
perché non era una voce qualsiasi, era una voce che pensavo
non avrei mai più
sentito in vita mia, una voce che mi fece venire le lacrime agli occhi
e le
gambe molli e quando mi voltai lo vidi in tutta la sua bellezza e
semplicità.
-Nicolò…-
pronunciai
quel nome sottovoce
perché avevo paura
che pronunciandolo ad alta voce lui sarebbe scomparso come un bel sogno
e
questo non lo avrei potuto sopportare. Gli corsi incontro
più veloce che potevo
e lui mi prese in braccio al volo ridendo come un bambino e
accarezzandomi la
testa protettivo.
-Stellina
mia non sai quanto
mi sei mancata- la voce gli tremava mentre io singhiozzavo per la
felicità di
rivederlo.
-Oddio
Niki…ti prego non
scomparire, non lasciarmi di nuovo per favore- mi strinsi ancora
più forte a
lui e nascosi la testa sul suo petto
-Ginny
io sono…-
-Ti
prego non dirlo- dirlo ad
alta voce sarebbe stato troppo doloroso e reale
-Piccolina
non sono vivo ma
questo non vuol dire che non starò accanto a
te…sai, hai fatto un brutto
incidente ed ora sei in coma, io ti ho protetta come potevo ma adesso
sta a te
essere forte e risvegliarti-
In
pochi secondi il desiderio
di vivere era stato sostituito dal desiderio di rimanere in quel limbo
con il
mio adorato Nicolò.
-Non
voglio, io voglio
rimanere con te, tu sei il mio fratellone non posso vivere senza di
te-ripresi
a piangere e a guardarlo per cercare di memorizzare ogni singola
espressione
che faceva. Avrei tanto voluto avere in quel momento una macchina
fotografica
per scattargli una foto e ricordare ogni singola cosa: la ruga che si
formava
tra gli occhi quando era preoccupato, i suoi occhi tanto uguali ai
miei, il suo
sorriso, la fossetta sulla guancia destra.
-Ginny
io ci sono sempre
stato: c’ero quando mamma e papà ti mandavano
dallo psicologo e tu gli
rispondevi male, c’ero quando insultavi mamma
perché volevi che lei ti odiasse
come tu odiavi te stessa, c’ero quando hai tentato di
ucciderti e c’ero quando
hai conosciuto Riccardo. Per tutto questo tempo non ho fatto altro che
starti
dietro perché volevo salvarti, ma sono morto e
così quando ho visto come
Riccardo ti guardava e come si comportava con te, ho capito che era lui
la
persona più adatta per salvarti
e
proteggerti ed è l’unico a cui ti affiderei
perché so per certo che ti ama con
tutto il suo cuore-
-Lo
amo anche io è vero ma tu
sei mio fratello e mi manchi da morire, mi mancano i nostri litigi, le
nostre
serate in poltrona,le nostre pazzie e quando sento il tuo nome
è come se una
lama mi trafiggesse il cuore perché lo so che sei..morto-
piansi ancora e
continuai
-ma
ho paura, ho paura che
con il tempo dimenticherò la tua voce, la tua risata, ogni
cosa, anche la più stupida
e io non voglio dimenticare niente perché mi sentirei persa,
ho paura di andare
avanti e lasciarti indietro-
-Piccolina
non mi
dimenticherai mai e anche se fosse io resterò sempre nel tuo
cuore, la morte
non è una cosa brutta vedila come un’avventura e
di certo non potrà separarci-
-Non
ne vale la pena, rimango
con te-
-Lo
so che è difficile, che a
volte sei arrabbiata con il mondo intero e soprattutto con te stessa,
che
vorresti gridare e piangere e scappare lontano dalla
felicità che hai trovato
perché pensi di non meritarla, ma la vita è un
dono pazzesco e tu sei solo
all’inizio di un’avventura lunga e bellissima
quindi vivi, vivi per me e per
tutte quelle persone che ti amano e ti prometto che veglierò
sempre su di te-
-Davvero?-
-E’
una promessa- ci
abbracciammo stretti e non potei impedire alle lacrime di scendere
-Lo
senti?- mi domandò e fu
in quel momento che sentii in lontananza un pianto silenzioso ed ebbi
come la
sensazione che qualcuno mi stesse accarezzando la mano.
-Cos’è?-
-E’
Riccardo, quando ha
saputo di te è corso in ospedale; è disperato, tu
sei la cosa che più conti per
lui e adesso si incolpa del tuo incidente-
-Ma
non è colpa sua- era
straziante sentirlo piangere
-Lo
so come non è stata colpa
tua la mia morte, quindi non colpevolizzarti più e torna da
lui, ti aspetta
insieme a mamma e papà e a tutti i tuoi amici. Anche loro
stanno soffrendo
molto perché sei una persona stupenda e riesci a farti voler
bene da tutti-
-Tu
sei sempre stato il mio
angelo custode, lo sai?-
-Sarò
sempre il tuo angelo
custode- ci abbracciammo un ultima volta e poi lo guardai triste
-E’
arrivato il momento di
dirci addio- dissi sottovoce
-*Non
dire mai addio, perché
dire addio significa andare via e andare via significa dimenticare-
sorrise lui
-Ho
sempre amato Peter Pan-
poi mi spinse e mi sentii trascinata lontana finché non
sentii un odore di
disinfettante e spalancai gli occhi all’improvviso.
ANGOLO
AUTRICE:
Hola
a tutti :) La scuola
finalmente è terminata e quindi avrò moltissimo
tempo per scrivere gli ultimi
due capitoli di questa storia che fin dall’inizio mi
è entrata nel cuore, già
adesso sto piangendo, ok la smetto ;) E’ solo che sono
particolarmente legata
al personaggio di Ginevra perché anche io, senza entrare nel
dettaglio, ho
avuto dei problemi in passato che mi hanno portata sul fondo ed
è stata dura
risalire in superficie quindi adesso che tutto sta per finire
è come se stessi
per chiudere un capitolo della mia vita. Ringrazio tutte le persone che
seguono
con tanta pazienza la mia storia nonostante i numerosi ritardi e chiedo
scusa
se sono presenti errori grammaticali.
Un
bacio,
Blackshadow