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Autore: Elenim    22/02/2005    2 recensioni
Perchè? una sola domanda mi risuona nella testa, una sola parola che precede altre che specificano le mie domande su di te... su di me... su di noi... ma una sola domanda mi pongo da quando mi hai baciata: perchè ti piaccio? è la mia prima storia che pubblico dopo le mie poesie che stanno lentamente occupando una piccola e remota sezione del sito. spero solo che vi piaccia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Ehi aspetta

-Ehi aspetta! Dove vai così di fretta Gin? – mi aveva urlato il mio seccante compagno di classe Jim mentre tentavo di sfuggire da lui. Da quando il mese era cominciato non la piantava di starmi addosso e quel che era peggio tutti avevano cominciato a pensare che io e lui ci fossimo messi insieme. Un autentico inferno. A scuola, per ogni corridoio in cui passava, sentivo le voci dei miei compagni che dicevano “Gin&Jim, il matrimonio si terrà a giorni nel bar della scuola e si festeggerà con Jin e Votka”. Che stupidi, non sanno neanche fare una battuta decente per prendermi in giro, dovrebbero inventare un corso apposito per gente come loro.

Jim, non è affatto male, questo è vero, ha i capelli biondi che incorniciano il volto sempre molto giovanile e abbronzato e ha gli occhi azzurri ed è uno dei più atletici di tutta la classe, ma non è decisamente il mio tipo e il motivo sta nel fatto che mi prende sempre in giro e quelle poche volte che non lo fa, trova sempre il modo di farmi arrabbiare. Siamo come il giorno e la notte, ovvero non possiamo e non potremo mai piacerci con un valore affettivo che superi l’amicizia a distanza e questo a me sta bene.

-Gin, fermati! Il prof mi ha detto che…  - in quel momento mi fermai, cosa aveva ancora da dirmi quel rompiscatole? – finalmente ti sei fermata! Sapevo che appena nominavo la parola “professore” lo avresti fatto! – mi disse facendomi l’occhiolino. Che potevo farci se non sopportavo non sapere cosa dicevano i professori sul mio conto? Tutto il contrario suo, come ho già detto. Ho i capelli neri e lunghi, la carnagione chiara come il latte e gli occhi color cioccolato, tutto il contrario di Jim, nonostante i nostri nickname siano molto simili, infatti Jim e Gin non sono i nostri veri nomi come di sicuro avrete capito: il vero nome di Jim è James, mentre io mi chiamo Giuly, è un nome molto diverso dal nick, ma mi chiamano in questo modo da così tanti anni che ormai mi ci sono affezionata.

-Quando la pianterai di starmi addosso Jim? Se non mi sbaglio il periodo della ricerca di storia è finito da un bel pezzo, non hai più motivo di stami vicino ogni minuto che passa!

-Si invece! Il motivo ce l’ho!

-E quale sarebbe?

-Segreto! Non lo dirò mai alla persona più chiacchierona del mondo!

-Se questa era un’offesa era senza fondamenta, io non chiacchiero mai!

Delle volte Jim dice cose senza senso, e dire che lui per prendere in giro la gente ha una certa classe, se quel corso per imparare a prendere in giro le persone esistesse sul serio, lui sarebbe veramente l’insegnante l’ideale, ma in quei giorni si comportava in modo decisamente strano e ve lo posso garantire io che lo conosco dai tempi dell’asilo. Una lunga conoscenza se pensate che ora stiamo frequentando la prima superiore.

-Mi vieni a vedere questo pomeriggio alla partita?

A quelle parole non potei trattenere a un leggero rossore di apparire in faccia. –Come mai questa domanda?

-Beh, dato che la gente a scuola pensa che stiamo assieme, perché non dar verità alle voci?

-Perché a me non va, e poi non è vero che stiamo assieme! Siamo solo amici di infanzia e tu decisamente non sei il mio tipo!

-Eddai, che ti costa dopotutto… - mi supplicò assumendo degli occhioni da cucciolo e un tono molto infantile.

-Sai bene che a me non interessano le partite di calcio. - gli dissi seccata entrando nell’aula dove tra un paio di minuti ci sarebbe stata la lezione di Matematica.

-Si si è vero… a te interessano solo libri e scuola… stavo per dimenticarmene…

-Lo dici come se fosse una tragedia!

-Ma è una tragedia! Se continui così finirai per non trovarti mai il ragazzo.

-Sembri mia madre, anche lei mi ripete le stesse cose… e poi a te cosa importa?

-Beh, siamo amici no? È naturale che me ne preoccupi.

-Se avrò mai voglia di trovarmi un ragazzo sarai il primo a venirlo a sapere, ma per il momento preferisco pensare a diplomarmi, sono stata chiara?

-Cristallina. – mi rispose andandosi a sedere nel banco vicino al mio, quanto mi venia voglia di prenderlo a schiaffi quando usava quell’atteggiamento di menefreghismo riguardo allo studio e alla scuola. Beh, d’altronde io facevo lo stesso con lo sport, per cui potevamo dire di essere pari.

-Sai, mi ricordo ancora che quando eri piccola eri più allegra e non passava minuto in cui non giocavi con me.

Mi sorprese quella frase. –Come mai rivanghi il passato? Non è da te.

-Chissà come hai fatto a cambiare in questo modo…

-Hai mai sentito parlare del tempo? La gente cambia mio caro!

-Tranne io! – quel suo sorrisetto compiaciuto mi fece star male, come poteva piacergli rimanere infantile come un bambino delle elementari?

-Non proprio… fino a qualche giorno fa mi prendevi i giro, come mai ora non lo fai più?

-Ti piaceva essere derisa da me?

-Per niente, ma tu ti ostini a dire che non cambierai mai…

-Beh, forse su qualche cosa sono cambiato, ma la cosa si limita a questo!

La prof arrivò appena Jim finì di pronunciare quella frase, e tutto d’un colpo diventò stranamente serio. Finalmente, non ne potevo più di attendere l’inizio della lezione, peccato che sia durato così poco quel momento di paradiso intriso di equazioni e dovette lasciare spazio a una molto noiosa lezione di scienze. Si, lo ammetto, non mi piace scienze, la detesto, mi fa ribrezzo l’anatomia e mi fa venire l’orticaria la chimica, non mi piace proprio; questo di certo non si può dire di Anna, un’altra mia grande amica di infanzia, lei adora fare questo genere di lavori, non la invidio proprio.

-Come fa a piacerti questa roba? – le dissi agitando delicatamente una provetta che conteneva uno strano liquido dal colore indefinibile.

-Nella stessa maniera in cui a te piacciono le altre materie. – mi rispose lei con semplicità.

-Non è assolutamente possibile.

-E perché? Ah, attenta a non far cadere quella provetta, è acido…

-Perché non sono pericolose come queste. – le risposi mentre riponevo al suo posto la provetta di acido. Per un paio di minuti rimanemmo in silenzio ad ascoltare l’insegnate, poi Anna ricominciò a parlare.

-Quando ti darai da fare con Jim? – per poco feci cadere la provetta che tenevo in mano in quel momento.

-Ma che ti salta in mente!!? – le urlai cercando di non farmi sentire dalla prof.

-Dai, ormai dovresti essertene accorta pure tu da come ti guarda che è innamorato cotto di te… - ma come si permetteva quella stupida nel dire una cosa del genere? Jim innamorato di me? Ma siamo diventati matti? Questa è una cosa assolutamente impossibile e irragionevole! - … e tu sicuramente ti sarai messa con lui, no?

-Non avrai mica dato retta alle voci di corridoi spero… - ma come poteva credere ad una sciocchezza del genere? È vero che Jim mi stava sempre appiccicato di recente, ma lo faceva come se fossimo madre e figlio, non gli interessava minimamente mettersi con me.

-All’inizio anche io pensavo che fosse tutta una presa in giro da parte dei nostri compagni di classe, ma poi, quando ho notato come ti guarda Jim mi sono detta “ma guarda, si mettono insieme e non mi dicono nulla, belli amici che mi ritrovo…”.

-Tu sei tutta suonata… hai fatto supposizioni senza chiedermi nulla e per giunta mi sei venuta a chiedere se mi sono data da fare… ma come ho fatto a trovarti?

-Ma dai, adesso non dire che non ti sei accorta di come ti guarda Jim perché non credo che tu sia un cubetto di ghiaccio fino a questo punto. – feci scena muta fissandola con uno sguardo indemoniato. Come poteva definirmi un ghiacciolo? – Evidentemente sei davvero un cubetto di ghiaccio.

-Taci! E comunque, se tu avessi ragione, perché Jim non si è ancora dichiarato? Mo lo sai spiegare? – mi guardò molto perplessa quando gli feci quella domanda.

-Non è mica una cosa da prendere alla leggera, soprattutto se la persona di cui ci si è innamorati sei tu…

-E per quale motivo?

-Giuly, ma tu sai come ti chiamano gli altri? “Gin, la strega dei ghiacci” e non è perché hai un colorito che ricorda la Siberia, ma per il modo freddo in cui ti comporti! Sei fredda e glaciale con le persone che ti rivolgono la parola a meno che non si tratti di un professore o di me, e quel che è peggio tu non te ne accorgi neanche!

Che cosa? Io, una regina dei ghiacci? Sono così terribile con le persone? Rimasi zitta per tutto il resto della giornata, tanto che davo l’impressione forse di essere ancora più fredda del solito. Quella notizia mi aveva depresso molto, solo Anna sembrava esserselo accorta, beh, dopotutto me lo aveva detto lei, ma quel che mi faceva stare male era che Jim non me ne avesse mai parlato, forse anche lui era dello stesso parere e forse in quel momento se la stava ridendo alle sue spalle proprio su quella battuta. Che stupida che sono stata nel pensare che io e lui fossimo amici!

-Ehi Gin! Come mai quel muso lungo? – mi girai, era Jim. – Come mai hai gli occhi lucidi? Cosa ti ha fatto piangere?

-Eh? Io non sto affatto piangendo! – infatti era così, io non stavo piangendo, o meglio, non lo facevo intenzionalmente.

-Sarà, ma quegli occhioni pieni di lacrime che stanno per scorrerti sulle quelle guanciotte rosse mi dicono il contrario.

Come faceva a farmi ridere in un momento simile? Possedeva di certo un potere speciale che io non possedevo, ma ancora non credevo alle parole di Anna riguardo al fatto che lui fosse innamorato di me, non era assolutamente possibile.

-Vuoi che oggi ti accompagno a casa? Oppure te la senti di andare da sola?

-Da quando così premuroso e gentile? Non avevi detto che non eri cambiato affatto da quando eri piccolo?

-Non rinfacciarmelo ogni momento!

-È il mio modo di tenermi allegra, sai com’è, tu stuzzichi me io stuzzico te.

-Allora sono felice di esserti d’aiuto in un modo o nell’altro.

Fu un attimo, quasi non me ne sarei accorta se non fosse stato per la lunghezza della durata di quello che fece Jim. Dopo aver finito di parlare si era avvicinato al mio volto e dopo avermi accarezzato la guancia distogliendo la mia attenzione dal suo sguardo intenso mi baciò, mi diede un dolce, bellissimo, caldo e fuggente bacio sulle labbra in mezzo a tutta la classe e poi, dopo essersi allontanato da me fuggì fuori dall’aula senza che io notassi il rossore che si era venuto a crea re sul suo volto, ma non avrei potuto notarlo comunque, ero troppo scioccata per potervi prestare attenzione, avevo appena ricevuto il mio primo bacio dal mio migliore amico.

  
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