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Autore: lovingemmaswan    15/06/2015    3 recensioni
Una storia Captain Swan basata sulla gravidanza di Emma, dal test di gravidanza positivo alla nascita del bambino.
Tradotta da una fanfiction inglese , è ambientata alla fine della seconda stagione.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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"Quindi, perché siete tutti così silenziosi?" chiese Henry, esitando a mangiare la forchettata di spaghetti che aveva in mano.

"Beh, io-noi volevamo parlarti di qualcosa,"

"Che cosa? C'è di nuovo qualcosa che non va?" le sue spalle si abbassarono, e lo sguardo si riempì di attesa. Anche se il ragazzo amava l'avventura, Emma sapeva che la recente quiete che era nuovamente scesa sulla città negli scorsi mesi gli faceva bene. Era la prima volta che lei lo vedeva giocare con i suoi amici e sembrare un normale undicenne. "E' per mia mamma?" mise giù la forchetta sul piatto, sbattendola.

"No, non c'entra niente, Henry," lo rassicurò, "E'-è una buona notizia", iniziò, incerta, come per convincersi di dire la verità.

"Davvero?" riprese immediatamente la forchetta, l'eccitazione che si vedeva nello sguardo.

Emma prese un respiro profondo, per prepararsi a quello che stava per dire. "Henry... come ti sentiresti se ti dicessi che sto per avere un bambino?"

Henry boccheggiò, la forchetta gli cadde di mano, con esattamente la stessa espressione sul viso che Charming aveva avuto settimane prima. Era una delle prime volte che Emma notava una caratteristica familiare tra lui e suo nonno. "Stai per avere un bambino?"

"Sì. Avrai un fratellino o una sorellina in più o meno sei mesi, quindi... come ti senti in proposito? chiese, facendo un tentativo.

Henry valutò la questione per un momento, poi sorrise. "Credo di avere sempre voluto un fratello o una sorella," fece un'altra pausa, come se un pensiero lo avesse colpito, "Aspetta, hai detto 'noi' dobbiamo dirti qualcosa," disse con tono accusativo, guardando sua madre, e poi Killian. "Tu sei il padre del bambino?"

Emma si irrigidì, realizzando che non aveva idea di quanto Henry capisse sul sesso. Non sapeva come rispondere. "Io-"

"Questo è un sì?" domandò l'undicenne. Senza aspettare una risposta, continuò. "Quindi... mio padre?"

"Henry, tuo padre e io- questo non ha niente a che fare con quella che abbiamo avuto,"

"Ma avevi già me... perché non hai avuto un altro bambino con mio papà?"

"Ragazzino, qualche volta le cose semplicemente non funzionano così,"

"Quindi adesso ami Killian?" Henry replicò, un'espressione concentrata sul viso, sforzandosi di capire 'come le cose funzionano'.

"E'-è più complicato di così,"

"Ma è per questo che lui sta vivendo con noi?"

"Sì, Henry, è per questo che lui sta vivendo con noi. Ma lui non rimpiazzerà tuo padre,"

Henry scosse la testa, con un mezzo sorriso sul viso. "Quindi ora ho due padri e due madri e uno di loro è Capitan Uncino. Questa famiglia diventa più strana ogni giorno che passa,"

"Non hai due papà, Henry," lo corresse Emma, velocemente.

"Perchè, tu non mi vuoi?" chiese, guardando Killian che era sembrato veramente a disagio durante tutta la conversazione.

"Henry, ora siamo una specie di grande famiglia, ok?" rispose Emma.

"Ma adesso che avrai il tuo bambino, uno che non devi condividere, uno che avrà un papà... mi ridarai a Regina?"

"No! Henry, cosa te lo fa pensare?"

"Voglio bene a mia mamma, ma voglio bene a entrambe, e non voglio che qualcosa cambi,"

"Niente cambierà, Henry. Lo prometto. Giusto , Killian?" chiese, guardandolo in un modo che gli fece pensare che era meglio essere d'accordo con lei. A Henry importava la sua opinione.

"Tua madre ti vuole ancora bene, ragazzo," borbottò, poi si scusò, alzandosi e andando al bagno.

"Andrà tutto bene, Henry. Lo prometto." Emma forzò un sorriso, finché suo figlio non ricambiò sorridendo a sua volta.

"Quindi, quando saprai se è un maschio o una femmina?"

"Probabilmente tra qualche settimana,"

"Ma tu vuoi un altro maschio, come me, giusto?" rise. "O vuoi una femmina, come Grace?"

"Onestamente, non ci ho ancora pensato. Tu cosa vorresti?"

Rimase in silenzio per un momento, immerso nei suoi pensieri. "Devo pensarci. Allora... a lui va bene questa cosa?" chiese Henry, girandosi verso sua madre. "Sembrava spaventato."

"Beh, Henry, in qualche modo è spaventoso,"

"Forse vorresti parlargli,"

"Cosa ho fatto per avere un figlio così intelligente?" disse, scuotendo la testa. "Potresti sparecchiare stasera?"

"Certo, mamma,"

Dopo averlo aiutato a mettere un po' di cose a posto, e aver controllato che avesse preso bene la notizia, Emma si diresse in camera. Quasi si scontrò con Uncino che stava uscendo dal bagno.

"Cosa è successo, prima?"

"Cosa è successo, Emma? Davvero me lo chiedi? La tua lista di lamentele nei mie confronti è lunga, Emma. Non riesco a seguirla,"

"Scusami? E' colpa mia? Perché tutto quello che ho visto era Henry che ti guardava per avere conferma che a te importa di lui e tu hai completamente ignorato l'intera conversazione!"

"Importarmi di lui? Non è mio figlio, Emma! Sono qua solo da qualche settimana! Non è colpa mia, ricordi? Io sono solo l'ospite!"

"E' tutto per quello, vero, Killian?"

"Quello?"

"Vuoi stare di nuovo con me?"

"Oh, cazzo. E' davvero questo che pensi? Che è tutto un enorme piano per portarti di nuovo a letto? Perchè quello l'ho già fatto abbastanza, mi pare. " il suo tono zittì Emma. " Non so cosa vuoi da me. Tu non vuoi me. Sembra che mi vuoi, ma in realtà non è così. Vuoi che viva con te, che mi prenda delle responsabilità per questo bambino, ma mi tratti come se fossi solo un fastidio. Un minuto sembra che vuoi baciarmi, il minuto dopo non sono sicuro di essere neanche benvenuto,"

"Killian..."

"Miseria, Emma! Sai quanto è frustrante dormire per un mese sul tuo divano ed esserti così vicino ma così lontano? Pretendi che io faccia finta di essere parte di questa casa, ma poi mi urli contro quando non so come fare. Non sono un padre. Non so come esserlo. Né per Henry, né per questo bambino." disse, indicando la sua pancia.

L'espressione di Emma si ammorbidì, e le sue parole la colpirono come un pugno nello stomaco. Davvero lo aveva trattato così male? Si girò e camminò verso il letto, sedendosi sull'angolo. "Sono una persona terribile," mormorò, a se stessa. "Ecco. Sono ufficialmente terribile,"

Uncino la seguì, sedendosi vicino a lei. "Emma-"

"No, io ti sto costringendo, e io sto facendo affezionare Henry a te,"

"Emma, nessuno sta costringendo nessuno a fare niente. E' solo che ho bisogno di sapere cosa vuoi da me, tesoro. Perché sono qui se tu non vuoi che ci sia?"

Lei si girò verso di lui, le lacrime che le appannavano gli occhi. "Hai ragione. Non abbiamo bisogno di vivere insieme per prenderci cura di questo bambino. Questo... questo non doveva accadere. Non avevo neanche pensato se volessi altri figli o no e ora-"

Uncino la interruppe, le labbra di lui che incontravano quelle di lei, il suo braccio sano che la avvolgeva in modo protettivo, mentre lei rispondeva al bacio. Quando lui si tirò indietro, posò dolcemente la fronte su quella di lei. "Emma, io-" Questa volta, fu Emma che lo interruppe, baciandolo di nuovo. Passò la mano sui suoi capelli corti e poi giù, sulla sua schiena, aprendo la bocca leggermente per consentire alla sua lingua di entrare. Con quel piccolo gesto, l'entusiasmo di Killian crebbe notevolmente, prese il controllo, e delicatamente la fece sdraiare sulla schiena.

"Aspetta," si staccò lei, ansimando. "Dovremmo parlarne,"

"Cosa c'è da dire, amore?" disse Uncino, lasciandole una scia di baci sulla mascella.

"Ho bisogno di tempo per pensare di questo, di noi,"

Quando lui smise di toccare la sua pelle, lei non resistette, e catturò nuovamente le labbra del pirata, nonostante le proteste di prima. "Niente, sesso, okay?" riuscì a dire, mentre si baciavano.

"Allora avremo bisogno di rallentare, tesoro," ridacchiò lui, staccandosi da lei lentamente. "Suppongo che il divano mi chiami,"

"Non devi. Non stavolta..."

La mattina dopo, Emma si svegliò sentendo il corpo di Uncino premere contro la sua schiena. I suoi fianchi si muovevano leggermente contro la sua schiena. Dannati ormoni! Non avrebbe mai dovuto lasciato dormire con lei. Controllò l'ora sulla sveglia di fianco al letto. 5.13 di mattina.

"Killian, cosa stai facendo?" lo spinse indietro con le spalle, cercando di farlo stare dalla sua parte del letto. L'unica cosa che Emma ottene fu che Killian mise un braccio attorno a lei e alla sua pancia, stringendola di più. "Killian, svegliati,"

"Mmm?"

"Hey!"

Riuscì finalmente a liberare un braccio, e gli diede uno schiaffo sulla spalla.

"Smettila, amore," mugugnò lui, ancora non del tutto sveglio.

"Uncino!"

"Cosa?" mormorò, aprendo gli occhi. Si lasciò sfuggire una risatina, quando realizzò che lei era intrappolata nelle sue braccia. "Mm, stavo facendo un bellissimo sogno su di te, tesoro," disse, facendo le fuse come un gattino addormentato, senza lasciarla, e Emma roteò gli occhi. "Mi ero dimenticato quando mi mancasse svegliarmi così," continuò, sfregandosi sul suo collo.

"Killian..." sospirò. Immagini della notte precedente lentamente le apparvero in mente. La litigata, i baci, il modo in cui lui la teneva quando lei gli aveva detto che voleva che restasse.

"Cosa? E' davvero così male,Emma?" sussurrò in un tono addormentato ma sensuale, la sua evidente necessità che premeva contro la schiena di lei.

"Prendermi cura dei tuoi bisogni mattutini non era parte dell'accordo. Ti ho detto che potevi stare nel mio letto per stanotte, e-"

Ansimò, quando lui le baciò il collo, appena prima a dove c'era l'attaccatura dei capelli, e poi ancora dietro l'orecchio. Emma non aveva mai provato questo lato affettuoso, in lui. Sì, in certe notti se la prendevano comoda, ma i sentimenti che provava erano completamente diversi, allora. Era sempre una cosa più carnale, alimentata dal desiderio di un diverso tipo di sesso che da quello veloce e eccitante, e lei doveva ammettere che lui era eccellente in qualsiasi tipo. Sapeva che se lui avrebbe continuato così, non sarebbe riuscita a resistergli ancora per molto.

Ma era così bello poterlo stringere di nuovo, svegliarsi con le sue braccia attorno a lei e teneri baci. Era qualcosa che non aveva più lasciato fare a nessuno, dopo Neal. Sentiva il desiderio crescere dentro di lei, mentre lui continuava ad accarezzarla.

"Sei così bella... dio, mi sei mancata, Em,"

"Ascoltati, Killian. Sembri un teenager che prova ad portarmi a letto," disse, ma non fece niente per cercare di fermarlo. Aveva paura di credere che le fosse mancata, che a lui mancasse quello. Aveva paura di ammettere che era mancato anche a lei.

"Sono d'accordo, sono un po' più vecchio e ho più esperienza di così," rise lui, poi si fermò. "Non ho mai detto che non mi sei mancata, Emma," mormorò, baciandola sul collo. "Anzi, ho detto il contrario,"

Lo stomaco di lei fece una capriola, sentendo le sue parole. "Stiamo cercando di far funzionare le cose per molte ragioni, ma non-" un altro gemito non voluto le uscì di bocca. "-stiamo insieme."

"Allora perché sono nel tuo letto, ragazza? Credo che tu mi abbia invitato," sogghignò contro la sua pelle, mentre una mano coraggiosa si faceva strada dal suo stomaco al suo seno. "E quindi cosa è successo la scorsa notte? Ti voglio così tanto, Emma, tesoro," sospirò lui nell'orecchio di lei. "Cosa stiamo facendo? Entrambi proviamo ovviamente dei sentimenti per l'altro..."

Un brivido le percorse la schiena, sentendo la sincerità della sua voce. Doveva ancora essere mezzo addormentato. Non era mai stato così aperto, prima. " Questo non era l'accordo. Non voglio complicare-"

"Gli accordi possono essere regolati, cara. E quello che sta accadendo è già complicato. Cosa cambia, ora?"

Lui aveva ragione. Vivevano insieme. Erano una coppia, tranne per il fatto che lui dormiva sul divano. Cosa stavano esattamente cercando di far funzionare, se non stavano insieme? il pensiero la terrorizzò.

Lui l'aveva lasciata una volta e le aveva spezzato il cuore, e allora non erano niente più che amici con benefici. Come si sarebbe sentita se lui avesse deciso ora che tutto quello era troppo da sopportare? Ma lei lo voleva, per più ragioni. Emma recentemente aveva sentito di avere bisogno di sesso, da quando vivevano in un piccolo appartamento insieme senza avere nessun contatto fisico, escludendo la notte prima. Lo aveva attribuito agli ormoni della gravidanza, prima. Un minuto era contenta di essere single e quello dopo lei lo voleva, subito. Ma come spiegava quella sensazione di calore che sentiva ogni volta che lui le sorrideva?

"Henry è in casa," disse lei, ricordandosi quanto si era arrabbiata con Regina per aver fatto la stessa cosa con Graham.

"Il ragazzo dorme dall'altro lato della casa, amore. Non lo sveglieremo. O forse sì?" disse Killian, passando la mano sul pancia di Emma, sul suo addome. Poi, si staccò da lei, tagliando qualsiasi contatto avesse con il suo corpo. "Emma, per quanto mi piaccia stare a letto con te, se non vuoi farlo, dimmelo," disse, serio.

"Mi lascerai di nuovo?" disse Emma, guardandolo negli occhi, prendendogli la mano e intrecciando le dita di lui con le sue.

"Non se tu non lo vorrai, amore,"

Dopo un momento, lei si lasciò andare,si girò e si tolse lentamente la biancheria. Poteva sentire il suo sospiro quando la vide nuda, da dietro,e presto la sua mano la aiutò a togliere i fastidiosi vestiti rimanenti.

"Sei sicura?" le parole gli uscirono in un sospiro, mentre cercava chiaramente di trattenersi.

"Zitto, Killian,"

Lo baciò, e un basso gemito si levò dalle labbra del pirata. Uncino non aveva bisogno di altri incoraggiamenti. Se tolse velocemente i boxer, buttandoli nelle coperte. Baciò lentamente il dietro del collo di lei, poi passo alla spalla, per poi tornare all'orecchio. Le prese il mento tra le dita, girando la sua testa per poi catturare le sua labbra in un bacio spiazzante, attaccando la sua bocca con una passione che sembrava quella della notte prima. Dopo un attimo, si costrinse ad andare piano di nuovo, passando le dita sulla sua pancia mentre la baciava il collo, arrivando in fine ad accarezzarle il seno. Poteva sentire il corpo di Emma fondersi con il suo, mentre la toccava. Solitamente, il sesso tra di loro era una lotta per il dominio, esplosivo, passionale, ma questa volta, Emma egoisticamente voleva solo che lui la prendesse. Aveva bisogno di sentirlo di nuovo. Sentendolo, dopo qualche altro minuto di carezze , Killian si posizionò contro di lei.

"Vai piano," ansimò Emma.

Incapace di aspettare ancora, Killian entrò in lei gradualmente con un lamento strozzato che non si aspettava di lasciare uscire. Il suo grido era attutito dai capelli di lei. Aspettò un attimo prima di iniziare a muovere i fianchi avanti e indietro, gridando di nuovo, piano, quando lei iniziò a muoversi con lui. Emma appoggiò la testa contro la sua spalla. Iniziarono a muoversi come se fossero una cosa sola, prendendo gradualmente il ritmo, mente i gemiti si alzavano di volume. Per una volta, erano entrambi completamente disinibiti. Non avevano pensieri per la testa, nessuna scappata di una notte, o bambini o lotte per il dominio, erano solo Killian ed Emma.

La testa di Emma era in confusione. Il piacere, la paura del tradimento, il recente affetto genuino che aveva visto in Killian, era tutto troppo per lei da processare. Lo stesso affetto contro cui aveva lottato per settimane. Quello non era solo sesso tra di loro, quello era fare l'amore. Per una volta, non aveva avuto il tempo di decidere se voleva sentirsi così o no, era successo e basta. I gemiti di Killian indicavano che questa nuova intimità piaceva a lui tanto quanto a lei. Dopo pochi minuti, entrambi arrivarono a liberarsi.

"Mio dio, Emma," ansimò lui, respirando pesantemente contro il collo di lei e stringendo il suo corpo così forte, le nocche quasi bianche, come se stesse ancora cavalcando le onde dell'orgasmo.

"Lo so. Anch'io," concordò lei, ansimando ancora. "N-non penso di potermi muovere."

"Allora non muoverti, tesoro," sospirò lui, stringendola tra le braccia.

Emma rise piano. "Non sapevo che potessi essere così," disse, girandosi verso di lui, nascondendo il viso nel suo collo e baciandolo dolcemente.

"Ci sono tante cose su di me che non sai, amore,"

"Killian, a proposito della scorsa notte,"

"E' tutto a posto, Em, non c'è bisogno che ne parli se non vuoi,"

"No, voglio,"

Poco dopo, Emma gridò di dolore, toccandosi la pancia.

"Cosa succede?"

"Non lo so,"

La paura nei suoi occhi lo colpì come una coltellata. "Ho appena avuto un crampo fortissimo," gridò di nuovo, mordendosi il labbro.

"E' il bambino? Cosa devo fare?"

"Penso di stare bene, ora," provò a sedersi, attentamente, togliendosi le coperte, tenendo ancora una mano sulla pancia in modo protettivo. Prese i vestiti sparsi per la stanza dalla notte prima. "Dovrei solo vestirmi,"

"Emma, sdraiati, li prendo io, amore," mormorò, facendola sedere così che non dovesse alzarsi a cercare i vestiti.

"Sto bene, è solo-" si interruppe, colpita da un altro crampo. "Ho solo bisogno di stendermi,"

Uncino quasi ringhiò in risposta, serrando la presa sulle sue spalle. "Sdraiati,"

"killian, sto bene," si sedette, facendo una smorfia al doloroso crampo al basso ventre.

"No, ti porto da Whale,"


 

   
 
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