Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Raviolita    16/06/2015    1 recensioni
'“Ehi guarda in quel pertugio! C'è qualcosa!”
La ragazza fu stupita nel notare che Eren conoscesse un termine come “pertugio” ma non disse nulla. Esasperata lasciò che l'amico andasse a controllare.
Lui non riuscì a trattenere un gridolino, trovando finalmente l'artefice dei suoni di prima. “Ma! Ma questo è un umano piccolo! Tipo cioè, un cucciolo di persona! Com'è che si dice, nel senso... ecco, ci sono, un bambino!” e detto questo incitò la giovane ad avvicinarsi a lui con un gesto della mano. Davanti a Mikasa si parò di fronte l'immagine di un ragazzino malnutrito e fetido intento a mangiar formiche. '
Tutto nasce dall'incontro con Levi, il piccolino più carino dell'Universo, il giorno in cui i nostri amici lo trovarono e iniziarono a prendersi cura di lui.
(C'è un po' di EreMika e un po' di JeanMarco, belle cose insomma)
{Scritta insieme ad Altariah}
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Eren, Jaeger, Jean, Kirshtein, Marco, Bodt, Mikasa, Ackerman
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“Ciao nonna! Ho chiamato per dirti che siamo sul lago d'Iseo. Fra una mezz'ora siamo lì!”

Era la mattina del 14 giugno e i nostri cinque amici erano diretti in auto verso la località montana di Schilpario, in Val Di Scalve. Tra due giorni sarebbe stato il compleanno di Marco e i ragazzi decisero di festeggiarlo a casa della nonna Bodt.

“Sì nonna, Jean è prudente quando guida” disse lanciando un'occhiata al biondo di fianco a lui.

“Okay okay, ciao nonna. A dopo” il ragazzo chiuse la conversazione.

“Allora come sta nonna Carmelita?” chiese Jean.

“Sta bene” rispose il ragazzo lentigginoso.

Passarono alcuni secondi di silenzio, quando Mikasa, in uno dei sedili dietro, esclamò: “Eren che hai? Hai la bibi alla pancina? Ti viene il vomitino? Vuoi che chiediamo a Jean di fermarsi?”

Eren stava visibilmente tremando e con un'espressione sbalordita in viso, disse: “Marco, ma tua nonna si chiama come la mia Barbarella! Non me l'avevi mai detto!”

La ragazza orientale, non se lo aspettava: non stavolta. Senza parole si voltò e prese a

battere la testa ripetutamente al finestrino.

Venne interrotta dal suono di una notifica su WhatsApp.

 

Da: Erwin Capopalazzosama

Come sta andando il viaggio? (~^o^~)(~^o^~)(~^o^~) Levi come sta? /(ç _ ç)/ /(ç _ ç)/ /(ç _ ç)/

 

Di nuovo lui. L'aveva tormentata tutto il viaggio e sembrava non avere voglia di smetterla.

La ragazza, sbuffando, decise di non rispondere e ricacciò il cellulare in tasca.

“Messaggio Erwin quelo! Rispoda!!” cercò di balbettare Levi che ancora stava cercando di imparare l'italiano.

Mikasa, stressata, lo fulminò con lo sguardo.

“NO.”

Marco si voltò verso i sedili posterori accennando un sorriso.

“Marco! Già che stai guardando dietro, controlla se Eren sta davvero bene e che non gli faccia male il pancino. Non voglio che mi vomiti sui sedili!”

 

 

 

“Ohi, Marcolino! Sei arrivato finalmente!” la nonna accolse il nipote pizzicandogli le guance ricoperte di lentiggini, con il suo solito pesante accento bergamasco.

“E voi ragazzi, come siete cresciuti!” disse rivolgendosi agli altri. “E allora è lui il piccolino!” gioì, guadando Levi. “E tu sei nuovo? Non ti ho mai visto! Piacere, Carmelita!” esclamò squadrando Eren.

Il ragazzo, estasiato, strinse la mano all'anziana signora.

“E' un piacere conoscerla! Posso dirle che ha un nome belllissimo?”

La signora rise.

“Okay okay! E' il momento di recuperare i bagagli!” disse frettolosamente Mikasa, uscendo.

Marco le andò dietro.

“Bello l'amore eh?” cercò di tirarla su il ragazzo, ma ricevette come risposta solamente un grugnito disperato.

Quando tornarono in casa, l'odore di pizzoccheri permeava già l'aria: era ora di pranzo. Si sedettero tutti e cinque al tavolo, mentre Nonna Carmelita distribuiva abbondanti porzioni di pizzoccheri nei piatti.

 

Da: Erwin Capopalazzosama

Ehi! Avete già mangiato? Cosa? Levi ha finito tutto? Sono preoccupato! Era tanto gracilino, ha bisogno di mangiare il piccolo, tenetelo d'occhio! /(^///0///^)/ /(^///0///^)/ /(^///0///^)/

Era DI NUOVO lui. In questa occasione lei lo ignorò completamente, senza che Levi se ne accorgesse.

 

 

 

 

“Ehi, il signor Smith chiede se hai mangiato bene.” Sbraitò Mikasa mentre tutti quanti stavano uscendo di casa per passeggiare e smaltire il pasto. “Sì, buono molto! Quando arrive signoru Smitu?” rispose Levi alla ragazza, che stava già rispondendo all'amministratore del condominio.

“Te l'ho già detto. Arriva venerdì sera.”

“Yeeeeeey!” gridò contento il bambino.

“Ma scusate raghi, ma quello là è un ghiacciaio perenne o per zeta?” Esordì in una spassosissima battuta Eren.

Jean si sfilò un guanto (estivo prechè siamo a giugno) e colpì il simpaticone in faccia, mentre l'orientale simulava divertimento.

“Ragazzi, smettetela di far casino! Guardate che mia nonna poi non ci fa più uscire se non facciamo i bravi!” Li avvertì Marco intanto che scendevano la strada che li portava al centro del paese. “Piuttosto, che ne dite se andiamo a prendere qualche leccornia in pasticceria?”

“Beh, le LECCOrnie le possiamo avere sempr-” Jean fu interrotto da una gomitata nella pancia da Eren, che sbuffò: “Tieniti per te tutte queste cose da gay, Dio!”

“Coccolatino! Gnemmi!” si intromise il piccolo moro, chiudendo le strane pieghe che il discorso stava prendendo.

Il ragazzo castano, in tono stavolta più serio, sussurò a Mikasa: “Il signor Smith lo sta viziando troppo, ci costerà un capitale.”

La ragazza annuì. “Hai proprio ragione Eren, come sempre. Non voglio che cresca maleducato.”

La conversazione terminò intanto che Jean apriva la porta del bar Valvolyno.

I ragazzi occuparono un tavolo, e dopo aver ordinato, ognuno aspettava di gustare i pasticcini. Passato qualche minuto d'attesa, la cameriera appoggiò davanti a loro un vassoio pieno di paste di tutti i tipi e di tutti i gusti e di tutti tutti.

Nella foga di inghiottire più dolci possibili, Levi si sporcò il viso di panna montata, e Marco lo pulì con una salviettina umidificata (un po' puzzolente perchè presa in offerta alla Lidl).

Mikasa vedendo la scena non potè fare a meno di immaginare quale sarebbe potuta essere la reazione di Erwin. Probabilmente, pensò tra sé e sé l'orientale sarebbe morto sul colpo. Era tutto così schifosamente adorabile.

Bzzz Bzzz

La giovane scorse un dito sullo schermo dello smartphone. Aveva ricevuto un altro messaggio da Erwin. Era certa che si trattasse di una domanda sulla merenda.

Dall'altra parte del tavolo, Marco domandò al biondo che stava di fronte a lui: “Ehi ma i cannoli non li mangi? Sono molto buoni.”

“No, mi fanno schifo in realtà. Preferisco tutte le altre paste.”

Eren si intromise “Di certo non fa più schifo di te che fai il gay da mattina a sera.”

Jean lo ignorò, dando un morso ad una piccola sfogliatella al cioccolato. Non contento che la sua provocazione fosse andata a vuoto, lo stuzzicò nuovamente: “Eppure è strano. Avrei giurato che i cannoli ti piacessero parecchio!”

Questa volta il castano non potè evitare un'altra guantata (quella opposta a prima) seguita da pugni e calci, che fecero rovesciare il tè addoso al giovane Jaeger.

 

 

 

Il gruppetto ormai stanco dopo il viaggio e le fatiche (perchè andare a mangiare i pasticcini è faticoso, beh beh) tornarono a casa Bodt e dopo una veloce cena era giunto il momento della nanna.

“Ok, ho assegnato i letti. Tu, Marco, che sei di casa starai sul divano in salotto. Eren e Jean al piano di sopra, in soffitta. Ci sono un paio di brande e sono separate da un paravento, così avrete i vostri spazi... e Mikasa e il piccolino staranno nella stanza degli ospiti. Buona notte a tutti, ragazzi bellissimi! Un bacio grande! Pota!”

Jean ed Eren abbassarono la testa e uno dietro l'altro si diressero rassegnati verso le scale, e così fece anche Mikasa accompagnata dal piccolino. Jean si voltò per guardare Marco, con una promessa negli occhi e bisbigliò: “'mo quando tutti dormono te faccio vedere io'l cannolo, boia de'”

 

Mikasa, arrivata a destinazione cercò una posizione comoda per dormire e sistemarsi anche con Levi. Dopo un paio di minuti però capì di non poter assolutamente sopportare la presenza del marmocchio. Era così abituata a dormire con Eren (a causa degli incubi) che ogni altra presenza la infastidiva.

I brutti sogni consistevano in una fuga disperata da un maremoto infinito di Ramen, e lei semplicemente non riusciva a conviverci: la sua unica via di fuga era quella di abbracciare il suo Eren.

La ragazza spinse giù dal letto Levi con i piedi, e la sua caduta rimbombò per tutta la casa. Presa da compassione però gli buttò addosso qualche coperta, sennò sarebbe stato cattivo, insomma.

Chiuse gli occhi, abbracciando il cuscino e fingendo che fosse il suo amato. Ma no, non era lui. Non era per niente confortante.

Presa quindi dal rimorso per aver scaraventato il bambino giù dal letto e animata dall'incontenibile desiderio di passare la notte con l'amico (ahimè non come avrebbe davvero voluto lei, però) si alzò e prese in braccio il piccolo, adagiandolo sul letto e rimboccandogli le coperte in un gesto di inconsueta tenerezza.

Si diresse in punta di piedi verso le scale e le salì come un ninja. Arrivata in soffitta notò come il letto assegnato a Jean fosse già vuoto e pensò di non essere la sola messa così male.

Si intrufolò tra le lenzuola della branda di Eren che si sveglò di colpo.

“Ehi, ma che ci fai qui? Brutti sogni?” domandò, la voce impastata dal sonno.

“No, stavolta non c'entrano gli incubi. Ehm... vedi... c'era un ragno in camera mia, ed era veramente enorme.” Cercò una scusa la giovane.

“Ma tu non hai paura dei ragni!”

“Era grosso, grosso più grosso!”

“Non potevi ucciderlo?” Sospirò il castano.

“Non ci arrivavo. Poi Levi mi dava fastidio, mi riempiva di calci.” Balbettò frettolosamente Mikasa.

Prima che Eren potesse chiederle altro, lei gli imbastì un'ulteriore scusa: “E- E poi entravano gli spifferi dalla finestra.”

Eren stranamente capì, in un raro momento di lucidità.

“Ah! Quindi volevi dormire con me! Solamente quello! Ma perchè non l'hai detto subito!” Disse, mentre accoglieva la ragazza con sé, circondandola con un braccio.

Mikasa sorrise, quasi commossa: ora poteva dormire tranquilla.

Gesù cristo, ha un alito da stendere i cavalli. Fu l'ultimo pensiero della mora prima di addormentarsi.

 

La mattina seguente, ben riposati (tutti tranne Jean e Marco), dopo aver gustato la colazione, decisero di uscire per un'escursione al Passo dei Campelli, una zona panoramica sulla vallata. Durante il tragitto, passarono accanto a una minieria, e, incuriositi stabilorono di visitarla. Entrando in miniera, vennero accolti da un pittoresco ragazzo sui venticinque anni, i cui occhi sembravano fulminati dalla bellezza particolare di Mikasa.

“Salve ragazzi! Io sono Stanislao, siete venuti per fare un giro in mineria?” li accolse il giovane, con un forte accento locale. I ragazzi ricambiarono i saluti.

“Selamat pagi!” esclamò felice il bimbo indonesiano.

Marco, ignorando Levi, rispose a Stanislao: “Sì, grazie! Sei tu la guida?”

“Certo, seguitemi!” sorrise Stanislao, che iniziò a porgere ad ognuno un elmetto di protezione, fermandosi un attimo di troppo ad osservare il viso dell'orientale.

Terminata la visita della miniera, il ventenne provò ad approcciarsi a Mikasa: “Ohi come ti chiami?”

“Mikasa, tu?” gli replicò.

“Io sono Stanislao! Perchè sei qui? Vieni spesso?”

“Emh... sono qui per il compleanno del mio amico” disse indicando Marco “E siamo venuti qui per festeggiarlo. Veniamo qui solo in occasioni speciali.”

“Ah bene, allora ci becchiamo in giro!”

Mikasa annuì senza troppa convinzione.

Una volta usciti dalla miniera, gli amici ripresero la strada per i Campelli.

“Quel tipo ti ha fatto un po' troppe domande per i miei gusti” ipotizzò Eren rivolto a Mikasa. Sembrava più sveglio del solito, forse era l'aria di montagna che gli faceva bene.

Mikasa perse un battito e sussultò, nascondendo una risata nervosa. “Ma che dici Eren? Di certo Stanislao non è il mio tipo.”

“Si Eren fidati, non è proprio il suo tipo!” s'intromise Marco, accanto a loro.

“Ehi movti Jean! Tu lento! Cepat!” gridò il piccolo, voltandosi indietro.

L'attenzione di tutti quanti fu improvvisamente sul rgazzo biondo dietro di loro, che camminava lentamente e in modo molto strano.

“Ehi Marco, non ti credevo così ingombrante!” scherzò il castano

“Ti pare che io mi stia lamentando? No, quindi stai zitto. Tanto meglio per me.” ribattè Jean.

Marco scorse gli occhi sul guardrail che separava la strada dal precipizio in mezzo ai pini. Oh, era così invitante! Ci si sarebbe buttato di sotto Datemi una pala, qualsiasi cosa pur di fuggire da qua! Pensò tra sé e sé Marco.

 

 

Siccome avevano in programma di fermarsi a fare un picnic nella natura, i ragazzi ora si trovavano a consumare i deliziosi panini di Nonna Carmelita sostando di fronte alla Madonnina dei Campelli, in mezzo ai prati e alle cime scalvine e a solo mezz'ora dalla loro destinazione.

Eren tirò fuori bacchetta e cellulare dicendo: “Che giornata sarebbe senza un bel selfie?” richiamando i sorrisi dei suoi amici.

Dopo aver scattato la foto, i giovani ripresero ad addentare i panini al salame e formaggio della Val Di Scalve.

Pochi minuti dopo, mentre gli altri si riposavano prima di continuare la passeggiata, Levi era intento a raccogliere tutti i tipi di fiori che trovava nell'enorme prato su cui si erano seduti. “Fioli beli! Indah!” giubilò il piccolo.

Aveva notato un piccolo vasetto che conteneva un mazzolino di piantine appasite ai piedi della statua sacra e proprio per questo ne stava creando uno per sostituirlo.

Al termine del suo lavoro, orgoglioso di sé il bambino sorrise con le mani sui fianchi.

“Sempurna!”

 

 

 

“Bello qui, che ne dite?” Si rivolse Jean ai suoi compagni che ormai giunti al Passo dei Campelli, potevano ammirare il suggestivo paesaggio che si presentava davanti ai loro occhi.

Bella sì, ma era meglio la vista che avevo davanti a me stanotte, caro mio. Passò questo pensiero per la mente del lentigginoso, a cui tornava la voglia di gettarsi giù da uno dei crepacci più vicini solo guardando la camminata peculiare del biondo.

“Sì! Qui si che si respira aria pulita!” affermò la ragazza portando le braccia al cielo per sgranchirsi.

Eren, intanto, teneva ancora in mano la bacchetta per i selfie, che non aveva mollato per un attimo da prima, e scattava di nascosto foto ai suoi amici per fare un po' il burlone. Levi invece si divertiva in una delle sue attività preferite: giocare con i sassi.

In quel punto la rete telefonica si prendeva molto bene e a Mikasa improvvisamente arrivarono 42 messaggi. E di chi erano? Ovviamente di Erwin Capopalazzosama.

 

 

 

 

Il grande giorno era arrivato, era finalmente il compleanno di Marco. Si erano diretti per festeggiare ad una cascata, la cascata del Vo'. Mancavano ancora una decina di minuti alla destinazione quando, voltandosi videro la figura dell' amministratore del condominio che li stava raggiungendo a grandi falcate.

“Signoru Smitu! Finalmenti! Hore!” rise Levi, correndogli incontro.

Omg, com'è carino Levi con gli scarponi più grandi di lui! pensò emozionato l'uomo biondo. “Aku rindu Kamu! Sì, sono arrivato! Ho portato anche il mio cane, Cremosyno!”

Il bambino abbracciò l'animale: era un barboncino bianco completamente tosato. Aveva un pon pon sulla coda e soppracciglia molto folte sopra ai suoi occhi castani.

Si vede lontano un chilometro che è il cane di Erwin! Le sopracciglia sono la sua preoccupazione principale! Si disse Eren, guardando Levi venir sollevato dalle braccia forti del signor Smith.

 

Ora si trovavano alla cascata; Jean stava estraendo dalla sua sacca la torta per Marco e le bibite, appoggiando tutto su un tavolo da picnic. Il dolce era stato preparato dalla nonna e decorato da Jean stesso che l'aveva riempita di spirali di panna montata e aveva disegnato con colori vibranti un bellissimo arcobaleno, sotto al quale si trovavano due omini stilizzati.

La torta venne tagliata a fette e distribuita a ciascuno. Marco era molto riconoscente e aveva già ringraziato ampiamente il suo ragazzo dei bellissimi decori.

Era giunto il momento dei regali. Anche Erwin ne aveva portato uno, un buono sconto da ventisei euro per un trattamento di bellezza nel suo salone. Di fatti l'occupazione principale di Erwin era dirigere un negozio di estetica.

Dopo il regalo del biondo fu Levi a porgere il suo. Marco prese tra le mani il foglio disegnato e sorrise ampiamente al piccolo. “Grazie tesorino! Questi siamo io e Jean seduti insieme, vero?”

Levi si avvicinò di più al ragazzo lentigginoso. “Prek'! In realtà no, voi messi diversi... come... mengangkang... come dire...” Erwin posò una mano sulla bocca del bambino, e ciò troncò di netto il suo discorso.

“Levi, è il momento di andare a tirare i sassi nell'acqua! Ti piacciono i sassi?”

“Si! Batu!” gioì il piccolo seguendo l'uomo verso il fiume.

Fu il momento di scartare il regalo di Mikasa ed Eren: due magliette coordinate per Jean e Marco, una azzurra che portava la scritta “He touched the Bodt” e una rosa con le parole “I am the horse and He's my cowboy”.

In due si illuminarono ed entusiasti si cambiarono ed indosarono le rispettive T-shirt.

Jean gli allungò una busta in quel momento. Il moro la scartò e trovò al suo interno due biglietti per il concerto di Lady Gaga. Il giovane biondo gli raccontò come aveva fatto ad averli.

“Ho fatto un affarone! Ti ricordi di Marlo; quel ragazzo che era con noi nel corso di danza? Ha fatto strada: lavora come ballerino per i video di Gaga e lei ci si è affezionata talmente da far conciare come lui tutti gli altri ballerini nel video di Alejandro! Per questo mi ha venduto i biglietti a metà prezzo!”

“Oh grazie, grazie Jean! Tvb!” i due si scambiarono un bacio e Mikasa (che li shippava tantissimo) applaudì gioiosa. Eren si limitò a voltarsi dal lato opposto.

 

 

 

I giorni di vacanza a Schilpario erano già finiti, ma di certo nessuno si sarebbe mai dimenticato di quella fantastica settimana.

 

 

 

 

 

 

 

Nota: Siamo tornate più pervy che prima oops. Vi consigliamo vivamente di andare a vedere il video di Alejandro di Lady Gaga perchè i ballerini SONO TUTTI MARLO.

A parte questo, per chi non conoscesse Schilpario è un paesino nel bergamasco in cui andiamo in vacanza da quando eravamo piccole, perciò non potevamo risparmiarlo in un capitolo con i nostri friends di Casalpusterlengo. E sapete che la parte di Stanislao è tratta da una storia vera? Chiedetelo ad Altariah euheuhe. ♡

Concludiamo augurando un buon compleanno al lentigginoide sacro (mia cugina ha fatto la torta con Marco e siamo molto felicie). Preparatevi ad altri capitoli magici, bau bau! ♡

   
 
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