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Autore: DilettaMaselli    16/06/2015    1 recensioni
Un secondo e tutto può cambiare. Tutto può diventare più difficile e insopportabile.
La felicità si spezza, si commettono errori e la quotidianità diventa insopportabile. Ma la vita va avanti e sarà l'amore, l'amore più puro, a rendere tutto più luminoso anche se la luce non la si vede più.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Le settimane successive al rientro di Giorgia furono molto caotiche per Ian. Doveva occuparsi di mille cose, soprattutto di Giorgia, e questo per lui era un novità. Giorgia necessitava aiuto per tutto. Andare al bagno, mangiare, lavarsi, spostarsi, prendere qualcosa, erano tutte azioni che almeno per il momento,  non riusciva a fare da sola ed Ian era sempre lì, a sua disposizione. In più, aveva dovuto occuparsi di rendere la casa il meno pericolosa possibile, un po' come si fa per i bambini. Niente oggetti appuntiti a portata di mano, niente spigoli sporgenti, niente oggetti fragili in giro per la casa. Aveva preso appuntamento con una psicoterapeuta - per tutti e due - e portava avanti e indietro Giorgia dall'ospedale per i controlli settimanali. In più, aveva organizzato l'arrivo dei genitori di entrambi e si era preoccupato di trovar loro una sistemazione. Si stava impegnando anche per trovare lavoro perché sapeva che i suoi avrebbero potuto mantenerlo all'infinito, con tutti i soldi che guadagnavano dai loro vari investimenti, ma l'incidente di Giorgia lo aveva fatto riflettere su molti aspetti della sua vita e aveva deciso di volere essere totalmente indipendente. Per ultimo, a malincuore, aveva telefonato al suo amico Josh per informarlo che quell'estate, non lo avrebbe raggiunto a Dallas, in Texas, per assistere al rodeo di tori a cui partecipava il suo amico. Ian avrebbe sempre desiderato montare un toro imbestialito, ma Giorgia lo aveva convinto a limitarsi a fare lo spettatore. Tuttavia, avrebbe dovuto rinunciare anche a quello come a tante altre cose, del resto. 
I genitori si fermarono a New York solo per un weekend. Giorgia era stata chiara al riguardo: niente chicchere sgradite, niente attenzioni superflue, niente regali che tanto non avrebbe potuto vedere. Praticamente, avrebbe preferito non ricevere visite, ma alla fine aveva compreso che non poteva pretendere che i suoi genitori non venissero a trovarla dopo tre mesi tormentati da ansie e paure. In quanto ai suoi genitori, Ian doveva stare attento a non inimicarseli prima di trovare  un lavoro, altrimenti lui e Giorgia avrebbero potuto incontrare anche delle difficoltà economiche. 
Quei due giorni furono davvero pesanti. I Barbieri scoppiavano in pianti isterici guardando Giorgia, lei sbuffava, i Da Rold non facevano altro che incrementare il dolore di tutti facendo notare quanto fosse stata sfortunata la povera Giorgia. Finalmente, il lunedì mattina, uscirono tutti e quattro dall'appartamento e nella casa piombò il silenzio. 
Ian corse in bagno, si spogliò e si infilò nella doccia. Acqua gelata. Aveva bisogno di acqua gelata. 
La doccia fu abbastanza breve e mentre Ian si avvolgeva l'asciugamano intorno alla vita sentì uno strano bisogno di piangere. 
Si guardò allo specchio fissandosi intensamente. 
<< Sei una merda. >> si disse. 
I suoi capelli non erano più curati come un tempo: adesso erano sempre spettinati ed arrivavano quasi alle spalle. Non aveva più tempo di andarli a tagliare e non gliene importava niente. Non era per quel motivo che era disgustato da sé stesso. 
Appoggiò le mani sul lavandino e abbassò lo sguardo. Sospirò profondamente. 
Era arrivato il momento. Forse quello sarebbe stato il suo ultimo giorno con Giorgia, in quell'appartamento, ma ormai non aveva più scuse. I genitori erano andati via e tutto quello che c'era da fare lo aveva fatto, mancava solo una cosa: confessare. 
Si tamponò il viso con un'altro asciugamano e si rivestì. Uscì da bagno per dirigersi verso la camera da letto. La loro camera, che ormai era diventata la camera di Giorgia. Da quando era tornata a casa non avevano mai dormito insieme. Ian non se la sentiva proprio di condividere lo stesso materasso e contemporaneamente nasconderle la verità. Giorgia non aveva proferito parola al riguardo, quindi aveva pensato che a lei stesse bene così. Forse, dopo tutti quei traumi preferiva un po' di privacy. 
Aprì la porta e lei era lì, seduta sul letto dove l'aveva lasciata circa un'ora prima, e ascoltava la musica con le cuffiette.
Ogni volta, ogni singola volta che Ian guardava Giorgia scrutare il vuoto con quei suoi occhioni verde smeraldo, una piccola parte dentro di lui moriva. Quell'occasione non fu un'eccezione. 
Si avvicinò. Si sedette sul bordo del letto e le accarezzò una caviglia. Sarebbe stata l'ultima volta che la toccava?
Giorgia sussultò e si tolse gli auricolari. 
<< Ian. Cosa c'è? >>
<< C'è qualcosa che dovresti sapere. >>
Ad Ian sembrò di vedere Giorgia irrigidirsi e serrare la mascella, ma forse era solo una sua impressione.
<< Sentiamo. >> 
Perché era così fredda?
Fece un respiro profondo ed iniziò a spiegare l'errore più grande della sua vita: << Circa tre mesi fa, quando eri in coma da più o meno quattro settimane, c'è stato un giorno in cui le tue condizioni sembravano essere molto peggiorate. Una dottoressa ti ha visitata e ha detto che... ha detto che non c'era pericolo che tu morissi, ma forse non ti saresti più svegliata. >>
Giorgia non batteva ciglio, allora Ian proseguì: << A me è sembrata la fine del mondo, perché la prospettiva di saperti attaccata alle macchine tutta la vita senza sapere se soffrivi o meno, poteva essere di gran lunga peggiore della morte. >>
 << Sono tornato a casa infuriato. Ho preso quell'orrendo vaso che mi ha regalato mia zia a Natale e l'ho lanciato contro il muro. Giulia era qui ed era abbastanza scioccata dalla mia reazione. Così, mi ha fatto sedere e ho iniziato a spiegare come stavano le cose. Abbiamo iniziato anche a bere una birra, dopo un'altra, un'altra ancora e poi ho perso il conto. Abbiamo davvero esagerato, ma eravamo tutti e due... tristi e... Giorgia lei è la tua fotocopia e io non reggo molto bene l'alcool. E' successo che... Giorgia, abbiamo fatto sesso. >>
Giorgia rimase impassibile. Non disse nulla, non emetteva nessun suono. Solo quando Ian alzò lo sguardo dalle piastrelle del pavimento che fissava da dieci minuti, si rese conto che stava piangendo già da un pezzo.
  
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