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Autore: nemy1990    14/06/2015    2 recensioni
Sasuke è in camera sua nel covo di Orochimaru poco prima di incontrare Naruto e Sakura dopo due anni e mezzo di separazione: i suoi pensieri sul villaggio, su cosa gli manca, la sua reazione interiore quando rivede Sakura.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sai, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
- Questa storia fa parte della serie 'SasuSaku'
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Konoha


Konoha: alberi verdeggianti, adrenalina, kunai.


L'oscurità che mi avvolge non mi ha fatto dimenticare cosa ho lasciato; l'oscurità che mi circonda  quasi si dissolve quando chiudo gli occhi: la libertà che ho cercato quando sono fuggito la ritrovo ora pensando solo al villaggio della foglia.
"Foglia", mormorò ad alta voce, sapendo di essere solo e di poter gustare un attimo la sensazione di quella parola senza sentirmi in dovere di pronunciarla con disgusto per sembrare convinto della mia scelta.

Konoha: sorrisi, accademia, coprifronte.

Mi tocco la fronte, da tanto tempo spoglia di quella precauzione. L'adrenalina dello scontro, degli allenamenti, non la provo da un bel po' ora che non devo dimostrare niente a nessuno se non a  me stesso... e a Itachi.
Stringo il pugno, pensando che sono quasi stanco di odiare mio fratello, soprattutto quando associo il suo ricordo al volto di mia madre in cucina, sorridente.

Konoha: pomodori, ramen, Naruto.

Adoro i pomodori e i colori caldi dell'estate... è da tanto che non assaporo la calda brezza sulla pelle, il torpore del piacevole sole che scalda il viso.
I capelli di Naruto biondissimi, la sua tuta arancione e il suo innato ottimismo, il suo credo ninja.
Mi trovo a sorridere, poi sento l'amarezza sopraggiungermi: ho scelto io questa strada, ho scelto io di allontanarmi dal mio amico. Un amico che ancora è sulle mie tracce, che ancora non ha perso la speranza e forse rimane tutt'ora la mia unica speranza. Averlo lasciato in vita non è servito solo ad esaudire un capriccio per fronteggiare mio fratello a modo mio, ma anche e soprattutto perchè così so per certo che un giorno, da vivo o morto, tornerò lì, a respirare quell'aria di infanzia che solo crescendo riuscirò a percepire.

Konoha: primavera, fiori di ciliegio, Sakura.

Sorrido, questa volta più apertamente, cosa che ormai riesco solo a fare di nascosto, in uno di quei momenti, come ora, che mi sembra di non aver mai lasciato Konoha, con i suoi alberi, con le sue eterne stagioni luminose, con i suoi alberi di cliegio e tutto quel rosa che ti avvolge, che ti accarezza.
Chissà come è diventata Sakura, chissà se è rimasta l'eterna bambina noiosa e isterica, chissà se picchia ancora Naruto, chissà se ha ancora la foto del team 7 vicino al letto come tutti noi, come la mia, ancora sul davanzale della finestra. A volte vorrei averla portata con me, ma i legami vanno recisi.
Chissà se Sakura pensa ancora a me...
Mi torna alla mente il nostro ultimo incontro, quando ha dichiarato di amarmi: ripenso all'impulso insano che mi era preso dopo averla fatta svenire, dopo aver pronunciato un "Grazie" come unica dimostrazione di non odiarla davvero, di provare dell'affetto.
L'impulso di non essere dimenticato, di non essere sostituito, mi ha fatto scandire quella parola lentamente, per lasciarle qualcosa.
Riapro gli occhi di scatto a quell'ultimo pensiero, cercando di bloccare gli altri che potrebbero riaffacciarsi: i suoi capelli rosa che ora svaniscono appena mi ricordo del luogo reale in cui mi trovo, sfuma il ricordo di quelle labbra che ero tentato di baciare un' unica volta prima che ci separassimo, senza che lei lo sapesse, senza che ci fossero delle conseguenze.

Konoha: nostalgia, legami, casa.

La mancanza si fa sentire, ma i legami sono stati recisi, mi convinco.
L'adrenalina è stata sostituita dal bianco della morte, che mi accompagna nei vestiti oltre che nei gesti.
Ho lo sharingan per portarmi un pezzo di distruzione, un pezzo di famiglia, un pezzo di me...e il rosso dei pomodori lo ritrovo solo nel sangue che vedrò sgorgare dal corpo di Itachi quando giungerà il momento.
I capelli di Naruto, sono sostituiti al giallo degli occhi serpenteschi di Orochimaru, che a breve pretenderà il mio corpo.
E il rosa... non c'è più niente di rosa , persino il colore della mia pelle è sempre più spento.
E il verde... quando mi alleno con Orochimaru vedo le foglie, le foglie verdi, quasi più sull'arancione, che appassiscono, così come i miei pensieri verso Konoha, come l'importanza stantia che ora riservo al mio villaggio.

La porta si apre e io non mi muovo di un millimetro, avvertendo la presenza di qualcuno il cui chakra non mi è nuovo: deve essere il bamboccio che Orochimaru si è portato dietro dopo lo scontro con Naruto.
Parla in modo fastidioso, fin troppo chiaro, senza una punta di paura nella voce, dichiarando che il suo compito sarebbe quello di uccidermi, ma che ora vuole salvaguardare il legame che ho con Naruto.
Tempismo perfetto con i miei pensieri: questa non deve essere la mia giornata.
Mi alzo e me ne vado non calcolandolo minimamente, senza mostrare che in fondo un barlume infinitesimo delle sue parole sono riuscite a smuovermi qualcosa dentro, con lui che, imperterrito, continua a seguirmi, anche quando esco da quel covo buio, per vedere il sole più che per prepararmi agli allenamenti con Orochimaru.
Sono quasi del tutto lontano quando una voce mi blocca sul posto, una voce inconfondibile, che mi fa sussultare dentro.
Mi volto e la vedo mentre fa una delle sue solite strigliate, per difendermi, proprio come ai vecchi tempi e quasi mi viene da sorridere.
Non sono solo in camera, però, quindi non posso tradire emozioni; nonostante questo, un impulso di curiosità, deve essere sicuramente quello il motivo, mi spinge a chiamarla per nome, a salutarla.
"Ciao, Sakura!", gustandomi la sua reazione, gioendo del sussulto udibile, l'eco del mio interiore, lieto che ora non riesca più a ricordarsi nemmeno del motivo per cui stava litigando con la mia brutta copia.
Un senso di indicibile soddisfazione mi pervade quando si volta verso di me a occhi sgranati mormorando "Sasuke", facendo trasparire tutto il suo stupore, uno stupore che le inebedisce i sensi al punto da non riuscire a credere o a sperare di essere davvero di fronte a me.
Leggo nella sua espressione il dolore, l'aspettativa, l'attesa, la paura... tutto, ma non indifferenza: non ha mai smesso di pensare a me.
La guardo negli occhi e per poco non mi tradisco: eccole le foglie eternamente verdi, ecco l'eterna Konoha, ecco l'eterna casa.




   
 
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