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Autore: Tota22    15/06/2015    2 recensioni
Una panchina verde e scrostata in un parco giochi di periferia testimonia l'incontro tra due sconosciuti. Nonostante abbiano in comune ben poco, i due ragazzi si ritrovano a intraprendere un viaggio che ha come complice la notte. Il sorgere del sole è il traguardo della gara, la sfida è vivere come se fosse l'ultima notte sotto il tetto del mondo. Sarà l'alba a decidere se sciogliere o saldare per sempre un legame inaspettato.
[Momentaneamente sospesa]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 5

Tic Tac

Oliver



Oliver si era un po' calmato.
Aveva pianto, per la prima volta, da quando aveva scoperto di essere malato. Malato sul serio, non come nei mesi di limbo in cui ancora nessuno capiva cosa avesse.

Quel periodo era stato triste e pesante, certo. La speranza però lo teneva aggrappato alla realtà, come l'aveva sempre vissuta. Il ragazzo, perciò, non aveva mai ceduto al richiamo insistente e liberatorio delle lacrime.

In quel momento, però, si sentiva meglio. Non gli importava di aver pianto davanti a uno sconosciuto, di aver singhiozzato come un bambino.

-  Sai, una volta ho letto un racconto... -

La voce di Al era sottile e leggera, una falena dalle ali vellutate. Oliver guardò il suo vicino di panchina, mentre le labbra sottili si muovevano, costruendo parole.

- Un uomo vagabondava per sentieri sconosciuti, finché non si ritrovò in una vallata chiusa da una corona di monti. Il sole seguiva il suo corso verso ovest, nel tardo pomeriggio, e il viaggiatore decise di sedersi sull'erba che costeggiava un ampio fiume.
Guardando di fronte a sé, l'uomo scorse una piccola isola dalla forma regolare, che sorgeva nel tratto più ampio del corso d'acqua, e prese ad osservarla.

La stranezza dell'isolotto era il fatto che sembrasse diviso perfettamente a metà.

Il versante che si sviluppava verso ovest era rigoglioso, ricco di erba fresca, alberi fronzuti e fiori profumati. Era pervaso da un profondo senso di vita,  come incantato in una primavera senza fine.
L'altra estremità dell'isola invece, quella orientale, era immersa nell'ombra più cupa. Gli alberi che la ricoprivano erano scuri e melanconici, spettrali.
Dall'erba scura si innalzavano lugubri tumuli, simili a tombe. L'acqua stessa che lambiva quelle sponde era torbida e ombrosa. -

Sotto incantesimo Oliver ascoltava Al, come se davvero quel ragazzo l'avesse ipnotizzato con una formula magica.
Parlava come se stesse cantando una ninna nanna a un bambino, o bisbigliando dolci sciocchezze nell'orecchio di un'amante.
Frasi decorate da un'intonazione calda e avvolgente, che prima di quel momento Oliver non aveva mai sentito uscire dalle labbra di ragazzo-elfo, inchiodarono colui che ascoltava alla panchina e ne catturarono l'immaginazione.

 Sembrava di essere lì, insieme al viandante, seduti nell'erba fresca di rugiada ad osservare il fiume.

- Fu allora che, mentre il sole iniziava a tramontare,  l'uomo scorse una figura galleggiare sull'acqua del rivo. Una fata piccola, luminosa, eretta su una canoa fragile che ella spingeva con un remo fantasma. Passando per la sponda occidentale, ancora illuminata dagli ultimi raggi rossi del sole, la creatura sembrava pervasa da una gioia indicibile. Pagaiava serena, inebriata dal profumo dei fiori che spingevano le loro corolle sull'acqua, esaltata dal suono del vento tra gli steli.

Quando però la sua piccola imbarcazione attraversò il confine con la sponda est, il suo umore si incupì. Il dolore sembrava trasfigurarla quando entrava nell'ombra.
La sua ombra stessa si staccava dal corpo e cadeva nell'acqua rendendola ancora più nera. Lentamente scivolava sui flutti,  alla fine compì il periplo dell'isola per ritornare al punto di partenza. Ad ogni nuovo giro, la fata gioiva malinconica dell'ultima luce sulla sponda ovest, mentre poi procedeva cauta e guardinga nel tratto a est, cercando di evitare le propaggini degli arbusti neri. Ad ogni giro riemergeva più debole ed effimera, ad ogni passaggio a est cadeva da lei un ombra più scura.

Alla fine, però, quando il sole fu definitivamente tramontato la fata, ora soltanto mero fantasma di se stessa, arrivò sconsolata nella regione dei flutti d'ebano. L'uomo che l'osservava non seppe più dove ella si diresse, poiché ormai era buio e non era più possibile scorgere la sua figura.-

Il racconto si interruppe, come anche l'incantesimo che aveva avviluppato Oliver.

La storia l'aveva messo a disagio e riempito di malinconia. Gli sembrò raccontasse qualcosa di così ridicolmente simile a come si sentiva lui in quel momento, che ne rimase sconcertato. Perché ragazzo-elfo aveva scelto quel racconto? Che cosa voleva dirgli davvero?

Dopo una pausa, Al riprese a parlare:

- Credo che il periplo della fata attorno all'isola dalle due facce rappresenti la vita. La luce è l'estate, l'ombra l'inverno. Ogni volta che la fata ripete il suo giro si avvicina sempre di più alla morte. Destino inoppugnabile.

Tuttavia non è incantevole il suo sorriso quando sente il profumo dei fiori?  Non è coinvolgente la sua gioia nel navigare nelle acque chiare? Anche quando perde se stessa, quando sbiadisce risucchiata dall'ombra, non ama il tocco degli ultimi raggi del sole sulla sua pelle?
Infine quando attraversa i frutti d'ebano, non ha imparato qualcosa di nuovo nell' evitare le ombre nere e a rifuggire le piante e le loro foglie scure? -

Oliver non si aspettava per nulla un discorso del genere, un'analisi poetica così dettagliata, soprattutto da quel ragazzo strano incontrato da neanche un'ora.

- Wow non ti facevo così poeta! Mi hai stupito!- Oliver era sinceramente colpito, ma l'intonazione della voce gli uscì troppo scherzosa, quasi ironica.

- Cosa intendi? Sembro una persona stupida? -

- No affatto, però...  sai è difficile trovare qualcuno come te, intelligente e appassionato che fa questo tipo di discorsi in un posto così... -  non fece in tempo a finire la frase, che il ragazzo si era reso conto di aver detto una cazzata. Ebbe la conferma dallo sguardo infuocato di rabbia che gli scoccò Al.

- Un posto così come? Non credi di essere un po' stronzo tu, questa volta? Solo perché vieni dalla città questo non ti da il diritto di essere prevenuto sulla gente che abita qui, soprattutto pretendere di sapere che discorsi fanno. Non tutti sono interessati solo a tette e calcio, anzi la distribuzione dell'ignoranza è omogenea  sia in periferia che nei quartieri ricchi.

Comunque sia chiaro che qui non viviamo come i primitivi. Guarda che siamo tutti andati a scuola, dato che si chiama dell'obbligo per un motivo...-

Oliver espose i palmi delle mani aperte, a mo di difesa, e si affrettò a sedare la rabbia di ragazzo-elfo.

- Ehi ehi calma, non ti infervorare. Hai ragione, ti chiedo scusa per il commento fuori luogo...-

Il ragazzo fece un respiro profondo e poi chiese ciò che gli premeva di più in quel momento.

- ...ma tornando alla storia, perché me l'hai raccontata? La fata muore, giusto? Si perde nell'acqua, riducendosi a una pallida ombra della sua vera essenza. Praticamente hai tradotto in racconto la mia paura più grande, quello che non voglio diventare. La brutta copia, un riflesso inceppato di quello che sono adesso. Mi chiedo se...-

Le lacrime ricominciarono ad affollarsi sulle ciglia di Oliver, offuscando le iridi castane.

- ... se non sarebbe più facile andare via anzitempo, quando ancora sono me stesso... quando ho la possibilità di farlo da solo...-

Al si mosse di scatto, saltò in piedi mettendosi di fronte a lui, e quasi urlò con tono esasperato.

- No! Non hai capito proprio niente! Non era questo il senso. Secondo te racconto una storia per farti pensare di buttarti da un ponte? Ma io non lo so! -

Oliver non poté fare a meno di farsi scappare una risata nervosa, tra un singhiozzo e l'altro. Fissava dritto negli occhi verdi il ragazzo in piedi, il quale torreggiava su di lui e gesticolava come un invasato.

- Quello che volevo farti capire è che la tua fine è inevitabile... -

- Oh grazie, sei di nuovo molto d'aiuto... -

Un'occhiataccia, che sembrava dire "lasciami finire",  fece serrare la bocca a Oliver.

- ... come anche la mia... la fata rappresenta me o te o chi ti pare, mentre percorriamo le tappe della nostra vita. La differenza è che il tuo battello va più veloce del previsto e magari imbarca anche acqua.

Il che è una vera merda, lo ammetto.

Questo però non ti impedisce di godere ancora di tanti momenti felici, di vivere la tua vita al meglio delle tue possibilità! -

Oliver sbuffò scettico, non era per nulla convinto.

- Perché mi puzza di frase riciclata da qualche film? Tipo il "Carpe Diem" del professor Keating ne "L'attimo fuggente". Mi spiace, ma la mia vita nel prossimo futuro sembra solo una gran merda e non credo ci sarà gran che da cogliere. -

- Sbagliato, invece noi stasera coglieremo questo fottuto attimo. -

- Noi? -

Oliver era sempre più confuso, non ci stava capendo nulla di tutto quel discorso.

- Si noi. -

Al si arrampicò sulla panchina, un piede sulla seduta l'altro sulla spalliera. Somigliava ad un avvocato dell'antica Roma, in mezzo al foro, che si preparava all'arringa. Mise le mani sui fianchi, in una posa che ricordò ad Oliver sua madre, e lo guardò dritto negli occhi.

 - Ascolta, ti faccio un'altra proposta... dato che stasera evidentemente qualche strano demone si è impossessato di me e sto compiendo un sacco di azioni che normalmente non mi passano neanche per l'anticamera del cervello. -

- Ti propongo una valida alternativa al rimanere qui a deprimersi tutta la notte, pensare a tutto ciò che la vita ti toglierà e disperarti.-

Uno strano senso di eccitazione pervase Oliver, un formicolio che partiva dalla base della schiena. Da quanto non si sentiva così interessato, così ammaliato e catturato da qualcuno? Il ragazzo stava iniziando a pensare che non era poi così male che la sua moto si fosse fermata proprio lì, a due passi dal parco giochi, dalla panchina verde e scrostata dove era seduto.

- Sentiamo. -

- Ok, che ore sono? -

- Le dieci meno un quarto. -

Al battè le mani e unì i piedi.  Rimase in equilibrio sulla panchina, come in preghiera.

- Allora immagina di avere tempo fino all'alba, quindi circa otto ore, per decidere cosa fare della tua vita... -

Oliver non aveva capito bene. - Cosa? -

-...continuare e vedere cosa succede nel prossimo capitolo o lasciare andare... chiudere il libro. Non guardarmi così, devi solo fingere che il tuo tempo stia per scadere, non è mica per davvero!

Avvialo tu quel fottuto conto alla rovescia, quella sveglia dentro di te. Bam! Impostata per le sei di domani mattina.

Che faresti in queste ore, nel tuo ultimo giro intorno all'isola?  Dove andresti? Con chi vorresti parlare, ti piacerebbe salutare qualcuno? Vuoi provare qualcosa che non hai mai fatto, oppure ti piacerebbe rileggere un libro che ti è caro o tornare in un posto che hai sempre amato? Cosa tenteresti per convincerti che vale la pena affrontare tutto questo schifo? Cosa ti renderebbe più leggero, cosa ti darebbe la spinta per andare avanti? -

Oliver guardava Al come se fosse diventato pazzo, se già non lo era.

- Tu sei fuori di testa! -

- Beh che c'è di male? -

Il ragazzo seduto scoppiò a ridere, impressa nella testa l'espressione buffa dell' "Elfo" e una strana euforia che iniziava a impossessarsi di lui.

- Ma tu? Che farai mentre io parto per questa " ultima avventura"? Mi aspetti qui? -

- No, pezzo d'idiota, ti accompagno! Se ti lascio solo in queste condizioni alla prima difficoltà ti deprimi e ti arrendi. Sarò la tua guida. Sarò come Virgilio per Dante, Frate Guglielmo per Adso, Gandalf per Frodo e la compagnia dell'Anello... -

- Non vorrei ricordartelo, ma Gandalf nel primo film cade in una voragine e rimane stecchito. -

- Punto primo: non muore, ma ritorna come Gandalf il bianco nel secondo libro. Punto secondo, di gravità incommensurabile, tu hai visto solo i film? -

- Boh... non lo so. Ho visto il primo credo, per questo per me Gandalf è morto... non sapevo che fosse tratto da un libro.-

- Eretico! Come fai a non sapere dell'esistenza della migliore opera fantasy mai scritta? Non ti vergogni? -

- Mmmm lasciami pensare, no. -

- Questo è uno dei motivi per cui non parlo con le persone. -

- Ma con me hai parlato. -

Oliver colse una strana reazione sul volto di Al, confusione, sollievo un pizzico di paura.

Era come se nel poco tempo passato insieme avesse sperimentato la vera essenza di ragazzo-elfo, come se  quest'ultimo si fosse lasciato andare, avesse aperto uno spiraglio nella sua corazza protettiva, solo per una volta. Oliver non poteva fare a meno di sentirsi fortunato, d'essere stato testimone di quella parte di Al che non veniva mai in superficie.

Non voleva che si chiudesse di nuovo nel suo bozzolo, voleva mantenere quel debole legame che si era creato tra loro, accettare la sfida di quella notte. Aspettava solo un segno.

- Già, ma ormai il danno è fatto e non mi resta che accompagnarti. Allora ti va? -

Eccolo.

- D'accordo accetto, cosa ho da perdere? Poi, quando mi ricapita che un elfo in carne ed ossa mi faccia da guida... -

- Come scusa? -

- Non lo sei? Una strana creatura fatata, spuntata dal nulla in questo posto dimenticato da Dio? Hai dei poteri magici? Non so, una bacchetta che tieni nascosta da qualche parte? -

- Guarda che è inutile fare lo spiritoso, potrei benissimo abbandonare qui il tuo culo da ragazzo perbene. Non so quanto resisteresti da solo prima di finire in mutande -

- Okay, okay hai vinto. Che si fa ora?-

 

 
N/a
Ciao a tutti! Ecco qui, in super anticipo, il nuovo capitolo. Finalmente si passa all'azione e la vera avventura di Oliver e Al può cominciare. Cosa ne pensate?
Il racconto che ho inserito all'inizio è ispirato a una storia di Edgar Allan Poe che si intitola, appunto, "L'isola della fata" . Fa parte della raccolta dei Racconti dell'Immaginario e le frasi in corsivo sono passaggi che ho riportato fedelmente. Ovviamente questo racconto non è mio e tutti i diritti sono riservati a chi di dovere. Mi sono imbattuta in esso recentemente e mi è sembrato perfetto da inserire nella mia storia. Se vi va, vi consiglio di leggerlo per intero perché è bellissimo.
Grazie ancora a tutti i lettori e a coloro che lasciano qualche pensiero nelle recensioni.
A presto!
  
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