Sette
mesi, quattordici giorni e sei ore: è il tempo
passato da quando sono partita.
Tirocinio alla Sede Centrale della
Confederazione Internazionale dei Maghi, New York. Continuo a chiedermi
come
abbiano fatto gli americani a ottenere la CIM, dopo che il loro Primo
Ministro
è stato sorpreso in una posizione a
dir
poco compromettente con la Presidentessa del Wizengamot. Tipico
scandalo
oltreoceano in cui la carica più alta del Mondo Magico
finisce in prima pagina
e in mutande dopo il divorzio chiesto dalla First Witch.
Io, invece, sono stata catapultata a più di tremila miglia
da casa, quando
avrei potuto comodamente approfondire i miei studi a sette fermate di
distanza,
viaggiando alla Babbana.
Sette mesi, quattordici giorni e sei ore passati a perder diottrie su
ogni
trattato, contratto e relazione prodotti dalla Confederazione
Internazionale
dei Maghi, tra pile di pergamene, tomi delle dimensioni di
un'enciclopedia e un
Capo Ufficio con un incomprensibile accento dell'Alabama. In compenso
sono
stata nella Biblioteca Magica più grande del mondo ed
è stata un’esperienza
totalizzante.
Migliaia di testi, anche trascrizioni di antiche leggende e racconti
popolari,
qualsiasi cenno sia stato fatto a proposito di Magia è
racchiuso tra quelle
mura: dalla letteratura Babbana agli atti emessi dai Ministri di tutto
il mondo,
per non parlare di libri di incantesimi e pozioni che non avrei mai
potuto
immaginare, neanche nei miei sogni più eccentrici.
Era dai tempi di Hogwarts che non passavo tanto tempo lontana da
Londra, ma non
ero mai stata così sola come durante quei sette mesi: non
poter vedere gli
amici, la mia famiglia, vecchia e nuova, era stato logorante.
Sette mesi, quattordici giorni e sei ore lontana da lui.
Il pollice va a
sfiorare l'anello sull'anulare in un gesto automatico. Tutte le
lettere, le
parole, le telefonate e le ultime diavolerie Babbane non possono
aiutare a
tenere a bada la mancanza dell’altro. Il bisogno di sentire
le sue mani sulla
mia pelle, di poterlo abbracciare dopo una giornata di lavoro o
semplicemente
di poterlo guardare appena sveglio non si è affievolito
neanche durante le
letture più avvincenti.
La carrozza sussulta e fischia sulle rotaie mentre rallentiamo.
Ultima fermata: London Liverpool Street.
Salto i due gradini della pedana con impazienza e il sorriso di Teddy
è la
prima cosa che vedo appena scendo dal treno. Si aggrappa alla mia gonna
e lo
abbraccio forte. Profuma di gelato alla vaniglia e di ammorbidente.
Harry gli
compra sempre un gelato quando vuole convincerlo a fare qualcosa.
Il bambino mi sta dicendo di aver perso un altro dente, ma i miei occhi
non
guardano più lui ormai.
Fermo tra la folla al binario, con le mani in tasca che
probabilmente fremono
come le mie per la distanza che non riesco ancora a colmare,
c'è Harry Potter. Ho
sempre ritenuto ridicolo
chiamare una persona per nome e cognome, figuriamoci il solo pensarci.
Eppure mi è sempre sembrata giusta
quella formula se riferita a Harry; forse per il bagaglio di
informazioni che
il suo cognome contiene, forse perché ho sentito
più volte il suo nome che il
mio: per intero, urlato, sussurrato, cantato da una folla o scritto su
un
giornale. Il mio Harry, ma pur sempre Harry Potter.
Guardando il sorriso un po’ sdentato del piccolo Lupin e
quello felice
dell’uomo che ho di fronte, non penso più a
niente.
“Ok, hai avuto il tuo turno, ora lasciami un po' di spazio,
Ted,” sentenzia
Harry bonariamente, scompigliando con affetto i capelli del bambino.
“Bentornata, spero che tu abbia fame perché io e
Teddy abbiamo cucinato tutto
il pomeriggio.” Mi dà un bacio a stampo
carico di desiderio a stento
controllato.
“È passata Molly e ti ha lasciato tutto pronto,
vero?”
Teddy ride di gusto alle mie parole e fa una linguaccia in direzione di
Harry,
prima di ripetergli: “te l’avevo detto che non ci
avrebbe creduto.”
“E io ti avevo detto di negare, piccola peste.”
Istintivamente spingo via a mo' di rimprovero il mio fidanzato, prima
di
riafferrarlo l’istante dopo, abbracciandolo forte.
“Andiamo a casa. E spero per voi che sia in perfetto ordine o
vi pentirete di
aver avuto tutto questo tempo libero a disposizione”.
Entrambi iniziano a blaterare scuse per il disastro che
troverò appena varcata
la porta.
Credo che abbiano appena perso tutto l'entusiasmo per il mio ritorno ma
sorrido
lo stesso, felice di essere a casa.
Questi sette mesi, quattordici giorni e sei ore sembrano appena svaniti
nel
nulla.
Spazio autore:
Non è stato
facile scrivere questa storia, soprattutto vista la lunga assenza, ma
spero di essere riuscita a regalarvi un sorriso, nonostante io sia un
po' arrugginita.
Devo ringraziare
Alexluna per essere stata iper paziente durante questa settimana, per
aver betato la storia ed essere rimasta sveglia fino alle tre di notte
a darmi consigli.
Un grazie va
anche alle ragazze del gruppo Cercando chi dà la roba alla
Rowling per esserci sempre ed essere divertenti e stimolanti. Lo so che
sono sparita, ma spero di tornare presto attiva anche da
voi!
Ricordo che la
storia partecipa alla challange lanciata da Alexluna e il tema era
proprio ritrovarsi/riunirsi/riscoprirsi.
Lascio il link
del gruppo per chi volesse partecipare --->
https://www.facebook.com/groups/171081559621018/